Luglio 9th, 2018 Riccardo Fucile
SALVINI RIDIMENSIONATO DA TRENTA E MOAVERO
Linea Salvini ‘revisited’. Per la prima volta, nei 38 giorni di vita del governo legastellato, la linea del
ministro degli Interni viene corretta dagli alleati.
“A Innsbruck chiederò la chiusura dei porti italiani alle navi delle missioni internazionali” europee, aveva detto il vicepremier leghista parlando del vertice informale dei ministri degli Interni Ue in programma nella cittadina austriaca dopodomani.
Non è così, non ci si sfila dalle missioni internazionali: la prima a insorgere è stata il ministro della Difesa Elisabetta Trenta, poi il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, i due dicasteri competenti in materia, e anche il vicepremier Luigi Di Maio. Ma è dal vertice di oggi a tre a Palazzo Chigi tra il premier Giuseppe Conte e i due vice Salvini e Di Maio che viene sancita la correzione.
Ora a Innsbruck l’Italia ci va per chiedere il rafforzamento del controllo delle frontiere esterne dell’Ue e per “isolare Macron”, dicono fonti di governo sottolineando che questa è la posizione di tutto l’esecutivo, non solo di Salvini e dei suoi alleati sovranisti europei.
Ma anche di questo Salvini e Conte dovranno ridiscutere: è addirittura necessario un nuovo vertice mercoledì, prima della partenza del ministro degli Interni per l’Austria.
Sulle missioni internazionali, il titolare del Viminale – con tutto il governo – dovrà aspettare il vertice informale dei capi di Stato europei a settembre a Salisburgo.
E’ quella una delle prime sedi deputate in vista per rivedere le regole delle missioni internazionali europee nel Mediterraneo: la Themis, che non prevede lo sbarco necessariamente in Italia, e la Eunavformed Sophia, che invece prevede l’attracco in Italia delle navi che si trovano a salvare migranti in mare.
“E’ imminente una revisione del mandato strategico” dell’operazione Sophia, dice una portavoce della Commissione europea Natasha Bertaud. Ma “la decisione deve essere presa all’unanimità dai ministri degli Esteri dell’Ue” come per tutte le missioni di politica estera e di sicurezza, ha spiegato un’altra portavoce Maja Kocijancic.
Quindi, la questione non è semplice. E di certo Salvini ora è costretto a rinunciare all’idea di affrontarla a Innsbruck.
I porti italiani restano chiusi alle ong, linea decisa dal ministro un mese fa, con tutto il governo che si è accodato.
Sulle missioni internazionali invece non ha funzionato. Linea corretta.
Se ne è parlato al vertice con Conte e Di Maio a Palazzo Chigi, dopo che lo stesso vicepremier pentastellato aveva dichiarato che “l’obiettivo è cambiare le regole di ingaggio delle missioni”, non chiudere i porti. Non si può fare, ci sono delle regole: per le missioni militari vengono rispettate.
Cosa rimane? Salvini va a Innsbruck con un “nostro documento”, dice.
Ma prima di partire sarà necessario un altro vertice con Conte per stabilire i dettagli della linea italiana. Quello di oggi non è bastato.
Anche perchè in agenda a Innsbruck Salvini ha in programma un bilaterale con il suo omologo tedesco Horst Seehofer, mercoledì pomeriggio, e un trilaterale con lo stesso Seehofer e il ministro degli Interni austriaco Herbert Kickl giovedì mattina prima del vertice Ue.
Il punto è che anche il collega francese Gerard Collomb ha chiesto di incontrare Salvini giovedì mattina: ma questo bilaterale non è ancora finito nell’agenda del ministro italiano.
Perchè l’obiettivo di Salvini per il vertice di Innsbruck è isolare Macron, giudicato come il meno sensibile alla richiesta italiana di rafforzare il controllo delle frontiere esterne a sud dell’Ue.
Il leader leghista conta sull’asse con Seehofer e Kickl, l’ormai noto ‘asse dei volenterosi’ tra Germania, Austria e Italia che punta più che altro a intascare tutto un bottino politico alle europee dell’anno prossimo.
Ma questo significa annullare le conclusioni del consiglio europeo dello scorso 28 e 29 giugno, quelle intese su “base volontaria” per l’apertura in Europa di nuovi centri di rimpatrio salutate da tutto il governo – Conte e pure lo stesso Salvini – come una vittoria italiana.
