Destra di Popolo.net

IL PD NON PORGE PIU’ L’ALTRA GUANCIA

Dicembre 4th, 2019 Riccardo Fucile

ORLANDO SULLA PRESCRIZIONE: “SE BONAFEDE NON DA’ SOLUZIONI, FAREMO NOI”… CONTE: “OCCORRE GARANTIRE LA RAGIONEVOLE DURATA DEL PROCESSO, NON PUO’ CONTINUARE ALL’INFINITO, NECESSARIO UN COMPROMESSO”… IL PAESE IN MANO ALLE BIZZE DI UNO CHE NON E’ RIUSCITO NEANCHE A LAUREARSI

Il livello di tensione è tale sulla prescrizione che a tarda sera Andrea Orlando, già  Guardasigilli, oggi vicesegretario del Pd, sbotta e replica per le rime al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, che poco prima ha chiesto lealtà  ai democratici: “Ora – avvisa Orlando – tocca al ministro proporre delle soluzioni perchè quelle fin qui avanzate non garantiscono certezza dei tempi del processo. Ci deve dire se delle nuove proposte intende farle altrimenti le faremo noi”.
Il Nazareno non transige. E domani alla luce della chiusura di oggi del Movimento si riunirà  per decidere il da farsi sulla prescrizione.
E’ insomma una mossa a gamba tesa di un partito, il Pd, che non ci sta più a subire i diktat di Luigi Di Maio, il capo politico dei grillini che sul nodo dei nodi della legge “Spazzacorrotti”, ovvero la prescrizione, non ne vuole sapere di cedere alle richieste che giungono dal partito democratico.
Per non parlare di quello che si è consumato sul Mes, la riforma del “Fondo Salva Stati”, dove il leader di Pomigliano d’Arco ha cavalcato la polemica sollevata da Matteo Salvini e Giorgia Meloni.
Ecco, l’impressione è che da ora in avanti lo stato maggiore del Nazareno abbia deciso di non porgere più l’altra guancia.
Il tutto si inserisce nell’ennesima giornata surreale dell’esecutivo più litigioso della storia della Repubblica, dove succede che Di Maio accosta il Pd alla Forza Italia dei lodi e delle battaglia garantista, e dove   Zingaretti prende di mira il Movimento e il capopolitico per l’atteggiamento avuto sul caso Bibbiano con tanto di “vergognatevi”. In questo contesto due parlamentari del PD, Walter Verini e Alfredo Bazoli, annunciano che domani parteciperanno alla maratona oratoria dei penalisti contro la riforma della prescrizione che andrà  ad oltranza fino al 7 dicembre. Insomma, il caos.
Non è dato sapere se sulla prescrizione il governo cadrà  o meno, certo è che è un po’ questo il clima che si respira attraversando il Transatlantico nel giorno di massima tensione sulla prescrizione, il cui blocco è previsto dopo il primo grado di giudizio nella cosiddetta legge Bonafede o Spazzacorrotti che entrerà  in vigore il prossimo 1 gennaio e che già  fu oggetto di scontro ai tempi dell’esecutivo fra grillini e i leghisti. Già  il risveglio dei democratici è stato traumatico. Se da un lato trovano positive le parole del premier Giuseppe Conte sul Corriere del Sera. “Stiamo lavorando a un compromesso – assicura da Londra l’inquilino di Palazzo Chigi – .   La prescrizione con il primo grado di giudizio è una soluzione assolutamente sostenibile, ma sicuramente va corredata con misure di garanzia che assicurino la ragionevole durata del processo”. Parole che il premier rimarcherà  anche a sera quando sottolinea che ”è stato istituito un tavolo tecnico per trovare una soluzione”.
Dall’altro sempre stamane Luigi Di Maio, ormai nel ruolo del guastafeste, chiude a qualsiasi spiraglio di accordo sulla prescrizione. “La nostra riforma dal primo gennaio diventa legge. Punto. Su questo non discutiamo”, taglia corto il capo politico dei cinquestelle, ormai nella veste del Salvini del governo giallorosso.
