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LIGURIA: LA PERCENTUALE DEI POSITIVI RISPETTO AI TAMPONI OGGI E’ DEL 15%, LA PIU’ALTA IN ITALIA. QUELLA DEI POSITIVI RISPETTO ALLE PERSONE TESTATE PER LA PRIMA VOLTA E’ DEL 28,4%

Ottobre 20th, 2020 Riccardo Fucile

TOTI EMANA UN’ORDINANZA RIDICOLA: DIVIETO DI ASSEMBRAMENTO SENZA SPECIFICARE QUANTE PERSONE SI INTENDA PER ASSEMBRAMENTO… SEDICENTE “COPRIFUOCO” IN QUATTRO ZONE SALVO CHE BASTA CHE DICI CHE VAI IN UN DETERMINATO BAR O RISTORANTE E ALLORA PUOI ENTRARE… NESSUN BLOCCO CHE SELEZIONI GLI INGRESSI E TUTTO DOPO LE 21, DI GIORNO SI PUO’ ANDARE DOVE CI PARE

Partiamo dai dati di oggi in Liguria: la percentuale dei positivi rispetto ai tamponi è pari al 15% (il dato più alto in Italia nelle ultime 24 ore).
Quella dei positivi rispetto alle persone testate del 28,4%, il terzo valore in assoluto in Italia.
Sono 907 i nuovi positivi registrati in Liguria nelle ultime 24 ore, la metà  di quelli della Lombardia che ha un numero di abitanti dieci volte superiore.
Le persone ricoverate sono 537 (con un incremento di 67 unità  nelle 24 ore), di cui 32 in terapia intensiva. Il bollettino giornaliero segnala 6 vittime ma altre 7 vittime vengono segnalate dalle singole direzioni sanitarie,
E veniamo all’ordinanza partorita dalla Regione dopo un giorno intero di discussione.
1) Divieto di assembramento
“Divieto assoluto di assembramento” dice l’ordinanza: peccato che non specifichi il numero di persone che creano un “assembramento” fatto che determinerà  una marea di discussioni e ricorsi. Tre persone sono assembramento o si intende che debbano essere 4, 5 o 6? Non c’è scritto.
2) Sale giochi e scommesse
“le attività  di sale giochi, sale scommesse e sale bingo siano consentite dalle ore 5 alle ore 18”. Ammesso che siano un pericolo di contagio, cosa cambia se   le lasci aperte per 13 ore? O qualcuno pensa che un patito di scommesse non si adatti a giocare prima di andare a cena?
3) Circoli ricreativi
“Si consente esclusivamente dalle 5 alle 24 i servizi di bar e ristorazione”; E cosa cambia per i pensionati che si bevono un bianchetto giocando a carte? Non giocano certo a beach volley nei circoli ricreativi.
4) Scuole superiori
“Per quanto riguarda le scuole chiediamo alla direzione scolastica regionale di passare alla didattica a distanza per il 50% degli studenti delle classi oltre alla prima superiore”.
E qui Toti si rimangia quello che ha sempre sostenuto, ovvero che le scuole non si chiudono. In pratica il 50% degli studenti delle superiori passerà  alla didattica a distanza, come non si sa. Un docente si dividerà  tra un’ora in presenza e poi corre al Pc per collegarsi per un’ora di didattica a distanza, per poi tornare in classe in presenza?
In ogni caso il provvedimento avrebbe senso se non ci fossero alternative che invece esistono. A Genova vi sono numerose agenzie di tour operator che hanno a disposizione bus turistici inutilizzati perchè nessuno viaggia più. Ci vuole tanto a coinvolgerli (ovviamento pagando)? Basterebbe mettere in circolazione 50 bus privati al giorno per raddoppiare le linee più critiche e permettere a tutti (studenti e non) di viaggiare in sicurezza.
5) Coprifuoco in zone a rischio
“Chiusura” della circolazione al pubblico dalle ore 9 delle sera fino alle 6 del mattino” nel centro storico, a Sampierdarena (ma solo nella parte bassa) e a Certosa.
In tali aree «si potrà  circolare soltanto se si va in uno specifico esercizio commerciale, in un ristorante o in un bar”: ovvero se uno alle 21,01 dice che va al bar o al ristorante X nessuno gli dice nulla. Anche perchè «non ci saranno dei posti di blocco all’ingresso e all’uscita dei quartieri – ma dei controlli da parte delle forze dell’ordine”.
Se queste sono misure da “coprifuoco”…

