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GRILLO NOMINA CONTE MINISTRO DELLA TRANSIZIONE GRILLINA

Febbraio 28th, 2021 Riccardo Fucile

CONTE CALATO DALL’ELEVATO ALLA TESTA DELLA RIFONDAZIONE M5S, MENTRE CASALEGGIO PARLA ANCORA DI ATTIVISMO DELLA BASE

Il Giuseppe Conte politico nasce candidato ministro M5S, cresce “avvocato del popolo” in salse bicolori, prima gialloverde e poi giallorossa, matura la grande ambizione di ergersi a garante dell’unità  nazionale, ripiega sulla minore prospettiva di farsi federatore del centrosinistra e completa il cerchio, toglie la maschera bipartisan e riapproda nell’antica famiglia 5 stelle, come rifondatore del Movimento “da qui al 2050”.
Da avvocato del popolo tout court diventa così avvocato del popolo grillino, con una decisione presa in una riunione da vecchio partito all’hotel Forum di Roma.
Direttore d’orchestra, Beppe Grillo. Come spesso capita, quando il clima si scalda e i suoi ragazzi litigano ed entrano nel panico, il fondatore cala a Roma, nel “suo” Hotel Forum, e li mette tutti attorno a un tavolo. C’è anche Giuseppe Conte.
E c’è un futuro da immaginare per il Movimento e si presenta con un casco da astronauta, non parla con i cronisti e torna poi a farsi sentire in serata con un lungo post sul blog in cui prova a far brillare di nuovo le 5 stelle del Movimento delle origini: tutela dell’acqua pubblica, della mobilità  sostenibile, dello sviluppo, della connettività  e dell’ambiente. §
E così ribadisce ancora una volta l’importanza di energia, ambiente, economia e di come la transazione ecologica sarà  fondamentale per i prossimi decenni.
Con i cronisti, invece, è battaglia, anche ironica, come sempre: “Bellissima giornata. Tutte le cose che non verranno pubblicate sono vere” twitta al termine del summit pentastellato. Le anticipazioni di stampa sull’organizzazione del vertice – che doveva rimanere segreto — hanno fatto innervosire non poco l’entourage grillino. E ancora in mattinata una coltre di mistero avvolgeva luogo, giorno e ora del ritrovo, tanto che ancora stamattina giornalisti erano assiepati davanti alla villa di Grillo a Marina di Bibbona.
Al tavolo Giuseppe Conte ha detto sì. A comunicarlo è un post sulla pagina Facebook dei 5 stelle: “Giuseppe Conte ha raccolto l’invito a elaborare nei prossimi giorni un progetto rifondativo con il Movimento 5 Stelle. Una sfida cruciale per il Movimento, una ristrutturazione integrale per trasformarlo in una forza politica sempre più aperta alla società  civile, capace di diventare punto centrale di riferimento nell’attuale quadro politico e di avere un ruolo determinante da qui al 2050”.
Segue poi un elenco di temi da rimettere sul tavolo per ripartire, tra cui “la tutela dell’ambiente, l’importanza dell’etica pubblica e della lotta alla corruzione, il contrasto delle diseguaglianze di genere, intergenerazionali, territoriali, la lotta contro le rendite di posizione e i privilegi”. Servirà  qualche giorno per studiare e riscrivere il progetto di ripartenza dei 5 stelle. Ma anche per definire, insieme ai garanti del Movimento, quale sarà  il suo ruolo. Bisognerà  poi ridisegnare anche il nuovo organigramma, con il comitato direttivo, deciso col voto del 5 febbraio scorso, che deve essere nominato anche se c’è chi, a questo punto, avanza addirittura dubbi sulla sua nascita.
Come riporta l’Adnkronos infatti, fonti vicine al garante spiegano che Grillo vorrebbe un ruolo in solitaria per l’ex premier, sulla falsariga del ruolo esercitato da Di Maio prima e Crimi poi, nei panni del reggente.
Da valutare se affiancato da vice o da una segreteria politica, per dare una parvenza di collegialità  alla struttura del Movimento.
Presenti e assenti al summit sono l’altro elemento da tenere in considerazione. C’erano, tra gli altri Roberto Fico, Luigi Di Maio, Vito Crimi, Paola Taverna, Alfonso Bonafede, Stefano Patuanelli.
Assenti illustri Alessandro Di Battista, ormai uscito dal gruppo, e Davide Casaleggio. Se l’assenza del primo era scontata, quella del figlio di Gianroberto Casaleggio è un segnale di cui tenere conto.
Nonostante la presenza del suo uomo di fiducia e legale M5s, Andrea Ciannavei, Casaleggio Jr era impegnato nella sesta tappa del tour “La base incontra Rousseau”. Dove, senza parlare di equilibri e alleanze, ha rilanciato invece sulla necessità  che siano gli attivisti ad avere un ruolo centrale nella vita politica.
E senza nemmeno citare più i Cinque Stelle, ha ricordato come Rousseau lavori “per dare agli attivisti sempre più strumenti per autodeterminarsi e incidere sulla vita politica”. Non sulla vita del Movimento che viene decisa invece ancora da Beppe Grillo e, al limite, vidimata in un voto della base dall’esito al solito piuttosto scontato.

