Destra di Popolo.net

TANGENTI SANITA’ LOMBARDIA, IL LEGHISTA RIZZI E LADY DENTIERA ORA VOGLIONO PATTEGGIARE LA PENA

Maggio 12th, 2016 Riccardo Fucile

GIUDIZIO IMMEDIATO IL 14 LUGLIO PER LE GARE D’APPALTO PILOTATE DALL’EX BRACCIO DESTRO DI MARONI

Quattordici luglio. E’ questa la data fissata per il processo con rito immediato a carico di Fabio Rizzi, l’ex consigliere regionale leghista ed estensore della riforma della sanità  lombarda, del suo braccio destro, Valentino Longo, dell’imprenditrice Maria Paola Canegrati , soprannominata “Lady dentiera”, e di altre 10 persone.
Rizzi è accusato di aver pilotato una serie di gare d’appalto nel settore dell’odontoiatria.
Lo ha disposto il gip di Monza Emanuela Corbetta che ha accolto la richiesta del pm Manuela Massenz, titolare dell’ inchiesta che a metà  dello scorso febbraio ha portato a eseguire 21 provvedimenti cautelari, 9 in carcere, 7 ai domiciliari e 5 obblighi di firma, per associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, turbativa d’asta e altri reati.
Il dibattimento si svolgerà  davanti al collegio presieduto da Alessandro Rossato.
Da quanto si è appreso Rizzi e Longo stanno trattando con la Procura per patteggiare la pena.

(da “il Fatto Quotidiano“)

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DARE DEL NAZISTA A SALVINI NON E’ REATO

Maggio 12th, 2016 Riccardo Fucile

IL LEADER LEGHISTA PERDE LA CAUSA A TORINO: “PRODUCE FALSI NEMICI PER CREARE ODIO SOCIALE”

Il 19 aprile dello scorso anno, in un post su Facebook, il segretario di Rifondazione comunista Paolo Ferrero definì, senza mezzi termini, Matteo Salvini un “nazista”. “Salvini non è uno sciacallo ma un nazista, come quelli che all’inizio degli anni ’30 gridavano al complotto giudaico massonico”.
Per questo accostamento, il leader del Carroccio sporse querela, ma ieri il giudice per indagini preliminari del Tribunale di Torino ha decretato il non luogo a procedere nei confronti di Ferrero perchè il fatto non costituisce reato: “Nell’ambito della critica politica la continenza verbale assume una peculiare elasticità , in ragione dei toni abitualmente accesi ed aspri che caratterizzano la lotta politica”, queste le motivazioni del Gip, che ha rigettato la richiesta di emissione di decreto penale nei confronti del segretario di Rifondazione
Le motivazioni
Secondo il Gip, infatti, “l’accostamento di Salvini al nazismo pare riferirsi non già  alle politiche criminali di xenofibia e genocidio, quanto alla politica del movimento suddetto volto a produrre falsi nemici verso cui creare odio sociale”.
A segnalare la notizia dell’assoluzione è stato lo stesso Paolo Ferrero, che ieri sera su Facebook ha pubblicato il testo integrale della sentenza emessa, esprimendo la sua soddisfazione: “Il Tribunale di Torino ha emesso sentenza in cui dichiara di non doversi procedere nei miei confronti perchè il fatto non costituisce reato. Si tratta di una sentenza importante che riconosce la piena legittimità  di denunciare come Salvini sia un nazista in quanto usa argomenti simili a quelli dei nazisti che all’inizio degli anni ’30 hanno basato i loro consensi sulla costruzione della guerra tra i poveri e dei capri espiatori. Si tratta di una acquisizione rilevante perchè ‘historia magistra vitae’, dalla storia si può e si deve imparare”.

