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ZAIA DICE CHE CRISANTI SI E’ ATTRIBUITO IL MERITO DEI TAMPONI IN VENETO CHE INVECE SAREBBE IL SUO, MA CRISANTI LO INCHIODA: “ECCO LE CHAT CON IL GOVERNATORE CHE DIMOSTRANO IL CONTRARIO”

Ottobre 28th, 2020 Riccardo Fucile

LA BRUTTA FIGURA DI ZAIA ….CRISANTI: “BASTA, LA MISURA E’ COLMA”

“Ho le prove, eccole. Il piano sanitario della Regione Veneta con i tamponi a tappeto è nato grazie al mio input e di altri colleghi dell’Università  di Padova. Nei giorni in cui scoppiò la pandemia ho tenuto rapporti stretti con il presidente Luca Zaia, ed è dimostrato dai messaggi che ci siamo scambiati”.
Andrea Crisanti, che si trova a Londra, ha deciso che la misura è colma.
Da mesi è sotto tiro da parte del governatore veneto che da un certo momento in poi (coinciso con l’offerta arrivata dal centrosinistra al virologo per una candidatura alle suppletive del Senato a Verona) ha continuato a rimarcare il successo del Veneto sul fronte Covid grazie alla macchina regionale e non all’intuito del docente.
Adesso, dopo l’anticipazione del libro di Bruno Vespa, che riporta una lettera molto dura della dottoressa Russo, responsabile della prevenzione della Sanità  in Veneto, il professore mostra i documenti.
Per capirli bisogna ricordare che il 21 febbraio 2020 c’è il primo decesso nell’ospedale di Schiavonia (Padova). Si tratta di un pensionato di Vo’. La Regione decide di chiudere il paese ed evacuare l’ospedale, per isolare i focolai. Vengono effettuati i primi tamponi alla popolazione.
A quel punto, una settimana dopo, entra in scena Crisanti, che propone di effettuare un nuovo giro di tamponi per avere una campionatura scientifica unica al mondo. E viene autorizzato dalla Regione.
Ma il pomo della discordia è il Piano sanitario regionale, che secondo la dottoressa Russo è stato concepito esclusivamente dalla Regione. Una rivendicazione che Russo rimarca in una lettera spedita alla rivista “Nature”, la stessa che ha pubblicato lo studio di Crisanti.
Secondo Bruno Vespa, la lettera risale a questo autunno. Per Crisanti, invece, non è mai arrivata a “Nature”. L’articolo è uscito a luglio, mentre la replica della Russo — con cui rivendica la paternità  della Regione Veneto al piano di prevenzione — è, quindi, di almeno tre mesi dopo.
CRISANTI SCRIVE A ZAIA
La messa a punto della strategia avviene tra l’8 e il 9 marzo. Crisanti a Zaia, via WhatsApp: “Le do’ in via confidenziale una prima fotografia di Vo’: tasso di reinfezione inferiore al 1 per 1000 dal 3% iniziale. La sorveglianza attiva funziona fra un paio di giorni avremo i primi dati completi è un successo senza precedenti un modello che può essere esportato a tutti i focolai senza necessariamente chiudere tutto”.
Zaia risponde con freccia indirizzata verso l’alto con il simbolo “top”. E’ entusiasta, infatti, aggiunge: “Ho chiesto al Corriere di intervistarla”. E invia un’emoji con un braccio muscoloso.
IN AUTO DA LONDRA
Il secondo momento è il ritorno di Crisanti. “Giovedì sera sono in Italia. Solo ieri ho ricevuto dal prefetto la documentazione per poter tornare in auto in quanto tutti i voli sono cancellati. Oggi pomeriggio le mando il progetto”.