(da Huffingtonpost)

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“CAMBIAMO” E’ RIMASTO A SECCO DI POLTRONE E TOTI ROMPE LA PACE CON IL GOVERNO DRAGHI

Febbraio 28th, 2021 Riccardo Fucile

IN UN MESE IL GOVERNATORE DELLA LIGURIA E’ PASSATO DA FERVIDO SPONSOR DEL GOVERNO ALLA CRITICA APERTA

Giovanni Toti, 6 febbraio: “Il nostro movimento politico si è battuto per Draghi fin dall’inizio della crisi, convinto che sia quel che serve al Paese”. Giovanni Toti, 26 febbraio: “Io credo che si debba cambiare passo e dare un minimo di prospettiva. Parlare di chiusure fino a oltre Pasqua non mi sembra francamente un cambio di passo”.
Nell’arco di neanche un mese, il presidente della Liguria è arrivato a interpretare due ruoli opposti tra loro: da fervido sponsor dell’esecutivo Draghi — tanto da proporsi come il federatore di un centrodestra unito a suo sostegno — nelle ultime ore è diventato il primo dei suoi azionisti a criticarlo apertamente, scagliandosi contro l’idea di una stretta nazionale per arginare i contagi della terza ondata di coronavirus.
“Se uscisse fuori che l’unica strategia del nuovo governo è quella di chiusure generalizzate come con il vecchio esecutivo francamente credo sarebbe una delusione per molte categorie”, si è sfogato con le agenzie di stampa, rompendo il clima di pace istituzionale che aveva segnato i primi giorni del nuovo governo. Ma in questo improvviso cambio di tono i maligni vedono un risentimento personale: perchè il suo partito, Cambiamo!, è rimasto l’unico escluso dalla grande spartizione dei posti da sottosegretario.
Tra i 64 nomi della squadra di governo infatti non c’è nemmeno un totiano, nonostante gli strapuntini concessi a forze molto meno pesanti in Parlamento. Il movimento del governatore, dopo i recenti ingressi di Osvaldo Napoli, Guido Della Frera e Daniela Ruffino, è diventato la prima componente del gruppo misto della Camera, con 8 deputati (a palazzo Madama conta tre seggi): eppure è rimasto a secco, mentre Più Europa (un deputato e un senatore) ha ottenuto il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova, Noi Con L’Italia (3 deputati) quello alla Salute Andrea Costa, e Centro Democratico (un deputato e un senatore) ha piazzato alla presidenza del Consiglio il proprio leader Bruno Tabacci, in qualità  di sottosegretario con delega alla programmazione economica.
Uno sgarbo troppo evidente per non far infuriare Toti, che fino all’ultimo ha provato a inserire uno dei suoi nomi di peso (Gaetano Quagliariello e Paolo Romani) o in subordine i fedelissimi deputati Manuela Gagliardi e Giorgio Silli, senza trovare sponde.
Chi gli lavora accanto racconta di umore pessimo e tensione palpabile, tanto più che all’esclusione — a quanto si vocifera — hanno contribuito manovre di esponenti di Forza Italia, ancora scottati per lo sgarbo che il governatore fece al proprio ex partito lasciandolo fuori dalla nuova giunta ligure.
Per di più, uno dei posti di governo azzurri — quello di sottosegretario alla Difesa — è occupato da Giorgio Mulè, portavoce dei gruppi parlamentari, ex collega e ora nemico giurato di Toti, che a ottobre, durante il caos-giunta ligure, definì “ributtante” il suo comportamento.
“In quel caso non c’era un solo motivo per escludere Forza Italia dalla squadra”, dice Mulè a ilfattoquotidiano.it. “Toti ha voluto fare di testa propria e ora paga la sua scarsa visione e lungimiranza, non toccando palla nel governo. Spero gli serva a fare un bagno di umiltà  e ricordarsi che si gioca di squadra, atteggiarsi da faraone non serve”.
E si lascia andare a una provocazione: “C’era chi in Liguria mi chiamava paracadutato, quindi il ministero della Difesa mi va a pennello…”. Silenzio, invece, dagli organi di Cambiamo!, che tacciono a ogni richiesta di commento. E nel monolitico sostegno al governo si apre una prima, piccola crepa.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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LA PROSPETTIVA DI GIORGIA MELONI PREMIER E L’INCOGNITA CONTE

