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PROFUGHI, LA GERMANIA SPENDE 35 EURO COME L’ITALIA, MA CON QUEI SOLDI LI FORMA AL LAVORO E OFFRE SERVIZI AI RIFUGIATI

Luglio 23rd, 2018 Riccardo Fucile

UNO STRANIERO A BERLINO HA LA POSSIBILITA’ DI SEGUIRE CORSI, IMPARARE LA LINGUA E RICEVE 135 EURO DA SPENDERE LIBERAMENTE… SE HA DIRITTO DI RESTARE DIVENTANO 400 EURO AL MESE, ALLOGGIO E ASSISTENZA A CERCARE UN LAVORO

Corsi di lingua, ma anche lezioni su usi e costumi del Paese, tre pasti, l’assicurazione sanitaria e perfezionamenti professionali.
Con gli stessi 35 euro al giorno che l’Italia spende per garantire a un migrante nella maggior parte dei casi giusto vitto e alloggio, in Germania viene preparata la strada per formare un futuro lavoratore.
Infatti, mentre i nostri richiedenti asilo, una volta ottenuto lo status di rifugiati, finiscono in strada o in occupazione, dalle parti di Berlino vengono introdotti nel programma del governo contro la disoccupazione, hanno diritto a 400 euro al mese e a vivere in una struttura di accoglienza.
A una condizione: devono formarsi per il lavoro e cercare un impiego.
Per trasformarsi da costo a utile, secondo il principio per cui “un migrante giovane e qualificato è un dividendo per il Paese”, come spiega Bernd Raffelhà¼schen, professore di economia all’università  di Friburgo.
La Germania non spende meno dell’Italia: il governo tedesco parla di 32 euro al giorno, l’Istituto statistico e l’IW di Colonia di poco più di 35 euro.
Inoltre, da questi dati rimangono fuori le spese per l’integrazione economica, come i corsi di perfezionamento professionale.
La differenza è il modo in cui questi soldi vengono spesi. Alla garanzia di un alloggio, si aggiungono i costi per il cibo, l’assistenza, i corsi di lingua e i cosiddetti “pocket-money”, 135 euro mensili che il richiedente asilo può spendere liberamente.
Quello che cercano di imitare le strutture coinvolte nel circuito Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), dove agli ospiti stranieri si offrono anche corsi di italiano, mediatori culturali, l’assistenza psicologica e legale, a volte formazione professionale, stage e tirocini.
Gli analisti sostengono che per garantire un servizio adeguato, il corrispettivo per ogni migrante — che passa dai Comuni che ospitano le strutture — dovrebbe essere intorno ai 40 euro, altrimenti non sarà  di qualità .
Il problema è che l’80% dei 170mila richiedenti asilo e rifugiati italiani non è inserito nel circuito Sprar, ma vive nei Centri di accoglienza straordinario (Cas), dove invece ci sono meno probabilità  statistiche di ricevere formazione e le diarie sono intorno ai 30 euro.
Ma la differenza tra la Germania e l’Italia diventa ancor più marcata quando, da richiedente asilo, lo straniero diventa rifugiato.
Chi ottiene asilo politico mentre si trova in un Cas, secondo un’interpretazione della legge dovrebbe rientrare negli Sprar per almeno sei mesi, ma nella maggior parte dei casi esce subito dal sistema d’accoglienza.
Risultato? Chi ha diritto a restare, si ritrova a vivere per strada, diventa schiavo dei campi del Sud Italia o dei cantieri edili. Vive in baraccopoli o occupazioni delle grandi città . Nuovi poveri, nuovi emarginati.
Mentre un rifugiato tedesco, una volta ottenuto asilo politico, viene di fatto equiparato a un normale cittadino, con stessi diritti e doveri.
Significa che può entrare nel programma del governo contro la disoccupazione, il cosiddetto Hartz IV. Ma anche che ha ancora la possibilità  di vivere in una struttura di accoglienza finchè non trova una casa e un lavoro.
Proprio il lavoro è al centro di tutto, perchè il rifugiato riceve anche 400 euro al mese, ma solo se sta continuando la sua formazione professionale ed è alla ricerca di un impiego, come d’altronde un qualsiasi altro tedesco.
“La migrazione offre un utile nel caso in cui ci sia una persona giovane e qualificata”, spiega l’economista Raffelhà¼schen. Ma, avverte, “immaginiamo che non siano queste le condizioni e prendiamo individui poco qualificati, maschi e che non parlano la lingua, vediamo che il costo medio di un migrante nel ciclo di vita è, ottimisticamente parlando, di 300mila euro a persona”.
Il problema è che “il sistema di accoglienza italiano non è concepito per creare integrazione sociale”, sostiene Gianfranco Schiavone, presidente del consorzio Ics di Trieste e vicepresidente di Asgi, Associazione studi giuridici per l’immigrazione.
Per funzionare meglio e quindi sprecare meno risorse, come dice Raffelhà¼schen, il sistema di accoglienza dovrebbe spendere di più in integrazione, secondo il numero due di Asgi. Non di meno.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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CASALEGGIO VATICINA LA FINE DEL PARLAMENTO: CINQUESTELLE TRA SILENZI IMBARAZZATI E FRASI DI CIRCOSTANZA

