Destra di Popolo.net

DISOCCUPAZIONE MAI COSI’ ALTA NELLA STORIA D’ITALIA

Novembre 30th, 2014 Riccardo Fucile

NELLA CRISI DEL 1929 E NEL 1861 IL TASSO ERA INFERIORE

È incredibile, la capacità  dei governanti di manipolare i fatti pur di non dirci come vanno le cose.
Negli ultimi giorni l’Istat ha fornito i dati sulle forze di lavoro nel terzo trimestre, e ha anticipato i dati provvisori di ottobre.
Dati drammatici, ad avere il coraggio di guardarli in faccia. E invece no, immediatamente dopo la diffusione delle cifre Istat si è scatenata la corsa a travisarli. E’ così che abbiamo appreso che i dati trimestrali dell’Istat ci presentano «una sostanziale e progressiva crescita degli occupati nell’ultimo anno», quantificata in 122 mila occupati in più.
E che anche l’incremento della disoccupazione, pari a 166 mila disoccupati in più, non ci deve preoccupare perchè «va messo in relazione alla crescita del numero di persone che cercano lavoro».
Come dire: se aumenta il tasso di disoccupazione è perchè la gente è meno scoraggiata e «più persone tornano a cercare lavoro».
Sui trucchi usati per manipolare i fatti non vale neppure la pena soffermarsi, tanto sono ingenui e vecchi (alcuni li insegniamo all’università , sotto il titolo «come si fa una cattiva ricerca»). Sui fatti, invece, è il caso di riflettere un po’.
Occupati in termini reali
Primo fatto: l’occupazione in termini reali sta diminuendo.
Che cos’è l’occupazione in termini reali? E’ la quantità  di occupati al netto della cassa integrazione.
Se, per evitare le distorsioni della stagionalità , confrontiamo l’ultimo dato disponibile (ottobre 2014) con quello di 12 mesi prima (ottobre 2013), la situazione è questa: gli occupati nominali (comprensivi dei cassintegrati) sono rimasti praticamente invariati (l’Istat fornisce una diminuzione di 1000 unità ), le ore di cassa integrazione sono aumentate in una misura che corrisponde a circa 140 mila posti di lavoro bruciati. Dunque negli ultimi 12 mesi l’occupazione reale è diminuita.
Apparentemente la diminuzione è di circa 140 mila unità , ma si tratta di una valutazione ancora eccessivamente ottimistica: gli ultimi dati Istat, relativi al terzo trimestre 2014, mostrano che, sul totale degli occupati, si stanno riducendo sia la quota di lavoratori a tempo pieno sia la quota di lavoratori italiani.
Il che, tradotto in termini concreti, significa che aumentano sia il peso dei posti di lavoro part-time «involontari» (donne che lavorano poche ore, ma non per scelta) sia il peso dei posti di lavoro di bassa qualità , tipicamente destinati agli immigrati.
I senza lavoro
Secondo fatto: la disoccupazione sta aumentando.

I disoccupati erano 3 milioni e 124 mila nell’ottobre del 2013, sono saliti a 3 milioni e 410 mila nell’ottobre del 2014. L’aumento è di ben 286 mila unità , di cui 130 mila nei 4 mesi del governo Letta, e 156 mila negli 8 mesi del governo Renzi.
La spiegazione secondo cui l’aumento sarebbe dovuto a una maggiore fiducia, che farebbe diminuire il numero di lavoratori scoraggiati, riprende una vecchia teoria degli Anni 60 ma è incompatibile con i meccanismi attuali del mercato del lavoro italiano, che mostrano con molta nitidezza precisamente quel che suggerisce il senso comune: gli aumenti di disoccupazione dipendono dal peggioramento, e non dal miglioramento, delle condizioni del mercato del lavoro.
Sulla disoccupazione, tuttavia, ci sarebbe qualcosa da aggiungere.
In questi giorni sentiamo ripetere, dai giornali e dalle tv, che il tasso di disoccupazione non solo è ulteriormente aumentato rispetto a 12 mesi fa (1 punto in più), non solo è molto alto in assoluto (13,2%), non solo è fra i più alti dell’Eurozona, ma sarebbe anche il più alto degli ultimi 37 anni, ossia dal 1977.
I dati del 1977
Ebbene, anche questa, già  di per sè una notizia drammatica, detta così è ancora troppo ottimistica. Se dici che siamo al massimo storico dal 1977, o che «siamo tornati al 1977», qualcuno potrebbe supporre che nel 1977 il tasso di disoccupazione italiano fosse più alto di oggi, o perlomeno fosse altrettanto alto.
Non è così. Nel 1977 il tasso di disoccupazione era molto minore rispetto ad oggi (7,2% contro 13,2%).
La ragione per cui si continua a parlare del 1977 come una sorta di spartiacque è che la serie storica dell’Istat con cui attualmente lavoriamo parte dal 1977.
Ma questo non significa che sugli anni prima del 1977 non si sappia niente.
Prima del 1977 c’era la vecchia serie 1959-1976. E prima ancora c’erano i dati del collocamento, della Cassa nazionale per le assicurazioni sociali, dei censimenti demografici, a partire da quello del 1861, anno dell’unità  d’Italia.
Tutte fonti meno sofisticate di quelle di oggi, ma sufficienti a darci un’idea degli ordini di grandezza.
Mi sono preso la briga di controllare queste fonti, nonchè i notevoli lavori che sono stati pubblicati sui livelli di disoccupazione dal 1861 a oggi e la conclusione è tragica.
Unità  d’Italia e dopoguerra.
Mai, nella storia d’Italia, il tasso di disoccupazione è stato ai livelli di oggi. Altrochè 1977.
La disoccupazione era più bassa di oggi anche nel periodo 1959-1976, per cui abbiamo una serie storica Istat.
Era più bassa anche negli anni della ricostruzione, dal 1946 al 1958.
Ed era più bassa durante il fascismo, persino negli anni dopo la crisi del 1929.
Quanto al periodo che va dall’unità  d’Italia all’epoca giolittiana, è difficile fare paragoni con l’oggi, se non altro perchè è proprio allora che prende lentamente forma il concetto moderno di disoccupazione, ma basta un’occhiata ai censimenti e agli studi che li hanno analizzati (splendidi quelli di Manfredi Alberti, borsista Istat) per rendersi conto che, comunque si definisca il fenomeno, siamo sempre abbondantemente al di sotto dei livelli attuali.
Il governo Renzi
Il legno storto del mercato del lavoro non si raddrizza in pochi mesi, e forse neppure in parecchi anni. Quel che dispiace, però, è che anche le nostre giovani marmotte, giunte al potere, si arrampichino sugli specchi come tutti gli anziani paperi che le hanno precedute.
Come cittadino, preferirei un governo che, sull’occupazione e la disoccupazione, ci dicesse la verità , e mostrasse con i fatti, non con le parole, di aver capito il dramma del lavoro in Italia.
Quel che vedo, invece, è un ceto politico che irride i sindacati, si è mostrato del tutto inadeguato sul progetto europeo «Garanzia giovani», stanzia pochissimi soldi per ridurre il costo del lavoro (1,9 miliardi nel 2015), mentre ne stanzia tantissimi sul bonus da 80 euro, misura meravigliosa ma che premia solo chi un lavoro già  ce l’ha.
Il guaio, purtroppo, è sempre quello.
In Italia la sinistra, oggi come ieri, protegge innanzitutto i lavoratori già  garantiti.
La destra ha da sempre un occhio di riguardo per i lavoratori autonomi.
Quanto a tutti gli altri, precari, lavoratori in nero, giovani e donne fuori dal mercato del lavoro, nessuno se ne preoccupa sul serio, e meno che mai i sindacati.
Fino a quando?