Febbraio 28th, 2021 Riccardo Fucile

IL GOVERNO DRAGHI FINIRA’ PER INCORONARE LA LEADER DI FDI

Se continua così l’unico risultato dell’ammucchiata sarà  l’incoronazione di Giorgia Meloni a Presidente del Consiglio. Lo confermano già  i primi sondaggi. La Meloni dovrà  solo rimanere coerente e attendere che gli altri partiti precipitino nel pozzo nero scavato da Draghi.
Salvini del resto alla lunga si è dimostrato come tutti gli altri, cambia idee e identità  come le scarpe.   La Meloni raccoglierà  i delusi di Forza Italia e della Lega che si son messi ad inciuciare con l’odiata “sinistra” per abbattere una “dittatura sanitaria” che esisteva solo nella loro propaganda.
Ma la Meloni raccoglierà  anche i delusi dalla politica in generale dopo lo spettacolo indecoroso delle ultime settimane. Alla Meloni ormai manca poco per superare la Lega, a quel punto la leadership di un centrodestra dato per vincente spetterà  a lei e le porte di Palazzo Chigi si spalancheranno.
Un’ascesa favorita dal fatto che dall’altra parte della barricata non c’è opposizione e milioni e milioni di cittadini sono rimasti senza un partito di riferimento.
L’unico che potrebbe battere la Meloni e ribaltare tutto è Giuseppe Conte la cui sorte rimane però un’incognita. Il Pd si conferma una casa di riposo, ha i suoi clienti fissi e finchè campano tira avanti con quelli. Zero idee, zero slancio e scazzottate tra correnti nella sempiterna illusione che ottenendo la testa del segretario risolveranno miracolosamente tutto.
Il Movimento è invece in frantumi e i suoi dirigenti cercano disperatamente di aggrapparsi a Conte per non annegare. Col rischio di trascinare a fondo pure lui.
Conte ha un consenso vasto e trasversale che va ben oltre il Movimento ed è stato fatto fuori proprio per la sua anomala popolarità , per la credibilità  che si è conquistato sul campo e per la forza che avrebbe di coalizzare un fronte anti-sovranista.
Cosa malvista dal renzismo ed affini che vogliono invece allargarsi al centro e liberarsi dal populismo grillino. Proprio come confermano le fibrillazioni nel Pd di questi giorni. Conte è nella stessa posizione della Meloni, più sta fermo, più fieno mette in cascina per il suo ritorno.
Con Draghi non è cambiato nulla se non in peggio. La linea politica è stata fotocopiata e l’unica vera novità  è l’imbarazzante mutismo del premier.
Draghi ha poi nominato una compagine governativa sconcertante che è riuscita nel miracolo di deludere tutti e far immediatamente rimpiangere il bistrattato Conte.
Ormai solo i giornali delle lobby negano l’evidenza. Il governo dei peggiori esaspererà  il malcontento. Sia quello dovuto alla complessa coda pandemica, sia quello verso la solita politica senza spina dorsale e senza faccia.
Tutto fieno per la Meloni che dovrà  solo rimanere coerente e attendere che gli altri partiti precipitino nel pozzo nero scavato da Draghi. Con una solita incognita, Giuseppe Conte. L’unico che potrebbe batterla a patto che nel frattempo non si bruci.