Luglio 23rd, 2018 Riccardo Fucile

“LA SUA POSIZIONE NON IMPATTA SULL’AGENDA DI GOVERNO”

La delicatezza della vicenda è tutta nel numero di reazioni e di commenti che arrivano da sponda M5S.
Se dalle opposizioni non si contano gli attacchi nei confronti di Davide Casaleggio, presidente di Rousseau, per la sua intervista a La Verità  in cui vaticina, in un futuro neanche troppo lontano (“qualche lustro”), l’inutilità  del Parlamento, sul fronte grillino sono solo due gli esponenti a farsi avanti.
E sono coloro tenuti a farlo per “obbligo di servizio”: il leader M5S Luigi Di Maio e il ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta Riccardo Fraccaro. “Per lungo tempo il metodo della rappresentanza è stato il migliore metodo possibile”, dice Casaleggio. “Oggi però, grazie alla Rete e alle tecnologie, esistono strumenti di partecipazione decisamente più democratici ed efficaci in termini di rappresentatività  del volere popolare di qualunque modello di governo novecentesco. Il superamento della democrazia rappresentativa è quindi inevitabile”.
Cosa vuol dire, lo spiega più avanti nella sua intervista: in un futuro nemmeno troppo lontano – “tra qualche lustro” – il Parlamento potrebbe non essere necessario.
Le opposizioni insorgono e parlano di “tentazione totalitaria”, “abbattimento della democrazia”, “aberrazione istituzionale”.
La questione è delicata, e i Cinque Stelle preferiscono ragionevolmente il silenzio. Non il vicepremier Luigi Di Maio che, parlando a L’Aria che Tira, prova tuttavia ad aggirare la questione ironizzando: “Di solito i Casaleggio ci prendono sempre quando parlano di futuro”, scherza. E aggiunge: “I cittadini già  ci dicono che il Parlamento è inutile. Sta a noi, con atti concreti, dimostrare il contrario”.
Interpellato nuovamente al Mise nel tardo pomeriggio a margine di un incontro con alcuni assessori, Di Maio fornisce una risposta fotocopia.
Il ministro per la democrazia diretta Fraccaro, chiamato in causa per il suo ruolo nel Governo, fa uscire invece una nota striminzita: “La riflessione di Casaleggio riguarda una sfida che abbiamo di fronte: valorizzare il Parlamento nell’ottica di una funzionalità  rinnovata. Vogliamo integrare la rappresentanza con la democrazia diretta per restituire le istituzioni ai cittadini. È questo l’obiettivo del M5S”.
Una posizione certamente più equilibrata, quella di Fraccaro, quasi a voler edulcorare il messaggio dirompente espresso da Casaleggio.
In M5S non ci sono prese di distanza formali, com’è lecito attendersi dal partito che il padre ha fondato insieme a Beppe Grillo. Ma il buon senso tra i 5 Stelle, ora che sono forza di Governo, induce a evitare commenti all’intervista, una delle poche che il presidente della Casaleggio Associati concede ai giornali, perchè la questione si presta a interpretazioni diverse, anche piuttosto inquietanti: la scomparsa di un organo costituzionale, soppiantato da un non meglio specificato meccanismo partecipativo e diretto attraverso la rete e le nuove tecnologie: con quali strumenti? Con quale efficacia? E, soprattutto, con quale sistema di controllo?, le domande che circolano, anche sul blog delle Stelle dove appaiono pochi commenti all’idea di democrazia “futuristica” del numero 1 dell’associazione Rousseau, alcuni critici altri positivi.
Da ambienti M5S filtra che quella di Casaleggio è un “ragionamento in prospettiva sulle future dinamiche istituzionali”. E che non impatta sull’agenda del Governo, che pure ha voluto che un dicastero per la prima volta fosse dedicato alla democrazia diretta.
L’intento, è l’orizzonte di questa legislatura, è quello di una maggiore integrazione tra strumenti di democrazia diretta e rappresentativa.
Le opposizioni sono però insorte contro Casaleggio e il partito primo azionista dell’esecutivo gialloverde.
“Vuole superare il Parlamento in favore dei suoi server. Un piano per abbattere la democrazia. Ho sempre pensato che con queste persone non si potesse aprire alcun dialogo, oggi ne sono ancora più convinta. A noi spetta difendere la democrazia”, dice la senatrice Pd Teresa Bellanova.
Poco dopo interviene anche l’ex ministra Maria Elena Boschi: “La nostra riforma costituzionale prevedeva di superare il Senato e ci hanno accusato di deriva autoritaria. Adesso che Casaleggio chiede di eliminare tutto il Parlamento dove sono i custodi della Costituzione? Tutti in ferie? doppiamorale”.
Per Forza Italia, “preconizzare la fine del Parlamento e l’avvento di una democrazia plebiscitaria gestita attraverso una piattaforma web è aberrante. Non è il primo attacco, e non sarà  l’ultimo, al parlamentarismo”, dice Renato Schifani di Forza Italia. Parole dure arrivano anche da LeU, che pure sul decreto Dignità  aveva fatto qualche apertura nei confronti del M5S: “Non giriamo attorno alle parole: una democrazia senza un Parlamento che rappresenti i cittadini è una dittatura, magari illuminata grazie all’interazione della “rete”, ma pur sempre una dittatura”.

