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‘NDRANGHETA SEREGNO, NELLE INTERCETTAZIONI ACCUSE ALLA LEGA: “IL VERO PADRONE A SEREGNO ERA IL VICESINDACO LEGHISTA MARIANI”

Settembre 28th, 2017 Riccardo Fucile

CADE LA GIUNTA DI CENTRODESTRA: L’UOMO DI SALVINI INDAGATO PER ABUSO D’UFFICIO E INTERDETTO … “IL SINDACO ERA UNA PEDINA NELLE SUE MANI”

La Giunta comunale di Seregno, in provincia di Monza, è caduta, a seguito delle dimissioni di consiglieri e assessori di Lega Nord, Forza Italia e della minoranza, centrosinistra e liste civiche, che questa mattina hanno deciso in massa di abbandonare l’incarico.
Il Comune, da due giorni, è al centro della bufera per la maxi inchiesta su infiltrazioni di ‘ndrangheta nel mondo della politica e dell’imprenditoria in Brianza.
Secondo la minoranza però, senza il loro contributo la Giunta sarebbe rimasta in piedi : “È stata una scelta necessaria anche per la minoranza, dato che qualcuno della maggioranza non ha mollato – ha commentato William Viganò, capogruppo del Pd nell’appena decaduto Consiglio – altrimenti non ci sarebbero stati i numeri per far cadere questa Giunta, un atto dovuto ai cittadini”.
La decisione di tutto il consiglio comunale ha evitato l’eventuale commissariamento del Comune, ipotizzato dal Prefetto di Monza Giovanna Vilasi ieri sera a seguito dell’attesa decisione del Gip di Monza sull’interdizione del vice sindaco leghista Giacomo Mariani, indagato a piede libero per abuso d’ufficio, chiesta dalla magistratura.
Intanto da un’intercettazione contenuta in un’annotazione dei carabinieri emerge che il “padrone” dell’amministrazione comunale di Seregno e anche “unico padrone” del sindaco Edoardo Mazza, ora ai domiciliari, sarebbe stato Giacinto Mariani, il vicesindaco leghista, indagato per abuso d’ufficio, sottoposto a misura interdittiva e che mercoledì sera ha deciso di rassegnare le dimissioni dalla Giunta con tutto il gruppo del Carroccio.
In una telefonata dell’ottobre 2015, il costruttore Antonino Lugarà , in carcere per corruzione e vicino alla ‘ndrangheta, parla di Mazza con Stefano Gatti, consigliere (anche lui ai domiciliari), e quest’ultimo gli dice: “Lui c’ha il padrone … unico padrone … Giacinto Mariani”.
In un’altra intercettazione un architetto dice che Mazza è “di fatto ‘guidato’ dal vice-sindaco Mariani, definendolo nella circostanza addirittura una ‘pedina’”.

(da “Huffingtonpost”)

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SERGIO PIROZZI, IL SINDACO CON LA FELPA CHE ACCUSA E NON DEVE MAI DIFENDERSI

Settembre 28th, 2017 Riccardo Fucile

CHI MAI IN ITALIA HA RICEVUTO QUANTO AMATRICE?…. PIROZZI E’ L’ALBERTO SORDI DELLA POLITICA, POPOLARE, POPULISTA, SCALTRO, MAI RESPONSABILE DEGLI ERRORI DEL PASSATO

