Destra di Popolo.net

JOBS ACT, FASSINA: “L’OBIETTIVO VERO DI RENZI E’ LA LIBERTA’ DI LICENZIAMENTO”

Novembre 22nd, 2014 Riccardo Fucile

“IL PD E’ VICINO AI POTERI FORTI, NON AI COMUNI CITTADINI”… E CUPERLO INSISTE: “NON POSSO VOTARLO”

L’obiettivo vero del Jobs act è la “libertà  di licenziamento“.
Non lo dice il solito Landini, ma un ex viceministro e esponente del principale partito di governo: “Nelle favole — scrive Stefano Fassina su facebook — il contratto unico e 1,5 miliardi di euro per avviare dal 2015 l’estensione degli ammortizzatori sociali agli esclusi. Nella realtà , le decine di tipologie di contratti precari rimangono sostanzialmente intatte e un piatto di lenticchie per la “svolta storica contro la precarietà ”.
L’obiettivo vero raggiunto: la “libertà  di licenziamento” così cara al premier.
Della serie: “la sinistra dalla parte dei più deboli” e delle “parole che producono fatti”. Il punto di partenza per la polemica, dice il deputato della minoranza Pd è stato “un emendamento al disegno di legge di stabilità , il governo ha messo 200 milioni di euro per l’attuazione della legge delega sul lavoro.
Una dote che svela la differenza tra le favole e gli obiettivi veri”.
Poche ore prima Fassina aveva dichiarato al Gr1 che “questo Pd mi preoccupa perchè è sempre più in linea con gli interessi più forti e meno vicino agli interessi e alle domande delle persone che cercano lavoro e che sono precarie”.
Alcuni giorni fa la sinistra del Pd e i renziani erano arrivati allo scontro per la presentazione di alcuni emendamenti “anti povertà ” presentati da Fassina, Cuperlo, Civati e altri.
Sul jobs act il Pd non presenta alcun emendamento anche per effetto dell’accordo interno che ha “placato” una parte delle minoranze del partito.
Ma per Fassina non vuol dire che la mediazione abbia convinto tutti: “La soluzione trovata non è soddisfacente. Rimane un intervento che fa arretrare le condizioni del lavoro, e la parte che dovrebbe contrastare la precarietà  è puramente virtuale e senza risorse — aggiunge — Presentare emendamenti, dati i numeri in aula alla Camera, non avrebbe avuto senso. Sarebbe stato solo un modo per ritardare. Esprimeremo la nostra valutazione negativa nel voto che si farà  sul provvedimento”.
“Il tentativo di Renzi è un’innovazione regressiva. E’ evidente che il cambiamento è necessario, ma dev’essere un cambiamento progressivo. Invece l’innovazione proposta da Renzi è solo un’illusione: l’illusione che svalutando il lavoro si possa generare crescita e ripresa”, replica Fassina al cronista che gli chiede se pensa che il premier stia cambiando il dna della sinistra italiana.
E che Fassina non è solo lo dimostra la presa di posizione di Gianni Cuperlo: “Nella legge delega sul lavoro ci sono rischi gravi e seri di incostituzionalità . Così com’è il provvedimento non è sostenibile, non posso votarlo”.
L’incostituzionalità  è legata “agli aspetti di disuguaglianza che si creano tra lavoratori” con il contratto a tutele crescenti.
“Noi — ha precisato — non vogliamo che il governo cada, ma nemmeno il riflesso che si accetta tutto: non è questo il modo di ragionare”.
Secondo Cuperlo, “il partito non è una ditta e nemmeno una caserma, è una comunità ”.
Rivolgendosi al ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, “da qui a lui dico: non è che obiettare su alcuni contenuti della sua riforma è disconoscere il valore sociale dell’impresa”.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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MANOVRA, DALL’EUROPA OK CONDIZIONATO: “A MARZO NUOVO ESAME PER L’ITALIA”

