Settembre 15th, 2016 Riccardo Fucile
NIENTE POLITICI SUL PALCO, TUTTA SOCIETA’ CIVILE… 1800 PERSONE DI CAPIENZA, NESSUN POSTO RISERVATO… DIVERSE SORPRESE E UNA ATTENTA REGIA CON SILVIO ALLA FINESTRA
Follow the money. Sul corrente intestato all’associazione “L’Italia che verrà ” da qualche giorno arrivano versamenti, da imprenditori, professionisti gente interessata al progetto.
L’associazione – nuova e dal nome tutto politico – è quella di Stefano Parisi. E il progetto è quello che Mr Chili, ex candidato sindaco di Milano presenterà domani, a Milano, allo spazio Megawatt, sotto una grande scritta Energie per l’Italia, Idee per riaccendere il paese.
E che assomiglia molto a un nuovo movimento, una newco separata e distinta da Forza Italia, nelle cui casse non entrerà un euro.
Niente politici sul palco, tutta società civile, location fatta apposta per le tv, con la regia dell’evento affidata — e questa pare davvero una metafora — ad Alessandro Banfi, ex direttore di Tgcom 24, Mediaset.
La cui informazione, negli ultimi tempi, è molto filo-governativa.
Nel ruolo di presentatori il primo giorno Giuseppe De Bellis, vicedirettore del Giornale e il secondo Giancarlo Loquenzi, direttore Radio Rai.
Saranno loro a dare la parola ai mitici esponenti della mitica “società civile” che, dal palco, esporrà le Idee per l’Italia. Che al momento, non si capisce se saranno anche le idee per Forza Italia.
Un azzurro che ha parlato col Cav spiega: “Parisi si è allargato, perchè doveva fare il manager e si è messo a fare il leader, ma Berlusconi è pragmatico. Vede come va. Se riesce, punta di lui, se fallisce si tiene Forza Italia”.
Lui, Parisi, stimatissimo a corte da Gianni Letta, aprirà la convention con un saluto e chiuderà sabato alle 12. E ha curato nel dettaglio la scaletta dell’evento.
I pezzi grossi – soprattutto della Milano che conta – arrivano sabato. Prima parleranno Claudio De Albertis, presidente Ance — i costruttori — e Piergaetano Marchetti, lo storico notaio di Rcs, Antonio Gozzi, presidente di Federacciai.
Poi gli economisti: Veronica De Romanis, Nicola Rossi, già con D’Alema a palazzo Chigi, poi vicino a Montezemolo e Monti.
In mezzo giovani ricercatori iperliberisti dell’Istituto Bruno Leoni.
E la giornalista Annalisa Chirico, in qualità di presidente di “Fino a prova contraria – Until proven guilty”, il movimento “per una giustizia giusta ed efficiente” nato lo scorso marzo a Villa Taverna, sotto gli auspici dell’ambasciatore John R. Phillips. Un’associazione favorevole al Sì al referendum, in nome della la stabilità che favorisce investimenti.
Posizione che formalmente non è quella di Parisi. Formalmente, perchè informalmente anche nel giro renziano stretto vivono l’evento con favore, perchè è chiaro che quello è “un centrodestra con cui si può parlare”.
Ecco gli altri ospiti di un parterre senza troppi colpi di scena, molto milanese, attorno al quale lo staff di Parisi ha alzato un muro di riservatezza: Massimo Gandolfini, il presidente del Family day, che fino a poche settimane fa era vicino al mondo leghista; altro cattolico di peso Giancarlo Cesana, ex responsabile di comunione e liberazione, ex presidente del Policlinico, figura di spicco del mondo di Cl, espressione dello zoccolo duro di Don Giussani.
E poi i giovani: Giacomo Lev Mannheimer, figlio d’arte del noto sondaggista; Elisa Serafini, ricercatrice, ma nota soprattutto perchè era uno degli ospiti fissi della trasmissione Announo di Giulia Innocenzi. Si mise in evidenza attaccando Travaglio, guadagnandosi la simpatia di Giuliano Ferrara.