Amatrice è la città  martire e il suo sindaco un eroe. Tra le terre tremule quella di Amatrice è stata di gran lunga la più amata, accudita, partecipata e frequentata dagli italiani.
297 vite immolate a un terremoto terribile, il saldo cruento di una natura che dal Seicento fa ballare quel paese. Solo Firenze, ai tempi dell’alluvione, era stata destinataria di una solidarietà  più larga e fattiva.
E di sicuro nessun sindaco, tranne Sergio Pirozzi, può vantare una popolarità  così vasta e incondizionata. Anzitutto merito suo: lui è l’uomo della felpa, altro che Salvini. E con la felpa ha attraversato l’oceano. La felpa ha ricevuto il premier canadese Justin Trudeau nella sua Montreal come ringraziamento per il dono (due milioni di dollari) fatto alla comunità .
Una felpa anche ad Angela Merkel a Berlino, che ha spinto più in là  i cordoni della borsa e portato a sei i milioni di dollari per rifare l’ospedale del paese distrutto.
Linguaggio essenziale, basico e patriottico.
“Siamo tutti fratelli”, o — in una lieve devianza sentimentale verso destra — il sempreverde “barcollo ma non mollo” oppure, e chissà  se siamo a un populismo nuovo e vigoroso: “Se mi fregano mi faccio la contea”.
Fatto sta che Pirozzi è stato l’unico a non doversi difendere da nulla ma ad accusare.
Il suo paese, a cui la natura ha fornito negli anni diverse prove della sua capacità  di insidiare l’uomo e le case, è senza dubbio quello che ha subito più danni e più morti.
La scossa violenta è stata aggravata dal carattere delle edificazioni, nessuna delle quali ha retto alla prova. Non le case popolari, che risalgono al 1970 (diciannove persone seppellite), e secondo il pm di Rieti così male costruite che sarebbero cadute a terra “con ogni probabilità  con una scossa di qualunque grado”.
Nè le abitazioni private le quali, secondo Patrick Coulomb, un esperto francese, erano mal progettate “con l’acciaio posizionato male e un calcestruzzo scadente”.
Nè quelle che hanno goduto delle provvidenze per far fronte alle lesioni dei terremoti circostanti che negli anni si sono susseguiti.
Nè — e il caso suscitò clamore — la scuola, per fortuna senza bimbi, che si è squagliata come crema pasticciera dopo aver ottenuto un finanziamento che in origine doveva andare a migliorare le sue condizioni statiche ed invece sembra sia stato diretto a migliorare i colori delle pareti, il sistema termico e altre incombenze, tutte necessarie e benvenute ma fuori dal raggio di azione di quella missione ricostruttiva.
Mai Pirozzi si è sentito in colpa, e mai nessuno gliene ha fatto una colpa. “Noi siamo parte lesa”, ha detto. E tutto è finito lì.
Non è stato affare di Pirozzi, e davvero non c’entrava, se le casette provvisorie costano un occhio della testa, oltre mille euro a metro quadro quando al genio civile di Rieti una villa in muratura era valutata con un valore di fabbricazione non superiore agli ottocento euro a metro quadro.
Nè è sua responsabilità  se la quantità  delle macerie ritirate ancora è sotto la soglia del 10 per cento e circa quattromila tonnellate di laterizi restano in attesa.
Pirozzi non c’entra. Mai.
E tre giorni fa, quando la procura di Repubblica ha comunicato che circa 120 cittadini avevano falsamente attestato la residenza ad Amatrice per ottenere i buoni contributi (e qualcuno li ha pure intascati) nessuno ha pensato: e come hanno fatto? Con false autocertificazioni.
Ma le autocertificazioni dove si consegnano, chi le controlla? Forse la polizia municipale? Pirozzi, cranio rasato, sguardo severo e deciso, è sempre a mezzo metro dalla difficoltà , sempre a distanza di sicurezza.
Sua l’idea di un abbuono, duecento euro in più al mese, a chi avesse deciso di rimanere ad Amatrice. Un contributo di solidarietà  che da seicento euro è arrivato a ottocento e, in alcuni casi, ha anche superato la quota dei mille.
Chi mai in Italia ha ricevuto tanto? Nessuno, merito di Pirozzi.
E grazie ad Amatrice la ricostruzione sarà  finanziata con un onere totalmente a carico dello Stato non solo per la prima ma anche per la seconda casa e le pertinenze commerciali con quel che ne conseguirà  da un punto di vista dell’espansione urbana.
Soldi, mai come in questo casi, tanti soldi.
Sette miliardi di euro la previsione di spesa, a cui si aggiunge un altro miliardo e duecento milioni da parte dell’Unione europea.
Un post terremoto così ricco nelle intenzioni e così balbettante nella pratica nemmeno si era mai visto.
Le casette ancora da erigere, problemi nella raccolta delle macerie figurarsi nei piani di ricostruzione, con la certezza che le cubature nuove da edificare, grazie alla generosità  dei contributi, sarà  tale che dovranno essere spianate le gobbe delle montagne che lo circondano per fare posto alle case dei residenti e dei villeggianti, dei negozianti, presenti o ambulanti, e di ogni altra struttura comunitaria.
Ricostruzione d’oro che eguaglierà  i fasti dell’Aquila che si accinge a superare quota cinque miliardi senza trovare più una comunità  pronta ad abitare i palazzi che tanto faticosamente si stanno ricostruendo.
Pirozzi ha in ultimo denunciato la deviazione dei soldi raccolti con gli sms di solidarietà  verso altri lidi ma non s’è ricordato di dire che lui stesso approvò l’idea di Vasco Errani, l’ex commissario, di drenare quegli aiuti per un senso di giustizia verso popolazioni ugualmente colpite ma rimaste dietro il palcoscenico televisivo del dolore e della celebrità .
Pirozzi ha denunciato l’ammanco perchè è vero, Amatrice è il brand forte del terremoto, ma non ha ricordato di presenziare il 17 luglio scorso alla riunione che stabiliva i criteri e la ripartizione di quei soldi.
Pirozzi è l’arcitaliano perfetto, umano ma non fesso, generoso ma pure scaltro (“se mi fregano…”) e giusto.
Uomo del popolo che dà  il tu a chiunque. E’ l’Alberto Sordi della politica, popolare, populista forse anche un po’ nazionalista, e la politica, riconoscendogli subito le doti, l’ha chiamato a candidarsi a presidente della Regione Lazio.
E lui? Perfetto e a modo, come ogni buon politico: “Ancora non ho deciso, ma se me lo chiederà  la gente…”.

