Destra di Popolo.net

AVVISO A RENZI: “AL SENATO NON CE LA FAI”. PD E FORZA ITALIA SULLA CARTA HANNO 168 VOTI SU 321

Gennaio 18th, 2014 Riccardo Fucile

IL VOTO E’ SEGRETO: BASTEREBBERO OTTO FRANCHI TIRATORI E MATTEO TORNEREBBE A FIRENZE IN BICI

Il segretario che ha stravinto tira dritto, perchè “ci sono state le primarie”.
Ma la minoranza che ha straperso ora lo aspetta al varco e annuncia battaglia, per la sopravvivenza. La crisi di governo, complice un Letta più che stufo, è a un passo. Micce perfette, per rendere la direzione Pd di lunedì la resa dei conti con Matteo Renzi.
Sono pronti allo scontro, i bersaniani-cuperliani. Invocano un cambio di rotta, proprio con Gianni Cuperlo: “Sulla legge elettorale si parta da un’intesa della maggioranza: possiamo portare a casa il doppio turno, la proposta del Pd. Ma si può valutare anche un Letta bis, per ripartire”.
Minacciano la fronda, con Alfredo D’Attorre: “Il sistema spagnolo non lo votiamo, è incostituzionale: sarà  battaglia politica a viso aperto”.
Ed è sempre D’Attorre a paventare il rischio massimo: “Se Renzi chiude il patto con Berlusconi che esclude tutti gli altri, il governo finisce domani”.
Tradotto, bisogna rimettersi al tavolo con il Nuovo Centro Destra (pro doppio turno). Altrimenti sarà  crisi (quasi) certa.
O comunque flop in Senato, dove i numeri sono stretti, senza Ncd.
E le fronde più che possibili. Perchè il sistema spagnolo, quello che vuole Renzi, non prevede le preferenze.
Comporta liste bloccate, cioè decise dai segretari.
La minoranza del Pd lotta anche per salvarsi. Vuole vendere cara la pelle, nel lunedì in cui si voterà  la proposta di Renzi sulla legge elettorale.
Tappa delicata, a leggere anche la frase attribuita da Panorama a Ugo Sposetti: “Matteo deve stare attento, mettendosi d’accordo con Berlusconi rischia di ripetere gli errori di Veltroni, che dopo l’accordo con lui sulla legge elettorale perse tutto. Il Pd è un partito carnivoro, che non perdona nessuno”.
Un anonimo bersaniano protesta: “Ha voluto umiliarci: è la sua idea di partito, quella di chi tiene la prima riunione della segreteria nel suo comitato elettorale”.
Come reagire? “Da giorni i cuperliani ripetono a Letta di mettere un punto. ‘Renzi continua ad attaccare il governo? Digli che ti dimetti. Poi vediamo se continua a demolire la maggioranza di cui fa parte il suo partito”.
Cesare Damiano, cuperliano: “Se Renzi pensa che i 10 mesi di governo siano stati un fallimento, meglio andare al voto. Se si taglia fuori Ncd dalla trattativa sulla legge elettorale, è crisi automatica. E questo provocherebbe due effetti: il crollo degli indicatori economici e un voto con la legge cambiata dalla Consulta, con cui non potrebbe vincere nessuno”.
E se l’esecutivo reggesse? “I numeri in Senato non mi sembrano così scontati”.
Breve ripasso: se Renzi trovasse la quadra sull’ispanico con Berlusconi, Pd più Forza Italia avrebbero 168 voti su 321.
Avrebbero, se la spaccatura non fosse già  conclamata.
Il senatore lettiano Francesco Russo rinforza il concetto: “Un’intesa senza Ncd è una bomba sotto la sedia governo: non avrebbe i numeri, soprattutto in Senato. Anche perchè c’è il voto segreto”.
E poi, “Berlusconi non è affidabile, per il sì alla riforma chiederebbe qualcosa in cambio”.
Il governatore toscano Enrico Rossi lascia il suo promemoria: “Berlusconi ha già  infinocchiato due leader della sinistra, D’Alema e Veltroni: a Renzi ho consigliato di stare attento”.

Luca De Carolis

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E IN OSPEDALE RINASCE L’ASSE LETTA-BERSANI