Novembre 22nd, 2014 Riccardo Fucile

“NEL 2014 CI SONO STATE CIRCOSTANZE ECCEZIONALI”: PER ORA NESSUNA PROCEDURA PER IL NOSTRO PAESE… OGNI DECISIONE RIMANDATA IN PRIMAVERA

Il giudizio è arrivato prima del previsto. Con il verdetto atteso per martedì, oggi il collegio dei commissari Ue presieduto da Jean-Claude Juncker ha dato l’ok al bilancio dell’Italia, che “deve continuare nelle riforme”.
La Commissione non avvia procedure e riconosce che nel 2014 ci sono state “circostanze eccezionali“. A marzo 2015 nuovo esame per Italia, Francia e Belgio.
I commissari erano chiamati a prendere in mano tutto il delicato dossier economico. Non solo le bozze delle leggi di stabilità  quindi, ma anche il piano Juncker per gli investimenti e il futuro della governance economica che dovrebbe contenere anche quella interpretazione più estesa e chiara della flessibilità  contenuta nelle regole, che l’Italia ha chiesto a Juncker fin dalla sua elezione.
Invece su quest’ultimo fronte la decisione non è arrivata: i tecnici della Commissione non hanno trovato un accordo sul documento per l’interpretazione della flessibilità .
Il tema verrà  affrontato nuovamente la prossima settimana a Strasburgo, dove verrà  presentato anche il piano per gli investimenti.
Che allo stato attuale non ha l’indicazione di una cifra. E’ però previsto che i contributi nazionali ad un Fondo di investimenti saranno “volontari” e saranno “esclusi dal calcolo del deficit”.
La scelta dei progetti che saranno ammessi ai finanziamenti saranno valutati “da una commissione di esperti indipendenti”.
Nel piano di investimenti della Commissione è prevista la creazione di un fondo europeo per gli investimenti. I fondi e le garanzie verranno dalla Bei, dal bilancio europeo e da versamenti degli stati membri.
Questi ultimi, indicano fonti europee, “non saranno calibrati sui Pil”, ma saranno “volontari” e proporzionati agli investimenti necessari nei paesi che contribuiscono al fondo.
In ogni caso i finanziamenti dei paesi saranno “esclusi dal patto di stabilità ”.
Venerdì Pier Carlo Padoan aveva scritto alla Commissione, dicendosi “fiducioso in un chiaro appoggio”.
Il ministro ricordava l”’ambizioso” piano di riforme varato dall’Italia e gli effetti che questo avrà  su una ripresa che ancora appare “timida e fragile”.
La missiva, indirizzata al Commissario Pierre Moscovici e al vicepresidente Valdis Dombrovskis, puntava anche sul debito.
Uno dei più ”sostenibili” — diceva il ministro del Tesoro — tra i paesi europei.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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LA SOLITUDINE DEI CALL CENTER IN PIAZZA