Così non è stato: lo si è capito da come Macron si è sfilato (“No a nuovi centri in Francia”) a poche ore dalla firma dell’intesa. Ma la prova del buco nell’acqua ci sarà a Innsbruck.
Perchè al vertice austriaco si discuterà sulla base di un documento che parla di centri di rimpatrio nei paesi terzi: fuori dall’Ue.
E’ la proposta originaria italiana, marginalizzata dall’attivismo di Merkel (dietro le quinte) e Macron (protagonista) al vertice di Bruxelles.
Se a Innsbruck Salvini riuscirà nel suo intento di isolare il presidente francese, l’Italia si ritroverà nell’asse dei volenterosi con i nazionalisti austriaci e tedeschi, con il governo Kurz – per intenderci – e con Seehofer, l’avversario interno della Merkel.
Sempre che questo porti qualcosa al Belpaese.
Perchè gli interessi dei volenterosi non sempre coincidono. O forse coincidono solo nell’obiettivo di conquistare la maggioranza al Parlamento europeo l’anno prossimo con una coalizione di sovranisti e un Ppe ‘orbanizzato’ o ‘kurzizzato’.
Resta sul tavolo la minaccia austriaca di chiudere il Brennero. Soprattutto perchè resta sul tavolo l’interesse di Seehofer di chiudere accordi per respingere i migranti già registrati in altri paesi europei.
La catena del sovranismo insomma non va lontano, trova dei muri: inevitabile.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 9th, 2018 Riccardo Fucile
NEL MIRINO IL RECENTE TRASFERIMENTO DI 10 MILIONI DA UNA BANCA DEL LUSSEMBURGO ALLA SPARKASSE DI BOLZANO, SEGNALATO DALLE AUTORITA’ BANCARIE DEL GRANDUCATO COME RICONDUCIBILE A CONTO DELLA LEGA
Bankitalia al fianco della procura di Genova nelle indagini sul presunto trasferimento illecito all’estero di parte dei 49 milioni di euro della truffa Bossi-Belsito.
I pubblici ministeri genovesi hanno nominato come consulenti gli ispettori della Uif, Unità di informazione finanziaria, per ricostruire se i soldi trasferiti in un fondo fiduciario lussemburghese dalla banca Sparkasse siano riconducibili al Carroccio o siano dell’istituto di credito.
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, la Sparkasse aveva trasferito in Lussemburgo in un fondo fiduciario 10 milioni di euro.
Subito dopo le elezioni del 4 marzo, l’autorità lussemburghese (di fatto simile a Bankitalia) ha bloccato per dieci giorni il trasferimento di tre milioni di euro dal Granducato all’Italia e contestualmente informato i colleghi italiani sul sospetto dell’operazione che potrebbe essere riconducibile ai conti della Lega.
Dell’operazione viene anche informata la magistratura genovese che già a gennaio aveva aperto una inchiesta per riciclaggio dopo l’esposto dell’ex revisore contabile Stefano Aldovisi.
Gli ispettori della Uif dovranno adesso analizzare tutto il materiale informatico e cartaceo acquisito con le perquisizioni dello scorso giugno per ricostruire i passaggi. La Sparkasse ha sempre sostenuto che quei 10 milioni di euro fossero solo dell’istituto bancario e che il trasferimento fosse legato a ordinarie operazioni di investimento.
Il sospetto degli investigatori delle fiamme gialle è che invece quei soldi siano della Lega.
Nel frattempo gli uomini delle fiamme gialle stanno esaminando l’intreccio di società , associazioni e fiduciarie che sono state create durante il processo a Bossi e Belsito per la maxi truffa ai danni dello Stato: nel mirino degli inquirenti ci sono almeno una quindicina di «satelliti» di cui si dovrà capire se abbiano ottenuto soldi dal partito o per il partito o se siano soggetti autonomi.
(da “il Secolo XIX”)
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Luglio 9th, 2018 Riccardo Fucile
FINALMENTE UN MAGISTRATO CHE RICORDA CHE ESISTONO LEGGI, NON SOLO CAZZARI RAZZISTI… DITELO AI MAGISTRATI SICILIANI CHE NON MUOVONO UN DITO CONTRO LA CHIUSURA ILLEGITTIMA DEI PORTI
“Non si può respingere in mare gli immigrati e non vagliare la loro richiesta di status di rifugiato
politico. Se per assurdo un barcone di immigrati attraccasse ai Murazzi sul Po, nessuno potrebbe vietare alle persone a bordo di scendere. Se accadesse, tale comportamento sarebbe oggetto di una nostra indagine”.