Così scrive il 9 marzo a Zaia. E spiega: “La mia idea era doppiare la capacità  di fare tamponi a Padova e aprire un laboratorio a Schiavonia. Per ogni positivo identificato faremo il tampone a parenti contatti e tutti gli abitanti in un raggio di 100 m. Il fatto che ora le persone si muovono meno faciliterà  la nostra azione“.
“FAREMO 10MILA TAMPONI AL GIORNO”
C’è poi un’aggiunta importante, perchè indica già  allora un numero che lo stesso Zaia ha esibito in numerose conferenze stampa. “Potremmo arrivare a fare diecimila tamponi al giorno e poi nel giro di una settimana ne portiamo uno in ogni provincia e potenziamo quelli esistenti”.
Il riferimento finale è alla dotazione del macchinario. La dottoressa Russo ha rimproverato a Crisanti di aver scritto solo su “Nature” le conclusioni dell’indagine effettuata a Vo’ e finanziata dalla Regione.
Ma il 9 marzo Crisanti dava i primi risultati in diretta: “Signor governatore abbiamo completato le analisi dei campioni di Vo’ che confermano un drammatico calo delle nuove infezioni con una caduta di 10 volte passando dal 3% a circa il 2,5 per 1000 che è generato da 7 nuove infezioni in individui totalmente asintomatici che sono stati posti in isolamento. Inoltre l’interruzione della trasmissione ha accelerato notevolmente il tasso di guarigione che a 10 giorni è vicino al 70% attribuibile possibilmente alla ridotta probabilità  di infezione”.
IN TUTTE LE PROVINCE
Ed è il 9 marzo che Crisanti fa la proposta a Zaia. “Per estendere questo approccio a tutta la regione suggerisco le seguenti azioni: 1. raddoppiare la capacità  di Padova e mettere Schiavonia nelle condizioni di eseguire tamponi; 2. creare la capacità  di fare tamponi in tutte le province della Regione Veneto; 3. iniziare a testare tutti i cittadini che lamentano sintomi che ora sono lasciati a casa senza diagnosi e in caso positivo testare i contatti ed estendere il test a tappeto per un raggio di 100 m; 4. iniziare a testare le categorie a rischio: polizia carabinieri personale sanitario e tutti gli operatori di servizi pubblici”.
E’ la filosofia del piano, così sintetizzata sempre su WhatsApp: “Questa azione farà  emergere la parte sommersa dell’infezione che inizialmente farà  aumentare la casistica ma nel giro di pochi giorni incominceremo a vedere i risultati. Se il modello Vo’ fosse stato applicato dall’inizio oggi festeggeremmo. Un cordiale saluto la ringrazio per la stima”.
Cinque minuti dopo, alle 14.29, Zaia risponde: “Senta direttamente la dottoressa Russo per definire il programma. E’ già  informata. Grazie”.
Il che significa che l’idea di effettuare un programma di tamponi è partita da Crisanti e la struttura sanitaria della Regione Veneto l’ha recepita, dopo esserne stata anticipatamente informata da Zaia che aveva parlato con Crisanti.
Il professore chiama subito la dottoressa Russo, e scrive a Zaia: “Ok grazie Ho provato a contattarla non mi ha ancora risposto la sentirò più tardi”.
In un altro messaggio il professore scrive: “La nostra strategia sta finalmente facendo breccia noi in Veneto siamo gli unici in Italia ad aver fatto le cose giuste dall’inizio. Domani presento il piano di potenziamento dei test all’assessore”.
Zaia approva e invita a fare in fretta: “Dobbiamo correre! Ho dato mandato di rinforzare il personale le microbiologie… grazie!”.

