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MA FUTURO E LIBERTA’ NON DOVEVA ESSERE IL PARTITO DELLA LEGALITA’ E DELL’ESEMPIO DI PAOLO BORSELLINO?

Giugno 30th, 2011 Riccardo Fucile

A GENOVA SI RICEVONO IN SEDE PERSONAGGI “ATTENZIONATI” DALLA DIA E SI PERMETTE LORO ANCHE DI COSTITUIRE UN CIRCOLO DI FLI… SI SEGNALA IL FATTO AGLI ORGANI CENTRALI E CHE SUCCEDE? VIENE DESTITUITA LA PERSONA CHE HA DENUNCIATO QUESTA VERGOGNA

Non c’è stata occasione pubblica, da Mirabello a Bastia Umbra, che non solo Fini, ma l’intera classe dirigente di Futuro e Libertà , non abbia declinato come “valori assoluti” di Fli tre concetti base: “legalità , meritocrazia, difesa dell’unità  nazionale”.
Passi che sovente, nella scelta della classe dirigente periferica, di scelte sulla capacità  e il merito se ne siano viste poche, permettendo a riciclati e a poltronisti di scalare le vette gerarchiche di Fli.
Passi che a soggetti che di valori di riferimento di destra non ne avevano alcuno siano state stese passiere rosse e sorretti strascichi interessati.
Passi che siano sovente stati emarginati proprio gli uomini e le donne di fede, disinteressati, la famosa “base di militanti” cui ci si appella dal palco e di cui ci si dimentica una volta tornati ad altezza di miseria d’uomo.

Ma quanto è accaduto a Genova nei giorni scorsi ha davvero superato il segno di ogni vergogna.
Un gruppo umano che stava lavorando “per il partito” e non per interessi o ambizioni personali, raccolto intorno alla coordinatrice provinciale, un gruppo politico che aveva saputo far conquistare a Fli l’interesse dei media con le proprie iniziative, dopo essere stato sistematicamente boicottato per mesi, è stato destituito dalla carica senza una motivazione, con la complicità  e la regia del coordinatore regionale, alias “divide et impera”.

Allora ci permettiamo di porre alcune domande a Gianfranco Fini, affinchè tragga le dovute valutazioni:

1) E’ normale che nella sede regionale di Futuro e Libertà  si ricevano per appuntamento i fratelli Mamone, persone con   procedimenti penali a carico, attenzionati dalla Dia e oggetto di intervento del prefetto per sospetti di contiguità  alla ‘ndrangheta (vedi articoli in home page) ?

2) E’ normale che chi li ha ricevuti, di fronte alle rimostranze del gruppo oggi destituito, si sia giustificato dicendo che non li   conosceva, dopo che per settimane i quotidiani locali hanno loro dedicato decine di articoli e foto?
E se anche non li avesse conosciuti, perchè non ha allora fatto i nomi di chi aveva organizzato l’incontro a sua insaputa?
E di cosa avrebbero parlato?

3) E’ normale coinvolgere il partito ricevendo in sede personaggi sicuramente seguiti e intercettati?

4) E’ normale che un altro personaggio legato agli stessi ambienti, citato negli articoli sulla nostra home page come attenzionato e intercettato, possa creare un circolo di Generazione Futuro con decine di   misteriosi iscritti che un domani voteranno al congresso, senza che qualcuno intervenga?
E’ lecito chiedersi come costui sarà  capitato in Fli e chi ce lo avrà  mandato?

5) E’ normale che qualcuno solleciti una dirigente giovanile di Fli a prendere contatto con un giovane (con identica amicizia di origine dei pregressi) che le propone un incentivo “due per uno” da supermercato, ovvero una tessera di Fli abbinata automaticamente a un misterioso circolo di presunti imprenditori ?

Eppure tutto questo è accaduto, con relative ammissioni e testimonianze che sono state fatte presenti a chi di dovere, ma nessuno è intervenuto.
In realtà  una risposta c’è   stata: la coordinatrice provinciale che pretendeva chiarimenti, insieme ai suoi venti collaboratori, è stata destituita, nonostante avesse fatto il numero di tessere congressuali richieste.

Una vergogna che ha generato la immediata lettera di dimissioni di decine di dirigenti di partito, presidenti di circolo, segretari di sezione, responsabili giovanili.
Ora così potranno ricevere chi vorranno.
Noi no.
Noi preferiamo stare dalla parte della difesa di quei valori che Paolo ha pagato con il   sacrificio della sua vita.
Perchè la legalità  non è un concetto da usare quando fa comodo.
E’ uno stile di vita.

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SENZA PAROLE

Giugno 30th, 2011 Riccardo Fucile

IL COMUNICATO DEI DIRIGENTI GENOVESI DI “FUTURO E LIBERTA'” IN CUI RASSEGNANO LE DIMISSIONI DAL PARTITO

Iscritti e dirigenti di FLI di Genova e Provincia, nonostante la straordinaria manifestazione di Palazzo Ducale del 23 giugno, comunicano le proprie dimissioni dal Partito e dagli incarichi, con conseguente e prossimo scioglimento dei Circoli di Chiavari, Camogli, Sori, Bogliasco, Genova Cavour, Genova Levante e Coscienti di Genova.
Tutti provenienti dalla società  civile, per un anno hanno combattuto in coerenza con le idee del Presidente Fini, il Manifesto di FLI e soprattutto il codice etico, sostenendo una prospettiva molto più ampia e lungimirante rispetto alle prossime scadenze elettorali ed avendo come unico obiettivo quello di aprire un varco per i tanti giovani futuristi che si sono avvicinati alla   politica.
I professionisti della vita, infatti, sono dignitosamente tornati nella società  civile a svolgere il loro ruolo, vista l’impossibilità  loro concessa di fare politica nel partito a causa degli ostacoli apposti dai professionisti della politica.

