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FATEMI LO SCONTO: L’ULTIMA SPERANZA PER BERLUSCONI E’ UNO SCONTO DI PENA

Luglio 30th, 2013 Riccardo Fucile

UNA CONDANNA SOTTO I TRE ANNI LO SALVEREBBE DALL’INTERDIZIONE… MA IL CAVALIERE E’ CONVINTO CHE SARA’ CONDANNATO

“Vogliono eliminarmi. Sono vent’anni che ci provano, e non si faranno sfuggire questa occasione. Per loro è un’occasione storica”. Alla requisitoria, il brivido.
È nelle parole del procuratore generale Mura che Silvio Berlusconi vede una condanna già  scritta.
Chiuso a palazzo Grazioli l’ex premier compulsa nervosamente le agenzie stampa. È chiaro, è il suo ragionamento, che il pm fa il suo mestiere, ma la sensazione è che Mura davvero non ha concesso nulla.
Non solo è andato giù durissimo sulla strategia dei legittimi impedimenti, difendendo totalmente l’operato della procura di Milano.
Ma ha scolpito nei titoli dei giornali le parole che assomigliano a una rasoiata: “Berlusconi è l’ideatore della frode”.
Nè la paura è mitigata dalla richiesta di abbassare gli anni dell’interdizione: cinque o tre non cambia nulla. E’ difficile che i togati ribaltino l’impostazione del procuratore generale.
Normalmente ci si muove su uno spartito comune.
È un segnale sinistro, la requisitoria.
Perchè è lì che ci si sarebbe aspettato un “appiglio”.
Ecco che invece il Cavaliere sente che la sentenza è già  scritta. Di condanna. La verità  è che sul piano del diritto tutto porta a vedere nero.
La speranza è legata a quella che i ben informati chiamano soluzione politica.
La spiega a microfoni spenti un azzurro di rango: “Se la Corte decide di accogliere il motivo della pena, può rideterminarla la Corte stessa. Ovvero la Corte conferma la condanna, in modo da non sputtanare il lavoro della magistratura, ma abbassa la pena sotto i tre, così non scatta l’interdizione obbligatoria. Si potrà  dire che giustizia è fatta perchè Berlusconi è condannato, ma non viene messa la dinamite”.
Più che un rinvio in Cassazione, è lo “sconto” – per evitare l’interdizione – il vero obiettivo di quella che è diventata una partita politica.
Che si giocherà  mercoledì. E forse anche giovedì.
Già , trapela che Coppi sarà  l’ultimo a parlare prima del Verdetto, ma avrebbe chiesto di non tenere la sua arringa nella serata di domani, al termine di una giornata lunga e faticosa. Il che significa che potrebbe slittare tutto a giovedì mattina.
È un tempo infinito. che non passa mai. È in un misto di rabbia e di senso di ingiustizia che Berlusconi a tutti ha ripetuto la stessa giaculatoria: “In una situazione normale io sarei considerato innocente. Io non partecipavo alle decisioni dell’azienda e non avevo alcun ruolo diretto nella gestione Mediaset. Che ne potevo sapere dei diritti tv quando facevo il presidente del Consiglio?”.
I pochi che hanno parlato col Cavaliere raccontano che il vecchio leone è provato: “Sta vivendo questa storia come la fine”.
È la sensazione di chi sente che potrebbe terminare un’epoca nel peggiore dei modi. Con una sentenza.
Ecco la voglia di non sentire nessuno, e di rinviare la processione a palazzo Grazioli. E quella di avere solo la famiglia accanto: Francesca e i figli, Piersilvio e Marina, arrivati in serata.
È come se si stesse chiudendo quel Ventennio di cui parla spesso in questi giorni, raccontato anche nel film di Giro.
E c’è un motivo se il Cavaliere ripete, spesso, in queste ore una frase che suona come un atto d’orgoglio: “Non farò l’esule, nè andrò ai servizi sociali. Se si assumono la responsabilità  di condannarmi andrò in carcere”. E’ l’ultima sfida.
Perchè la verità  è che il Cavaliere pensa che ci sarà  la condanna.
E basta per creare il terremoto politico.
Nell’altalena di umori che contraddistingue una giornata carica di tensione c’è un elemento che non muta: “Come fa — si chiede più di un big azzurro il Pd a reggere? Come fa a stare al governo con uno condannato per frode, anche se non interdetto?”