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PER LE ELEZIONI A ROMA IL CENTRODESTRA PUNTA SU BERTOLASO: IL CARRELLO DEL BOLLITO E’ SERVITO

Ottobre 20th, 2020 Riccardo Fucile

A MILANO SI PARLA DEL FIGLIO DI UMBERTO VERONESI E DELLL’IMPRENDITORE FARMACEUTICO DOMPE’

Centrodestra al lavoro alla ricerca dei candidati migliori per le prossime amministrative. Dopo tre ore di vertice tra i leader, il comunicato congiunto parla di “venti nomi analizzati come possibili candidati per le principali città  che andranno al voto in primavera”. E tra loro, per la poltrona di sindaco di Roma, sarebbe in pole position l’ex capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso.
Mentre per Milano si punta al via libera di Paolo Veronesi, figlio di Umberto, presidente della omonima Fondazione. E si parla anche di Sergio Dompè, noto imprenditore farmaceutico
Alla riunione, nello studio di Senatore del segretario leghista, Matteo Salvini, erano presenti per Forza italia, Antonio Tajani e Licia Ronzulli, per Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni e Ignazio La Russa.
La lista dei venti candidabili, ovviamente, rimane top secret, ma impazzano le indiscrezioni e il totosindaco. Molte fonti concordano nel dire che, come capita sempre, da qui alla fine della storia usciranno nomi di tutti i tipi

(da “Huffingtonpost”)

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TOH, L’ITALIA CHIUDE UN PO’: SI FA NELLE REGIONI QUELLO CHE NON SI E’ FATTO NEL DPCM, VINCE LA LINEA SPERANZA

Ottobre 20th, 2020 Riccardo Fucile

IL GOVERNO HA LASCIATO AI GOVERNATORI LA RESPONSABILITA’ DELLE NUOVE STRETTE (CHE SONO SONO SOLO PALLIATIVI)