Luca Ricolfi
(da “La Stampa“)

argomento: Politica | Commenta »

SVIZZERA, BOCCIATO NETTAMENTE IL REFERENDUM ANTI-IMMIGRATI: IL 74% DICE NO

Novembre 30th, 2014 Riccardo Fucile

SI VOLEVA LIMITARE L’ACCESSO PER “MOTIVI ECOLOGICI”… NO ANCHE AD ALTRI DUE TEMI

È un chiaro No degli svizzeri al referendum per uno stop all’immigrazione per “motivi ecologici”: chiamati alle urne, gli elettori elvetici avrebbero bocciato il testo con oltre il 74% dei voti contrari.
Il quesito proponeva di limitare allo 0,2% nell’arco di tre anni la crescita della popolazione residente dovuta all’immigrazione, in modo da ridurre l’inquinamento legato a un aumento degli abitanti.
Lo slogan della campagna per il sì era “Stop alla sovrappopolazione, sì alla conservazione delle basi naturali della vita”.
I testi delle tre iniziative popolari sono stati respinti da un maggioranza dei 26 cantoni e semi-cantoni della Confederazione, indicano i risultati ufficiali. Per essere approvata un’iniziativa popolare deve ottenere la doppia maggioranza, del popolo e dei cantoni.
Il No al referendum nominato ‘ecopop’ è molto più deciso di quanto dicessero i sondaggi (l’ultimo diceva 56% no).
Non è certo la prima volta che un referendum in Svizzera tocca il tema immigrazione. A febbraio un voto aveva fissato quote per gli immigrati e i transfrontalieri, preoccupando i lavoratori italiani di confine.
Gli altri referendum.
Gli svizzeri hanno bocciato anche altri due quesiti, uno per abolire i forfait fiscali per i ricchi stranieri e l’altro per aumentare le riserve in oro della Banca centrale. I sostenitori del referendum sull’oro ritenevano che un quinto delle riserve della Banca centrale svizzera entro cinque anni dovrebbero essere costituite da oro, il che avrebbe significato acquistare circa 1.500 tonnellate di oro per un valore di oltre 60 miliardi di dollari e mantenerle in Svizzera senza venderne alcuna parte. L’acquisto di questa grande quantità  di oro determinerebbe un aumento del prezzo del metallo prezioso sul mercato.

(da “La Repubblica”)

argomento: Immigrazione | Commenta »

LUCI E OMBRE NEL RITORNO DI FINI A NAPOLI: CONCETTI DI BUON SENSO, QUALCHE LAMPO, TROPPA PRUDENZA, PESSIMA ORGANIZZAZIONE, SCARSO PUBBLICO

Novembre 30th, 2014 Riccardo Fucile

L’EX LEADER DI AN IN SURPLACE COME I CICLISTI IN PISTA, MA PER VINCERE OCCORRE RITROVARE   LO SCATTO… E PER SCALDARE I MUSCOLI (E I CUORI) OCCORRONO IDEE NUOVE E INTELLIGENZE MODERNE, NON CAPORALI INTERESSATI A PORTARLO IN PROCESSIONE COME UNA RELIQUIA

I peggiori nemici di un uomo politico sono notoriamente gli adulatori, i presunti amici che non osano mai tirarti per la giacchetta prima che tu commetta errori, coloro che si mettono sulla tua scia e pensano di sfruttarla.
Nel ritorno di Fini sulla scena politica con il tour di Liberadestra non sappiamo quanto pesi la sua reale volontà  di andare oltre il ruolo di allenatore (personalmente gli consiglieremmo di creare piuttosto una “università  delle idee” in cui mettere al servizo di nuove leve la sua esperienza) e quanto invece incida la spinta (più o meno interessata) degli amici che ha intorno.
Il politico di razza è spesso colui che ascolta più volentieri i critici che i portastrascico, perchè è dalla prima categoria che raccoglie spesso le sensazioni giuste e in sintonia con la sua reale base.
Con largo anticipo avevamo scritto che l’organizzazione dell’assemblea di Liberadestra a Napoli era nata male e rischiava di finire peggio, in quanto affidata a personaggi divisivi.
Non siamo più tornati sull’argomento per correttezza, pronti a essere smentiti dai fatti.
Purtroppo così non è stato: la presenza di una sala semivuota mentre Fini tiene il suo discorso (pubblichiamo foto, onde evitare di essere addidati come bugiardi) è il sigillo di una tangibile incapacità  organizzativa che non ha saputo veicolare alcun messaggio innovativo.
Non sappiamo se il centinaio di persone presente a Napoli convincerà  Fini a soprassedere al tour o a mutare metodi di allenamento.
Personalmente gli consiglieremmo di rinnovare lo staff tecnico che ha intorno: con questo persino Mourinho rischierebbe la sconfitta con la seconda squadra dell’Entella.
Ma, al di là  di queste doverose note, nel discorso di Fini a Napoli sono emerse considerazioni di buon senso, qualche lampo e anche qualche luogo comune.
Secondo Fini e’ fondamentale, prima di prendere qualsiasi decisione, ”partire sempre dall’eventuale condivisione dei programmi. E’ illusorio – ha aggiunto – pensare di ridare al popolo di centrodestra una prospettiva partendo dalla coda. Se non si identifica un minimo comune denominatore – ha proseguito – la gente non ci crede più alle alleanze contro, ma servono alleanze per qualcosa”.
Secondo l’ex presidente di Alleanza nazionale ”serve una destra in sintonia con i tempi in cui viviamo e che non commetta gli errori che stanno commettendo quelle forze che in modo diretto e indiretto si collegano all’idea di destra”.
Fini ha evidenziato che Renzi ”ricorda, in certi momenti, Berlusconi. Entrambi fanno ricadere la responsabilita’ delle cose non fatte sugli altri, facendo sempre rimbalzare la palla in tribuna”.
“Il problema del centrodestra si chiama Forza Italia”, dice Fini: “In quel partito il condottiere ha perso la strada e alterna continuamente le posizioni. E l’amarezza maggiore per me si chiama Fratelli d’Italia: ovvero i presunti eredi di An, diventata pallida fotocopia della Lega”.
L’ex presidente della Camera nel futuro vorrebbe “continuare ad andare in giro per l’Italia a riflettere sulla politica”, poi aggiunge che “gli spazi vuoti vanno riempiti. E’ evidente che in questo momento c’e’ una destra piatta che ripropone solo vecchie parole d’ordine”.
Sulla possibilità  di creare un partito, Fini intende rimanere in surplace: «L’Italia non ha bisogno di un’ennesima sigla. Questo non vuol dire che Libera Destra non faccia politica. Il compito della politica è indicare una prospettiva. È la sostanza di quello che intendiamo fare nei prossimi mesi».
L’associazione che ha fondato intende «individuare le energie che bisogna mettere in campo». E individuarle «partendo dal basso». Occorre il «censimento delle esperienze e delle intelligenze».
Ma forse non è così che riuscirà  a visionare molti talenti, è il caso che qualcuno glielo faccia presente.
Arriviamo ad alcuni punti deboli del suo discorso.
Fini dice che «non possiamo urlare, come se fossimo stati sempre all’opposizione». Bisogna ricordare che «abbiamo governato». Questo significa che una «destra con cultura di governo deve saper fornire controproposte».
Concordiamo con le controproposte, ma il limite del ragionamento di Fini sta nel fatto che se vuole realmente costruire una nuova squadra non può penalizzarla con il richiamo ad un “abbiamo governato”: sia perchè avrà  governato lui, ma molti altri no, sia perchè non è detto che chi “ha governato” lo abbia fatto bene e l’opinione pubblica ne abbia un buon ricordo.
O si azzera il passato o si corre il rischio della Meloni che non riesce a far dimenticare il suo ruolo trascorso con responsabilità  di governo.
Sarebbe auspicabile piuttosto che Fini dicesse anche chiaramente che per aspirare a “governare un domani” occorre anche “saper fare opposizione oggi”, cosa che molti hanno ormai dimenticato tra i maggiorenti, ma che invece è argomento sentito dalla base di centrodestra.
Magari creando una rete mediatica che veicoli sia critiche mirate che proposte concrete e facilmente recepibili, unita ad una presenza sul territorio e “sulla strada”   ormai dimenticata.
Un po’ di fantasia e creatività  sopperisce spesso anche alla mancanza di mezzi, ma occorre saper usare anche la scimitarra, non solo i metodi consigliati dal galateo.
E’ necessario più coraggio e scelte di campo, non bastano analisi letterarie.
Fini, a proposito degli 80 euro di Renzi, ha detto che “9 miliardi di costo di tale operazione potrebbero essere meglio utilizzati per la riduzione delle tasse sulla casa, per il quoziente familiare e per l’Irap».
Sembra che il tempo si sia fermato, sempre le stesse cose del Pdl: perchè non dire che era meglio se le avesse destinate a costruire 100.000 case popolari o ad aumentare le pensioni minime di 480 euro o a creare occupazione per i giovani, vincolando gli aiuti alle aziende a nuove assunzioni?
Perchè non destinarli ai due milioni di famiglie che vivono sotto la soglia di povertà ?
Un ultimo appunto su un tema dove Fini forse non è informato e finisce per appiattirsi sulle posizioni di Alfano, Brunetta e Meloni.
“Occorre denunciare il Trattato di Dublino III» – dice Fini- quello che prevede di mantenere il migrante sul territorio del Paese in cui egli approda. Troppo comodo per Paesi come la Danimarca o l’Olanda. I rifugiati li dobbiamo invece dividere nell’ambito dell’Unione europea».
I rifugiati in Italia alla fine del 2012 erano 64.779, questa cifra colloca l’Italia al 6° posto tra i Paesi europei, dopo Germania (589.737), Francia (217.865), Regno Unito (149.765), Svezia (92.872), e Olanda (74.598).
A questi vanno aggiunti quelli arrivati nel 2013: la Svezia ha accordato protezione politica a 26.400 persone, il maggior numero in Ue.
Seguono Germania (26.100), Francia (16.200), Italia (14.500) e Regno unito (13.400).
E’ evidente che richiedere una “rimodulazione” dei rifugiati sarebbe autolesionistico in quanto dovremmo prendercene in carico altri, più che essere noi a trasferirne all’estero.
Non sarebbe più intelligente e civile accogliere queste poche migliaia di esseri umani che fuggono da genocidi (considerando che poi molti vanno in altri Paesi dove hanno parenti e amici) senza fare tanto gli isterici?
Un po’ di coraggio per vincere una partita ci vuole, anche quello di virare dal vecchio modulo montiano e centrista che ha generato più autogol che bel gioco.
Non è attaccando sempre dalla fascia destra che si creano automaticamenti spazi, ma non rinunciando a occupare tutto il campo.
E’ così che nascono gli assist e si scoprono i goleador.
E’ (quasi) tutto: dallo stadio San Paolo a voi la linea.