Così il procuratore capo di Torino, Armando Spataro, che oggi pomeriggio ha presentato le nuove direttive “per un più efficace contrasto dei reati motivati da ragioni di odio e discriminazione etnico-religiosa e per la più rapida trattazione degli affari dell’immigrazione, nel rispetto dei diritti fondamentali delle persone”.
I reati commessi per finalità di discriminazione o di odio etnico, nazionale, razziale o religioso saranno trattatati come prioritari con conseguente rapidità nell’effettuazione di tutte le indagini necessarie alla individuazione dei responsabili.
Ad occuparsi di questi reati sarà un pool di magistrati che eviteranno, si legge nel documento presentato dal procuratore generale Francesco Saluzzo e dal procuratore capo Armando Spataro, “di richiedere l’archiviazione per particolare tenuità del fatto”, potranno inoltre “promuovere l’azione penale” e “svolgeranno personalmente le funzioni di pm in dibattimento”.
A questo proposito, la procura ha anche invitato Questura, Carabinieri, Gdf e Polizia municipale a valutare “la possibile adozione di direttive o misure organizzative idonee a implementare l’efficacia e l’immediatezza degli accertamenti finalizzati all’identificazione dei responsabili dei reati”.
“Questa esigenza – ha spiegato Spataro – è nata dall’aver constatato nell’ultimo periodo una crescita di questo tipo di reati, minacce, aggressioni, scritte e manifesti che imbrattano i muri spesso accompagnata dalla passività delle persone presenti. Non tocca a noi magistrati intervenire nelle analisi di tipo sociale e politico mentre è vostro compito dare risposta a questo tipo di reati, odiosi e insopportabili”
Sulla stessa linea, il procuratore genera le Saluzzo, che presentando le nuove direttive ha osservato: “Sono malamente impressionato per i comportamenti odiosi che si sono manifestati in quest’ultimo periodo, che incitano all’odio razziale nei confronti di soggetti stranieri provenienti soprattutto dall’Africa e dal Medio Oriente. Come se si dovesse comunicare alla gente che è arrivato il momento di passare al contrattacco. Questi comportamenti sono reati che devono essere perseguiti”.
La decisione arriva in un periodo nel quale aumentano in modo preoccupante gli episodi che recano sullo sfondo un clima di intolleranza xenofoba e religiosa e pochi giorni dopo la denuncia di una cronista di Repubblica che ha assistito a un’aggressione verbale di un uomo contro una donna con il capo coperto da un velo che viaggiava in metropolitana.
Il procuratore di Torino Spataro ha spiegato che la convenzione di Ginevra del 1951 sui rifugiati prevede il diritto al non respingimento.
Ma cosa sono le leggi di fronte alla propaganda razzista?
(da agenzie)
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Luglio 9th, 2018 Riccardo Fucile
NON SOPPORTO I ROLEX, NON VADO A CAPALBIO E SCRIVO QUELLO CHE CAZZO MI PARE
Vi danno fastidio anche le piccole innocue cose che hanno soltanto un significato solidale.
Io non ho messo la maglietta rossa perchè non ce l’ho (ho soltanto una blusa garibaldina che comprai nei 150 anni dell’Impresa ma non mi pareva il caso).
Il Rolex non ce l’ho e non me lo sarei comprato neppure se mi fossero avanzati i soldi, perchè lo trovo pacchiano, il mio orologio è uno swatch da 50 euro a cui ogni tanto cambio la pasticca.
A Capalbio non ci sono mai andato, quando vado da quelle parti mi fermo a Orbetello o ad Ansedonia a trovare il mio amico Bruno.
Aggiungo anche che ora mi sto rompendo il cazzo perchè manco il diritto alla protesta ci volete riconoscere.
E poi a chi mi chiama “radical chic” soltanto perchè ho letto qualche (alcune migliaia…. ) libro più di lui, o perchè ne ho scritti più di quanto lui ne abbia letti, mi sento libero di dire: vai pure a cagare!
(da Globalist)
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Luglio 9th, 2018 Riccardo Fucile
SMETTILA DI COLLEGARTI AD INTERNET PER FARE IL PALADINO DELLA MORALE UNIVERSALE, L’IPOCRITA SEI TU
“Ehi tu che indossi una maglietta rossa sei lo stesso lacchè di Napolitano, colui che convinse il
governo a dare via libera ai bombardamenti in Libia”.
