Destra di Popolo.net

NUOVO NAUFRAGIO IN LIBIA, DECINE DI MORTI: GOVERNI CRIMINALI DEVONO PAGARE

Luglio 1st, 2018 Riccardo Fucile

CHI HA IMPEDITO L’INTERVENTO DELLE ONG DEVE ESSERE INCRIMINATO PER STRAGE: MINISTRI DI MALTA E ITALIA RESPONSABILI

L’Unhcr in Libia denuncia un’altra tragedia del mare: 63 persone risultano disperse dopo che il barcone su cui viaggiavano si è capovolto.
Altre 41 persone sono state tratte in salvo dalla Guardia costiera a largo di Zwara, riferisce l’agenzia Onu sul suo profilo Twitter.
I sopravvissuti hanno invece riferito che i loro compagni di viaggio sarebbero annegati.
Si tratta della seconda tragedia del mare in due giorni. Il portavoce della Marina di Tripoli, Ayob Amr Ghasem, ha poi confermato che c’è stato un naufragio “sicuramente” con annegamenti al largo delle coste libiche. “Ci sono varie imbarcazioni e una era in condizioni critiche. Sicuramente ci sono dei morti”, ha detto Ghasem.
“E’ successo di nuovo, un altro dannato naufragio. Vogliamo i responsabili”. Lo scrive in un tweet la Ong Proactiva Open Arms pubblicando un video del fondatore Oscar Camps, che si trova a bordo della nave che sta facendo rotta verso Barcellona. “L’Aquarius è a Marsiglia, la Lifeline sequestrata a Malta, Sea Watch non può lasciare Malta, Open Arms sta andando a Barcellona per sbarcare 60 persone. Nel frattempo – dice Camps – oggi sono morte altre 63 persone, più di 170 in 48 ore. E’ una vergogna e spero che vengano individuate le responsabilità “.
Quello che sta accadendo nel Mediterraneo, aggiunge, “è assolutamente illegale e fuori dal diritto marittimo internazionale”.

(da agenzie)

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“FANNO GLI OMOFOBI E POI AL GOVERNO ABBIAMO TRE MINISTRI GAY, DUE DEL M5S E UNO DELLA LEGA”

Luglio 1st, 2018 Riccardo Fucile

IL CONDUTTORE CECCHI PAONE: “IN POLITICA E’ PIENO DI GAY”

Alessandro Cecchi Paone, giornalista e conduttore tv, a Un Giorno da Pecora su Rai Radio1 ha rilasciato dichiarazioni che stanno già  facendo discutere: “In politica è pieno di gay. In questo governo ce ne sono: tra i ministri, ce ne sono tre”.
A chi gli domanda perchè le personalità  della politica non facciano coming out, risponde: “Se fossero leghisti, direi perchè la loro posizione culturale o ideale non gli porterebbe voti. Ma se fossero grillini dovrebbero dirlo…”.
Dunque, da quanto lasciato intendere, si tratta di due ministri grillini e di un leghista.
Cecchi Paone ha anche specificato che si tratta esclusivamente di uomini.
Qualcuno parla addirittura di lobby gay, ma il giornalista e conduttore non è d’accordo. “Una lobby non credo, sennò dovrebbero fare ulteriori leggi a favore dei diritti”, ha affermato.
“Tanti anni fa, abbiamo avuto non uno ma due premier gay, democristiani e dorotei. Ma non posso fare nomi, non so se la legge sulla privacy riguarda anche le persone defunte”.
Nel 2012, Cecchi Paone disse che il centro-destra era composto da una buona percentuale di politici omosessuali, “tutti nascosti e tutti contro i diritti gay”.

(da agenzie)

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SALVINI HA CONSULTATO IL BIGNAMI DELLE CITAZIONI E NOMINA PERSONAGGI CHE GLI SPUTEREBBERO IN FACCIA