Gennaio 18th, 2014 Riccardo Fucile

IL RETROSCENA: LA VIOLENTA LITE TRA LETTA E RENZI E POI LA VISITA A PARMA

Sul tavolo della legge elettorale, adesso c’è molto altro: sono le ore più drammatiche di questa breve e disgraziata legislatura.
Lo scontro totale è tra Renzi e Letta, due dirigenti dello stesso partito, uno segretario l’altro presidente del Consiglio. Almeno per ora.
Perchè l’altra notte, nel vertice di Palazzo Chigi, il premier ha giocato il tutto per tutto: «Se vai avanti con Berlusconi e senza la maggioranza, io domenica mi dimetto».
Una minaccia non tattica, se è vero che negli incontri avuti al Quirinale, Giorgio Napolitano ha cominciato ad appuntare le opinioni di chi paventa la crisi.
Ma il punto di non ritorno sembra già  superato, perlomeno nei rapporti personali.
È stato chiaro, lampante giovedì notte nella stanza del premier al primo piano di Palazzo Chigi.
I testimoni Angelino Alfano e Dario Franceschini hanno assistito quasi a bocca aperta alla rivelazione di una guerra, di un odio che si sta radicando.
Il sindaco di Firenze ha cominciato aggredendo: «Ho già  in tasca un accordo con Berlusconi sul sistema spagnolo. Voi che volete fare?».
«Fattelo da solo», gli ha risposto Letta furibondo.
«Pensavo di essere io nel mirino. Ma mi sbagliavo – ha raccontato il capo del Nuovo centrodestra ai colleghi di partito – . La sfida è stata solo tra Matteo e Enrico».
Una sfida che si trasferisce dentro al Pd. Con i bersaniani sul piede di guerra: «Renzi sta facendo un regalo gigante a Berlusconi. Tira via il doppio turno e le preferenze, quello che non vuole il Cavaliere. È un suicidio», attacca Alfredo D’Attore, l’uomo più vicino all’ex segretario.
Poi, le coincidenze della politica portano faccia a faccia gli amici di sempre, gli alleati Letta e Bersani, nella stanza dell’ospedale di Parma, dove i medici hanno dato il via libera alle visite. Siccome “Pierluigi” sta molto meglio, il colloquio è durato un’ora e mezza.
Non solo auguri e scherzi, dunque.
Suicidio è una parola risuonata anche nell’intervista del segretario alle Invasioni Barbariche e nella stanza di Letta. «Ti rendi conto Matteo che se salta tutto, vai a votare con il proporzionale e non fai il governo», è stato il ragionamento dei tre governisti.
«E voi vi rendete conto che se non si fa la legge elettorale io vi sputtano davanti al Paese? Siete voi a suicidarvi non io».
I toni alti rientrano forse nella logica della fase finale. Tutti giocano all in, ovvero l’intera posta come al Texas Holdem, il poker televisivo.
Ma Alfano ha le idee chiare e non esclude affatto la rottura. «Il mio obiettivo è che questo governo duri un anno. Ma se Matteo mantiene le liste bloccate, lo sbarramento alto, è chiaro che vuole buttare giù il governo».
L’affondo contro i “partitini” ha come bersaglio soprattutto il vicepremier. «Matteo non mi può mettere nelle condizioni di tornare con Berlusconi – spiegava Alfano ai suoi colleghi – . Perchè io con Berlusconi non voglio tornare, chiaro?».
Dunque, l’Ncd, sacrificando Letta per salvare se stesso, ha la tentazione di far saltare il banco. Andrebbe a votare con una legge proporzionale, con una soglia di sbarramento minima. È l’istinto di sopravvivenza.
Del resto, un bersaniano di ferro come Miguel Gotor ammette: «La sentenza della Corte costituzionale ha creato una legge fatta su misura per Alfano. Non si capisce perchè non dovrebbe sfruttarla».
Cresce così il fronte dei proporzionalisti. Paradossalmente composto dai filo governativi che però hanno bisogno di far cadere l’esecutivo per cogliere al volo il treno di un ritorno alla Prima repubblica.
Cancellando qualsiasi ipotesi di riforma. Lupi ha provato ieri a trovare una mediazione. Lavorando con Renzi a un sistema spagnolo con soglia di sbarramento bassa. Nell’originale è intorno al 12-14 per cento, cifra irraggiungibile per Ncd, Scelta civica, Popolari di Casini, Sel.
Nel testo di compromesso verrebbe abbassata al 5 per cento alla Camera e all’8 per cento al Senato.
«Ma resta il punto chiave delle liste bloccate – ragiona Alfano – . Noi vogliamo le preferenze. Le liste bloccate fanno comodo solo a Berlusconi e a Renzi».
Il sindaco però non sembra fare dietrofront. È tornato ad attaccare i partiti piccoli in televisione, i loro veti, l’impossibilità  di governare con i ricatti quotidiani. Non li vuole tra i piedi.
Tra i piedi però ora c’è un fronte ampio del Pd. «Mai vista tanta rabbia in un gruppo dirigente», è la sfida che il segretario lancia contro bersaniani e dalemiani.
Lunedì comunque si vota il modello elettorale e «in direzione non hanno i numeri, non vanno da nessuna parte». Ma la rottura nel Pd sta diventando reale.
E la scissione non è più da escludere.
Ecco la partita. Renzi non può perderla. Ormai ha un folto gruppo di nemici, gliela farebbero pagare. «Solo un miracolo può salvare la legislatura», diceva ieri un ministro. Se il sindaco fa l’accordo con Berlusconi, il governo muore. Se lo fa solo con la maggioranza, muore lui il segretario e accetta un sistema che non gli piace, il doppio turno. Se trova un modello che tiene dentro Forza Italia, la maggioranza e Sel, fa il «miracolo», il capolavoro e ne esce vincitore. La vera medaglia sarebbe costruire in tre settimane un’intesa mai raggiunta in otto anni.
«Sarebbe il segno di novità  della politica, di credibilità , la vera risposta alla speranza delle primarie – spiega Renzi – . Lo so bene. Ma so anche che non voglio perdere tempo». Se si troverà  contro Letta e una parte del Pd, è pronto a denunciare il loro “ostruzionismo” dappertutto, a metterli all’indice. Con la forza mediatica del suo personaggio.
È possibile che la resa dei conti sia legata allo sprint finale, al momento di massimo conflitto prima di una pace e di una mediazione.
Ma certamente sembra difficilissimo recuperare un rapporto anche di semplice convivenza tra Letta e Renzi.

