Febbraio 3rd, 2010 Riccardo Fucile
DOPO AVERNE FATTO UN EMBLEMA VINCENTE SUI MEDIA, PER BERLUSCONI SAREBBE UNA SCONFITTA DALLE GRAVI CONSEGUENZE…LE PERSONE SISTEMATE NELLE CASE SONO APPENA 12.000, NE RESTANO FUORI ANCORA 13.000, PIU’ QUELLI IN ALBERGO…MENTRE LA RICOSTRUZIONE NELLA ZONA ROSSA E’ FERMA
Il Pdl all’Aquila è a rischio sismico: per fortuna la causa non sono da ricercare in nuove scosse
di terremoto, ma nelle prossime elezioni per il rinnovo della presidenza della Provincia, che vedono per la sinistra ripresentarsi Stefania Pezzopane, la minuta e combattiva presidente uscente, vista spesso in tv nei mesi scorsi.
Berlusconi, ogni volta che vicende nazionali o personali lo hanno visto in difficoltà , ci ha abituato a vederlo improvvisamente comparire all’Aquila a inaugurare qualche casa antisismica o una scuola, al fianco del fido Bertolaso, facendo della gestione della “emergenza terremoto” uno dei suoi successi da “spendere” a livello nazionale.
Tutti i media hanno decantato il “progetto impossibile”, il fatto che “nessuno al mondo è riuscito a fare quello che ho fatto io”: viene naturale immaginare che gli aquilani a questo punto vorranno ringraziarlo, portando in trionfo il Pdl alle prossime elezioni provinciali, con una percentuale bulgara.
Ma se invece non dovesse stravincere o addirittura perdere, immaginate che ripercussioni vi sarebbero a livello non solo nazionale?
Molti direbbero: “ma allora non era tutto oro quello che ci hanno fatto vedere luccicare” e per il premier sarebbe uno schiaffo peggiore che perdere in Puglia.
Perchè in fondo se vince Vendola, puoi pur sempre trovare una giustificazione politica, ma se perdi all’Aquila crolla il castello di carte abilmente e mediaticamente costruito per mesi.
Chi come noi ha seguito le vicende aquilane senza paraocchi, sa che la situazione è a rischio e anche nel Pdl lo sanno molto bene.
Perchè all’Aquila è stato fatto certo un buon lavoro, ma nessun miracolo, perchè all’Aquila sono stati commessi errori iniziali di valutazione e non sono state mantenute le promesse nei tempi di realizzazione delle casette antisismiche, tanto è vero che a tutt’oggi vi hanno trovato rifugio solo 12.000 terremotati, mentre ne restano fuori ben 13.000. Continua »
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Febbraio 3rd, 2010 Riccardo Fucile
FEDELI AL MOTTO “TENGO FAMIGLIA”, IL FIGLIO DI BOSSI PARACADUTATO NEL COLLEGIO SICURO DI BRESCIA: 12.000 EURO AL MESE FANNO COMODO…. ANCHE IN PADAGNA “I FIGLI SONO PIEZZ’ E’ CORE” E VANNO SISTEMATI: ECCO LA MERITOCRAZIA LEGHISTA
E’ nato pochi giorni fa e il simbolo lo riproduciamo qua accanto: parliamo del gruppo “Regionali 2010: da buon bresciano leghista non scrivere Renzo Bossi” apparso su Facebook.
Accompagnato da un disegno esplicativo: “no alla trota” nel logo che mostra un’urna e e un pesce sbarrato di rosso con la scritta “no grazie”.
I commenti degli iscritti al gruppo variano da un esplicito”che vada a Varese” a un “forse a Milano non hanno capito che non siamo qua per farci prendere in giro, facciamoci sentire”.
La base leghista bresciana ha mal digerito la decisione assunta dal comandante Bossi di assicurare un posto sicuro in Regione Lombardia per il suo figliolo studioso e prediletto.
