Destra di Popolo.net

UN’ALTRA GIORNATA PERSA: CONTE COSTRETTO AD ANNULLARE LA CONFERENZA STAMPA

Ottobre 24th, 2020 Riccardo Fucile

SI RICOMINCIA STAMANE CON L’ENNESIMA MEDIAZIONE TRA CHI TUTELA LOBBY DIVERSE

Basta l’orario di convocazione per capire l’accelerazione che Giuseppe Conte ha voluto imprimere al nuovo dpcm, una gran fretta con i dati dei contagi e delle terapie intensive che incalzano, dopo lunghe giornate di indecisione.
I capi delegazione al governo e il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia sono stati convocati per le 6.30 del mattino per quella che sarà  una riunione fiume.
Dario Franceschini, Alfonso Bonafede, Roberto Speranza e Teresa Bellanova soppesano, valutano e discutono su ogni singola misura per quasi otto ore prima che, poco dopo le 14, il vertice venga sciolto.
Ore passate a discutere di dettagli tecnici, a limare particolari, a discutere su virgole e cavilli. A un certo punto spunta del sushi, che ormai ha sostituito la pizza dei tempi di Renzi come genere di conforto durante i vertici fiume.
A poco serve nello stemperare la tensione. L’ala rigorista preme per un sostanziale coprifuoco, l’idea iniziale di chiudere i locali alle 20 si trasforma nelle 18, c’è l’appoggio del Comitato tecnico scientifico, i 5 stelle sono perplessi, riflettono i dubbi di Conte. E’ Teresa Bellanova la più dura. “Ma vi rendete conto che state scaricando su alcuni comparti produttivi e sulla scuola problemi che sono da un’altra parte?”, l’attacco del capo delegazione di Italia viva.
Perchè contestualmente si ragiona sulla scuola, e ci si orienta per una stretta sulle superiori, per il 75% di didattica a distanza, mentre c’è chi sosteneva le ragioni dello stop.
La convitata di Pietra è Paola De Micheli, i trasporti l’elefante nella stanza. “E’ lì che si propaga il contagio – spiega un esponente di governo – l’immobilismo della ministra è ormai incomprensibile, nonostante tutti i problemi che ci sono”.
L’obiezione è sensata, viene avanzata anche su palestre e piscine, come anche su teatri e cinema, tutti destinati alla chiusura: hanno patito il lockdown, gli abbiamo chiesto di mettersi a norma per rispettare i protocolli, fare migliorie, investire, e adesso li costringiamo a chiudere?
Bellanova capisce di essere in minoranza, pretende che il dpcm sia varato in concomitanza con il decreto già  definito “Ristoro”, quello che dovrebbe contenere gli aiuti per le categorie colpite.
Roberto Gualtieri, anche lui presente al vertice, la rassicura, si stanno dragando tutti gli avanzi di cassa, la stesura è già  a buon punto, Conte assicura che entro lunedì sarà  in Consiglio dei ministri.
Rimane insoluto il problema della mobilità  fra Regioni, Boccia si incarica di portarlo in discussione con i governatori. La riunione viene sciolta, alle 15 le misure sono sottoposte al Cts che le valida, avanza un’obiezione sulla necessità  di chiudere anche le fiere nazionali e internazionali e di lasciare aperti i locali per il pranzo della domenica, con lo scopo di diminuire la possibilità  di aggregazioni familiari.
Il premier, a quel punto, accarezza l’idea di parlare al paese già  nella sera di sabato. L’intoppo però è a un passo.
Alle 16 il ministro degli Affari regionali si collega con i presidenti. Un confronto cordiale, ma serrato. I governatori del Nord hanno dubbi, il piemontese Cirio non capisce perchè un bar possa rimanere aperto fino le 18 e una palestra no, il friulano Fedriga spiega che occorrono evidenze scientifiche per una stretta così dura a carico solo di un pezzo della realtà  produttiva, le province si accodano, spiegando che altrimenti verrebbero vanificati gli sforzi per i protocolli, dalla Calabria e dal presidente dell’Anci Decaro si sottolinea una forte penalizzazione per il Sud, abituato a orari che slittano più in là  nella giornata, e per i piccoli borghi.
Boccia mette sul tavolo il problema della mobilità  tra le Regioni: “Ve lo sottopongo affinchè si decida insieme. La nostra posizione è che al momento non sia necessario, ma decidiamo insieme, non facciamo che poi c’è chi va per conto suo”.
La riunione si aggiorna, i presidenti si fermano tra loro per elaborare le proposte. Il documento che arriva sul tavolo del governo dopo meno di un’ora non fa menzione della mobilità , ma spariglia ancora le carte in tavola.
I governatori chiedono che i ristoranti rimangano aperti almeno fino alle 23, i bar alle 20, e che la didattica a distanza nei licei e negli istituti professionali sia al 100%, oltre a chiedere una valutazione,dati epidemiologici alla mano, su palestre, piscine, teatri e cinema.
L’idea di una conferenza stampa serale svanisce, sono quasi le 22 di sera quando Conte riconvoca tutti per fare il punto della situazione. Il dpcm sarà  firmato domenica, seguirà  solita conferenza stampa.
“Sperando che non sia troppo tardi”, confessa a tarda sera un ministro.