Nuove e ulteriori misure restrittive “possono essere disposte a livello territoriale dai presidenti di regione e anche dai sindaci laddove la situazione critica lo richieda”. Giuseppe Conte approfitta di una conferenza stampa con l’omologo spagnolo Pedro Sanchez per certificare quello che lui stesso definisce “una strategia diversa”.
Una decisione presa negli ultimi giorni, per non finire stritolato da un lato da chi sostiene che il paese non può essere messo sotto chiave pena un’implosione dell’economia, dall’altro dall’ala rigorista del governo che ha spinto e continua a spingere per assumere tutti i provvedimenti necessari a interrompere la macchina del contagio.
E’ significativa la risposta di una fonte del ministero della Salute allorchè Vincenzo De Luca dispose la chiusura delle scuole.
Impugnerete la misura? “Ma assolutamente no, è discutibile come è stata presa la decisione, ma non si può fare una battaglia su un’ordinanza che mira a non far andare la situazione fuori controllo”.
E’ da tempi non sospetti dunque che una parte del governo è al lavoro per condividere e armonizzare le misure regionali, in palese discontinuità  rispetto alla seconda ondata, quando le frizioni erano quotidiane e le minacce di rendere inefficaci i provvedimenti locali all’ordine del giorno.
Sono stati i numeri di una rapidissima impennata che ad oggi non sembra ancora volersi arrestare (nonostante i numeri odierni siano rimasti nell’alveo delle previsioni) a convincere Conte. E le pressioni di Roberto Speranza e Dario Franceschini. Che hanno martellato su Palazzo Chigi con il seguente ragionamento: il governo non può permettersi di dire no a strette dei governatori se le concordano con noi. Non lo può fare perchè il rischio di un effetto boomerang nel caso le cose andassero male sarebbe devastante.
C’è ovviamente una seconda considerazione che fa da sottotesto alla situazione: il dazio in popolarità  di misure che potessero risultare impopolari non si scaricherebbe direttamente sull’esecutivo, restando in capo ai governatori.
“La situazione – ha ammesso il premier – è completamente differente rispetto alla prima ondata. Non possiamo, dunque, riproporre la stessa strategia. Non eravamo preparati allora, adesso invece la situazione è diversa, sensibilmente diversa”.
E ha pubblicamente dato il via libera ai suoi: “Raccomandiamo di mantenere un coordinamento nazionale, in particolare col ministro della Salute”. Una finestra in cui Speranza si è infilato subito.
Francesco Boccia si è attaccato al telefono: immediata condivisione del coprifuoco dalle 23 alle 5 chiesto dalla Lombardia, sul quale i tecnici della Salute si sono messi al lavoro con la controparte del Pirellone, via libera alla Campania, che ha stabilito un’analoga chiusura e il ritorno in classe per la scuola primaria e gli asili (oltre a una zona rossa per Arzano e il supporto di cento militari) e un sostanziale disco verde al Piemonte che vuole chiudere i centri commerciali nel fine settimana e il 50% di didattica a distanza a partire da lunedì prossimo.
Interlocuzioni sono in corso anche con il Veneto, la Liguria, dove a preoccupare sono i dati di Genova e infine Roma, la cui giunta, analogamente a quella di Torino, sta studiando una chiusura delle principali piazze della movida.
La speranza è che i mini-lockdown dal basso allentino la pressione su ospedalizzazioni e terapie intensive, ma soprattutto che diano modo ai centri di monitoraggio e tracciamento, in molti casi vicini al collasso, il modo di riorganizzarsi.
“Su questo punto non abbiamo fatto abbastanza, speriamo di recuperare in fretta altrimenti il virus andrà  fuori controllo”, spiega una fonte vicina al dossier.
Gli occhi sono puntati a venerdì, quando il consueto report dell’Istituto superiore di sanità  darà  un nuovo quadro complessivo della situazione. Il governo spera di non dover ricorrere ad altre misure sul territorio nazionale, ma al momento nessuna ipotesi viene esclusa.

(da “Huffingtonpost”)

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A SALVINI (CHE ANNUSAVA FORMAGGI SENZA MASCHERINA) DA’ FASTIDIO SE CONTE TELEFONA A FEDEZ

Ottobre 20th, 2020 Riccardo Fucile

COME ALL’ASILO: “PERCHE’ A ME UNA TELEFONATA DI UN MINUTO E A FEDEZ E ALLA FERRAGNI UNA LUNGA TELEFONATA?”

A Salvini dà  fastidio se Conte telefona a Fedez: “Un presidente del Consiglio che non chiama Fedez e Ferragni che presidente è? Io non contesto. Il presidente del Consiglio ha trovato un minuto di tempo per telefonarmi la settimana scorsa, se preferisce parlare con Fedez è libero di farlo”.
Il leader della Lega ospite a Radio Crc targato Italia ha polemizzato sull’invito del presidente del Consiglio che ha chiesto a Fedez e Chiara Ferragni di fare un appello ai giovani affinchè usino le mascherine.
“Ieri- ha raccontato Fedez in una storia su Instagram — abbiamo ricevuto una telefonata molto inaspettata. Siamo stati messi in contatto con il presidente del Consiglio che ha chiesto un aiuto da parte mia e di mia moglie. Se queste stories, anche in piccolissima parte riusciranno a essere utili, io non posso che esserne contento. Ci è stato chiesto- aggiunge- un aiuto sull’esortare la popolazione, soprattutto quella più giovane, ad utilizzare la mascherina”.
Il rapper ha spiegato ai suoi fan: “Ci troviamo in una situazione molto molto delicata e l’Italia non si puà  permettere nella maniera più assoluta un nuovo lockdown. Il destino e il futuro dell’Italia è nelle mani della responsabilità  individuale di ognuno di noi. Con un semplice gesto potremo evitare lo scenario tra i più brutti che abbiamo vissuto negli scorsi mesi. Mi raccomando ragazzi, utilizzate la mascherina”.
Il professor Burioni ha spiegato perchè l’idea di Conte è buona: “Trovo molto ingiuste le critiche al Presidente del Consiglio Conte per il fatto di avere chiesto aiuto a Fedez e Chiara Ferragni al fine di convincere la gente, e soprattutto i giovani, a portare la mascherina e a stare più attenti. Nel 1956 la copertura vaccinale negli USA contro la poliomielite balzò dallo 0,5% a oltre l’80%. Sapete quale fu uno dei motivi? Elvis Presley che si fece vaccinare in diretta televisiva”.
E viene spontanea una domanda.
Perchè Conte avrebbe dovuto chiamare Salvini per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’uso della mascherina quando perfino davanti a una forma di pecorino non se l’era voluta mettere?