(da “Huffington Post”)

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“CONFERMARE LA CONDANNA A BERLUSCONI MA L’INTERDIZIONE VA RIDOTTA DA 5 A 3 ANNI”: LA RICHIESTA DEL PROCURATORE GENERALE

Luglio 30th, 2013 Riccardo Fucile

“SONO PRESENTI TUTTI GLI ELEMENTI DEL REATO, MA LA SANZIONE ACCESSORIA E’ TROPPO ALTA”

Prima giornata dell’udienza in Cassazione del processo Mediaset, che vede tra gli imputati Silvio Berlusconi, condannato in appello per frode fiscale a 4 anni di reclusione e all’interdizione per 5 anni dai pubblici uffici.
LA REQUISITORIA DEL PG
Al termine della sua requisitoria il sostituto procuratore generale della Cassazione, Antonio Mura ha chiesto al collegio di rigettare tutti i ricorsi, confermando così le condanne per gli imputati, tra cui appunto l’ex premier.
Quindi quattro anni di reclusione per Berlusconi, tre anni e otto mesi per l’ex manager di Mediaset, Daniele Lorenzano, tre anni per il produttore cinematografico Frank Agrama e a un anno e due mesi per l’ex manager Mediaset, Gabriella Galetto.
Una richiesta motivata perchè nella vicenda Mediaset “sono presenti tutti gli elementi costitutivi della fattispecie di reato di frode fiscale ascritta agli imputati”.
Ferma la pena della reclusione discorso diverso sull’interdizione dai pubblici uffici. “Occorre ricondurre questa sanzione accessoria ai termini di legge” – è la richiesta del pg della Cassazione.
Ossia ridurla, nel caso dell’ex premier, da 5 a 3 anni.
Richiesta analoga per Lorenzano. “Era un errore palese”, ha commentato l’avvocato di Berlusconi, Franco Coppi.
Per il resto, nelle sue conclusioni, Mura ha sottolineato che l’ex premier “è stato l’ideatore del meccanismo di frode fiscale” al centro della vicenda giudiziaria, visto il suo “controllo perdurante su Mediaset”.
Quanto allo svolgimento del processo, secondo il pg, “le regole di legge sono state rispettate e non c’è contrasto con i principi del giusto processo”.
All’inizio del suo intervento il rappresentante dell’accusa si era invece soffermato sul grande clamore attorno al procedimento giudiziario.
“Questo è un processo carico di aspettative e che suscita passioni ed emozioni esterne che sono manifestazione del libero dibattito e della vita democratica – ha sottolineato Mura -, ma aspettative e passioni devono rimanere confinate fuori dallo spazio dell’Aula giudiziaria”.
LA RELAZIONE INTRODUTTIVA
In apertura si era svolta, invece, la relazione introduttiva della causa del consigliere Amedeo Franco, durata due ore e mezza. “E’ stata una relazione completa e Impeccabile. Non si può dire nulla. Ha ripercorso le diverse fasi della questione”, ha commentato il difensore dell’ex premier, Franco Coppi.
“Puntiamo all’assoluzione”, ha aggiunto il legale, “a un annullamento radicale della condanna”
COPPI PREVEDE TEMPI LUNGHI
“Non escludo che il verdetto possa arrivare anche giovedì” ha detto Coppi disegnando un pronostico sui tempi: “Prevedo tempi abbastanza lunghi”.

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LA KYENGE FA EMERGERE LA FAIDA INTERNA ALLA LEGA

Luglio 30th, 2013 Riccardo Fucile

“MARONI FERMI I LEGHISTI NEGLI INSULTI O NON VENGO ALLA FESTA”: LA LEGA DI PANCIA E QUELLA DI TESTA NON HANNO TROVATO UN TIMONIERE ADEGUATO E TRA I DUE LITIGANTI NESSUNO GODE

Non ci sta Cecyle Kyenge a diventare l’oggetto della faida interna alla Lega.
E a Maroni dice:”Fermi i suoi o non vegno alla festa”.
Il presente e il futuro della Lega si sta giocando sulla pelle (nera) del ministro. Attacchi brutali contro inviti al dialogo, la schizofrenia leghista nei confronti del ministro dell’integrazione mette a nudo la verità  più profonda del Carroccio: la creatura fondata da Umberto Bossi è ormai vittima di una lacerazione insanabile.
E le polemiche su e con la Kyenge sono l’esempio più evidente, più profondo.
Da una parte i bossiani, i duri e puri quelli dei paragoni con gli oranghi, delle accuse sulla razza, degli insulti, delle minacce via web, delle accuse.
“È la pancia più profonda che parla” dice chi come Giancarlo Galan, li conosce bene. E non si parla di semplici militanti ma di assessori e consiglieri comunali.
La pancia e la testa,
Perchè dall’altra c’è il blocco maroniano – e tosiano seppur con qualche distinguo – che invece si muove in tutt’altro modo: inviti al dialogo e alle feste, dichiarazioni che condannano il razzismo: “Non è certo il colore della pelle il nostro problema” spiegano, incontri abbracci e strette di mano (vedi il sindaco di Varese Fontana, maroniano di ferro) .
Tra i due litiganti non c’è nessuno che gode anzi.
La Kyenge resta la vittima sacrificale di una faida destinata a lasciare il segno. La Lega di lotta (il celodurismo bossiano, tanto per intederci) contro la lega di governo (Maroni ex ministro, Maroni presidente di Regione).
“Se continuano gli attacchi non andrò alla loro festa ” dice il ministro.
L’invito è diretto al segretario, Maroni, ma è un messaggio a tutta la Lega: “Ho accettato volentieri di confrontarmi con il governatore Zaia alla festa della Lega Nord dell’Emilia Romagna a Milano Marittima il prossimo 3 agosto – scrive in una nota – ma se se da qui a dieci giorni che ci separano all’appuntamento di Milano Marittima continueranno attacchi contro la mia persona di pari virulenza, mi troverò costretta a declinare l’invito”.
“Spero partecipi da noi nessun isulto e solo condanne per alcuni comportamenti” le risponde il vicepresidente dei deputati della Lega Nord Gianluca Pini (maroniano di ferro).
Intanto la Kyenge domenica sarà  a Verona per inaugurare la Summer school di Villa Buri, Business incubator for Africa.
A rivceverla l’assessore all’integrazione Anna Leso e non il sindaco Tosi. Ufficialmente perchè in ferie anche se i maligni dicono che il primo cittadino – viste tutte le polemiche – abbia preferito non esporsi troppo.
Sancire ora un patto (l’apertura di una scuola) con il ministro avrebbe forse significato incendiare ancor di più il dibattito interno? Domande, per ora, senza risposta.
Certo è che il gioco tra la Lega di pancia e la Lega di testa sembra giocarsi sulla pelle di un ministro.
Il primo di colore della storia della nostra Repubblica.

