Luglio 13th, 2018 Riccardo Fucile UNA REGOLA OBBLIGA LA LEGA ORIGINARIA A ESPELLERLO… HA CREATO UNA SECONDA LEGA CON STATUTO QUASI IDENTICO PER INCASSARE FONDI DEL 2 X 1000 PER SFUGGIRE AL SEQUESTRO
Lega contro Lega. Salvini contro Salvini. 
Da una parte il segretario del Carroccio, quello che lotta da anni per l’indipendenza della Padania.
Dall’altra il leader di un partito personale, che sostiene il sovranismo dei popoli e la creazione di un’Italia federale.
In mezzo: migliaia di militanti, elettori, simpatizzanti. Ma soprattutto i soldi.
Quelli della vecchia Lega messi sotto sequestro dalla magistratura di Genova, i 49 milioni frutto della truffa ai danni dello Stato.
E quelli che continuano ad affluire nelle casse del partito grazie alle donazioni di sostenitori e parlamentari.
È questa la paradossale situazione creata negli scorsi mesi dal ministro degli Interni con la fondazione della “Lega per Salvini Premier”.
Un’iniziativa che potrebbe causare l’espulsione dello stesso Salvini dalla Lega Nord.
Il divieto è spiegato chiaramente nello statuto del Carroccio.
Si legge infatti all’articolo 33: «La qualifica di Associato Ordinario Militante è incompatibile con l’iscrizione o l’adesione a qualsiasi altro Partito o Movimento Politico, associazione segreta, occulta o massonica, a liste civiche non autorizzate dall’organo competente. Il verificarsi di tale incompatibilità è motivo di espulsione dalla Lega Nord».
In altre parole, chi è iscritto alla Lega non può aderire ad altri movimenti politici, pena l’esclusione.
Una norma approvata dal consiglio federale del Carroccio nell’ottobre del 2015, quando Matteo Salvini era già il segretario del partito.
Colpisce dunque scoprire che esattamente due anni dopo lo stesso Salvini abbia dato vita a una nuova creatura, la “Lega per Salvini Premier”, che vede come segretario federale proprio Salvini e come tesoriere Giulio Centemero, deputato e al contempo amministratore dei soldi del vecchio Carroccio.
Possibile che la creazione di questo nuovo partito non sia stata autorizzata dalla Lega Nord? «Non che io ricordi», dice a L’Espresso un membro del consiglio federale che preferisce rimanere anonimo.
La fonte spiega che l’organo esecutivo del partito «ha autorizzato solo il passaggio e il cambio di gruppo di Roberto Calderoli al Senato. Null’altro. Tantomeno la costituzione di un nuovo movimento. Avrei trovato quantomeno singolare una scelta di questo tipo».
Anche perchè, se fosse vero quanto dice la fonte interna al Carroccio, Salvini avrebbe violato la regola da lui stesso approvata, e cioè quella che impedisce a un militante della Lega Nord di aderire ad altri movimenti politici.
La stessa norma che nel marzo del 2015 è costata l’espulsione dal partito a Flavio Tosi, l’ex sindaco di Verona reo di aver dato vita alla fondazione “Ricostruiamo il Paese” e cacciato per questo da Salvini con la frase «un militante della Lega può essere iscritto solo alla Lega e non ad altri movimenti».
Grazie alla semisconosciuta Lega per Salvini Premier il vicepremier sta incassando i soldi del 2 per 1000, unico brandello di finanziamento pubblico rimasto dopo l’abolizione dei rimborsi elettorali.
Un escamotage per evitare il sequestro disposto dal tribunale di Genova.
Intanto prosegue il processo d’Appello sui rimborsi elettorali contro Bossi e Belsito. Al fianco dell’accusa, le parti civili Camera e Senato.
Istituzioni difese dall’avvocatura dello Stato, che già in primo grado avevano ottenuto il riconoscimento del danno.
E presentato una memoria in cui spiega perchè vanno sequestrati i 49 milioni di euro.
(da “L’Espresso”)
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Luglio 13th, 2018 Riccardo Fucile I DELINQUENTI CHE HANNO IMPEDITO L’INTERVENTO DELLE ONG NE RISPONDERANNO
Nell’ultimo mese, oltre 600 persone, tra cui neonati e bambini, sono annegate nel tentativo di
attraversare il Mediterraneo, di cui almeno 410 in acque internazionali tra Malta, Italia e Libia.
Il dato rappresenta la metà dei morti in mare del 2018 (dati Ufficio migrazione delle Nazioni Unite, Oim).