(da “Il Fatto Quotidiano”)

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PRIMA I SOLDI E POI LA VITA: I SOVRANISTI NON STANNO DALLA PARTE DEL POPOLO

Ottobre 28th, 2020 Riccardo Fucile

I LORO “MITI” SONO TRUMP E BOLSONARO CHE HANNO FATTO DILAGARE L’EPIDEMIA E SEPPELLITO 380.000 CONNAZIONALI

I sovranisti italiani hanno la stessa “etica” di Trump e Bolsonaro, con in più una dose di sciacallaggio senza eguali, perchè qui stanno all’opposizione e la loro strategia   è quella di cavalcare la pancia del paese qualunque pulsione esprima.
Sono quelli che tuonavano contro il governo all’epoca non delle zone rosse ma delle zone arancioni. Ricordate Zaia.
Sono la Meloni che si faceva i video davanti al Colosseo in piena pandemia per invitare i turisti a venire, pensando di essere così paladina di qualche corporazione.
Anche Bolsonaro diceva che le chiusure erano sbagliate perchè si danneggiava l’economia. E abbiamo visto che è successo.
Anche Trump ha detto che il Covid non poteva fermare l’America e basta vedere quello che ancora sta succedendo.
Abbiamo visto Boris Johnson, che in attesa dell’immunità  di gregge ha decretato la morte di migliaia di cittadini britannici salvo poi rinsavire (in parte) quando la morte è stata ad un passo dal portarselo via.
Poi c’è stata la storia del virus clinicamente morto e dello tsunami diventato ondina (Zangrillo e Bassetti) perchè ci fosse il liberi tutti.
Dalle sceneggiate no-mask di Salvini, agli assembramenti e alle ammucchiate alle loro uscite politiche.
Dall’invito a non scaricare la app Immuni alla fiera opposizione a qualsiasi norma e regola all’insegna del: “Gli italiani vogliono vivere, vogliono respirare, vogliono amare” per dire basta anche al distanziamento interpersonale.
Poi la movida, le discoteche, i ristoranti e gli stabilimenti senza le necessarie distanze   e tutte quelle follie di una estate senza regole all’insegna dello sballo e del vil denaro che hanno visto i sovranisti in difesa di tutte le corporazioni che chiedevano le mani libere, come se la pandemia fosse un’invenzione
Chi nasce quadrato non può morire tondo e ai sovranisti non si può chiedere onestà  intellettuale perchè non conoscono nè onestà    nè intelletto ma solo odio e sciacallaggio.
Per loro centinaia di morti al giorno sono un prezzo accettabile da pagare per tenersi care le corporazioni   dalle quali sperano di attingere voti.
La vita delle persone in tempi di pandemia non è una priorità , prima vengono i soldi. E la loro scelta l’hanno già  fatta. Tutto il resto sono scuse e alibi per girarci intorno, perchè loro non stanno dalla parte del popolo.
Hanno come esempio due leader alla guida di paesi nei quali ci sono le fosse comuni dei morti di Covid.

(da Globalist)

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MA SALVINI CHE PROPONE IL BONUS PER I MEDICI CHE RINVIANO LA PENSIONE E’ LO STESSO CHE HA INTRODOTTO QUOTA 100?

Ottobre 28th, 2020 Riccardo Fucile

PRIMA AGEVOLA I SANITARI CHE VOGLIONO ANDARE IN PENSIONE, ORA GLI VUOLE DARE UN BONUS ECONOMICO SE RESTANO… E SE OGGI C’E’ CARENZA DI PERSONALE NEGLI OSPEDALI E’ GRAZIE A LUI: IN 11.897 HANNO LASCIATO LA PROFESSIONE, SGUARNENDO DI FATTO LE STRUTTURE SANITARIE

