Destra di Popolo.net

BERLUSCONI RAGGIANTE: “E’ IL GIORNO DEL MIO RITORNO, COME SE LA SENTENZA DELLA CASSAZIONE NON CI FOSSE MAI STATA”

Gennaio 19th, 2014 Riccardo Fucile

“GRANDE SINTONIA CON MATTEO, CANCELLEREMO I PICCOLI PARTITI, ALFANO E LA LEGA SARANNO COSTRETTI AD ALLEARSI CON NOI”…E GUARDA AD ALFIO MARCHINI

«Renzi si è rivelato un interlocutore serio non solo politicamente, ma anche umanamente. La sintonia non è di facciata. E la Terza Repubblica può nascere davvero…». Alle 20,45 di sabato sera, su un’auto blu con i vetri oscurati che fende il traffico della Capitale diretta all’aeroporto di Ciampino, c’è un Silvio Berlusconi che definire «raggiante» è poco.
I pochi che riescono a mettersi in contatto con lui, quando dalla fine del faccia a faccia con Matteo Renzi sono trascorse due ore scarse, sentono dall’altra parte del telefono «un uomo rinato».
«Quasi come se quel maledetto agosto e la condanna in Cassazione non ci fossero mai stati», azzarda una delle primissime file di Forza Italia dopo avergli parlato.
Per quanto i suoi stessi uomini escludano che «il Presidente abbia discusso del suo caso personale nella sede del Pd», e per quanto l’euforia rimanga al di fuori sia dal video registrato a Palazzo Grazioli sia dalla nota ufficiale, è evidente che l’accensione dei motori della «grande riforma» conferisce un’aura di verità  alla scommessa che l’ex premier aveva fatto coi suoi in mattinata. «Il tema di oggi non sono Letta o Alfano. Vedrete, oggi sarà  il giorno del mio vero ritorno in campo…».
La formula magica c’è. E viene pronunciata più volte, durante il summit. «Spagnolo corretto».
Sì,«sul modello spagnolo noi ci stiamo», è il modo in cui lo chiama Berlusconi, anche di ispanico il modello ha soltanto qualcosa. «Sono pronto a garantire sul sostegno pieno dei miei deputati», è la garanzia di cui il Cavaliere si fa carico per dare un’ulteriore assicurazione al Pd.
Piuttosto, è l’interrogativo che viene girato ai Democratici, «siete sicuri che i vostri lo voteranno anche nel segreto dell’urna?».
Alla «svolta» vera, almeno sulla carta, manca solo un dettaglio. Lo stesso che Berlusconi confesserà  a chi lo aspetta a casa, a Palazzo Grazioli, a incontro finito.
«Io e Renzi siamo d’accordo su un modello che cancelli il potere dei piccoli partiti. L’unica cosa su cui ancora non ci stiamo è la definizione del premio di maggioranza…».
Ed è un dettaglio su cui gli sherpa di Pd e Forza Italia discuteranno entro lunedi’, termine che Renzi ha fissato come «dead line» per la stesura della proposta.
Ma per capire quello che Berlusconi ha in mente bisogna fare, rispetto al vertice del Nazareno, un salto indietro di quarantott’ore.
«Quel Renzi ha coraggio da vendere. Tanto che secondo me», aveva confidato durante una cena, «alla fine la scissione dentro il Pd ci sarà ».
Al contrario, era stata la subordinata, «noi non rischiamo nulla. Alfano sarà  alleato con noi e, alle brutte, si voterà  col proporzionale puro».
Già , ma quando? Nonostante ripeta – come ha fatto anche al Nazareno — che «noi vogliamo le elezioni anticipate», il Cavaliere non ha alcuna fretta di andare alle urne. E questa dichiarazione d’intenti starebbe anche in un messaggio informale che da Arcore avrebbe già  raggiunto il Quirinale.
«Ho bisogno di tempo per ringiovanire Forza Italia», era stato il pensiero messo a verbale prima di sorprendere i commensali con un colpo da teatro.
«Ho saputo che Alfio Marchini farà  una lista per candidarsi a premier», ha scandito. «È un personaggio che mi piace. E che vorrei portare tra i nostri…».