Goffredo De Marchis

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UN ALTRO CONDANNATO VUOLE INTERDIRE LA DEMOCRAZIA: RENZI IN SINTONIA CON IL CAVALIERE PER FAVORIRE SOLO I LORO DUE PARTITI E DECIDERE PURE GLI ELETTI

Gennaio 18th, 2014 Riccardo Fucile

“CON BERLUSCONI SINTONIA SU RIFORME E LEGGE ELETTORALE”: SPAGNOLO MODIFICATO, SBARRAMENTO ALL’8%, LISTINI BLOCCATI PIU’ PICCOLI E NIENTE PREFERENZE…LETTA TACE, ALFANO SI RIBELLA, LA PRESUNTA DESTRA MENDICA ALL’ANGOLO DELLA GARBATELLA

Renzi e Berlusconi ormai vanno d’accordo su tutto.
La “profonda sintonia” con la quale il leader democratico descrive l’esito dell’incontro fiume con Berlusconi (oltre due ore e mezza) nella sede del Nazareno si concretizza in poche righe: una riforma elettorale “che favorisca la governabilità , il bipolarismo (cioè loro due) ed elimini il potere di ricatto dei partiti più piccoli”, la riforma del Titolo V della Costituzione e abolizione del Senato e trasformazione in Camera delle Autonomie, senza elezione diretta dei suoi componenti .
Angelino Alfano reagisce, vuole fare la voce grossa: “Non faranno una riforma senza di noi o contro di noi”. E si scaglia contro le liste bloccate e di nominati.
Mentre Scelta Civica già  dice che il sistema “spagnolo” modificato potrebbe andare bene.
E il resto del Pd? Renzi si fa forte con la decisione che arriverà  con il voto di lunedì 20 nella direzione che già  a pieni voti (oltre 140 su circa 180) gli ha dato il mandato per le consultazioni con gli altri partiti (Forza Italia compresa).
Dallo “spagnolo” all’Italicum. Comunque senza preferenze
Qual è il metodo sul quale si sta realizzando un’intesa che da Pd e Forza Italia si sta allargando già  a Scelta Civica?
Sta diventando un mostriciattolo sulla base del metodo spagnolo. Qualcuno lo chiama già  Italicum o addirittura “ispano-tedesco” (alla fantasia non c’è limite).
“Favorire la governabilità , favorire il bipolarismo, eliminare il potere di ricatto dei partiti più piccoli” ha detto Renzi. Requisiti che aderiscono a tutti i tre i sistemi finora da lui proposti, e cioè quello spagnolo, il Mattarellum, e il cosiddetto “sindaco d’Italia”. Ma se vuole dialogare con Alfano e gli altri è difficile che si tratti del sistema spagnolo “puro” che ha circoscrizioni plurinominali piccole, in cui si eleggono 5-6 deputati con liste bloccate, su base proporzionale all’interno della stessa circoscrizione.
Tale sistema ha una soglia di sbarramento implicita altissima, del 10-15%, il che manderebbe in Parlamento solo i tre partiti maggiori (Pd, Fi e M5s) e con qualche colpo di fortuna e in alcune zone del nord la Lega Nord.
Ma se alle circoscrizioni plurinominali piccole si associa l’assegnazione dei seggi su base nazionale (senza la dispersione dei voti delle circoscrizioni, che si recuperano), i partiti medi potrebbero accedere al Parlamento.
E questo tipo di assegnazione ricorda in parte il modello tedesco, soltanto che in Italia si assegnerà  un premio di maggioranza alla più votata delle liste.
Elemento di trattativa con le altre forze della coalizione di maggioranza sarà  la soglia di sbarramento nazionale. La “profonda sintonia” va forse interpretata però anche con l’accordo ad evitare le preferenze (che inseriscono una competizione interna ai singoli partiti), in favore di listini bloccati di 5-6 candidati, che secondo la recente sentenza della Consulta non sarebbero incostituzionali.
Ma la protesta già  monta
“Mancano le preferenze”. Allarme da Pd, Ncd, Scelta Civica, Fratelli d’Italia…
E la contestazione all’imperitura assenza delle preferenze non è solo del Nuovo Centrodestra, ma anche di qualcuno del Pd.
“Avrei voluto sentir dire da Renzi che nell’accordo con Berlusconi si prevede anche di restituire ai cittadini le preferenze per la elezione dei parlamentari” commenta l’ex ministro Cesare Damiano.
”Resta un Porcellum sulla scelta degli eletti — rincara Gianluca Susta, capogruppo di Scelta Civica al Senato — Collegi piccoli o grandi, i deputati continueranno a sceglierli i capi”.
Penosa la dichiarazione di Giorgia Meloni: “Fdi è pronto a votare qualunque legge elettorale a una sola e imprescindibile condizione: che i parlamentari siano scelti dal popolo sovrano e non nominati da pochi ‘dittatori illuminati’.   A lei poco importa che vengano uccisi in culla i partiti piccoli, l’importante sono le preferenze: pronta a scattare sull’attenti alla chiamata di Berlusconi come sempre. Se avesse altre ambizioni penserebbe a tutelare il proprio partito del 2%
Perfino il presidente del Consiglio Enrico Letta sembra più sollevato: “L’incontro di oggi pare andare nella buona direzione” dice secondo fonti di Palazzo Chigi. “Siamo infatti da tempo convinti della necessità  di una riforma costituzionale de della legge elettorale che tenga insieme le forze di maggioranza e i principali partiti dell’opposizione”.
Accordo fatto. Ma anche no
Insomma, molti vivevano il faccia a faccia come il timbro sulla fine del governo. C’era chi diceva che Letta fosse già  sui blocchi di partenza, pronto a partire verso il Quirinale dove rassegnare le dimissioni. Stefano Fassina e Fabrizio Cicchitto sembravano andare d’accordo (per l’unica volta nella loro vita).
Invece ora l’unico dubbio che resta è se l’imboscata arriverà  in Parlamento.
Ma non da Forza Italia o dai Cinque Stelle.
Piuttosto dagli stessi parlamentari del Pd che a grande maggioranza non stanno con Renzi.

