Destra di Popolo.net

GLI ELETTI M5S DOVRANNO PAGARE 300 EURO AL MESE ALL’AZIENDA CASALEGGIO

Dicembre 31st, 2017 Riccardo Fucile

DEFINITO “CONTRIBUTO PER LA PIATTAFORMA INFORMATICA”… MA IL PARTITO-AZIENDA NON ERA QUELLO DI BERLUSCONI?

Davide Casaleggio, intervistato da Emanuele Buzzi sul Corriere della Sera di oggi, parla tra l’altro anche del contributo di 300 euro che ciascun eletto dovrà  obbligatoriamente dare per “il mantenimento delle piattaforme tecnologiche che supportano l’attività  dei gruppi e dei singoli parlamentari“.
Ovvero, tolti i giri di parole, al “suo” Rousseau:
Perchè un contributo di 300 euro mensili agli eletti?
«Il contributo è per la piattaforma informatica che sarà  a disposizione degli eletti per strumenti di condivisione e collaborazione on line».
Un contributo per Rousseau? Cioè?
«È uno strumento per la democrazia diretta. Stiamo sviluppando strumenti molto innovativi che saranno disponibili a partire dalla prossima legislatura. Rousseau sta continuando a evolversi e suscita sempre più curiosità  in tutto il mondo perchè è un unicum di cui andiamo orgogliosi».
Un contributo mensile di 300 euro al mese equivale a 3600 euro all’anno. Se gli eletti nel M5S fossero in totale 150 (la stima è prudente) si tratterebbe di 540mila euro l’anno, nei cinque anni di legislatura i contributi arriveranno a 2,7 milioni di euro.
Ma il partito azienda non era quello di Berlusconi?

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DI MAIO PROVA A IMBUCARSI ALLA FESTA DI CAPODANNO DEL COMUNE DI ROMA, SPERAVA DI FAR AMMIRARE IL COMPLETINO ANTRACITE SUL PALCO

Dicembre 31st, 2017 Riccardo Fucile

“CI VEDIAMO LI’ PER GLI AUGURI”… MA LA COMPARSATA CON LA RAGGI VIENE COMPROMESSA DALLE PROTESTE DEL PD CHE SI SVEGLIA DAL LETARGO….E ALLA FINE LA PRECISAZIONE: “NON SARA’ SUL PALCO”

Doveva essere la sorpresa di fine anno dell’amministrazione grillina di Roma: allo scoccare della mezzanotte la sindaca Virginia Raggi aveva infatti intenzione di salire sul palco del Circo Massimo per brindare all’arrivo del nuovo anno accompagnata dal capo politico del Movimento Luigi Di Maio.
Eccolo il regalo che la sindaca aveva in mente di fare a se stessa, prima ancora che al suo collega di partito.
Un modo per ri-legittimarsi ed archiviare l’annus horribilis, fatto di scontri e di tensioni interne, inaugurato con l’arresto dell’ex braccio destro Raffaele Marra; ma anche per tirare la volata – ora che le Camere sono sciolte e la campagna elettorale di fatto già  iniziata – al candidato premier dei 5Stelle, il quale aveva sì annunciato la sua presenza nella Capitale in un post sul blog di Beppe Grillo.”Domani sera sarò a Roma al Circo Massimo per festeggiare l’arrivo del nuovo anno. Ci vediamo lì per gli auguri”, aveva scritto Di Maio.
Il Pd ha minacciato un esposto alla corte dei Conti.
“Apprendiamo che stanotte Luigi Di Maio sarà  con il sindaco Raggi al Capodanno organizzato dal Comune di Roma al Circo Massimo, con soldi pubblici. Speriamo si tratti di un errore e che il Campidoglio smentisca”, aveva attaccato Enzo Foschi, vice segretario regionale dei democratici.
“Non si capisce infatti per quale motivo al candidato dei 5 Stelle venga offerta una vetrina così importante pagata con i soldi dei romani. I 5 Stelle continuano a non capire che le Istituzioni sono di tutti e non della Casaleggio Associati e dei loro adepti”.
Un episodio “grave” anche per il deputato Marco Miccoli che si era chiesto: “A che titolo Di Maio salirebbe sul palco? Purtroppo i grillini si riempiono la bocca di belle parole e poi usano le istituzioni come fosse roba loro”.
E siccome “quella di Capodanno è una festa pubblica pagata con i soldi dei contribuenti romani”, o la sindaca smentisce oppure “se Di Maio salirà  sul palco per continuare la sua campagna elettorale (a spese dei romani) , siamo pronti ad un esposto alla Corte dei Conti: sui soldi pubblici non si scherza”, aveva tagliato corto il consigliere pd Marco Palumbo.
Alla fine arriva la nota del gruppo comunicazione Cinquestelle. “Luigi Di Maio sarà  al Circo Massimo, stasera, ma per brindare con i cittadini”
Nessun discorso sul palco.
“Dove Di Maio decide di passare il capodanno non interessa agli italiani, ma che il candidato a premier del M5S abbia sentito l’esigenza di comunicare pubblicamente che passerà  il fine anno alla festa organizzata dal comune di Roma al Circo Massino è un modo meschino di strumentalizzare una festa che è dei romani”, dichiara il coordinatore nazionale dei Verdi Angelo Bonelli.