(da Infosannio)

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IL TREND SETTIMANALE DELA PANDEMIA: 28.000 CASI IN PIU’ RISPETTO ALLA SETTIMANA PRECEDENTE

Febbraio 28th, 2021 Riccardo Fucile

SONO 834 I RICOVERI IN PIU’, LE TERAPIE INTENSIVE IN AUMENTO DI 131 UNITA’

I dati del bollettino del ministero della Salute fotografano l’aumento esponenziale dei contagi: oggi sono stati accertati altri 17.455 nuovi casi, a fronte di 257.024 tamponi eseguiti.
Numeri che fanno schizzare il tasso di positività  al 6,8%, rispetto al 5,9% di sabato (18.916 nuovi casi con 323mila tamponi).
Mentre un altro dato allarmante arriva dagli ospedali: solo nelle ultime 24 ore ci sono 266 ricoveri in più in area medica. Nei reparti di terapia intensiva sono stati registrati 131 nuovi ingressi: il saldo tra ingressi e uscite è +15. Ci sono altri 192 morti in un giorno, che portano il totale a 97.699 decessi da inizio pandemia
Questa settimana in Italia sono stati registrati 116.124 nuovi positivi, la scorsa settimana erano stati 28.689 in meno (87.435).
Già  il dato complessivo di domenica scorsa segnalava un aumento rispetto alle settimane precedenti: incremento che ora diventa esponenziale, se si guarda alla percentuale dei positivi rispetto ai tamponi, come ha evidenziato il matematico Giovanni Sebastiani.
Il trend si è invertito e un’altra dimostrazione arriva dai dati sui ricoveri: se settimana scorsa ancora calavano (-645 pazienti in area medica), negli ultimi giorni sono tornati a salire significativamente (+834). Significa che dai 17.804 ricoverati di lunedì si è passati ai 18.638 di oggi.
Le terapie intensive seguono lo stesso andamento: oggi sono 2.231 i posti letto occupati da pazienti Covid, frutto di 1.197 nuovi ingressi da lunedì ad oggi. La scorsa settimana i nuovi ingressi erano stati 979, quasi 100 in meno. In totale ci sono 422.367 persone attualmente positive al virus. L’unico dato non negativo nel confronto settimanale arriva dai decessi: 1.981 questa settimana, 2.141 la scorsa. Ma se i numeri degli altri indicatori non miglioreranno, anche questo trend è destinato a invertirsi a breve.
Sono 3.529 i casi di coronavirus registrati in Lombardia nelle ultime 24 ore. È la regione italiana con più positivi, seguita dall’Emilia-Romagna con 2.610 positivi e dalla Campania con 2.561. Superano quota mille nuovi casi il Lazio (1.341), la Toscana (1.068) e la Puglia con 1.053 infetti. Il Veneto si ferma a 911 contagi nelle ultime 24 ore. Guardando agli ultimi sette giorni, in Lombardia ci sono stati 377 ricoveri e 204 nuovi ingressi in terapia intensiva. L’Emilia-Romagna registra 316 ospedalizzati in più e 146 nuovi ingressi in rianimazione. Per quanto riguarda i ricoveri nell’ultima settimana, sono diminuiti solo in 6 Regioni e nella Provincia di Bolzano. L’andamento migliore in Sardegna (-60), Lazio (-92) e Sicilia (-121).
Tanti ingressi in terapia intensiva negli ultimi 7 giorni anche in Puglia (+110), Campania (+93), Toscana (+87), Veneto (+86) e Piemonte (+81). Se si guarda al numero di abitanti, altrettanto o più preoccupante è la situazione in altre Regioni più piccole: è il caso dell’Umbria con 36 nuovi ingressi in una settimana, oppure del Trentino-Alto Adige (in totale +37). Nel Centro Italia anche Abruzzo e Marche, con rispettivamente 44 e 41 nuovi ingressi, sono in peggioramento, così come resta difficile la situazione in Molise, che ha già  attivato la Cross e chiesto l’intervento dell’Esercito perchè non ha più posti letto liberi.