(da agenzie)

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ECCO TUTTI I GUAI DEI COMUNI CINQUESTELLE

Maggio 12th, 2016 Riccardo Fucile

NON SOLO PARMA E LIVORNO: SU 17 COMUNI AMMINISTRATI, 3 SONO GIA’ SALTATI, A POMEZIA C’E’ OPACITA’, A RAGUSA HA PERSO PEZZI, A PORTO TORRES ESPULSA LA CAPOGRUPPO, A CIVITAVECCHIA RISCHIO DISSESTO

Gli indagati sono due, e nei Comuni più importanti. Ma i guai targati 5stelle, nelle amministrazioni guidate dai grillini, sono un po’ ovunque.
I casi più eclatanti riguardano Livorno e Parma.
A distanza di cinque giorni, dopo l’avviso di garanzia per concorso in bancarotta fraudolenta arrivato al sindaco di Livorno Filippo Nogarin, ecco che Federico Pizzarotti, il primo pentastellato a guidare una città  importante e a diventare il simbolo della nuova politica dell’ “onestà -onestà -onestà ”, riceve a sua volta una comunicazione giudiziaria per un presunto abuso d’ufficio legato alle nomine del Teatro Regio di Parma.
A dare uno scossone alla politica pentastellata territoriale non ci sono solo le difficoltà  giudiziarie, che mettono in imbarazzo i grillini davanti al loro regolamento che prevede l’equazione “avviso di garanzia uguale dimissioni”, ma anche problemi politici.
Su 17 città  amministrate, già  tre hanno perso il marchio M5S.
La prima a saltare è stata quella di Comacchio, con il sindaco Marco Fabbri cacciato per essersi candidato alla Provincia.
A seguire è scoppiato il caso Gela, con l’espulsione del sindaco Domenico Messinese per non essersi tagliato lo stipendio e aver avallato il protocollo d’intesa con l’Eni. Infine agli onori della cronaca è arrivato Quarto con il primo cittadino Rosa Capuozzo, prima difesa a spada tratta dal Direttorio e da Beppe Grillo e poi scaricata. Nel piccolo Comune campano tutto iniziò con un ex consigliere grillino, colui che ottenne più preferenze, indagato per voto di scambio e tentata estorsione nei confronti del sindaco, ricattata per un abuso edilizio.
Insomma, tra un tira e molla, Capuozzo viene ascoltata anche in commissione Antimafia. Prima i vertici le chiedono di dimettersi ma lei si rifiuta, poi la cacciano per non aver rispettato l’ordine e non aver denunciato per tempo le minacce che stava subendo.
Di opacità  si è parlato molto a proposito di Pomezia, dove il sindaco M5S Fabio Fucci ha prorogato l’appalto per la gestione dei rifiuti e la pulizia urbana tra il Comune e il Consorzio nazionale servizi e la sua affiliata “Formula ambiente”.
Formula ambiente è una società  “partecipata” della Coop 29 giugno di Salvatore Buzzi, prima per il 49 per cento, poi per il 29 per cento. E nel suo consiglio di amministrazione sedeva Alessandra Garrone, compagna di Buzzi. Il quale era nel consiglio di sorveglianza del Consorzio nazionale servizi. Un ruolo cruciale nel sistema di Mafia capitale, come si legge nelle carte dell’inchiesta. Fucci allora si difese dicendo che “la cooperativa legata a Buzzi è stata estromessa dal consorzio Formula Ambiente”.
Si arriva quindi in Sicilia, dove i 5Stelle hanno fatto il boom alle elezioni politiche, hanno vinto in tre Comuni e sognano di conquistare la Regione.
Qui c’è il caso Gela, già  citato, ma c’è anche il nodo Ragusa, la prima città  conquistata dal Movimento nell’isola. Il sindaco Federico Piccitto e la sua Giunta avevano deciso di farsi riconoscere un ritocco dello stipendio sotto forma di adeguamento Istat.
Ovviamente sono scoppiate forti polemiche con gli attivisti locali che hanno chiesto ai vertici del Movimento di sospendere il sindaco.
Non solo, in quasi tre anni di amministrazione, tre consiglieri hanno lasciato la maggioranza e due assessori si sono dimessi. L’assessore alla Cultura Stefania Campo ha lasciato l’incarico dopo essere stata accusata dalle opposizioni di avere favorito il marito, assunto da una ditta appaltatrice di un servizio in convenzione con il Comune. Lei si è difesa dicendo che era “tutto falso” e che le accuse erano “strumentali” poichè il marito lavorava già  nella società  che svolgeva il servizio e il bando prevedeva la riassunzione del personale.
Sta di fatto che ha lasciato l’assessorato e ci sono voluti mesi per sostituirla. Anche Salvatore Martorana, con delegata al Bilancio, si è dimesso dopo che il gruppo consiliare a cui lui faceva ha scaricato il sindaco. A Bagheria il sindaco e un assessore hanno fatto scandalo per case abusive riprese dalle Iene.
In Sardegna, a Porto Torres, la capogruppo è stata espulsa perchè fidanzata con un giornalista nemico: “Volevano che lasciassi il mio compagno”, ha detto Paola Conticelli. Ma anche il sindaco Sean Christian Wheeler, detto “l’americano”, è finito al centro di interrogazione parlamentare presentata da Sel per aver dato il via libera a delle esercitazioni militari nell’area industraile Synfial.
In campagna elettorale aveva promesso il risanamento di una delle aree più inquinate della Sardegna.
Problemi economici invece per Civitavecchia, Comune a rischio dissesto, dove il sindaco Antonio Cozzolino, mesi fa, ha aumentato le tasse portando Irpef e Imu ai massimi livelli. E inoltre aveva fatto richiesta di sospensione di tutti gli esponenti dell’opposizione, dopo che questi avevano presentato una diffida contro di lui in merito a una gara d’appalto.
Quindi, tra conti che non tornano, maggioranze che scricchiolano, regole 5Stelle non rispettate e avvisi di garanzia, in questa campagna elettorale per conquistare sopratutto Roma, la differenza tra propaganda e amministrazione si fa sentire.