(da agenzie)

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IL SOTTOSEGRETARIO CHE LASCIA AP E VOTA FORZA ITALIA: “MA RESTA AL GOVERNO, SPETTACOLO INDECOROSO”

Dicembre 31st, 2017 Riccardo Fucile

ANTONIO GENTILE, EX LUOGOTENENTE DI ALFANO IN CALABRIA, INDICA FORZA ITALIA COME “CASA DEI MODERATI”

Si dimette da coordinatore nazionale di Alternativa Popolare, invita a votare Forza Italia, ma Antonio Gentile, accusano i segretari provinciali del Pd calabrese, non si schioda dalla poltrona di sottosegretario allo Sviluppo economico.
Quella carica, del resto, se l’è sudata. Dopo la prima nomina ai Trasporti nel governo Renzi, si dimise perchè travolto dalle critiche per il caso legato al quotidiano calabrese L’Ora, poi era nuovamente stato scelto due anni più tardi quando l’ex premier fece il rimpastino e piazzato al Mise. E dalla sua Calabria piovono critiche, mentre Silvio Berlusconi benedice la sua scelta “nobile e responsabile”.
Lui lo ha annunciato senza giri di parole, dopo la virata a sinistra di Beatrice Lorenzin: “Mi dimetto dalla carica di coordinatore nazionale di Alternativa popolare. Il progetto di costituire una forza di centro autonoma, liberale e riformista al quale molti di noi avevano fermamente creduto è fallita“.
“Non voglio assegnare responsabilità  ad alcuno ma ho trovato un partito sfasciato e ingestibile senza alcuna capacità  reattiva che per sopravvivere è alla ricerca di una innaturale mutazione genetica che lo spinge fortemente a sinistra”, spiegava sabato Gentile denunciando la “mancanza di valori in campo”.
E ha motivato la sua scelta con il “rispetto della mia reputazione” e “per onestà  intellettuale”.
Poi l’annuncio: “Invito i singoli parlamentari, i consiglieri regionali, provinciali, sindaci e militanti di Alternativa Popolare a votare per l’unica forza moderata e liberale esistente nel nostro Paese rappresentata da Forza Italia e dal suo presidente Silvio Berlusconi”.
L’attacco è immediatamente arrivato sia dall’ex compagno di partito, Fabrizio Cicchitto, che dai segretari provinciali del Pd calabrese.
“Ciò che risulta insopportabile — spiegano Luigi Guglielmelli, Gino Murgi, Gianluca Cuda, Vincenzo Insardà  e Giovanni Puccio — è che il senatore Gentile non si sia ancora dimesso dalla postazione di governo, che ricopre nella veste di sottosegretario. Come è possibile affiancare il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, e nel contempo dichiarare di votare per Silvio Berlusconi? Gentile sta offrendo un indecoroso spettacolo di arroganza e dispregio delle istituzioni“.
Lui, in realtà , contestualmente alle dimissioni da coordinatore di Ap aveva ringraziato Matteo Renzi e Paolo Gentiloni “per avermi voluto a far parte dei loro governi” spiegando che ora “è necessaria per me una pausa di riflessione, senza interrompere l’impegno politico e sociale verso il mio Paese e la mia terra”. Ma le dimissioni da sottosegretario, al momento, non sono state rassegnate.
“Il cambio di schieramento a pochi mesi dal voto delle politiche e a poche ore dallo scioglimento delle Camere, è un atto di grave irresponsabilità  politica e spregiudicatezza senza precedenti”, sostengono i cinque segretari provinciali del Pd della Calabria.
Perchè, dicono, “dimostra in maniera chiara uno scadimento di valori e di etica pubblica e porta a galla l’unico vero interesse in grado di fare breccia nelle azioni e nelle scelte di taluni personaggi, ovvero la conservazione di postazioni e l’opportunismo politico“.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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CONTRATTO DELLA SCUOLA PRONTO: AUMENTI FINO A 200 EURO LORDI IN BUSTA PAGA