(da NextQuotidiano”)

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IL COMUNE DI TREVISO REVOCA IL PATROCINIO AL CONVEGNO SUL CORONAVIRUS PERCHE’ C’E’ CRISANTI

Ottobre 20th, 2020 Riccardo Fucile

“VIETATO CRITICARE IL DOGE, QUA SIAMO IN ZAIASTAN”

Il prossimo 27 ottobre all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università  di Treviso, è previsto un convegno sulla pandemia di coronavirus a cui interverrà  Andrea Crisanti. E proprio per la sua presenza il Comune di Treviso ha ritirato il patrocinio all’evento. Lo denuncia il consigliere regionale democratico Andrea Zanoni, che definisce le motivazioni date “imbarazzanti”.
A differenza di quanto sostiene la giunta comunale, prosegue Zanoni, “Crisanti non si è mai permesso di criticare il lavoro del personale sanitario, sempre in prima linea”. Anzi, “ha invece legittimamente contestato chi mandava messaggi falsamente rassicuranti, raccontava favole, parlando di virus piùdebole o addirittura morto”, mentre “raccomandava misure più stringenti, specialmente per quanto riguarda tamponi e tracciamento”.
Insomma, conclude Zanoni ricordando i meriti di Crisanti nella gestione dell’emergenza in Veneto, “Conte, sindaco e presidente regionale dell’Anci, conosce il ruolo avuto da Crisanti: negarlo per fini politici rende l’idea della sua inadeguatezza come primo cittadino”. Zanoni ha anche detto: “Evidentemente nello Zaiastan si può tutto, tranne criticare il Doge: un’idea di democrazia piuttosto singolare”

(da agenzie)

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LA CAPORETTO DEL TRACCIAMENTO, LOMBARDIA E PIEMONTE ALZANO BANDIERA BIANCA