Lo stesso Di Maio che un attimo dopo mostra gli artigli e lancia accuse al veleno nei confronti delle truppe di Zingaretti: “Se il Pd poi vuole votare una legge con Salvini e Berlusconi per far tornare la prescrizione come era ideata da Berlusconi sarà  un Nazareno 2.0”.
A quel punto, al Nazareno, si sono detti: “Ci risiamo. A chi dobbiamo credere? A Conte o Di Maio?”.
In Transatlantico Walter Verini è una furia: “Il tema qui non è qual è il punto di caduta. Ma qui il tema è politico. Quando Di Maio finirà  di indebolire il presidente del Consiglio?”.
Pochi metri più in là  c’è Stefano Ceccanti, altro parlamentare del PD che non intende cedere sulla questione prescrizione: “Il Ministro Bonafede è rimasto al suo posto, ma qualcuno lo avvisi che la maggioranza è cambiata. Il fatto che la norma manifestamente incostituzionale possa essere operativa dall′1 gennaio non è un argomento per tenerla lì: l’accettazione della politica dei fatti compiuti apparteneva a Chamberlain e Daladier”.
Il partito democratico schiera l’argenteria di famiglia per rispondere colpo su colpo alla presa di posizione del capo politico del Movimento.
Alfredo Bazoli, capogruppo in commissione in Giustizia per i democratici, che segue fin dall’inizio il dossier,   affonda il colpo: “La riforma Bongiorno- Bonafede sulla prescrizione rischia di causare processi infiniti, con danno soprattutto per chi chiede giustizia. Non lo dice il Partito Democratico ma, tra gli altri, pubblici ministeri del calibro di Bruti Liberati e Maresca. Occorrono dunque misure incisive a tutela della ragionevole durata del processo”.   Eppoi c’è ancora il capogruppo al Senato Andrea Marcucci che mette in fila parole dello stesso tenore: “Sulla prescrizione non faremo passi indietro”.
E ora che succede? Il governo rischia di saltare sulla prescrizione? Dalle parti del Nazareno la preoccupazione resta alta. Anche perchè nel pomeriggio ad allontanare ancora una volta le parti, vale a dire Pd e Cinquestelle, ci pensa l’altro guastafeste dei grillini, ovvero quell’Alessandro Di Battista che ormai spalleggia in ogni sua uscita il ministro degli Esteri: “Ha ragione Luigi (Di Maio, n.d.r.) la norma che blocca la prescrizione entrerà  in vigore il 1 gennaio. Punto”.
Tuttavia, sibila una fonte di governo del Pd, “Conte ha lanciato segnali di dialogo”. I democrat si affidano al presidente del Consiglio, il quale non solo detiene il dossier ma ha già  rassicurato i pubblicamente i vertici del Nazareno.   Eppure, i giorni passano. E il primo gennaio è dietro angolo. Ventisette giorni separano all’entrata in vigore della Legge Bonafede che contiene al suo interno il blocco della prescrizione dopo il primo grado di giudizio.
Ecco, se nel giro di pochi giorni non ci sarà  un accordo o una sintesi sulla ragionevole durata del processo, il Pd ha già  in mente una strategia, una linea dura contro il M5S in due mosse.
In prima istanza Zingaretti e i suoi cercheranno di inserire nel decreto Milleproroghe il rinvio dell’entrata in vigore della legge Spazzacorrotti.
Oppure punteranno le fiches sul disegno legge Costa che blocca la Bonafede e che a breve sarà  discusso ed emendato in Commissione Giustizia.
“Lo riscriveremo e lo faremo nostro fissando i tempi del secondo grado e della Cassazione”, chiosano.
Anche se alla fine la sensazione è che una soluzione si troverà . Appunto, wrestling più che vero pugilato. E intanto domani sera in occasione del consiglio dei ministri si parlerà  del processo civile sul quale è già  previsto un accordo di massimo, ma sono molti a pensare che non si potrà  non discutere del nodo dei nodi: la prescrizione. Insomma, la resa dei conti è solo rinviata di 24 ore.