(da “Huffingtonpost”)

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QUANDO DI MAIO DICEVA: “SE UN SINDACO E’ INDAGATO PER ABUSO D’UFFICIO STIA FERMO UN GIRO”

Maggio 12th, 2016 Riccardo Fucile

RIPUBBLICHIAMO UN’INTERVISTA AL VICE PRESDIENTE DELLA CAMERA DEL 3 APRILE 2015

Lei è vicepresidente della Camera. Non la trova un’invasione di campo del potere legislativo in quello giudiziario?
«Lo sarebbe se andassi da un giudice a dire cosa fare in un’inchiesta. È stato il procuratore nazionale antimafia Roberti a proporci degli impulsi di indagine dopo il nostro incontro. Tra l’altro è un’accusa offensiva per la magistratura. Io ho fatto solo quello che doveva fare il Pd in questi anni».
Andare da un procuratore a sollecitare impulsi d’indagine non è un’ingerenza?
«Si chiama ingerenza se si corrompe o si cerca di fargli cambiare idea. La verità  è che il Pd campano ha il sangue agli occhi. Si erano presi la responsabilità  di candidare Ferrandino alle Europee. Forse per garantirgli l’immunità  parlamentare?».
Lei crede sinceramente che il Pd sia il partito dei corrotti?  
«Il Pd sta seguendo la strada di Forza Italia, gliene arrestano uno ogni mese. È il partito dei carrieristi, di quel tipo di carriera politica che crea i fenomeni di corruzione. Servono norme etiche nei partiti, non sono la legge anticorruzione».
Non serve anche quella? Perchè avete votato no?  
«Non era un testo accettabile. Le intercettazioni scompaiono per cooperative e società  non quotate. E manca il daspo per i corrotti».
Non lo giudica neanche un passo avanti?
«Non può bastare e i compromessi al ribasso causano effetti culturali devastanti. Serve una legge anticorruzione seria per evitare che uno come Ferrandino, indagato, si potesse candidare. Immagino un codice etico dei partiti».
Basta essere indagato per non potersi più candidare?  
«Dipende dal tipo di reato. Se sei indagato per abuso d’ufficio sì».  
È un reato nel quale incorrono molti sindaci. Non è che a voi non capita perchè ne avete pochissimi?  
«È un reato grave. Se sei indagato stai fermo un giro. Poi vediamo se la politica si decide ad accelerare i processi».  