Tommaso Labate
(da “il Corriere della Sera”)

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PRONTI A DIRE NO A RENZI: DIREZIONE PD DI FUOCO, SENZA PREFERENZE LA MINORANZA VOTERA’ CONTRO LA LEGGE ELETTORALE

Gennaio 19th, 2014 Riccardo Fucile

L’OPPOSIZIONE INTERNA CHIEDE UN REFERENDUM DA SOTTOPORRE AGLI ISCRITTI

Sulle liste bloccate e l’impossibilità  di scegliere il proprio rappresentante in Parlamento, la minoranza del Pd è pronta a dare battaglia.
Anche votando contro alla proposta sulla riforma della legge elettorale che il segretario Matteo Renzi presenterà  lunedì pomeriggio alla direzione del partito. All’indomani dell’incontro tra il sindaco di Firenze e Silvio Berlusconi, in cui pare si sia trovata “profonda sintonia” su un modello spagnolo modificato proprio con liste bloccate e senza preferenze, in casa democrat sale la temperatura.
E i 35 che la scorsa settimana si erano astenuti potrebbero decidere, in un incontro in programma prima prima della direzione, di dire no al loro leader.
Lo afferma in modo chiaro all’HuffPost l’ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano: “Se la proposta di Renzi in direzione prevede le liste bloccate e non dà  la possibilità  agli elettori di scegliere il proprio rappresentante anche tramite le preferenze, io credo che si debba votare contro”.
E aggiunge: “La soluzione delle ‘parlamentarie” adottata la volta scorsa dal Pd non può più funzionare, anche perchè i soliti noti vanno nei listini sottraendosi così a qualsiasi voto democratico”.
Lo stesso pensa il bersaniano Alfredo D’Attorre: “Do per scontato un voto contrario – dice ad HuffPost – se si propongono liste bloccate che sono inaccettabili”.
L’ex responsabile per le Riforme continua: “Mi pare che siamo davanti a una doppia capitolazione: il Pd abdica al doppio turno e alla scelta dei propri parlamentari”. D’Attorre non risparmia una stoccata a Renzi: “Non credo che il segretario abbia ottenuto 2 milioni di voti alle primarie per riformare la legge elettorale con un mini Porcellum”.
Riprende l’idea di consultare gli iscritti sul sistema di voto, lanciata già  da Stefano Fassina, l’ex responsabile Giustizia Danilo Leva: “Bisognerebbe chiedere a loro cosa ne pensano – dice -. Renzi non ha ottenuto un mandato in bianco e ha l’onere di indicare un percorso unitario: quello del segretario è un lavoro complicato”.
Mentre non si sbilancia sul voto contrario in direzione: “Dobbiamo ancora valutare – spiega – lo faremo prima dell’inizio della direzione”.
Critico anche il presidente dell’assemblea del Pd, Gianni Cuperlo: “Credo che sia importante e irrinunciabile – evidenzia – restituire ai cittadini elettori la possibilità  di scegliere il loro rappresentante”.
Lo sfidante di Renzi alle ultime primarie aggiunge: “Il segretario si è limitato ad indicare i criteri ispiratori di governabilità  e a togliere il potere di veto a quello che lui, se non sbaglio, ha definito i piccoli partiti: vedremo in sede di direzione il testo e il merito”.

(da “Huffingtonpost“)