(da “Huffingtonpost”)

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“AIUTI ALLE ATTIVITA’ DANNEGGIATE? CONDIZIONARLI A IMPEGNI CON IL FISCO, BASTA EVASIONE FISCALE”

Ottobre 24th, 2020 Riccardo Fucile

INTERVISTA A ENRICO GIOVANNINI, EX PRESIDENTE ISTAT: “I RISTORI NON POSSONO ESSERE A PIOGGIA E CHI LI RICEVE DEVE ACCETTARE CONTROLLI”

“Vogliamo uscire da questa crisi tornando al punto di partenza, cioè 110 miliardi di evasione fiscale e un sommerso che vale il 12% del pil? La risposta della politica deve essere no. In Quinto potere il presentatore Howard Beale conclude il suo monologo chiedendo a tutti di urlare: “Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più“. Ecco, il Paese intero dovrebbe dire che è inaccettabile una evasione così ampia”.
Per l’economista Enrico Giovannini, ex presidente Istat e ministro del Lavoro, oggi portavoce dell’Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile e a capo della commissione che scrive ogni anno la Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione, l’impatto economico della seconda ondata di Covid va affrontato guardando al “dopo”.
Con l’obiettivo di “rimbalzare in avanti, non tornare indietro”. Giusto sostenere le attività  danneggiate dalle nuove restrizioni, ma non più con aiuti a pioggia come il bonus 600 euro.
Professore, durante il lockdown aiutare tutti gli autonomi senza imporre condizioni è stato inevitabile.
Vista l’urgenza, il governo prese quella decisione e non chiese di dimostrare un calo di fatturato. Poco dopo però, quando su proposta di Asvis e Forum Disuguaglianze e Diversità  fu introdotto il Reddito di emergenza con l’obiettivo di tutelare anche i lavoratori irregolari, i più marginali, insomma gli “ultimi”, si alzarono obiezioni. E alla fine fu richiesta la presentazione dell’Isee e una serie di procedure che hanno ristretto la platea. Una asimmetria difficile da accettare.
Veniamo a oggi: le categorie più colpite dai coprifuoco chiedono altri aiuti. Si ipotizza una riedizione dei contributi a fondo perduto erogati dalle Entrate, subordinati a un forte calo del fatturato.
Questa seconda ondata colpisce i diversi settori in modo asimmetrico e arriva dopo un’estate in cui vendite e produzione industriale hanno avuto un forte rimbalzo mentre turismo e ristorazione, soprattutto nei centri storici, hanno continuato a soffrire. Ma in molti casi i ristoranti di quartiere soffrono meno perchè lo smart working favorisce le uscite “sotto casa”. Quindi gli interventi vanno graduati per aiutare chi è davvero in grave difficoltà  senza sprecare fondi. I ristori devono essere condizionati ai comportamenti passati ma anche al presente e al futuro.
Per esempio prevendo più controlli fiscali per chi li riceve?