(da “Huffingtonpost”)

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“SE VIENE A DIRCI CHE STACCA LA SPINA GLI FACCIAMO UNA PERNACCHIA”: PEONES IN RIVOLTA NEL M5S CONTRO DI MAIO

Dicembre 4th, 2019 Riccardo Fucile

LO SCONTRO TRA CONTE E IL CAPO POLITICO TERREMOTA IL MOVIMENTO… E’ IL PREZZO CHE SI PAGA A NON AVER CACCIATO UN ARROGANTE INCAPACE A TEMPO DEBITO

Scena numero uno. Da Londra Giuseppe Conte, impegnato al vertice Nato, assicura: “Con gli altri leader europei abbiamo parlato di molte cose, e senza entrare nei dettagli, posso dire che quando c’è da difendere gli interessi dell’Italia non mi distraggo mai”. Scena numero due. A Palazzo Chigi si incontrano i 5 stelle sul Mes e cominciano a preparare, in solitaria, una risoluzione in vista del 10 dicembre, quando la maggioranza dovrà  dare un mandato al premier per il Consiglio europeo della prossima settimana. Scena numero tre. A Palazzo Madama Nicola Morra, influentissimo presidente della commissione Antimafia, da mesi su una linea fortemente critica nei confronti della leadership esercitata da Luigi Di Maio, convoca i senatori per fare il punto della situazione sullo stato di salute del Movimento.
Scena numero quattro. La Camera è una pentola a pressione nei confronti del capo politico M5s, sul suo modo di esasperare la comunicazione, su un logorante tirare la corda senza senso. Un deputato di peso tenta una sdrammatizzazione che è, nei fatti, una bordata: “L’unico modo che ha Luigi per entrare qui e uscirne indenne è presentarsi con Ale. Perchè lui davvero lo assaltano, non ne viene fuori vivo”. Ride. “Ale” è Alessandro Di Battista, con il quale il leader ha rinsaldato l’asse proprio in questi ultimi giorni.
Una situazione che si muove costantemente sul filo del rasoio. Il bug, che al momento sembra irrisolvibile, è il rapporto fra i due leader pentastellati. Che non viene risolto, e che pian piano nei suoi effetti si allarga, iniziando a tirare dentro l’intera discussione dei 5 stelle, mai come oggi una maionese impazzita.
A poco servono le rassicurazioni del presidente del Consiglio. Per il quale no, non c’è nessuna tensione con il ministro degli Esteri. E per il quale ancora no, nessuna crisi di governo è in vista.
Il capo politico M5s tuona: “Sul Mes, siamo molto determinati. Per noi bisogna rinviare: così com’è non va bene”.
Da Bruxelles arriva una secchiata di acqua gelata. A tirarla è Mario Centeno, presidente dell’Eurogruppo: “Non vediamo ragione per cambiare testo”, dice parlando del Fondo salva stati. Nessuno spazio per le modifiche chieste dai 5 stelle, qualche residua speranza sulla “logica a pacchetto” invocata dal capo del governo come ultima trincea.
“Ma il punto non è il Mes — si sfoga un parlamentare di rango — Ieri avevamo un altro Mes, domani ne avremo un altro ancora”. È come gridare che il re è nudo. E a indicare la nudità  del sovrano è ormai un coro di parlamentari 5 stelle, alla Camera come anche al Senato, che intercettano i cronisti quasi per vuotare il sacco e si riuniscono in capannelli sempre più gremiti.
Uno di loro mette in fila i post della comunicazione del gruppo negli ultimi giorni. Scorre sul suo smartphone screenshoot che sono girati nelle chat con i colleghi, sotto i quali si è sollevato un peana di critiche.
Il primo riporta l’oscura immagine di un anziano benestante, sciarpa al collo e bicchiere di champagne in mano, che guarda con aria truce l’obiettivo. Lo slogan: “Con il carcere ai grandi evasori i ladri milionari non hanno più scampo”.
Nel secondo c’è il viadotto di un’autostrada, incastonato in uno scenario fantasy desaturato, con draghi e castelli e la scritta: “I signori dei caselli, coperti d’oro da una politica sottomessa”.
Nel terzo, riferito alla prescrizione, un vasetto ricolmo affiancato dall’invettiva: “I processi non possono scadere come uno yogurt”.
“Ma ti pare possibile tutto questo? — la conclusione — Facciamo i meme su internet attaccando a tutto spiano in maniera sguaiata. Ma chi stiamo attaccando? Siamo noi al governo”.
Il sentiment del gruppo sta piegando sempre più su un crinale periglioso per Di Maio. “Se viene qui a dirci che si deve staccare la spina — è la valutazione di uno degli eletti all’uninominale — gli facciamo una grande pernacchia”.
La critica è a un’alzata di toni che per gli strateghi della comunicazione è funzionale a far riprendere al capo politico il pallino dell’agenda politica in mano e a ricompattare dietro di sè le truppe.
Con il paradossale effetto che in scia si è messa la pattuglia di chi fino a qualche settimana fa picconava il ministro degli Esteri, da Gianluigi Paragone a Elio Lannutti, fino a proprio a quel Di Battista che per mesi è stato tra gli elementi di destabilizzazione della sua leadership.
Ma perdendosi sempre di più per strada il corpaccione dei peones che fino a ieri si trinceravano dietro l’uomo solo al comando come unico in grado di garantire il futuro della legislatura, e che oggi sempre meno lo vedono come tale.
L’azzardo del capo politico sta nella valutazione che nè al Pd nè a Italia viva convenga andare al voto. E che il suo gioco al rialzo verrà  assorbito dalla maggioranza consentendogli al contempo di recuperare la centralità  nell’universo giallorosso.
Una strategia la cui bontà  è messa alla prova dei fatti, ma che nel frattempo sta destabilizzando il gruppo, che sempre più vede in Conte l’appiglio per la propria sopravvivenza.
Sommergendo il leader di veleni: “Vuole tornare con Salvini — si dice in un capannello — e magari dare a Dibba un ministero”.
Domani mattina Laura Agea, incaricata di stendere il testo sul Mes per conto dei 5 stelle, riunirà  gli interessati al Senato “per la risoluzione da presentare per le comunicazioni del presidente del Consiglio”.
La sera si concluderà  con un Consiglio dei ministri che potrebbe, di fatto, trasformarsi in un vertice sulla prescrizione. L’ennesima delle “giornate decisive” della pur breve vita del Conte-bis.