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LE RAGIONI PER CUI CON UN CONDANNATO NON SI DISCUTE

Gennaio 18th, 2014 Riccardo Fucile

COME IN CERTI QUARTIERI DI PALERMO, SE TI OCCUPANO ABUSIVAMENTE LA CASA POPOLARE PUOI SCEGLIERE SE ANDARE DALLA POLIZIA O DAL CAPOMAFIA DI QUARTIERE

Si può fare una riunione del consiglio scolastico con il professore pedofilo per discutere di programmi educativi dell’anno 2013/2014? Non si può. Non c’è da spiegare molto. Non si può. In Italia sta accadendo di peggio.
Tra poco saremo informati che un aspirante premier, leader del maggiore partito politico italiano, ha incontrato un pregiudicato per discutere di affari di Stato: una legge elettorale, l’abolizione del Senato elettivo.
Stiamo parlando di elementi cardine del sistema costituzionale.
I media italiani — t elevisione e carta stampata — stanno banalizzando l’evento in maniera imbarazzante. Quasi si trattasse della normale prosecuzione dell’uso del potere, che Berlusconi ha accumulato negli anni, e delle inevitabili (o evitabili) trattative politiche che si fanno con chi detiene una fetta di potere. Non è così.
Come diceva un diplomatico francese, “le forme non sono importanti, salvo quando vengono meno”.
In certi quartieri di Palermo, se ti occupano abusivamente la casa, puoi andare dalla polizia e dai giudici — e l’esito sarà  lungo, forse incerto — oppure ti rechi dal capomafia di quartiere.
Entro ventiquattr’ore l’abusivo sparisce. Ma non è gratis. Non perchè lo ‘zu ti chiede soldi, non è mica un poveraccio… quando sarà  ti presenterà  il conto.
Berlusconi è un personaggio condannato e interdetto. C’è un prima e un dopo, sebbene un’insistente ondata propagandistica tenti di confondere le acque.
Prima della condanna definitiva era una personalità  che a buon ragione risultava repellente a molti e — in nome del libero arbitrio — poteva piacere ad altri.
Dopo la sentenza della Cassazione il suo status è mutato per una sentenza emessa in nome del “popolo italiano”, che ha — dovrebbe avere — una valenza nazionale.
È una persona caratterizzata da una “naturale capacità  a delinquere mostrata nella persecuzione del (proprio) disegno criminoso”, come hanno sancito i giudici del processo Mediaset.
Con la fresca arroganza di chi è pervenuto a un posticino di potere per grazia del sovrano, l’economista Filippo Taddei membro della segreteria del Pd ha dichiarato l’altra mattina a Omnibus a chi gli chiedeva dei dubbi sull’incontro Renzi-Berlusconi: “Francamente non capisco il senso della questione”.
Peccato, perchè è ipotizzabile che abbia viaggiato in Europa e si sa per certo che ha vissuto negli Stati Uniti.
L’incontro tra un politico incensurato e un pregiudicato è inconcepibile in qualsiasi capitale democratica dell’Occidente.
Un evento del genere è escluso a Washington come a Berlino, a Parigi come a Londra. Nixon era stato eletto nel 1972 con 47 milioni di voti.
Nel momento in cui fu riconosciuto responsabile dei reati connessi allo scandalo Watergate, non fu più un interlocutore per nessuno. Punto.
I democratici americani hanno continuato ovviamente a trattare e fare politica con i repubblicani, ma il colpevole di reati era pubblicamente fuori gioco.
Perchè c’è un confine invalicabile tra l’onorabilità  pubblica prima e dopo una condanna.
Anzi nei paesi anglosassoni e a democrazia matura c’è anche un secondo confine, quello della condotta “appropriata” o “inappropriata”, che riguarda la correttezza del comportamento pubblico e prescinde dai procedimenti penali.
Per cui il politico, beccato con lo scontrino delle mutande messo in conto al contribuente, sparisce subito dalla circolazione e nessuno dei suoi sodali di partito grida al complotto. Semplicemente perchè “non si può”.
In Italia la classe politica rimuove costantemente questo discrimine di etica pubblica per cui i più grandi cialtroni possono gridare che non sono indagati, facendoci ridere dietro all’estero.
Ma pazienza. La maggioranza paziente si accontentava di aspettare le sentenze definitive della magistratura, augurandosi che avessero un senso erga omnes. Il fatto che da noi si voglia ora platealmente varcare il limite tra chi ha la titolarità  di buona fede per stare sulla scena pubblica è chi è interdetto per gravi reati costituisce un ulteriore allontanamento dell’Italia dallo standard dei paesi europei e occidentali. Dove “ulteriore” significa ammettere con tristezza che l’ultimo ventennio ha visto il nostro paese scendere sempre più in basso, ma c’era la speranza piccola, flebile, che il novembre 2011 e l’accertata criminalità  con sentenza definitiva dell’agosto 2013 potesse segnare un piccolo, graduale passo verso il ritorno all’Europa.
Diciamo, a scanso di equivoci, che a milioni di cittadini delle beghe interne del Pd non interessa niente.
E meno che mai interessa il politichese con cui il vertice imminente (o avvenuto) viene ammantato.
Ci sono invece milioni di cittadini, che pagano le tasse, e tanti milioni che a destra, centro e sinistra sentono il valore della legalità  e vorrebbero uscire dal degrado istituzionale.
E c’è quell’umanità  pulita vista due anni fa in Piazza del Popolo nel giorno di “Se non ora, quando?”. Questa Italia capisce perfettamente il “segno” di questo vertice voluto da Renzi, che cancella il confine tra ciò che è sostenibile nel costume democratico e ciò che non lo è.
Che mette sullo stesso piano della presentabilità  l’evasore e chi non lo è.
Raccontava Piercamillo Davigo che nei dibattiti, quando il discorso scivolava sul “tanto rubano tutti”, lui si fermava e domandava: “Lei ruba? Io no. Allora siamo già  in due”.
Tanto per rimarcare la frontiera.
Da oggi, nella società  di comunicazione visiva in cui siamo immersi, il messaggio è chiarissimo.
Tra Davigo e Berlusconi non c’è nessuna differenza.