Parole di Alessandro Di Battista, ex parlamentare 5 stelle, il quale — probabilmente allarmato dalle possibili conseguenze politiche dell’iniziativa lanciata da Don Ciotti in solidarietà dei piccoli migranti annegati — sulla sua pagina Facebook (quella per intenderci che lo vede tra i più seguiti esponenti 5 stelle) ha pensato bene di ergersi a paladino della morale universale e criticare, con toni accesi, coloro che hanno manifestato con il prete antimafia: “Ci sono tante bravissime persone che oggi indossano una maglietta rossa ma c’è un mucchio di gente ipocrita che ha deciso di sposare quella solidarietà pelosa ottima alleata del sistema e della reiterazione delle ingiustizie”, chiosa ‘Dibba’.
Caro Alessandro, io conosco “un mucchio di gente” molto più coerente di te che ha sposato l’iniziativa di Don Ciotti e che si batte da sempre contro le ingiustizie, le disuguaglianze e per la tutela dei diritti dei più deboli.
“Un mucchio di gente” che sabato indossava la maglietta rossa. “Un mucchio di gente” grazie alla quale vedo ancora un barlume di speranza.
Tra di loro ci sono molte di quelle persone per bene che (come fece un tempo il sottoscritto) si avvicinarono al Movimento 5 stelle, credendo di aver trovato in quell’espressione politica — non solo nei proclami ma anche nei fatti — la risposta alle ingiustizie, alla politica fatta di inciuci, al potere della casta, ai governi sostenuti dalle banche, ai partiti di sinistra che si atteggiano a partiti di destra e viceversa, alla politica di destra della Lega. L’alleata del tuo Movimento.
Il tuo ultimo post e le tue continue interferenze dall’estero, sono sempre più cariche di opportunismo e di populismo.
E te lo dice uno che sposò gli ideali dei 5 stelle tra i quali “onestà , onestà ” e “Ehi tu, Dibba” te lo ricordi ancora “nessuno resti indietro”?
Perchè, con quel “Ehi tu” usato in maniera spregiativa, da politico scafato, hai scelto la via più breve per deludere gran parte del tuo elettorato.
Quell’elettorato che, come dice un amico, non è ancora stato lobotomizzato dalle false notizie che ci propina la rete, e che “partecipa”, “sceglie” e che, prima o poi, ti “cambia”.
Ehi tu, Dibba, ti ho ascoltato ed elogiato, quando smontavi la Lega in cinque minuti al grido “Ladri, nostri nemici” e quando ci regalasti quell’ultima perla: “Salvini, al Colle sembrava Dudù, il cane di Berlusconi”.
Poi però, pochi giorni dopo, ti ho visto (ahimè) folgorato sulla via di Damasco, complice la nascita del governo Lega—cinquestelle, cambiare idea optando per il silenzio.
Ehi tu, Dibba, lo voglio dire a te, a colui che ha fatto dei suoi comizi e dirette su Facebook il proprio cavallo di battaglia.
Ma ti rendi conto di quanti danni provoca un post come quello che hai scritto?
E le responsabilità che hai quando scrivi, anche se il tuo incarico politico è in stand-by?
Sei partito, moglie e prole al seguito, per la tua avventura in America.
Che tu pubblichi con Mondadori (qualcuno ti ha fatto notare una scelta incoerente) a me non dà affatto fastidio.
Che tu scriva reportage per il Fatto e ti goda la vacanza in America (come è giusto che sia) a me fa piacere.
Che tu abbia delle opinioni politiche, per quanto ormai io le ritenga volubili come il tempo, e le voglia esprimere liberamente, a me non dà fastidio.
Però io, caro Dibba, sono anche tra quel “mucchio di gente” che ogni tanto vorrebbe vederti staccare la spina e leggere solo i tuoi reportage dall’estero (conosco tanti bravi giornalisti che pagherebbero per avere la tua stessa opportunità ).