Dicembre 31st, 2017 Riccardo Fucile

DOPO GLI STATALI, PROSSIMO A CHIUDERSI ACCORDO PER LA SCUOLA, FERMO DA NOVE ANNI

Sul contratto per la scuola e l’università  “ci vedremo martedì” con i sindacati, e “lavoriamo per un rinnovo in tempi i più rapidi possibile. Lavoriamo per trovare una soluzione per tutto il comparto, presidi compresi. La scuola, come tutto il settore del pubblico impiego, ha un contratto fermo da nove anni e dopo gli statali ora tocca a tutta la filiera della conoscenza”.
Lo assicura il ministro dell’istruzione, Valeria Fedeli, in un’intervista al Messaggero.
“Nella legge di stabilità , come ha detto la ministra Madia, ci sono i soldi per i contratti e lo chiuderemo presto. Inoltre per la valorizzazione del personale docente abbiamo costituito un fondo da 10 milioni per il 2018, venti per il 2019 e trenta per il 2020. Così come per i dirigenti scolastici l’armonizzazione con la retribuzione dei dirigenti della pubblica amministrazione grazie ad uno stanziamento di 90 milioni di euro”.
In busta paga finiranno fino a 200 euro lordi in più al mese. Si tratta dell’aumento di base deciso per gli statali integrato dagli incentivi legati al merito e al “bonus Renzi”.
Per quanto riguarda il problema delle maestre diplomate, la ministra parla di “tema antico che tocca a noi risolvere dopo la recente sentenza del Consiglio di Stato. Il 4 abbiamo una riunione e vedremo”. Tuttavia, la sentenza “non ha effetti immediati sulle situazioni giuridiche soggettive dei docenti diplomati. La decisione serve per uniformare i giudizi dei vari Consigli in vista delle future sentenze. Nell’attesa – prosegue il ministro – il mio ministero il 27 dicembre ha istruito una nota per l’Avvocatura dello Stato per avere un’interpretazione sulla sentenza che si esprima anche sulle situazioni già  consolidate”.
Parlando della legislatura, secondo Fedeli “non c’è dubbio che sono stati fatti molti errori nella modalità  con la quale si è arrivati a proporre la Buona scuola. Soprattutto sul lato del confronto e del dialogo sia con le parti sociali che con i docenti e gli studenti”, ammette Fedeli.
“Ho cercato di lavorare per rimettere al centro tutta la filiera della conoscenza come elemento importante non per uno schieramento ma per tutto il Paese”.