Marco Politi
(da “il Fatto Quotidiano“)

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DE GIROLAMO, L’AUDIO-FORMAGGIO E I TOPI DI BENEVENTO

Gennaio 18th, 2014 Riccardo Fucile

LA PARTE DELLA CONVERSAZIONE DELLA MINISTRA CON PISAPIA NON TRASMESSA DAL TG5: I DUE DISCUTONO DELLA DERATTIZZAZIONE DELLA CITTà€, APPALTATA ALLA DITTA CHE L’HA GIà€ FATTA A CASA SUA

Anche la lotta contro i topi e le zanzare entra di diritto nel grande affaire De Girolamo.
Tra le tante questioni trattate dall’allora coordinatore del Pdl a Benevento nelle sue conversazioni con l’ex direttore amministrativo della Asl Felice Pisapia c’è anche l’appalto della derattizzazione che di lì a poco la Asl stessa avrebbe dovuto assegnare.
La allora coordinatrice del Pdl si interessò anche degli aspetti amministrativi della lotta alla pantegana sannita il 30 novembre del 2012.
È l’incontro a due nel quale probabilmente entrambi gli interlocutori registrano a futura memoria. Felice Pisapia lo faceva e oggi lo ammette.
Anche Nunzia De Girolamo, dopo avere gridato per giorni alle registrazioni abusive, non ha mai escluso di avere registrato la conversazione poi trasmessa parzialmente in tv.
La modalità  rocambolesca con la quale l’audio è giunto in via anonima al Tg5 lascia adito a molti sospetti.
Giovedì a Servizio Pubblico Michele Santoro aveva detto: “Abbiamo chiesto l’audio ma l’ufficio diritti Mediaset ci ha spiegato che non poteva darcelo perchè era di proprietà  dei legali della De Girolamo”.
Santoro aveva chiesto ai telespettatori: “Di chi è allora l’audio? Fate voi delle ipotesi”. Poi si era risposto più o meno così: “La De Girolamo dice che ricorda la conversazione. E certo, gliel’ha data il suo avvocato”.
Ieri è insorto proprio l’avvocato di Nunzia De Girolamo, Angelo Leone: “L’affermazione secondo cui la registrazione sarebbe di proprietà  della De Girolamo è falsa”. Anche l’altro legale del ministro, Gaetano Pecorella, dice di avere appreso dalla tv l’esistenza dell’audio.
Il deputato del Pd Umberto Del Basso De Caro avanza un sospetto: “Mi è parso molto più netto e nitido il tenore delle parole pronunziate dal ministro. In genere, sono più nette e nitide le parole pronunciate da chi registra”.
Certo la scena dell’incontro in quel caso ricorderebbe un incrocio tra una commedia anni Settanta tipo “Io registro perchè so che tu registri” e un musicarello di tarda scuola napoletana: “I sorrici, a’ ministra e ‘o malamente”.
Peccato non sia disponibile l’intero audio.
La manina ignota ha trasmesso al Tg5 solo la parte nella quale Nunzia De Girolamo ascoltava la tesi bislacca del complotto ai suoi danni e poi faceva un ritratto di se stessa che nemmeno Madre Teresa di Calcutta.
Al Fatto però risulta che il colloquio prosegua e venga nominato per esempio il direttore generale della Asl Michele Rossi.
Il ministro esprime qualche perplessità  sulle modalità  di gestione della gara sulla derattizzazione.
La questione è interessante perchè, stando a quanto risulta al Fatto, in una precedente registrazione del luglio 2012, Nunzia De Girolamo parla della disinfestazione realizzata a casa della sua famiglia, nella celeberrima villa di San Nicola Manfredi dove il “direttorio partitico-politico” come lo definisce il gip di Benevento (composto dal ministro, dai suoi due fidi collaboratori e dai manager dell’Asl) era riunito.
E, secondo quanto Felice Pisapia ha riferito alle tante persone con cui si è confidato, a svolgere il servizio a casa De Girolamo era stata la società  Sigeco amministrata da Luigi Raia che poi si è aggiudicata l’appalto della derattizzazione della città .
Se anche fosse vero, ovviamente, non vorrebbe dire nulla anche se Pisapia lo raccontava in giro ammiccando.
Nella seconda registrazione, De Girolamo in verità  sembrava perplessa su come stava andando la gara della derattizzazione di Benevento che poi consegnerà  l’appalto alla società  Sigeco.
Comunque il 30 luglio il direttore generale dell’Azienda sanitaria locale, Michele Rossi, uomo fidato di Nunzia De Girolamo, firma la delibera per l’indizione della procedura negoziata in merito al servizio di disinfezione, disinfestazione e derattizzazione per il periodo luglio-dicembre 2013.
L’importo dell’affidamento di sei mesi è di 605 mila euro più iva.
Il problema era molto sentito grazie anche all’attenzione dei media locali.
La tv Ntr24 scriveva sul suo sito internet a gennaio del 2013, poco dopo il colloquio De Girolamo-Pisapia: “Ci vorrebbe un pifferaio magico anche a Benevento… quelle che vi mostriamo nel video sono immagini girate da un nostro web spettatore. Via del Pomerio, ore 9 circa, un topo passeggia indisturbato sul marciapiede. Secondo i presenti era appena uscito dalle fogne. Beh, il topolino aveva anche ragione, la puzza che emanano i tombini è antipatica anche ai cittadini. Il problema rifiuti che la città  sta vivendo in questi giorni di certo non aiuta a tenere lontano i roditori”.
Stando a quanto raccontato da Felice Pisapia alle persone con cui si sfogava (non ai pm) nei mesi precedenti alla misura cautelare contro di lui, su quella gara della derattizzazione c’era una contesa.
Una società  di Caserta aveva interrotto nel 2012 un lungo dominio nel settore delle due società  Sigeco di Somma Vesuviana e Cidap di Avellino; e Sigeco, secondo Pisapia, avrebbe cercato un contatto con Nunzia De Girolamo.
Nelle registrazioni di Pisapia non consegnate ai pm, secondo il ricordo di chi le ha ascoltate, dovrebbe esserci anche un riferimento a un incontro realmente avvenuto tra Nunzia De Girolamo e un esponente della famiglia Raia.
Probabilmente non si parlava di ratti però, ma di politica. La famiglia Raia, infatti esprime anche un consigliere regionale di Forza Campania: Paola Raia.
Lei però al Fatto dice: “Non ho da tempo rapporti stretti con mio fratello. Non c’entro nulla con la società  di famiglia e ho visto una sola volta in un convegno il ministro”.