ROSELLA ODDONE OLIVARI (Vice Coordinatrice Regionale, Coordinatrice Provinciale).
MICHELE FORINO (Vice Coordinatore Provinciale, Responsabile Regionale per l’organizzazione).
GIUSEPPE TORCASSO (Vice Coordinatore Provinciale )
MARIA TERESA VICECONTI (Responsabile provinciale per l’organizzazione, Presidente Circolo di Sori).
ROBERTA FASCE (Componente coordinamento provinciale).
RICCARDO GRIMALDI (Vice Coordinatore Regionale Generazione Futuro, componente coordinamento provinciale)
PAOLA DEL GIUDICE (Responsabile provinciale dai Giovani)
RICCARDO FUCILE (Responsabile provinciale comunicazione e propaganda).
MARCO GALLINGANI (Componente Coordinamento Provinciale, Presidente del Circolo Genova Levante)
FRANCESCO DEL DEO (Componente coordinamento provinciale).
ANDREA BOSIO (Presidente Circolo i Coscienti di Genova, componente coordinamento provinciale).
FELICE AIROLDI (Responsabile Provinciale Ambiente)
LIDIA MODICA (Componente coordinamento provinciale)
MASSIMO ANGELETTI (Presidente Circolo di Chiavari).
GIOVANNA IRALDO (Presidente Circolo di Bogliasco)
PILLINO DONATI (Presidente Circolo di Camogli)
MICHELE CORALLO (Generazione Futuro).
MARTINO CORALLO (Generazione Futuro).
CHIARA CINTOI (Generazione Futuro)
ROBERTO GRIMALDI (Generazione Futuro).
CLOTILDE NAVONE (Vice Presidente Circolo di Sori).
CAROLA BRAMBILLA (Generazione Futuro).
ALDO NICOLINI (Componente coordinamento provinciale).
EMANUELE COSTA (Componente coordinamento provinciale)

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CARO NAN, CAMBIA ADDETTO STAMPA

Giugno 30th, 2011 Riccardo Fucile

PRIMA COMUNICA CON UNA SETTIMANA DI RITARDO CHE NAN HA ASSUNTO I PIENI POTERI DI TERRA E DI MARI(NIELLO) … POI QUANDO LEGGE IL COMUNICATO STAMPA DI DIMISSIONI DELLA COORDINATRICE PROV. DI GENOVA NE MANDA DI FRETTA UNO ANCHE LUI, CERCANDO DI SPACCIARLO PER PRECEDENTE ALL’ALTRO…MA NE COPIA ALCUNE RIGHE E SI FA BECCARE CON LE MANI NELLA MARMELLATA

La squallida vicenda del commissariamento del coordinamento prov. di Futuro e Libertà  di Genova, di cui trattiamo a parte, ci ha riservato per fortuna almeno un aspetto umoristico.
E chi dovremmo ringraziare se non il nostro solito tuttologo coordinatore regionale, prov. e comunale di Fli, Enrico Nan?
Purtroppo egli ha una sfortuna: non è assistito evidentemente da un adeguato addetto stampa, visto le contorsioni odierne.
Nelle prime ore del pomeriggio dal bunker di Nan esce il seguente tempestivo comunicato con titolo da condottiero
“Enrico Nan, coordinatore regionale, incaricato di portare Genova e provincia ai congressi di partito

L’onorevole Roberto Menia, coordinatore nazionale di Futuro e Libertà  per l’Italia, ha dato mandato all’onorevole Enrico Nan, coordinatore regionale di Fli, di assumere l’incarico di occuparsi del coordinamento della Provincia di Genova e di Genova Città .
L’incarico ha lo scopo principale di traghettare il partito ai congressi che   si svolgeranno dopo l’estate.
Nan ha accettato immediatamente il mandato (non avevamo dubbi n.d.r.), puntando su una prospettiva ampia e lungimirante rispetto alle prossime scadenze elettorali ed avendo come unico obiettivo quello di aprire un varco per i tanti giovani futuristi che si sono avvicinati alla   politica.
A seguito della scelta della direzione nazionale qualche rappresentante del coordinamento provinciale ha preannunciato le proprie intenzioni di dimettersi
“.

1) Peccato che le due righe citate di Menia siano state inviate una settimana fa: quando mai un efficiente addetto stampa lascerebbe passare sette giorni per comunicare una tale rilevante notizia al popolo festante   in attesa della quarta carica di Nan?
2) In realtà  che è successo?
L’addetto stampa, appena ricevuta la lettera di dimissioni di gran parte della classe dirigente genovese di Fli (che potete leggere nell’articolo sopra a questo) si precipita a cercare di far passare il suo comunicato come se fosse stato precedente all’altro.
Per quale motivo?
Per poter sostenere che non sono questi che si dimettono, ma che erano già  stati destituiti da Nan che quindi aveva già  assunto i pieni poteri.
Fa cosi riferimento a qualcuno che potrebbe dimettersi (qualcuno? tutti n.d.r.)
Nella fretta però commette un errore, di cui ridono tutte le redazioni genovesi, copia, pari pari, dal comunicato dei dimissionari una frase:
“puntando su una prospettiva ampia e lungimirante rispetto alle prossime scadenze elettorali ed avendo come unico obiettivo quello di aprire un varco per i tanti giovani futuristi che si sono avvicinati alla   politica”.