(da “Huffingtonpost”)

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A SORAGNA LA LEGA HA SCONFITTO L’IDEOLOGIA COMUNISTA (CHE PERO’ E’ ENTRATA IN CLANDESTINITA’)

Settembre 28th, 2017 Riccardo Fucile

LA TRAGICOMICA POLITICA NELLA PROVINCIA PARMENSE

Matteo Salvini lo aveva annunciato dal palco di Pontida: «La Lega al governo proporrà  un progetto di legge per avere giudici eletti direttamente dal popolo. E chi sbaglia paga. E siccome siamo un movimento nato per la libertà , cancelleremo la legge Mancino e la legge Fiano. Le storie e la legge non si processano».
Maria Pia Piroli, solerte capogruppo per Lega Nord e Fratelli d’Italia a Seragna (Parma), non ha perso tempo e nella seduta del Consiglio Comunale del 26 Settembre 2017 ha presentato una dal titolo “Messa al bando dell’ideologia Comunista”.
Perchè se il Fascismo “ha fatto anche tante cose buone” il Comunismo ha ucciso centinaia di milioni di persone nel Mondo e per par condicio i komunisti devono essere puniti.
La mozione, che è stata approvata dall’Assemblea (anche se la Lega Nord non è più parte della maggioranza), impegna il sindaco Salvatore Iaconi Farina ad avanzare presso il Governo la richiesta di perseguire penalmente con pene severe: “chiunque propaganda le immagini o i contenuti propri del Partito Comunista, ovvero le relative ideologie” specificando che il comportamento è punibile anche se commesso solo “attraverso la riproduzione, distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti, persone immagini o simboli a essi chiaramente riferiti, ovvero ne richiama pubblicamente la simbologia o la gestualità ”.
Una mozione che sostanzialmente non ha alcun effetto concreto nè per i cittadini di Soragna nè per altri.
Una delle classiche trovate della Lega, quel partito che non è di destra nè di sinistra che però curiosamente si trova sempre dalla stessa parte di razzisti e xenofobi, al punto da farci anche una lista assieme quando capita l’occasione.
Non che all’opposizione a Soragna stiano messi meglio.
In un post su Facebook la lista Soragna Democratica avverte che in virtù dell’approvazione della mozione “chiunque venisse trovato sul territorio comunale di Soragna in possesso o intento a riprodurre, distribuire, diffondere, vendere, richiamare pubblicamente la simbologia” del Partito Comunista rischia di “essere richiesto da Iaconi Farina al Governo stesso che si proceda nei suoi confronti ad infliggere pene severe“.
Cosa che naturalmente non è vera perchè prima che ciò accada la proposta della mozione dovrà  essere presentata dal sindaco al “Governo” il quale dovrà  avviare l’iter di legge per rendere illegale il Partito Comunista (e tutto il resto).
L’impegno profuso a combattere komunisti, buonisti ed estremisti dei centri sociali non ha mancato di suscitare l’ironia di qualche buontempone ha pensato bene dei dare vita al Partito Comunista clandestino di Soragna, con tanto di pagina Facebook.
Anzi, per il momento c’è solo quella. O almeno così sembra, perchè gli iscritti hanno deciso di nascondersi in qualche oscuro scantinato in attesa di tempi migliori.
I comunisti clandestini hanno già  iniziato le loro azioni di disturbo.
In un post gli iscritti vengono invitati a “prendere in stalla martello e falcetto e girate per le strade incrociandole, oltre all’effetto provocatorio in sè vi permetteranno di risolvere dispute storiche con altri compaesani” e già  meditano di marciare sul centro del Paese a bordo dei loro potenti trattori cingolati Fiat.