Il motivo? Non c’erano navi di soccorso delle organizzazioni non governative attive nelle operazioni di ricerca e soccorso a causa alla decisione del ministro degli Interni italiano di fermare le navi, negando loro l’attracco nei porti del Paese, a partire dalla Aquarius (gestita da Medici senza frontiere e Sos Mèditerranèe).
“Le decisioni politiche dell’Europa nelle ultime settimane hanno avuto conseguenze letali — ha detto Karline Kleijer, responsabile delle emergenze per Msf — È stata presa la decisione a sangue freddo di lasciare annegare uomini, donne e bambini nel Mediterraneo. È vergognoso e inaccettabile”.
E ha aggiunto: “Invece di ostacolare deliberatamente un’assistenza medica e umanitaria salvavita a persone in pericolo, i governi europei devono attivare un sistema dedicato di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale”.
“Si sta avvicinando il periodo di picco delle partenze e salvare vite deve essere la priorità più urgente”, sottolineano le due ong.
“Deve esserci un sistema adeguatamente equipaggiato e pienamente operativo per salvare vite umane nel Mediterraneo. Fino a quando questo sistema non sarà attivo, le navi di soccorso umanitarie hanno un ruolo vitale per fornire assistenza alle persone in mare e prevenire morti inutili. Le ong dovrebbero poter utilizzare i porti sicuri più vicini per le operazioni di soccorso, compresi sbarchi e rifornimenti”.
Le persone continuano a fuggire dalla Libia indipendentemente dalla presenza di navi di soccorso: “Violenza, povertà e conflitti continuano a spingere le persone a rischiare la propria vita e quella dei propri bambini”.
Msf e Sos Mèditerranèe accusa i governi europei di “essere consapevoli dei livelli di violenza e sfruttamento subiti da rifugiati, richiedenti asilo e migranti in Libia” e nonostante questo di “essere determinati a impedire alle persone di raggiungere l’Europa, a qualunque costo”.
Inoltre, aggiungono: “Le persone soccorse in acque internazionali nel Mediterraneo non devono essere riportate in Libia, devono essere condotte in un porto sicuro, come previsto dal diritto internazionale e marittimo”.
“La decisione politica di chiudere i porti allo sbarco delle persone soccorse in mare e la totale confusione creata nel Mediterraneo centrale hanno aumentato la mortalità sulla rotta migratoria più letale del mondo — ha detto Sophie Beau, vicepresidente di Sos Mèditerranèe —. L’Europa ha la responsabilità di queste morti sulla propria coscienza. I governi europei devono reagire immediatamente e garantire che il diritto internazionale marittimo e umanitario, che prescrive l’obbligo del soccorso in mare, sia pienamente rispettato”.
(da agenzie)
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Luglio 13th, 2018 Riccardo Fucile IL LEGALE DELL’ASSOCIAZIONE: “NESSUNA NAVE EUROPEA PUO’ FAR RIPORTARE LE PERSONE IN LIBIA, C’E’ L’OBBLIGO DEL NON RESPINGIMENTO”
Il governo italiano sta compiendo atti in netta violazione degli obblighi internazionali e lo sta facendo per numeri ridicoli.
Lo ha detto Marco Bertotto, il responsabile advocacy di Medici senza Frontiere in Italia. La Ong, che si trova assieme ad altre organizzazioni umanitarie sul molo di Trapani, aveva diffuso un appello, prima dell’intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a far scendere quanto prima i 67 migranti dalla nave Diciotti.
“E’ una situazione paradossale – ha detto Bertotto in un’intervista a la Stampa – gente che era in mare da quattro giorni, donne, bambini, e che si è ritrovata in una situazione di stallo. Un braccio di ferro fatto sulla pelle delle persone. In passato era accaduto che c’erano state esigenze di effettuare accertamenti in corso di salvataggio, ma si era fatto con scorrevolezza e certezza delle posizioni da parte delle autorità italiane. Cosa che ora non c’è più”.
Il responsabile advocacy di Medici senza Frontiere in Italia denuncia violazioni dal punto di vista del diritto internazionale. “Il capitano di una nave mercantile che viene messo nelle condizioni di dover aspettare che arrivi la Guardia costiera libica per rimpatriare i migranti in Libia è inaccettabile. C’è l’obbligo del non respingimento. E questa vicenda ci riporta indietro, a prima di sentenze della Corte europea che sono ormai assodate”.
L’Italia sta dunque favorendo i respingimenti.