Novembre 22nd, 2014 Riccardo Fucile

A ROMA LA PROTESTA, IGNORATA DAI POLITICI, PER CHIEDERE TUTELE CONTRO LE DELOCALIZZAZIONI

Determinati, generosi, combattivi. Ma soli.
Questa l’immagine della “Notte bianca dei call center” che si è svolta ieri sera a Roma.
Alcune migliaia in corteo, tra le strade buie della capitale, fino a una piazza del Popolo allestita con un grande palco, con ospiti musicali, attori, cantanti, a supportare una vicenda che dura ormai da tempo.
Ma nessun politico, nessun parlamentare a sostenere la vertenza.
Meno che mai il governo.
Solo Susanna Camusso trova il tempo di portare un saluto e il messaggio di sostegno della sua Cgil.
Il bersaglio privilegiato è Matteo Renzi, le sue politiche, i suoi sberleffi. I suoi attacchi al lavoro e al diritto di sciopero.
Sarebbe interessante osservare un confronto tra una piazza anomala come questo e il giovane leader del Pd.
I lavoratori dei call center in Italia sono diventati ormai 80mila di cui la metà  con contratti a tempo indeterminato e il resto precari.
Non hanno più il profilo di qualche tempo fa, non sono studenti in cerca di un lavoro provvisorio.
Come dicono i lavoratori dell’Accenture di Palermo che rischiano di finire in mobilità , “262 (i possibili licenziati, ndr.) non è un numero ma famiglie”.
“E oggi ci vuole un bel coraggio a metter su famiglia” dice il loro rappresentante mentre interviene dal palco prima che la “notte bianca” cominci sul serio.
In prevalenza vengono dal sud. Dalla Sicilia, dalla Calabria, dalla Sardegna, dalla Campania.
Ma ci sono delegazioni anche dal nord, l’Almaviva contact, il gigante del settore, la E-Care di Cesano Boscone dove sono in 489 ad aver perso, di fatto, il posto di lavoro. Nel corteo, che si snoda nella fredda serata romana, tra le vetrine e il traffico del centro già  affollato, lo slogan ripetuto fino alla noia è uno solo: “Vogliamo il lavoro”. Lo chiedono a gran voce da Taranto dove Teleperformance, con i suoi 2000 dipendenti, età  media 35 anni, è la seconda realtà  imprenditoriale dopo l’Ilva.
Le aziende, man mano che perdono le commesse, lasciano a casa i lavoratori.
Ed è qui che si sostanzia la principale richiesta, l’applicazione della direttiva Ue secondo la quale, quando un’azienda (le Poste, l’Enel, etc.) decide di cambiare l’operatore di call center in un determinato sito deve mantenere i lavoratori.
Oggi, invece, le aziende si susseguono una dopo l’altra perchè gli appalti al massimo ribasso spazzano via la concorrenza e questi sono possibili tramite due strade: le delocalizzazioni (Albania in primis) e le nuove aziende che riaprono al sud grazie agli incentivi pubblici.
I nemici principali sono questi. “La flessibilità  non è spostare l’azienda dove gli pare”. Ma si chiede anche “dignità ”.
“Spesso viviamo con 700 euro al mese e vediamo ragazze licenziate perchè sono state troppo tempo in bagno” dice Girolamo di Milano.
Per il governo, il sottosegretario Teresa Bellanova assicura che il settore sarà  seguito “con attenzione”.

Salvatore Cannavò
(da “Il Fatto Quotidiano”)

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L’EX DIRETTORE DELLE CASE POPOLARI CHE HA RUBATO 8,5 MILIONI DI EURO SE LA CAVA CON 4 ANNI DI CARCERE

Novembre 22nd, 2014 Riccardo Fucile

ASTI IN PIAZZA CONTRO LA PENA INFLITTA A PIERINO SANTORO, IL TRAVET CHE SOLO IN ITALIA POTEVA RUBARE PER DIECI ANNI SENZA CHE NESSUNO SE NE ACCORGESSE