(da “Huffingtonpost”)

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FACCIAMO I NOMI E COGNOMI DEGLI HATERS CHE HANNO AUGURATO LA MORTE A MATTARELLA

Luglio 23rd, 2018 Riccardo Fucile

SONO 39 SOGGETTI TITOLARI DI ALTRETTANTI PROFILI FB, DENUNCIATI DALLA PROCURA… TRA LORO I RECIDIVI MANLIO CASSARA’, MICHELE CALABRESE ED ELOISA ZANROSSO

Trentanove persone, titolari di altrettanti profili Facebook, rischiano di finire a giudizio con l’accusa di avere offeso il presidente della Repubblica: il sostituto procuratore di Palermo Gery Ferrara ha ricevuto dalla Digos le identificazioni degli autori delle minacce e degli insulti rivolti a Sergio Mattarella il mese scorso, dopo che il Capo dello Stato aveva affidato l’incarico per la formazione del Governo a Carlo Cottarelli.
La Procura sta procedendo all’iscrizione di tutti gli identificati nel registro degli indagati e potrebbe chiedere anche il giudizio immediato, per l’evidenza della prova.
Tre di essi erano già  finiti sotto inchiesta: Manlio Cassarà , palermitano, che aveva fatto riferimenti offensivi all’omicidio di Piersanti Mattarella, fratello di Sergio; Michele Calabrese e Eloisa Zanrosso, anche lei autrice di un commento offensivo sull’ex presidente della Regione Sicilia, ucciso nel 1980.
I reati ipotizzati sono l’attentato alla libertà  e offesa all’onore e al prestigio del presidente della Repubblica.