Fancesco Maesano
(da “La Stampa”)

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QUANDO IL GIUSTIZIALISMO SI RITORCE CONTRO I GRILLINI

Maggio 12th, 2016 Riccardo Fucile

I PARTITI USANO LE INCHIESTE PER LA BATTAGLIA POLITICA

A proposito della «Costituzione più bella del mondo», nelle ultime ore così estrosamente interpretata da procuratori e sostituti, all’articolo 111 c’è un passaggio piuttosto assertivo, che non sembrerebbe bisognoso di decodificazione: «Nel processo penale, la legge assicura che la persona accusata di un reato sia, nel più breve tempo possibile, informata riservatamente della natura e dei motivi dell’accusa elevata a suo carico».
Probabilmente la legge più violata di tutti i tempi, l’ultima volta stamattina, quando è uscita la notizia dell’avviso di garanzia al sindaco di Parma, il cinque stelle Federico Pizzarotti.
E’ accusato di abuso di ufficio per le nomine al Teatro Regio, e naturalmente sarà  un processo a stabilire se reato ci sia oppure no.
Però si possono dire un paio di cose.
La prima è che l’abuso d’ufficio è un reato così vasto, vago e incidentale al mestiere di sindaco (come la querela al giornalista, prima o poi arriva, anche se non si diffama), che andrebbe in buona parte depenalizzato e soprattutto marginalizzato nelle cronache; se per un’autorizzazione o una nomina qualsiasi bisogna apporre trenta timbri e se ne appongono soltanto ventinove, scatta l’abuso d’ufficio.
La seconda è che la ventennale barbarie giustizialista di cui parlava Matteo Renzi al Senato era riferita non tante alle inchieste della magistratura, quanto all’uso che se ne fa, sui giornali e soprattutto nella battaglia politica.
Una recente specialità  proprio dei grillini, che a ogni avviso di garanzia hanno inscenato proteste e promosso sfiducie discusse in giornate parlamentari inutili ed estenuanti, ma redditizie alla propaganda.
Sarebbe serio valutare il lavoro del sindaco Pizzarotti, anzichè giocarsi la rivincita sul Pizzarotti indagato, un gioco grazie al quale la politica conserva la fama di ladrona e, quel che è peggio, non recupera alcuna autorevolezza.

Mattia Feltri
(da “La Stampa”)

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ROLEX E DIAMANTI, LA PINOTTI NEI GUAI

Maggio 12th, 2016 Riccardo Fucile

TESO CONFRONTO CON RENZI… E SPUNTA ANCHE UN COLLIER

La vicenda del Rolex e dei gioielli regalati a Roberta Pinotti durante in occasione della firma dell’accordo con il Kuwait con Finmeccanica per la vendita di 28 caccia sta montando.
Oggi Dagospia che ha dato la notizia torna sulla vicenda con un nuovo retroscena.
Ieri sera mercoledì 11 maggio ci sarebbe stato un acceso confronto tra il ministro della Difesa e Matteo Renzi.
Non si sa se il colloquio sia stato telefonico o di persona, ma è certo che i toni fossero tutt’altro che gradevoli. Di più.
Pare anche che insieme ai gioielli “importanti” destinati ufficialmente alle figlie della Pinotti e al Rolex d’oro bianco tempestato di brillantini, al ministro sia stato regalato anche un collier di preziosi, con ogni probabilità  diamanti.
E come se non bastasse, a preoccupare la Pinotti c’è anche l’inchiesta Tempa rossa, per la quale si è già  dimessa Federica Guidi.
Oltre al suo portavoce, Andrea Armaro, sembra che i giudici vogliano chiarire quale ruolo ha avuto nell’operazione la società  Difesa servizi guidata dal segretario particolare della Pinotti, Fausto Recchia. Recchia a cui è stata affidata la gestione del protocollo dell’eventuale consegna dei regali ricevuti dal ministro.