(da “NextQuotidiano”)

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“SE RAGGI CONDANNATA, DIMISSIONI O VIA DAL SIMBOLO”: IL PROBIVIRO FRACCARO PARLA DEL REGOLAMENTO M5S

Settembre 28th, 2017 Riccardo Fucile

“GRAVE E INCOMPATIBILE CON LA CARICA UNA CONDANNA ANCHE SOLO IN PRIMO GRADO PER QUALSIASI REATO COMMESSO CON DOLO”

Una presa d’atto nel Movimento 5 Stelle c’è, almeno per ora e al netto di cambiamenti e stravolgimenti delle regole interne, o di sondaggi sul blog per invertire la rotta.
Se il sindaco di Roma Virginia Raggi dovesse essere condannata in primo grado per il falso nell’ambito della nomina di Renato Marra sarà  costretta a dimettersi, se non lo farà  il simbolo M5S sarà  ritirato.
Lo prevede il “Codice di comportamento in caso di coinvolgimento in vicende giudiziarie” e lo conferma Riccardo Fraccaro, componente del collegio dei probiviri nonchè punto di contatto tra il Campidoglio e i vertici pentastellati.
“Rispetteremo il regolamento”, dice nei corridoi di Montecitorio: “In caso di condanna anche per falso e con dolo non si può ricoprire la carica, ma aspettiamo con fiducia cosa diranno i giudici”.
Ecco infatti cosa recita il regolamento votato da pochi mesi: “È considerata grave ed incompatibile con il mantenimento di una carica elettiva quale portavoce del MoVimento 5 Stelle la condanna, anche solo in primo grado, per qualsiasi reato commesso con dolo, eccettuate le ipotesi indicate all’ultimo comma”.
Nell’ultimo comma viene precisato che “è sempre rimessa alla discrezionalità  del Garante e del Collegio dei Probiviri o del Comitato d’appello (e non comporta alcuna automatica presunzione in tal senso) la valutazione della gravità  di fatti che configurano i c.d. reati d’opinione ipotesi di reato concernenti l’espressione del proprio pensiero e delle proprie opinioni, ovvero di fatti commessi pubblicamente per motivi di particolare valore politico, morale o sociale”.
In sostanza resta fuori Luigi Di Maio indagato a Genova per diffamazione nei confronti di Marika Cassimatis.
Tornando a Virginia Raggi in attesa della sentenza di primo grado, la sindaca non ha alcun obbligo di dimissioni ma può scegliere la strada dell’autosospensione “a tutela dell’immagine del movimento” dal momento che dovrà  andare a processo.
Di fatto il pallino è in mano a Beppe Grillo, al Collegio dei Probiviri e al Comitato d’appello, che possono decidere di sanzionare la sindaca anche a prescindere dal corso delle indagini, qualora il comportamento dell’interessato sia considerato grave.
Ma per riunirsi ed esaminare le carte — spiega ancora Fraccaro — deve arrivare una segnalazione, cioè un esposto da un attivista o un parlamentare M5s.