Andrea Punzo

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L’IMMAGINE DELL’ITALIA SUI MEDIA TEDESCHI: POCO AFFIDABILI TRA CAOS, BERLUSCONI E DEBITI

Luglio 30th, 2013 Riccardo Fucile

L’EUROPAISCHE AKADEMIE BERLIN HA ANALIZZATO I SERVIZI PUBBLICATI DA DIE ZEIT, FRANKFURTER ALLGEMENINE E BILD ZEITUNG

L’Europaische Akademie Berlin, ente indipendente che collabora con il ministero degli Affari Esteri tedesco, ha effettuato uno studio sull’immagine dell’Italia nei media tedeschi, analizzando titoli e servizi dal 2008 ad oggi pubblicati da Die Zeit, Frankfurter Allgemenine e Bild Zeitung.
Tre giornali differenti, che si rivolgono ad un pubblico diverso, da cui emerge con prepotenza un giudizio pesante sull’Italia.
Il pregiudizio tedesco sul conto del popolo italiano, del resto, è vecchio di cent’anni ed è stato rafforzato nel tempo.
Il peccato originale risale alla prima guerra mondiale, poi confermato con l’epilogo della seconda.
Il giudizio storico è stato poi alimentato dal mito costruito negli anni della dolce vita, di un Paese popolato da maschi veraci, votati più al piacere che alla fatica.
Oggi quell’impronta rimane e il pregiudizio torna a riproporsi, pescando da quell’immaginario.
Negli articoli presi in esame dall’analisi si parla principalmente dei protagonisti del sistema politico, delle elezioni e della crisi del sistema, oltre che di economia e di crisi finanziaria.
L’equazione che ne emerge è particolarmente pesante: “Italia = Berlusconi = caos = debiti”.
Ad esporre i risultati dello studio il professor Eckart Stratenschulte (direttore dell’ente), in occasione di un seminario dedicato alla Germania, organizzato da Villa Vigoni, centro Italo-Tedesco per l’eccellenza europea.
“A farla da padrone, tra i politici italiani raccontati dai giornali tedeschi, è stata la figura di Silvio Berlusconi — ha spiegato Stratenschulte -. Sono famose le copertine e le prime pagine che gli sono state riservate, spesso irriverenti. Ancora oggi in Germania domina l’incomprensione su come gli italiani possano continuare a votare Berlusconi, sia come imprenditore dei media, sia per gli scandali che lo hanno travolto, per le leggi ad personam, ma soprattutto per quello che è successo sul caso Ruby, in particolare per la bugia sulla parentela con Mubarak, che all’epoca era ancora un importante Capo di Stato, una cosa incomprensibile e inconcepibile per un tedesco”.
Accanto ad un giudizio pesante su una certa classe politica c’è però anche il tentativo di spiegare il caso italiano è diverso da quello greco: “Per noi la Grecia è stato un vero incubo e lo è tutt’ora. Soprattutto la Frankfurter e Zeit, in questi anni hanno spiegato che l’Italia non è la Grecia. Certo c’è preoccupazione per la situazione di crisi in Italia, perchè l’Italia è una grande forza economica e un tracollo avrebbe conseguenze disastrose per tutta l’eurozona, ma sono stati fatti notare gli sforzo compiuti, prima con il governo Monti e adesso con il governo Letta. I tedeschi capiscono e apprezzano lo sforzo di dare un governo al Paese che vada oltre le spaccature”.
Interessante, per comprendere il giudizio tedesco sull’Italia, un sondaggio pubblicato recentemente nel quale è stato chiesto chi fosse il partner più affidabile per la Germania: “L’82% per cento ha messo al primo posto la Francia, poi a scendere ci sono altri paesi come Usa, Polonia e solo il 32% ha risposto Italia”.
Quando invece si è trattato di rispondere alla domanda su quale paese dovesse uscire dall’Europa il risultato è stato differente: “Il 74 % degli intervistati ha detto che l’Italia deve rimanere dentro l’eurozona e solo il 20% ritiene che debba uscire. Un risultato migliore di Spagna, Portogallo e ovviamente della Grecia”.
Stratenschulte ha spiegato che non ci sono solo stereotipi negativi sul conto degli italiani: “Siete caotici ma charmant. Venite visti comunque come il Paese della moda, della cultura, della gastronomia, del buon vivere, dell’architettura e del design. Io non sarei preoccupato per l’immagine italiana. Per chiudere con una battuta possiamo dire che forse alla base c’è un po’ di invidia, perchè i tedeschi lavorano per entrare in paradiso mentre gli italiani lavorano meno perchè sono già  in paradiso”.
Prova a metterci una buona parola anche Michael Georg Link, viceministro degli Affari Esteri tedesco, con delega alle politiche comunitarie: “Io sono del Baden Wà¼rttemberg, abbiamo relazioni molto strette con il Nord Italia ormai da 40 anni. C’è molto rispetto a livello tecnico e industriale. La nostra immagine dell’Italia è che ci sono molte italie differenti. Sappiamo che l’Italia è uno dei migliori alleati quando si tratta di portare avanti l’idea europea. Oggi siamo molto lieti della collaborazione tra Guido Westerwelle ed Emma Bonino, che a Mallorca hanno appena firmato una dichiarazione di intenti per continuare nel processo di integrazione europea. Gli anni del governo Berlusconi, in Germania, sono stati percepiti come anni perduti per l’Europa. Durante quel periodo è mancata una voce forte italiana a Bruxelles, oggi stiamo riflettendo su come approfondire la collaborazione perchè crediamo molto nella forza di questo governo Letta”.