Si può immaginare di dire: “Ti aiutiamo con i soldi di chi le tasse le paga, ma se tra due anni vieni scoperto a evadere non saremo teneri”. E prevedere una valutazione della coerenza delle future dichiarazioni con i nuovi Indici sintetici di affidabilità  fiscale oppure approfondimenti ad hoc. Oppure: visto che le sanzioni per chi viola l’obbligo di trasmissione telematica dei corrispettivi sono state rinviate causa emergenza, si potrebbe condizionare l’aiuto alla messa in regola.
Quindi: aiuti differenziati settore per settore e legati a doppio filo alla lotta all’evasione.
Se, come da previsioni del governo, a fine 2022 torneremo al pil di prima della crisi, vorrei che fosse esplicitata l’idea che dobbiamo arrivarci riducendo il peso del sommerso dal 12% attuale a una quota, tanto per dare una cifra, dell’8%. E che non vogliamo più avere, in alcune categorie, una propensione all’evasione Irpef superiore al 30%. Le azioni che mettiamo in campo in questo periodo devono essere nell’ottica della lotta al nero che il governo sta già  portando avanti con il piano cashless. Non è solo questione di corretta concorrenza tra imprese che evadono e quelle che non evadono, di giustizia tra chi le tasse le paga e chi no. C’è anche il fatto che nei settori ad alta intensità  di sommerso la dinamica della produttività  è molto bassa. Significa che quei settori contribuiscono a zavorrare la crescita. E’ questo quello che vogliamo?
Vale anche per i prestiti con garanzia statale alle medie e grandi imprese?
Anche in quel caso si possono immaginare condizionalità  non solo sui livelli occupazionali ma anche in direzione del Green new deal. In Francia per esempio il governo sostiene il settore auto ma in cambio di un forte impegno alla transizione verso la mobilità  elettrica. Non solo: visto che i Piani nazionali di ripresa e resilienza devono avere tra i capisaldi la lotta alla disuguaglianza di genere, si potrebbero condizionare gli aiuti anche all’adozione di politiche molto coraggiose in termini di parità  salariale tra uomini e donne. Oppure, visto che il governo Renzi impose l’obbligo di rendicontazione non finanziaria sull’impatto ambientale e sociale solo a una parte delle grandissime imprese (circa 200 in totale), si potrebbe subordinare le politiche di sostegno all’obbligo di rendicontazione, così da accelerare il balzo in avanti verso un’Italia più equa e sostenibile.

(da “Il Fatto Quotidiano”)

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CHE FARSA, ANCHE LO SCERIFFO HA SPARATO A SALVE: DE LUCA SI RIMANGIA IL LOCKDOWN IN CAMPANIA

Ottobre 24th, 2020 Riccardo Fucile

“RISTORANTI NON CHIUDANO ALLE 18 MA ALLE 23″…LA SCUSA RIDICOLA: “IL GOVERNO NON HA ANCORA GARANTITO I RISTORI”