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BERSANI NON HA GRADITO L’INCONTRO CAV-RENZI

Gennaio 19th, 2014 Riccardo Fucile

DURANTE LA VISITA IN OSPEDALE BERSANI HA ESPRESSO LE SUE PERPLESSITA’ AL SEGRETARIO PD

Pier Luigi Bersani non ha gradito il fatto che l’incontro fra il segretario del Pd Matteo Renzi e il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi sia avvenuto nella sede del Pd.
Lo rivelano all’agenzia Lapresse fonti vicine all’ex segretario del Partito democratico al termine della visita di Renzi all’Ospedale Maggiore di Parma, durata circa tre quarti d’ora.
Notizia confermata all’Huffpost da altre fonti vicine al politico emiliano. In ogni caso avrebbe molto apprezzato la visita del suo successore.
Ospitare Berlusconi al Nazareno, avrebbe detto Bersani, sembra riaprire, dopo l’ultimo 20ennio, una parentesi che sembrava chiusa.
L’esercizio della leadership, avrebbe aggiunto l’ex segretario Pd, va fatto tenendo conto delle diverse sensibilità .
A quanto si apprende sempre dalle stesse fonti, Bersani avrebbe augurato a Renzi buon lavoro, trattandosi del loro primo incontro dopo l’esito delle primarie.
Il giudizio sulla proposta di legge elettorale di Matteo Renzi da parte di Bersani invece sarà  pronunciato solo dopo la presentazione del testo, lunedì, in direzione Pd. Il giudizio verrà  dato in base alla distanza tra la proposta di Renzi e il doppio turno. Secondo le fonti di Lapresse, infatti, il modello spagnolo, a parere di Bersani, presenterebbe due criticità : la prima riguarda la presenza delle liste bloccate, che riporterebbero al Porcellum bocciato dalla Consulta; la seconda il problema della governabilità  legata al premio di maggioranza.
Bersani, però, spiegano le fonti, ha intenzione di valutare domani la proposta senza pregiudizi.
Uscito dalla terapia intensiva da pochi giorni, Pier Luigi Bersani ha in questi giorni finalmente potuto ricevere le prime visite al di fuori della cerchia stretta dei famigliari e oggi sono andati a trovarlo a Parma Romano Prodi e Matteo Renzi.
L’ex premier è arrivato a Parma verso ora di pranzo ed ha portato all’amico Bersani una scatola di sigari in dono e insieme, lo ha raccontato, hanno parlato di tutto, ‘dall’Impero romano a oggì. E quel riferimento non è casuale perchè sul comodino dell’ex segretario Pd all’ospedale Maggiore, in una stanza da due letti che al momento occupa da solo, c’è anche un numero del National Geographic di argomento storico.
L’ex leader del Pd ha ripreso a leggere: sta finendo ‘Mia suocera beve’, di Diego de Silva, e segue da vicino le vicende politiche con il suo iPad.
A metà  pomeriggio è stata la volta di Renzi.
Il sindaco di Firenze aveva annunciato giovedì durante la direzione che, vista l’impossibilità  di Bersani di essere presente ai lavori, sarebbe andato personalmente a parlargli della legge elettorale e così è stato.
Certo, nessuno avrebbe mai pensato che il primo incontro a faccia a faccia tra il nuovo segretario del Pd e il suo predecessore sarebbe stato in una stanza di ospedale.
Hanno chiacchierato un’oretta e si è trattato, a quanto riferito, di un’incontro cordiale. E prima che Renzi se ne andasse, da un’uscita secondaria così come all’ingresso per evitare i cronisti, Bersani lo ha salutato augurandogli: “Buon lavoro”.

(da “Huffingtonpost“)

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L’ARROGANZA DEL CONDANNATO: “ENRICO PER SAPER COM’E’ ANDATA CON SILVIO HA DOVUTO CHIAMARE LO ZIO”

Gennaio 19th, 2014 Riccardo Fucile

RENZI HA RAGIONE, “NE HA FATTE PIU’ LUI IN UN MESE CHE ALTRI IN SETTE ANNI”: DI CAZZATE OVVIAMENTE

“Enrico Letta per sapere com’era andato l’incontro con Berlusconi e cosa avevamo deciso, ieri ha dovuto chiamare lo zio…”.
È questo il commento sarcastico di Matteo Renzi, ripreso dalla Stampa, dopo l’incontro nella sede del Pd con Silvio Berlusconi in cui si è stata trovata “profonda sintonia” sulla riforme e in particolare su quella della legge elettorale.
“Letta – spiega il sindaco di Firenze – dovrebbe ringraziarmi, invece dice che è merito suo”.
Soddisfatto, dunque: ma solo parzialmente e – come si usa dire in questi casi – con molti sassolini da togliersi dalle scarpe.
Il primo riguarda Enrico Letta col quale – nonostante gli sforzi reciproci – proprio non riesce a trovare una sintonia : “Se va in porto l’intesa – dice Renzi – il suo governo è salvo. Dovrebbe ringraziarmi, e invece va mettendo in giro la voce che se si troverà  un’intesa su una nuova legge elettorale è per merito suo, per la sua mediazione. Ma credo che tutti abbiano capito che lui non c’entra niente col lavoro che stiamo facendo. Per sapere com’era andato l’incontro con Berlusconi e cosa avevamo deciso, ieri ha dovuto chiamare lo zio…”.
Il segretario del Pd ce l’ha anche con la minoranza del suo partito, che nei giorni scorsi aveva alzato la voce contro la sua iniziativa di incontrare il Cavaliere.
“Lunedì – continua Renzi – faremo la direzione e vedremo che cosa accadrà . Il modello al quale stiamo lavorando mi pare possa funzionare, ma ciò nonostante sono sicuro che in molti voteranno contro. Diranno che il sistema che il Pd preferisce è il doppio turno… Anche a me sarebbe piaciuto il doppio turno, ma non ci sono i numeri per approvarlo, e bisogna farsene una ragione”.
Il segretario, insomma, teme un’altra direzione tesa e nervosa quanto quella di qualche giorno fa. Immagina già  bersaniani e dalemiani in campo contro di lui.
“Fa niente, faremo i conti anche con loro. Intanto, però, ho fatto sapere a Bersani che se ha voglia e se la sente, oggi vado a Parma a trovarlo in ospedale per raccontargli a che punto della faccenda siamo arrivati e come pensiamo si potrebbe chiudere. Aspetto solo di sapere da Vasco Errari se Pier Luigi ne ha voglia e se la sente…”.
Povero Bersani, è proprio vero che le disgrazie non arrivano mai sole…