(da “Huffingtonpost”)

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CONSIGLIERE REGIONALE DELLA LEGA: “IMPICCARE I BANCHIERI E FUCILARE CONTE”

Dicembre 4th, 2019 Riccardo Fucile

E’ ISTIGAZIONE A DELINQUERE: ARRESTATELO… IN UN PAESE NORMALE SAREBBE GIA’ IN GALERA…NOTO PER AVER GONFIATO IL PROPRIO CURRICULUM IN CAMPAGNA ELETTORALE DICHIARANDO IL FALSO

“Fino a che il popolo non impicca i banchieri”, oppure “l’alto tradimento” del presidente del Consiglio Giuseppe Conte sul Mes, reato che “in tempo di guerra era punito con la fucilazione alle spalle”.
Non sono discorsi di qualcuno alticcio al bar, ma è il contenuto di un post su Facebook di un consigliere regionale della Lega in Abruzzo, Simone Angelosante.
Tra un “mi creda, la misura di questo sistema globalista è colma” e un riferimento al “pensiero unico globalista”, nei suoi commenti Angelosante – che è anche sindaco di Ovindoli – è un crescendo che culmina con il cruento riferimento all’impiccagione di banchieri ad opera del popolo (“fino a quando il popolo con il populismo non impicca i banchieri… è già  successo sai?”).
Simone Angelosante, professione medico, 55 anni, un passato in Alleanza Nazionale e poi la folgorazione leghista, era già  noto alle cronache per due episodi: aver gonfiato il proprio curriculum in campagna elettorale (si definiva direttore sanitario di una clinica, ma non era vero) ed essere entrato in polemica con Roberto Vecchioni, colpevole di aver cantato Bella ciao durante un suo concerto nella cittadina di cui è sindaco. Il cantautore “fa propaganda di basso livello”, si inalberò.