(da agenzie)

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SI GELA, ITALIANI E IMMIGRATI OCCUPANO INSIEME HOTEL NEL CENTRO DI COSENZA

Dicembre 31st, 2017 Riccardo Fucile

“IL COMUNE? QUEST’ANNO NEMMENO I CONTAINER”

Sono più di cinquanta, tra italiani e migranti.
Arrivano dalla Nigeria, dal Ghana, dal Marocco. Ma anche dalle case pericolanti del centro storico di Cosenza.
Sono i senza casa che ieri, per far fronte al freddo, hanno occupato l’hotel Centrale, in via Giacomo Mancini, forzando la porta di una struttura sigillata da anni.
A sostenerli il comitato Prendocasa di Cosenza, alle sesta occupazione multiculturale. “L’amministrazione comunale, l’anno scorso, per far fronte all’emergenza freddo aveva messo a disposizione dei senza casa alcuni container “, ci dicono.
“Quest’anno, invece, non c’è nulla. E noi ci sentiamo in dovere di aiutare chi dorme per strada o è sotto sfratto”

(da “il Fatto Quotidiano”)

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BRASILE, SCARCERATO PIZZOLATO, UN’ALTRA BEFFA PER L’ITALIA

Dicembre 31st, 2017 Riccardo Fucile

VENNE ESTRADATO DA ROMA CON LA SPERANZA DI UNO SCAMBIO CON BATTISTI

Cesare Battisti libero, Henrique Pizzolato pure, con buona pace di chi pensava che l’estradizione verso il Brasile del secondo potesse, nel corto raggio, favorire il ritorno del primo in Italia.
Mentre Cesare Battisti aspetta a Cananeia, sul litorale di San Paolo, la decisione della Corte Suprema brasiliana sulla sua estradizione in Italia, la stessa Corte ha scarcerato l’ex banchiere italo-brasiliano Henrique Pizzolato, condannato per corruzione e riciclaggio in patria, scappato in Italia a fine del 2014 ed estradato pochi mesi dopo su decisione del governo italiano.
I due casi non hanno nulla in comune dal punto di vista giudiziario, se non fosse che il ministro che ha concesso la libertà  a Pizzolato è quel Luiz Roberto Barroso che, prima di far parte del massimo tribunale brasiliano, ha difeso il latitante Cesare Battisti.
Storie che si incrociano quindi, proprio quando è aumentato il pressing italiano per riavere l’ex terrorista latitante da 30 anni.
Il caso di Pizzolato, come quello di Battisti, è da romanzo.
Nato nello stato di Santa Catarina da genitori italiani, ha fatto politica nelle fila del Partito dei Lavoratori, partecipando nella raccolta fondi per l’elezione del 2002 che portò per la prima volta Lula alla conquista della presidenza.
Fu premiato con il posto di direttore di marketing del Banco do Brasil, la più importante banca pubblica del Paese. Nel 2005 viene coinvolto nello scandalo del «mensalà£o», la compravendita di voti di parlamentari dell’opposizione per appoggiare il governo Lula: lo si accusa di aver sottratto alla banca oltre 18 milioni di euro per le mazzette da pagare.
Il processo si è concluso nel 2013 con la condanna a 12 anni di reclusione per corruzione, peculato e riciclaggio.
Pizzolato tenta diversi ricorsi legali, ma quando ogni possibilità  si esaurisce si dà  alla macchia e riesce con una rocambolesca fuga a finire in Italia, usando il passaporto italiano di un fratello morto 30 anni prima.
«Sto sfuggendo – dichiarò – a una persecuzione politica orchestrata dai nemici di Lula e sono pronto a sottomettermi, come cittadino italiano, alla giustizia locale».
Il Brasile chiede l’estradizione, il governo Renzi la concede pensando, in sostanza, anche all’affaire Battisti; un «do ut des» che non si tradusse, allora, in un sostanziale cambiamento di postura da parte del governo di Dilma Rousseff, erede politica di Lula.
Il giudice Barroso ha giustificato la scarcerazione di Pizzolato per la buona condotta nel carcere di Papuda, nei pressi di Brasilia, e per il fatto che ha scontato già  più di un terzo della pena.
Paradossalmente, per la fuga in Italia e la seppur breve latitanza Pizzolato non ha dovuto scontare un giorno in più rispetto alla condanna del 2013.
L’ex banchiere è uscito dal carcere sorridente giovedì scorso e adesso dovrà  limitarsi a pagare la multa di 500 mila euro, rateizzata in quote da 700 euro mensili.
Cesare Battisti, intanto, resta a Cananeia in attesa che il suo caso torni sul tavolo del plenario della Corte Suprema. Ma adesso scatta la pausa estiva di gennaio e poi quella per Carnevale; se ne riparlerà , quindi, da fine febbraio.