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EUGENIO SCALFARI SCARICA RENZI: “PER FARE LA SCARPE A LETTA HA TIRATO DENTRO SILVIO”

Gennaio 19th, 2014 Riccardo Fucile

“BERLUSCONI È RISORTO, DA IERI DI FATTO IL CAVALIERE E’ ENTRATO NELLA MAGGIORANZA”

Eugenio Scalfari, ospite da Lucia Annunziata a ‘In ½ h’, parla dell’incontro tra il segretario e il leader di Forza Italia, critica l’intesa fra i due e addebita a Renzi l’onere di aver ritirato nel dibattito politico il Cavaliere.
E aggiunge: “Non credo a un Letta Bis, al massimo ci sarà  un rimpastino”
Il fondatore di Repubblica tira le orecchie al sindaco: “Non si può essere in piena sintonia con un pregiudicato”.
“Berlusconi è risorto”
“La guerra è finita? La sinistra è molto disorientata. Quello che succede è sconcertante e storico. Berlusconi era uscito dalla scena: lo ha fatto una prima volta con Monti (anche se il suo partito restava e cedeva il passo a un governo di necessità ) e lo ha fatto dopo la decadenza. Ma dopo l’incontro con Renzi è cambiato l’architrave della politica italiana: “Berlusconi è risorto e da sabato di fatto è entrato nella maggioranza”.
“Sono cambiati in peggio i tempi. La gente vota Grillo per scassare il Paese e Renzi per rompere il Partito democratico”
“Sono cambiati in peggio i tempi. Oggi è difficile per l’elettorato identificarsi. Molta gente ha votato Renzi per distruggere il Partito Democratico. Molta gente invece ha pensato “Voto Grillo così scasso il Paese”. Ma così è impossibile andare avanti. Perchè è una follia pensare che si possa ripartire da zero”.
“Questo accordo prevede una stabilità  fino al 2015”
“Questo accordo prevede una stabilità  fino al 2015. È vero, Berlusconi ha ancora il 20% dei suffragi ma Renzi dovrà  affrontare il problema di trattare con una persona che è ai servizi sociali”
“Non credo al Letta Bis, al massino un rimpastino limitatissimo”
“Un eventuale Letta Bis è una eventualità  remota perchè non si possono cambiare molti ministri. In quel caso Letta non avrebbe vita facile: con Grillo e Renzi sarebbe difficile riottenere la fiducia. Non credo al Letta Bis, al massino un rimpastino limitatissimo”
“Il vero scontro sarà  tra Renzi e Letta”
“Renzi vuole sostituire Letta. E per farlo ha tirato in mezzo Berlusconi. Di fatto riabilitandolo. Berlusconi non dava più carte da alcuni mesi. Anzi le aveva perse dal mazzo. Adesso rientra in gioco. Renzi è andato anche oltre, dicendo di provare ‘profonda sintonia’ con il Cavaliere. Non si può essere in sintonia con un pregiudicato. Le parole sono come pietre”

(da “Huffingtonpost“)

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FASSINA: “MI SONO VERGOGNATO, L’INCONTRO E’ STATO UN ERRORE POLITICO, SI SENTA IL PARERE DEGLI ISCRITTI”

Gennaio 19th, 2014 Riccardo Fucile

ATTACCO FRONTALE A RENZI: “PREOCCUPANTE LA PROFONDA SINTONIA CON IL CAVALIERE”… “SI TRATTA DI UN PORCELLUM TRUCCATO”