Dal giudice non s’è fatto vedere. Ma lui non si faceva mai vedere.
Anche per rubare, Pierino Santoro distoglieva, o sottraeva, si dice così.
Da direttore generale dell’Atc di Asti, che gestisce quasi duemila case popolari, aveva portato via in dieci anni 8,5 milioni di euro senza mai uscire dal suo buco, senza mai farsi vedere una volta a una festa, una cena, un invito qualsiasi, un incontro.
Aveva la vita di un impiegatuccio della ricchezza, preciso e noioso, lui, che sussurrava sempre, anche se doveva comandare, che non si faceva mai sentire quando camminava, come se avesse vergogna, anche adesso che poteva fare quello che voleva con tutti i soldi che aveva preso, Pierino, che stava sempre zitto, «con quella sua aria da chierichetto», come ce lo hanno descritto i colleghi, piccolino, grigio, stempiato, così anonimo, con quelle giacche e quelle cravatte senza stile, con quelle scarpe nere allacciate perfettamente e il cappello da levare appena, come facevano i signori per accennare un saluto.
Ieri, Pierino Santoro ha patteggiato senza farsi vedere: 4 anni e due mesi per quegli 8,5 milioni che ha rubato di nascosto a tutti. Cioè, niente.
La sera prima, mezza Asti aveva partecipato a una fiaccolata per chiedere una condanna esemplare.
Ma chissà  se serve condannarle persone come lui.
Continua a fare la vita che gli concede il suo perimetro, con la stessa noia e lo stesso vuoto, come se fosse già  nato per vivere sempre nello stesso posto e nella stessa cella, solo la villa con piscina al posto della casa in condominio, i Suv da cambiare ogni otto mesi e gli orologi Rolex, l’unica sua passione, come se quella fosse la diversità .
Lo scoprirono quasi per caso all’inizio di quest’anno durante un controllo del collegio sindacale.
I 3 ispettori trovarono la ricevuta di una carta di credito legata a un conto che non esisteva.
Chiesero a tutti e alla fine lui confessò: è mia.
Andava avanti da 10 anni, facendo mandati di pagamento senza giustificativi: «Contavo sul fatto che non c’era un sistema di controllo incrociato». In realtà , nessuno riusciva a pensare a lui, a quest’omino così fedele ai suoi orari e alle sue abitudini.
Al pm confessò che in effetti era stupito che «il revisore dei conti non controllasse bene i bilanci, che gli andasse bene tutto quello che gli preparavo io».
Usava trucchetti banali, faceva tanti piccoli mandati di pagamento senza fattura, di modo che non risultassero.
Ma quando qualche dipendente storceva il naso, rispondeva duro: «Fatti gli affari tuoi». E all’impiegata che si rifiutava di truccare un conto, sibilò come sapeva fare: «Ricordati che sei una precaria».
Perchè Pierino era noioso e preciso, ma anche spietato, a modo suo.
Quando lo beccarono andò in depressione e tentò il suicidio. Però, una volta finito in clinica a Bra, ha organizzato con ostinata meticolosità  l’occultamento delle sue ricchezze, intestando conti, veicoli e case ai familiari, e spargendo qualche utile menzogna.
Solo alla figlia spiegava che stare in clinica «mi servirà  perchè sono un soggetto che ha avuto problemi e non sarà  più compatibile con la vita carceraria».
Molti soldi li aveva tenuti in banca, come un onesto travet.
Nella sentenza di ieri hanno disposto il sequestro dei conti correnti: due milioni d’euro.
E la vendita all’asta della villa che s’era fatto costruire, così banale e così grande. Dalla clinica, al telefono con un avvocato, lancia anche qualche messaggio: «Sai come dice Cetto Laqualunque? Se mi metto a cantare io… Se canto io, io canto come un usignolo».
Gli impiegati si erano divertiti tanto con quel cialtrone di Cetto. Al giudice nega: «Ma no, ero molto teso in quel periodo…».
Poi torna preciso come sempre, come l’impiegato modello che era.
Dalla clinica cerca sul tablet le escort di Bra. Chiama e chiede a una puntigliosamente: «Ma sei proprio come nella foto?». Perchè se no, non paga.
Esce, va e rientra soddisfatto.
La precisione è tutto nella vita.

Pierangelo Sapegno
(da “La Stampa“)

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STAGE CON TRAPPOLA, 2.700 STUDENTI SFRUTTATI DA ALBERGHI E RISTORANTI: E’ IL NUOVO CHE AVANZA

Novembre 22nd, 2014 Riccardo Fucile

SEI DENUNCIATI: I RAGAZZI LAVORAVANO A BASSO COSTO E IN NERO DIETRO LO SCHERMO DELL’ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO

In teoria rientrava tutto nell’ambito dell’alternanza scuola-lavoro. In pratica erano impiegati in maniera abusiva da decine di ristoratori e albergatori, soprattutto nei periodi con il più alto numero di cerimonie (matrimoni, comunioni, cresime).
E grazie — secondo l’accusa dei finanzieri — a due società  con residenza fittizia all’estero, San Marino e Svizzera.
È la sorte di 2.700 studenti, di cui alcuni anche minorenni: tutti lavoratori «in nero» che dovevano essere in cucine e hotel a svolgere attività  di praticantato e invece, in molte occasioni, si trovavano a fare anche altro.
Manodopera a costo basso, bassissimo e per la quale — certificano le Fiamme gialle — «i mediatori si facevano pagare 60 euro alla settimana per ogni studente impiegato in cucine, bar e alberghi».
La scoperta è stata fatta dalla Guardia di finanza di Bassano del Grappa con la Direzione territoriale del lavoro di Vicenza: l’operazione, coordinata dal capitano Pietro De Angelis, è stata condotta in tutta Italia e ha fatto venire alla luce anche il suo funzionamento.
Dopo l’accordo tra istituti scolastici e aziende — nell’ambito del percorso formativo che prevede «sul campo» diverse ore di praticantato — «si inseriva in modo del tutto illecito» un intermediario che provvedeva, dietro pagamento, a fornire gli studenti a ristoratori e albergatori.
«A quel punto non si poteva più parlare di rapporto scuola-lavoro, ma di rapporto di lavoro vero e proprio», spiega De Angelis.
Lavoro «in nero», visto che non venivano versati i contributi. Su richiesta le persone coinvolte nell’attività  illecita «facevano sottoscrivere a ristoratori e albergatori una “lettera d’incarico” con la quale veniva definito l’impiego, per un periodo determinato, di un numero di studenti occorrenti alle strutture», dietro i già  citati 60 euro a settimana per studente.
«L’importo veniva poi riportato nelle fatture emesse dalle due società , falsamente residenti all’estero, evadendo però le imposte dirette e l’Iva».
Ragazzi del Sud sfruttati da aziende del Centro-Nord
Le scuole superiori coinvolte (36 in tutto) si trovano in Lazio, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia.
Mentre le aziende che richiedevano i ragazzi — un’ottantina circa — sono in Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia, Toscana, Umbria, Abruzzo, Puglia, Sicilia e Sardegna.
Insomma: gli allievi del Meridione andavano soprattutto al Centro e al Nord.
I finanzieri hanno denunciato quattro persone (due sono marito e moglie) per somministrazione fraudolenta di manodopera e hanno anche calcolato l’importo dell’Iva evasa (circa 200 mila euro su un milione di importo): per quest’ultimo elemento due delle persone sono state denunciate anche per frode fiscale.
In caso di «somministrazione fraudolenta di manodopera — ricorda il capitano De Angelis — è prevista la sanzione pari a 70 euro per giorno d’impiego per studente e considerato che ognuno di loro è stato impiegato in media per quindici giorni, la sanzione potrà  arrivare fino a 2,6 milioni di euro».

Leonard Berberi

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BORGHEZIO ALL’INFERNETTO SENZA RITORNO: SOLO 150 PERSONE (DA FUORI) CONTRO I PROFUGHI MINORENNI