C’è anche qualcuno tra i manager, come dicono a Milano, del mondo di Corrado Passera, come Marco Morganti, amministratore delegato di banca prossima, in un parterre che ha la tipologia umana più di una nuova Scelta civica che del berlusconismo.
Idee sacconiane sul lavoro, cattoliche sulla famiglia, a parlare di libertà di educazione ci sarà suor Monia Alfieri.
Già trapelata la presenza di Maryan Ismail, di origine somala, candidata del Pd alle elezioni comunali di Milano, che però ha sbattuto la porta in faccia al Pd perchè avrebbe deciso di interloquire con la parte più minoritaria e ortodossa.
La sala ricorda un’arena. I dirigenti di Forza Italia e degli altri partito che andranno non troveranno nessun posto riservato. 1800 persone di capienza.
Come nelle tradizioni: sala piccola rispetto all’affluenza programmata, per ottenere l’effetto “pienone” e “bagno di folla”.
(da “Huffingtonpost”)
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Settembre 15th, 2016 Riccardo Fucile
IL DIRETTORIO E’ SPACCATO E TRA I PARLAMENTARI C’E’ CHI PARLA ORMAI DI “LOSCHI FIGURI IN CAMPIDOGLIO”…I CASI MARRA E ROMEO HANNO ALLONTANATO ANCHE GLI ELETTORI
Ormai non gli danno pace. Altro che passo di lato come lui avrebbe voluto. 
Beppe Grillo, quasi un giorno sì e uno no, è costretto a fare un passo in avanti per sedare le risse a ripetizione che scoppiano tra tutti contro tutti.
Nell’ultimo intervento sul suo blog si legge: “Virginia non si tocca”. Nel prossimo chissà .
Il post arriva dopo l’ennesima giornata di passione per il Movimento 5 Stelle. Il Direttorio è puntualmente scavalcato dagli eventi, non interviene nelle vicende romane, non dà la linea politica e in pratica non ha più voce in capitolo, essendo tra l’altro diviso al suo interno.
In queste condizioni – secondo alcuni ben informati – rischia anche di saltare, nel senso che è sempre più annacquato.
L’ultima lite tra comari, per usare una formula da Prima Repubblica, lessico rispolverato da Alessandro Di Battista e dai grillini negli ultimi giorni, è stata tra Roberta Lombardi e Virginia Raggi.
A seguire Grillo è intervenuto contro Lombardi perchè in questo momento, secondo il leader, il Campidoglio va tutelato senza se e senza ma perchè è da qui che doveva iniziare, secondo i programmi, la scalata verso Palazzo Chigi.
Senza che nessuno lo sapesse, Lombardi ha sferrato un attacco frontale alla sindaca di Roma: “La trasparenza è un valore del M5S, sono sicura che il sindaco Raggi pubblicherà subito i pareri dell’Anac in suo possesso sulle nomine di Marra e Romeo”. E poi ancora: “Qualcuno (Marra ndr) si è autodefinito ‘lo spermatozoo che ha fecondato il Movimento’. Io penso che la definizione esatta sia ‘il virus che ha infettato il Movimento’. Ora sta a noi dimostrare di avere gli anticorpi”.
Quasi subito arriva la condivisione su Facebook di Carla Ruocco, anche lei in rotta con Raggi da quando l’assessore al Bilancio Marcello Minenna ha lasciato l’incarico in polemica con il sindaco e con il ‘raggio magico’ guidato appunto da Marra.
Nei corridoi di Montecitorio, i deputati grillini sono sempre più confusi e in balia degli eventi: “La verità — dice più di qualcuno — è che ci vorrebbe Gianroberto Casaleggio”, che per i 5Stelle è sempre stato la Cassazione, colui che decideva e bloccava sul nascere correnti e fazioni, che adesso invece stanno proliferando.