Vorrei, insomma, che la smettessi di collegarti a Internet solo per darci lezioni di morale e populismo.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Luglio 9th, 2018 Riccardo Fucile
LA SEQUELA DI BALLE DI SALVINI SMENTITE DAI FATTI E DAI DATI REALI
Emergenza, invasione, sostituzione etnica. Tre concetti che il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha spesso utilizzato per descrivere il fenomeno dell’immigrazione. Quando il presidente dell’Inps ha spiegato — dati alla mano — che per sostenere il sistema previdenziale servono più immigrati regolari che versino i contributi Salvini non ha risposto nel merito.
La scorsa settimana il ministro ha chiesto una stretta sui permessi di protezione umanitaria, troppi secondo il titolare del Viminale, quelli concessi a chi non ne ha realmente diritto. Ma in realtà le domande accolte nel biennio 2016-2017 sono meno di quarantamila.ù
E il problema in fondo è tutto qui, tra la percezione e la realtà .
Già qualche anno fa una ricerca condotta dall’istituto Ipsos Mori aveva rivelato come gli italiani (ma anche i cittadini di altri paesi europei) sovrastimassero la presenza di immigrati sul territorio nazionale.
Un anno fa la Commissione della Camera dei Deputati “Jo Cox” su fenomeni di odio, intolleranza, xenofobia, e razzismo aveva pubblicato la sua relazione finale dal titolo “La piramide dell’odio in Italia” che confermava come per la maggioranza degli italiani il 30% degli abitanti della Penisola fosse di origine straniera.
In realtà gli immigrati residenti in Italia rappresentano appena l’8% della popolazione totale.
Qualche giorno fa i docenti dell’Università di Harvard Alberto Alesina, Armando Miano e Stefanie Stantcheva hanno pubblicato una ricerca dal titolo Immigration and redistribution nella quale hanno analizzato le più comuni percezioni errate e pregiudizi riguardo gli stranieri.
Non solo rispetto al loro numero ma anche sul fatto che siano distanti da “noi” dal punto di vista culturale e religioso, più poveri, con un livello di educazione inferiore oppure maggiormente dipendenti dai sussidi statali (come ad esempio la storia dei 35 euro al giorno ma anche quella delle case popolari date in prevalenza agli immigrati). Al questionario hanno risposto 22.500 persone provenienti da Francia, Germania, Italia, Svezia, Regno Unito e Stati Uniti.
Tutti i partecipanti al sondaggio erano “nativi” ovvero cittadini “originari” di quei paesi. La definizione di immigrato usata dai ricercatori è la stessa di Boeri; ovvero una persona nata all’estero ma che vive legalmente all’interno del paese.
Nuovamente emerge il dato con il quale ormai abbiamo imparato ad avere una certa familiarità .
In Italia, ma anche negli altri cinque paesi, i residenti “nativi” tendono a percepire una maggiore presenza di immigrati rispetto al dato reale ritenendo in particolare che gli immigrati regolari provenienti dal Medio Orienti e dal Nord Africa rappresentino la quota predominante.
Sottostimando così la presenza di stranieri regolari provenienti da paesi occidentali.
In particolare in Italia (ma anche in Regno Unito e Germania) viene sovrastimata la presenza di immigrati di religione musulmana e invece a sottostimare la diffusione tra gli immigrati della religione dominante, vale a dire il cristianesimo.
È proprio su questo genere di percezioni sbagliate che la propaganda politica dei partiti che parlano di “invasione” musulmana o di un’eccessiva presenza di “africani” in Italia riesce fare maggior presa.
In tutti i paesi i cittadini “nativi” ritengono che la gran parte dei lavoratori immigrati sia disoccupato (in Italia il dato viene sopravvalutato del 35%) e che gli immigrati ricevano pertanto maggiori aiuti da parte dello Stato rispetto a chi invece è nato nel paese.
Il falso dato sulla disoccupazione viene legato, dai partiti politici, ad una maggiore predisposizione a delinquere. Quando invece ci sono diversi studi che mostrano come la presenza di immigrati (di nuovo, regolari) non causi un aumento del tasso di criminalità . Anzi, come avevamo spiegato tempo fa, la regolarizzazione del cittadino straniero gli consente di uscire dall’illegalità e quindi rende meno “attrattivo” il percorso criminale.
Come spiega Alesina sul Corriere della Sera di oggi «i partiti anti immigrazione hanno tutto l’interesse a fomentare questa disinformazione» circa la presenza degli immigrati.
Ma come ci si può accorgere difficilmente la Lega (o altri) forniscono dati a suffragio delle loro tesi. Vale per la presunta invasione in atto denunciata a più riprese da Salvini come per i rapporti tra Ong e trafficanti di esseri umani denunciati (ma mai provati) da Luigi Di Maio e dal MoVimento 5 Stelle.