Novembre 22nd, 2014 Riccardo Fucile

FALLIMENTO DELLA MANIFESTAZIONE INDETTA DA CASA POUND, FORZA NUOVA E BORGHEZIO: GLI ABITANTI NON PARTECIPANO

È un fallimento la manifestazione organizzata all’Infernetto, quartiere romano vicino a Ostia, contro il trasferimento di una trentina di rifugiati dalla zona di Tor Sapienza.
All’appuntamento, lanciato da Casapound e Forza Nuova, si sono presentate circa 150 persone (60 per il Corriere della Sera”).
Tra queste l’europarlamentare leghista Mario Borghezio, ormai un habituè ai cortei delle periferie della Capitale per protestare contro la presenza degli immigrati e dei rom.
Venerdì Borghezio aveva deciso di partecipare a una mobilitazione dei residenti dell’Eur contro la prostituzione, ma era stato accolto piuttosto male: “Che ci fa qui? Si metta in coda”.
Oggi all’Infernetto l’esponente della Lega Nord è stato invece accolto dagli applausi dei militanti di Casapound.
“Non sappiamo chi sono, da dove arrivano e se hanno precedenti penali”, ha detto utilizzando un megafono. Forse basterebbe che si informasse e saprebbe anche chi sono e da dove arrivano: quanto ai precedenti penali farebbe meglio a chiederli prima a certi esponenti leghisti che ha frequentato per anni…
“Non pensino poi di trasformare il nostro Paese nella merda come sono abituati a casa loro (tanto per non essere sfiorato dall’accusa di razzismo…n.d.r.)”
“Qui c’è gente pronta ad intervenire con le bandiere, aste comprese magari anche più voluminose” (le minacce e l’istigazione non sono più reato?…n.d.r.)
Pochissimi i residenti non politicizzati.
Nel gruppo di Facebook che raccoglie i cittadini del quartiere – “Associazione culturale Infernetto e dintorni” – non sono pochi coloro che prendono le distanze dal razzismo.
Uno di loro scrive: “Io sinceramente penso che, per chi abita all’Infernetto, l’ultimo problema da cui dovrebbe essere afflitto è proprio quello che riguarda gli immigrati ed in particolar modo i ragazzi arrivati in questi giorni”.
Al presidio non è voluto mancare Cristiano Rasi, consigliere di Forza Italia del X municipio: “”Siamo in piazza oggi e ci saremo ogni volta che Roma Capitale e il X Municipio penseranno di scaricare sul nostro territorio i problemi della città “.
Meno male che è arrivato anche lui a far perdere voti a Forza Italia: altrimenti sarebbero stati solo 149 (o 59).

(da “Huffingtonpost“)

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LATTE AMARO: INGORDIGIA E DELIRIO DI IMPUNITA’

Novembre 22nd, 2014 Riccardo Fucile

PEDIATRI ARRESTATI PER AVER INDOTTO LE PAZIENTI A SCEGLIERE IL LATTE ARTIFICIALE IN CAMBIO DI VIAGGI E PC GRATIS

Dodici pediatri toscani sono in carcere con l’accusa di avere indotto le pazienti ad abbandonare l’allattamento al seno per quello artificiale.
Alla base del cambio di prescrizione, una ricetta medica irresistibile: viaggi, telefonini e computer offerti dall’azienda produttrice del latte in polvere.
Eppure uno immagina che all’inizio della carriera anche quei pediatri abbiano sentito il brivido di una missione due volte sacra.
Erano medici, e medici di bambini. La prosa della vita ridimensiona gli ideali, ma non intacca il prestigio del ruolo nè lo stipendio, significativo.
Due degli arrestati sono addirittura primari e uno, Roberto Bernardini, è presidente dell’associazione italiana di immunologia.
Se le accuse saranno provate, ci si chiede come possano avere tradito se stessi, e la fiducia di chi ne riponeva in loro, per un weekend a Maiorca tutto compreso.
Da fuori, la sproporzione tra l’enormità  del danno e la meschinità  del beneficio è raggelante.
Ma, si sa, da dentro il punto di vista cambia.
Le ditte farmaceutiche fanno balenare pacchi-dono scintillanti e al primo «no» segue spesso un «perchè no?».
L’ingordigia e il delirio di impunità , più che quello di onnipotenza, completano la conversione.
Ci vuole poco per tacitare la coscienza con il classico «così fan tutti».
E la vergogna di avere manipolato una madre ansiosa, insinuandole dall’alto del proprio camice che il suo latte è poco nutriente, cede il passo alla minimizzazione degli effetti negativi di quella scelta criminale.
Esiste un solo dato consolante in questa storia: nessuno dei pediatri coinvolti è una donna.
Vorrà  pure dire qualcosa.