(da “Dagospia”)

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ALTRO CHE LEGALITA’, SALVINI VIOLA IL CODICE DELLA STRADA E NON VUOLE NEANCHE PAGARE LA MULTA

Maggio 12th, 2016 Riccardo Fucile

A MILANO BECCATO A 90 ALL’ORA, MA SI APPELLA ALL’IMMUNITA’…SEI MESI FA AVEVA DEFINITO NAPOLI LA CAPITALE DELLE MULTE EVASE

Matteo Salvini e il suo autista sono in corsa per le amministrative di Milano. E in città  vanno proprio forte, a 87 chilometri all’ora per l’esattezza.
Quando beccano la multa però non fanno i milanesi che pagano, ma mettono in mezzo gli avvocati del partito.
Tutto per non sborsare 165 euro di sanzione al Comune che si propongono di amministrare e salvare i punti della patente del dipendente della Lega.
Il risultato è un surreale ricorso che fa leva sul “ruolo istituzionale” e sul “rischio sicurezza“.
La multa risale al 9 novembre scorso, di prima mattina, mentre l’auto di servizio della Lega passava a gran velocità  su viale Enrico Fermi, dove il limite è 70, diretta alla sede della Lega lì a due passi.
Salvini, capolista a Milano nonchè candidato a leader di tutto il centrodestra, sta dietro. Davanti c’è Aurelio Locatelli, lo storico autista dei big del Carroccio con licenza di agente di pubblica sicurezza che, scarrozzando Salvini, s’è guadagnato pure lui la sua candidatura.
E allora: nessuno rallenti la corsa elettorale dei due compagni di viaggio uniti dal partito, dal motore a scoppio e da un singolare ricorso.
In via Bellerio la pensano così ma prendono l’imperativo un po’ troppo alla lettera. Su procura del segretario, i legali del Carroccio hanno infatti chiesto di annullare la sanzione con un ricorso di sei pagine depositato l’11 marzo scorso.
Non contestano affatto la violazione, certificata da telecamere ben note ai milanesi, ma rivendicano una sorta di “immunità ” da codice della strada per il leader.
In premessa ricordano che il segretario “ricopre incarichi istituzionali e che, per ragioni politico istituzionali, deve presenziare…”.
Si tenga cioè presente l’alto valore trasportato. Salvini finisce così nel pubblico registro dei politici furbetti, quelli che prendono le multe come tutti i cittadini ma pretendono di non pagarle, perchè al di sopra di regole e leggi buone solo per gli elettori.
Un titolo che non farà  felice il popolo leghista e mal si sposa con l’immagine da tribuno della rabbia popolare contro i privilegi della Casta.
Non solo, giusto sei mesi fa il leghista aveva eletto Napoli “capitale delle multe evase”, attirandosi prevedibili polemiche: ora si scopre che Milano e Salvini non sono da meno, anzi.
Il passaggio forse più ardito verte su ragioni imperative di sicurezza. I legali ricordano che il loro assistito ha subito “recenti e gravissimi attacchi alla sua persona e alla vettura su cui viaggia” e per questo la sua auto “è regolarmente preceduta e scortata da vetture condotte da agenti delle Forze dell’Ordine”, sostenendo una sorta di diritto transitivo a commettere violazioni.
È vero, argomentano, che l’auto della Lega è una vettura privata e come tale non può eludere limiti e divieti, come una volante che invece può farlo nei limiti di prudenza e diligenza e “nell’espletamento dei servizi di istituto”, cioè accendendo la sirena.
Ma — scrivono — “tale obbligo può ritenersi assolto nella misura in cui l’auto di proprietà  della Lega Nord viene affiancata e/o preceduta costantemente da una vettura della PS con apposito dispositivo attivo”.
Ammesso che sia così, c’è un problema: le foto scattate al varco elettronico mostrano l’auto di Salvini in perfetta solitudine sul ponte.
Nessuna volante, nè davanti nè di fianco. Così, la multa per ora resta e tocca vedere che cosa ne farà  il Prefetto, mentre si scopre un’altra funzione di estrema utilità  della scorta ai politici: far da paraurti alle multe che si meritano, perfino nelle città  che vorrebbero amministrare.