(da Globalist)

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SANITA’, COME LA POLITICA MANDA I PAZIENTI DAL PUBBLICO AL PRIVATO

Luglio 23rd, 2018 Riccardo Fucile

L’INCHIESTA DI MILENA GABANELLI: IN TUTTE LE REGIONI LA POLITICA VINCE SULLA COMPETENZA… CROLLA L’ATTIVITA’ CHIRURGICA, AUMENTANO I TEMPI DI ATTESA

La nostra politica lo ha creato e la politica rischia di distruggerlo.
Parliamo del nostro sistema sanitario, considerato uno dei migliori al mondo.
Per capire cosa sta succedendo guardiamo dentro una regione modello, l’Emilia Romagna, e l’ospedale che più d’ogni altro intreccia la sua storia con lo sviluppo dell’ortopedia in Italia, fino a diventare di fama mondiale: il Rizzoli di Bologna.
Oggi quello che funziona si chiude. L’attività  chirurgica crolla. I tempi di attesa aumentano. I medici di fama se ne vanno
I numeri della crisi e i documenti riservati
Vediamo i dati: nel 2015 -2%; 2016 -8%, 2017 -10% dei ricoveri. Il triplo sia rispetto agli altri pubblici di Bologna (-2,7%) sia rispetto agli altri ospedali dell’Emilia (-2,9%)
Diminuisce anche il numero di interventi chirurgici: nel 2017 -403 rispetto al 2016.
Crolla l’attività , ma i tempi di attesa si allungano.
In un documento riservato del 4 giugno 2018 si ammette: «La tempestività  dei nostri interventi di protesi d’anca è nettamente peggiorata, siamo scesi al 65% erogato in 180 giorni».
Vuol dire che solo 6 operazioni chirurgiche su 10 vengono garantite entro 6 mesi
Per tentare di risolvere i problemi il 24 luglio 2017 viene nominato un ingegnere gestionale al costo di 40mila euro per un anno. Il suo compito: l’analisi dei processi di sala operatoria per migliorare le performance.
Non ci riesce, visto che il 12 marzo 2018 in un altro documento riservato si dice: «Stiamo continuando a verificare una progressiva riduzione di produzione chirurgica».
Le scelte contestate
Ma il declino di un ospedale che ha fatto la storia della medicina ortopedica non avviene per caso. Il 16 febbraio 2016 è interrotta l’attività  dell’ambulatorio di chirurgia della mano, con proteste al ministero della Salute dei 249 pazienti in attesa di un intervento.
Due mesi dopo viene siglato un accordo con il Policlinico di Modena che invia lì i suoi specialisti e a metà  dicembre 2016 viene stipulato un altro contratto libero professionale. Il servizio offerto ai pazienti peggiora, i costi raddoppiano.
Lo scorso febbraio il Corriere denuncia le visite beffa: la storia del medico competente, ma senza contratto, che supervisiona le visite e l’altro, non esperto ma assunto, che firma i referti fa il giro d’Italia.
Finisce in Procura la decisione di «riordino» della Radiologia interventistica e angiografica. Il 30 giugno 2016 viene soppressa per istituire un Centro specialistico di radiologia interventistica – in pratica cambia nome – e a sorpresa viene spostato il medico che la guida: Giuseppe Rossi.
Nel verbale della riunione in cui il direttore sanitario Luca Bianciardi pone la questione viene scritto: «Il collegio di direzione approva». Il collegio non aveva approvato nulla, tant’è che il 24 maggio 2017 viene presentato un esposto in Procura per falso ideologico e abuso di potere. Il processo è in corso
I primari di fama che vanno in pensione sono reclutati dal privato