(da agenzie

argomento: criminalità | Commenta »

LE MONDE: “LE SARDINE HANNO RUBATO LA SCENA A SALVINI”

Dicembre 4th, 2019 Riccardo Fucile

“IL FATTO CHE NON INSULTINO, A DIFFERENZA DEI SOVRANISTI, HA QUALCOSA DI FORTEMENTE SOVVERSIVO NELL’ITALIA DI OGGI”

“Per ora, la Lega resta prima nei sondaggi. Ma, da qualche giorno, Matteo Salvini non ha piu’ il monopolio della scena”: questo il commento del quotidiano Le Monde, che oggi consacra un articolo al movimento delle sardine nato in opposizione alla politica della Lega.
“Apparso da meta’ novembre – prosegue il quotidiano francese – il movimento si differenzia per la sua ‘umilta” e la sua cortesia, tutto il contrario del capo dei sovranisti”.
Nei gruppi Facebook del movimento, continua il giornale, “viene stipulato il divieto di insulti ed invettive. Rivendicazioni – conclude Le Monde – che nell’Italia del 2019 hanno qualcosa di fortemente sovversivo”.

(da agenzie)

argomento: Politica | Commenta »

PRIMI MEA CULPA M5S SU BIBBIANO: “CI SIAMO COPERTI DI RIDICOLO, DOVREMMO CHIEDERE SCUSA”

Dicembre 4th, 2019 Riccardo Fucile

“DI MAIO HA SBAGLIATO”: MOLTI PARLAMENTARI GRILLINI ACCUSANO IL CAPO POLITICO (CHE NON HA LA DIGNITA’ DI AMMETTERE LE SUE COLPE NEL LINCIAGGIO)

C’è un video che torna indietro come un boomerang, che fa molto male al Movimento 5 Stelle e a Luigi Di Maio che lo ha girato: “Linea comunicativa totalmente sbagliata”, lo accusa il deputato Luca Carabetta.
Ma ricostruiamo i fatti. A fine luglio il capo politico M5s, per smentire le voci di una futura alleanza con il Pd, disse che quello dei dem era il “Partito di Bibbiano” e che mai, dunque, avrebbe fatto nascere un governo con loro.
Cavalcò l’inchiesta sugli affidi illeciti approfittando del fatto che il sindaco dem del piccolo comune di Reggio Emilia, Andrea Carletti, era stato accusato di abuso di ufficio e falso.
Al di là  del fatto che esattamente un mese dopo è nato l’esecutivo giallorosso, ora il primo cittadino di Bibbiano non ha più l’obbligo di dimora e può riprendere il suo mandato.
Così le parole utilizzate nel famoso video si ritorcono contro l’ex vicepremier e il suo partito non gli perdona quell’uscita quanto mai affrettata: “Non ho mai scritto un post su Bibbiano o sul Pd perchè non ho mai condiviso la linea comunicativa di Di Maio. Ha sbagliato”, dice il deputato grillino Luca Carabetta.
I parlamentari 5Stelle sono piombati nell’imbarazzo generale. Sotto accusa finisce ancora una volta il capo politico.
“Partiamo in quinta senza conoscere le carte, senza sapere. Come sempre. Se andate sulla mia bacheca Facebook non trovate post su Bibbiano per questa ragione”, dice un altro deputato al primo mandato.
Di Maio approfittò dell’inchiesta sugli affidi dei bambini per colpire il partito di Nicola Zingaretti e per seguire la linea di Matteo Salvini, allora suo alleato di governo.
Anche la Lega andò con toni pesanti contro il Pd. Basti pensare che l’attuale candidata governatrice dell’Emilia Romagna Lucia Borgonzoni in Aula alla Camera si presentò con una maglietta con su scritto: “Parliamo di Bibbiano”.
Il mea culpa da parte di Di Maio ancora non è arrivato. E neanche da Salvini.
Ma i parlamentari 5Stelle invece molto critici: “La comunicazione esce sparata senza aspettare un minuto”, dice chi ha tenuto sempre un profilo basso e ora fa notare: “Ci siamo coperti di ridicolo. Prima e adesso”.
E infatti adesso Matteo Renzi lo fa notare: “Vi ricordate la storia di Bibbiano? L’attacco violento di Lega e Cinque Stelle al sindaco? Le pagliacciate in Parlamento e sui social con lo slogan ‘Parlateci di Bibbiano?’. Ricorderete come l’arresto venne usato: il grimaldello per costruire la battaglia politica. In attesa che qualcuno chieda scusa, un abbraccio a quel Sindaco”.
Mentre Nicola Zingaretti non cita il Movimento 5 Stelle ma in maniera molto chiara dice: “A chi ha utilizzato una storia di cronaca giudiziaria per organizzarci una campagna politica dico nuovamente: vergognatevi!”. La campagna politica è quella in Emilia Romagna, che a gennaio andrà  al voto.
Tra i 5Stelle c’è anche chi oggi dice: “Forse dovremmo chiedere scusa”.