Thomas Mackinson
(da “il Fatto Quotidiano”)

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IL SINDACO DI LONDRA: “OCCIDENTE E ISLAM SONO COMPATIBILI, NE SONO L’ESEMPIO”

Maggio 12th, 2016 Riccardo Fucile

SADIQ KHAN: “IO SONO EUROPEO, ASIATICO E TIFOSO DEL LIVERPOOL”

Entra discreto, senza annunci o codazzi. Si guarda intorno con la calma bonaria di un insegnante. Si siede. Sorride. È sindaco da meno di una settimana, ma nell’uovo di vetro che è il palazzo di City Hall Sadiq Khan è a proprio agio.
«Grazie di essere venuti», dice al gruppo di giornalisti della stampa estera convocati dal suo staff.
Nell’aria c’è il misto di entusiasmo, energia e voglia di fare che caratterizza l’inizio delle grandi imprese. Non manca un pizzico di confusione: il suo portavoce si scusa di non avere bigliettini da visita.
Non ha ancora firmato il contratto, ammette, ma la sua nomina è interessante. Patrick Hennessy è stato il direttore politico del Sunday Telegraph, il giornale conservatore per il quale ha lavorato Boris Johnson, predecessore di Khan.
Torna in mente la frase del nuovo mayor: «Un sindaco per tutta Londra».
Hennessy premette severo che il tempo a disposizione non è tanto, invita i giornalisti a presentarsi prima di fare domande.
Spetta a Khan rompere il ghiaccio, con una semi-battuta. Ha ricevuto gli auguri dai sindaci delle principali città , «da Bill De Blasio di New York al capitano Kirk, della Nave stellare Enterprise».
L’attore William Shatner si è infatti complimentato attraverso Twitter. Poi torna serio.
Le sue priorità ? «L’integrazione, la sicurezza, l’inquinamento» e, prima di tutto, almeno sino al referendum, «l’Europa»
Lei laburista collaborerà  per il referendum con David Cameron, un primo ministro conservatore?
«Certo. Ci siamo già  sentiti per coordinarci. Ci sentiremo ancora. Ci sono temi per i quali i partiti vanno messi da parte. I benefici culturali e sociali dell’Europa a Londra sono enormi, ma è per l’economia che l’Europa è fondamentale. Mezzo milione di posti di lavoro a Londra dipendono dall’Europa. Il 60% delle principali società  mondiali ha il quartier generale europeo a Londra. Ho parlato con il sindaco di Parigi che mi ha detto, scherzando, che se usciamo dall’Europa le riceverà  con un tappeto rosso…».
Donald Trump ha detto che per lei farebbe un’eccezione: sarebbe benvenuto negli Usa anche se musulmano. Che ne pensa?
«Adoro gli Stati Uniti e gli americani. Ho due figlie di 16 e 14 anni e di conseguenza sono stato in tutti i parchi Disney. Ho viaggiato molto, ho visitato diverse città , ho amici e parenti che abitano lì. La mia opinione è che Donald Trump e chi lo consiglia sia molto ignorante sul tema dell’Islam. Puoi essere occidentale e di fede islamica. Le due cose sono compatibili. Io sono britannico di estrazione pachistana, sono europeo, sono un uomo asiatico, sono un londinese, sono un avvocato, un padre, un marito, un tormentato fan del Liverpool. Sono anche di fede islamica. Abbiamo tutti molte identità . Ci sono uomini d’affari che vogliono lavorare con gli Usa che sono musulmani. Ci sono ragazzi brillanti che vogliono studiare negli Usa che sono musulmani. Ci sono bambini come i miei che vogliono andare negli Stati Uniti per visitare Disneyland. Chi parla come Trump fa il gioco degli estremisti. Crea divisione e odio. Spero che la mia campagna e la mia vittoria possano far capire anche al mondo politico statunitense che l’unione può vincere sulla divisione».
È per una vittoria di Hillary Clinton, allora?
«Politicamente siamo più vicini. Sono anche padre di due figlie e non posso pensare a un incoraggiamento migliore che mostrare loro che il leader degli Usa può essere una donna».
Ha parlato dell’importanza dell’Europa per Londra. A quali altri territori guarderà  come sindaco?
«I miei nonni emigrarono dall’India al Pakistan. I miei genitori dal Pakistan a Londra. Io sarò la prima generazione di Khan a non spostarmi. Lo sapete, perchè non mi stanco di ripeterlo. Mio padre faceva il conducente di autobus. La mia è una storia londinese e Londra è la città  più bella del mondo. Detto ciò, l’India fa più affari con il Regno Unito di tutta l’Europa messa insieme. Come sindaco voglio lavorare il più possibile con i miei colleghi all’estero. Vi faccio un esempio. Il mio predecessore ha portato sulle strade di Londra un autobus che costa 319.000 sterline a esemplare, che ha due rampe di scale e quindi non è adatto ai disabili, che ha finestrini che non si aprono e una batteria con problemi. Se i sindaci delle più grandi città  dicessero tutti vogliamo solo autobus super ecologici perchè ci teniamo all’ambiente verrebbero prodotti ottimi autobus verdi a un prezzo accessibile»