Dallo scorso settembre Stefano Boriani, specialista di chiara fama e alla guida del reparto di Chirurgia Oncologia vertebrale del Rizzoli, prossimo alla pensione, è accolto con contratto libero professionale dall’ospedale privato Galeazzi di Milano, che dichiara: «Siamo diventati un’eccellenza europea nei tumori colonna».
Il Rizzoli ha preferito rottamarlo, invece di tenersi la sua ventennale esperienza a fare scuola. Se ne è andato nel privato anche Maurilio Marcacci, una delle colonne portanti del Rizzoli e oggi responsabile del Centro per la ricostruzione articolare del ginocchio dell’Humanitas di Milano. Tra i suoi pazienti Roberto Baggio.
Il contesto politico
L’emorragia inizia in questo contesto politico: a fine dicembre 2014 viene nominato il nuovo governatore Stefano Bonaccini, che a gennaio 2015 indica il responsabile politico della Sanità : l’assessore Sergio Venturi.
A marzo l’assessore sceglie il direttore generale Francesco Ripa di Meana, che tre settimane dopo incarica, in condivisione con l’assessore o su imposizione, il direttore sanitario Luca Bianciardi.
Da quel momento è lui a muovere le fila dell’ospedale. Dopo accuse, proteste e denunce, tre settimane fa Luca Bianciardi viene infine sostituito. Sotto la sua gestione il Rizzoli perde quasi il 20% dei ricoveri
I criteri di nomina
E la storia si ripete all’ospedale Bellaria di Bologna, diventato uno dei migliori ospedali neurologici italiani grazie al professor Fabio Calbucci e dalla sua èquipe. Anche lui, raggiunta l’età  della pensione, non viene trattenuto nel pubblico a divulgare la sua conoscenza, ma immediatamente accolto dal gruppo privato Villa Maria, che oggi attrae pazienti neurologici da tutta Italia. Il suo aiuto, nonostante i meriti acquisiti sul campo, non viene valorizzato.
La politica fa altre scelte e Antonio Fioravanti cambia ospedale: da agosto sarà  primario a Cremona. Faceva 300 interventi l’anno, ma non risulta sia stato sostituito. Oggi il Bellaria sta perdendo il 20% dei ricoveri.
L’Emilia Romagna, dove la sanità  pubblica ha sempre mantenuto il primato sulla qualità  del servizio, si sta via via svuotando. A beneficiarne è il privato.
Nell’ultimo anno solo a Bologna si registra una crescita di ricoveri del 9%, nel resto della Regione del 5%.
La clinica privata ortopedica Villa Laura, dove stanno confluendo numerosi ortopedici del Rizzoli, aumenta i ricoveri del 14%. E Villa Erbosa registra un più 12,5%.
Cosa succede quando la politica vince sulla competenza
Cade anche l’ultimo «modello», sotto i colpi della politica che invade tutti i campi delle nomine. Questo avviene in tutte le regioni, con ricadute pericolose.
Da una parte spiana la strada agli imprenditori privati della sanità , che normalmente sono più attratti dagli interventi ben remunerati.
Dall’altra, quando il reclutamento di manager ospedalieri e primari avviene su spinta politica, al potere possono arrivare anche direttori sanitari collusi con la ‘ndrangheta (è il caso di Carlo Antonio Chiriaco a Pavia, condannato a 12 anni il 30 aprile 2015) o amministratori che portano ad una gestione organizzativa fallimentare (come emerge dai recenti fatti di cronaca del Molise, dove è morto un 47enne per aneurisma). Insomma una «distorsione istituzionale» – come è stata definita dal gup di Matera Angela Rosa Nettis – che porta alla manipolazione di concorsi e a raccomandazioni. Con queste accuse in Basilicata è appena finito agli arresti il governatore Marcello Pittella.