Luglio 1st, 2018 Riccardo Fucile

WEIL, OLIVETTI, LIVATINO E WALT DISNEY FINISCONO NEL PANTHEON RAZZISTA

Simone Weil, Rosario Livatino, Miglio, Olivetti e anche Walt Disney.
Dal palco di Pontida, in occasione della kermesse leghista, Matteo Salvini propone un ‘pantheon’ abbastanza variegato.
Il leader leghista cita la filosofa francese quando “diceva che i doveri vengono prima dei diritti”, punto che fa gioco per ricordare, qui le parole sono del ministro dell’Interno, che si tratta di un concetto “da mettere ben chiaro a chi vive in Italia da tempo e, soprattutto, a chi ci arriva domani mattina”.
Altrettanto a ‘doppio taglio’ la citazione di Rosario Livatino, quel “giudice ragazzino” – come lo definì Francesco Cossiga scatenando a caldo, era il 1990, una furiosa polemica – assassinato dalla mafia.
“A noi fanno schifo la mafia, la camorra e la ‘ndrangheta e li combatteremo con ogni mezzo necessario, da nord a sud”, ribadisce il ministro dell’Interno che rende omaggio al magistrato che “ha combattuto la mafia non a parole” e promette “farò di tutto perchè la casa in cui ha vissuto diventi la casa e il tempio dell’antimafia”.
Peccato che non abbia spiegato la presenza di boss dell’ndrangheta ai suoi comizi in Calabria e il ruolo determinante di un ex An di quelle parti sotto processo per i suoi rapporti con la malavita organizzata.
Poi la citazione di Adriano Olivetti – causalità , ‘nume’ di riferimento della Ivrea dei Casaleggio – per la sua idea di comunità  (che con la Lega non c’entra una mazza)
Infine Salvini ha anche citato il Walt Disney del “se puoi sognarlo, puoi anche farlo”.
Forse si riferiva alla Banda Bassotti che svaligiava i forzieri e non restituiva il bottino.

(da agenzie)

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“CONTRO I SEMINATORI DI ODIO, LA RESISTENZA E’ UN DOVERE”: INTERVISTA A EMMA BONINO

Luglio 1st, 2018 Riccardo Fucile

“LA VIOLENZA DELLE PAROLE DI SALVINI RAFFORZA LA FALSA NARRAZIONE DELL’INVASIONE”