Alessandro Madron

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TRA I DEMOCRATICI SCATTA L’ALLARME: “SE SILVIO VIENE CONDANNATO NOI NON REGGIAMO QUESTA ALLEANZA”

Luglio 30th, 2013 Riccardo Fucile

EPIFANI: “IL PDL EVITI FORZATURE, LE SENTENZE SI RISPETTANO”

«Facciamo tanta fatica a sostenere questo governo, continueremo a farla anche dopo la sentenza della Cassazione ». Il giovane turco Matteo Orfini è uno dei “rassegnati” alle larghe intese.
Rassegnato ma non per questo meno combattivo, soprattutto se il Pdl dovesse, dice lui, «iper-reagire».
Come fece dopo l’annuncio della data della sentenza, chiedendo la sospensione dei lavori parlamentari. «Ecco, se arriva una risposta di quel tipo, la maggioranza è finita e il governo Letta va a casa».
È questo il paletto insuperabile per il Pd. Sembra di capirlo anche dalle parole del capogruppo al Senato Luigi Zanda.
Quando accenna a inaccettabili «reazioni eversive» contempla anche il precedente dell’Aventino. Del resto, Orfini interpreta quella promessa del premier («non vado avanti a qualsiasi costo») proprio così: «Si riferisce ai guai giudiziari di Berlusconi e alla risposta del Pdl».
Ma anche la tenuta del Pd è tutta da verificare nel caso di un’eventuale condanna. L’impressione è che non possa assorbirla.
A prescindere dai commenti dello stesso Cavaliere e dei suoi fedelissimi.
Perchè i democratici, a quel punto, governerebbero con un pregiudicato interdetto dai pubblici uffici.
Il tesoriere dei Ds e senatore Pd Ugo Sposetti, che conosce bene i suoi compagni di partito, non ha dubbi: «Il Pd salta come un birillo se i giudici confermano la sentenza di appello. Non reggerà  l’urto, sarà  la fine di tutto», ha detto al Quotidiano Nazionale l’altro giorno.
Una previsione catastrofica, ma che riflette le mille difficoltà  che la sinistra ha già  dovuto superare nel recinto scomodo delle larghe intese.
Sposetti sostiene che i democratici non sono pronti ad affrontare un’ondata. Nemmeno di fronte al (presunto) senso di responsabilità  della destra. «Non ne abbiamo mai parlato, non siamo preparati politicamente».
Il clima di attesa effettivamente è anche un clima di disorientamento.
Lo si vede nei capannelli di deputati e senatori. Incerti sull’esito processuale e soprattutto sul dopo.
Da settimane il segretario Gugliemo Epifani non nasconde la gravità  di questo passaggio. «Il futuro dipende dalla Cassazione.
Ed è inutile avventurarsi in ipotesi sulla decisione dei giudici. È tutto aperto». Epifani si è preso tre giorni pieni di relax con la famiglia e tornerà  oggi a Roma. Non a caso.
La sentenza è anche un buon motivo per rinviare la direzione sulle primarie alla prossima settimana
«È bene analizzare quale sarà  la reazione del Pdl – spiega il segretario –. Stavolta, sia chiaro, noi non accetteremo una sospensione dei lavori parlamentari neanche di 5 minuti. La destra non cerchi altre forzature».
Quindi, il clima è anche di guerra. O meglio, di guerra possibile.
Ma Francesco Boccia, lettiano, presidente della commissione Bilancio della Camera, è pronto a scommettere che Berlusconi non lancerà  il guanto di sfida. «Se il Pdl non commette falli di reazione e il Cavaliere dice che il governo può andare avanti, voglio vedere come fa il Pd a staccare la spina», dice. «Non possiamo essere noi a far cadere Letta. Verrebbe tradito il patto che abbiamo siglato davanti agli italiani e al capo dello Stato. E questo impegno non viene meno perchè lo decide qualche corrente del Pd. Per contarci, sul governo e sulle larghe intese, c’è il nostro congresso, lì ci possiamo misurare».
Difficile però valutare l’impatto della sentenza sugli antigoverno, a cominciare da Matteo Renzi e dai renziani.
Ancora più complicato immaginare in cosa si trasformerebbero le feste dell’Unità  estive dovendo difendere l’alleanza con un condannato in via definitiva. Feste che il sindaco di Firenze batterà  a tappeto durante il mese di agosto.
«Io sono tra i più sereni, gli altri non so», ironizza Pippo Civati, candidato alla segreteria e nemico dichiarato della Grande coalizione. «Immagino che se Berlusconi sarà  condannato nessuno vorrà  banalizzare. Bisognerà  fermarsi a riflettere, a riflettere sul serio. Per rispetto dei nostri elettori».
Saranno dunque le ore immediatamente successive alla decisione della Suprema corte a segnare il destino del governo e del Partito democratico.
Che invece sul voto per la decadenza da senatore di Berlusconi, non si dividerà . «Le sentenze si rispettano, su questo non ci sono discussioni », avverte Boccia.
Il Pd, quel giorno, se e quando arriverà , sarà  compatto.