Ottobre 20th, 2020 Riccardo Fucile

ECCO IL PIANO INASCOLTATO DI CRISANTI

Il sistema di contact tracing sta naufragando. La prima linea difensiva in termini di prevenzione contro il coronavirus sta crollando.
Il moltiplicarsi del numero dei contagi, (nella settimana 13-19 ottobre il numero dei casi attualmente positivi è salito del +53,7% e il rapporto positivi/casi testati in una settimana è cresciuto dal 6,4% al 10,4%, secondo i dati della Fondazione Gimbe), ha letteralmente mandato in tilt il sistema di tracciamento delle Asl regionali, tanto che alcune hanno già  alzato bandiera bianca.
In Piemonte, ad esempio, dove l’assessore alla Sanità  in un’intervista a La Repubblica ha fatto sapere di aver “sospeso il sistema del contact tracing per alleggerire la pressione sui laboratori”.
Lo stesso si dica per la Lombardia: “Non riusciamo a tracciare tutti i contagi, a mettere attivamente in isolamento le persone. Chi sospetta di aver avuto un contatto a rischio o sintomi stia a casa”, ha detto Vittorio De Micheli, direttore sanitario dell’Ats di Milano.
“Hanno avuto l’onestà  di ammetterlo”, commenta Andrea Crisanti ad HuffPost. “In Italia siamo in grado di tracciare fino a 2000 casi al giorno con le capacità  che abbiamo. Con 12mila contagi salta tutto, il sistema va in tilt: non c’è contact tracing nè App Immuni in grado di reggere un impatto del genere”.
Una Caporetto che Andrea Crisanti aveva previsto, ma che aveva tentato di evitare. Il virologo da sempre fautore del modello Veneto, cioè tamponi a tappeto a tutta la popolazione, aveva consegnato ad agosto un piano per “tenere bassi i contagi”, come ci racconta, basato su un Network Testing: “Non è stato possibile, perchè non è stato fatto un investimento, non mi hanno dato ascolto. Quello italiano è sempre stato un sistema particolarmente debole e questa è la regione per cui ho presentato il piano: per rinforzarlo e consolidare i risultati. Avevamo 800 contagi a giugno, perchè non siamo stati capaci di tenerli a quei livelli? Perchè il sistema nazionale di sorveglianza attiva non aveva questo obiettivo, e tutto è stato lasciato all’iniziativa dei singoli, all’improvvisazione”.
Un aiuto sarebbe dovuto arrivare dalla App Immuni che obbliga l’operatore “sanitario del Dipartimento di prevenzione della azienda sanitaria locale, accedendo al sistema centrale, a caricare il codice chiave in presenza di un caso di positività ”.
Ma come scriveva in un articolo Corriere del Veneto, “l’inserimento dei codici lo scorso 13 ottobre non era ancora operativo in Veneto e utenti di Liguria, Lombardia e altre Regioni avevano raccontato di non aver trovato interlocutori in grado di caricare il codice dopo i tentativi con medico di base, Asl e call center Immuni”.
Un dato confermato da Crisanti: “Il fatto che una regione come il Veneto neanche abbia attivato la App, è un insulto agli italiani”. E precisa: “Tuttavia, anche se la App Immuni funzionasse a perfezione e venisse scaricata dal 90% degli italiani, oggi con 10-12.000 casi dovrebbe mandare 150.000-200.000 messaggi al giorno e non c’è sistema che sia in grado di gestire questo”.
Cosa significa, dunque, concretamente “rinunciare” a tracciare i positivi? Quale è lo scenario?
“Dobbiamo sperare che le misure prese dal Governo invertano la curva dei contagi e li abbassino, altrimenti ce ne saranno inevitabilmente di più restrittive”, ci dice Crisanti. “Ma la vera sfida non è sconfiggere il virus, ma mantenerlo a livelli bassi. Per questo motivo una volta raggiunta una soglia di nuovo accettabile di casi, si dovrà  pensare a un consolidamento della situazione, come avremmo dovuto fare a giugno”.
Il piano di Crisanti presentato al Governo era diverso da un semplice sistema di tracciamento. “Si chiama Network Testing: si basa sul fatto ognuno di noi vive in una rete tridimensionale di relazioni i cui piani ad esempio possono essere la scuola, il lavoro, i vicini di casa, gli amici e i parenti con interazioni sia orizzontali che verticali. Quando si identifica una persona contagiata, se si testano tutti coloro che fanno parte di questo spazio di relazioni, si trova con elevata probabilità  in questo spazio di relazioni l’origine del contagio, colui che ha trasmesso l’infezione così pure chi eventualmente ne è stato contagiato bloccando in questo modo la catena di trasmissione.Tutti i Paesi che hanno utilizzato questo sistema di tracciamento hanno avuto successo contro il Coronavirus: penso a Taiwan, Singapore, Cina, Corea del Sud”.
Una soluzione che con il virus che morde non è attuabile, ma che potrebbe tornare utile una volta piegata nuovamente la curva. “Tutto è lasciato alla responsabilità  dei singoli”, chiosa Crisanti, “ma gli italiani non hanno colpe. Perchè la mascherina è utile, ma non basta. Il distanziamento è utile, ma non basta. Lavarsi le mani è utile, ma non basta. Serve un sistema in grado di tenere bassi i numeri del contagio: è questa la vera sfida”.