Milena Gabanelli e Simona Ravizza
(da “il Corriere della Sera”)

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SALERNO: RAZZISTA FA IRRUZIONE IN UN CENTRO DI ACCOGLIENZA E FERISCE UN MIGRANTE E UNA OPERATRICE

Luglio 23rd, 2018 Riccardo Fucile

CONTESTATO L’ODIO RAZZIALE, FERITO ANCHE UN CARABINIERI…SUL PROFILO SOCIAL DELL’UOMO POST NAZISTI… STRANO CHE SALVINI E LA MELONI SI SIANO DIMENTICATI DI CONDANNARE IL GESTO

Ubriaco, ha fatto irruzione in un centro di accoglienza e si è scagliato prima contro un migrante e poi un’operatrice, colpendoli con calci e pugni e provocando loro un trauma cranico e addominale.
È successo nella notte ad Atena Lucana, piccolo centro del salernitano. L’aggressore è un operaio di 33 anni e si trova ora in arresto: resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, ingiurie, minacce e lesioni, danneggiamento e guida in stato di ebbrezza alcolica sono i reati che gli vengono contestati con l’aggravante dell’odio razziale.
Non solo, i carabinieri della compagnia di Sala Consilina, guidati dal capitano Davide Acquaviva, hanno riscontrato che l’uomo ha pubblicato sul proprio profilo social diversi post inneggianti al nazismo.
Pur essendo al momento dell’aggressione in evidente stato di ebbrezza, l’uomo, ritengono i militari, avrebbe potuto premeditare l’azione durante la quale ha leggermente ferito anche un carabiniere intervenuto sul posto e danneggiato una gazzella.

(da agenzie)

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ESSERE DONNA IN GUERRA: LA STORIA DI MULANGA, STUPRI, TORTURE E POI LA RINASCITA

Luglio 23rd, 2018 Riccardo Fucile

OGGI VIVE CON LA MADRE E VUOLE APRIRE UN’ATTIVITA’… ACTION AID: “L’AUTONOMIA ECONOMICA FEMMINILE E’ FONDAMENTALE NELLA LOTTA ALLA VIOLENZA DI GENERE”

“Mi coprirono la faccia con un panno mentre ognuno di loro si avvicinava per violentarmi. Hanno portato via mio marito e non l’ho più visto da quel giorno. Sospetto che possano averlo ucciso”.
A parlare è Mulanga (nome di fantasia), 19enne che vive nella provincia centrale di Kasai, nella Repubblica Democratica del Congo, una delle tante donne coinvolte nel conflitto che ha colpito al comunità  Kasai a partire dal 2016.
Nell’agosto del 2017 ha subito un’aggressione sessuale da parte di 4 uomini armati, è rimasta incinta e ad aprile di quest’anno è nata sua figlia.
Grazie ad Action Aid, presente in zona con il sostegno dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, Mulanga ha partecipato a corsi di formazione sulla violenza sessuale e di genere organizzati da personale formato dalla ong per spiegare alle donne quali sono i loro diritti, come fronteggiare le situazioni a rischio e dove rivolgersi per denunciare eventuali violenze.
“Oltre alla formazione, supporteremo Mulanga con un finanziamento per poter aprire un’attività  indipendente. L’autonomia economica femminile è fondamentale nella lotta alla violenza di genere”, spiegano da Action Aid
Mulanga, che aveva già  un bambino di 4 anni, vive nella Repubblica Democratica del Congo con la madre e la famiglia allargata, a circa 200 chilometri dal villaggio da cui è fuggita nel 2017 in una casa di 3 stanze il cui affitto è pagato da un’associazione locale. “Guadagnando in autonomia spero di riuscire ad acquistare il necessario per la mia famiglia, a cominciare dal cibo per i miei figli, senza dover dipendere dalle donazioni. Vorrei riaprire una piccola bottega di prodotti alimentari, è il lavoro che avevo prima che il conflitto cominciasse. Se avrò soldi cercherò anche il modo per riavere mio figlio che è stato portato via nel 2017 dalla famiglia di mio marito: dovrebbe fare la prima elementare e mi piacerebbe portarlo a scuola, ma so che al momento non ci sta andando”.
Tra gli interventi di Action Aid c’è anche il sostegno psicosociale per aiutare la popolazione a superare i traumi subiti durante il conflitto. Inoltre, facilita l’accesso ai servizi medici e legali per chi ha subito violenze sessuali. “Fino a oggi abbiamo raggiunto oltre 26 mila persone nelle due province della regione del Grand Kasai”.