A Lombardi, per esempio, si accoda anche il deputato Mimmo Pisano che parla di “loschi figuri” in Campidoglio: “Mi auguro che Virginia sappia reagire prontamente ed in autonomia ma mi auguro anche che i consiglieri eletti con il M5S si facciano sentire. È opportuno che esprimano pubblicamente la loro opinione su questa faccenda”.
Ma non finisce qui.
Il giorno prima era stato Roberto Fico, condiviso da tanti “ortodossi” del Movimento, a lanciare un avvertimento dopo che Di Battista ha parlato di “governo di scopo”: “M5S non accetta compromessi”.
Il componente del Direttorio, in rotta con Di Maio e Di Battista, nonchè con Raggi, se la prende quindi con i traditori della rivoluzione.
La rottura, che sembra insanabile, all’interno del Direttorio, nasce dalla mail scritta da Paola Taverna a Luigi Di Maio per informarlo che l’assessore Paola Muraro era iscritta nel registro degli indagati. Mail che il leader in pectore, almeno fino a dieci giorni fa, non ha condiviso con gli altri membri.
Da qui ha avuto inizio una crisi senza precedenti che non è stata superata neanche con l’arrivo di Grillo a Roma la scorsa settimana e con la manifestazione a Nettuno.
Anzi, da allora è stato tutto un precipitare. Lombardi lunedì scorso è andata a Milano per parlare con Davide Casaleggio della kermesse Italia a 5Stelle, ma i due hanno affrontato anche il caos Roma
L’ex componente del mini-direttorio capitolino, che due mesi fa si è sfilata, neanche a dirlo in polemica con il sindaco, ha fatto presente al figlio del fondatore M5S tutte le sue perplessità e riserve sulla gestione del Campidoglio.
Ma sia Davide Casaleggio sia Beppe Grillo le hanno chiesto di mantenere la calma e di evitare ulteriori strappi in un momento così difficile e alla vigilia della due giorni palermitana.
Ma lei, quando ha letto dell’affare tra Marra, allora dirigente del Campidoglio per le politiche abitative, e Sergio Scarpellini, costruttore romano da sempre inviso al Movimento, non si è più trattenuta.
Ed è qui la genesi del post con cui ha attaccato ferocemente la sindaca. Un’invasione di campo che per Grillo non ci sarebbe dovuta essere, anche perchè da giorni il leader chiede ai parlamentari di lasciare piena autonomia alla Raggi. È Grillo in persona a vigilare e per il momento la difende pur vedendone i limiti.
A spostare l’ago della bilancia, nell’immediato, potrebbe però essere la candidatura di Roma alle Olimpiadi 2024.
Per i vertici del Movimento, la questione è dirimente: il no, sbandierato in campagna elettorale, dal Campidoglio deve arrivare forte e chiaro. Su questo anche Grillo è deciso a non transigere e l’intero Direttorio sembra essere d’accordo, senza divisioni di sorta.
Da Raggi non è ancora arrivata una parola chiara e l’assessore Adriano Meloni ha addirittura dichiarato che ‘sarebbe bellissimo ospitare’ i Giochi, mentre Daniele Frongia starebbe lavorando sottotraccia in questo senso.
Se la sindaca dovesse cambiare idea rispetto a quanto promesso in campagna elettorale, allora lo strappo potrebbe diventare decisivo.
Anche per Grillo.
(da “Huffingtonpost“)
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Settembre 15th, 2016 Riccardo Fucile
LA MERKEL HA MANTENUTO LA PAROLA… A FINE AGOSTO GLI ARRIVI SONO STATI MENO DELL’ANNO SCORSO, 107.089 CONTRO 116.141 DELLO STESSO PERIODO 2015: CERTIFICATO CHE “L’INVASIONE” E’ UNA BALLA… DI CERTO C’E’ SOLO LA VERGOGNA DI QUEI PAESI DELL’EST CHE ALZANO MURI, MA CHE QUANDO ERANO INVASI PIETIVANO L’AIUTO DELL’EUROPA
C’è un nuovo accordo tra Germania e Italia per l’emergenza migranti.