(da agenzie)

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IL PIANO VACCINI DEL GOVERNO: PRIME DOSI PER PIU’ PERSONE E COINVOLGIMENTO DELLA PROTEZIONE CIVILE

Febbraio 28th, 2021 Riccardo Fucile

OBIETTIVO 600.000 DOSI AL GIORNO… MA PUNTARE SOLO SU UNA PRIMA DOSE E’ RISCHIOSO

Più di 600 mila dosi al giorno e il raggiungimento dell’immunità  di gregge. Sono ambiziosi gli obiettivi del nuovo piano vaccinale su cui sta lavorando il nuovo governo guidato da Mario Draghi, dopo il cambio al vertice della Protezione Civile (via Angelo Borrelli, il cui mandato era in scadenza, torna l’ingegnere Fabrizio Curcio).
A cambiare le carte in tavola, rispetto alla lentezza del presente, sarebbe proprio il ruolo del dipartimento del Consiglio, con le sue strutture capillari su territorio e soprattutto il coinvolgimento, ricostruisce oggi il Corriere della Sera, dei suoi 300 mila volontari.
Al momento, si legge, la media nazionale di somministrazione della dosi disponibili è del 72% e ci sono Regioni più veloci e altre meno. L’intento è quello di rendere omogenea la somministrazione a livello nazionale anche grazie all’apporto della Protezione Civile.
Secondo l’ultimo monitoraggio del governo, al momento in tutta Italia sono state somministrate poco più di 4,2 milioni di dosi di vaccino (tra Pfizer, il più diffuso, AstraZeneca e Moderna) per un totale di quasi 1,4 milioni di italiani e italiane che hanno ricevuto anche la seconda dose e per cui la copertura vaccinale è quindi completa.
Un numero ancora lontano da quello che sarebbe, scrive la Repubblica, il nuovo obiettivo del governo: 12-13 milioni di dosi per il primo trimestre del 2021. Peccato che manchi un mese, quindi, per triplicare il quadro.
Richiami o dose singola?
È proprio marzo il mese il cui il quadro è destinato a cambiare, se l’operazione dovesse andare in porto. Le Protezioni Civili andranno ad affiancare le Regioni? Oppure è previsto un coordinamento centrale? Questo aspetto non è ancora chiaro, scrive ancora il Corriere. Di certo fino a ora il dipartimento non ha avuto un ruolo — se non quello di affiancare le regioni nel reperimento di nuovo personale per i vaccini — e questo, per il neopremier, sarebbe stato un errore.
E mettendo insieme le anticipazioni che fa il quotidiano di via Solferino insieme a quelle di La Repubblica, emerge anche un altro aspetto destinato eventualmente a cambiare le carte in tavola: la scelta, su cui è in corso un confronto tra politica e comunità  scientifica, sul destino della famosa seconda dose, il richiamo che gli attuali vaccini in distribuzione prevedono tutti (Pfizer dopo 21 giorni, Moderna dopo 28, AstraZeneca dopo tre mesi). Il commissario all’emergenza Domenico Arcuri, nei giorni scorsi, ha fissato come obiettivo quello delle 300-400mila dosi inoculate ogni giorno in tutta Italia.
Ispirarsi alla strategia della Gran Bretagna (quasi 20 milioni di dosi di siero inoculate, ma solo l’1.1% — 770 mila persone — della popolazione complessiva interamente vaccinata anche con la seconda dose) permetterebbe anche all’Italia di arrivare alle 600 mila dosi al giorni (19 milioni ogni 30 giorni) ritardando la seconda dose.
Continuando invece con la strategia dell’appuntamento anche per il richiamo, l’intento del governo — scrive la Repubblica — sarebbe comunque quello di (almeno) raddoppiare le 100 mila dosi somministrate oggi.
Nell’attesa dell’arrivo del vaccino Johnson & Johnson, a cui ieri la Food & Drug Administration ha dato il via libera negli Usa e che dovrebbe avere l’ok dell’Ue per l’11 e 12 marzo. A quel punto in Italia, scrive Repubblica, dovrebbero arrivare 7,3 milioni di dosi in due settimane e altri 19 milioni dei sei mesi seguenti.
Cosa serve?
Il Corriere della Sera parla dell’apertura possibile di una serie di portali web gestiti dalla Protezione Civile per le prenotazioni e il superamento dl criterio delle categorie professionali ma anche delle fasce di età . Puntando a vaccinare il maggior numero di italiani e italiane. Archiviate le Primule di Stefano Boeri, entrano in campo strutture mobili che dovrebbero andare ad affiancare (anche fisicamente) i presidi sanitari, ma che potrebbero arrivare anche nelle stazioni e nei centri commerciali.