“L’atmosfera si sta facendo sempre più mefitica. Siamo in una situazione di crudeltà  volgare e totalmente gratuita, tanto più allarmante perchè indirizzata dall’alto e fomentata da chi ha responsabilità  politiche e di governo. Contro questo imbarbarimento occorre organizzare una rivolta etica, culturale, oltre che politica. La riuscita della ‘tavolata multietnica’ di Milano” come il buon andamento della raccolta di 1 milione di firme a livello europeo per modificare alcuni punti del Regolamento europeo su questi temi, indicano che c’è ancora spazio ed energie per una battaglia di civiltà “.
A sostenerlo, nell’intervista concessa ad HuffPost è Emma Bonino, leader storica radicale, oggi senatrice di “+ Europa”, già  ministra degli Esteri e Commissaria europea per gli aiuti umanitari.
Quanto alla “guerra” scatenata dal ministro dell’Interno e vicepremier Matteo Salvini, Bonino non ha dubbi: “Si cerca di allontanare occhi scomodi o comunque non schierati con questo o quel Governo”.
“Vietato salvare”. Così titolava in prima pagine l’Avvenire, dopo la tragedia al largo delle coste libiche, che è costata la vita a più di 100 persone, tra le quali 3 bambini di un anno. Siamo precipitati così in basso?
“Purtroppo è così. Non lo dico io, è la realtà  dei fatti a dimostrarlo. In più alla luce, assai fioca, dell’ultimo vertice europeo, ricco di scontri e povero di risultati. Una situazione in cui si torna a blaterare di blocco navale senza sapere di cosa si parla; una situazione nella quale di Centri di accoglienza e identificazione, che doveva essere per l’attuale Governo italiano, il vero punto di svolta da ottenere al Consiglio di Bruxelles, salvo poi ridurre il tutto a una volontarietà  che non sarà  mai praticata dai ‘blindatori di frontiere’, a cominciare dai Paesi di Visegrad, e così finirà  che gli unici Centri resteranno quelli esistenti in Italia e in Grecia. Siamo ben oltre l’affermarsi di una logica ‘sovranista’. Siamo in una situazione di crudeltà  volgare e totalmente gratuita, nella quale la violenza delle parole serve a rafforzare una narrazione falsa, quella dell”invasione’, ma che paga a livello elettorale. Siamo alla manipolazione sistematica della realtà . E così, ecco il ministro Salvini visitare in Libia l’unico campo, peraltro non ancora in funzione, dell’Unhcr (l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, ndr) e dire, senza arrossire dalla vergogna, che sono Centri di ottima qualità , quando esistono centinaia di testimonianze, decine di filmati, rapporti delle più importanti organizzazioni umanitarie, che danno conto dell’inferno di quei campi-lager gestiti dalle autorità  libiche. Il ministro Salvini, l’ho detto nel recente dibattito in Senato e lo ribadisco con forza, è in perenne campagna elettorale, ma con gli slogan non si va di nessuna parte e una crisi umanitaria è stata trasformata in una crisi politica per ragioni di consenso”.
Il titolare del Viminale, e di ricaduta anche il premier Conte e l’altro vice premier pentastellato, Di Maio, puntano sull’esternalizzazione delle frontiere a Sud. Una prospettiva rigettata da pressochè tutti i Paesi della sponda Sud del Mediterraneo interessabili. Perchè questo rifiuto?
“Perchè nessuno ha voglia di ricevere corpi militari di altri Stati sul proprio territorio nazionale. Salvini può dire ciò che vuole, ma chi ha responsabilità  di Governo dovrebbe sapere che esistono leggi, convenzioni internazionali, per le quali non vi può essere alcuna imposizione ad uno Stato perchè sia in obbligo a insediare sul proprio territorio un hotspot di altri Stati o entità  sovranazionali. Siamo all’abc del Diritto internazionale, oltre che a principi che regolano i rapporti tra Stati. La Libia ha detto ‘no’ alla richiesta italiana, e così hanno fatto la Tunisia, l’Algeria, il Marocco, l’Albania. E a meno che non si pensi di dichiarare guerra a questi ‘negligenti’, ecco che i Centri di identificazione o come li si voglia definire, rimarranno su base volontaria, e dunque in Grecia, Italia e Spagna”.
Quale strada, a suo avviso, andrebbe seguita?