argomento: Fini | Commenta »

SILVIO RITORNA IN PIAZZA NELLA SUA MILANO, MA NON C’E’ LA FOLLA DEI VECCHI TEMPI

Novembre 30th, 2014 Riccardo Fucile

TRA PENSIONATI E GIOVANISSIMI

Silvio Berlusconi torna in piazza per la prima volta dopo l’affidamento ai servizi sociali. Sceglie di farlo per il No Tax Day e proprio nella sua Milano, in Piazza San Fedele, alle spalle del teatro alla Scala e di Palazzo Marino.
Dal primo pomeriggio, nel gazebo allestito per la raccolta firme contro le tasse del governo Renzi, sfilano la coordinatrice lombarda Maria Stella Gelmini, Enrico Toti e il capogruppo al senato Paolo Romani, che si presta a qualche selfie con i sostenitori.
C’è pure Laura Ravetto, elegantissima, che sfodera grandi sorrisi, stringe mani e vuole “assolutamente parlare” con la telecamerina di Diego Bianchi del programma di Rai Tre Gazebo “è il nostro rito mi porta sempre tanta fortuna”.
Daniela Santanchè sbuca all’improvviso: boccoli d’ordinanza, cappotto nero. “Sei sempre la più bella” le gridano. “Daniela dai quando mi metti in politica”, le chiede un ragazzo.
Una coppia di anziani signori le affida una lettera per il presidente. All’Huffpost dice: “La casa è un bene troppo importante. Le tasse vanno tolte e noi lo abbiamo già  fatto. Chi si mette contro la Lega sbaglia, è la storia del Centrodestra”.
C’è anche la rampante Silvia Sardone, 32 anni, consigliere comunale a Milano e astro nascente di Forza Italia.
In attesa che arrivi Berlusconi, risuona l’inno di Forza Italia. Qualche bandiera sventola, ma “i tantissimi” della canzone non ci sono.
Il pubblico non sembra quello delle grandi occasioni. Chi è lì però ci crede e crede ancora in Berlusconi e nel partito. “È l’unico che può fare ancora qualche cosa per noi. Gli altri non mi convincono, nemmeno questo Renzi . Parla, parla e poi ci riempie di tasse — grida la signora Ida, 74 anni originaria di Trani, ma da 55 anni vive a Milano – Io ho una figlia disoccupata da un anno. La devo aiutare non so più come fare”.
Mentre parla si avvicinano anche altre persone, quasi tutte ultra settantenni.
Ognuna vuole raccontare i suoi problemi, qualcuna la sua disperazione, come la signora Maria 78 anni “milanese doc”, che da tutta la pensione per aiutare il nipotino autistico “e adesso non so più nemmeno come pagare l’affitto. Voglio che Berlusconi mi aiuti, con lui era meglio. Pazienza se ha avuto tutte quelle donne, lo perdono. Tutti sbagliamo”.
Attorno al gazebo i pensionati sono tantissimi. Molti sventolano orgogliosi le bandiere di Forza Italia con la scritta “senior”, ormai lo zoccolo duro del partito sono loro.
Marcello dice di seguire Berlusconi da sempre. Il suo cane si chiama Dudù, ma è la Pascale che ha copiato lui. “Quella Francesca mah, che tipo, una che sa comandare, ma io credo solo in Silvio. È il numero uno, un genio incompreso. L’alleanza con Salvini ci può stare, è bravo. Sull’euro però non sono d’accordo e poi il leader deve rimanere Berlusconi. Noi siamo moderati”.
Dagli agè ai giovanissimi. L’altra fascia di età  ben rappresentata è la loro.
Ventenni, studenti universitari che arrivano da tutta la Lombardia, qualcuno pure dall’Emilia Romagna. “Forza Italia non è al massimo del suo splendore. Per noi giovani è il momento migliore per dare il nostro contributo. Berlusconi è l’unico leader moderato di oggi. Salvini è un uomo di lotta, ma non di governo”, dice Ugo di 27 anni, comasco e studente di Scienze Politiche.
A un rapido sondaggio nessuno ha partecipato ai casting di Villa Gernetto. “No, non ci siamo stati”, sospirano alcuni ragazzi della delegazione bergamasca. “No purtroppo no, non c’ero”, racconta un giovane berlusconiano di Brescia. Forse le giovani promesse già  battezzate dal leader non hanno più bisogno di stare in piazza, forse loro sono nel gazebo.
Ma ecco che arriva Berlusconi, la piazza applaude, grida ancora “Forza Silvio”.
Distinte signore con al braccio i sacchetti dello shopping natalizio salgono sulle panchine per vedere meglio. “Che bello tornare in piazza proprio a Miano – esordisce il Cav – I miei avvocati me lo sconsigliano, ma non posso astenermi dal venire qui per dire come stanno le cose”.
Dal palco di piazza San Fedele Berlusconi lancia nuovi attacchi alla magistratura e propone “sei mesi di compravendite delle case senza alcuna imposta e una flat tax per tutti con una tassazione al 20% del reddito per le famiglie”.
Il patto del Nazareno non si tocca, “Ma per tutto il resto siamo fortemente, decisamente e responsabilmente all’opposizione. Il jobs act non serve a niente. I vertici di Confindustria non pensano che si potrà  assumere un solo italiano in più”.
Da Milano Berlusconi lancia anche una nuova ricetta anti crisi :“una seconda moneta alternativa all’euro e la svalutazione dell’euro, con un cambio uno a uno con il dollaro e l’immissione di forte liquidità  per dare ossigeno alla crescita” e conclude con una piccola retromarcia su Salvini “sarà  uno dei goleador del centrodestra, è benvenuto, ma da qui a dire che Berlusconi ha scelto il nuovo leader del centrodestra ce ne passa”.
I supporter tirano un sospiro di sollievo. La folla si accalca vicino all’auto blu di Berlusconi.
Si cerca una foto, una stretta di mano, un bacio, ma l’auto riparte.
Per strade si accalcano anche curiosi, qualcuno chiede se c’è Francesca Pascale, o “almeno Mara Carfagna”. Un ragazzo di 20 anni si ferma, vuole vedere Berlusconi entrare in macchina, ma la fidanzata si arrabbia e lo rimprovera. “Ma dai cosa c’è da vedere. Andiamo. Questo c’ha 80 anni e ancora fa i comizi. Ma non è stufo?”.