Goffredo De Marchis
(da “la Repubblica“)

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IL SENATO CANCELLA L’ARRESTO PER STALKING: LE DONNE VITTIME DI MOLESTIE RINGRAZIANO

Luglio 30th, 2013 Riccardo Fucile

LA DENUNCIA DI GIULIA BONGIORNO: “LA VIOLENZA SULLE DONNE NON E’ UN ARGOMENTO CHE INTERESSA ALLA POLITICA”

Nel giorno in cui un’altra donna è stata massacrata da chi pretendeva di amarla, invece di nuovi provvedimenti in loro difesa, sulle italiane arriva una nuova doccia fredda: gli stalker rischiano infatti di non scontare più la custodia cautelare in carcere o agli arresti domiciliari.
Il motivo?
All’interno del dl carceri in commissione Giustizia al Senato è stato accolto circa dieci giorni fa da tutta la maggioranza, con parere favorevole del governo, l’emendamento che sposta il tetto per il carcere preventivo dai 4 ai 5 anni.
Peccato che per gli stalker la pena prevista, salvo casi specifici, vada da sei mesi a 4 anni.
«È l’ennesima dimostrazione che le donne e la violenza su di loro non è un argomento che interessa. È un dato di fatto che nemmeno l’allontanamento dell’aggressore, dello stalker, è un provvedimento che viene preso a sufficienza, eppure è semplice. Si lascia fare, si lascia correre e si continua a lasciarle morire».
Giulia Bongiorno, avvocato, ex deputato e fondatrice di Doppia difesa, associazione per le donne vittime di maltrattamenti, è drastica.
Ma non è l’unica stupita e contrariata.
Sono molti ora, in commissione Giustizia della Camera quelli che chiedono a gran voce di cambiare il testo del decreto anche per evitare che si compia «l’ennesimo errore».
Il provvedimento, secondo il Pd, andrebbe comunque rivisto per tornare «allo spirito originario proposto dal governo».
Com’è lontana la politica dai problemi reali delle persone…

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L’HA VOLUTA PIZZAROTTI A CAPO DEI VIGILI A PARMA: INDAGATA PER AVER USATO L’AUTO BLU PER ANDARE AL LAVORO