Vincenzo Iurillo e Marco Lillo
(da “il Fatto Quotidiano”)

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“SONO UNA RAGAZZA INGENUA”: AULA VUOTA PER LA DE GIROLAMO

Gennaio 18th, 2014 Riccardo Fucile

L’AUTODIFESA MELODRAMMATICA DI NUNZIA ALLA CAMERA

Passeggia nervosamente davanti agli uffici del governo, indossa gli auricolari.
Oggi, più che ministro o vicepremier, Angelino Alfano fa il guardaspalle di Nunzia De Girolamo. Travestito da scudo umano, la scorta nell’aula semi-deserta, la assiste nel primo quarto d’ora di autodifesa, poi se ne va: il bodyguard ha appuntamento con Giorgio Napolitano.
Lei continua a parlare per un’altra mezz’ora, di fronte alla platea scarna che nel momento di massima capienza è arrivata a toccare il numero di 86 deputati, cinque sottosegretari e due ministri (Maurizio Lupi e Gaetano Quagliariello).
Clima soporifero, tant’è che i fotografi si agitano per poco: basta che lei, il ministro dell’Agricoltura, si rassetti i capelli.
Eppure è il grande giorno, quello che i 5 Stelle prima e il Pd poi, chiedevano a gran voce: venga a spiegare in Aula, chiarisca questa storia dell’Asl, di Benevento e del “chi comanda”. Le è toccato farlo di venerdì 17 ma a guardare la faccia di suo marito, il democratico Francesco Boccia, il problema non sembra la sfortuna.
È quell’aula disertata anche dall’opposizione (11 grillini presenti), sono le “zone d’ombra” denunciate dai principali azionisti della maggioranza, che nemmeno l’arringa di 45 minuti è riuscita a dissipare.
Non basta la fermezza con cui la De Girolamo ripete i “mai”, a proposito delle pressioni, delle nomine e dei controlli. Non basta fare leva sulle “attività  di spionaggio illegali a mio danno”, ovvero sulle registrazioni fatte dall’ex direttore dell’Asl di Benevento Felice Pisapia durante i colloqui con il ministro: “Le intercettazioni — la smonta il Pd Umberto Del Basso De Caro, tra gli accusati del complotto contro la De Girolamo — non sono abusive per la potente ragione che non sono intercettazioni. Si tratta di trascrizione di conversazioni tra presenti, pacificamente ammissibili dal codice di rito non come atti ma come documenti”.
Nunzia De Girolamo si aggrappa a quell’intrusione nella sua vita privata, confida nella solidarietà  dei colleghi: “Stiamo parlando di conversazione di un parlamentare, esattamente un parlamentare come voi”.
Li interroga: “Può esserci un’autorità  etica in grado di giudicare sul livello gergale delle nostre espressioni all’interno delle nostre abitazioni private o delle mura delle nostre segreterie politiche?”.
Tira in ballo la “patologia post parto” che la obbligava a ricevere a casa. Dice che sua figlia non potrà  “mai e poi mai” pensare che sua madre abbia “calpestato quella bandiera alla quale si inchina ogni mattina quando entra in ufficio”.
Il melodramma funziona, ma chiarire è un’altra cosa.
Il bar dell’ospedale da affidare allo zio? Le pressioni per far cacciare il gestore? Quella frase: “Manda i controlli e vaffanculo”? “Una battuta, del tutto decontestualizzata, legata ad altre vicende che, in quel momento, stavano interessando la struttura ospedaliera e che creavano disagio sociale”, spiega — si fa per dire — il ministro in Aula.
E i Nas che arrivano 5 mesi dopo? “Qualcuno abbia il coraggio di dire che li ho inviati io”.
Quanto al “direttorio politico-partitico” che secondo i magistrati avrebbe gestito l’Asl, si schernisce la De Girolamo, da deputata Pdl “ho seguito sul territorio tante vicende, ma sempre e soltanto nell’interesse esclusivo della buona sanità  e giammai per interessi personali o elettorali”.
E ancora, le nomine: il direttore generale dell’Asl di Benevento Michele Rossi diceva “Nunzia, non resterò un secondo su quell’Asl se non per te e con te”?. Coincidenze, visto che lei ha detto sempre “no” e “adesso mi fanno pagare anche questo”.
Se ne va “con la coscienza in pace” e “il cuore in subbuglio”.
Ma se la mozione di sfiducia presentata dai 5 Stelle venisse calendarizzata, non è detto che il ministro ne uscirebbe indenne.
Nel PD più di qualcuno ricorda il caso di Josefa Idem, che si dimise per aver pagato l’Imu sulla sua palestra come se fosse una prima casa: “Decisamente un altro stile”, dicono i deputati Laura Coccia e Andrea De Maria.
La renziana Simona Bonafè chiede alla De Girolamo “di fare un passo indietro”. Nicodemo Oliverio, firmatario dell’interpellanza, insiste: “Saremo esigenti”. Poi alza il sopracciglio: “Una si può anche difendere, ma mica si può mettere una medaglia…”.
Lei non solo se la appunta, ma la sfoggia a Otto e mezzo, 12 ore più tardi.
Si presenterà  a Lilli Gruber come una “ragazza ingenua in un mondo di lupi”. Abbastanza sicura di sè, però, per dire che resta ministro dell’Agricoltura.
Almeno “finchè c’è questo governo”

Paolo Zanca
(da “il Fatto Quotidiano“)

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BASE PD IN RIVOLTA: “CON IL CAVALIERE SUL PALO DELLA LAP DANCE?”