(da “Huffingtonpost“)

argomento: Forza Italia | Commenta »

CAOS M5S: “IN VISTA ALTRE 17 ESPULSIONI”, POI LA SMENTITA

Novembre 30th, 2014 Riccardo Fucile

L’ACCUSA RIDICOLA: HANNO PAGATO TUTTI LA QUOTA MA NON HANNO PUBBLICATO I DATI DEI BONIFICI SUL SITO UFFICIALE

“Altre 17 espulsioni pronte da discutere sul tavolo dell’assemblea congiunta del Movimento 5 Stelle“.
La notizia trapela da ambienti M5S dopo la riunione dei deputati. Tutte le agenzie la battono.
Ma in poche ore viene smentita dal capogruppo Andrea Cecconi, a cui peraltro era stata attribuita la comunicazione di espulsione.
Il capogruppo parla di “speculazioni giornalistiche” in quanto “la stessa (assemblea, ndr) deve ancora essere formalmente convocata”.
Inoltre, precisa Cecconi in una nota, “non è previsto che l’assemblea dei gruppi parlamentari possa in alcun modo prendere decisioni in merito ad amministratori locali”.
La decisione di convocare un incontro congiunto per il 3 dicembre, conclude poi Cecconi, sarà  presa solo per “creare un clima positivo e di serenità  in seno al gruppo parlamentare, così da superare tutte le incomprensioni passate e ripartire in maniera più compatta”.
L’annuncio della procedura di espulsione, fatto filtrare come retroscena da esponenti 5 Stelle, mostra comunque con evidenza una certa tensione all’interno del gruppo.
Il motivo? In sostanza dopo l’espulsione di Massimo Artini e Paola Pinna, motivata ufficialmente dal ritardo nella rendicontazione, in molti danno per scontato un procedimento anche per gli altri 17 membri nella medesima posizione.
Per questo si è resa necessaria la smentita ufficiale di Cecconi.
I nomi degli eletti finiti “sul banco degli imputati” sono stati pubblicati sul sito Tirendiconto.it: Sebastiano Barbanti, Marco Baldassarre, Eleonora Bechis, Silvia Benedetti, Paolo Bernini, Francesco Cariello, Federica Daga, Marta Grande, Mara Mucci, Girolamo Pisano, Aris Prodani, Walter Rizzetto, Gessica Rostellato, Emanuele Segoni, Patrizia Terzoni e Tancredi Turco.
In ogni caso, comunque, la riunione dei parlamentari — all’indomani dell’espulsione di Artini e Pinna — si è soffermata su questo delicato punto.
La discussione sui 17 parlamentari che potenzialmente rischiano l’espulsione dai 5 Stelle è stata, secondo quanto riportano alcuni partecipanti, molto aspra: un dissidente parla di “scontro durissimo. Le urla si sentivano da chi stava in strada”.
La tensione è salita quando i 17 sotto accusa hanno ribadito che i bonifici sono stati tutti correttamente   inviati, ma che, per problemi tecnici, la pubblicazione sul blog di Beppe Grillo non era stata possibile.
Alcuni di loro hanno cercato di rimediare con dei post sui propri profili Facebook ufficiali, ma questo non è bastato a evitare loro di essere messi in discussione: “O li mettete sul sito ufficiale o siete fuori”, avrebbero risposto i membri del nuovo direttorio Luigi Di Maio, Carlo Sibilia e Roberto Fico.

(da “Il Fatto Quotidiano”)

argomento: Grillo | Commenta »

NON E’ DISAFFEZIONE, LA DEMOCRAZIA E’ FINITA

Novembre 30th, 2014 Riccardo Fucile

HANNO PERSO TUTTI I PARTITI, LA GENTE NON CREDE PIU’ NEL SISTEMA

All’indomani delle elezioni amministrative della primavera del 2012 in un articolo intitolato “Ecco perchè il voto del 2013 potrebbe segnare la fine della democrazia” (Il Gazzettino, 11 maggio 2012) di fronte a un’astensione che stava montando di tornata in tornata, scrivevo: “Nel 2013 (…) l’astensione potrebbe diventare valanga. I partiti non sembrano rendersi conto che stanno ballando sull’orlo di un vulcano in eruzione. La crisi ha aperto gli occhi ai cittadini che scoprono di essere presi in giro da almeno trent’anni, governasse la destra o la sinistra o tutte e due insieme”.
E concludevo: “Le elezioni del 2013, Grillo o non Grillo, potrebbero segnare, con un’astensione colossale, la fine della democrazia rappresentativa”.
Nel 2013 ci fu un’ulteriore erosione dell’elettorato, ma quell’“astensione colossale” che io prevedevo già  per quell’anno è arrivata ora, nell’autunno del 2014.
E solo adesso, tranne Renzi che fa il pesce in barile e definisce l’astensione “secondaria” e Matteo Salvini che finge di aver vinto un’elezione che invece ha perso, come tutti, perchè dai 116.394 voti delle europee è passato ai 49.736 di oggi, tutti gli esponenti di partito, i commentatori, i giornalisti scoprono l’esistenza del fenomeno
Naturalmente cercano di sminuirne la portata attribuendolo al tempo ridotto per votare, agli scontri in atto all’interno del Partito democratico e a quelli con i sindacati, agli scandali emersi in Emilia Romagna, alle inchieste della magistratura e a qualsiasi altra causa cui possano appigliarsi.
Ma tutte queste ragioni non possono aver avuto che un’incidenza molto parziale, direi minima, su un fenomeno così esteso.
La realtà  è che la gente non crede più a questo sistema, non crede più al balletto delle elezioni, non crede più alla democrazia rappresentativa e, forse, alla democrazia tout court.
I partiti che si scannano per dividersi quel poco di elettorato che gli è rimasto appiccicato fanno la stessa impressione di chi, in un castello che sta andando in fiamme, si preoccupi di assicurarsi comunque gli appartamenti migliori, mentre là  fuori sono circondati da milioni di arcieri che non hanno ancora trovato il loro Robin Hood, ma che prima o poi occuperanno quelle macerie fumanti.
Il fenomeno non è solo italiano.
Negli Stati Uniti un deputato, in un momento di sincerità , ha affermato che “gli elettori contano poco o nulla e non sanno neanche perchè e per chi votano”.
Tuttavia, come ho già  avuto modo di osservare, l’Italia è, storicamente, un “paese laboratorio” e la fine della democrazia da noi potrebbe preludere alla fine anche delle altre democrazie occidentali.
A differenza di quanto ha scritto Antonello Caporale sul Fatto Quotidiano, non ha vinto “il partito della pantofola”.
Chi è rimasto a casa è uno che ha esaurito ogni pazienza e, non essendo vincolato, a differenza di Grillo, a una rivoluzione pacifica che agisca all’interno delle regole democratiche, il giorno che, esasperato, deciderà  di uscire allo scoperto lo farà , per usare un eufemismo, con le mazze da baseball.
E saranno guai.
Perchè, come dice la Bibbia, “terribile è l’ira del mansueto”.

Massimo Fini
(da “il Fatto Quotidiano”)

argomento: denuncia | Commenta »

E IN VENETO L’INCUBO SOTTO I GAZEBO DESERTI: “LA GENTE NON VOTA NEMMENO ALLE ELEZIONI”