Massimo Gramellini
(da “La Stampa“)

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PEDIATRI ARRESTATI: “VOGLIO L’HOTEL PIU’ CARO”

Novembre 22nd, 2014 Riccardo Fucile

VIAGGI E REGALI PER FAR VENDERE IL LATTE IN POLVERE: WEEKEND A BERLINO, VOLI NEGLI USA E SOGGIORNI A SHARM EL SHEIK

La vita del corruttore può essere molto faticosa. Talvolta non è facile soddisfare le continue richieste dei medici, e poi è sempre meglio non fidarsi.
«Per quanto simpatici ti possano sembra’ perchè ti fanno i sorrisi sono anche… ti fanno le ripicche. Ovvero, te ci rimani d’accordo in un determinato modo… questi dall’oggi al domani chiudono tutti i rubinetti, non gliene frega ‘na sega ».
Stralcio di conversazione telefonica con toscanismo tra due informatori della Dmf, Dario Boldrini e Fabio Virgili.
Vivono un momento di sconforto, si chiedono se tutto quello che stanno facendo serva a qualcosa, in particolare ad aumentare il fatturato
Ha più polso il loro capo, Vincenzo Ruotolo, che, intercettato, senza mezzi termini sentenzia: «Qui o esce il latte o questi l’anno prossimo non hanno proprio niente. Se non esce il latte è finita, eh!».
Stop ai regali, stop ai favori. E c’è da immaginare che qualcuno si auguri davvero di interrompere la catena di corruzione.
Ma il sistema va avanti, non si ferma. E i medici sono primi attori.
Quando deve scegliere l’albergo di Berlino, pagato da una azienda, il dottor Maurizio Petri chiede la sistemazione più cara e spiega: «Una volta che mi muovo con la moglie, voglio di’ io, tre giorni, tre notti, volevo vede’ di sta bene, capito?».
Ci sono due generi di regali che vengono fatti ai dottori.
Prima di tutto gli oggetti tecnologici: televisori, computer, telefoni e pure condizionatori d’aria.
Sono gli stessi professionisti a chiederli, a dire il proprio indirizzo e a informarsi sulle consegne.
E loro, i dipendenti delle ditte, ad ingegnarsi per soddisfare le richieste.
Magari tentano pure di risparmiare un po’. Parlando di un televisore, sempre Ruotolo dice a un collega che propone un acquisto in Rete: «E però il problema è quello, che tu quando vai a comprare queste cose su internet… lo sai che costa tutto meno però alla fine non sai che vai a comprà ». Meglio i canali tradizionali.
Il secondo filone di regali, quello più corposo, riguarda i viaggi.
Visto che la legge vieta di fare doni di qualunque tipo ai medici, è stato adottato un sistema già  noto. Si è trovata una agenzia pisana, la New Taurus (i cui titolari hanno collaborato con gli investigatori), che ha fatturato acquisti di voli per partecipare a congressi scientifici.
In realtà , hanno chiarito i Nas, nei giorni in cui si svolgevano i noiosi consessi i pediatri se ne stavano nel loro studio. Non partivano, e in questo modo guadagnavano un “buono” presso la stessa agenzia da spendere in viaggi con la famiglia.
Mille, duemila, tremila euro per coprire tutte o parte delle spese per Sharm El Sheik, l’India, gli Usa, Selva di Val Gardena, Cannes. O le capitali europee.
«Allora, se… ti è possibile, a me andrebbe benissimo… ho già  parlato domenica con mia moglie… 23-26 Berlino». Non sta nella pelle il dottor Petri, e per organizzare il viaggio in Germania è costantemente in contatto con il rappresentante Humana, anche per decidere l’albergo. Poi scegli il più caro: «Costa centodieci euro in più… a persona.. Sicchè voglio dire… deve essere, deve essere… buono per forza…».
I due primari vengono trattati con i guanti, e loro in cambio chiedono soldi per organizzare congressi.
In particolare Roberto Bernardini, luminare di Empoli, chiede fino a 7mila euro. E Vincenzo Ruotolo spiega cosa ha intenzione di dirgli: «Dottore più lei ci soddisfa… più noi la soddisfiamo… ».
Si parla anche di entrare nei “turni” del reparto. Si tratta di un’usanza ormai vietata che evidentemente ancora sopravvive.
In pratica le aziende vengono, una alla volta e per qualche mese, indicate alle pazienti al momento della dimissione, con consegna di campioni e brochure, per far “affezionare” loro e soprattutto i figli.
Un modo per promuovere in modo ecumenico più produttori.
«Ho parlato con il medico, gli ho spiegato come funzionano i sistemi di controllo attraverso i codici di avviamento postale…», spiega un altro rappresentante a un collega.
È questo il modo in cui i corruttori controllano i corrotti. Visto che della prescrizione di latte non risultano tracce, come invece avviene per i farmaci, le aziende guardano il volume di vendita al dettaglio nell’area dove lavorano i medici.
Appunto attraverso i cap. Così sanno di chi ci si può fidare e chi invece deve essere chiamato e invitato a fare di più. Insomma, il latte deve uscire.