Gennaio 18th, 2014 Riccardo Fucile

“AVEVI DETTO CHE AVRESTI ASFALTATO BERLUSCONI. FORSE INTENDEVI CON LA SALIVA?”

I militanti democratici si mobilitano sul web contro la visita di Silvio Berlusconi a largo del Nazareno, sede nazionale del Pd.
Il faccia a faccia tra Matteo Renzi e il leader di Forza Italia scatena la protesta degli elettori di centrosinistra che prendono d’assalto i social network democratici.
A cominciare dalla pagina facebook del segretario democratico.
“Le regole del futuro della nazione le scrivi con uno che dovrebbe stare in galera o ai domiciliari? Auguri, mai più Pd”, è il messaggio che arriva ad esempio da Gaetano Ferrari.
Dello stesso tenore la stragrande maggioranza degli interventi, dove spiccano quelli dei renziani delusi. Come Maria Rosa Badagliacca, che fa un appello al segretario: “Scrivo direttamente a lei e non al Pd, perchè non voglio riconoscere quale volontà  del partito che ho votato fino ad oggi, quella di stringere qualsivoglia accordo con un bieco pregiudicato. Mi sono illusa che il nostro partito cominciasse a parlare veramente di progetti politici, invece di perpetuare il ventennale sterile antiberlusconismo. Ma questo non significa andarci necessariamente a braccetto”.
Una lettera a Renzi porta la firma di Elettra Montagnari, che esprime in forma colorita lo scetticismo verso la riuscita della trattativa: “Caro Matteo Renzi, segretario del mio ex partito. Oggi alle 16 diciamo addio alle nostre ultime speranze di cambiamento. Non capisci che il berlusca è capace di mangiarti al Nazareno e cacarti in Francia?”. Maurizio Pighi è fortemente polemico con l’iniziativa di Renzi: “Incontrerai anche qualche capo mafioso, visto che anche loro rappresentano un pezzo d’Italia?”.
Non meno dura la contestazione di Vincenzo Gorgone: “Sono un iscritto Pd e pago la tessera perchè credo nella politica per cambiare. Non capisco la tua ostinazione a parlare con Berlusconi, condannato e interdetto in via definitiva dai pubblici uffici. Uno a cui è stato ritirato il passaporto. Così offendi noi cittadini onesti che votiamo Pd”.
Protesta in chiave storica, quella di Massimo Paglino che si affida alla memoria e cita una dichiarazione di Renzi del 15 settembre 2013: ‘se andiamo al voto, berlusconi lo asfaltiamo’, dice il leader dem.
Commento caustico: “asfaltarlo? sì, con la saliva”.
Stefano Mereu è di poche parole: “Che vergogna, non ti voto più”, lascia scritto sulla bacheca del segretario pd.
Non mancano però i commenti a favore, che tuttavia sono in netta minoranza.
A parte i sostenitori di Renzi alle primarie, che polemizzano con l’opposizione interna al partito, risaltano i commenti isolati di elettori che non fanno parte del bacino tradizione dei democratici. “Non ho mai votato per il Pd, ma se continua così le garantisco il mio voto!”, scrive ad esempio Elia Valdemarca.
Ma sono voci sparute, in un profluvio di interventi molto critici, pubblicati a ritmo continuo. “Tu eri quello che criticava gli altri esponenti del Pd perchè parlavano con Berlusconi. Dicevi: ‘Basta parlare con lui perche’ è game over’.Ed oggi ritieni imprescindibile andare a parlare con un condannato in via definitiva”, ricorda Gianmarco Franceschini.
L’incontro Renzi-Berlusconi dà  nuova linfa all’antiberlusconismo militante. Oggi si affida molto di più all’ironia. Come fa Mariano Occhionero, che commenta caustico: “Silvio in visita al Pd? e dove lo tenete il palo della lapdance?”

(da “Huffingtonpost”)

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“VERGOGNA, NON SI TRATTA CON I CRIMINALI”: BERLUSCONI ACCOLTO DAL LANCIO DI UOVA AL NAZARENO