“E’ così – ha aggiunto Bertotto – discutere ancora sul fatto che in Libia ci sia il ‘porto sicuro’ è una cosa che lascia stupiti. E che questo debba essere fatto con la responsabilità e la complicità delle autorità italiane è inaccettabile. Peraltro, solo pochi giorni fa la portavoce della Commissione è stata esplicita sui regolamenti Ue sugli obblighi degli Stati in questa materia e sul concetto di porto sicuro, e ha ribadito che nessuna nave europea può riportare in Libia le persone. Questo principio vale pure per l’Italia, che non può rendersi complice di respingimenti”.
Nel caso del Vos Thalassa “c’è stato un ridimensionamento dei fatti, sia da parte della polizia sia da parte degli armatori della nave. Gente che fugge da un inferno non può essere ricacciata nell’inferno. Peraltro, quel salvataggio è stato fatto in acque internazionali e se anche si trattasse di zona Sar libica, quello che è accaduto e sta accadendo non è consentito”.
(da agenzie)
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Luglio 13th, 2018 Riccardo Fucile STORIE TERRIBILI DEI PROFUGHI SEQUESTRATI DA SALVINI A TRAPANI
Per convincere i genitori a dare altro denaro e proseguire il loro viaggio in Italia i trafficanti di
uomini in Libia hanno rapito il figlio e gli hanno tagliato un dito.
Col “trofeo” esibito per dimostrare di quali atrocità erano capaci sono andati dalla coppia che ha dato loro i soldi.
E’ una delle “ordinarie” storie di violenza raccontate dai profughi arrivati ieri a Trapani a bordo della nave della Guardia Costiera Diciotti.
I mediatori culturali e gli investigatori, con l’ausilio degli interpreti, stanno raccogliendo le testimonianze dolorose dei 67 migranti partiti dalla Libia, soccorsi in mare dal rimorchiatore Vos Thalassa e poi trasferiti sulla Diciotti.
Una donna cinquantenne ha invece riferito di essere stata violentata più volte dai libici prima della partenza.
La sua storia è stata confermata dai medici della Cisom di Malta e poi dai sanitari trapanesi che l’hanno visitata.
Drammatiche le parole di un giovane che ha raccontato di aver visto morire la moglie: sarebbe stata assassinata a colpi di pistola nel campo profughi dai trafficanti.
(da Globalist)
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Luglio 13th, 2018 Riccardo Fucile NESSUNA MINACCIA DI TAGLIARE LA GOLA AI MARITTIMI, MIMAVANO SOLO COSA LI AVREBBE ASPETTATI SE RISPEDITI IN LIBIA
Dirottatori? No.
Ma intanto basta alzare il volume della voce per aver ragione: dopo i primi accertamenti la Procura di Trapani ha ritenuto che uno solo dei tre reati ipotizzati in un primo momentoi era contestabile, la violenza privata aggravata, ma non l’appropriazione di nave e le minacce.
Posizione che non è mutata. Ma questo non significa che l’inchiesta sia chiusa. Anche se in Procura si sottolinea che sono indagini di routine.
La Procura ha disposto indagini anche sulla ricostruzione del dopo salvataggio sulla Vos Thalassa. L’equipaggio avrebbe detto di essersi sentito minacciato gravemente quando i migranti hanno scoperto che la nave li stava riportando indietro. Avrebbero gridato “no Libia, Libia, sì Italia”, poi avrebbero circondato l’equipaggio, spintonando il primo ufficiale e mimato con la mano il gesto ‘ti accoltello alla gola’. Così sono scattati i contatti con la sala operativa della capitaneria di porto di Roma, che ha inviato sul posto la Diciotti che ha effettuato il trasbordo.
I dati che emergono sarebbero ben diversi, avrebbero ‘supplicato’ con insistenza il comandante e l’equipaggio a non riportarli in Libia, pressandoli, e scambiando la loro paura con minacce. E
rano i migranti ad aver paura di essere sgozzati se rimandati in Libia. Del resto a chi potevano tagliare la gola senza armi e coltelli
Hanno detto di essere terrorizzati, di non volere tornare in Libia anche a costo di “morire gettandosi in mare”. “Non ci hanno capiti – hanno spiegato – perchè nessuno parlava la nostra lingua. Aggressione? Nessuna, hanno frainteso il nostro stato d’animo di persone terrorizzate”.
Tanto che, hanno sottolineato, tutto “è durato non più di 10 minuti”.
Potrebbe essere questa la discriminante determinante dell’inchiesta della Procura di Trapani. Paura e minacce reali o percezione accentuata anche dall’inferiorità numerica?