Novembre 30th, 2014 Riccardo Fucile

VIAGGIO NEL PD VENETO: DOVE LE PRIMARIE LE AVREBBERO EVITATE

Chissà  se Matteo Renzi sa dov’è Anguillara, il paese che fa lo sciopero delle primarie.
Un argine, la strada che scende verso la chiesa, una storia scandita dalle piene dell’Adige. Quattromila abitanti, settanta iscritti al Pd che hanno detto no, stavolta il seggio non lo facciamo. Perchè di primarie che «piombano addosso» a militanti «smossi » all’improvviso, senza il tempo necessario per «valutare una leadership», fatte solo «per trovare un candidato che abbia un’immagine », primarie che magari ti si rivoltano contro, come in Emilia, ecco, di queste primarie si può fare a meno.
Chi vuole votare, domani, passi il ponte sul Gorzone e pedali sei chilometri fino ad Agna.
«Noi le elezioni regionali le vogliamo vincere, faremo campagna elettorale, non è un ammutinamento », insiste la segretaria del circolo Pd, Francesca Masiero, 30 anni, educatrice del nido.
«Qui, al partito ci teniamo. Ma primarie fatte così, in venti giorni, senza discussione, sono la goccia che fa traboccare il vaso». Hanno discusso, hanno scritto un documento. E rispedito il pacco con le schede. «Mandiamo un segnale».
Ma almeno, singolarmente, andrete a votare ad Agna? «Ci devo pensare», esita Caterina Sieve, militante ventiquattrenne, «il malumore è forte».
Gli spettri d’Emilia guadano il Po, salgono nel Veneto che sei mesi fa regalò al Pd un risultato febbricitante, 37 e mezzo, primo partito, quattro punti sopra la destra, doppiata la Lega, e fece sognare il colpo grosso, la conquista dell’unica regione mai stata rossa nè rosa.
Per questo, Renzi ha richiamato da Bruxelles la sua ladylike di successo, Alessandra Moretti, miss 230 mila preferenze, che i sondaggi riservati danno come l’unica in grado di preoccupare il doge leghista Luca Zaia.
Ma la politica è fluida e le cose cambiano. Doveva essere un’investitura, quella di Moretti, renziani e bersaniani d’accordo, ma è spuntata la guastafeste, l’onorevole Simonetta Rubinato, area cattolica ma fuori dagli schieramenti, ha alzato la manina, o meglio il suo hashtag # sepolfar (un podemos versione Serenissima), non è una sprovveduta, per dieci anni strappò ai leghisti il comune di Roncade.
E il regolamento del Pd dice: più di un candidato, primarie obbligatorie.
E primarie sono state, di corsa, firme raccolte con l’acqua alla gola, primarie lampo, tredici giorni fra candidature e urne.
Il segretario regionale Pd Roger De Menech le chiama «primarie smart ».
«Nel senso di agili, svelte. Volevamo le solite primarie di sangue che durano mesi e ti logorano il partito?». Ma ora tutti hanno paura del floppone.
Stampate 75 mila schede in previsione di 50 mila votanti: bene, serpeggia l’incubo di non riuscire neppure a portare ai seggi i 18 mila firmatari delle tre candidature (il terzo è il dipietrista Antonino Pipitone).
«Non ho questo terrore», ostenta De Menech, «comunque sia, noi il candidato lo facciamo scegliere a migliaia di cittadini, mentre Zaia si è scelto da solo».
Sarà , ma girando paesi e città  l’ottimismo scema parecchio. «L’aria è quella che è, incrociamo le dita», sospira Alessandra Brunati, segretaria Pd ad Asolo.
Da Cittadella, il quartiere più leghista di Padova, il responsabile Pd di zona Adamo Zambon si lascia sfuggire: «Ce la mettiamo tutta, ma stavolta le primarie forse le avrei evitate… In certe condizioni danno poco valore aggiunto e rischiano di delegittimare il candidato».
La pensa come lui Paolo Giaretta, già  sindaco Dc di Padova, poi fondatore del Pd Veneto: «Le primarie non sono un valore sacro, se ne esci più debole sei un masochista a farle lo stesso. Quando il cittadino non ha voglia di votare neppure alle elezioni vere, non puoi chiedergli di scegliersi pure i candidati».
Autolesionismo? Il rischio di un’investitura debolissima si somma agli strascichi dei veleni di ogni battaglia elettorale.
Non sono mancati, ovviamente, nella sfida fra le due avvocatesse. Slavine di sarcasmo sull’infelice videointervista di Moretti dove l’ex corazziera di Bersani, ora devotissima a Renzi, teorizzava per le donne in politica il dovere della bellezza e di estetista settimanale, «non mi riconosco in quelle parole».
Moretti che poi accusa la sua competitor di essere stata fra i 101 traditori di Prodi (subito scagionata dalla prodissima Sandra Zampa).
Sempre Moretti, infastidita perchè la rivale «si è occupata solo di suore e preti», si becca la ritorsione feroce del settimanale diocesano di Treviso: «Moretti non ha peli neppure sulla lingua, del resto lì l’estetista non arriva… Ma se vuol vincere, qualche voto cattolico le servirà ».
Pronto ripiegamento della candidata, al forum de Il Mattino: «Sono pronipote del vescovo di Treviso».
Ma le rimbeccate, se animano gli stanchi dibattiti (ieri sera l’unico in pubblico tra i candidati, in una sala con molte sedie vuote) non risollevano l’interesse primario. Tira un altro vento.
«A votare alle primarie non so se vado»: Maurizio Baratello è un commercialista veneziano, tessera Pci dal ’72, ex consigliere comunale Ds, «questo governo non ha una linea sulla crisi economica, e io mando un segnale. Ora anche l’astensione è un’opzione politica».
L’ha scelta con amarezza anche Mario Carraro, imprenditore illuminato, a suo tempo in corsa per un ministero di Prodi: «No, non andrò. Queste primarie servono solo a sancire una scelta di visibilità . Come quando contro Berlusconi si scelse Rutelli invece di Amato perchè veniva meglio in tivù».
Curioso, stessa amarezza anche a Marghera, cuore operaio del Veneto bianco, percentuali (ex) emiliane al Pd.
«Si vota il Jobs Act, ma pensa che siano venuti qui a discutere coi lavoratori?», si sfoga il segretario del circolo Pd Antonio Cossidente, «ci danno la linea dalla tivù. Poi però ci chiedono di dare i volantini, di fare i seggi… Siamo braccia da campagna elettorale. Ci hanno sterilizzati. Sì, sì, domenica vado a votare, stiano tranquilli, poi anche alle regionali. Ma ormai ho capito, se devo dire la mia lo faccio altrove. Sono andato alla manifestazione di Roma. Farò lo sciopero generale. Non esiste solo il voto».

Michele Smargiassi
(da “La Repubblica“)

argomento: Partito Democratico, PD | Commenta »

BERLUSCONI A RENZI: “PRIMA IL QUIRINALE, POI LE RIFORME. UN NOME? AMATO”

Novembre 29th, 2014 Riccardo Fucile

VELTRONI E PRODI NON GRADITI

Passa dal Quirinale la rivincita di Silvio Berlusconi sul tira e molla renziano sul Patto del Nazareno.
In un colloquio pubblicato oggi dal Corriere della Sera l’ex Cavaliere parla della successione di Napolitano come se fosse il primo punto in agenda (e portando quindi alla luce del Sole ciò che nei Palazzi serpeggia ma non viene esplicitamente ammesso).
“Sono partigiano e partigianamente penso che prima venga l’elezione del presidente della Repubblica e poi vengano le riforme”.
Una tegola sulla testa di Renzi e un’assicurazione sulla vita per se stesso, visto che da più parti nelle ultime settimane sono trapelate inscrezioni che davano l’ex premier preoccupato di dare un appoggio alle riforme senza avere in cambio garanzie per la partita del Colle.
Così Berlusconi, che questa settimana è tornato al centro della scena politica del centrodestra, dalla lite con Fitto alla “benedizione” per Salvini, mette in scacco il Pd renziano reo di avere “modificato il patto in corso d’opera” e siccome “il Paese vive una situazione preoccupante” quindi bisogna “mettere subito in sicurezza la massima carica dello Stato con una scelta condivisa per garantire un minimo di equilibrio e — mi permetto di aggiungere — di credibilità  istituzionale” .
Ma l’ex Cavaliere fa di più: e parte con il totonomi dicendo chi non è gradito (Fassino, Veltroni, Prodi) e soprattutto anticipa il suo benestare a una figura come Giuliano Amato, considerandolo “una persona che non sia di parte, che non venga da una parte sola”.
Amato, appunto, per il leader di Forza Italia “rientra in quel profilo”.
Altro nome apprezzato è quello del governatore della Banca centrale europea Mario Draghi: “Mi risulta che il presidente della Bce abbia fatto sapere di non essere disponibile”.
E quando Francesco Verderami gli fa notare che anche Napolitano prima del reincarico disse la stessa cosa, Berlusconi risponde: “Al momento per lui la situazione è questa”.
Poi la nota dolente. Romano Prodi.
Se lo proponessero “risponderei — dice Berlusconi — che Prodi già  mi vuole tanto male, e quindi vorrei evitare di dire cose che potrebbero peggiorare ancor di più i nostri rapporti. Se penso al caso De Gregorio…”.
Quello che Berlusconi chiede al presidente del Consiglio è di fare da garante, ovvero di indirizzare il percorso evitando imboscate del suo partito come quelle viste nell’aprile 2013: “Renzi deve dare garanzie sul percorso. E ritengo che lo farà . Poi però servirà  la responsabilità  di tutti. Io parto sempre da un atteggiamento di fiducia nei confronti dei miei interlocutori. E non ho motivo di non applicare questo atteggiamento verso il presidente del Consiglio”.