(da “La Stampa”)

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CRICKET E SOLIDARIETA’, I CINGALESI CITTADINI DI BOGLIASCO

Dicembre 31st, 2017 Riccardo Fucile

ATTRAVERSO LO SPORT E IL VOLONTARIATO UNA STORIA RIUSCITA DI INTEGRAZIONE NEL PICCOLO COMUNE LIGURE

Niranga Malameege a Katanuyaka faceva il tagliatore diamanti, decide di scappare dalla guerra civile che ha squassato lo Sri Lanka per 30 anni. Con la moglie ed il piccolo Lati, raggiungono Roma, poi Genova, anzi, Bogliasco, dove sedici anni fa, per loro comincia una nuova vita.
Oggi fa il portinaio in un elegante palazzo in piazza De Ferrari.
La storia di Ralph, Pethum e Madur, è simile, ora sono felici, chi lavora in un supermercato, chi in un’impresa di pulizie.
Quando sono arrivati in Italia hanno pensato a risolvere i problemi primari ma anche che non avrebbero mai più giocato a cricket, per loro molto più di una disciplina sportiva. “Chi impara a giocare” – racconta Niranga – “non farà  mai del male a nessuno. Il cricket è una mentalità ”.
Vengono a sapere che ci sono squadre a Milano e anche a Roma. Si danno da fare, trovano una società  che li accoglie, è il Genoa and Cricket Football Club.
“Voglio ringraziare il presidente Enrico Preziosi”- aggiunge -”per quello che ha fatto per noi. Poi i programmi sono cambiati e abbiamo fondato il Bogliasco Cricket Club con la vittoria storica nella stagione 2015/16 del Campionato Interregionale, ed il terzo posto in quella appena conclusa”.
Sri Lanka, dunque, ma anche Pakistan, Bangladesh, India sono le nazionalità  che compongono la squadra, con l’aggiunta di cinque italiani. Si gioca in estate, dal 1 maggio alla fine di luglio, Campionato, Coppa Italia e Ttwenty. Campo di allenamento a Bogliasco, campo di gara a Bavari.
Due di loro, Madup Fernando Muthunamagonnage e Supun Tharanga Manapeli , sono giocatori della Nazionale Italiana, l’ultimo impegno è stata la World Cricket League, a settembre scorso.
Del movimento ne parla Luca Bruno, segretario della Federazione http://www.cricketitalia.org/it. “Essere legato all’integrazione è una peculiarità  di questo sport, i giocatori di origine asiatica, ritrovano un legame con la terra natia e lo condividono con i compagni di squadra, è la vera commistione tra i significati di sportivo e sociale. Giocano e basta, il tema dello ius soli ci interessa, ma è una questione politica e non vogliamo metterci bocca, noi lo viviamo quotidianamente”.
In inverno, quando i campionati sono fermi, per tenersi in forma si corre e poi si fa del volontariato. Quella che gira intorno al Bogliasco Cricket è una comunità  solida e riconoscente: hanno pulito torrenti, creuze, fossi, hanno intonacato il sottopasso di una stazione ferroviaria, sono andati a Monterosso dopo l’alluvione.
”Non vogliamo pubblicità  e nemmeno ringraziamenti” — spiega Niranga — “lo facciamo per fare del bene agli altri, alle nostre famiglie, a noi stessi. La nostra domenica per chi ne ha bisogno”.
Lo sottolinea Luca Pastorino già  sindaco di Bogliasco e parlamentare. ”Sono parte integrante della nostra comunità . In sintonia con l’ambiente e con la gente, mettono a disposizione loro stessi per il bene della collettività . Noi li abbiamo sostenuti per i loro eventi. Nel 2013 ad alcuni di loro è stata conferita la cittadinanza onoraria, è successo in Comune anche qualche giorno fa. Mio figlio ed il figlio di Niranga erano compagni di classe, e dopo la scuola erano sempre uno a casa dell’altro: la normalità . Come dovrebbe essere la vita di ogni giorno in tutti i posti del mondo”.
La spiritualità  è parte integrante della loro vita, nella portineria dove lavora Niranga ci sono i simboli, un fiore di loto, un piccolo Buddha, un albero di Natale realizzato con gli appendiabiti delle lavanderie, poi l’omaggio allo sport, appese Coppe, medaglie, targhe, una preziosa bat – la mazza del cricket – ed una raffinata palla, in sughero e cuoio.
Niranga è buddista, sua moglie cattolica:-”I figli vanno dove va la mamma”. Il futuro:-”Voglio diventare italiano, per rispetto nei confronti di un paese che mi ha aiutato e non mi ha mai fatto del male. Ci sentiamo bogliaschini, i nostri bambini mangiano pasta al pesto, mia moglie ed io anche, a volte però riso al curry. Se posso vorrei ringraziare tutti, in particolare Luca Pastorino, che con il cuore lo sento come un fratello, poi Giorgio, Stefano, Paolo, Giovanni del pastificio Novella nostro sponsor: lo portiamo sulla maglia e nel cuore