(da Globalist)

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LA MIGRANTE ETIOPE RIPORTA IN VITA LE COLLINE DEL TRENTINO CON IL BELATO DELLE CAPRE

Luglio 23rd, 2018 Riccardo Fucile

GUDETA PRODUCE CON IL LATTE DI CAPRA FORMAGGIO E PRODOTTI DI BELLEZZA NELLA VALLE DEI MOCHENI

Lei si chiama Agitu Idea Gudeta, viene dall’Etiopia e adesso vive nel trentino.
Con grande volontà  e un pizzico di ingegno ha costruito un’attività  che sta ottenendo un bel successo producendo con il latte di capra formaggio e prodotti di bellezza che poi rivende.
Gudeta ha lasciato la sua terra nel 2010 e con le sue capre sta diventando un esempio di integrazione, anche se ultimamente la donna ha detto di temere l’ostilità  crescente verso i migranti che renderà  più difficile integrarsi.
Gudeta vive e lavora nel Trentino, nella Valle dei Mocheni (o Valle del Fèrsina) dove le colline rivivono con il ‘suono’ , ossia il belato,delle capre
La sua storia è stata raccontata dalla Reuter attraverso le foto di Alessandro Bianchi

(da agenzie)

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OFFENDE RAGAZZO DISABILE SUL TRENO MA POI CHIEDE SCUSA: “SONO UN IMBECILLE”

Luglio 23rd, 2018 Riccardo Fucile

LA STORIA SU FB DIVENTA VIRALE, A RACCONTARLA LO SCRITTORE MATTEO BUSSOLA

A volte le cose vanno come dovrebbero andare, nel verso giusto. E Facebook a volte diffonde storie a lieto fine, belle da leggere e da raccontare.
Come quella sul profilo del fumettista e scrittore Matteo Bussola.
Due giorni fa Bussola, che conduce su Radio24 con Federico Taddia ‘I Padrieterni’, si trovava su un treno regionale.
Con lui erano saliti anche un ragazzo disabile in carrozzina, un passeggero oltre la scortesia che lo offende gravemente, e una signora che se la prende e lo attacca. Una scena decadente che sarebbe potuta andare come va troppo spesso, peggio.
Invece il passeggero chiede scusa e il finale della storia sorprende proprio perchè non siamo più abituati alle cose nel verso giusto. Così come non siamo più abituati a leggere gentili reazioni di utenti a un post, commenti aggraziati. “È una storia molto bella. Vorrei condividerla. Posso?”, chiedono diverse persone.
“Grazie Matteo, è un piccolo spaccato di vita che vorrei leggere (e anche vivere in prima persona) più spesso… veramente, sentitamente, grazie”, e ancora “Che bello leggere queste cose.. Ah, Matteo, io rubo e convido tutto, eh?! Grazie!”. “A propà³sito del “diffondere bellezza”. Grazie!”. “Matteo di questi tempi ciò che hai scritto ti mette in lista come autore fantascienza”. E così via.
La storia è questa, scritta da Bussola.
“Sono su un treno regionale, sto andando a una presentazione del mio libro, fuori una pioggia obliqua cade contro i finestrini. Il treno ferma a una stazione di cui non leggo il nome, alla stazione sale un ragazzo disabile, lo portano su in tre. Il ragazzo è in carrozzina e ha il busto piegato in avanti da un’evidente malformazione. Lo spazio del vagone riservato alle carrozzine è occupato da due ingombranti valigie, il controllore dice a voce alta: ‘Di chi sono questi bagagli?!’ senza ottenere risposta, allora urla: ‘DI CHI SONO QUESTI BAGAGLI?!’ e d’un tratto un uomo sui cinquanta si volta da due sedili più avanti, il controllore lo vede e gli intima: ‘Li sposti subito, per piacere’
L’uomo sui cinquanta si alza, va a prendere le valigie ma lamentandosi col controllore che insomma, è un’indecenza, sul treno i suoi bagagli nel vano apposito non ci stanno e ora lui dove li mette. Il ragazzo disabile, mentre legano la sua carrozzina con le cinghie, fissa l’uomo senza dire niente, non capisco se la sua disabilità  gli impedisca di parlare o se sia, semplicemente, stanco, di quel tipo di stanchezza di chi è purtroppo abituato ad assistere a reazioni come quella. Il controllore si avvicina all’uomo, gli dice che, dato che i vani sono piccoli, se vuole può mettere i suoi bagagli sui due sedili vuoti avanti a sè. È a quel punto che l’uomo si lascia sfuggire la frase, a bassa voce. *Perchè questi non se ne stanno a casa invece di andare in giro*, dice.
Lo sentiamo io e una signora sui settanta seduta di spalle. Io mi sto sforzando di fare respiri profondi perchè sto seriamente pensando di alzarmi e andare a mettergli le mani addosso. La signora sui settanta invece si alza, si volta, si piazza davanti all’uomo, gli dice: ‘Lei si dovrebbe vergognare, perchè non se ne sta a casa lei invece di andare in giro e costringerci a sentire le sue sciocchezze!’
L’uomo guarda la signora da sotto in su, ha l’espressione di un bambino che è appena stato sgridato dalla madre. Sto per intervenire e rincarare la dose quando: ‘Ha ragione’, dice l’uomo all’improvviso. ‘Mi scusi, scusatemi tutti, sono stanchissimo e ho proprio esagerato’. Un istante dopo l’uomo si alza, va verso il ragazzo disabile, si ferma davanti a lui. ‘Scusami davvero’, dice, ‘sono un imbecille’. Il ragazzo alza gli occhi. ‘Tranquillo’, gli dice. ‘Da quello se vuoi si può guarire’.
L’uomo sembra sorpreso dalla risposta, il viso gli si apre in un sorriso, il ragazzo sorride anche lui. Si presentano, cominciano a parlare. Il ragazzo si chiama C., è un ingegnere informatico.
L’uomo si chiama S., è un metalmeccanico pendolare. Abitano a neanche dieci chilometri e non si erano mai incontrati. Oggi invece si sono *visti*, che mi pare una cosa assai più importante. Io guardo fuori dal finestrino, ascolto le loro storie a intermittenza, penso che questa situazione sarebbe potuta finire in tanti modi diversi e invece ho appena assistito a un piccolo miracolo.
E mi viene in mente che per avvicinare gli esseri umani sarebbero sufficienti quasi sempre tre sole cose: un calcio in culo al momento giusto – da chi si assume la responsabilità  di dartelo -, la capacità  di chiedere scusa, un sorriso ricambiato. Basterebbe poco, davvero. Basterebbe ricordarselo”.