(da agenzie)

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“PRIME DOSI DI VACCINO JOHNSON&JOHNSON DA APRILE IN ITALIA, NEL SECONDO SEMESTRE DELL’ANNO 27 MILIONI”

Febbraio 28th, 2021 Riccardo Fucile

E’ UN VACCINO MONODOSE: “ATTENDIAMO L’OK DI EMA E AIFA”

-“Il vaccino Johnson&Johnson? In Italia prime dosi da aprile, qualche milione entro giugno, 27 milioni entro dicembre”. A dirlo è il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi, intervenuto durante la trasmissione “Mezz’ora in più” di Lucia Annunziata.
Scaccabarozzi ha proseguito: “Mi aspetto innanzitutto che quello di Johnson&Johnson sia un vaccino in più. Ne dobbiamo avere diversi, perchè c’è una domanda importante. Dobbiamo aspettare l’approvazione dell’Ema, in America è stato approvato: siamo fiduciosi. L’Ema ha fatto cose straordinarie in virtù della pandemia, ha fatto cose mai fatte prima per velocizzare l’iter”.
“Questo vaccino è basato su adenovirus, un vaccino che nasce dalla tecnologia sviluppata da noi anche per Ebola, ha caratteristiche sue particolari: funziona con una dose singola, non ha bisogno di richiami. Inoltre non necessita di grosse catene del freddo, perchè può essere conservato in un frigorifero comune. C’è un accordo di prelazione per 200 milioni di dosi con la Commissione europea fino alla fine dell’anno, di cui 27 milioni per l’Italia. Contiamo già  nel secondo trimestre di consegnare alcune dosi, da aprile. Ma il grosso avverrà  nel secondo semestre”, ha aggiunto.
Il presidente di Farmindustria ha continuato: “A fine anno potremmo immaginare di avere una produzione italiana o quantomeno una partecipazione alla produzione anche da parte italiana perchè questa è stata una corsa di collaborazione scientifica già  nella ricerca mondiale”.
Intanto la Food and Drug Administration (Fda) degli Stati Uniti ha già  approvato l’uso di emergenza del vaccino monodose di Johnson & Johnson. Dopo aver consigliato l’autorizzazione di questo farmaco venerdì scorso, il vaccino Johnson & Johnson è diventato il terzo accettato negli Stati Uniti insieme a quelli di Pfizer e Moderna. “L’autorizzazione di questo vaccino espande la disponibilità  di vaccini, il miglior metodo di prevenzione medica per il Covid-19, ci aiuta nella lotta contro questa pandemia, che ha causato più di mezzo milione di vite negli Stati Uniti”, ha detto il commissario della Fda Janet Woodcock in una dichiarazione.
Gli Stati Uniti si aspettano di ricevere il primo lotto di 4 milioni di dosi lunedì prossimo e un totale di 20 milioni entro la fine di marzo, secondo NBC News. Le dosi possono essere conservate a temperature più basse rispetto ad altri vaccini e uno studio clinico mondiale ha dimostrato che il vaccino Johnson & Johnson è efficace al 66% nella prevenzione delle varianti del coronavirus e all′85% nella protezione dei casi gravi.