(da “Huffingtonpost”)

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IL M5S PROVA A FAR QUADRATO ALLA RAGGI, MA SIBILIA OSSERVA: “NON E’ BELLO AVERE UN RINVIATO A GIUDIZIO IN CASA”

Settembre 28th, 2017 Riccardo Fucile

GRILLO DETTA LA LINEA: SMINUIRE IL RINVIO A GIUDIZIO PER FALSO E FESTEGGIARE L’ARCHIVIAZIONE DEL REATO DI ABUSO D’UFFICIO

C’è chi vive con un certo disagio la realtà  M5s ora che Virginia Raggi è stata rinviata a giudizio con l’accusa di falso poichè avrebbe mentito all’anticorruzione del Campidoglio riguardo la nomina di Renato Marra, fratello del suo ex braccio destro Raffaele.
Per esempio Carlo Sibilia, ex componente del Direttorio, che nel tempo si è contraddistinto per dire la sua senza mezzi termini, passeggiando in Transatlantico a Montecitorio, osserva: “Non è bello avere un sindaco rinviato a giudizio in casa. Ma guardiamo il bicchiere mezzo pieno, le accuse di abuso d’ufficio sono decadute anche se di certo non stappiamo bottiglie di champagne…”.
Si attende quindi il processo per capire cosa diranno i magistrati: la procura contesta alla prima cittadina la falsa dichiarazione inviata alla responsabile Anticorruzione del Comune in cui diceva che la scelta di nominare Marra era stata solo sua.
In caso di condanna, come riferisce il probiviro Riccardo Fraccaro, l’espulsione dal Movimento è d’obbligo perchè così prevede il regolamento in caso di dolo.
Tuttavia, se dovesse arrivare un esposto da parte di un iscritto 5Stelle il collegio dei probiviri dovrà  riunirsi e valutare la condotta del sindaco.
Per adesso si prova a minimizzare, ma non si sa fino a quando sarà  possibile dal momento che il processo potrebbe tenersi in piena campagna elettorale.
All’ora di pranzo vengono infatti inviati i primi messaggi. Come avviene quando scoppia un’emergenza i vertici pentastellati, anche questa volta, hanno dettato la linea che nei fatti si è tradotta nello sminuire il rinvio a giudizio di Virginia Raggi per falso nella nomina di Renato Marra alla Direzione Turismo del Campidoglio, e nel sottolineare invece “il successo” dell’archiviazione dell’abuso d’ufficio.
Quindi per primo il garante M5s Beppe Grillo si è detto “molto soddisfatto che i due reati più gravi” a capo della sindaca di Roma “siano stati archiviati”. Il leader, secondo quanto si è appreso appena trapelata la notizia, è infatti “contento” che il primo cittadino “sia riuscito a dimostrare la sua innocenza”.
Resta però il reato di falso e al di là  delle regole del Movimento che consentono al sindaco di restare al suo posto anche se rinviata a giudizio, qualcuno all’interno del Movimento fa notare che anche il primo cittadino di Milano Giuseppe Sala è stato rinviato a giudizio per falso, come Raggi, e i consiglieri milanesi lo hanno attaccato con toni durissimi: “Se ha mentito sapendo di mentire, merita ancora la fiducia dei milanesi? Per noi la risposta non può che essere una: no”, diceva Gianluca Corrado con dichiarazioni che restano agli atti.
Nei corridoi di Montecitorio, i deputati oggi prendono le distanze da queste frasi: “Io? Io non ho mai attaccato Sala per il reato di falso ideologico e materiale” nell’ambito dell’inchiesta sui lavori della Piastra Expo.
E infatti se ne sono guardati bene dal farlo, considerato che il rinvio a giudizio della Raggi era dietro l’angolo.
Il mood è questo e deve essere rispettato per tutto il giorno, così i parlamentari sono stati invitati anche ad evitare, almeno per ora, le interviste ed eventualmente a rilasciare solo dichiarazioni secche a favore del sindaco.
Nella pace provvisoria siglata da Luigi Di Maio e Roberto Fico, guida dell’ala ortodossa, rientra anche fare quadrato attorno a Virginia Raggi, che ha causato proprio la prima rottura dei rapporti tra i due quando i duri e puri del Movimento avevano fatto notare quanto inopportuna fosse la permanenza di Raffaele Marra, ancora in carcere per corruzione, dentro il Campidoglio al fianco del sindaco.
Eppure anche Fico oggi mantiene la linea: “Sono contento che siano cadute le due accuse più gravi nei confronti di Virginia Raggi”, dice all’Adnkronos. E per quanto riguarda la richiesta di rinvio a giudizio per falso? “Abbiamo fiducia nella magistratura”.
Di Maio che davanti ai cronisti si chiude in un no comment, poi twitta: “La Procura ha chiesto di archiviare le accuse a Virginia Raggi per cui la stampa ci ha infangato per mesi. Abbiamo massima fiducia nel lavoro della magistratura. Il Movimento 5 Stelle continua a lavorare per Roma”.
È evidente come il capo politico M5s non faccia menzione del rinvio a giudizio per falso così come non se ne occupa la stessa Virginia Raggi, che su Facebook scrive: “Apprendo con soddisfazione che, dopo mesi di fango mediatico su di me e sul Movimento 5 Stelle, la Procura di Roma ha deciso di far cadere le accuse di abuso d’ufficio”.
Non una parola sul rinvio a giudizio, anche se un’eventuale condanna in primo grado potrebbe arrivare proprio in campagna elettorale. Nonostante l’altro garante Alfonso Bonafede sottolinei che “noi non facciamo calcoli elettorali”, la paura di un grave contraccolpo aleggia nei piani alti di M5s.