Michele Bocci
(da “La Repubblica”)

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INTERVISTA A CARMELO BARBAGALLO, NUOVO SEGRETARIO UIL: “FACEVO BOXE, CON RENZI NON ABBASSO LO SGUARDO”

Novembre 22nd, 2014 Riccardo Fucile

“RENZI E’ TROPPO INGLESE: CIRCOLAZIONE A SINISTRA E GUIDA A DESTRA”….”I GIOVANI CORRONO VELOCI, GLI ANZIANI CONOSCONO LA STRADA”

Da quando aveva i calzoni corti Carmelo Barbagallo, nuovo segretario della Uil, è stato barbiere, pastaio, meccanico.
Ha lavorato in una cooperativa ittica e in un magazzino di smistamento postale, per poi approdare alla Fiat di Termini Imerese
L’unico mestiere che non ha fatto è il presidente del Consiglio .
«Una volta al Costanzo Show c’era Massimo D’Alema. Io lo contestavo e lui mi disse “anche io da giovane ho fatto l’agitatore politico”… E io risposi “Bene! Vuol dire che io posso diventare presidente del Consiglio”».
Adesso c’è Matteo Renzi
«Lui ci sfida, ma io non abbasso lo sguardo. L’avversario devi guardarlo negli occhi, l’ho imparato dal pugilato».
Ha fatto anche il pugile ?
«Mio padre era un campione, peso mosca e poi gallo. Anche io ero bravo, sul ring. Ma lui mi diceva che non avevo il pugno del knock-out, mi manca la cattiveria finale».
Sogna di mandare il presidente del Consiglio Matteo Renzi a tappeto?
«Ha preso un po’ di vizi da sindaco. Dice che è eletto dal popolo e risponde al popolo, il che andava bene per la Democrazia cristiana…».
Le piace il Jobs act ?
«Troppo inglese, circolazione a sinistra e guida a destra».
Lei quanto guadagna ?
«Io sarei il primo firmatario di una legge che mette in trasparenza tutto».
Bene, quanto prende?
«Non posso subire interrogazioni come fossi un colpevole».
Quindi non lo dice?
«Se me lo chiede un politico, no».
Ha detto che si è laureato alla Uil, il suo sindacato. Non teme le caricature?
«Non ho avuto tempo di andare a scuola. L’italiano l’ho imparato dai fumetti, e allora? Se sono arrivato fin qui è perchè ho un quid che qualcun altro non ha».
Non è fuori tempo un leader di 67 anni?
«Un vecchio proverbio masai dice “i giovani corrono veloci, gli anziani conoscono la strada”. Lo dico a Matteo Renzi e ai suoi ministri non parlanti».
Condivide la frase del segretario della Fiom Maurizio Landini su Matteo Renzi?
«Ha esagerato, bisogna abbassare i toni».
In bocca al lupo, allora.
«Sono stufo di dire “crepi il lupo”. La razza è in via di estinzione».

Monica Guerzoni
(da “il Corriere della Sera”)

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