“Quella della sicurezza nella legalità . Quella dell’integrazione degli irregolari nel nostro Paese. Il predecessore di Salvini al Viminale, Minniti ci ha provato e i risultati erano anche molto incoraggianti, se non fosse che su 8mila Comuni solo un migliaio hanno risposto positivamente. Non c’è niente di più sbagliato e di pericoloso che contrapporre sicurezza e legalità . L’esperienza di quei mille Comuni, con l’integrazione di piccoli gruppi di migranti nel tessuto produttivo locale, ha indicato una strada che non va smarrita. Legalità  significa, inoltre, moltiplicare i corridoi umanitari, significa superare la Bossi-Fini, riprendere con forza l’iniziativa sullo jus soli, rispetto delle convenzioni internazionali in un sistema condiviso di diritti e di doveri…Sul tavolo vi sono proposte concrete, praticabili, frutto dell’esperienza maturata sul campo da decine e decine di organizzazioni della società  civile, molte delle quali hanno dato vita alla campagna ‘Ero straniero-L’umanità  che fa bene’. Quella campagna ha portato alla raccolta di oltre 70mila firme per una legge d’iniziativa popolare che non può restare in qualche cassetto del ‘palazzo’ ma deve essere discussa dal Parlamento e fatta vivere nel Paese”.
Un Paese che si sveglia ogni giorno con una idea nuova partorita dal vulcanico ministro dell’Interno e dal fronte, variamente articolato, del sovranismo nazionale…
“Questo fuoco di fila di ‘idee” serve a coprire altre ‘idee’ totalmente irrealizzabili. E così nessuno parla più di rimandare indietro 600mila migranti. Ora si parla di blocco navale. Altro giro, altra ‘sparata’ destinata a fare la fine dei ‘ne rispediremo a casa 600mila’. Il blocco navale è una classica misura di guerra, come sancito dagli articoli 41 e 42 delle Nazioni Unite. Blocco navale significa impedire con la forza l’uscita da porti di qualsiasi nave civile e militare. Si tratta di un atto di aggressione contro uno Stato sovrano. Leggo che qualcuno ha evocato il precedente albanese. Il riferimento è all’accordo Prodi-Berisha del 1997. Allora, da Commissaria Ue per gli Aiuti umanitari (incarico che Emma Bonino ha ricoperto dal 1995 al 15 marzo 1999, ndr), seguìi da vicino quella vicenda. Non si trattò di alcuna forzatura o atto di aggressione da parte italiana, in quanto quel blocco navale fu richiesto dalle autorità  di Tirana. C’è da aggiungere, per verità  storica, che non andò benissimo, visto che due giorni dopo l’entrata in vigore di quell’accordo bilaterale, un battello albanese fu speronato da una motovedetta italiana a largo delle coste albanesi: un incidente che provocò la morte di 108 persone”.
Intanto continua la “guerra” del ministro dell’Interno, supportato in questo dal suo collega alle Infrastrutture, contro le Ong che operano nel Mediterraneo. Cosa c’è, a suo avviso, alla base di questo scontro infinito?
“Al netto della propaganda ad uso interno, c’è la volontà  di togliere di mezzo occhi scomodi. Un discorso che non riguarda solo l’Italia, e non riguarda solo il presente. Per lunga esperienza umanitaria, rafforzatasi negli anni di commissaria europea, so che quando si vuole avere mani libere per operazioni che non contemplano il rispetto delle convenzioni e del diritto internazionali, prima si tolgono di mezzo le Ong umanitarie poi la stampa indipendente. Altro che ‘tassisti del mare”: ciò che si vuole è allontanare occhi scomodi, o comunque non schierati con questo o quel Governo. Rimane comunque il fatto, incontestabile, che di tutte le inchieste aperte dalle varie Procure, a cominciare da quella di Catania, su presunte collusioni tra alcune Ong e gli scafisti, dopo oltre due anni non è emersa uno straccio di prova”.
Lei ha parlato di una atmosfera mefitica. Ma c’è qualche segno in controtendenza che lascia aperto uno spiraglio alla speranza?
“Segnali ce ne sono, sono semi di speranza che andrebbero coltivati ed estesi. Penso, ad esempio, alle migliaia di persone che hanno partecipato alla ‘tavolata multietnica’ organizzata dal Comune di Milano e dal sindaco Sala, una esperienza che andrebbe riprodotta in tanti altri Comuni. E penso anche all’iniziativa che stiamo portando avanti, con esiti incoraggianti, a livello europeo per la raccolta di 1milionedi firme, anche in digitale, per modificare alcuni regolamenti europei su questa materia. Di fronte a questa atmosfera mefitica, occorre avere una grande capacità  di resistenza e di proposta. C’è una Italia che non si rassegna a questo andazzo. Diamole spazio e ascolto. Contro i seminatori di odio, la resistenza non è solo un diritto, è un dovere civico”.