(da “il Fatto Quotidiano“)

argomento: Berlusconi | Commenta »

CINQUESTELLE, IL PATRIMONIO DILAPIDATO

Novembre 29th, 2014 Riccardo Fucile

COME GRILLO HA BUTTATO VIA IL BIGLIETTO VINCENTE DELLA LOTTERIA

«Sono un po’ stanchino», ha scritto sul suo blog citando Forrest Gump.
C’è da credergli: come Tom Hanks nel film di Robert Zemeckis era partito così, senza una meta precisa («Quel giorno, non so proprio perchè decisi di andare a correre un po’») e si era ritrovato con l’illusione di avere in pugno il Paese.
Dove abbia cominciato, Beppe Grillo, a sprecare l’immenso patrimonio che di colpo si era ritrovato in dote alle elezioni del 2013 non si sa.
Forse il giorno in cui apparve sulla spiaggia davanti alla sua villa con quella specie di scafandro, misterioso e inaccessibile come un’afghana sotto il burka.
Forse quando, avvinazzato dai titoli dei giornali di tutto il mondo, rifiutò per settimane ogni contatto con la «vil razza dannata» dei giornalisti nostrani compresi quelli corteggiati nei tempi di vacche magre.
Forse quando, scartando a priori ogni accordo, plaudì ai suoi che rifiutavano perfino di dire buongiorno agli appestati della vecchia politica o si disinfettavano se per sbaglio avevano allungato la mano a Rosy Bindi.
O piuttosto la sera in cui strillò al golpe e si precipitò verso Roma invocando onde oceaniche di «indignados»: «Sarò davanti a Montecitorio stasera. Dobbiamo essere milioni. Non lasciatemi solo o con quattro gatti. Qui si fa la democrazia o si muore!». Dopo di che, avuta notizia di un’atmosfera tiepidina, pubblicò un post scriptum immortale: «P.s. Arriverò a Roma durante la notte e non potrò essere presente in piazza. Domattina organizzeremo un incontro…».
E le barricate contro i golpisti? Uffa… Certo è che mai ora, dopo aver perso tra abbandoni ed espulsioni 15 senatori e 7 deputati con la prospettiva di perderne altri ed essere uscito a pezzi dalle ultime regionali che aveva solennemente annunciato di stravincere («Ci dobbiamo prendere Calabria ed Emilia-Romagna. Sarà  un successo, mai stato così sicuro») Grillo si ritrova a fare i conti con un dubbio: non avrà  perso il biglietto della lotteria? Non sarebbe il primo.
Smarrì il suo biglietto vincente Guglielmo Giannini, dopo aver portato con l’Uomo Qualunque trenta deputati (tantissimi: il quadruplo degli azionisti) all’Assemblea costituente.
Lo smarrì Mario Segni, che dopo il referendum pareva destinato a raccogliere l’eredità  della Dc.
Lo ha smarrito Antonio Di Pietro, del quale Romano Prodi disse «quello si porta dietro i voti come la lumaca il guscio».
I VOTI PERDUTI
Il guaio è che lui stesso sembra sempre meno convinto di esser ineluttabilmente destinato a vincere.
E fa sempre più fatica a spacciare per vittorie certe batoste. E in ogni caso, ecco il problema principale, sono sempre meno convinti di vincere quanti avevano visto in lui l’occasione per ribaltare tutto.
Non ripassano, certi autobus. Una volta andati, ciao.
Prendete la Calabria: conquistò 233 mila voti (quasi il 25%), alle politiche del 2013. Ne ha persi l’altra settimana duecentomila. E quando mai li recupererà  più? Con questa strategia, poi!
«Non ci sono più parole per descrivere il lento e inesorabile, ma tutt’altro che inevitabile, suicidio del Movimento 5 Stelle», ha scritto ieri Marco Travaglio, che pure non faceva mistero di averlo votato.
«Un suicidio di massa che ricorda, per dimensioni e follia, quello dei 912 adepti della setta Tempio del Popolo, che nel 1978 obbedirono all’ultimo ordine del guru, il reverendo Jim Jones, e si tolsero la vita tutti insieme nella giungla della Guyana». Citazione curiosamente appropriata.
Basti riprendere un numero di «Sette» del 1995.
Il titolo di un’intervista all’allora comico diceva tutto: «Quasi quasi mi faccio una setta».
Beppe Grillo non era già  più «soltanto» un istrione da teatro. Girava l’Italia in 60 tappe con lo show «Energia e informazione», irrompeva all’assemblea della Stet rinfacciando all’azienda telefonica i numeri hot a pagamento, attaccava le multinazionali, incitava ad «accelerare la catastrofe economica.
Per l’esplosione del consumismo. Potremmo comprare cose inesistenti: elettroseghe per il burro, spazzolini da due chili monouso che dopo esserti lavato una volta li butti in mare per ammazzare i pesci…». Faceva ridere.
E spiegava che proprio per quello gli andavano dietro: «Perchè sono un comico. Perchè non fabbrico niente. Perchè chi parla contro i gas fabbrica le maschere antigas. Invece io, non vendendo nè gas nè maschere antigas, sono credibile. Che ci guadagno?».
Ed è su questa domanda che è andato a sbattere. Brutta bestia, il potere.
Guadagnato quello, il bottino più ambito di chi fa politica, è andato avanti sparandola sempre più grossa. Nella convinzione che ogni urlo, ogni invettiva, ogni insulto portasse ancora voti, voti, voti…
«Ogni voto un calcio in culo ai parassiti che hanno distrutto il Paese». «Facendo a modo nostro saremo più poveri per i prossimi 4-5 anni, ma senza dubbio più felici». «Apriremo il Parlamento come una scatola di tonno». «Il Parlamento potrebbe chiudere domani. È un simulacro, un monumento ai caduti, la tomba maleodorante della Seconda Repubblica».
«Bisogna ripulire l’Italia come fece Ercole con le stalle di Augia, enormi depositi di letame spazzati via da due fiumi deviati dall’eroe».
PAROLE PESANTI
E via così. Anche sui temi più ustionanti, dove non è lecito esercitare il battutismo: «La mafia è emigrata dalla Sicilia, è andata al Nord, qui è rimasta qualche sparatoria, qualche pizzo e qualche picciotto». «Hanno impedito a Riina e Bagarella di andare al Colle per la deposizione di Napolitano per proteggerli: hanno già  avuto il 41 bis, un Napolitano bis sarebbe stato troppo».
«La mafia è stata corrotta dalla finanza, prima aveva una sua condotta morale e non scioglieva i bambini nell’acido. Non c’è differenza tra un uomo d’affari e un mafioso, fanno entrambi affari: ma il mafioso si condanna e un uomo d’affari no».
Una cavalcata pazza. Perdendo uno dopo l’altro amici, simpatizzanti, osservatori incuriositi. Di nemico in nemico.
«Adesso Schulz dice che io sono come Stalin. Ma un tedesco Stalin dovrebbe ringraziarlo, altrimenti Schulz sarebbe in Parlamento con una svastica sulla fronte. Schulz, siamo un venticello, lo senti? Arriva un tornado, comincia a zavorrarti attaccato alla Merkel perchè ti spazzeremo via». «Noi non siamo in guerra con l’Isis o con la Russia, ma con la Bce!». «Faremo i conti con i Floris e i Ballarò… Io non dimentico niente. Siamo gandhiani ma gli faremo un culo così…».
E poi barriti contro le tasse: «Siete sicuri che se pagassimo tutti le tasse questo Paese sarebbe governato meglio? Ruberebbero il doppio».
Contro l’ultimo espulso: «Un pezzo di merda». Contro Equitalia: «È un rapporto criminogeno tra Stato e cittadini».
Contro l’inceneritore di Parma: «Chi mangerà  il parmigiano e i prosciutti imbottiti di diossina?»
Contro gli immigrati: «Portano la tubercolosi». Sempre nella convinzione che il «suo» movimento potesse prendere voti a destra e a sinistra, tra i padani e i terroni, tra i qualunquisti e i politicizzati al cubo.
Un «partito-tutto» contro tutto e tutti. Finchè, di sconfitta in sconfitta, non si è accorto che qualcosa, nel rapporto col «suo» popolo, si stava incrinando.
Che lui stesso stava smarrendo l’arte superba di saper mischiare insieme la potenza della denuncia e la leggerezza dei toni.
Finchè arrivò il momento che, in una piazza qualsiasi, si accorse che la solita battuta non tirava più. Capita anche ai clown più ricchi di genio.
Ma loro, se vogliono, possono inventarsi un altro numero.