Come potrebbe a questo punto essere precedente un comunicato che copia una frase inserita nel testo successivo?
Scoperto l’inganno e preso atto dell’ennesimo congegno ad orologeria esploso malamente tra le mani dell’aspirante piccolo chimico, restiamo in attesa di un comunicato originale di Nan: quello in cui informi urbi et orbi che ha cambiato addetto stampa.
Il precedente può sempre riciclarlo come parente povero della Pantera rosa.

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COTA PRESIDENTE TAROCCO: “FALSE LE FIRME DEI PENSIONATI PER COTA”, MICHELE GIOVINE CONDANNATO A 2 ANNI E 8 MESI

Giugno 30th, 2011 Riccardo Fucile

COTA TREMA ANCORA: IL CONSIGLIERE REGIONALE GIOVINE, ELETTO NELLA LISTA “PENSIONATI PER COTA”, E’ STATO CONDANNATO PER LE FIRME FALSE DI ACCETTAZIONE DELLE CANDIDATURE ALLE SCORSE REGIONALI

I suoi voti hanno permesso al governatore leghista di superare la presidente uscente, Mercedes Bresso.
Anche il padre del consigliere regionale, Carlo Giovine, è stato condannato a due anni e due mesi.
Il giudice del Tribunale di Torino, Alessandro Santangelo, ha dichiarato false tutte le 17 firme disponendo l’interdizione dai pubblici uffici di Giovine senior per un anno e sei mesi e di Michele per due anni.
Inoltre il consigliere regionale è stato anche privato dei diritti elettorali per cinque anni.
Contro di lui il pm Patrizia Caputo aveva richiesto una condanna a tre anni e 6 mesi, più l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni; una pena di due anni e 6 mesi era stata chiesta contro Giovine senior insieme all’interdizione dagli uffici pubblici e il divieto di candidatura per la durata della pena.
“Me l’aspettavo, non c’è niente di nuovo sotto il sole. Non credo che ricorrerò”, ha detto Giovine all’uscita dall’aula andando contro l’opinione del suo difensore Cesare Zaccone, che ha annunciato già  il ricorso.
Soddisfatta la Bresso, parte civile nel processo insieme ai Verdi e alla lista “Pensionati e Invalidi”: “È stata riconosciuta la falsità  di una lista determinante per la vittoria delle ultime elezioni regionali. Si è accertato che le elezioni sono state falsate e vinte con la frode. Mi auguro che l’intero procedimento giudiziario faccia coincidere il diritto con la realtà  politica”.
Uno dei suoi avvocati, Paolo Davico Bonino, ha ricordato che la differenza voti tra Cota e la sfidante è stata di 9372 voti, mentre i “Pensionati per Cota” ne hanno ricevuti 15765: “Avrebbe vinto Bresso”, ha detto nella sua arringa.
E così l’elezione di Cota, dopo mesi di attesa davanti al Tar di Torino, torna in discussione in attesa della decisione della Corte costituzionale e del Consiglio di Stato in autunno.
Giovine avrebbe potuto convalidare la sua lista in maniera molto semplice, ma non l’ha fatto. Bastava rispettare una specifica legge regionale, emanata durante il governo Bresso su forte spinta degli “habituè” delle liste civetta, tra cui figura anche lui.
La norma facilita il gioco ai consiglieri già  in carica: non devono raccogliere le firme dei cittadini per presentare le proprie liste, ma solo autenticare quelle dei candidati davanti a un notaio o un pubblico ufficiale.
E pubblici ufficiali i Giovine lo sono.
Michele (in passato già  coinvolto in un processo per firme false da cui si è salvato per la prescrizione del reato) è consigliere comunale a Gurro (Verbania), mentre il padre Carlo è consigliere comunale a Miasino (Novara).
I due potevano autenticare le firme dei loro candidati nei rispettivi comuni.
Niente di più semplice, eppure secondo gli inquirenti i Giovine non hanno fatto neanche il minimo: le firme poste sulle liste non sono quelle dei candidati (quasi tutti parenti e anziani conoscenti, spesso abitanti in altre regioni) davanti ai due “ufficiali” nei municipi di Gurro e Miasino il 25 febbraio 2010 perchè quel giorno i Giovine non erano in quei comuni: dall’analisi delle utenze telefoniche risulta che Michele non era a Gurro, ma a Torino; il padre non era a Miasino, ma in giro per altre province del Piemonte; e non erano nè a Gurro nè a Miasino neanche i candidati, cinque dei quali hanno dichiarato al giudice Santangelo di non aver proprio posto la loro firma sui moduli elettorali.
“Tutte queste falsità  sono confluite in un’unica falsità  che è la lista elettorale. Un fatto estremamente grave perchè è lo sfregio più totale di ogni forma di legalità ”, ha sostenuto il pm Caputo nella requisitoria del 25 maggio scorso.
A questo comportamento, “si aggiunge un reiterato inquinamento probatorio mai visto prima”: molti testimoni sono stati contattati prima delle udienze e istruiti sulla versione da fornire.
Il 6 ottobre prossimo la Corte costituzionale dovrà  decidere se il giudice amministrativo e il Consiglio di Stato hanno la competenza per deliberare sull’esito elettorale.
In caso positivo, una volta acquisite le carte del processo penale, i giudici amministrativi potranno andare a sentenza in due mesi, stabilire se invalidare le elezioni, assegnare la vittoria della Bresso o mandare i piemontesi alle urne di nuovo.