“Continueremo a seguire la nostra linea di rigore, senza cambiare di una virgola, come è nostro dovere fare”. Tira dritto il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, dopo gli scontri di ieri sera a Napoli, ma nel pomeriggio l’esito della Conferenza Stato-Regioni lo costringe a rinviare l’annunciato lockdown della Campania.
Primo motivo: il Governo non intende “assumere drastiche misure restrittive a livello nazionale, quindi diventa improponibile realizzare misure limitate a una sola regione, al di fuori quindi di una decisione nazionale che comporterebbe anche incontrollabili spostamenti al di fuori dei confini regionali”.
Secondo, l’assenza al momento di un piano socioeconomico di ristori, che De Luca ha sempre detto di considerare essenziale prima di varare drastiche chiusure.
Intanto il governatore si differenzia su due questioni cardine del nuovo dpcm: la didattica a distanza a suo avviso deve rimanere al cento per cento, con l’eccezione dei soli asili, e i locali pubblici vanno chiusi alle 23 invece che alle 18 come previsto dal nuovo giro di vite nazionale. In assenza di chiusure complessive ”è inutile penalizzare intere categorie”
L’annunciata ordinanza-lockdown di domani non ci sarà , anche se è non è escluso un provvedimento che introduca nuove misure di contenimento dell’epidemia che in Campania continua a correre veloce.
Dopo il pauroso balzo in avanti di ieri (2.280 contagi, nuovo record regionale, su 15.801 tamponi) i dati di oggi fanno segnare una frenata con un incremento di ‘soli’ 1.718 casi
Poichè c’è stato anche un considerevole calo nei tamponi (12.530) la situazione resta in pratica invariata, “a un passo dalla tragedia” come l’aveva definita ieri il presidente della Regione ribadendo l’assoluta urgenza di misure drastiche.
Osservata speciale resta la scuola, che il governatore valuta pericolosa fonte di contagio non per l’attività  interna ma per gli assembramenti all’ingresso e all’uscita senza protezioni
Dai dati dell’Unità  di crisi si evince che, nelle due settimane successive all’apertura, i contagi nella fascia d’età  fino a 18 anni sono cresciuti di nove volte, contro le tre della restante popolazione: un indice che secondo il governatore impone di proseguire con la didattica a distanza.
In sede di conferenza Stato-Regioni, il governatore campano batte su un punto: “Chiediamo al Governo di impegnarsi: a garantire la legalità  e il rispetto delle leggi; a mettere a punto immediatamente un piano di sostegno socio-economico per le categorie produttive e per le famiglie. Questo sostegno costituisce una priorità  assoluta, al pari delle misure sanitarie, come abbiamo fatto in Campania con un piano economico e sociale scattato contestualmente alle misure restrittive. Da oggi non accetteremo ritardi e interlocuzioni se non si affronta da subito il tema sociale”. Un tema che da ieri è anche questione di ordine pubblico.

(da “Huffingtonpost”)

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CHE PAESE DI PULCINELLA: LE REGIONI CONTRARIE A IRRIGIDIRE LE MISURE, PREFERISCONO INGRASSARE GLI INCASSI E CHE GLI ITALIANI SI CONTAGINO

Ottobre 24th, 2020 Riccardo Fucile

DIVERGENZE CON IL TESTO DEL GOVERNO: VOGLIONO FAR CHIUDERE I RISTORANTI ALLE 23, NIENTE CHIUSURE DOMENICALI E TENERE APERTE PISCINE, PALESTRE, CENTRI SPORTIVI, CINEMA E TEATRI FINO A CHE SOPRAVVIVE L’ULTIMO CLIENTE