(da “Huffingtonpost”)

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I 16 CONSIGLIERI PD DEL LAZIO RINVIATI A GIUDIZIO PER L’ALLEGRA GESTIONE DEI FONDI AI GRUPPI REGIONALI

Settembre 28th, 2017 Riccardo Fucile

I REATI CONTESTATI SONO PECULATO, ABUSO D’UFFICIO, CORRUZIONE E TRUFFA

Tutti a giudizio i 16 ex consiglieri regionali Pd del Lazio, tra cui l’ex capogruppo e attuale sindaco di Fiumicino Esterino Montino, coinvolti nell’inchiesta sulla gestione dei fondi destinati ai gruppo consiliari.
Lo ha deciso il gup Alessandra Boffi accogliendo le richieste dei pm Alberto Pioletti e Laura Condemi. I reati contestati, a seconda delle posizioni, sono peculato, abuso d’ufficio, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio e truffa.
Tra gli altri rinviati a giudizio ci sono Giancarlo Lucherini, Bruno Astorre, Claudio Moscardelli, Francesco Scalia, Daniela Valentini, Marco Di Stefano ed Enzo Foschi. Il processo prenderà  il via il prossimo 22 gennaio davanti ai giudici dell’ottava sezione penale del tribunale per reati che vanno, a seconda delle posizioni, dal peculato all’abuso d’ufficio, dalla corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio alla truffa. I fatti contestati dalla Procura vanno dal 2010 al 2013 e fanno riferimento all’utilizzo dei fondi regionali anche per l’acquisto di servizi in realtà  mai effettuati dalle società  coinvolte, o comunque non riscontrati.
Ad alcuni degli imputati, come nel caso di Moscardelli, viene contestato dalla procura l’abuso d’ufficio per le assunzioni di collaboratori, costate alla Pisana oltre un milione e mezzo di euro, personale che secondo gli inquirenti i consiglieri avrebbero dovuto pagare con i loro contributi e non con quelli del gruppo e che, illecitamente, sarebbe stato ingaggiato, tra il 2010 e il 2012, senza alcuna selezione pubblica.
Ad altri contestato invece il peculato per il denaro concesso ad alcune associazioni. Moscardelli intanto, difeso dall’avvocato Renato Archidiacono, ha assicurato di non aver commesso alcun illecito e ha preannunciato di voler essere giudicato con rito abbreviato, dunque allo stato degli atti.

(da agenzie)

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ANCHE SGARBI APPOGGIA MUSUMECI, ORA L’ARMATA BRANCALEONE E’ AL COMPLETO