Per fare chiarezza in fretta gli investigatori stanno ‘accelerando’ gli interrogatori, con l’assistenza di mediatori e interpreti, dei 67 migranti, che sono ospitati nell’hotspot di contrada Milo, per tentare di ‘cristallizzare’ i fatti
Intanto su nave Diciotti, da ieri ormeggiata nel porto di Trapani, sono in corso i lavori di rimessaggio e di rifornimento prima di rompere gli ormeggi e potere così riprendere il suo servizio in mare.
(da Globalist)
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Luglio 13th, 2018 Riccardo Fucile UN CONS. REGIONALE LOMBARDO DELLA LEGA LANCIA IL QUESITO SU FB, MA L’ESITO E’ DISASTROSO: DOPO 14.000 VOTANTI VINCE MATTARELLA E ALLORA FA SPARIRE IL SONDAGGIO
Gli infortuni in casa altrui evidentemente non insegnano nulla. 
Non è bastata la doppia gaffe dei 5Stelle, incappati nella disavventura di sondaggi on line dall’esito sfavorevole (prima sui vitalizi a livello nazionale, poi su quelli regionali, in Sicilia).
Stavolta a cadere nella tentazione del facile plebiscito in Rete è la Lega. Il caso è quello che ha infiammato lo scontro politico nelle ultime ore: la nave Diciotti.
E così un consigliere regionale della Lega, Emanuele Monti – presidente della commissione Sanità in Lombardia – pensa di sottoporre il quesito su Facebook: “Ha fatto bene il presidente Mattarella a far sbarcare i migranti della Diciotti?”.
Purtroppo – dal punto di vista della Lega e del consigliere Monti – l’esito del sondaggio è risultato sfavorevole: 47 per cento Salvini, 53 Mattarella. Poi addirittura 46 a 54, sempre con la vittoria del capo dello Stato. Di sicuro il sondaggio non c’è più. “È stato cancellato”, è l’accusa che circola in Rete.
Chissà se quest’ultima iniziativa poco fortunata scoraggerà definitivamente i partiti dal tentare la carta del sondaggio on line.
(da agenzie)
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Luglio 13th, 2018 Riccardo Fucile “NEMMENO BERLUSCONI OSO’ TANTO, SUI FONDI DELLA LEGA HA FATTO NUMERI TERRIBILI”
“Salvini è fascista nei modi”, parola di uno che, dell’antifascismo e di una certa retorica resistenziale, è stato un fustigatore: Giampaolo Pansa.
Il giornalista e scrittore, intervistato da L’Espresso, spiega che ha lasciato La Verità di Maurizio Belpietro, proprio per l’endorsement del quotidiano al ministro degli Interni: «Non ci sto in un giornale che vedo in preda a una deriva salviniana pazzesca» e, ancora, riferito al direttore, aggiunge che «non si può concludere un editoriale scrivendo ‘Viva Salvini’».
Secondo Pansa, il ministro degli Interni «è muscolare, è accentratore, è uno cui si legge in volto la prepotenza» e parla di «arroganza e impreparazione, che si accoppiano con quella del M5s».
Pansa, classe 1935, uno dei decani del giornalismo italiano ancora in attività , dice la sua anche sull’inchiesta della Procura di Genova, sui milioni di finanziamento pubblico della Lega che oggi non si trovano più nelle casse del partito di Via Bellerio: «Salvini – dice il Pansa – ha fatto numeri terribili, fino a chiedere l’intervento di Sergio Mattarella. Ma andiamo! Senza dimenticare che quei soldi, sono danari del finanziamento pubblico, vengono dalle nostre tasche».
«Neppure Silvio Berlusconi – prosegue Pansa – osò tanto».
Quanto al futuro politico del leader leghista, il giornalista dubita della prospettiva trentennale che lo stesso Salvini ha avanzato per sè : «Lo vedo incamminato lungo una strada che sarà disastrosa, per lui e per noi».
L’autore de Il sangue dei vinti, peraltro, non risparmia nemmeno l’omologo grillino di Salvini, definendo Luigi Di Maio «finto pauperista», aggiungendo che il vicepremier pentastellato sarebbe «istigato da Beppe Grillo, uno che pensa di estrarre a sorte i senatori, capisce?».
(da “L’Espresso“)
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Luglio 13th, 2018 Riccardo Fucile LA RELAZIONE TECNICA RIVELA ALCUNE SORPRESE, MENO LAVORO E MENO SUSSIDI DI DISOCCUPAZIONE… E IL GIOCO D’AZZARDO SERVE ANCORA DI PIU’ A FARE CASSA
Beffa per i lavoratori nel decreto Dignità : meno lavoro e meno sussidio di disoccupazione. 