(da “Huffingtonpost”)

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“NON ANDIAMO PIU’ A SCUOLA E’ PERICOLOSO”: IN SARDEGNA STUDENTI IN SCIOPERO DA UNA SETTIMANA

Ottobre 20th, 2020 Riccardo Fucile

“PRENDERE IL BUS TUTTI AMMASSATI E’ PERICOLOSO: NON POSSIAMO SCEGLIERE TRA IL NOSTRO DIRITTO ALL’ISTRUZIONE E IL DIRITTO ALLA SALUTE”

In Sardegna al momento sono tredici gli Istituti dove gli alunni hanno aderito allo sciopero di massa indetto dalla compagine studentesca mercoledì scorso.
Al centro della protesta, la questione trasporti: «prendere il pullman tutti ammassati è pericoloso, di conseguenza anche andare a scuola lo è» spiega Alessio Ciriello, studente diciottenne di Senorbì (Sud Sardegna), tra coloro che hanno scelto di non frequentare le lezioni. Secondo quanto dichiarato dagli studenti, nei pullman che conducono dai paesi limitrofi agli Istituti, soprattutto negli orari di uscita da scuola la soglia massima di capienza stabilita dalle Linee guida per il trasporto pubblico (80%) non viene rispettata.
A testimoniare la loro denuncia anche delle foto che dimostrano gli assembramenti involontari alla fermata del pullman o all’ingresso sul mezzo: «da scuola non usciamo tutti insieme — spiega Franziska, studentessa di Isili (Sud Sardegna) diciassettenne — l’ultima campanella suona in orari diversi a seconda della classe, siamo stati divisi in gruppi ma nonostante ciò la soluzione adottata dalla scuola ha senso, ma fino a un certo punto: il pullman che passa è uno solo, dobbiamo comunque aspettarlo alla fermata tutti insieme; il rischio di contagio c’è, il fatto che ci siano persone in piedi testimonia che la soglia dell’80% viene decisamente superata».
Una situazione che mette quindi a rischio gli scolari i quali, nonostante la mascherina, non si sentono al sicuro: «ci troviamo a scegliere tra il diritto alla salute e il diritto a un’istruzione, e questo è molto grave» prosegue Marco, studente diciassettenne. Nonostante le richieste di aiuto rivolte all’Assessore regionale alla sanità  Mario Nieddu e all’Assessore ai trasporti Giorgio Todde, a una settimana dall’inzio della protesta ancora gli studenti non hanno ricevuto risposte: «ci sentiamo abbandonati, siamo una bomba a orologeria e abbiamo paura non solo per noi, ma soprattutto per le nostre famiglie, per i nostri nonni…» aggiunge Franziska, che conclude: «non è più possibile continuare a viaggiare su mezzi super affollati, la soluzione che proponiamo è quella di avviare la didattica mista». Un’erogazione della didattica sia online che in presenza, dove le classi vengono suddivise in turni di frequenza in classe o a distanza, permetterebbe una drastica diminuzione del numero di studenti costretti a recarsi a scuola. La speranza è che, in attesa di una ufficiale proposta risolutiva da parte dell’assessorato ai trasporti, il nuovo dpcm che permette modalità  più flessibili dell’attività  didattica, favorisca una migliore gestione della situazione scuola. «Stiamo perdendo importanti giornate di lezione — concludono gli studenti — vogliamo tornare in classe in sicurezza il prima possibile, ma la nostra paura è che ci troveremo presto ad essere costretti a tornare a scuola per etica, senza che nulla sia cambiato».

(da agenzie)