Il governo della cancelliera Angela Merkel si è impegnato direttamente con il nostro Paese per farsi carico ogni mese di 500 profughi che saranno trasferiti dai centri di accoglienza italiani.
Fanno 6.000 migranti all’anno, se l’accordo verrà rispettato.
Una quota che non risolve del tutto la congestione record del sistema di accoglienza gestito dal Viminale, ma di sicuro servirà ad alleggerire la situazione di affollamento dei Cara, degli Sprar e dei Centri di prima accoglienza.
L’intesa è stata raggiunta tra i funzionari dei Dipartimenti immigrazione dei due Paesi, ed è frutto dell’incontro di Ventotene dell’agosto scorso tra Merkel, il premier Matteo Renzi e il presidente francese Fracois Hollande.
Una delegazione italiana si è incontrata a Bruxelles con la controparte tedesca tre giorni fa, per definire i dettagli di quello che, nei fatti, è un discreto passo avanti. Finora, infatti, il Piano Junker di ricollocazione negli altri paesi dell’Unione europea dei rifugiati che si trovano in Italia e in Grecia è stato un clamoroso flop.
Lanciato nel settembre del 2015 con grande enfasi, prevedeva per l’Italia il trasferimento di 39.800 richiedenti asilo in due anni. Ad oggi, ne sono partiti appena 1.200.
Adesso si procederà in questo modo.
Il governo tedesco è disposto ad accogliere 500 profughi al mese, da prendere nel bacino degli iracheni, dei siriani e degli eritrei. Cioè quelli che di sicuro hanno diritto alla protezione internazionale perchè in fuga da conflitti e dittature.
Le autorità italiane, mese dopo mese, inviano a Berlino tutte le carte relative ai candidati che hanno indicato la Germania tra i luoghi di destinazione, allegando la domanda di asilo presentata in Italia, requisito indispensabile per il trasferimento. Appena arriva l’autorizzazione al trasferimento, i profughi saranno accompagnati sugli aerei e mandati in Germania.
In ogni caso il fenomeno sarebbe gestibile se tutti i Paesi europei facessero il loro dovere: al 30 agosto 2016 sono stati registrati 107.089 migranti arrivati in Italia via mare, contro i 116.141 alla stessa data di un anno fa. §
Nessuna invasione, quella è solo il miserabile alibi di chi pensa solo al proprio egoismo, ma che quando erano invasi dalle truppe sovietiche pietivano l’aiuto dell’Europa.
Allora i profughi erano loro, ma si fa presto a dimenticare.
(da agenzie)
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Settembre 15th, 2016 Riccardo Fucile
E POI DICONO DI COMPRARE PRODOTTI ITALIANI… SEQUESTRATE 5000 DOSI DI FARMACI ILLEGALI, CONTRAFFATTE LE MARCHE APPLICATE AGLI ANIMALI
Somministravano anabolizzanti ai bovini piemontesi delle loro aziende destinati al macello e alle
tavole di tutt’Italia.
Il nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Torino ha denunciato sette persone, tra veterinari, titolari e tecnici dell’azienda agricola Chiabotto che gestiva almeno 26 allevamenti tra Cuneo, Novara e Alessandria.
Le Fiamme gialle hanno scoperto che agli animali venivano somministrati farmaci al cortisone e steroidi sessuali fatti arrivare dalla Cina.
Per impedire che i movimenti dei bovini venissero tracciati e che le sostanze anabolizzanti fossero rilevate, sostituivano anche le marche auricolari, ovvero gli “orecchini” con il codice applicati sui capi di bestiame, e tutti i loro documenti.
Nella vicenda sono coinvolte sette persone: I tre proprietari degli allevamenti di 36, 50 e 62 anni, il medico veterinario che ha permesso la somministrazione dei farmaci e i tecnici di 57 e 45 anni che hanno eseguito materialmente le pratiche illegali.
L’ultima indagata è un’impiegata di 44 anni che ha falsificato i documenti per portare gli animali al macello.