Paola De Carolis
(da “il Corriere della Sera“)

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“MUSSOLINI IL PIU’ GRANDE URBANISTA”: MARCHINI “BRUCIA” ANCORA LA MELONI

Maggio 12th, 2016 Riccardo Fucile

“IO DIFFIDO SOLO DEI TIEPIDI PERCHE’ NON SAI SE SONO DI DESTRA O DI SINISTRA”

L’ingegnere romano dopo l’affondo sulle unioni gay è tornato a spiazzare la destra, non solo romana, con un’affermazione, per molti ovvia ma per altri sacrilega, destinata a muovere – o meglio a smuovere – l’elettorato capitolino: «Era il 1968, mio nonno viene invitato alla facoltà  di Architettura a Valle Giulia. Gli hanno chiesto, alla fine della lezione, chi è il più grande urbanista in questa città ? Ha risposto che era Benito Mussolini. “Voi siete giovani ma non perdete mai di vista la realtà “, gli ha detto. Ed è per questa lezione che ho deciso di fare politica».
E ancora, a ribadire il concetto: «A mio nonno dicevo “puoi farmi leggere quanto ti pare Lenin, non voto comunista. Però mi ha insegnato molto, come l’onore della parola e di diffidare dai tiepidi, quelli che non sai se sono destra o sinistra».
Un discorso fatto con al fianco il leader de La Destra, Francesco Storace e i candidati al Consiglio comunale e nei 14 Municipi, che hanno scelto di sostenere Alfio Marchini.
«Noi possiamo sventolare la bandiera dell’unità  del centrodestra già  dall’inizio – ha sottolineato Storace – Marchini è stato l’unico più rispettoso nei confronti della proposta di unità  che ho fatto ai candidati. Poi c’è stato questo lampo di genio di Berlusconi che ha preso atto che questa partita andava fatta nel nome dell’unità ».
Un messaggio «choc» per quella destra che forse con troppa fatica, o sicurezza chissà , ha guardato a un centro di moderati e conservatori come un optional da portare in campagna elettorale.
Il «colpaccio» di Berlusconi ha rivoluzionato un disegno che sembrava già  concluso. Non solo la scelta di Alfio Marchini come candidato civico ma con una componente di destra “viva e vegeta”.
Non si tratta insomma di mettere il simbolo sotto il nome. In questa sfida, presente e futura, il “nuovo” centrodestra ci crede davvero e misura la partita sul doppio avversario.
I moderati popolari del Pd, che dopo essersi “scrollati” la sinistra mal digeriscono la virata dem per intercettare i voti dell’escluso Fassina; e, soprattutto, Giorgia Meloni. Le frasi provocatorie sulle unioni gay di Marchini: «Da sindaco non celebrerò i matrimoni omosessuali», hanno costretto in qualche modo la candidata Fdi-Lega a “rincorrere”.
Ieri, il bis con Mussolini. Nulla, ovviamente è dato al caso: negli ultimi sondaggi i due candidati sono sempre dati «testa a testa».
Motivo in più per rendere la campagna elettorale più vivace almeno sui temi comuni.

(da “il Tempo”)

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