(da agenzie)

argomento: denuncia | Commenta »

LA CHIESA EVANGELICA TEDESCA REGALA UNA NAVE A SEA WACHT PER IL SOCCORSO IN MARE

Dicembre 4th, 2019 Riccardo Fucile

DONAZIONI PER UN MILIONE DI EURO, LA NAVE SI CHIAMERA’ “POSEIDON” E SARA’ OPERATIVA DA FINE GENNAIO

L’iniziativa è stata lanciata e portata avanti dalla chiesa evangelica tedesca (Ekd), che ha dato vita a un cartello di organizzazioni — denominato ‘United4Rescue’ — con l’obiettivo di dotare l’Ong Sea Watch di un’altra nave per salvare vite umane nel Mediterraneo.
L’imbarcazione dovrebbe soccorrere i migranti a partire dalla fine di gennaio del 2020, come riferisce Faz-online. All’iniziativa della chiesa evangelica tedesca aderiscono circa 50 organizzazioni di ispirazione cristiana. L’idea nasce da un impegno ribadito dal presidente dell’Ekd, Heinrich Bedford-Strohm: “Non bisogna solo parlare, ma bisogna agire”.
I costi da affrontare per mettere in mare la nuova nave — ‘Poseidon’ il nome — sono di circa un milione di euro: dovrebbe essere varata il 30 gennaio 2020.
Il finanziamento avviene anche grazie a donazioni volontarie, oltre che grazie ai soldi della cosiddetta ‘tassa per la chiesa’ (Kirchensteuer), ovvero un’imposta che i cittadini tedeschi versano alla loro comunità  religiosa di appartenenza.
L’iniziativa era stata lanciata già  negli scorsi mesi con un duplice obiettivo: da una parte soccorrere i migranti nel Mediterraneo, salvando vite umane; dall’altra con lo scopo di chiede agli stati europei di trovare soluzioni politiche rapide per la redistribuzione delle persone soccorse in mare.
Non solo un “atto simbolico”, quindi, ma un concreto aiuto a chi già  opera nel Mediterraneo, secondo Bedford-Strohm.
Anche il Comune di Palermo ha aderito all’iniziativa, insieme ad altre città  della Germania. Tra le adesioni anche quella di Medici Senza Frontiere (Msf).
Il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, è stato ad Amburgo per partecipare alla presentazione di ‘United4Rescue’. In un’intervista al settimanale Die Zeit Orlando ha sottolineato che “questa alleanza rappresenta la mia visione e la visione della mia città ”. Orlando ha parlato anche dei migranti, che “sono persone, dobbiamo rispettare i loro diritti umani, proteggere il loro diritto alla vita: questo è ciò che vogliamo dire con questa alleanza, e questa è la nostra missione come città ”.