“Mi sono vergognato, l’incontro con Silvio Berlusconi non andava fatto ed è stato un errore politico”. È questo il commento dell’ex viceministro dell’Economia Stefano Fassina, a “L’intervista di Maria Latella” su Sky Tg24, riguardo all’incontro tra il segretario del suo partito, Matteo Renzi e l’ex premier nella sede del Pd.
Fassina aggiunge che “la profonda sintonia” trovata da Renzi con il Cavaliere “è preoccupante”.
Mentre sull’accordo su un presunto modello ispanico come sistema elettorale, l’esponente della minoranza Pd dice: “È un Porcellum truccato con le liste bloccate. È meglio il doppio turno”.
Poi fa una proposta: “Bisognerebbe sentire online il parere degli iscritti al Pd sulla riforma della legge elettorale”.
“Andava coinvolta Forza Italia – continua l’ex viceministro – per la legge elettorale, ma quel partito ha dei capigruppo. Abbiamo votato per l’interdizione politica di Berlusconi dopo la condanna definitiva, da ieri pomeriggio la legge è un po’ meno uguale per tutti. Così diamo ossigeno a quella destra che ha scelto gli interessi personali di Berlusconi prima di quelli del Paese”.
Fassina poi spiega: “Non farò alcuna scissione, il Pd è il mio partito e ci credo, con Cuperlo abbiamo fatto un bel cammino e continueremo a farlo”.
“Sono abituato ad andare controcorrente. Quando dicevo che la lettera della Bce non andava bene, alcuni di quelli che ora dicono di sforare il 3% dicevano che dovevo andare via dal partito…, ricorda, “bisogna avere pazienza. C’è un circuito politico-mediatico molto segnato da conformismo, poi di fronte alla realtà  si cambiano posizioni”.

(da “Huffingtonpost”)

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LETTA RESTA MA DEVE CAMBIARE I MINISTRI. E ALFANO PIAZZA LA TRAPPOLA

Gennaio 19th, 2014 Riccardo Fucile

IL PRIMO VEDE LA POSSIBILITA’ DI RESTARE AL GOVERNO, IL SECONDO LA CERTEZZA DI MORIRE SOTTO SILVIO E MINACCIA: “GLI BOCCIAMO TUTTO IN SENATO”