Dopo il confronto con il governo che per tramite del ministro Francesco Boccia ha illustrato i contenuti del dpcm in preparazione in queste ore, la conferenza delle Regioni si è riunita per elaborare le proprie osservazioni. Che, se accolte, modificherebbero sostanzialmente alcune delle misure principali messe a punto da Conte e dai capi delegazione del governo.
La lettera inviata da Stefano Bonaccini in qualità  di presidente del consesso dei governatori, chede di “prevedere l’orario di chiusura per i ristoranti alle 23, con il solo servizio al tavolo”, e per “i bar alle 20 ad eccezione degli esercizi che possono garantire il servizio al tavolo”, contrariamente all’idea del governo che prevederebbe una chiusura alle 18 di tutti i servizi di ristorazione. In aggiunta viene chiesto di eliminare l’obbligo di chiusura domenicale attualmente prevista dal testo.
I presidenti chiedono all’esecutivo di ripensare alla chiusura di piscine, palestre, centri sportivi, cinema e teatri “anche valutando i dati epidemiologici di riferimento”, mentre invocano una stretta sui centri commerciali, da chiudere nei fine settimana “con eccezione di alimentari e farmacie”.
Sul fronte della scuola, invece, i governatori premono affinchè la didattica a distanza per le scuole superiori e le università , al momento prevista al 75%, venga innalzata al 100%.
Sul tracciamento, “al fine di rendere sostenibile il lavoro delle Asl in tempo di emergenza riducendo il carico di lavoro dovute alle difficoltà  nel contact tracing” la richiesta è quella di destinare “i tamponi molecolari o antigenici solo ai sintomatici e ai contatti stretti quali familiari e conviventi”.
Infine la conferenza delle Regioni fa rilevare “la necessità  di prevedere adeguate forme di ristoro per i settori e le attività  economiche interessate” dal dpcm, prevedendo un impegno del governo da apporre nero su bianco al testo che verrà  emanato.

(da agenzie)

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IL PRANZO TRA AMICI SI TRASFORMA IN FOCOLAIO: 15 POSITIVI IN VENETO

Ottobre 24th, 2020 Riccardo Fucile

DEDICATO AI CAZZARI CHE IRONIZZANO SULLA “RACCOMANDAZIONE” DI NON PARTECIPARE A PRANZI E CENE CON PIU’ DI SEI PERSONE

Volevano semplicemente passare del tempo insieme, invece quell’occasione di convivialità  si è trasformata in qualcos’altro. Quindici persone – tra commensali e loro congiunti – sono risultate positive al Covid-19 dopo un pranzo tra amici organizzato nella zona tra Conegliano e Vittorio Veneto.
Secondo quanto scrive “il Gazzettino”, l’allarme è scattato quando un invitato, dopo alcuni giorni, si è sentito male ed è andato in ospedale: il tampone ha confermato che si trattava di coronavirus.
A quel punto è iniziato il contact tracing sui sui contatti degli ultimi giorni, fino a risalire ai commensali di quel “maledetto” pranzo. In ogni caso, al momento tutte le persone coinvolte nel cluster si trovano in isolamento domiciliare.
Nell’ultimo Dpcm c’è la raccomandazione di non invitare a casa propria persone non conviventi per pranzi o cene più di 6 persone, anche se sono amici o famigliari (e in questa circostanza è comunque fortemente consigliato l’utilizzo coscienzioso della mascherina). Nessun divieto tra le mura di casa, si fa affidamento al buonsenso.
“Non riteniamo di introdurre una norma vincolante”, aveva spiegato Conte, ma all’articolo 1 del decreto ”è fortemente raccomandato l’uso dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie anche all’interno delle abitazioni private in presenza di persone non conviventi”.

(da agenzie)

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PORTE CHIUSE. LA SLOVENIA BLOCCA GLI INGRESSI DAL FRIULI VENEZIA GIULIA: 12 REGIONE ITALIANE NELLA BLACK LIST

Ottobre 24th, 2020 Riccardo Fucile

DOPO AVER PREDICATO I PORTI CHIUSI ORA A FEDRIGA SBATTONO LA PORTA IN FACCIA

Il Friuli Venezia Giulia, che ieri ha registrato il picco massimo di +340 nuovi contagi, è stato inserito ieri notte nella “lista rossa” Covid da parte della Slovenia, che ha deciso di restringere ulteriormente gli ingressi sul territorio nazionale per contrastare l’epidemia.
Il decreto, fa sapere in una nota il governo di Lubiana, include altre 12 regioni italiane dove l’epidemia si manifesta più gravemente (Abruzzo, Valle D’Aosta, Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Piemonte, Sardegna, Toscana, Umbria, Veneto) e la provincia autonoma di Bolzano.
Entrerà  in vigore il terzo giorno dopo la pubblicazione sulla gazzetta ufficiale, ovvero lunedì prossimo. Per chi entra dalle zone rosse, quindi anche dal Friuli Venezia Giulia, è prevista la quarantena obbligatoria, oppure un certificato di un test covid negativo eseguito in unione europea non più vecchio di 48 ore.
Vi è poi una lista di eccezioni all’obbligo di quarantena e tampone. Le principali riguardano i lavoratori transfrontalieri, i transiti attraverso la Slovenia, i proprietari di immobili e terreni, i lavoratori agricoli che hanno campi oltre la linea di confine e possono attraversarla senza nessuna limitazione anche fuori dai posti di blocco, dove potranno essere attivati controlli sanitari.