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CHI MANCAVA IERI QUANDO IL GOVERNO E’ ANDATO IN MINORANZA? ANCHE VERDINI, SCAJOLA E GHEDINI TRA I 43 LATITANTI DEL PDL

Giugno 30th, 2011 Riccardo Fucile

ASSENTI ANCHE OTTO RESPONSABILI (COMPRESO SCILIPOTI) E QUATTRO LEGHISTI…NON C’ERANO NEPPPURE BERLUSCONI, TREMONTI, ALFANO, LA RUSSA, MELONI, ROMANI, FITTO, SAVERIO ROMANO, BRANCHER E CROSETTO… ALL’INTERNO DELLA LEGA POSIZIONI IN CONTRASTO TRA LORO

Maggioranza risicata anche ranghi completi.
Ministri e sottosegretari costretti a correre a votare per non andare sotto alla Camera.
Questo è il centrodestra dall`addio dei finiani.
Nonostante la compravendita dei deputati. Nonostante l`avvento dei Responsabili.
E quando, come ieri, si incrociano più appuntamenti la maggioranza non c`è più.
Quei 317 voti incassati da Berlusconi appena una settimana fa diventano un miraggio.
Ieri a votare sì alla comunitaria 2010 erano in 262. Peccato che quelli dell`opposizione fossero 270. È caos.
All`appello mancano peones, ministri, sottosegretari e nomi eccellentivari. La sconfitta è tutta da attribuire al Pdl di Silvio Berlusconi.
Erano 27 i deputati del partito del predellino che al momento di pigiare il bottone verde erano fuori dall`aula.
A questi se ne aggiungono 16 in missione.
Per capirci, nella Lega c`erano due assenti e due in missione (tra cui Maroni).
Male anche i Responsabili con sei di loro che hanno disertato il voto.
In altri termini: nel partito di Berlusconi non c`è il 12% del gruppo, in quello di Bossi il 3%, in quello di Scilipoti il 20.
Con nomi di primo piano.
Mentre il Senatùr corre a votare, del Cavaliere non c`è traccia. E’ impegnato a palazzo Grazioli a risolvere le grane legate alla manovra al decreto rifiuti.
Risulta “in missione”, salvo poi materializzarsi a Montecitorio per strigliare i suoi dopo la batosta.Con lui assenti sette ministri.
Sono tutti in missione, anche se in molti prima o dopo alla Camera si vedono. Come Tremonti o La Russa. Oppure Alfano, che ha passato mezza giornata con il premier a preparare il Consiglio nazionale che domani lo incoronerà  segretario del Pdl.
Non si vedono Romani, la Meloni e Fitto. Manca il responsabile Saverio Romano.
Non sono solo i ministri i desaparecidos del Pdl. Mancano anche molti big del partito. Impietosi i tabulati della Camera. Non ci sono l`avvocato del premier Niccolò Ghedini e il coordinatore DenisVerdini.
Così come l`ex ministro Claudio Scajola, dal suo ritorno nell`agonepolitico impegnato a ritrovare un ruolo di primo piano al governo e nel partito.
Manca anche l`ufficiale di collegamento con la Lega Aldo Brancher così come il fustigatore di Tremonti Guido Crosetto.
Fatto sta che uscendo dall`aula i deputati leghisti scuotevano la testa, lamentandosi per «l`alleanza».
Ovvero contrariati dai colleghi del Pdl. «È colpa loro, questi non vengono mai», ripetevano in coro.
Dello stesso avviso Mario Pescante, presidente della commissione politiche Ue: «Non è possibile che vengano a votare solo quando c`è la fiducia o quando si tratta di non fare arrestare qualcuno», dice dei suoi in un capannello con il leghista Pini.
Quelli della maggioranza tra di loro parlano di «casino totale» e «disastro».
I padani dicono che se si va avanti così il governo hai giorni contati. Eppure anche tra le loro file qualcosa che non ha funzionato c`è stato, visto che in aula il presidente della commissione Bilancio Giancarlo Giorgetti si è schierato contro l`emendamento sui pagamenti della Pubblica amministrazione («non c`è la copertura») appoggiato invece dal capogruppo Reguzzoni.
Due rappresentanti di anime contrapposte della Lega. E se come dice Bossi il problema è che molti deputati della maggioranza erano al bar, ecco che il sempre originale Giancarlo Lehner (Pdl) propone la sua ricetta: «La soluzione è il vizio di cazzeggiare dentro la buvette. Da domani le votazioni si terranno direttamente nella buvette o, mentre si vota, dovrà  rimanere chiusa».