(da “Huffingtonpost”)

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ONG E SALVATAGGI IN MARE: COSA DICE LA LEGGE

Luglio 1st, 2018 Riccardo Fucile

LE REGOLE INTERNAZIONALI CHE VANNO RISPETTATE, PENA LA DENUNCIA PER OMISSIONE DI SOCCORSO… SI PUO’ INTERVENIRE ANCHE IN ACQUE LIBICHE

Unhcr, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ha pubblicato nel suo sito in italiano un punto sulla situazione migranti nella forma di 11 domande e risposte per fare chiarezza.
Lo riportiamo per intero:
Si parla molto delle operazioni di salvataggio dei migranti e dei rifugiati in viaggio nel Mediterraneo centrale.
Per fare un po’ di chiarezza su ruolo e dimensioni dei salvataggi in mare, ci siamo fatti qualche domanda e abbiamo provato a rispondere anche attraverso i dati forniti dalla Guardia costiera.
1. Cosa s’intende per “operazioni SAR” nel Mediterraneo?
L’acronimo SAR corrisponde all’inglese “search and rescue” ovvero “ricerca e soccorso” (ma anche “ricerca e salvataggio”). Con questa sigla si indicano tutte le operazioni che hanno come obiettivo quello di salvare persone in difficoltà  in vari ambienti (montagna, mare, dopo un terremoto ecc.) effettuate con mezzi navali o aerei.
In particolare negli ultimi anni — con l’aumento del flusso di migranti in arrivo verso l’Europa — questo genere di operazioni hanno messo in salvo decine di migliaia di persone durante la pericolosa traversata del Mar Mediterraneo spesso tentata su imbarcazioni e gommoni fatiscenti.
Alle operazioni SAR partecipano vari attori — non solo militari — coordinati dal Maritime rescue coordination centre (MRCC), rappresentato dal Comando generale della Guardia costiera con base a Roma. Le operazioni di soccorso si svolgono su aree di responsabilità  SAR (e non solo su quelle territoriali). L’area di responsabilità  italiana coincide con circa un quinto dell’intero Mediterraneo, ovvero 500mila km quadrati
2. Quali sono i mezzi autorizzati al soccorso dei migranti in mare?
Come spiega con chiarezza la Guardia costiera: «I servizi di ricerca e soccorso fanno affidamento su qualsiasi nave per qualsiasi ragione presente nell’area interessata (navi governative, incluse quelle militari, quelle mercantili, ivi compresi i pescherecci, il naviglio da diporto e le navi adibite a servizi speciali — quali sono ad esempio quelle battenti bandiera italiana utilizzate da alcune ong per le loro finalità  SAR). In altre parole, su ogni nave che possa utilmente intervenire per il salvataggio delle vite umane in mare».
Chiunque sia in grado di intervenire ha l’obbligo giuridico di farlo e in caso contrario si configurerebbe come omissione di soccorso (secondo gli articoli 1113 e 1158 del codice della navigazione), con le eventuali aggravanti dovute a conseguenze drammatiche, in primo luogo naufragio e omicidio colposi.
3. Perchè le navi italiane possono intervenire fuori dalle acque territoriali?
«Il primo MRCC che riceva notizia di una possibile situazione di emergenza SAR ha la responsabilità  di adottare le prime immediate azioni per gestire tale situazione, anche qualora l’evento risulti al di fuori della propria specifica area di responsabilità », che non coincide con le acque territoriali, anzi di norma è ben più ampia. Così ha spiegato il Contrammiraglio Nicola Carlone capo del reparto piani e operazioni della Guardia costiera nell’audizione presso la Commissione parlamentare per l’attuazione dell’accordo di Schengen.
4. Perchè le navi italiane intervengono anche nel Mar Libico?
Libia e Tunisia, malgrado abbiano ratificato la convenzione SAR del 1979, non hanno dichiarato quale sia la loro specifica area di responsabilità  SAR.
L’area del Mar Libico a sud di quella maltese e confinante con le acque territoriali della Libia non è posta sotto la responsabilità  di alcuno Stato.
È per questa ragione che la prima centrale MRCC contattata dovrà  attivarsi per salvare le barche dei migranti e dei rifugiati in pericolo. E, in questo periodo, la stragrande maggioranza di richieste d’aiuto arriva in Italia.
5. Come si definisce “luogo sicuro” dove i migranti devono essere sbarcati dopo il recupero in mare?
Una volta finito il salvataggio in mare, l’operazione SAR non è ancora conclusa. I migranti devono essere condotti in un “luogo sicuro” (dall’inglese place of safety), ovvero un luogo che fornisca le garanzie fondamentali ai naufraghi.
Le persone tratte in salvo devono essere portate dove: 1) la sicurezza e la vita dei naufraghi non è più in pericolo. Per questa ragione, non sono considerati “sicuri” porti di paesi dove vige la pena di morte o dove anche un solo migrante salvato in mare possa essere perseguitato per ragioni politiche, etniche o di religione. Dove 2) le necessità  primarie (cibo, alloggio e cure mediche) sono soddisfatte e 3) può essere organizzato il trasporto dei naufraghi verso una destinazione finale.
Un “luogo sicuro” — e questo è un punto importante — deve essere individuato dal MRCC che ha la responsabilità  del coordinamento delle operazioni stesse. In altre parole, se è la centrale operativa di Roma a ricevere la richiesta d’aiuto deve anche scegliere il luogo dove portare i naufraghi.
6. È possibile presentare domanda di asilo in mare?
In mare non è possibile una valutazione formale dello status di rifugiato o di richiedente asilo (in virtù del Protocollo di Palermo del 2000 contro la tratta di migranti; Reg. EU 2014/656 per le operazioni Frontex; d.lgs 286/’98 — T.U. immigrazione e discendente DM 14 luglio 2003; ecc.). Tutte le imbarcazioni coinvolte in operazioni SAR hanno come priorità  il soccorso e il trasporto in un “luogo sicuro” dei migranti raccolti in mare e le azioni di soccorso prescindono dallo status giuridico delle persone.