(da agenzie)

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CONTE DICE SI’ A GRILLO: PARTECIPERA’ AL PROGETTO RIFONDATIVO DEL M5S E AVRA’ UN RUOLO AD HOC

Febbraio 28th, 2021 Riccardo Fucile

I PILASTRI: APERTURA ALLA SOCIETA’ CIVILE, AMBIENTE E LEGALITA’

Giuseppe Conte ha accettato l’invito di Beppe Grillo: parteciperà  al “progetto rifondativo del Movimento 5 stelle“. Durante le oltre tre ore di vertice dello stato generale M5s, convocato dal fondatore e alla presenza anche dell’ex premier, è stato quindi ufficializzato il ritorno del leader per il quale verrà  predisposto un ruolo ad hoc. Che, quasi sicuramente, dovrà  prevedere una modifica dello statuto e quindi un voto sulla piattaforma Rousseau. “Bellissima giornata”, si è limitato a scrivere su Twitter il garante, “tutte le cose che non verranno pubblicate sono vere”.
Maggiori dettagli sulla road map sono invece trapelati a metà  pomeriggio, tramite fonti vicine all’ex premier. Sarà  “una sfida cruciale per il Movimento, una ristrutturazione integrale per trasformarlo in una forza politica sempre più aperta alla società  civile, capace di diventare punto centrale di riferimento nell’attuale quadro politico e di avere un ruolo determinante da qui al 2050”, si legge nella nota diffusa dall’agenzia Adnkronos.
“Il Movimento sarà  la forza trainante della transizione ecologica e digitale, poggiando però su pilastri insostituibili, quei valori originari che lo hanno sempre contraddistinto: la tutela dell’ambiente, l’importanza dell’etica pubblica e della lotta alla corruzione, il contrasto delle diseguaglianze di genere, intergenerazionali, territoriali, la lotta contro le rendite di posizione e i privilegi, la più ampia partecipazione dei cittadini alla vita democratica attraverso il rafforzamento degli istituti di democrazia diretta”.
Il vertice
Lo stato maggiore del M5s si è riunito in tarda mattinata all’hotel Forum a Roma: dopo che il summit, inizialmente previsto a casa del comico a Marina di Bibbona, ha rischiato di saltare per una fuga di notizie, i vertici 5 stelle si sono incontrati nella Capitale per circa tre ore. Al centro della discussione naturalmente la futura leadership del Movimento. All’incontro erano presenti: il reggente Vito Crimi, l’ex capo politico Luigi Di Maio, il presidente della Camera Roberto Fico, il ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli, l’ex Guardasigilli Alfonso Bonafede, l’ex sottosegretario Riccardo Fraccaro, la vicepresidente del Senato Paola Taverna, il sottosegretario Carlo Sibilia. Ha partecipato anche l’ex portavoce del presidente del Consiglio Rocco Casalino. Ha invece declinato l’invito Davide Casaleggio, impegnato nella sesta tappa del tour “La base incontra Rousseau”.
Il nodo della leadership e la necessità  di cambiare statuto
Il vertice è stato convocato dallo stesso Beppe Grillo. Le dimissioni di Conte da presidente del Consiglio e la partecipazione del M5s al governo Draghi hanno provocato terremoti nel Movimento nelle ultime settimane. E il fondatore vuole rilanciare la sua creatura ripartendo proprio dall’ex premier. Per questo ha proposto che Conte abbia un incarico centrale nella leadership del Movimento. Per il garante dovrebbe essere un vero e proprio capo, sullo stesso modello di Luigi Di Maio prima e Vito Crimi poi. Questa strada è però ostacolata dal recente voto degli iscritti M5s sulla piattaforma Rousseau: la base a metà  febbraio ha deciso la modifica dello statuto e l’abolizione del ruolo di capo politico da sostituire con un comitato di 5 membri in carica per tre anni.
Per questo, a quanto apprende l’Adnkronos, già  nel tardo pomeriggio di oggi il comitato di garanzia del M5s — composto da Vito Crimi, Roberta Lombardi e Giancarlo Cancelleri— potrebbe radunarsi per decidere su eventuali modifiche da apportare allo statuto del Movimento. A queste dovrà  seguire un passaggio su Rousseau per legittimare la scelta.
Uno dei possibili compromessi che è stato valutato nella riunione di oggi, è stato quello di trasformare il cosiddetto comitato direttivo in una sorta di “segreteria politica”, da affiancare a Conte.
I timori di Grillo a questo proposito, dicono le ricostruzioni, è che Conte finisca per uscirne “depotenziato”, e il Movimento con lui. Non è possibile, la riflessione che avrebbe fatto il garante ai suoi, che in ogni snodo complicato debba tornare in pista lui in prima persona. Il progetto di rifondazione comunque non sarà  immediato: come si legge nella nota diffusa da fonti vicine all’ex premier, sarà  un percorso rifondativo che si svilupperà  nei prossimi giorni.
Una vera e propria ripartenza per ridare nuove energie a un Movimento che, dopo la crisi di governo, ha perso molti pezzi e sofferto per i numerosi scontri interni.