Il gioco è appunto quello di appellarsi alle percezioni e alle sensazioni della gente e della cittadinanza. Vale per l’immigrazione così come per l’emergenza sicurezza che dovrebbe spingere il Parlamento a modificare la legge sulla legittima difesa.
In un certo senso anche il dibattito sui vaccini è falsato dal fatto che i partiti politici populisti abbiano forzata mente stabilito un’equiparazione tra percezione (i genitori che ritengono spesso in base a ragionamenti per analogia che i vaccini siano pericolosi per la salute) e realtà dei fatti (i dati scientifici che dimostrano come i vaccini siano più sicuri di altri farmaci).
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 9th, 2018 Riccardo Fucile
SAREBBE INTERESSANTE FARE UN’INCHIESTA SU QUANTI VIP E GIORNALISTI SOVRANISTI OSPITANO A CASA LORO UN SENZATETTO ITALIANO
“Alle 19.53 di sabato, mentre ero al PolitiCamp di Reggio Emilia dove discutevo con Leonardo
Becchetti e in attesa che ci raggiungesse Pierpaolo Capovilla, mi arriva questo messaggio su WhatsApp da un numero che non conosco: ‘Buonasera, mi scusi il disturbo, sono un operatore di una organizzazione non governativa. Avevo provato a contattarla ieri, ed anche oggi, per chiederle se intendeva aderire ad una grande iniziativa avviata per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dell’immigrazione. In tale contesto, proprio per dare una risposta alle politiche non inclusive del governo, le chiedevamo se era disponibile ad ospitare uno o più migranti. La ringrazio (Giovanni Russo)’.
Alle 20.39, rispondo: ‘Possiamo sentirci domattina? Mi scusi ma ora non riesco. Come si chiama la sua Ong?’ Invece di ricevere dettagli in merito e attendendo una telefonata da Giovanni Russo mi sono ritrovato su Il Tempo in un articolo in cui si dice che i vip e gli intellettuali (entrambe categorie a cui peraltro non appartengo) rifiutano la proposta di una finta Ong'”.
Lo afferma Giuseppe Civati, fondatore di Possibile, ricostruendo come è andata la vicenda che ha portato a un articolo scritto da su ‘vip e intellettuali’ che avrebbero rifiutato di ospitare ‘profughi’.
“Finta l’Ong e finta l’informazione – aggiunge Civati – all’insegna della solita, immancabile fake news. Ricordo che in passato, interpellato da Le Iene, ospitai nel monolocale in cui mi trovavo in affitto a Roma quello che mi fu presentato al telefono come rifugiato. Un ragazzo del Gambia. E non mi sono limitato a ospitare solo per il periodo in cui le Iene dovevano fare la trasmissione, ma ho sostenuto e seguito per mesi, fino a quando non ha deciso di lasciare il nostro Paese per raggiungere alcune persone con cui era in contatto. Ora si trova in Germania, lavora regolarmente e ci sentiamo, come vecchi amici”.
“Ne parlo – conclude il fondatore di Possibile – anche nel mio libro ‘Voi sapete’. Se qualche giornalista, non anonimo, pseudonimo o, per sua stessa ammissione, ‘finto’ volesse scriverne, ne sarei felicissimo. Pur non essendo nè un vip nè un intellettuale, ho ospitato un rifugiato. Ed è stata una bella esperienza, che ricordo ancora con affetto e partecipazione”.
(da Globalist)
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Luglio 9th, 2018 Riccardo Fucile
IL SOCIOLOGO, CONSULENTE DEI GRILLINI SUI TEMPI DEL LAVORO, SI AVVICINA A LEU
“Cerco la sinistra dove spero di trovarla, con la stessa curiosità che mi spinse a cercare nei 5 stelle”.
Così il sociologo Domenico De Masi, conversando con l’ANSA, parla della sua delusione per il Movimento 5 Stelle – del quale è stato consulente – dopo l’accordo con la Lega e la decisione di entrare nel Comitato promotore che definirà il profilo di Liberi e Uguali (LeU) in vista della trasformazione da lista elettorale a partito.