Luglio 30th, 2013 Riccardo Fucile

PIZZICATA PIU’ VOLTE IN STAZIONE A BORDO DI UNA VETTURA CON AUTISTA CHE L’ACCOMPAGNAVA AL COMANDO CENTRALE

Saranno i magistrati a fare chiarezza sui passaggi in auto del comandante della polizia municipale di Parma Patrizia Verrusio, pizzicata più volte in stazione a bordo di una vettura con tanto di autista che ogni mattina la accompagna dai binari al comando dei vigili.
La Procura ha aperto un’indagine per peculato.
Si tratta di un atto dovuto, come riporta la Gazzetta di Parma, visto che sul comportamento del comandante il Movimento Nuovi Consumatori (già  in contrasto con la giunta Cinque stelle per la questione degli autovelox) aveva presentato in Procura un esposto-denuncia.
Di certo però la questione rappresenta un nuovo problema per il sindaco Federico Pizzarotti.
Era stato il primo cittadino, insieme all’assessore alla Sicurezza Cristiano Casa, a scegliere la Verrusio come guida del corpo di polizia municipale con una selezione indetta dopo non avere rinnovato il contratto all’ex comandante Alessandro Cimino, vincitore di un concorso pubblico indetto in epoca commissariale e ora in causa con l’amministrazione comunale.
Senza contare che sempre la Verrusio già  nei primi mesi del suo mandato ha avuto diversi contrasti con i sindacati per il suo modo di fare autoritario nei confronti degli agenti ed è stata al centro delle polemiche per aver posizionato due autovelox in tangenziale che hanno mietuto centinaia di multe.
Il Comune ha sempre fatto quadrato intorno al comandante.
La denuncia del Pcl documentava per diversi giorni con tanto di fotografie la donna scendere ogni mattina dal treno a Parma e salire a bordo di un’auto civetta guidata da un autista, per poi dirigersi al comando della municipale di via del Taglio.
Il caso era scoppiato in consiglio comunale e l’opposizione aveva chiesto di fare chiarezza sul contratto stipulato con il comandante e in particolare di verificare se l’utilizzo dell’auto della municipale fosse compreso come benefit.
Ma da piazza Garibaldi era arrivata una sola giustificazione: essendo un pubblico ufficiale, il comandante della municipale è sempre in servizio quando è sul territorio di Parma, e quindi anche quando arriva alla stazione.
Un’interpretazione dei fatti che ora dovrà  passare al vaglio dei magistrati, mentre sul caso e sui Cinque stelle piovono nuove polemiche.
“Il caso della Verrusio intendeva sollevare il velo sulla doppia morale dei consiglieri e degli amministratori a Cinque Stelle, che hanno colpevolmente taciuto su un comportamento che richiamava ai principi ritenuti imprescindibili dell’etica — ha commentato il Pcl — Un Movimento Cinque Stelle che adotta una linea legalitaria ad intermittenza: pronta a stigmatizzare manifestazioni popolari di piazza, bollandole come “politiche” (che ai loro occhi deve avere un’accezione negativa, come confermerebbe il loro modo di tenere la nostra “polis”) ed avvallandone una conveniente militarizzazione, ma omertosa nel denunciare i comportamenti moralmente o penalmente eccepibili di un loro componente”.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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PECORELLA PREVEDE: “IL SISTEMA SALVERA’ BERLUSCONI”

Luglio 30th, 2013 Riccardo Fucile

L’EX AVVOCATO DEL CAVALIERE: “BERLUSCONI HA TRASFORMATO UN CASO GIUDIZIARIO NEL GIUDIZIO UNIVERSALE A CUI E’ APPESO IL DESTINO DEL PAESE: ALLA FINE LA CASSAZIONE DECIDERA’ DI NON DECIDERE”