Gian Antonio Stella
(da “il Corriere della Sera“)

argomento: Grillo | Commenta »

« Previous Entries
Next Entries »
  • Destra di Popolo.net
    Circolo Genovese di Cultura e Politica
    Diretto da Riccardo Fucile
    Scrivici: destradipopolo@gmail.com

  • Categorie

    • 100 giorni (5)
    • Aborto (20)
    • Acca Larentia (2)
    • Alcool (3)
    • Alemanno (150)
    • Alfano (315)
    • Alitalia (123)
    • Ambiente (341)
    • AN (210)
    • Animali (74)
    • Arancioni (2)
    • arte (175)
    • Attentato (329)
    • Auguri (13)
    • Batini (3)
    • Berlusconi (4.297)
    • Bersani (235)
    • Biasotti (12)
    • Boldrini (4)
    • Bossi (1.223)
    • Brambilla (38)
    • Brunetta (83)
    • Burlando (26)
    • Camogli (2)
    • canile (4)
    • Cappello (8)
    • Caprotti (2)
    • Caritas (6)
    • carovita (170)
    • casa (247)
    • Casini (120)
    • Centrodestra in Liguria (35)
    • Chiesa (276)
    • Cina (10)
    • Comune (343)
    • Coop (7)
    • Cossiga (7)
    • Costume (5.592)
    • criminalità (1.404)
    • democratici e progressisti (19)
    • denuncia (14.536)
    • destra (573)
    • destradipopolo (99)
    • Di Pietro (101)
    • Diritti civili (276)
    • don Gallo (9)
    • economia (2.332)
    • elezioni (3.303)
    • emergenza (3.080)
    • Energia (45)
    • Esselunga (2)
    • Esteri (784)
    • Eugenetica (3)
    • Europa (1.314)
    • Fassino (13)
    • federalismo (167)
    • Ferrara (21)
    • Ferretti (6)
    • ferrovie (133)
    • finanziaria (325)
    • Fini (823)
    • fioriere (5)
    • Fitto (27)
    • Fontana di Trevi (1)
    • Formigoni (90)
    • Forza Italia (596)
    • frana (9)
    • Fratelli d'Italia (291)
    • Futuro e Libertà (511)
    • g8 (25)
    • Gelmini (68)
    • Genova (543)
    • Giannino (10)
    • Giustizia (5.796)
    • governo (5.805)
    • Grasso (22)
    • Green Italia (1)
    • Grillo (2.941)
    • Idv (4)
    • Immigrazione (734)
    • indulto (14)
    • inflazione (26)
    • Ingroia (15)
    • Interviste (16)
    • la casta (1.396)
    • La Destra (45)
    • La Sapienza (5)
    • Lavoro (1.316)
    • LegaNord (2.415)
    • Letta Enrico (154)
    • Liberi e Uguali (10)
    • Libia (68)
    • Libri (33)
    • Liguria Futurista (25)
    • mafia (544)
    • manifesto (7)
    • Margherita (16)
    • Maroni (171)
    • Mastella (16)
    • Mattarella (60)
    • Meloni (14)
    • Milano (300)
    • Montezemolo (7)
    • Monti (357)
    • moschea (11)
    • Musso (10)
    • Muti (10)
    • Napoli (319)
    • Napolitano (220)
    • no global (5)
    • notte bianca (3)
    • Nuovo Centrodestra (2)
    • Obama (11)
    • olimpiadi (40)
    • Oliveri (4)
    • Pannella (29)
    • Papa (33)
    • Parlamento (1.428)
    • partito del popolo della libertà (30)
    • Partito Democratico (1.034)
    • PD (1.192)
    • PdL (2.781)
    • pedofilia (25)
    • Pensioni (129)
    • Politica (32.942)
    • polizia (253)
    • Porto (12)
    • povertà (502)
    • Presepe (14)
    • Primarie (149)
    • Prodi (52)
    • Provincia (139)
    • radici e valori (3.690)
    • RAI (359)
    • rapine (37)
    • Razzismo (1.410)
    • Referendum (200)
    • Regione (344)
    • Renzi (1.521)
    • Repetto (46)
    • Rifiuti (84)
    • rom (13)
    • Roma (1.125)
    • Rutelli (9)
    • san gottardo (4)
    • San Martino (3)
    • San Miniato (2)
    • sanità (306)
    • Sarkozy (43)
    • scuola (354)
    • Sestri Levante (2)
    • Sicurezza (454)
    • sindacati (162)
    • Sinistra arcobaleno (11)
    • Soru (4)
    • sprechi (319)
    • Stampa (373)
    • Storace (47)
    • subappalti (31)
    • televisione (244)
    • terremoto (402)
    • thyssenkrupp (3)
    • Tibet (2)
    • tredicesima (3)
    • Turismo (62)
    • Udc (64)
    • Università (128)
    • V-Day (2)
    • Veltroni (30)
    • Vendola (41)
    • Verdi (16)
    • Vincenzi (30)
    • violenza sulle donne (342)
    • Web (1)
    • Zingaretti (10)
    • zingari (14)
  • Archivi