Settembre 28th, 2017 Riccardo Fucile

NEI SONDAGGI PERO’ SI RIDUCE IL VANTAGGIO SU CANCELLERI, STACCATO DI 4-5 PUNTI

Vittorio Sgarbi, fondatore e leader del movimento ‘Rinascimento’ risponde all’invito di Nello Musumeci, il candidato del centrodestra alle elezioni regionali in Sicilia del prossimo 5 novembre, che ieri aveva chiesto allo storico e critico d’arte di unirsi al suo progetto politico e a non disperdere le forze.
“Non è mia intenzione-chiarisce Sgarbi – favorire candidati presidenti e forze politiche diversi da Musumeci, con il quale condivido valori estetici e privilegiata amministrazione culturale e turistica della Sicilia. Sono quindi disponibile a una collaborazione attiva e politica con la sua candidatura a presidente, in un rapporto diretto e fiduciario. Accolgo perciò l’invito del presidente Musumeci – conclude Sgarbi – espresso nelle forme e nei modi più’ rispettosi e civili, con vera ansia di raggiungere obiettivi comuni, e con l’eleganza che ne caratterizza, sul piano personale, politico e della cortesia istituzionale, l’azione”.
Con l’arrivo di Sgarbi, il circo Barnum di Musumeci è al completo: cosa tenga insieme dieci liste tra forzisti, leghisti, casiniani, cuffariani, lombardiani, meloniani, centristi vari, ex finiani e sgarbati è evidente. Vincere e conquistare Palazzo dei Normanni, il resto non conta.
Secondo una nuova rilevazione, commissionata questa volta dal gruppo parlamentare di Forza Italia alla Camera, il candidato del centrodestra Nello Musumeci sarebbe in vantaggio: il sondaggio — riservato e condotto ieri su un campione di 500 siciliani — lo accrediterebbe del 37-38 per cento contro il 32-33 del principale sfidante, l’aspirante governatore grillino Giancarlo Cancelleri.
Decisamente più indietro gli altri: secondo la rilevazione il candidato del centrosinistra, Fabrizio Micari, si fermerebbe al 18 per cento, mentre il frontman della sinistra radicale, Claudio Fava, è accreditato di un più modesto 6 per cento.
Il sondaggio, nonostante la provenienza forzista, fotografa uno dei peggiori risultati delle ultime settimane per Musumeci: la distanza di Cancelleri dal primo posto si riduce a una forbice compresa fra il 4 e il 6 per cento. Per trovare una distanza così ridotta bisogna andare indietro nel tempo fino al 6 settembre, quando un sondaggio di Demopolis per “La Sicilia” fotografò l’aspirante governatore grillino addirittura in vantaggio di un punto percentuale.
Da allora, invece, le rilevazioni hanno concesso all’ex presidente dell’Antimafia un margine sempre più consistente rispetto ai 4-6 punti del nuovo sondaggio: il punto più basso risale a giovedì scorso, quando Index Research segnalò Musumeci in vantaggio di sei punti.

(da agenzie)

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“PER FERMARE LE PARTENZE DEI MIGRANTI VOGLIAMO PIU’ SOLDI”: I TRAFFICANTI DI UOMINI DEL NIGER PARLANO A PIAZZA PULITA

Settembre 28th, 2017 Riccardo Fucile

PREGO, ACCOMODATEVI, IL GOVERNO ITALIANO E’ UN BANCOMAT PER I TRAFFICANTI, CI SONO SOLDI PER TUTTI

Non sappiamo quanti corpi si nascondano in quel mare di sabbia che è il deserto del Tenerè, in Niger.
Una distesa di 1500 km dalla città  di Agadez, da sempre punto di partenza di un numero infinito di rotte. Da tutta l’Africa occidentale i migranti passano da qui per raggiungere l’Europa attraverso la Libia.
Qui, l’Italia e l’Europa stessa investono ingenti fondi per fermare le partenze. Basta, però, un versamento di denaro per convincere i trafficanti ad abbandonare il loro lavoro?
Già  dall’insegna del centro di transito dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni il ruolo dell’Italia è chiaro.
Almeno quindici sono i milioni di euro che abbiamo investito nell’implementazione di nuovi centri di assistenza per i migranti lungo la rotta del Sahel, soprattutto in Niger. Cinquanta, invece, sono i milioni di euro stanziati per il Governo nigerino per rafforzare i controlli alle frontiere.
Gran parte dell’economia della città  si basa proprio sul passaggio e sul trasporto di esseri umani. “Sono 6565 le persone che lavorano nel traffico dei migranti nella sola regione di Agadez —spiegano le autorità  locali — e finchè non saranno tutti riconvertiti in altre attività  ci sarà  sempre il rischio che decidano di affrontare il deserto e sfidare la legge”
Nonostante gli accordi internazionali e la legge del 2015 che ha reso illegale il traffico di uomini, i migranti qui continuano ad arrivare e sono disposti a pagare cifre sempre più alte per essere trasportati in Libia.
I ragazzi di vent’anni in attesa nei ghetti vogliono andare in Francia, in Germania e in Italia. A loro non importa se viaggiare nell’illegalità  ha reso ancora più pericoloso il viaggio sulle nuove rotte del deserto: “Preferisco morire lì o nel mare piuttosto di morire in Nigeria!”.
Tra i cortili della città  vecchia incontriamo i veri padroni di Agadez: i trafficanti di uomini.
“Lavoriamo da 30 anni con l’immigrazione. I nostri parenti, amici, fratelli mangiano solo grazie al traffico dei migranti. Oggi ci siamo dovuti adeguare e abbiamo smesso, in attesa di vedere quanti soldi ci mandate. Ma quelli che ci avete promesso non sono sufficienti… circa 2.500 euro a testa. Non bastano! Quei soldi, io sono abituato a guadagnarli con un solo carico di migranti!” ci spiega uno di loro.
Esiste un vero e proprio indotto prodotto dal traffico di uomini. Dai trafficanti agli autisti. Dai guardiani dei ghetti ai cuochi. Dai meccanici agli apprendisti fino ai venditori di taniche di acqua rivestite di juta che affollano il mercato di Agadez.