Tra le 6 proposte della Lega per provare a contrastare il coronavirus — il tutto in alternativa al dpcm appena varato dall’esecutivo di Giuseppe Conte — c’è anche quella di stanziare un bonus per tutti quei medici che scelgono di rinviare la pensione.
Quindi, in questa fase, la forza lavoro di cui ci sarebbe bisogno negli ospedali è rappresentata anche da quelle persone che — in età  lavorativa avanzata — possono ancora prestare il proprio servizio in corsia.
Una situazione di emergenza che, tuttavia, va a cozzare con quella che è stata una delle bandiere della Lega nel governo giallo-verde, ovvero quota 100.
Lo ricordiamo: dal 2018 e per i successivi tre anni, quota 100 ha permesso a diversi cittadini italiani di andare in pensione in anticipo rispetto all’età  prevista dalla legge Fornero. Bastava raggiungere, appunto, quota 100 con gli anni dei contributi versati allo stato e l’età  del singolo beneficiario. Negli ultimi due anni ci sono stati diversi pensionamenti nel settore pubblico, soprattutto nella scuola e — guarda caso — nella sanità .
Ora, una delle sei proposte che la Lega ha fatto per frenare la pandemia, in alternativa al lockdown soft introdotto dall’esecutivo con la chiusura di bar e ristoranti a partire dalle 18, chiede proprio ai medici (che, magari, sarebbero andati in pensione quest’anno con quota 100) di ritardare il loro ritiro dal mondo del lavoro, a fronte di un piccolo incentivo economico.
Se la Lega fosse stata al governo e avesse proposto questa misura, si sarebbe clamorosamente contraddetta, a distanza di soli due anni.
A rafforzare questo aspetto, oggi, arriva anche un report consultato in esclusiva dal quotidiano Il Foglio e riportato in un articolo del direttore Claudio Cerasa.
Secondo questo report, quota 100 avrebbe permesso — negli ultimi due anni — 33.889 uscite nella scuola e 11.897 nella sanità .
Per Il Foglio, dunque, l’assenza di personale nelle scuole e nei reparti degli ospedali — che si avverte come un macigno in questa fase della pandemia — sarebbe anche responsabilità  della quota 100, misura introdotta sia dal partito (la Lega) che attualmente si trova a guidare l’opposizione, sia da uno dei partiti di governo (il M5S) che nel 2018 era alleato del Carroccio.
E la proposta sui medici sulla soglia della pensione fatta da Matteo Salvini conferma esattamente questa tendenza.

(da agenzie)

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MADRE POSITIVA AL CORONAVIRUS ORGANIZZA DUE FESTE PER IL FIGLIO: MUORE LA NONNA DI UN AMICHETTO

Ottobre 28th, 2020 Riccardo Fucile

LA FOLLIA DI ORGANIZZARE UN COMPLEANNO CON 60 PERSONE

C’è una vittima della festa organizzata da una mamma positiva al coronavirus per il compleanno di otto anni del figlio a Ladispoli.
È la nonna di uno degli amichetti, che è stata contagiata dalla madre anche lei al party al quale hanno partecipato sessanta persone. Ladispoli al momento conta 237 contagi.
Un’anziana è morta, dopo essere stata contagiata dalla figlia, che a inizio ottobre aveva partecipato a una festa di compleanno di otto anni, organizzata dalla mamma di un amichetto del suo bambino a Ladispoli.
La donna, che si era sottoposta a tampone perchè da giorni aveva tosse e qualche linea di febbre, sintomi del Covid, aveva deciso di non rinviare le due feste in programma per il figlio alle quali era prevista la partecipazione di circa sessanta persone, tra bambini, amichetti e compagni di classe e rispettivi genitori.
Ma dopo i festeggiamenti sul litorale della provincia di Roma, è arrivato l’esito dei test: positivo. “Abbiamo avuto una vittima correlata alla festa con la mamma positiva di Ladispoli — ha spiegato Simona Ursino, direttrice del Sisp (Servizio Igiene e Sanità  Pubblica) della Asl Roma 4 a Il Messaggero — le feste private sono state, e purtroppo sono ancora, un problema per la diffusione del virus”.
Ieri Ladispoli ha registrato 49 nuovi contagi di coronavirus, raggiungendo un totale di 237 attuali positivi, il Comune con il maggior numero di casi nel territorio della Asl Roma4.
L’attenzione è alta nei confronti degli incontri all’interno delle abitazioni private, come lauree, diciottesimi, cene e aperitivi, che, come spiega la Asl Roma4, vengono ancora organizzati con imprudenza, nonostante il coprifuoco imposto dall’ordinanza prima e il Dpcm del Governo, che li sconsiglia fortemente.
Ambienti chiusi e momenti di convivialità  in cui le persone abbassano la guardia e ciò favorirebbe la diffusione dei contagi.
Come ha spiegato la Regione Lazio in più occasione i casi positivi riscontrati negli studenti ad esempio, non sarebbero avvenuti a scuola, ma in occasioni extra scolastiche.