Due ore passate a telefonare e l’altro, ingrato, a non rispondere. Così ha passato le due ore e mezza dell’incontro del Nazareno Enrico Letta: a premere sull’icona “Matteo Renzi” sul suo cellulare e a sentire gli squilli a vuoto dall’altra parte.
Quando tutto è finito nella sede del Pd — e forse è la parte meno commendevole della vicenda — ad informarlo di com’era andato l’incontro tra il segretario del suo partito e il Cavaliere è stato suo zio Gianni.
L’esito, però, non è spiaciuto all’inquilino di palazzo Chigi: ha finalmente capito che — nonostante faccia un gioco pericoloso — il sindaco di Firenze non vuole il voto, ma avere provvedimenti spot da spendersi in campagna elettorale.
Tradotto: lui può rimanere a palazzo Chigi fino al 2015 e presiedere il semestre di presidenza italiana dell’Ue, opportunità  che lo riempie di pura gioia.
Per questo, in serata, il suo staff lascia filtrare alle agenzie una dichiarazione finalmente rilassata: “L’incontro di oggi pare andare in una buona direzione. Siamo infatti da sempre convinti della necessità  di una riforma costituzionale e della legge elettorale che tenga insieme le forze della maggioranza e i principali partiti dell’opposizione”.
Basta? Macchè. Va benissimo che si proceda in tutta fretta, fa dire Letta ai suoi: “Crediamo sia fondamentale che già  prima delle elezioni europee si arrivi ad avere la nuova legge elettorale e le prime due letture della riforma costituzionale sul titolo V e sulla fine del bicameralismo paritario”.
Il giovane Letta, insomma, vede la possibilità  di restare a palazzo Chigi e torna a sorridere, seppure a fatica.
Se andrà  così, però, dovrà  occuparsi quanto prima di una faccenda assai spinosa: il rimpasto.
Lo stesso Renzi avrebbe accennato alla questione in questi giorni negli incontri con le delegazioni dei partiti di maggioranza: se l’esecutivo resta in piedi qualche ministero di peso deve tornare sotto l’egida del Pd, che rappresenta quasi i tre quarti delle forze parlamentari che sostengono Letta.
I nomi sono quelli già  circolati in queste settimane: non Fabrizio Saccomanni, come ha promesso lo stesso Renzi a Giorgio Napolitano nel loro incontro di lunedì, ma tutti gli altri sono in ballo. Enrico Giovannini, Nunzia Di Girolamo, Annamaria Cancellieri, una delle due poltrone dello stesso Angelino Alfano (vicepremier e ministro dell’Interno), Maurizio Lupi e pure Flavio Zanonato, che è del Pd ma non certo renziano.
La procedura è già  iniziata e le regole della casa — fissate dal segretario del Pd — prevedono che sia lo stesso presidente del Consiglio ad intestarsi tutta la partita.
A controllare per Renzi ci penserà  Graziano Delrio.
Tutto deciso, tutto scritto, dunque? Nient’affatto.
Le variabili impazzite, a questo punto, sono addirittura due: la minoranza del Pd e il Nuovo centrodestra.
Ieri Alfano — davanti a milletrecento giovani di Ncd — ha fatto l’orgoglioso: “Senza di noi il vecchio centrodestra è solo il Terzo Polo”. Di più: “Si scordino di fare la legge elettorale senza di noi, si scordino di farla contro di noi”.
E ancora: “È inutile pensare di ricondurci all’ovile per legge. Per noi la scelta è fatta”. Il vicepremier vuole una legge che preveda “coalizioni e non il bipartitismo” e “l’indicazione del premier prima del voto”.
Non esattamente il modello su cui Renzi e Berlusconi sembrano aver convenuto: il riparto nazionale dei seggi consente ad Alfano e ai suoi di non morire, ma niente di più; le liste bloccate rendono inutili la folla di amministratori e signori delle preferenze imbarcati al momento della scissione.
Insomma, il loro “progetto egemonico” sull’elettorato di Berlusconi — da realizzarsi grazie alla Santa Alleanza con i neoDc ex montiani — tramonta prima di nascere.
E qui la reazione del Nuovo centrodestra è davvero pericolosa per Matteo Renzi.
Una traccia di come sarà ? Nelle parole di Pino Pisicchio, parlamentare di lungo corso eletto col centrosinistra: “Ora si scopre che le riforme sono, tutte, dietro l’angolo. Peccato che resti ancora il dettaglio del confronto parlamentare”.
E lì il frettoloso segretario del Pd avrà  i suoi problemi: “Noi non facciamo cadere il governo, ma Renzi non avrà  niente”, spiega una fonte.
Perchè? Semplice: in Senato non ha i numeri per fare quello che promette, dall’abolizione della Camera alta in giù.
Senza Ncd, Scelta civica e democristiani, Pd e Forza Italia a palazzo Madama hanno 168 voti. Sufficienti, per carità , ma non se Renzi si perde per strada la minoranza interna, che nei gruppi parlamentari non è affatto minoranza: bastano una decina di defezioni per andare sotto e non avere più i numeri per fare niente.
“A quel punto — prosegue il nostro alfaniano — sarà  lui a far cadere il governo e potremo almeno andare a votare col proporzionale e le preferenze, come stabilito dalla Consulta”.

Marco Palombi
(da “il Fatto Quotidiano“)