(da agenzie)

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BURIONI ATTACCA SALVINI: “CHI IN QUESTA TRAGEDIA DIFFONDE BUGIE PERICOLOSE E’ UN IRRESPONSABILE”

Ottobre 24th, 2020 Riccardo Fucile

“L’IDROSSICLOROCHINA NON CURA E NON PREVIENE IL COVID E CHI E’ ASINTOMATICO PUO’ CONTAGIARE GLI ALTRI”

Il riferimento nemmeno troppo nascosto è a Salvini che da buon trumpiano d’accatto sponsorizza l’idrossiclorochina – bocciata dalla comunità  scientifica – e la cura al plasma, dopo che i sovranisti hanno eletto come suo paladino un medico che ha alimentato una sceneggiata social cercando di presentarsi come un indifeso contro il potere dei ‘baroni’ e dei grandi interessi della lobby del farmaco.
Così il virologo è tornato sull’argomento: “L’idrossiclorochina non cura nè previene Covid-19 e chi è asintomatico – pur se non malato – può contagiare gli altri. Chi in questa tragedia diffonde bugie pericolose o alimenta complottismi che immaginano la sparizione di cure in nome di interessi oscuri è un irresponsabile
Burioni è intervenuto per smentire l’affermazione di Salvini: “Positivo non vuol dire malato”. Burioni replica: “Il 98% dei “positivi” alla polio non era malato, ma quel 2% rimanente significava 8000 bambini morti o paralizzati all’anno. Positivo vuole dire infettato e potenzialmente infettivo Smettiamo di giocare con le parole, la situazione è seria”.

(da agenzie)

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CERVINIA, SCIATORI AMMASSATI SULLA FUNIVIA NEL PRIMO GIORNO DI APERTURA DEGLI IMPIANTI

Ottobre 24th, 2020 Riccardo Fucile

2.200 GLI SCIATORI CHE SI SONO CATAPULTATI SULLE PISTE, DECINE AMMASSATI SENZA DISTANZIAMENTO… SARANNO GLI ITALIANI CHE “MUOIONO DI FAME” SECONDO I SOVRANISTI

Secondo una prima stima sono 2.200 gli sciatori che si sono catapultati sulle piste di Breuil-Cervinia per la prima giornata della nuova stagione.
In queste immagini, girate da uno degli sciatori e pubblicate su Facebook, decine di persone ammassate nella funivia: tutti – da quello che si può vedere nella clip amatoriale – indossano la mascherina ma il distanziamento è inesistente.
L’autore del filmato ha poi specificato, sempre su Facebook, di essere immediatamente risceso a valle sempre a bordo della funivia e di aver rinunciato alle discese proprio a causa della folla che ha avuto accesso agli impianti di risalita.
E’ iniziata con una lunga coda alle biglietterie la stagione sciistica sulle piste di Beuil Cervinia. Tutti indossano la mascherina e chi l’ha dimenticata ne riceve una dalla società  che gestisce gli impianti.
Ma sulla funivia che sale a Plan Maison e poi a Plateau Rosa l’ammassamento è assicurato, così come non c’è distanziamento nella fila che sale alle casse degli impianti. Lo si vede nelle fotografie pubblicate dagli utenti sui social: sulla funivia che porta gli sciatori a Plan Maison non vi era alcun distanziamento personale: le cabine partivano con la capienza massima.
Le immagini hanno suscitato molte polemiche. Le vigenti disposizioni in Val d’Aosta prevedono d’altronde la capacità  totale su funivie, cabinovie e seggiovie