(da agenzie)

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IL SINDACO VOLONTARIO DEL 118 STREMATO DOPO UN TURNO DI LAVORO: “IL VIRUS ESISTE E FA MOLTO MALE”

Ottobre 28th, 2020 Riccardo Fucile

LO SFOGO CONTRO I NEGAZIONISTI: “HO VISTO GENTE SOFFRIRE, LA LORO PAURA DI NON FARCELA”

Stanco, appoggiato all’ambulanza, con la tuta ancora addosso. Gianluca Vurchio è il sindaco di Cellamare, comune di poco meno di seimila abitanti in provincia di Bari, ma è anche un soccorritore del 118.
In una foto postata su Instagram si sfoga contro chi crede che il virus non esista: “Questo sono io. Ma questa foto rappresenta tutti gli operatori sanitari che quotidianamente sono in trincea. Oggi è stata una giornata difficile, davvero”, si legge nel post.
“Ho visto gente soffrire, ho trasportato pazienti critici, ho scrutato in loro e nei loro parenti il dolore e la paura di non farcela o di non riveder mai più il proprio caro. Il virus esiste, per davvero. E fa male, molto male”, aggiunge.
Nelle ultime righe fa un appello agli utenti, ribadendo le solite raccomandazioni contro il contagio: “Mettiamo la mascherina, facciamo attenzione. Proteggiamoci noi e proteggeremo anche gli altri”.

(da agenzie)

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SILLOGISMO ALL’ITALIANA: A COMO SCUOLA A CASA PER NON INTASARE I TRASPORTI MA POI RIDUCONO I MEZZI IN CIRCOLAZIONE

Ottobre 28th, 2020 Riccardo Fucile

LA GENIALE IDEA DELL’AZIENDA DEI TRASPORTI; FAR VIAGGIARE PIGIATI CHI VA AL LAVORO PER RISPARMIARE LE CORSE

Siccome il trasporto pubblico è intasato per le scuole, da domani facciamo tutti la didattica a distanza, e siccome facciamo la didattica a distanza allora riduciamo il trasporto pubblico.
È questa la geniale idea che deve essere venuta alle autolinee Asf, l’azienda che gestisce gran parte dei mezzi che collegano la provincia di Como.
In bella vista sul sito la sezione sullo stato del servizio.
Tra deviazioni per lavori e cambiamenti di orari, ecco campeggiare la notizia: cari comaschi, le linee C40,C43, C45 e via discorrendo subiranno una “riduzione del servizio causa didattica a distanza”.
Dunque ricapitoliamo: ci sono troppe persone sui mezzi pubblici; teniamo ragazzi e famiglie accompagnatrici a casa per svuotare gli autobus; gli autobus sono meno intasati; riduciamo gli autobus.
Un notevole sillogismo all’italiana, e in una Regione, la Lombardia, che più di tante altre fa registrare numeri preoccupanti di nuovi contagi.
Ieri a Como e provincia erano 215 i nuovi casi. Meno di Varese, infinitamente meno di Milano, Monza e della Brianza.
Pochi o tanti che siano non importa, basta dire che sono sufficienti a far tornare in garage quegli autobus che servivano a portare i ragazzi in classe e tornare a far assembrare un po’ chi va al lavoro perchè alla fine vuoi che non vada tutto bene?

(da “Huffingtonpost”)

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POSITIVO AL COVID IL SACERDOTE DI LEGNANO CHE IL GIORNO PRIMA AVEVA CELEBRATO LE COMUNIONI SENZA MASCHERINA