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IL SERVIZIO PROTEZIONE SENZA PIU’ FONDI, ORA PROTESTANO ANCHE I “PENTITI”: IL GOVERNO ACCATTONE FA LA SOLITA FIGURA DA CIOCCOLATAIO

Giugno 30th, 2011 Riccardo Fucile

QUALCUNO E’ STATO SFRATTATO PER MOROSITA’ PERCHE’ LO STATO NON RIESCE A SALDARE L’AFFITTO…I COLLABORATORI DI GIUSTIZIA E I LORO AVVOCATI NON VENGONO PAGATI DA MESI… UN   GRUPPO DI EX BOSS HA DECISO DI PROTESTARE PUBBLICAMENTE, PRIMA DI OGNI DEPOSIZIONE

 Il servizio centrale di protezione batte cassa, da mesi non ci sono più fondi per i collaboratori di giustizia.
Alcuni pentiti sono stati addirittura sfrattati per morosità  dalla casa in cui abitavano, in località  segrete, perchè lo Stato non riesce più a pagare gli affitti ai proprietari. Qualcuno è finito ospite anche di comunità  religiose, con tutti i problemi di sicurezza che ne derivano, per il diretto interessato e per gli ignari volontari che si occupano della sua assistenza.
E si è arrivati al paradosso che l’ex mafioso catanese Roberto Spampinato non può neanche scontare gli arresti domiciliari, perchè dopo lo sfratto non ha più una fissa dimora.
Al giudice del tribunale di sorveglianza di Roma non è rimasto che rinviare l’udienza e dunque la data in cui il pentito dovrà  iniziare a scontare la condanna.
Per mancanza di fondi, un altro pentito si è ritrovato senza auto blindata per andare a deporre in Calabria.
E tanti collaboratori sono senza assistenza sanitaria per le proprie famiglie, come invece il programma di protezione dovrebbe assicurare.
Da sei mesi, infine, gli avvocati dei collaboratori lavorano gratis: anche queste spese non sono più onorate dal servizio centrale di protezione.
Ecco perchè sale il malcontento fra i collaboratori di giustizia e i loro legali.
Ed è già  partita una singolare forma di protesta prima di ogni deposizione: un gruppo di pentiti siciliani ha deciso di denunciare pubblicamente che “lo Stato ha violato l’impegno” nei loro confronti.
I collaboratori non rinunciano al patto che hanno fatto con la giustizia, continueranno a deporre, ma vogliono porre il caso davanti ai giudici.
E prima o poi qualche magistrato potrebbe anche far scattare un’inchiesta per i disservizi di questi ultimi mesi nella lotta alla mafia: un giudice di Palermo, Lorenzo Matassa, ha già  inviato il verbale con la dichiarazione fatta da un collaboratore durante un’udienza al presidente del tribunale, “per le determinazioni di conseguenza”.
Nei giorni scorsi, hanno già  fatto la loro dichiarazione di protesta i pentiti siciliani Emanuele Andronico, Stefano Lo Verso, Gaetano Grado, Maurizio Spataro e Francesco Briguglio.
Chi nelle aule dei processi, chi durante gli interrogatori davanti ai pubblici ministeri. Altri pentiti parleranno a breve.
Intanto, una trentina di avvocati dei collaboratori ha costituito un’associazione e annuncia battaglia.
“La realtà  del contrasto alla criminalità  organizzata è diversa da quella rappresentata — dice l’avvocato Maria Carmela Guarino — si proclamano i successi per la cattura dei latitanti, ma si tace sulle emergenze strutturali ed economiche che gli operatori della giustizia e della sicurezza quotidianamente devono sopperire per assicurare i risultati”.
Nei mesi scorsi, anche il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano aveva lanciato l’allarme per l’assenza di fondi da destinare a collaboratori e testimoni di giustizia: erano 52 milioni nel 2008, sono scesi a 49 l’anno successivo e sono crollati a 34 nel 2011.
Si tratta di un taglio del 35 per cento.
Dice l’avvocato Monica Genovese: “I collaboratori non sono imputati di serie B, come tutti gli altri imputati hanno diritto a una difesa adeguata. Ma nessuno sembra prendersi cura di questa grave situazione, che incide anche sui diritti previsti dal programma di protezione”.
Il segretario provinciale del Siulp di Firenze, Riccardo Ficozzi, ha denunciato che i poliziotti si ritrovano ormai a fare da paciere, “per calmare i titolari di alberghi della Toscana che aspettano di riscuotere dallo Stato ingenti somme relative all’ospitalità  di collaboratori di giustizia e testimoni”.
Per il Siulp “è una situazione paradossale”.

Salvo Palazzolo
(da “La Repubblica“)

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BERLUSCONI E LA PARALISI DELLA MAGGIORANZA: “COSI’ ANDIAMO A CASA”

Giugno 30th, 2011 Riccardo Fucile

IL GOVERNO VA SOTTO SULLA LEGGE COMUNITARIA, 43 DEPUTATI PDL ASSENTI, LEGA SPACCATA…”CENTO DI NOI NON SARANNO RIELETTI E A LORO NON GLIENE FREGA PIU’ NULLA”…SCAJOLA CONTRO ALFANO, GIORGETTI CONTRO REGUZZONI: E’ GUERRA PER BANDE NEL PDL E NELLA LEGA