(da Fanpage)

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CARABINIERE ARRESTATO PER AVER PIANIFICATO UN FURTO A UNA FAMIGLIA CINESE

Dicembre 4th, 2019 Riccardo Fucile

ARRESTATI ALTRI DUE COMPLICI ITALIANI… LO DENUNCIAMO DA TEMPO: QUALCOSA NON VA, TROPPI CASI DI SERVITORI DELLO STATO COINVOLTI IN REATI

Una vicenda che è ancora in fase di definizione, ma che ha portato all’arresto — tra gli altri — di un carabiniere a Prato. Oltre al militare, sono state arrestate anche altre due persone.
Le accuse della procura, che si è avvalsa di alcuni colleghi dell’uomo per portare a termine la misura cautelare, si basano sul fatto che il carabiniere abbia aiutato la banda nella pianificazione e nella logistica relativa al furto avvenuto nell’appartamento di una famiglia cinese.
Già  nel mese di agosto erano invece state arrestate altre tre persone che erano ritenuti gli autori materiali del furto.
Il frutto del bottino ammontava a 11mila euro che erano stati portati via dall’abitazione della famiglia cinese dopo aver mostrato una pistola che, alla fine, si era rivelata essere un’arma giocattolo.
I carabinieri del nucleo invastigativo di Prato hanno alla fine portato a termine le indagini che hanno portato all’arresto del collega. Il militare è stato accompagnato in caserma insieme ad altre due persone che svolgono l’attività  di venditori di frutta.
Le tre persone arrestate alla fine del mese di agosto, invece, sono tutte italiane

(da agenzie)

argomento: criminalità | Commenta »