Ottobre 28th, 2020 Riccardo Fucile

LE FOTO CON LA MASCHERINA ABBASSATA A STRETTO CONTATTO CON I BAMBINI

Allarme tra i fedeli della Parrocchia di San Magno di Legnano, dove il sacerdote è risultato positivo al coronavirus.
Il giorno prima che avvertisse i primi sintomi, il 18 ottobre,   il sacerdote aveva celebrato le comunioni ed era apparso in alcune foto con la mascherina abbassata e vicino ai ragazzi.
Le famiglie presenti sono state informate, spetta ora all’Agenzia di Tutela della Salute valutare l’effetto che questi momenti non protetti possano aver avuto su potenziali contagi.
Subito dopo la notizia della positività  il sacerdote è stato sostituito da un esterno, mentre gli altri preti della parrocchia, compreso il parroco Angelo Cairati, sono stati messi in isolamento e sottoposti a tampone, risultando tutti negativi.
Lo stesso parroco, prevosto di Legnano, ha spiegato la situazione: “Verificata la situazione non abbiamo potuto fare altro che avvertire l’Ats della situazione e dei possibili contatti avuti dal sacerdote nei due giorni precedenti, mettendo in pratica per quanto ci riguarda isolamenti e quarantene, come dall’autorità  sanitaria. Saputo della positività  e al di là  del compito affidato dell’autorità  sanitaria, abbiamo avvertito anche noi in prima persona le famiglie”.

(da agenzie)

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ANCORA ALTRI DIECI GIORNI PRIMA DI ARRIVARE AL LOCKDOWN: QUANTE ALTRE CENTINAIA DI VITTIME DOBBIAMO SEPPELLIRE?

Ottobre 28th, 2020 Riccardo Fucile

CONTE PRENDE TEMPO NELL’ILLUSIONE CHE LE MISURE ADOTTATE POSSANO FRENARE LA CRESCITA DEL VIRUS… L’ALA RIGORISTA: “COSI’ RISCHIAMO DI ARRIVARE TARDI”

Dieci giorni per decidere su misure ulteriormente restrittive. Lockdown è un tabù nel Governo, una parolaccia, ma è lì che si va a parare.
Giuseppe Conte è conscio che le misure varate nel dpcm di domenica potrebbero non bastare. Spera che siano sufficienti, ma la realtà  è più testarda delle regole e dei propositi, e il dato odierno che sfiora i 25 mila positivi, sia pur con il record di tamponi, sta lì a ricordarlo.
“Aspettiamo i primi giorni della prossima settimana – spiega un componente dell’esecutivo – Se la chiusura di ristoranti, bar, palestre e piscine e l’implemento della didattica a distanza avranno funzionato lo sapremo solo allora”.
Non ci si aspetta una catarsi salvifica, ma si spera in un rallentamento significativo della crescita dei contagi. Quello che in queste ore viene definito “Il plateau”.
I numeri sono da prendere con le molle, ma si è messo in conto che, considerata l’attuale progressione, si possa da qui a una settimana arrivare a una quota di 30/35 mila contagi.
Se il numero dovesse stabilizzarsi, sarebbe il segnale che la stretta sta producendo i suoi effetti. In caso contrario si valuterebbe un lockdown, non così stringente come quello della scorsa primavera ma nemmeno troppo distante da lì.
E’ quello che ha detto Giuseppe Conte riunendo martedì sera i capigruppo di maggioranza che lo hanno incalzato sul punto: “Abbiamo deciso per gli ultimi provvedimenti proprio per evitare quello scenario. Dobbiamo aspettare una decina di giorni, poi valuteremo i dati epidemiologici e decideremo”.
E’ la seconda o terza puntata di un film che sembra già  visto, quello la cui trama prevede un dpcm, la successiva fiducia che il dpcm funzioni, la corsa a un nuovo dpcm più duro, con Piazza Affari che oggi ha perso il 4% al solo sentir nominare la parola lockdown.
“Rischiamo di arrivare tardi”, commenta desolato un esponente dell’ala rigorista della maggioranza. Fosse per Roberto Speranza e Dario Franceschini, il dado sarebbe già  stato tratto da tempo.
In alcune chat di governo oggi sono circolate assai le misure annunciate dalla Merkel: chiusura totale di bar e ristoranti, bar piscine, palestre, cinema e teatri chiusi, possibilità  di incontrarsi solo tra due nuclei familiari. “E lo fanno con meno della metà  dei contagi che abbiamo noi, siamo a un passo dal perdere il controllo”, spiega un esponente dell’ala rigorista.
La Germania il benchmark a cui riferirsi, Parigi la città  a cui guardare. Macron ha annunciato misure drastiche per fermare il contagio a fronte di cifre impensabili fino solo a due settimane fa, presagio di un fosco futuro prossimo anche nel Belpaese. Perchè se è vero che i transalpini sono avanti a noi di dieci giorni, al massimo due settimane, si possono anticipare decisioni che si stanno rendendo necessarie in tutta Europa, a partire dai due paesi che la trainano e che, al pari nostro, sono travolti dalla seconda ondata.
E’ anche per questo che il governo per tramite di Francesco Boccia ha annunciato che impugnerà  le ordinanze che vogliono allargare le maglie del dpcm, come quelle dell’Alto Adige e della Sicilia (per ora solo annunciata) che prolungano l’orario di apertura di bar e ristoranti fino alle 23.
Le maglie devono semmai restringersi, non allargarsi. Allo studio in queste ore l’istituzione di zone rosse mirate nelle aree dove il contagio è particolarmente esteso. I casi sotto la lente d’ingrandimento sono la Lombardia e la Campania, e in particolar modo Milano e Napoli, perchè, spiega chi sta lavorando al dossier, “le grandi città  sono le zone dove la curva potrebbe schizzare vertiginosamente all’improvviso da un giorno all’altro per la loro densità  abitativa”.
L’ultimo tabù rimasto in questi foschi tempi, il lockdown, trema, traballa, ondeggia. Dieci giorni per capire se cadrà .
Dieci giorni se va bene, perchè nessuno può escludere allo stato attuale delle cose che bene non andrà .