Gennaio 18th, 2014 Riccardo Fucile

INIZIATO IL FACCIA   A FACCIA CON RENZI NELLA SEDE DEL PD

Ore 16: Silvio Berlusconi è arrivato, puntualissimo, nella sede del Pd, in via del Nazareno, per l’incontro co n il segretario Matteo Renzi.
Il Cavaliere è arrivato in auto da Palazzo Grazioli ed è entrato da un ingresso secondario seguito dal pulmino della scorta.
Accoglienza caratterizzata da una contestazione. Alcun hanno gridato «vergogna, vergogna». E po: «non si tratta con i criminali». Lanciate anche uova finite sul cofano.
RENZI, GLI INCONTRI DELLA MATTINA
In mattinata il sindaco ha i incontrato il segretario di Scelta civica, Stefania Giannini, e il segretario del Psi, Riccardo Nencini.
Renzi è poi partito per Roma dove, nella sede del Pd alle 16, è partito il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi.
«NO SENSAZIONI ROTTURA»
«Non ho avuto alcuna sensazione di rottura». Lo ha detto Giannini dopo l’incontro con Renzi. «Abbiamo discusso del ruolo del Senato, del titolo V della Costituzione e della legge elettorale», ha aggiunto.
«Si va con un accordo di maggioranza perchè Renzi sta dialogando con il Nuovo centrodestra, quindi credo che ci sia la base per potersi confrontare. Se invece Renzi trovasse un’intesa con Berlusconi sul modello spagnolo, sarebbe un tavolo parallelo e allora credo che ci sarebbero problemi.Ma non mi sembra di aver colto questa volontà ».
NENCINI
«È giusto che Renzi incontri Berlusconi», ha detto Nencini dopo aver incontrato il sindaco di Firenze. «Sulle regole del gioco non va escluso il dialogo con l’opposizione», ha aggiunto il segretario del Psi.
«È possibile trovare l’accordo di maggioranza che tenga dentro anche la parte più rilevante delle opposizioni. Renzi ha ben presente che c’è un governo e che ci sono le opposizioni. La legge elettorale è una parte della riforma complessiva che vede la trasformazione del Senato e la riforma del titolo V».
CICCHITTO: COME PATTO RIBBENTROP-MOLOTOV
Paragone storico da parte di Fabrizio Cicchitto. «Se quanto leggiamo corrispondesse al vero, significherebbe che Renzi e Berlusconi stanno firmando il patto Molotov-Ribbentrop che portò alla spartizione della Polonia tra Stalin e Hitler».
Così in un’intervista al Quotidiano Nazionale l’esponente dell’Ncd, secondo il quale «sarebbe un’operazione aberrante e noi non ci stiamo».
Secondo il collega di partito Maurizio Lupi «quello che non sarebbe comprensibile è un accordo tra Pd e Forza Italia sulla legge elettorale senza che parte della maggioranza venga coinvolta», dice il ministro delle Infrastrutture in un’intervista al Messaggero.
«Se vogliamo confrontarci siamo più che disponibili, a condizione che non ci si chieda di accettare una legge elettorale che spinge al bipartitismo, eliminando tutte le sensibilità  diverse».
MARONI: «INCONTRO INTERESSANTE»
Il presidente della Regione Lombardia giudica «interessante» l’incontro Renzi-Berlusconi, «che può segnare la fine del governo Letta. La mia impressione», ha detto Roberto Maroni, «è che Renzi voglia andare a elezioni anticipate, come Berlusconi, a maggio. Oggi vedremo, ma mi pare una strada segnata».
CASINI: «MODERATI PROPOSITIVI»
«Renzi non ha il monopolio del dialogo con Berlusconi. I moderati italiani devono essere propositivi e non devono farsi attanagliare dalla paura», è l’opinione di Pier Ferdinando Casini.
«Ben venga l’incontro tra Renzi e Berlusconi: non precipitiamo le cose, aspettiamo e vediamo cosa accade, non è il caso di fare proclami. Nessuno ha il monopolio della verità , basti pensare alle critiche in Spagna al loro sistema elettorale», ha detto il leader dell’Udc. «Auspico che anche noi moderati parliamo con Forza Italia e e le altre componenti dell’opposizione per individuare una possibile soluzione».

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“BERLUSCONI, GRAZIE A MATTEO, NON E’ PIU’ L’IMPRONUNCIABILE”, PAROLA DEL MATTINALE

Gennaio 18th, 2014 Riccardo Fucile

ESULTA L’ORGANO DI INFORMAZIONE DI FORZA ITALIA

Silvio Berlusconi non è più l’impronunciabile grazie a Matteo Renzi. Parola del Mattinale, la newsletter di Forza Italia, che nell’imminenza dell’incontro tra il segretario del Pd e l’ex premier per discutere della riforma della legge elettorale, fa salire la temperatura.
E sfida la minoranza bersaniana del Pd e i partiti che sostengono il governo, a partire dal Nuovo centro destra di Angelino Alfano.
“Renzi incontrando Berlusconi introduce come caposaldo di questa fase della storia italiana la pacificazione. Berlusconi non è più l’Impronunciabile, e perciò perde anche quell’alone mistico, negativo ma mistico, che rendeva ogni contesa elettorale una guerra tra il Bene e il Male. E con ciò Berlusconi diventa battibile, proprio perchè normale avversario. Roba rivoluzionaria.”
Il Mattinale stuzzica i più suscettibili anche sul luogo dell’incontro.
“L’incontro si tiene nella sede del Pd. Con questa scelta Renzi riafferma il suo ruolo di padrone del partito davanti a una minoranza che in primis non voleva l’incontro con il “pregiudicato” Berlusconi. Poi voleva imporre che almeno non si facesse lì. Paura che gli entrasse il Diavolo in casa? Si rassegnino, con Renzi il Diavolo, che impedisce la normalizzazione della politica italiana, sono loro: epigoni di un’ideologia che ha bisogno di demonizzare il Nemico. La presenza di Berlusconi esorcizza quei locali.” La newsletter di Forza Italia pone l’accento anche sul quando e lancia una stoccata ad Alfano.
“When. Quando. Oggi. Al momento giusto per consentire di sbrigare la nuova legge elettorale in tempi stretti, eventualmente per l’election day del 25 maggio. Al momento Alfano ora minaccia: “Se si va sul sistema spagnolo il Nuovo centrodestra esce dalla maggioranza e il governo cade”. Si mettesse il cuore in pace: l’accordo sulla legge elettorale si troverà , e speriamo in questa direzione. Quindi ringraziamo anticipatamente il ministro dell’Interno: grazie al suo contributo voteremo prestissimo e l’Italia e gli italiani ne beneficeranno.

(da “Huffingtonpost“)

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