ILVA, PIANO ARCELOR PREVEDE 4700 ESUBERI ENTRO IL 2023, GOVERNO FURIOSO, OPERAI PROCLAMANO LO SCIOPERO

Dicembre 4th, 2019 Riccardo Fucile

IL NUOVO PIANO INDUSTRIALE PREVEDE 2900 ESUBERI GIA’ L’ANNO PROSSIMO

I sindacati respingono il nuovo piano. Per loro resta valido l’accordo del 6 settembre 2018. Lo ha detto la segretaria della Cisl, Annamaria Furlan, parlando a nome di tutti i sindacati presenti nel corso del tavolo su Arcelor Mittal al Mise.
Sarebbero 4700 gli esuberi denunciati da ArcelorMittal nel nuovo piano industriale 2020-2024 presentato oggi al Mise.
E’ quanto avrebbe detto l’ad Lucia Morselli nel corso della trattativa al Mise secondo fonti sindacali. Si passerebbe infatti dai 10.789 occupati nel 2019 ai 6.098 del 2023.
ArcelorMittal perde nel 2019 un miliardo di euro al giorno e prevede così 2.900 esuberi nel 2020, che arriveranno a 4.700 nel 2023. Secondo il piano industriale 2020-2024 presentato dall’azienda al tavolo al Mise, la produzione passa da 4,5 milioni di tonnellate nel 2019 a 6 milioni di tonnellate nel 2021.
“L’azienda invece di fare un passo avanti ha fatto qualche passo indietro, ricominciando a parlare di 4.700 esuberi alla fine del nuovo piano industriale, che prevede comunque un forno elettrico e una produzione finale di 6 milioni di tonnellate. Questa non è l’idea che ha il Governo sullo stabilimento. Riteniamo che la produzione a fine piano debba essere più alta, arrivando almeno ad 8 milioni di tonnellate”.
Così il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, su Arcelor Mittal, dicendosi “molto deluso” dall’incontro appena finito.
“Noi vogliamo far diventare lo stabilimento Ilva all’avanguardia nella produzione siderurgica europea. Su questo lo Stato, il governo, è disponibile ad investire, ad essere presente, a partecipare ad accompagnare l’azienda in questo percorso di transizione. Su queste basi siamo disponibili, ci sembrava che ci fosse una disponibilità  dell’azienda, che oggi nel piano illustrato non ho trovato”, ha aggiunto.
I sindacati hanno deciso di proclamare uno sciopero all’ex Ilva il 10 dicembre. Una delegazione sarà  presente alla manifestazione già  indetta da Cgil Cisl e Uil a Roma. Lo ha riferito il leader della Uil Carmelo Barbagallo.
Il nuovo piano industriale 2020-2024 di ArcelorMittal Italia prevede nel 2023 la fermata del forno Afo2 e la marcia della sola linea D di agglomerato e la massa di produzione del forno elettrico ad Arco Eaf.
La realizzazione del nuovo Eaf sarà  con una soluzione “ibridà  con caricamento di rottame e ghisa liquida dovrebbe permettere, nelle previsioni dell’azienda, una produzione di acciaio di alta qualità . A seguito della fermata dell’Afo2, la copertura dei parchi è prevista solo per 500 metri, invece di 700 metri; indicata anche la riduzione degli investimenti sulle aree dismesse (cokerie, Afo2 e acciaieria)
“La è strada è stretta e in salita. L’obiettivo sta nel garantire la continuità  produttiva. E’ necessario un confronto costruttivo onesto che sia sviluppato nel tempo, parallelamente alle previsioni sul piano industriale ed a tutto quello che stiamo cercando di fare”. Lo avrebbe affermato il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, secondo quanto riferiscono fonti presenti all’incontro al Mise su Arcelor Mittal. “Non sarà  semplice ma c’è bisogno di tutti”, ha proseguito.

(da agenzie)

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SALVINI SE LA PRENDE ANCHE CON IL VERNACOLIERE PER IL TITOLO SU DI LUI E LA MADONNA

Dicembre 4th, 2019 Riccardo Fucile

“NON VA NOMINATA INVANO”: PARLA LUI CHE LA NOMINA A SPROPOSITO OGNI GIORNO

Nessuno nomini la Madonna invano, se non per fare propaganda politica o raccontare storie di apparizioni mistiche che svelano l’onestà  negli occhi della gente.
Il leader della Lega, attraverso il suo profilo Twitter, se l’è presa con Il Vernacoliere — nota rivista satirica che, utilizzando il vernacolo livornese, critica usi e costumi della società  e della politica nostrana.
Oggi il giornale toscano lo ha mandato su tutte le furie per un’ironia su di lui e un presunto (ovviamente del tutto strumentale) messaggio inviato dalla Madonna alla redazione.
E la storia si conclude con un Salvini contro Il Vernacoliere.
Il tutto è partito qualche giorno fa, quando tra gli strilloni delle edicole è comparsa la prima pagina de Il Vernacoliere.
Il testo recita: «Artro che ‘r core ‘mmacolato di Maria! La Madonna scrive al Vernacoliere: Per favore, mandate Sarvini affanculo per me. Io le parolaccie ‘un le posso di’».
L’ironia è evidente e lampante, scimmiottando i continui riferimenti che il leader della Lega fa di Icone e personaggi del mondo del cattolicesimo.
«Per carità , satira e ironia sono il sale della vita, ma perchè tirare in ballo la Madonna???», ha twittato il leader della Lega postando la foto di uno degli strilloni fuori da un’edicola.
Insomma, Salvini contro Il Vernacoliere per quel titolo, non tanto per lui (o almeno dice), ma per aver nominato la Madonna invano.
Il tutto a meno di 24 ore dalla sua intervista a Porta a Porta, durante la quale ha detto di aver ricevuto il suggerimento da parte della Madonna di Medjugorje sull’onesta di Giuseppe Conte sul caso del Mes.
Insomma, a citare a sproposito i Santi è stato proprio lui. E non da ieri.

(da agenzie)

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