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SINTONIA CANAGLIA: SUL VERTICE BLINDATO LE IRONIE DEL WEB

Gennaio 19th, 2014 Riccardo Fucile

DA “PERQUISITELO PRIMA CHE ENTRI” A “TIRATO L’UOVO, MA LA FRITTATA E’ FATTA”, IL VERTICE E’ MASSACRATO SUL WEB

“E Apicella non c’è?” chiede uno fra i mille di Twitter. E mille ancora, magari, perchè il flusso, o forse è uno scarico di acque sporche, o uno sciame di api industriose. O un’evaporazione di concetti contorti, o un addensarsi di immagini che parlano da sè, insomma, questo getto, questo scolo, questa disseminazione di parole non finisce affatto, è iniziata prima ancora che i due leader si vedessero e ora che l’incontro è finito prosegue sotto la specie #renziberlusconi e anche sotto quella, invero già  meno asettica e più iniziatica, comunque battezzata #enricostaisereno.
Là  dove Enrico sarebbe Letta, come lo chiama Renzi per rassicurarlo, non dovrebbe stare per niente sereno perchè è chiaro che Matteo, insieme al Cavaliere, lo vuole far fuori. E dunque: “Apicella non c’è?”.
Ma gli eventi che si consumano ieri al Nazareno sono “le merende eleganti”. Scrive uno: “Silvio porta le amiche”. Commenta un’altra: “Già  lo vedo che dà  consigli sull’arredamento”. Intima un altro ancora: “Perquisitelo prima che entri”.
Tutto al di là  non si dice qui della politica, ma del tempo, dello spazio, delle relazioni e dell’immaginazione.
Non era mai accaduto, a memoria di osservatore, che un passaggio di questa portata simbolica – e solo tra un po’ si potranno poi discuterne gli effetti concreti – sia andato in scena con un così massiccio contrappunto di… ecco, qui è difficile definire cosa sono i tweet.
Interazioni? Vibrazioni? Sberleffi? Fiotti emozionali? Rivolgimenti onirici? Forse è ancora troppo presto per i sociologi.
I giornalisti politici, d’altra parte, stanno cominciando a farci il callo. Dice Renzi, al quanto immusonito, “Profonda sintonia”. E subito una gli fa l’eco musicale: “Sintonia, sintonia canaglia”.
E come in un inseguimento senza respiro un altro immediatamente propone, sempre su questa benedetta profonda sintonia: “Ok, sprofondiamoli sintonizzati”.
E per favore, non la si chiami, pigramente, ironia. Non si scomodi l’antica “eironeia”socratica. Questa si twitter è molto di più, è molto di peggio, o di meglio, dipende, “oh yeah”.
E’ diabolica elusione, sconsolata diserzione, efficacissima ricreazione, nel duplice senso di divertimento, ma anche di ricreare, ossia acchiappare un dato della realtà , un evento, una parola, una immagine, e ricostruirle da capo, però piegandole ai propri fini, anzi storcendole in una direzione irreale, ma con l’aria che tira mica tanto.
Per esempio: “Il Pd ha finalmente superato l’ossessione dell’antiberlusconismo ed è passato direttamente al berlusconismo”.
Sembra di rivivere certi spunti degli Indiani metropolitani (“Do you remember? Oh, yeah”) nel Movimento del Settantasette: “Il CC del Pci ha deciso di votare Dc”.
Come pure sembra di cogliere una certa sottigliezza storica nella seguente e sintetica considerazione dispensata al termine del colloquio segreto tra Renzi e Berlusconi: “Una grande alleanza di governo. Una grande alleanza di opposizione. Modello italiano, inimitabile”.
Perchè davvero l’ironia non basta a spiegare, nè la sociologia, nè il giornalismo, e soprattutto è ancora troppo presto anche solo per immaginare cosa porterà , anzi a cosa porterà  questo bricolage che incendia la rete, questo tripudio ludico che ingolfa lo scenario della cosa pubblica di euforie, eccitazioni, effervescenze, vibrazioni; e poi anche di connessioni, contagi, piaceri, incantesimi e zampillanti mitologie da prendersi con le pinze.
Lungi dall’elaborare prospettive programmatiche che superino la durata di una settima, ci si limita a riconoscersi in questo o quel tweet: “A marzo partiranno i lavori per la nascita di Firenze2”.
Come pure, sui piccoli incidenti che hanno anticipato l’arrivo dell’auto di Berlusconi con la scorta che procedeva a Bagdad: “Tirato l’uovo, ma la frittata è fatta”.
Come se la parte in ombra della società , la pancia maledetta e decisiva, avesse trovato di colpo un modo di “presentarsi” ormai al di là  di qualsiasi rappresentanza e rappresentazione – sia quella politica tradizionale, dunque, sia quella degli spettacoli politici di cui proprio Berlusconi e Renzi, le più intense e aggiornate maschere del potere a disposizione, rappresentano l’alfa e l’omega.
E addio, francamente, a qualsiasi spiegazione che tiri in ballo, dinanzi a questo profluvio di performance comunicative, pratiche reticolari, nebulose affettive, gioie tragiche e invocati malanni perfino corporali (“voltastomaco”, “coliche”, “sbocchi di fiele”), insomma, si tolga di mezzo il concetto così novecentesco di partecipazione. Perchè questa che ti arriva addosso è anch’essa molto di meno e molto di più, della vecchia e cara partecipazione, è peggio o meglio, dipende.
Ma intanto il palcoscenico – altro che le nuvolette del Cavaliere e gli attrezzi vintage di Renzi – si fa notare per il cumulo di rovine.
Non è questa la prosecuzione della vecchia politica con altri mezzi tecnologici, è uno strappo, è una consumazione, è un carnevale un po’ cannibale e un po’ creativo.
Troppo difficile, in ogni caso,capire cosa abbia mosso questo tweet ai limiti della blasfemia: “Renzi da Nazareth a tavola con pubblicani e prostitute. Vediamo se a Pasqua la base lo crocifiggerà ”.
Sembra, se proprio occorre trovare qualche riferimento, la vendetta delle avanguardie del secolo scorso che si sono fatte cultura, ma anche con qualche ricaduta nella porno-cultura con legittimazione anonima o mascherata.
Colpiscono le foto dietro cui si raffigurano gli utenti: Salvator D’Alì, Calvino, un certo Renzo Mattei, un finto Kuperlo, perfino un redivivo Cossiga che si firma Franc’Esco.
Nel merito, a voler classificare l’incandescente materiale si capisce che un terzo, grosso modo, invoca lo scandalo di un incontro che non ci sarebbe dovuto essere.Un altro terzo – ma la suddivisione è affrettata – cerca di mettere in luce l’incoerenza di Renzi che aveva detto le peggio cose di Berlusconi.
Infine un terzo che gioca e si gioca con disperata euforia il tema del connubio, del matrimonio, della fusione, dell’ibridazione.
In questo senso le immagini annichiliscono senz’altro le parole. Il “Renzusconi”, mostruosa creatura rubizza, non ne ha proprio bisogno.
E preziose elaborazioni grafiche del simbolo del Pd con dentro il Biscione ammettono che il marketing può mangiare se stesso, e forse è fatale che chi scommette sullo spettacolo dei consumi è da questo che deve guardarsi le spalle, e arrivederci al prossimo tweet.