(da “La Repubblica”)

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TOTI NON RISPONDE SULLA SUA FONDAZIONE CHANGE: COSA C’E’ CHE I LIGURI NON DEVONO SAPERE?

Dicembre 31st, 2017 Riccardo Fucile

“MAI NESSUN FINANZIAMENTO DALLA REGIONE”… MA TACE SUI FONDI RACCOLTI E SUI REFERENTI

Al presidente della Regione Liguria Giovanni Toti fa riferimento un ente, la Fondazione Change, che ha come compito quello di raccogliere fondi per finanziare le campagne elettorali sostenute dal governatore.
Repubblica Genova aveva dedicato alla Fondazione un’inchiesta giornalistica che si concludeva con una serie di aspetti poco chiari e sui quali invitavamo il presidente alla massima trasparenza.
Per questa ragione abbiamo rivolto al presidente Toti cinque domande via mail.
Ha accettato di rispondere solo a due.
Restano così avvolti dalla nebbia le questioni riguardanti l’ammontare dei fondi raccolti da Change, il perchè la Fondazione continui a vivere nel limbo della Fondazioni non riconosciute che non sono registrate in prefettura e chi sono esattamente i componenti del direttivo della Fondazione poichè tutti i precedenti responsabili si sono o dicono di essersi dimessi ed è assai difficile scoprire chi li ha sostituiti.
Ecco le cinque domande inoltrate al presidente Toti:
Può dirci quanti soldi ha raccolto dalla sua costituzione (Comitato e poi Fondazione vera e propria) la Fondazione Change?
Poichè lo prevede espressamente lo Statuto della Fondazione può dirci se la Regione Liguria o altri enti o istituzioni pubbliche hanno finanziato la Fondazione Change?
Può dirci da chi è composto attualmente il direttivo della Fondazione Change?
Può dirci se la Fondazione è stata registrata in Prefettura o è ancora quella che tecnicamente viene definita “Fondazione non riconosciuta”?
Può dirci se, e in caso affermativo dove, sia possibile consultare gli atti della Fondazione?
Ed ecco le due risposte di Giovanni Toti:
Ogni contributo di Ente pubblico e ogni spesa sono frutto di delibera, decreto o legge, e che tutti gli atti di spesa sono debitamente pubblicati per la legge sulla trasparenza della pubblica amministrazione. Controllando sul sito della Regione si può facilmente scoprire che nessun contributo è mai stato dato a Change, così come nessun contributo è mai stato dato da nessun altro ente pubblico.
I conti e i contributi di Change all’attività  politica in regione Liguria sono tutti registrati presso i competenti organismi secondo quando previsto dalla legge, fin dalla sua fondazione.
Le due risposte non possono da sole escludere che in futuro un ente pubblico finanzi Fondazione Change.