    • Luglio 2025 (240)
    • Giugno 2025 (573)
    • Maggio 2025 (591)
    • Aprile 2025 (622)
    • Marzo 2025 (561)
    • Febbraio 2025 (352)
    • Gennaio 2025 (640)
    • Dicembre 2024 (607)
    • Novembre 2024 (609)
    • Ottobre 2024 (668)
    • Settembre 2024 (458)
    • Agosto 2024 (618)
    • Luglio 2024 (429)
    • Giugno 2024 (481)
    • Maggio 2024 (633)
    • Aprile 2024 (618)
    • Marzo 2024 (473)
    • Febbraio 2024 (588)
    • Gennaio 2024 (627)
    • Dicembre 2023 (504)
    • Novembre 2023 (435)
    • Ottobre 2023 (604)
    • Settembre 2023 (462)
    • Agosto 2023 (642)
    • Luglio 2023 (605)
    • Giugno 2023 (560)
    • Maggio 2023 (412)
    • Aprile 2023 (567)
    • Marzo 2023 (506)
    • Febbraio 2023 (505)
    • Gennaio 2023 (541)
    • Dicembre 2022 (525)
    • Novembre 2022 (526)
    • Ottobre 2022 (552)
    • Settembre 2022 (584)
    • Agosto 2022 (585)
    • Luglio 2022 (562)
    • Giugno 2022 (521)
    • Maggio 2022 (470)
    • Aprile 2022 (502)
    • Marzo 2022 (542)
    • Febbraio 2022 (494)
    • Gennaio 2022 (510)
    • Dicembre 2021 (488)
    • Novembre 2021 (599)
    • Ottobre 2021 (506)
    • Settembre 2021 (539)
    • Agosto 2021 (423)
    • Luglio 2021 (577)
    • Giugno 2021 (559)
    • Maggio 2021 (556)
    • Aprile 2021 (506)
    • Marzo 2021 (647)
    • Febbraio 2021 (570)
    • Gennaio 2021 (605)
    • Dicembre 2020 (619)
    • Novembre 2020 (575)
    • Ottobre 2020 (639)
    • Settembre 2020 (465)
    • Agosto 2020 (588)
    • Luglio 2020 (597)
    • Giugno 2020 (580)
    • Maggio 2020 (618)
    • Aprile 2020 (643)
    • Marzo 2020 (437)
    • Febbraio 2020 (593)
    • Gennaio 2020 (596)
    • Dicembre 2019 (542)
    • Novembre 2019 (316)
    • Ottobre 2019 (631)
    • Settembre 2019 (617)
    • Agosto 2019 (639)
    • Luglio 2019 (654)
    • Giugno 2019 (598)
    • Maggio 2019 (527)
    • Aprile 2019 (383)
    • Marzo 2019 (562)
    • Febbraio 2019 (598)
    • Gennaio 2019 (641)
    • Dicembre 2018 (623)
    • Novembre 2018 (603)
    • Ottobre 2018 (631)
    • Settembre 2018 (586)
    • Agosto 2018 (362)
    • Luglio 2018 (562)
    • Giugno 2018 (563)
    • Maggio 2018 (634)
    • Aprile 2018 (547)
    • Marzo 2018 (599)
    • Febbraio 2018 (571)
    • Gennaio 2018 (607)
    • Dicembre 2017 (579)
    • Novembre 2017 (634)
    • Ottobre 2017 (579)
    • Settembre 2017 (456)
    • Agosto 2017 (368)
    • Luglio 2017 (450)
    • Giugno 2017 (468)
    • Maggio 2017 (460)
    • Aprile 2017 (439)
    • Marzo 2017 (480)
    • Febbraio 2017 (420)
    • Gennaio 2017 (453)
    • Dicembre 2016 (438)
    • Novembre 2016 (438)
    • Ottobre 2016 (424)
    • Settembre 2016 (367)
    • Agosto 2016 (332)
    • Luglio 2016 (336)
    • Giugno 2016 (358)
    • Maggio 2016 (373)
    • Aprile 2016 (308)
    • Marzo 2016 (369)
    • Febbraio 2016 (335)
    • Gennaio 2016 (404)
    • Dicembre 2015 (412)
    • Novembre 2015 (401)
    • Ottobre 2015 (422)
    • Settembre 2015 (419)
    • Agosto 2015 (416)
    • Luglio 2015 (387)
    • Giugno 2015 (397)
    • Maggio 2015 (402)
    • Aprile 2015 (407)
    • Marzo 2015 (428)
    • Febbraio 2015 (417)
    • Gennaio 2015 (434)
    • Dicembre 2014 (454)
    • Novembre 2014 (437)
    • Ottobre 2014 (440)
    • Settembre 2014 (450)
    • Agosto 2014 (433)
    • Luglio 2014 (437)
    • Giugno 2014 (392)
    • Maggio 2014 (392)
    • Aprile 2014 (389)
    • Marzo 2014 (436)
    • Febbraio 2014 (386)
    • Gennaio 2014 (419)
    • Dicembre 2013 (367)
    • Novembre 2013 (395)
    • Ottobre 2013 (447)
    • Settembre 2013 (433)
    • Agosto 2013 (389)
    • Luglio 2013 (390)
    • Giugno 2013 (425)
    • Maggio 2013 (413)
    • Aprile 2013 (345)
    • Marzo 2013 (372)
    • Febbraio 2013 (293)
    • Gennaio 2013 (361)
    • Dicembre 2012 (364)
    • Novembre 2012 (336)
    • Ottobre 2012 (363)
    • Settembre 2012 (341)
    • Agosto 2012 (238)
    • Luglio 2012 (328)
    • Giugno 2012 (288)
    • Maggio 2012 (258)
    • Aprile 2012 (218)
    • Marzo 2012 (255)
    • Febbraio 2012 (247)
    • Gennaio 2012 (259)
    • Dicembre 2011 (223)
    • Novembre 2011 (267)
    • Ottobre 2011 (283)
    • Settembre 2011 (268)
    • Agosto 2011 (155)
    • Luglio 2011 (210)
    • Giugno 2011 (264)
    • Maggio 2011 (273)
    • Aprile 2011 (248)
    • Marzo 2011 (255)
    • Febbraio 2011 (234)
    • Gennaio 2011 (253)
    • Dicembre 2010 (237)
    • Novembre 2010 (187)
    • Ottobre 2010 (159)
    • Settembre 2010 (148)
    • Agosto 2010 (75)
    • Luglio 2010 (86)
    • Giugno 2010 (76)
    • Maggio 2010 (75)
    • Aprile 2010 (66)
    • Marzo 2010 (79)
    • Febbraio 2010 (73)
    • Gennaio 2010 (74)
    • Dicembre 2009 (74)
    • Novembre 2009 (83)
    • Ottobre 2009 (90)
    • Settembre 2009 (83)
    • Agosto 2009 (56)
    • Luglio 2009 (83)
    • Giugno 2009 (76)
    • Maggio 2009 (72)
    • Aprile 2009 (74)
    • Marzo 2009 (50)
    • Febbraio 2009 (69)
    • Gennaio 2009 (70)
    • Dicembre 2008 (75)
    • Novembre 2008 (77)
    • Ottobre 2008 (67)
    • Settembre 2008 (56)
    • Agosto 2008 (39)
    • Luglio 2008 (50)
    • Giugno 2008 (55)
    • Maggio 2008 (63)
    • Aprile 2008 (50)
    • Marzo 2008 (39)
    • Febbraio 2008 (35)
    • Gennaio 2008 (36)
    • Dicembre 2007 (25)
    • Novembre 2007 (22)
    • Ottobre 2007 (27)
    • Settembre 2007 (23)
  • Novembre 2014
    L M M G V S D
     12
    3456789
    10111213141516
    17181920212223
    24252627282930
    « Ott   Dic »
  • Leggi gli ultimi articoli inseriti

    • BIBBIANO LE VERE VITTIME, ANDREA CARLETTI, L’EX SINDACO DI BIBBIANO FINITO AI DOMICILIARI E POI ASSOLTO: “PROVO SODDISFAZIONE DOPO UNA GRANDE SOFFERENZA”.
    • VOLETE CAPIRE QUALCOSA IN PIU’ DEL CAOS IN LIBIA? IL GOVERNO DI TRIPOLI, GUIDATO DA DBEIBEH, E’ DEBOLE E TENUTO IN PIEDI DAI TURCHI; IL GENERALE KHALIFA HAFTAR È UNA MARIONETTA NELLE MANI DI PUTIN E DI AL SISI. E NOI STIAMO A GUARDARE
    • INCREDIBILE: L’ITALIA HA LIBERATO IL TORTURATORE ALMARSI E LA LIBIA POTREBBE ARRESTARLO
    • “NORDIO È INDIFENDIBILE, DOVREBBE DIMETTERSI MA LA MELONI CONTINUERÀ A COPRIRE TUTTI” : MATTEO RENZI USA IL LANCIAFIAMME CONTRO IL GOVERNO SUL CASO ALMASRI
    • ANCHE SUL CASO ALMASRI, L’UNICA STRATEGIA DEL GOVERNO È DISTOGLIERE L’ATTENZIONE: INVECE CHE RISPONDERE NEL MERITO, IL MINISTRO CARLO NORDIO E IL GOVERNO S’ATTACCANO ALLA RIVELAZIONE DI ATTI COPERTI DA SEGRETO
    • LA MONTAGNA MELONIANA HA PARTORITO UN TOPOLINO, NELLA CONFERENZA DI ROMA PER LA RICOSTRUZIONE UCRAINA LA DUCETTA HA RACIMOLATO APPENA 10 MILIARDI, MENO DEI 16 MILIARDI RACCOLTI DALLA STESSA CONFERENZA L’ANNO SCORSO A BERLINO
  • Commenti recenti

    • Log In

      • Accedi
      • Feed dei contenuti
      • Feed dei commenti
      • WordPress.org
    • Credits: G.I





    Usiamo i cookie anche di terze parti autorizzate. Continuando a navigare su questo sito, acconsenti al loro impiego in conformità alla nostra Cookie Policy.
    PreferenzeCONTINUA
    Manage consent

    Privacy Overview

    This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
    Necessary
    Sempre abilitato
    Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. These cookies ensure basic functionalities and security features of the website, anonymously.
    CookieDurataDescrizione
    cookielawinfo-checbox-analytics11 monthsThis cookie is set by GDPR Cookie Consent plugin. The cookie is used to store the user consent for the cookies in the category "Analytics".
    cookielawinfo-checbox-functional11 monthsThe cookie is set by GDPR cookie consent to record the user consent for the cookies in the category "Functional".
    cookielawinfo-checbox-others11 monthsThis cookie is set by GDPR Cookie Consent plugin. The cookie is used to store the user consent for the cookies in the category "Other.
    cookielawinfo-checkbox-necessary11 monthsThis cookie is set by GDPR Cookie Consent plugin. The cookies is used to store the user consent for the cookies in the category "Necessary".
    cookielawinfo-checkbox-performance11 monthsThis cookie is set by GDPR Cookie Consent plugin. The cookie is used to store the user consent for the cookies in the category "Performance".
    viewed_cookie_policy11 monthsThe cookie is set by the GDPR Cookie Consent plugin and is used to store whether or not user has consented to the use of cookies. It does not store any personal data.
    Functional
    Functional cookies help to perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collect feedbacks, and other third-party features.
    Performance
    Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.
    Analytics
    Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.
    Advertisement
    Advertisement cookies are used to provide visitors with relevant ads and marketing campaigns. These cookies track visitors across websites and collect information to provide customized ads.
    Others
    Other uncategorized cookies are those that are being analyzed and have not been classified into a category as yet.
    ACCETTA E SALVA