Durante le indagini, che hanno già portato al rinvio a giudizio di tutti gli indagati, sono state sequestrate 5mila dosi di farmaci arrivati dalla Cina, decine di anelli auricolari per il riconoscimento degli animali e diverse ricette in bianco firmate dal veterinario.
Gli indagati sono tutti accusati di concorso in adulterazione di sostanze alimentari pericolose per la salute pubblica.
Carlotta Rocci
(da “La Repubblica“)
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Settembre 15th, 2016 Riccardo Fucile
“DOBBIAMO RICOSTRUIRE UN’AREA LIBERAL-POPOLARE”… “SI LAVORI PER VINCERE, NON PER FAR PERDERE QUALCUN ALTRO”…”NON MI INTERESSA RIPORTARE NEL CENTRODESTRA QUALCHE PARLAMENTARE , MA GLI ELETTORI CHE SONO SCAPPATI”
Candidato leader del centrodestra? “Non è vero che io oggi faccio questo perchè domani voglio fare quello. Al momento decisivo si deciderà chi è il candidato più competitivo in quel momento. Non sto dicendo: io no. Dico che al momento giusto si vedrà “.
Così Stefano Parisi, ex manager e candidato alle Comunali di Milano, intervistato dal direttore del Giornale
“Il tema non è chi siederà più vicino o lontano a Berlusconi, che sulle questioni cruciali avrà la parola definitiva”, sottolinea.
“La domanda è: chi ha tela da tessere e cose da dire? Chiunque ha queste caratteristiche sarà in corsa. A un patto”. “Che si corra senza alchimie, spinti dalla volontà di vincere e non da quella di fare perdere qualcun altro”.
Alla convention “Megawatt”, in agenda a Milano, Parisi vuole portare i contributi “di persone che a un’assemblea di partito non andrebbero, ma che sono disponibili a partecipare a una discussione libera e aperta”.
Con l’obiettivo di “ricostruire una piattaforma ideale per un’area liberale popolare che si contrapponga in modo chiaro e netto alla sinistra”.
“Sono contro il nuovismo”, aggiunge Parisi. “Penso che l’Italia abbia bisogno di persone di esperienza, non necessariamente politica. Non basta essere giovani e uscire dal web per poter fare il sindaco di Roma, come insegna la storia di queste ore. Ma c’è un ma”.
“Se il centrodestra vuole recuperare i dieci milioni di voti persi e tornare forza di maggioranza ci sarà posto per tutti. Ma chi invece pensa solo a sopravvivere alla meno peggio si mette ai margini da solo”.
Parisi ha idee chiare anche sulle primarie: “O sono regolate come negli Stati Uniti o sono una farsa”.
E su una mano tesa a Salvini risponde in pratica che è un problema della Lega con chi vuole stare, non suo.
Alfano? “A mio avviso non si deve raccogliere per raccogliere, fare l’Attak per rimettere insieme i cocci. Il problema non è riportare nel centrodestra un ministro o un parlamentare, è riportarci le persone. Non dobbiamo andare a caccia di deputati ma di elettori”
(da “Huffingtonpost”)
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Settembre 15th, 2016 Riccardo Fucile
RIESPLODE LA GUERRA INTERNA… IL DURO POST DELLA DEPUTATA, RILANCIATO DALLA RUOCCO
È stata muta per mesi, mentre a Roma e nel M5s scoppiava il caos. 
La deputata 5 Stelle Roberta Lombardi rompe il silenzio con un post su Facebook durissimo, diretto alla sindaca capitolina Virginia Raggi con la quale non parla dal giorno in cui, a luglio, abbandonò il minidirettorio.
“Qualcuno si è autodefinito ‘lo spermatozoo che ha fecondato il Movimento’ – scrive la deputata romana riferendosi a una frase attribuita all’ex capo di Gabinetto – Io penso che la definizione esatta sia ‘il virus che ha infettato il Movimento’. Ora sta a noi dimostrare di avere gli anticorpi”.