“Suvvia, non facciamo gli ingenui. Se fossi uno di questi giudici sentirei un peso che va al di là  della decisione in sè. Berlusconi ha trasformato la sentenza in un giudizio universale a cui è appeso il destino suo, del governo, e del paese”.
Per Gaetano Pecorella la sentenza è, soprattutto, una questione politica.
Anche per i giudici. Sebbene dovrebbero restarne fuori.
L’ex avvocato di Berlusconi, ma anche ex avvocato in tanti processi politici degli anni Settanta, ha il pregio della chiarezza: “Lei mi chiede quale è il Verdetto che rappresenta un punto di equilibrio per tutti? È chiaro: non decidere. Si può fare o rinviando la decisione o attraverso l’annullamento con l’appello”.
Non azzarda previsioni. Ma è chiaro che l’analisi di quello che nel corso della conversazione chiamiamo “Sistema” porta lì.
Avvocato, partiamo proprio dalla politica. Gliela metto così. Anche se siamo alla fine del ciclo berlusconiano, Berlusconi non è Craxi. E questo è un elemento non da poco per capire in quale clima decidono i giudici.
Sono d’accodo. Craxi, quando fu condannato dai giudici, era stato condannato già  dal paese. Berlusconi, al netto degli errori e dell’erosione dei voti che ha avuto, ha ancora un consenso alto. E ce l’ha, a mio parere, per due motivi ancora principalmente. Il primo è che i magistrati hanno esagerato, come nel caso dei sette anni su Ruby, e questo ha fatto presa nel suo popolo. E poi c’è la sinistra che era riuscita in passato a creare un movimento di opinione pubblica alternativa. Mentre oggi non è così.
Ecco, se capisco il suo ragionamento, sta dicendo che la sentenza ha un “peso” diverso a seconda degli equilibri politici.
Certo. Diciamo così. Siamo in un equilibrio instabile. Abbiamo un governo con una sinistra debole che non può fare che quello che vuole la destra. Un Parlamento paralizzato dai veti e dalle risse. E il rinvio come segno dei tempi. In questo quadro la sentenza assume un peso particolare. Con un governo forte, un Parlamento forte e autorevole la sentenza non avrebbe nessun peso. Il suo peso è dovuto al fatto che sembra che governi la sinistra, ma in verità  governa la destra e Berlusconi.
Insomma, in un’Italia con un presidente della Repubblica “a termine”, un presidente del consiglio di un governo debole, il Sistema non regge una condanna di Berlusconi.
Il sistema rischia di non tenere. È come se fossero due soggetti dalle parti opposte di un filo e se uno dei due molla cade tutto.
Da un lato Berlusconi, dall’altro Napolitano?
Da un lato Berlusconi, dall’altro Letta. Napolitano è stato l’unico punto di riferimento in questi anni. Non c’è dubbio che però la sua elezione denota debolezza del sistema politico.
Se questo è il quadro, è inevitabile che i giudici, a suo giudizio, sentano il peso enorme di scrivere la storia con una sentenza.
Non dovrebbe essere così. Anzi, dovrebbero agire “a prescindere” come dice Totò, senza pensare alle conseguenze. Ma non c’è dubbio che se fossi uno di questi giudici sentirei un peso che va al di là  della decisione in sè. E avendo un po’ di esperienza…
Anche perchè Berlusconi ha fatto di tutto per far sentire il peso della loro decisione.
Sì, Berlusconi ha caricato di responsabilità  la sezione della Cassazione: voglio però dire che tutta questa discussione è paradossale. È paradossale che una sentenza venga presa per quel che accadrà  e non per il contenuto. Un magistrato dovrebbe stare seduto nel chiusi della sua stanza senza pensare al governo, alla rivoluzione, o all’economia a scatafascio. Sono due ambiti che dovrebbero stare distinti.
Sta dicendo che è Berlusconi a usare politicamente le questioni giudiziarie?
Berlusconi sta trasformando una decisione giudiziaria in una decisione politica. Sta dando, alla decisione, il senso di una sfiducia in Parlamento. Non di una sentenza ma di un giudizio universale, su Berlusconi, sul governo e sulla democrazia.
Bene avvocato. Allora ragioniamo sulle ipotesi. Se i giudici dovessero avere in testa l’equilibrio del Sistema, Con quale Verdetto lo garantirebbero?
Decidendo di non decidere. Una via potrebbe essere quella di dare un nuovo termine dell’udienza o mandarla alle sezioni ordinarie. L’altra è l’annullamento con rinvio alla Corte d’appello. Nel frattempo ci sarebbero alcune prescrizioni inevitabili… In questo clima, il non decidere è la strada maestra.
L’altra ipotesi per “salvare Berlusconi” è annullare in parte la sentenza e ridurre la pena, in modo da evitare l’interdizione. In questo clima il non decidere è una strada maestra.
È la soluzione che accontenta tutti: il governo non cade, il Pd regge… C’è poco da star contenti. Mi pare che il paese stia sopravvivendo a se stesso.

(da “Huffington Post“)

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LA VEGLIA DI SILVIO (E DI LETTA)

Luglio 30th, 2013 Riccardo Fucile

IL GIORNO PIÙ LUNGO DELLE LARGHE INTESE, TRA MINACCE DI GUERRA E “CLAUSOLE DI DISSOLVENZA”