(da Globalist)

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SULLE TRACCE DI CHI HA DIFFUSO LA BUFALA RAZZISTA SUI BAMBINI MORTI NEL MARE LIBICO

Luglio 1st, 2018 Riccardo Fucile

UN PHOTOSHOP USATO PURE MALE PER NEGARE L’ANNEGAMENTO DEI TRE BIMBI CAUSATI DAL TARDIVO INTERVENTO DELLA GUARDIA COSTIERA LIBICA E DAL DIVIETO DELL’ITALIA DI FAR OPERARE LA ONG SUL POSTO

Nemmeno di fronte a tre bambini morti si ferma la criminalità  razzista.
Sta circolando in queste ore online un’immagine taroccata volta a dimostrerare come la foto del bambino migrante morto annegato due giorni fa per l’affondamento di un gommone sia in realtà  un fotomontaggio, girato in uno studio di posa, con un bambolotto.
Il testo recita: “Ecco svelata la falsa messa in scena delle ONG DI SOROS, una vergogna”. Ovviamente di falso c’è solo il fotomontaggio.
Oltre a vedersi ad occhio nudo che il fotomontaggio è quello sopra – ed è fatto veramente male – quell’immagine non è unica, esiste una serie come dimostrazione che non c’è nessun complotto.
Le foto sono dell’agenzia francese France Presse e raccontano solo quello che è successo e l’Unhcr conferma la tragedia.
Una fake news allucinante, messa in giro artatamente da qualche pendaglio da forca perchè le foto non sorreggono la narrazione razzista.
C’è tutto il campionario della bufala, compresa l’attribuzione a Soros, il finanziere associato alle più svariate teorie complottiste contemporanee – come quella della sostituzione etnica – nemico dei sovranisti di ogni latitudine, entrato nelle cronache politiche recenti italiane anche per uno scontro con Salvini (ha accusato il leader leghista di legami sospetti con Putin)
Attenzione: non conta l’opinione politica in questo caso. Quello che una società  non può e non deve accettare è che si passi per falsa una cosa vera, verissima, drammatica.
Nell’era del web e dei social network è un andazzo più che pericoloso
Il primo fotomontaggio è stato fatto (con tanto di firma sulla foto) da un profilo Facebook che ha 1000 account che ne seguono gli aggiornamenti ed è un corollario di complottismo, poteri forti, bufale a sfondo razzista
Il fotomontaggio è firmato da lui, ma di questa bufala sui bambini nella sua pagina non c’è traccia. “È stata cancellata da Facebook”, ci conferma in una chat.
Poi aggiunge. “L’altra foto si vede che è un fotomontaggio. Per il resto pure a me può capitare di inciampare in qualche bufala purtroppo, a tutti può capitare. Quando indago e poi vedo che è un fake di solito elimino, sennò poi perdi pure credibilità “.
E la foto dei bambini? “Se è tutto vero… beh, che chi abbia causato una cosa del genere paghi, ma paghi di brutto”.
Del primo account che invece avrebbe caricato (secondo quanto si riesce a ricostruire attraverso altri account Facebook) il presunto studio fotografico in cui la finta bufala sarebbe stata confezionata preferiamo invece non rivelare il nome fino a quando non saremo certi che l’abbia condivisa davvero e poi cancellata.
Al momento, sull’account di questa persona non c’è traccia di quell’immagine. L’abbiamo poi noi trovata postata pubblicamente da altri due account Facebook (e su un gruppo) oltre che su Twitter. Ma non possiamo sapere se e quanti account privati la stiano condividendo. Alcuni commenti sono allucinanti e ve li risparmiamo.

(da “La Repubblica”)

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GRILLO NON VEDE BUCHE A ROMA, MA NON SI ACCORGE CHE E’ SUL RACCORDO ANULARE DOVE LA COMPETENZA E’ DELL’ANAS

Luglio 1st, 2018 Riccardo Fucile

POVERO BEPPE, COME SI E’ RIDOTTO: A FARE IL COMICO INVOLONTARIO PER GIUSTIFICARE L’INEFFICIENZA DELLA RAGGI

In un video postato sulla sua pagina Facebook Beppe Grillo si dota di un megafono per fare il “moralizzatore” del traffico a Roma e dà  consigli ad automobilisti e motociclisti armato di megafono.
Nel video il Garante M5S, seduto in auto al posto anteriore del passeggero, dirama direttive ai veicoli che lo precedono, ai pedoni, persino — e non senza ragione — al fotoreporter che con una mano guida lo scooter e con l’altra lo riprende con uno smartphone.
Un divertissement che Grillo prosegue — chissà  quanto tra il serio e il faceto — dando conto dello stato ottimale del manto stradale nel tratto di strada percorso, e osservando che in effetti qualche lavoro da fare c’è sul fronte della gestione di verde pubblico ed erbacce, pur in un’area estesa come quella del Comune di Roma.
C’è però un problema.
A parte che proprio quando Beppe nel video dice “neanche una buca” al minuto 00.57, l’auto fa un saltello di quelli che per chi abita a Roma sono proprio inconfondibili, Grillo dice di non trovare buche anche se ammette che “quaranta milioni di metri quadri di verde” sono difficili da gestire, ma non si rende conto che sta girando quella parte della gag su uno svincolo per il Raccordo anulare, esattamente svincolo tra G.R.A. e A24 sulla Circonvallazione Tiburtina .
Dove la gestione è di competenza dell’ANAS.
La prima parte del video è invece girata in via Cavour, ovvero nel primo municipio. Dove governa la piddina (direbbe lui) Sabrina Alfonsi.