Il post è accompagnato dal link dell’articolo dell’Espresso sul presunto acquisto con maxi sconto di un attico da parte di Marra dall’immobiliarista romano considerato dal Movimento 5 Stelle come uno dei nemici della Capitale.
Segue un post scriptum: “Poichè la trasparenza è un valore del M5S – scrive Lombardi – sono sicura che il sindaco Raggi pubblicherà subito i pareri dell’Anac in suo possesso sulle nomine di Marra e Romeo”.
La deputata Carla Ruocco, membro del direttorio M5S, ha subito rilanciato il post della Lombardi: “Abbiamo gli anticorpi per respingere i virus che hanno infettato il movimento”.
E il senatore dem Stefano Esposito affonda: “A Roma la guerra nel M5s continua senza sosta intanto città è abbandonata. Perchè Marra è inamovibile per Raggi?”.
Il post arriva a 48 ore dal faccia a faccia Casaleggio-Lombardi che si è tenuto a Milano e al quale avrebbe partecipato anche Beppe Grillo.
Nel confronto con il figlio del cofondatore del M5S il caso Roma ha continuato a tenere banco, prova ne è il post infuocato della deputata grillina.
(da agenzie)
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Settembre 15th, 2016 Riccardo Fucile
MANGO ACCUSATO DI RIVELAZIONE DI SEGRETO D’UFFICIO
Fuga di notizie, indagato un Generale della Finanza. Una doppia indagine alla procura Napoli da parte della guardia di Finanza.
Nel corso di un’inchiesta su concorso esterno in associazione mafiosa e intestazione fittizia di un gruppo di imprenditori (alcuni arrestati oggi e altri denunciati) è emerso un altro filone di indagine, totalmente estraneo all’altro, che vede indagato un alto ufficiale della Guardia di Finanza.
Il Generale di corpo d’armata Giuseppe Mango è stato indagato per rivelazione di segreto d’ufficio.
Avrebbe rivelato a un avvocato penalista particolari su un’inchiesta. Che non ha nulla a che fare con quella degli imprenditori.
Mango dal marzo 2015 è il comandante interregionale dell’Italia nord orientale. Nei suoi confronti, in attesa di interrogarlo, la procura di Napoli ha chiesto anche l’interdizione dai pubblici uffici.
Il Generale Giuseppe Mango – 60 anni, romano, sposato, un figlio – è stato promosso Generale di corpo d’armata dal primo luglio 2013, plurilaureato e autore di pubblicazioni e numerosi articoli su riviste specializzate in materia di diritto tributario, penale e penale-tributario.
Nel corso della sua carriera ha ricoperto molteplici incarichi in tutti i settori operativi e funzionali del Corpo, tra i quali, nei gradi di Generale, i Comandi regionali di Piemonte e Campania, il Comando tutela dell’economia e il Comando unità speciali a Roma.
Dal luglio 2013 aveva assunto la responsabilità del Comando aeronavale centrale, massimo organo di comando e controllo della componente aerea e navale della Guardia di Finanza a livello nazionale.
Grazia Longo
(da “la Stampa”)
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Settembre 15th, 2016 Riccardo Fucile
LO CHANSONNIER FRANCESE, 92 ANNI, CHIACCHIERA IN TRE LINGUE E PORGE SENZA PAUSE CANZONI CHE HANNO FATTO SOGNARE GENERAZIONI
Spicca soltanto l’argento dei capelli sulla figurina minuscola, tutta in nero, che si affaccia nel buio sul
palcoscenico dell’Arena di Verona.
Stasera c’è appuntamento non con la nostalgia ma con la storia del Novecento: ne è testimonial Charles Aznavour.
È un fenomeno di longevità umana e artistica, ben contento di prender in giro l’universo mondo dall’alto dell’anagrafe: «I critici dicevano che non avrei mai potuto avere una carriera da interprete, sono morti tutti e io ho 92 anni», sorride orgoglioso e beffardo, e continua l’affondo: «Dicono che per star bene non bisogna mangiare grassi, zuccheri, sale. Sono stati il mio nutrimento principale».