Per lo Stato questo si traduce in un minor gettito fiscale (circa 3,5 milioni nei prossimi anni) e minori entrate contributive, ma (paradosso) il danno si riduce per via della minore spesa per la Naspi.
Tutto è legato ai paletti imposti ai contratti a termine e a quelli in somministrazione, che avranno durata massima complessiva di 24 mesi anzichè 36 e l’obbligo di causale dopo i primi 12.
La Relazione Tecnica del decreto Dignità mette nero su bianco che le nuove regole comporteranno una perdita di 8 mila posti di lavoro dall’anno prossimo e per i successivi 10 anni (quest’anno l’ammanco si fermerebbe a 3.300 posti).
I numeri indicano inoltre minori entrate contributive lorde di circa 50 milioni di euro dal 2020 in poi, ma anche di risparmi di spesa per la Naspi quasi equivalenti.
Con la riduzione del periodo di lavoro, infatti, l’esborso dell’indennità di disoccupazione si riduce da 16 a 12 mensilità per ciascun lavoratore.
Il decreto precisa che le nuove regole valgono solo per i contratti di nuova sottoscrizione, mentre non si applica per quelli già in corso al momento del varo del provvedimento.
Le stime elaborate dalla Ragioneria dello Stato si basano sui dati forniti dal ministero del Lavoro. In Italia si attivano ogni anno 2 milioni di contratti a termine (esclusi i lavoratori stagionali, quelli agricoli e i dipendenti pubblici, a cui non si applicano le nuove norme).
Su questi 2 milioni, sono 80mila quelli che superano la durata effettiva dei 24 mesi e le statistiche mostrano che il 10% di questi non riesce a trovare una nuova occupazione dopo due anni di attività . Di qui la cifra di 8 mila.
Altra contraddizione riguarda le coperture.
Il gioco d’azzardo viene demonizzato, l’impegno nel contrasto alla ludopatia trova grande spazio nel decreto, ma sul gioco d’azzardo si continua a contare per fare cassa. Dall’aumento del Preu, il prelievo erariale unico su slot machine e videolotterie, si creerebbe infatti un maggior gettito di oltre 200 milioni di euro l’anno.
Nello specifico 195,5 per il 2019 e 234 per il 2020, prevede la relazione tecnica, che spiega come le maggiori entrate in questione coprirebbero gli oneri derivanti dall’introduzione del divieto di pubblicità .
Nel testo si evince infatti come dallo stop alla pubblicità dei giochi ci sarebbe dal 2019 un perdita di gettito di 200 milioni.
“Non era mai successo che una Relazione tecnica scrivesse nero su bianco la diminuzione dell’occupazione – twitta l’economista Marco Leonardi . E non hanno tenuto conto dell’introduzione delle causali, perchè sarebbe stato ancora peggio”.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 13th, 2018 Riccardo Fucile IL DEPUTATO DELLA LEGA AMMETTE SU TWITTER DI ESSERSI FATTO UN NOME GRAZIE A COMMENTI SULL’ECONOMIA COMPLETAMENTE SBALLATI
Girava di telefonino in telefonino, l’altro giorno in Transatlantico alla Camera, la folgorante storia di una discesa in politica: quella di Claudio Borghi, scritta da lui medesimo.
Neodeputato, milanese, 48 anni, responsabile economico della Lega dal 2014, profeta del “no euro”, primo lavoro fattorino in Borsa, professore a contratto alla Cattolica dove studiò, ha chiarito via social in poche righe come lo scrivere «boiate» sulla moneta unica si sia rivelato un passaggio decisivo, a conti fatti l’anticamera dell’ascesa alla preziosa commissione Bilancio di Montecitorio che adesso egli presiede, dopo aver partecipato alla stesura del contratto di governo con M5S e al borsino del totoministri.
Tutto cominciò nel lontano 2006: «C’era Prodi, leggevo balle sui giornali, in università i (pochi) professori non piddini concordavano sul fatto che fossero balle ma nessuno si esponeva. Chiamai il Giornale e chiesi se gli interessava un commento. Me lo pubblicarono in prima…
«Così cominciai a commentare l’economia per il Giornale. Un giorno mi chiesero un commento sull’uscita della Grecia dall’euro, scrissi boiate. Dopo qualche tempo incontrai Bagnai e iniziammo a farci coraggio a vicenda. Cominciai a fare conferenze e la Lega di Piacenza mi invitò a parlare (la sera in cui Berlusconi spolverò la sedia a Travaglio). Fu un successo. Poi mi chiamò Salvini, gli spiegai tutto e da allora si partì».
(da L’Espresso”))
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