Dopo averle tentate tutte, dopo aver rimediato figure patetiche per difenderlo persino dagli “insegnanti meridionali”, rei di bocciarlo alle superiori per evidenti carenze scolastiche, dopo averlo sistemato nell’Osservatorio sulla trasparenza della Fiera di Milano, mandato poi a studiare in Inghilterra, ma senza mai portare a termine un progetto concreto, alla fine il senatur si è rassegnato a sistemarlo nell’azienda di famiglia: la Lega meritocratica, quella dura e pura, quella che si batte contro le clientele romane, trevigiane e parmigiane reggiane.
Quella che non fa marchette, insomma, ma i capi di marca li indossa tra una proletaria carnevalata in sezione con fazzoletto verde d’ordinanza al collo e un party serali in lungo, in mezzo alla finanza che conta.
Su Facebook alcuni leghisti bresciani si chiedono: “perchè a Brescia? La nostra provincia avrà migliaia di giovani padani in grado di fare quel percorso e ci impongono Renzo Bossi. Che può sapere lui della nostra terra, non ne conosce la criticità , come può rappresentarci? E noi militanti ora dovremmo pure fagli la campagna elettorale?”. Continua »
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Febbraio 3rd, 2010 Riccardo Fucile
GESTIONE AFFIDATA ALL’EMERGENZA E ALLA DISCREZIONALITA’, ASSENZA DI GENERI DI PRIMA NECESSITA’, INSUFFICIENTE ASSISTENZA LEGALE E SANITARIA…. NEI CIE SONO FINITI IMMIGRATI CHE IN MEDIA RISIEDEVANO IN ITALIA DA OLTRE 7 ANNI, CHE NON HANNO COMMESSO REATI, MA SOLO PERSO IL LAVORO…TENSIONI, MALESSERI E SUICIDI
Dopo una prima analisi compiuta cinque anni fa, l’organizzazione internazionale “Medici senza
frontiere” è tornata a monitorare i luoghi di trattenimento degli immigrati privi di permesso di soggiorno.
In Italia se ne contano 21, tra CIE (Centri d’espulsione), CARA (Centri per richiedenti asilo) e CDA (Centri d’accoglienza): due equipe, composte da medici, infermieri, operatori sociali e mediatori culturali, li hanno visitati per redigere un secondo rapporto, dopo quello del 2003.
Non è cambiato quasi nulla: nella relazione si legge che “la gestione dei centri per migranti, dopo 10 anni dalla loro istituzione, sembra ancora ispirata da un approccio emergenziale e in larga parte è lasciata alla discrezionalità dei singoli enti gestori”.
Scarsa tutela dei diritti fondamentali, mancanza di protocolli d’intesa col Servizio sanitario nazionale, insufficiente assistenza legale, sociale, sanitaria e psicologica, episodi di autolesionismo, risse e rivolte, assenza dei generi di prima necessità : questo il quadro generale che emerge dallo studio di Medici senza Frontiere.
E’ solo cambiato lo scenario di riferimento: si è esteso da due a sei mesi il periodo massimo di trattenimento all’interno dei Cie e si sono interrotti gli arrivi di migranti a Lampedusa via mare.
Permangono i fattori di cattivo funzionamento delle strutture e si verificano sempre episodi di scarsa tutela dei diritti individuali.
Medici senza Frontiere si è sentita opporre un rifiuto da parte del ministero degli Interni circa la possibilità di visionare le convenzioni stipulate tra i singoli gestori e le locali Prefeture : “i centri per immigrati sembrano operare come enclave con regole, relazioni e dimensioni di vita propria, senza controlli esterni e indicatori di qualità “, commenta MSF.
La situazione più grave è quella dei Centri di espulsione, dove si trova di tutto: dagli ex detenuti agli stranieri con anni di soggiorno alle spalle, figli e famiglia in Italia.
Il tempo medio di permanenza in Italia di questi immigrati è di 7 anni e 4 mesi. Continua »
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