(da “La Repubblica“)

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GENOVA, IL SEGRETARIO GENERALE DEL COMUNE ALLA GIUNTA LEGHISTA: “NON PROPORRE DELIBERE AVVENTUROSE: VANNO SOTTOPOSTE 48 ORE PRIMA ALL’AUTORITA’ COMPETENTE”

Luglio 23rd, 2018 Riccardo Fucile

“E’ MIO PRECISO OBBLIGO GIURIDICO SEGNALARE AGLI AMMINISTRATORI ILLEGITTIMITA’ DEGLI ATTI”… LA NOTA SI ‘E RESA NECESSARIA DOPO DIVERSI PRECEDENTI A RISCHIO PROCURA E CORTE DEI CONTI

Un invito a evitare di proporre delibere avventurose e in ogni caso a sottoporle almeno 48 ore prima, al vaglio della figura a cui «per legge compete un ruolo di garanzia» e che ha il «preciso obbligo giuridico (le tre parole sono sottolineate, ndr) di segnalare agli amministratori le illegittimità  contenute negli emanandi provvedimenti al fine di impedire atti e comportamenti illegittimi forieri di danno erariale».
Giusto il tempo di insediarsi ed è questa la lettera che il neo segretario generale del Comune di Genova, Antonino Minicuci, ha scritto a tutte le strutture di Palazzo Tursi.
Un richiamo piovuto dopo alcuni “incidenti” avvenuti in giunta e per la consuetudine di diversi assessori di proporre i provvedimenti più delicati “fuori sacco”, ossia senza inserirli all’ordine del giorno.
Un modo di procedere che ha fatto più volte incartare le delibere più “tirate”, a rischio bocciatura in caso di ricorso, o candidate a finire nel mirino di Procura o Corte dei conti.
Costringendo a rimandarle, rimaneggiarle o correggerle in corsa.
E non solo da quando Minicuci ha sostituito il collega Luca Uguccioni, che a causa di un rapporto difficile con il sindaco Marco Bucci – sommato a motivazioni personali – ha optato per il trasferimento a Forlì, rinunciando a una parte cospicua del compenso.

(da “Il Secolo XIX”)

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