Filippo Ceccarelli

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PORTI TURISTICI: E’ ALLARME SICUREZZA SUI MEZZI DI INTERVENTO IN CASO DI INCENDIO

Gennaio 19th, 2014 Riccardo Fucile

A RAPALLO VANNO A FUOCO TRE YACHT, MA I SISTEMI DI SICUREZZA NON RISULTANO ADEGUATI

C’èra anche lo yacht di Antonio Ligresti tra le tre imbarcazioni che sono andate a fuoco ieri pomeriggio nel porto Carlo Riva di Rapallo.
Le fiamme sono divampate da un Baglietto di 18 metri, Samura, di proprietà  di Francesco Sempio, imprenditore del riso Curti
Il rogo si è propagato anche alle unità  vicine, il Kikka e il Delfino 4 di Ligresti, tutte attraccate al molo principale dello scalo rapallino. A bordo del Samura al momento dell’incendio si trovava il marinaio che è riuscito a mettersi in salvo e che è rimasto lievemente intossicato.
Tutto questo nel golfo del Tigullio, noto per la presenza di imbarcazioni importanti dove viene reclamizzata la sorveglianza e la sicurezza.
Sotto lo sgurdo incredulo di moltissimi passanti si sono vissute ore drammatiche che hanno putroppo evidenziato l’inefficienza dei mezzi di soccorso che, dopo ore e ore di intervento inadeguato, snon hannno evitato l’affondamento e la perdita totale delle imbarcazioni.
Fiamme altissime, fumi tossici e l’inevitabile perdita di carburante hanno creato un disastro in uno dei porti più moderni della Liguria.
Questo è accaduto in un porto turistico con elevati costi per il mantenimento e la sicurezza che però non hanno trovato adeguato riscontro nella situazione di emergenza, fenomeno tipico di molti porti turistici italiani rispetto a quanto reclamizzato.
Sicurezza non vuol dire solo telecamere, ad es., ma colonnine con apparati adeguati ed efficenti che permettano un pronto e sicuro intervento delle autorità  competenti.
Maggiori verifiche dovrebbero poi essere fatte sui tempi di intervento e sui mezzi a disposizione dei sistemi di sicurezza, adottando strutture adeguate e moderne per scongiurare quanto successo in uno dei porti più famosi d’Italia, con evidenti negative ripercussioni turistiche e mettendo a rischio la tutela dell’ambiente marino.

Guido Verdi
referente Lombardia
Blu per l’Italia

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