(da agenzie)

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COPRIFUOCO DI FATTO: ECCO LA BOZZA CHE CONTE PRESENTERA’ IN SERATA

Ottobre 24th, 2020 Riccardo Fucile

CHIUSURA BAR E RISTORANTI ALLE 18, STOP A PALESTRE, PISCINE, CINEMA E TEATRI… DIDATTICA A DISTANZA AL 75% NELLE SUPERIORI… MA RESTANO APERTE SCUOLE DI PRIMO CICLO E AZIENDE… UN ALTRO PICCOLO TAPPULLO CHE NON RISOLVE IL PROBLEMA

Bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie dovranno chiudere alle 18 del pomeriggio (l’asporto sarà  consentito fino alla mezzanotte) e fino alle 5 del mattino, mentre le saracinesche dovranno rimanere abbassate la domenica.
Sospensione delle attività  di sale giochi, sale scommesse, bingo, casinò, degli spettacoli teatrali, dei concerti e dei cinema anche all’aperto, delle palestre, delle piscine, dei centri termali, culturali, sociali e ricreativi.
Vietate le feste in luoghi al chiuso o all’aperto, comprese quelle legate a cerimonie religiose e civili, oltre alle saghe e alle fiere.
E’ quanto prevede la bozza del dpcm che il governo sta preparando – e di cui Huffpost ha preso visione – e che sta discutendo in queste ore con le Regioni e con il Comitato tecnico-scientifico, e che dovrebbe essere presentata da Giuseppe Conte in una conferenza stampa attesa per stasera. Le nuove misure entrerebbero in vigore da lunedì 26 ottobre, fino al 24 novembre.
E’ un coprifuoco di fatto, anche se il testo al momento non prevede divieti di mobilità . Ma il governo ha deciso sostanzialmente di bloccare la gran parte delle interazioni sociali, prevedendo lo stop della movida in strada sempre dopo le 18, e più in generale il divieto di bere o mangiare dalle sei del pomeriggio in poi in luoghi pubblici o aperti al pubblico.
Dunque oltre agli esercizi chiusi non ci si potrà  vedere al parco (anche se non ne è prevista la chiusura) o in piazza per bere insieme.
E comunque viene prevista la possibilità  di chiusura al pubblico dalle 21 in poi di tutte quelle strade o piazze nei centri urbani dovre potrebbero crearsi assembramenti.
Sarà  obbligatorio esporre all’ingresso dei locali pubblici e aperti al pubblico un cartello con la segnalazione del numero massimo di persone che potranno accedervi direttamente, e comunque il limite di persone che potranno sedersi insieme al tavolo scende da sei a quattro.
Runner salvi: sarà  possibile praticare attività  motoria e sportiva mantenendo le distanze interpersonali, ma gli eventi sportivi , ad eccezione di quelli agonistici riconosciuti dal Coni, delle competizioni professionistiche e dilettantistiche nazionali, dovranno interrompersi del tutto.
Rimarranno garantite, nel rispetto degli attuali protocolli anti-Covid, le attività  produttive, industriali e commerciali, così come rimarrà  in presenza l’attività  didattica ed educativa per il primo ciclo di istruzione (elementari e medie) e per l’infanzia.
Per gli i licei e gli istituti professionali viene previsto il ricorso alla didattica a distanza per il 75% delle attività , differenziando gli orari di ingresso a partire dalle 9, anche attraverso il ricorso a orari pomeridiani. Al momento non risultano limitazioni negli spostamenti fra Regioni, misura che è stata comunque oggetto di dibattito all’interno del governo, mentre è fortemente raccomandato di evitare la mobilità  tra un comune e l’altro se non per esigenze lavorative, di studio o di salute.

(da “Huffingtonpost”)

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