(da “Huffingtonpost”)

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MACRON ANNUNCIA IL LOCKDOWN IN FRANCIA PER UN MESE: NEGOZI, BAR E RISTORANTI CHIUSI, RESTANO APERTE SCUOLE E ALCUNE FABBRICHE

Ottobre 28th, 2020 Riccardo Fucile

MACRON ANNUNCIA IL LOCKDOWN IN FRANCIA PER UN MESE: NEGOZI, BAR E RISTORANTI CHIUSI, RESTANO APERTE SCUOLE E ALCUNE FABBRICHE
APERTI GLI UFFICI PUBBLICI E ATTIVITA’ ESSENZIALI… L’ALTERNATIVA E’ 400.000 VITTIME NEI PROSSIMI MESI

Nuovo lockdown in Francia da venerdì 30 ottobre. Lo ha annunciato alla popolazione il presidente Emmanuel Macron. Restano però aperti uffici pubblici, scuole e alcune fabbriche.
Nel Paese transalpino più di 3mila pazienti in terapia intensiva. La metà  dei posti è occupata da malati Covid.
I bar, i ristoranti e i “negozi non essenziali” chiuderanno in Francia a partire da venerdì prossimo nel quadro del lockdown nazionale che resterà  in vigore almeno fino al primo dicembre.
Lo ha detto il presidente francese, Emmanuel Macron in tv. Il presidente ha spiegato che “i negozi definiti a primavera come non essenziali, in particolare bar e ristoranti, resteranno chiusi”, ma “l’economia non deve nè fermarsi, nè crollare”.
“L’attività  continuerà  con maggiore intensità , il che significa che gli sportelli dei servizi pubblici resteranno aperti, come anche le fabbriche e le aziende agricole. Uffici e lavori pubblici continueranno a funzionare”.
Durante il nuovo lockdown annunciato dalla Francia, le frontiere dello spazio Schengen resteranno aperte
“Dobbiamo coltivare la speranza di poter festeggiare in famiglia il Natale: l’obiettivo è ridurre i contagi, da 40mila a 5mila, e ridurre i ricoverati in ospedale e terapia intensiva”.
Il presidente francese ha evocato lo scenario di “almeno 400.000 morti in più” entro qualche mese se il governo francese non farà  nulla contro il coronavirus.
“Non cediamo alla tentazione di dividerci”: è l’appello lanciato francese Emmanuel Macron, spiegando le misure anti-Covid. “Dobbiamo resistere, ciascuno al proprio posto: dando vita a un dibattito ma senza dividerci. Avremo bisogno di una nazione unita e solidale. Solo così riusciremo a superare questa battaglia: insieme a uniti”.

(da agenzie)

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