“Dov’è Scilipoti? Chiamatemi subito Scilipoti!”.
Alle sette di sera, piombato a Montecitorio dopo che la sua maggioranza si è sfarinata, inchiodata da 50 assenze, il Cavaliere grida ai dirigenti del Pdl tutta la sua rabbia. “Presidente, Scilipoti oggi sta alla Camera … dei Lord, a Londra”. “Ormai è un divo, qua si vede poco”.
È l’immagine di un centrodestra che, nonostante abbia i numeri quando viene messa la fiducia, non esiste più nell’ordinaria gestione dei lavori parlamentari.
E Berlusconi è il primo a rendersene conto: “Con questi giochi si rischia di far saltare il governo. Non ci si può comportare in questo modo, bisogna restare in aula a votare”.
Il premier è furibondo per il doppio scivolone di ieri. Quando Paolo Bonaiuti lo ragguaglia sulla situazione a Montecitorio, è il Cavaliere in prima persona a richiamare freneticamente al cellulare tutti gli assenti di governo: “Sono io, devi venire immediatamente a votare alla Camera, altrimenti andiamo sotto!”.
Neppure questo basta a evitare il patatrac.
Oltretutto, anche se il gruppo leghista è quello che ieri aveva meno assenti (soltanto 2), le divisioni tra i padani sono ormai un fattore destabilizzante per l’intero centrodestra.
Lo dimostra proprio l’affossamento della legge comunitaria, che ha visto una clamorosa divaricazione tra il presidente della commissione Bilancio, il maroniano Giorgetti, e il capogruppo Reguzzoni, appartenente al cosiddetto “cerchio magico”. Una spaccatura su un emendamento dell’Italia dei valori che imponeva il pagamento “entro trenta giorni” per i creditori della pubblica amministrazione.
Una spesa imprevista ed enorme per lo Stato, se fosse passata.
Giorgetti se ne accorge ed esprime il parere contrario della Bilancio, ma Reguzzoni si mostra d’accordo con la proposta.
È il caos, suggellato dalla decisione del governo di alzare le mani e rimettersi all’aula: l’emendamento passerà  e solo grazie all’affossamento di tutto l’articolo uno della legge la Pubblica Amministrazione non finirà  gambe all’aria.
“Che il governo – spiega il Fli Benedetto Della Vedova – si sia rimesso all’aula su una rivoluzione come questa, che sarebbe costata più della Finanziaria, è il segno della loro devastazione. Questi non passano l’estate”.
Si può capire l’esagerazione di un capogruppo d’opposizione, ma anche tra i dirigenti del Pdl prevale lo sconforto: “Ci sono 100 parlamentari che sanno già  che non verranno rieletti e quindi non gliene importa più nulla. Vengono a votare quando gli pare a loro”.
C’è anche chi mette sotto accusa la gestione d’aula e se la prende con il capogruppo Fabrizio Cicchitto. Chi mette sul banco degli accusati i responsabili (ne mancavano, oltre Scilipoti, altri cinque), tanto che il loro “capogruppo ombra”, Denis Verdini, in serata si precipita alla Camera per correre ai ripari e tirare le orecchie ai suoi.
Ma sono tante le spine del Cavaliere.
La prossima è il voto su Alfonso Papa, il deputato finito nell’inchiesta P4 di cui i magistrati chiedono l’arresto. Dopo l’uscita di Bossi – “la Lega quelle porcherie non le fa” – la tensione nel Pdl è altissima.
Si teme che l’ala maroniana del Carroccio, che è maggioranza nel gruppo alla Camera, nel segreto del voto possa dare una botta al Pdl, facendo traslocare Papa da Montecitorio a Poggioreale.
Per questo l’unica speranza di salvarlo per il Pdl è rinviare il voto a dopo la pausa estiva.
C’è poi il nodo della manovra, con Giulio Tremonti subissato di richieste da parte di tutti i ministeri coinvolti nei tagli.
Ieri il ministro dell’Economia girava per il cortile di Montecitorio con le cuffie del cellulare nell’orecchio, fingendo di telefonare pur di non farsi dai ministri inferociti. Maurizio Scelli, ex commissario della Croce Rossa, sarebbe però riuscito a strappargli la cancellazione della prevista privatizzazione della Cri.
“Tanto – gli ha risposto Tremonti – ormai è un ente decotto”.
Sui rifiuti ancora un braccio di ferro, con Berlusconi che è stato costretto a cedere al diktat della Lega.
Il decreto si farà , ma prevede che i rifiuti della Campania andranno solo nelle regioni che “volontariamente” li accettano. Esattamente quello che chiedeva Bossi.
E tuttavia il fronte più caldo è quello del partito.
Il Pdl venerdì riunirà  il Consiglio nazionale per ratificare la nomina di Angelino Alfano, ma il partito è tutt’altro che unito dietro il nuovo segretario.
Claudio Scajola non s’arrende e non è stato sufficiente il faccia a faccia di ieri con Berlusconi a palazzo Grazioli per farlo desistere dai suoi propositi bellicosi.
Alfano lo teme, tanto da aver chiesto a Frattini, Gelmini e gli altri di Liberamente, di difenderlo con una nota pubblica in cui veniva stigmatizzato l’atteggiamento di Scajola.
Ma neppure questo è bastato (tanto che a Montecitorio sospettano che ci sia anche questo malessere degli scajoliani tra le cause del flop sulla legge comunitaria).
Per salvare l’appuntamento del Consiglio nazionale, e garantire il quorum per la nomina di Alfano, a via dell’Umiltà  le stanno pensando tutte.
A ogni capogruppo e coordinatore sono stati assegnati dei “target” da raggiungere: tot di delegati ciascuno da far arrivare a Roma, a seconda del peso politico del padrino.