Applausoni dalla platea; i quasi ottomila non certo giovanissimi che popolano l’Arena magari non saranno fortunati nè vecchi come lui, ma il sogno è invecchiare così, mangiando e cantando quel che ti pare.
Si percepisce un’allegria frizzante, come di miracolati che assistono a uno show teoricamente impossibile.
Aznavour è implacabile, va avanti senza pause in 3 lingue, chiacchiera un sacco, porge canzoni che hanno fatto sognare generazioni come Morir d’amore, Quel che non si fa più, e la gente non ci bada poi troppo quando musica e canto stridono proprio su uno dei suoi più grandi successi, L’istrione.
All’Arena, con Aznavour, si festeggia la vita che non vuol morire.
Il rock ci ha abituati al giovanilismo rugoso di nomi leggendari come Paul McCartney o i Rolling Stones, che a 70 passati affrontano impavidi e con un’energia da giovincelli saltellanti due o tre ore di concerti in stadi e arene in tutto il mondo.
Non parliamo di Springsteen, che a 67 ha appena battuto il proprio record personale, a Philadelphia, suonando per 4 ore e 4 minuti il 7 settembre scorso.
Certo li vedi alla fine delle serate che non hanno più niente di umano, e ti chiedi come faranno il giorno dopo.
Ma che l’Ego e la passione sconvolgano le leggi fisiche, mantengano in vita e diano anzi vigore, è definitivamente provato da Charles Aznavour.
Davvero, un fenomeno. Con lui entriamo in un’altra storia: di Keith Richards o di Bruce, il grande chansonnier francese potrebbe essere il papà , è anzi l’ultimo rappresentate di una generazione di cuore e di passione, di melodia romantica e intensa, di una supremazia ancora della cultura francese sul poi imperante dominio angloamericano.
Ed è qui a ricordacelo, con una tigna quieta, come in una sfida perenne alle leggi fisiche e vocali. In scena la sua voce si è naturalmente appannata, così come la leggendaria enfasi con la quale inanellava storie romantiche e le sofferenze d’amore che ora continuano a scorrere («Non mi ricordo delle parole, e mi faccio aiutare dal gobbo – confessa in scena – però a differenza degli altri io lo dico») con la forza di un repertorio storico, noto ormai soltanto a chi ha compiuto almeno 50 anni.
Soltanto lo scorso luglio, a Milano, mi ha sussurrato all’orecchio, con civetteria: «Sa, non faccio più tanti concerti come prima. Però una volta cantavo un’ora, adesso due». Del resto, da tutta la vita canta: «Il faut savoir quitter la table / mais moi je ne sais pas». Bisogna sapere lasciare il tavolo, ma io non lo so fare.
Infatti. Mai nessuno aveva provato a 92 anni a imbarcarsi per un tour mondiale che si sta quietamente svolgendo, a tappe non ravvicinate di sicuro, in spazi di affluenza enorme, come l’Arena appunto nella quale ha chiuso ieri la tranche europea, per ricominciare poi a metà ottobre negli Stati Uniti.
Anche lì mica teatrini: a New York faranno festa con lui al Madison Square Garden.
Marinella Venegoni
(da “La Stampa”)
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Settembre 15th, 2016 Riccardo Fucile
SU CONSIGLIO DELLO STUDIO SAMMARCO E DI CASALEGGIO VORREBBE CONGELARE IL NO ALLE OLIMPIADI PER FARLO DIVENTARE CON CALMA UN SI’… E COME ASSESSORE AL BILANCIO CRESCE L’IPOTESI DI UN GENERALE VICINO AD ALFIO MARCHINI
Da settimane Virginia Raggi prende tempo. Non si è ancora espressa sulla candidatura di Roma. Rimanda il giudizio sul dossier inviato al Cio, che il Comitato promotore ha già detto di poter modificare.
Una sorta di grimaldello utile a convincere i grillini più scettici che si tratta di una sfida strategica, anche per il Movimento.