Il sentimento dell’attesa è multiforme. Produce sempre un’ampia gamma di emozioni. Oggi è il fatidico Trenta Luglio e nessuno sa cosa succederà  nella sezione feriale della Corte di cassazione.
Sussurra un ministro del Pd a microfoni spenti: “Ho ascoltato almeno tre versioni differenti, segno che siamo tutti nel caos”. Dove per “tutti” bisogna davvero intendere tutti, sia il Pdl berlusconiano, sia il Pd della nomenklatura antirenziana.
Per il Pdl, la settimana si è aperta con la speranza del rinvio dell’udienza, variante molto diffusa in queste ore dell’attesa.
Come ha sostenuto ieri l’ex Guardasigilli Nitto Palma, già  solerte difensore di Nicola Cosentino alias il Casalese: “Confido nel rinvio”. E con lui tanti altri del fu partito dell’amore. Ma in serata nel cerchio magico del Cavaliere la questione del rinvio sembrava già  archiviata.
Effetto, pare, dei conti della Suprema Corte su quando maturerà  la prescrizione per B. nel processo sui diritti tv Mediaset. Ai primi di agosto, non a settembre.
Ergo, per evitare uno schiaffo dei giudici, i legali berlusconiani, Coppi in testa, non dovrebbero presentare un’istanza di rinvio.
Nè loro, nè gli avvocati degli altri coimputati. In ogni caso, la riunione decisiva per la strategia processuale di Berlusconi si è tenuta ieri sera.
Politicamente, il Pdl è unito intorno al suo Capo e per quanto il premier Enrico Letta fa sapere da Atene di non avere “timori” sulla tenuta dell’esecutivo delle larghe intese, c’è una battuta dello scaltro Minzolini, oggi senatore del Pdl, che fotografa con una definizione azzeccata le eventuali conseguenze di una condanna: “Una sorta di clausola di dissolvenza del governo”.
Un’altra forma di questa attesa è il vistoso paradosso che sta stritolando il Pd.
I falchi berlusconiani guidati da Daniela Santanchè, detta anche la Pitonessa, da giorni vanno ripetendo il mantra attribuito al Cavaliere: “Con una condanna non saremo noi a implodere, ma il Pd. Loro non riusciranno a reggere l’alleanza con un partito che fa capo a un condannato”.
Così è bastato che un’ultrà  berlusconiana come Michaela Bianco-fiore minacciasse le dimissioni di massa dal Parlamento, per costringere Luigi Zanda, canuto capogruppo del Pd al Senato, a un avvertimento: “Il Pd non tollererà  reazioni eversive”.
Ossia quelle manifestazioni che i già  citati falchi del Pdl non vedono l’ora di mettere in pratica.
Per loro, l’attesa è stata soprattutto insofferenza.
Insofferenza al silenzio imposto dal Cavaliere, insofferenza alla strategia della finta pacificazione, che per i falchi è “un imbroglio per accompagnare B. fuori dalla politica”, come ha scritto Alessandro Sallusti sul Giornale.
In caso di condanna, non aspetteranno neanche il segnale di B. Si tufferanno a bomba sulla sentenza, con esiti imprevedibili.
Dalla piazza all’Aventino parlamentare e a mille altre forme di protesta.
Reggerà  il Pd a tutto questo, dopo aver già  ingoiato la sospensione dei lavori alle Camere, voluta dal Pdl proprio per il Trenta Luglio, e il Rospo Alfano sullo scandalo Shalabayeva?
Dipende dall’entità  del terremoto. Se ci saranno solo calcinacci da rimuovere oppure qualcosa di più serio.
Per il partito del reggente Epifani si stanno pericolosamente incrociando tutti gli elementi per una tempesta perfetta.
Da un lato, una sentenza di condanna di B., appunto.
Dall’altro l’offensiva dei renziani sulle regole del congresso, con le polemiche legate allo slittamento della direzione alla prossima settimana.
Quando, poi, domani, non oggi, si conoscerà  il verdetto della Suprema Corte, sempre che non ci sia il rinvio, il caos aumenterà  con il sindaco di Firenze che andrà  al-l’attacco di Berlusconi in caso di condanna.
Una tattica, la sua, simmetrica a quella dei falchi del Pdl, che spingono per la rottura totale.
Ed è per questo che Gaetano Pecorella, in un’intervista all’Huffington Post, ha ipotizzato un “punto di equilibrio” che salvi il “Sistema”, cioè il sovrano Napolitano, il governo Letta e l’imputato Berlusconi: “È chiaro: non decidere. Si può fare o rinviando la decisione o attraverso l’annullamento con l’appello”.
Tra Arcore e Palazzo Grazioli, dove oggi aspetterà  l’esito dell’udienza, circondato, pare, solo da fidanzata e figli, il Cavaliere continua a sfogarsi contro la “persecuzione giudiziaria”.
Per lui il sentimento dell’attesa è soprattutto il pessimismo. Un pessimismo cosmico. Nonostante le strategie dei suoi legali, è convinto che ci sarà  “una sentenza già  scritta”. Nulla di nuovo sotto il sole.
Un possibile colpo di scena potrebbe essere la sua apparizione all’udienza di stamattina .
Ma i suoi fedelissimi smentiscono categoricamente. Forse, l’unico, vero problema di questa attesa è che l’agonia sarà  prolungata almeno fino a domani.
Qualora venisse condannato sarà  lui e solo lui a decidere l’entità  del terremoto politico.
Ma è impossibile, si sa, fare previsioni sui terremoti. Berlusconi è riuscito a trasformare il Trenta Luglio in un giudizio universale su tutto.
La Boldrini, presidente della Camera, ha provato a ridimensionare e ha parlato di “caso singolo”. Ma si è beccata l’offensiva dei berlusconiani, come in una sorta di prova generale per oggi.
Anche per questo il ministro Delrio, renziano, si è detto “un po’ preoccupato”. Solo un po’.
Per il momento.

Fabrizio d’Esposito
(da “il Fatto Quotdiano”)

argomento: Berlusconi, Giustizia | Commenta »

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