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CONTAGIATO A SCUOLA, GRAVE RAGAZZO 15ENNE AD AVELLINO

Ottobre 20th, 2020 Riccardo Fucile

AVREBBE CONTRATTO IL VIRUS IN CLASSE INSIEME AL FRATELLO… MENO MALE CHE LE SCUOLE ERANO SICURE

Un ragazzo di 15 anni, risultato positivo al coronavirus, è stato ricoverato nel Covid Hospital di Avellino per una grave crisi respiratoria. Il giovane avrebbe contratto il virus nei giorni scorsi a scuola, insieme al fratello, e le classi di un istituto superiore di Avellino erano state messe in quarantena, prima che venisse emessa l’ordinanza regionale che ha sancito la sospensione della didattica in presenza sul territorio della Campania.
Anche i genitori del ragazzo, anche loro sottoposti al tampone, sono risultati positivi al coronavirus ma soltanto il 15enne ha manifestato i sintomi della Covid-19, mentre i familiari sono rimasti tutti asintomatici
Le condizioni del giovane si sono aggravate ieri, è stato accompagnato all’ospedale Moscati; all’accesso al Pronto Soccorso presentava “sintomi importanti”, i medici hanno disposto il ricovero immediato. Al momento nell’ala dell’ospedale di Avellino destinata ai pazienti Covid sono ricoverate 39 persone, il ragazzo è il paziente più giovane.

(da agenzie)

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ELEZIONI ASSOCIAZIONE NAZIONALE MAGISTRATI, VINCE LA SINISTRA DI AREA

Ottobre 20th, 2020 Riccardo Fucile

SCONFITTI I SEGUACI DI DAVIGO… IL PIU’ VOTATO E’ IL PRESIDENTE USCENTE PONIZ

Urne chiuse alle 13 per l’elezione dei nuovi componenti dell’Anm, il sindacato delle toghe. Risultati al volo grazie al voto online.
Vince la sinistra di Area con 1.785 voti. Seguita dalla destra di Magistratura indipendente   con 1.648. Terza è la centrista Unicost, la corrente dell’ex leader Palamara, con 1.212. Quarta Autonomia e indipedenza di Piercamillo Davigo con 749. Seguita dalla new entry, il gruppo Articolo 101 che conquista 651 voti.
Luca Poniz di Area, il presidente uscente, piu votato con 739 voti.
Hanno votato 6.101 magistrati su 7.100 che si erano registrati per il voto online. Immediato il raffronto con l’ultima elezione del marzo 2016. Quando però votarono ben 8.613 toghe.
Quindi il primo dato è un netto calo dei votanti. Rispetto a quattro anni fa la centrista Unicost perde il primo posto: allora ebbe 2.522 voti, pari al 12,48% e conquistò 13 eletti.
Magistratura indipendente invece mantiene il secondo posto (nel 2016 ebbe 1.589 voti, pari al 7,86%, e 8 eletti). Balzo in avanti e in prima posizione per Area, che nel 2016   aveva ottenuto 1.836 voti, pari al 9,08%, con 9 eletti.
Netto calo invece per il gruppo di Davigo che scende dai 1.271 voti del 2016, pari al 6,29%, di cui ben 1.041 del solo Davigo.
I seggi attribuiti
Ed ecco la distribuzione, non ancora ufficiale per via del calcolo dei resti, dei seggi nel prossimo parlamentino dell’Anm: 11 per Area, 10 per Mi, 7 per Unicost, rispettivamente 4 e 4 per i davighiani e il gruppo di Reale.
Distribuzione che evidenzia la situazione “politica”. Area vince ma tallonata dalla conservatrice Mi, Unicost sta al centro. Davigo perde nettamente e addirittura conquista gli stessi seggi di Articolo 101 che con Reale e Giuliano Castiglia ha chiesto il sorteggio per il Csm.
La reazione di Area e di Unicost
Ed ecco la prima reazione di Eugenio Albamonte, il segretario di Area: “Soddisfazione per la fiducia ricevuta dai colleghi in un momento così difficile per la magistratura. I risultati ottenuti da Luca Poniz presidente uscente e primo degli eletti a livello nazionale confermano il buon lavoro fatto da Area in Anm in questi 4 anni”.
Dice Giuliano Caputo, il segretario uscente dell’Anm, di Unicost, che non si è ricandidato: “Il voto conferma l’esistenza di una pluralità  di aree culturali in magistratura. Auguro buon lavoro ai neoeltti che affronteranno un momento di crisi e auspico che lo facciano nell’interesse di tutti i magistrati senza far mai prevalere, pur nelle diverse sensibilità , logiche di parte”.

(da agenzie)

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