Francesco Bei
(da “La Repubblica“)

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TAV VAL SUSA: TUTTE LE DOMANDE, LE RISPOSTE E LE QUESTIONI APERTE DELLA TAV

Giugno 30th, 2011 Riccardo Fucile

LE QUESTIONI RELATIVE AL PROGETTO, AI PREVENTIVI, AL TRAFFICO MERCI E PASSEGGERI, ALL’IMPATTO AMBIENTALE, AI POSTI DI LAVORO, AL CORRIDOIO 5, AI NO TAV

1)- Che cosa prevede il progetto di linea ferroviaria Alta velocità  Torino-Lione?
Il progetto è diviso in due tronconi, la tratta italiana (per la quale non esiste ancora un tracciato definitivo) e la tratta transnazionale italo-francese. Quest’ultima, in base al progetto presentato nell’agosto 2010 prevede un tunnel di base a doppia canna lungo 57 chilometri sotto il massiccio dell’Ambin (con scavi fino a duemila metri di profondità ) con imbocco nella zona di Susa fino a Saint Jean de Maurienne in Francia.
2)- Quali sono i preventivi e le previsioni di spesa? Quanto costerà  realizzare il progetto?
Per il tunnel di base il documento di riferimento è un dossier presentato dall’Unione europea nel 2007, che preventiva — a gennaio 2006 — un costo di 14 miliardi di euro, il 63% (8,8 miliardi) a carico dell’Italia. A questi vanno aggiunti almeno 5 miliardi per la tratta italiana. Mai, tuttavia, i preventivi delle linee Av già  realizzate sono stati rispettati: la Roma-Firenze è lievitata di 6 volte, la Torino-Milano 5, la Firenze-Bologna 4.
3)- Quale sarà  il traffico merci reale sulla direttrice Italia-Francia?

Le ragioni principali dell’opposizione alla Torino-Lione riguardano i dati del traffico merci. Ltf (la società  mista italo-francese incaricata della costruzione) calcola un volume di 20 milioni di tonnellate annue nel 2010. In realtà  il traffico sulla linea già  esistente è stato di 2,4 milioni nel 2009 (in calo costante dal 2004). Anche il traffico su gomma è in costante diminuzione da oltre dieci anni: nel 2009 il trasporto sotto il Frejus è stato pari a 10 milioni di tonnellate.
4)- Quanto è il traffico passeggeri tra Torino e Modane? Sono in crescita o in calo?
Il traffico passeggeri è il secondo punto su cui il movimento No-Tav punta per rilevare l’inutilità  dell’opera. In base ai dati elaborati dal Dipartimento federale dei Trasporti svizzero, sulla linea storica Torino-Modane, su cui da anni viaggiano anche i Tgv francesi, sono transitate nel 2009 750 mila persone. Erano un milione e mezzo nel 1993, anno in cui i promotori dell’opera prevedevano un incremento fino a 8,5 milioni di passeggeri entro il 2002.
5)- Quanto è utilizzata la linea “storica” ferroviaria internazionale del Frejus?
Il trattato italo-francese firmato a Torino nel gennaio 2001 prevede l’entrata in servizio della nuova linea Av “alla data di saturazione delle opere esistenti”. La Valle di Susa ospita già  una linea ferroviaria internazionale del Frejus (il cui binario in salita è stato completato soltanto nel 1984) ristrutturata tra il 2002 e il 2010. Negli ultimi tre anni la tratta alpina della linea “storica” è stata utilizzata per meno di un quarto della sua capacità .
6)- Com’è andato l’esperimento dell’autostrada ferroviaria per trasferire le merci su rotaia?
Secondo i sostenitori dell’opera la Tav Torino-Lione permetterà  di trasferire su rotaia buona parte del traffico oggi su gomma. Per ora l’unico esperimento è stato quello dell’Autostrada ferroviaria alpina avviato nel 2003 sulla linea attuale. Nonostante l’impegno e i finanziamenti europei (12 milioni all’anno, ora sospesi) l’esperimento si è rivelato un fallimento, avendo assorbito in media circa il 2 per cento del traffico su strada.
7)- Quanto e di quale tipo sarà  l’impatto ambientale della costruzione della Tav?
Secondo le stime, i cantieri della Tav Torino-Lione durerebbero non meno di due decenni. Il tunnel di base comporterebbe lo smaltimento di circa 15-18 milioni di metri cubi di materiale di scavo, pari a circa un milione di viaggi in tir. Le montagne della Valle di Susa, poi, sono notoriamente ricche di rocce amiantifere e di uranio, senza contare le ricadute dello scavo sul sistema idrogeologico, come già  accaduto al Mugello.
8)- È vero che con la costruzione della Tav aumenteranno i posti di lavoro?
Secondo il fronte “Sì Tav” la creazione di posti di lavoro in Valle giustificherebbe l’avvio della grande opera. Il progetto della tratta italiana della parte comune italo-francese presentato ad agosto 2010, prevede un’occupazione media di 1.020 unità  lavorative su una durata media di sette anni. Secondo gli oppositori non esiste alcuna garanzia di assunzione di manodopera locale, in quanto si tratterebbe di appalti europei.
9)- Qual è il progresso dei lavori in Francia dove il movimento No Tav è meno attivo?
In Francia, dove il movimento No Tav è molto meno diffuso, sono state realizzate tre gallerie di servizio per il tunnel di base, il cui tracciato scorre per oltre il 60 per cento in territorio francese: la discenderia di Modane lunga 4.000 metri, la discenderia di La Praz di 2,4 chilometri e quella di St. Martin La Porte di 2.400 metri. I lavori sono durati da un massimo di 7 anni a un minimo di 5.
10)- Che cos’è, a cosa serve, quanto costa il l tunnel esplorativo di Chiomonte?
Il tunnel geognostico in località  La Maddalena a Chiomonte, servirà  a sondare le caratteristiche della montagna. Il progetto prevede un tracciato di sette chilometri, la metà  dei quali in corrispondenza del futuro tunnel di base. Il resto dovrebbe servire da galleria di servizio. L’opera costerà  165 milioni ed è finanziata dall’Ue, che ha stanziato una prima trance (640 milioni) del 30% di costo dell’opera a suo carico.
11)- Il Corridoio 5 Lisbona-Kiev via Pianura Padana: chimera o realtà ?
Secondo i sostenitori dell’opera, la Tav Torino-Lione sarebbe un segmento indispensabile del “Corridoio 5” che da Kiev porta a Lisbona. Il fronte No-Tav ribatte argomentando che il concetto di “corridoio” identifica una direttrice di traffico “percorsa in modo uniforme per gran parte del suo sviluppo”, caratteristica che non apparterrebbe a una via di scarso traffico come la Torino-Lione.
12)- Quanti sono i componenti del movimento No Tav in Valle di Susa?
Quantificare gli aderenti al movimento No Tav è impossibile. Di sicuro la maggior parte dei circa 90 mila abitanti della Valle condivide in linea di massima le ragioni dell’opposizione (nel corso degli anni si sono viste manifestazioni di 20-30 mila persone). La Comunità  Montana della Bassa Valle, che riunisce i sindaci di una cinquantina di comuni, è a maggioranza No Tav