(da “Huffingtonpost”)

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PANTELLERIA CERCA UN PEDIATRA, STIPENDIO DI 90.000 EURO L’ANNO, NON SI PRESENTA NESSUNO: DITELO A CHI PARLA DI “PRIMA GLI ITALIANI”

Settembre 28th, 2017 Riccardo Fucile

L’ASP COSTRETTA AD APRIRE IL BANDO AI MEDICI STRANIERI: “PAZZESCO, I GIOVANI MEDICI ITALIANI PREFERISCONO RESTARE DISOCCUPATI”

Nessun pediatra italiano ha accolto l’opportunità  di trovare lavoro andando a prestare servizio presso il presidio sanitario «Bernardo Nagar» di Pantelleria e adesso l’Asp, se ancora una volta entro il 10 ottobre l’ennesimo bando, il decimo, andrà  deserto, ha deciso di internazionalizzare l’avviso pubblico sperando che il pediatra sull’isola arrivi dall’estero.
Situazione alquanto disperata ed emblematica.
A rifiutare il posto sono stati anche i vecchi vincitori di concorso e con loro i tanti giovani pediatri senza lavoro che preferiscono restare disoccupati invece di approfittare dei posti disponibili, come quelli previsti dalla pianta organica del presidio Nagar.
Pantelleria rischia di vedere svanire l’icona di stupenda isola delle vacanze, e diventare semmai l’isola dove la sanità  resta dimenticata.
Nessun pediatra vuol trasferirsi anche se temporaneamente a Pantelleria, nonostante una retribuzione che apposta è stata aumentata del 30 per cento rispetto all’ordinaria tabella dei compensi, in soldoni 90 mila euro l’anno.
Allarga le braccia il direttore generale dell’Asp, dott. Giovanni Bavetta, ironia della sorte è un ginecologo che proprio a Pantelleria cominciò la sua carriera: «Abbiamo incrementato il compenso per mettere finalmente in sicurezza il punto nascita – dice— sono stupito del fatto che i giovani medici rifiutino un’esperienza professionale di un anno in un’isola come Pantelleria che può essere formativa per un neo specializzato, come lo è stata per me che ho iniziato la carriera di ginecologo proprio lì».
Senza pediatri e neonatologi il presidio Nagar rischia la chiusura definitiva del punto nascite, e le coppie che decidono di avere un figlio devono fare i conti con costi salati, dovendosi trasferire altrove, fuori dall’isola. «Guardiamo perciò all’estero, ai medici stranieri».
«Le difficoltà  di essere isola – dice il sindaco di Pantelleria, Salvatore Gabriele – le sentiamo sulla nostra pelle, quotidianamente. Siamo seriamente preoccupati che tutto ciò che abbiamo messo in piedi anche con battaglie di mobilitazione della cittadinanza, con le mamme in prima fila, non trovi concreta risoluzione. Il nostro vuole essere un appello ai giovani che hanno completato la specializzazione a partecipare al concorso. Il nostro ospedale è un gioiello di accoglienza, ma abbiamo bisogno di professionisti per garantire le nascite».

(da “La Stampa“)

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