“Sono di sinistra e la sinistra è al punto più basso di sempre, anche perchè una sua parte molto importante ha sposato il neoliberismo economico – ha detto De Masi -. Ho accettato l’invito di Pietro Grasso perchè voglio ascoltare e capire con chi mi sento in sintonia e quale contributo posso dare”.
Secondo il sociologo, specializzato sui temi del lavoro, “la disoccupazione si vince solo riducendo l’orario e aumentando la produttività , ma nessuno si è battuto per questo in questi anni, preferendo invece la flessibilità , che produce più disoccupazione”.
“Il decreto Dignità di Di Maio? Un timidissimo tentativo di contrastare il Jobs Act – dice De Masi -. È bastato per scatenare l’ira di dio a destra, dove sono attentissimi alle proprie conquiste, non come la sinistra con lo Statuto dei lavoratori”.
(da agenzie)
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Luglio 9th, 2018 Riccardo Fucile
633.000 CONTRATTI A TEMPO DETERMINATO IN SCADENZA A FINE ANNO RISCHIANO DI NON ESSERE RINNOVATI
Il nodo della causale è il centro del decreto dignità . 
Secondo le nuove regole i contratti a termine potranno durare al massimo 24 mesi (e non più 36); il primo potrà essere senza causali, purchè non superi 12 mesi; eventuali rinnovi (al massimo 4 e non più 5) dovranno essere motivati da precise causali e saranno gravati ogni volta da un contributo aggiuntivo dello 0,5% sull’imponibile previdenziale.
La motivazione dietro questa scelta è evidente: evitare il proliferare di contratti a termine e rendere più difficoltoso il continuo rinnovo degli stessi.
L’allarme lanciato dalle organizzazioni datoriali però è altrettanto chiaro: «633 mila contratti a tempo determinato in scadenza a fine anno rischiano di non essere rinnovati», dei quali 277mila solo nel settore del commercio.
Spiega il Corriere della Sera:
Le aziende, esaurito il primo contratto a termine che resta libero da causali (purchè non superi i 12 mesi), potrebbero pensarci due volte prima di rinnovare il contratto, visto che le disposizioni del decreto si applicano anche ai rinnovi dei contratti in corso.
Più facile che chiamino un’altra persona a fare lo stesso lavoro (soprattutto se esso non richiede particolari professionalità ), evitando così costi aggiuntivi e il rischio di contenzioso sulle causali.
Per esempio, osservano gli addetti ai lavori: il decreto, fra le motivazioni per il rinnovo del contratto, contempla le esigenze non programmabili.
Come la mettiamo con i saldi, che ci sono ogni anno e quindi sono programmabili?
Il Sole 24 Ore oggi pubblica esempi di casi pratici in cui l’utilizzo delle causali può essere o no ammesso in aziende tipiche.
Un esempio è quello di un’azienda produttrice di scarpe:
Un’azienda che produce scarpe ottiene una commessa da un nuovo cliente, per un articolo. È richiesta la produzione di un ingente quantitativo, per soli sei mesi. Pur trattandosi di un’esigenza connessa all’attività ordinaria, la causale sussiste, perchè l’incremento di lavoro è “temporaneo”, “non programmabile” (con il nuovo cliente non ci sono stati rapporti lavorativi precedenti, nè erano in corso trattative commerciali) e “significativo” nei volumi prodotti.
Un caso diverso è invece quello della gestione di un nuovo magazzino per aziende che si occupano di logistica:
Un’impresa che si occupa di logistica deve far fronte alla gestione di un nuovo magazzino, affidatole da un cliente “storico”. La trattativa si è protratta per alcuni mesi e la commessa, pur essendo temporanea, richiede qualche giorno al mese di attività da parte di due addetti, sui 100 totali occupati dall’azienda. Non è possibile assumere due lavoratori a termine per gestire l’incarico, perchè l’incremento non si configura come “significativo” e “non programmabile”.
E poi ci sono i casi limite, in cui il rischio di contenzioso è elevato:
Una ditta che vende prodotti per il giardinaggio decide, per il periodo estivo, di aggiungere un corner dedicato a condizionatori e ventilatori. La stessa strategia commerciale era stata seguita due anni fa. C’è bisogno di impiegare due addetti. L’esigenza è di certo “temporanea” e “oggettiva”, ma è difficile affermare la completa estraneità rispetto all’attività ordinaria (la stessa campagna era già avvenuta): il lavoratore a termine potrebbe invocare la trasformazione a tempo indeterminato.
(da “NextQuotidiano”)
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