(da “NextQuotidiano”)

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LA DENUNCIA DELLA CROCE ROSSA: “TUTTA L’EUROPA E’ RESPONSABILE DI UN MASSACRO”

Luglio 1st, 2018 Riccardo Fucile

IL PRESIDENTE FRANCESCO ROCCA: “NEL 2018 OLTRE 1000 MORTI MENTRE L’EUROPA E’ CIECA E SORDA, TUTTI SANNO CHE LA LIBIA NON E’ UN PAESE CHE RISPETTA I DIRITTI UMANI”

Francesco Rocca, presidente della Federazione Internazionale delle società  Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, non usa giri di parole: “Il massacro nel Mediterraneo è ancora in corso mentre l’Unione Europea non è in grado di mettere in primo piano i principi di umanità  e solidarietà . C’e’ urgente bisogno di una risposta comune europea e invece l’Ue è cieca e sorda di fronte a questa tragedia umanitaria”
“Parlo di massacro” spiega Rocca, “perchè non riesco a trovare un’altra definizione. Più di mille morti solo nel 2018 sono lì per dircelo e le vite perdute reclamano l’urgenza di una reazione”. *
Sulla questione del flusso migratorio bloccato in Libia, principale idea europea sulla questione, Rocca si dice perplesso: “La domanda che pongo a chi sostiene questa strada è la seguente: ci state dicendo che la Libia è un Paese sicuro? Intendo sicuro riguardo al rispetto e alla tutela della dignità  degli esseri umani. perchè allora bisogna essere chiari: la Libia non lo è”.
“Nessuno” ricorda Rocca, “è mai riuscito ad ottenere dalle autorità  di Tripoli nemmeno la firma della Convenzione di Ginevra. Eppure l’Europa insiste a dire che il flusso migratorio deve interrompersi lì e questo dimostra tutta la sua ignavia”.

(da Globalist)

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TROPPI DISSENSI CON SALVINI, ECCO PERCHE’ BOSSI E MARONI NON ERANO A PONTIDA

Luglio 1st, 2018 Riccardo Fucile

ASSENZA STORICA PER I DUE FONDATORI DELLA LEGA

Umberto Bossi e Roberto Maroni disertano per la prima volta Pontida.
Il fondatore della Lega e l’ex ministro dell’Interno ed ex governatore della Lombardia non si sono visti, quest’anno   sullo storico pratone del tradizionale raduno del Carroccio.
Entrambi avevano detto che ci sarebbero stati anche se, per il secondo anno consecutivo, Bossi non era stato inserito nella scaletta degli interventi.
Che i rapporti tra il Senatùr, Maroni e il neo vice premier e ministro Salvini non fossero particolarmente buoni lo si era capito da alcune loro recenti dichiarazioni.   Maroni in un’intervista a Repubblica aveva criticato Salvini e chiesto al ministro dell’Interno di lasciare il doppio incarico al Viminale e come segretario federale della Lega.
Non contento aveva aggiunto: “Chi guida il Viminale non   deve fare proclami”.
E’ vero che in questa fase Maroni   aveva scelto di restare defilato dopo la sua scelta di non ricandidarsi a governatore della Lombardia, ma è altrettanto vero che non è un mistero che l’ex ministro dell’Interno non condivida la linea del suo segretario.
Quanto a Bossi, anche il Senatùr in una recente intervista a Il Venerdi non aveva lesinato critiche a Salvini quando aveva affermato, tra l’altro: “Prendere voti mica vuol dire che sei nel giusto. Il respingimenti? Solo chiacchiere. La Lega sovranista? Non sarà  così”.
Dall’entourage di Maroni gettano acqua sul fuoco, ma sta di fatto che   è la prima volta che sia Bossi che Salvini mancano l’appuntamento di Pontida.

(da agenzie)

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