(da “La Repubblica”)

argomento: Costume | Commenta »

“SOLI NEL CAOS DEL PRONTO SOCCORSO”: GENOVA, LA DENUNCIA DEGLI SPECIALISTI CONTRO IL MODELLO TAROCCO DELLA SANITA’ DI TOTI E COMPAGNI DI MERENDE

Dicembre 31st, 2017 Riccardo Fucile

LA LETTERA-DENUNCIA E’ SOLO L’ULTIMO ANELLO DI UNA POLITICA REGIONALE FORZA-LEGHISTA VOLTA A FAVORIRE L’INGRESSO DI PRIVATI NELLA SANITA’, A DISCAPITO DELLE STRUTTURE PUBBLICHE

Al limite del collasso, come annunciato da giorni.
Sempre peggio i pronto soccorso che chiudono il 2017, travolti dall’epidemia influenzale e invasi dai malati: 30 persone”ricoverate” sulle barelle al San Martino, 26 al Galliera e 34 al Villa Scassi, più almeno altri 120 nei tre ospedali, in attesa di essere visitate.
Di fronte all’ultimo bollettino del disastro, i primari e i primari – attraverso una lettera del consiglio direttivo della Società  italiana medicina emergenza urgenza (Simeu) escono allo scoperto con un documento, preparato qualche giorno fa e tirato fuori dal cassetto alla vigilia di una serata che può avere conseguenze devastanti: «La notte di Capodanno arrivano in pronto soccorso, almeno venti-venticinque persone che hanno bevuto troppo o sono stati male durante la festa. Se già  ora siamo al completo e utilizziamo già  le barelle delle ambulanze, dove li mettiamo? Così non si può andare avanti».
La lettera della Simeu (nel consiglio direttivo ci sono tra gli altri Giusi Fera, Paolo Moscatelli, Elisabetta Cenni, Daniela Pierluigi, Ombretta Cutuli, Paolo Cremonesi e Manlio Valerio per l’area genovese) è un pesante atto d’accusa nei confronti della Regione e, allo stesso tempo, una disperata richiesta di aiuto, ai limiti del tempo massimo.
«Le misure adottate e il piano di gestione del sovraffollamento predisposto dalla Regione, in accordo con le singole Asl e aziende ospedaliere, rischiano di non essere sufficienti, essendo la realtà  della situazione deteriorata dai continui tagli dei posti letto e del personale e della scarsa possibilità  gestionale da parte del territorio».
I medici denunciano che il piano straordinario dell’emergenza coordinato da Alisa sia stato presentato solo una decina di giorni prima di Natale, con almeno un mese di ritardo: «L’iperafflusso di pazienti può essere contenuto e gestito solo se il personale è adeguato, se i reparti riescono a rispondere alle necessità  di ricovero e se si fa in modo che non sia solo un singolo medico di guardia medica a sostituire più medici di famiglia. In questi periodi il territorio dovrebbe veramente fare da filtro, evitando accessi inutili e una corretta informazione».
Tre giorni fa, il commissario straordinario di Alisa Walter Locatelli aveva sollecitato gli ospedali a invitare i medici dei reparti ad accelerare le dimissioni dei pazienti, e ieri puntuale arriva la risposta, piccata, dei camici bianchi: «Si chiede un turnover dei pazienti non sempre possibile senza aumentare il rischio clinico, la dimissione frettolosa può comportare gravi danni ai pazienti, col rischio di peggioramento dello stato di salute generale».
Da giorni, ormai, gli ospedali sono al completo, i pronto soccorso sono diventati un accampamento che hanno esaurito anche le barelle. Tutto sulla pelle dei pazienti, costretti ad aspettare fino a due giorni per essere ricoverati in un reparto.

(da “il Secolo XIX”)

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