Stefano Caselli
(da “Il Fatto Quotidiano“)

argomento: Ambiente, denuncia, economia, ferrovie, governo, Politica | Commenta »

CHIARA DANESE, LA RAGAZZA ACQUA E SAPONE CHE HA DETTO NO AL PREMIER

Giugno 30th, 2011 Riccardo Fucile

UN SOGNO FINITO NELL’INCUBO DEL BUNGA BUNGA: LA GRANDE ACCUSATRICE DELLE SERATE “ELEGANTI” DI ARCORE …”POTETE ANDARVENE, MA NON FARETE MAI PIU’ TELEVISIONE”

Tre brillantini all’orecchio e uno al naso, quasi invisibili.
Gli occhiali in tartaruga da miope, jeans, camicetta rosa pallido e scarpe basse, i capelli raccolti a coda.
Solo le unghie delle mani, laccate di rosso, tradiscono un po’ di civetteria.
Per il resto Chiara Danese, 19 anni, un concorso di bellezza per Miss Piemonte alle spalle, è più di una ragazza della porta accanto: è un’adolescente con il viso da bambina che potresti incontrare per strada senza voltarti.
Oppure una ragazzina che noteresti fin troppo bene e con grande meraviglia in un contesto di «meteorine» e «coloradine» e baccanali orgiastici come quelli descritti nelle loro stesse testimonianze: che ci faceva una bambina così, appena diciottenne, in un giro del genere? Chi ha avuto il coraggio di portarcela?
«Io e Ambra eravamo letteralmente terrorizzate…», ha dichiarato a verbale il 4 aprile scorso Chiara, davanti a una Ilda Boccassini sgomenta.
E ci vuole un po’ al settimo piano di Palazzo di Giustizia prima di capire che è proprio questa ragazza acqua e sapone, confusa tra giornaliste e avvocatesse ben più avvenenti, una delle giovanissime sulle quali, secondo le accuse, avevano messo gli occhi Lele Mora ed Emilio Fede e infine lo stesso Berlusconi per i festini di Arcore.
Chiara è timidissima, non apre bocca, tiene per mano la sua avvocata, Patrizia Bugnano che spiega come l’altra amica, Ambra Battilana, non è potuta venire di persona «perchè aveva gli esami di maturità » per ragioniere.
Eppure, dietro la fragilità  di Chiara, si nasconde la forza di una ragazza pulita che segna un record di questa inchiesta decidendo per la prima volta, insieme all’amica, di costituirsi parte civile rivendicando, con quell’unica partecipazione ad Arcore il 22 agosto dell’anno scorso, un danno d’immagine.
Uniche esemplari finora di un mondo di bellezze omertose e impaurite che dopo questo esempio però, potrebbero ricredersi.
Perchè ieri il gup Maria Grazia Domanico, riconoscendo il loro diritto a partecipare come parti lese in un contesto di prostituzione, ha in pratica riconosciuto come l’essere state portate ad Arcore per partecipare a un «bunga bunga» sia stato di per sè un danno. All’immagine («nel nostro paese adesso ci guardano tutte come delle escort», raccontarono a verbale); a un’eventuale futuro professionale di modella, o anche solo di estetista, per cui aveva studiato.
Alla loro giovinezza, soprattutto.
Ambra e Chiara, con i loro 19 anni, rappresentano ora la spina nel fianco più dolorosa per i processi a Berlusconi e a Mora, Minetti e Fede.
Perchè dimostrano con la loro presenza che le feste di Arcore non erano solo affare privato del presidente del Consiglio e della sua cerchia ristretta di amici e ruffiani.
«Dopo quella serata ad Arcore, si è infranto un sogno», dice al suo avvocato Chiara: «Quello di poter entrare nel mondo dello spettacolo».
Ma forse, a quelle condizioni («Fede mi disse che se volevamo andarcene dalla villa stava bene, ma non avremmo mai più fatto televisione…»), più che un sogno è svanito un incubo.

Paolo Colonnello
(da “La Repubblica“)

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