Silenzi e omissioni che però stanno gettando nello sconcerto i consiglieri 5stelle, tutti a domandarsi – nelle chat interne – “perchè mai Virginia non decide?”.
Alimentando un sospetto: che la sindaca, ormai isolata, sia tentata di strappare.
Che abbia un “piano B” per uscire dall’angolo. I Giochi come arma per affermare quell’autonomia invocata sin dall’inizio e dai vari direttori sempre negata.
In che modo? Guardando prima in casa propria, nella maggioranza d’aula per larga parte rimasta a lei fedele anche nella tempesta.
Tutti sanno però, a cominciare dalla sindaca, che il sentiero è strettissimo e pure piuttosto accidentato.
Specie dopo le parole spese in campagna elettorale: “Fare le Olimpiadi adesso sarebbe criminale”. Per non parlare del niet che Beppe Grillo ha scolpito sul suo blog.
Ma gli indizi che suggeriscono un ripensamento iniziano a essere tanti.
Non solo l’endorsement dell’assessore all’Urbanistica Paolo Berdini: “Io lavoro per il sì”, ha più volte ribadito il professore, “potremmo scodellare un piano da 5 miliardi sulla città “.
Ieri, al coro di atleti e star dello spettacolo favorevoli alla manifestazione, si è aggiunta la voce di Adriano Meloni, l’assessore alle Attività produttive che è diretta emanazione della Casaleggio Associati, nonchè amico personale di Davide, che dal padre Gianroberto ha raccolto le redini del Movimento: “Da sportivo l’idea mi piace, sarebbe bellissimo avere le Olimpiadi, ma il sindaco dovrà annunciare ufficialmente se è pro o contro e lo farà presto”.
In pressing, elemento per nulla trascurabile, ci sarebbe tra l’altro l’avvocato Pieremilio Sammarco, mentore di Raggi e titolare dello studio dove lei ha lavorato fino a pochi mesi fa, col quale la prima cittadina sempre si consulta sulle questioni più delicate. Ma sono soprattutto i drammatici numeri sul bilancio a far pendere il piatto della sindaca verso il sì: da una prima ricognizione sui fabbisogni nei municipi, è emerso che i fondi sono a secco.
Per evitare il dissesto occorre tagliare servizi essenziali.
Varare manovre lacrime e sangue: non certo un toccasana per il consenso, già messo a dura prova dagli ultimi scossoni in Campidoglio.
A meno che non arrivi un’iniezione di risorse fresche, che solo i Giochi possono garantire.
Una partita che si incrocia fatalmente con la scelta del nuovo assessore al Bilancio: entrambi i nomi in pole per riempire la casella, l’economista Nino Galloni e il generale Gdf Ugo Marchetti (vicino all’imprenditore pro-Giochi Alfio Marchini, che prima del voto lo aveva indicato in squadra) si sono detti favorevoli alle Olimpiadi.
E per trattenere il più convinto fautore del sì, Paolo Berdini, la sindaca sta valutando di sostituire l’assessora indigata all’Ambiente Paola Muraro, sgradita all’urbanista.
Per chiudere il cerchio, il più accreditato a coprire il ruolo di capo di gabinetto sembra essere Antonio Meola, segretario generale della città metropolitana di Napoli, considerato vicino a Fratelli d’Italia.
Intrecci e movimenti sottotraccia a cui ovviamente Mr Coni non è estraneo. Malagò non ha mai smesso di crederci. Sta continuando a trattare con il Cio: l’obbiettivo è ottenere una dilazione rispetto alla scadenza del 7 ottobre.
Avere qualche giorno in più per mandare a segno il pressing su Raggi e il resto del Movimento. Soprattutto ora che Di Maio e Di Battista hanno stabilito che “tocca alla sindaca decidere, a lei onori e oneri”.
Il loro “no” è sparito dai radar. E adesso il Coni spera che Virginia ceda alla tentazione.
(da “La Repubblica”)
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