(da “Il Fatto Quotidiano”)

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IL CALVARIO DI CHERIF KARAMOKO: “MIO FRATELLO MORTO NEL VIAGGIO DALLA LIBIA E SPARITO TRA LE ONDE”

Febbraio 28th, 2021 Riccardo Fucile

“MI HA PASSATO IL SALVAGENTE E POI E’ SCOMPARSO TRA LE ONDE”: IL DEVASTANTE RACCONTO DEL CALCIATORE SCAPPATO DALLA GUERRA IN GUINEA A UNA SILVIA TOFFANIN IN LACRIME

Un racconto devastante quello di Cherif Karamoko, ospite di Silvia Toffanin a Verissimo nella puntata in onda sabato 27 febbraio. Calciatore che ha debuttato nel 2019 in serie B nel Padova, Cherif ha raccontato la sua storia di dolore in un libro.
La conduttrice lo ha voluto in tv perchè raccontasse il suo vissuto, una storia carica di dolore, segnata dalla perdita dei suoi genitori e del fratello, morto dopo che il barcone a bordo del quale si erano imbarcati per raggiungere l’Italia è affondato nel Mediterraneo.
Di fronte alle lacrime di Silvia Toffanin, Cherif ha raccontato la sua storia.
Il padre, imam del suo quartiere, morì quando aveva appena 13 anni, ucciso dalle milizie durante la guerra in Guinea. Ma i dolori per il giovane Cherif non sono finiti. A 15 anni perde la madre, scomparsa a causa dell’ebola. Ma è la perdita del fratello Mory ad averlo devastato. Mory è morto durante il naufragio del barcone a bordo del quale i due fratelli hanno tentato di raggiungere insieme l’Italia.
“Su quella barca potevano starci 60 persone, ma noi eravamo in 143. Era piena, non ci stavamo, ma chi aveva organizzato il viaggio era armato e ci ha spinto a forza tutti dentro. Non c’era spazio per muoversi”, racconta Cherif tra le lacrime:
“Una notte, abbiamo iniziato ad imbarcare acqua. A quel punto è nata una battaglia disperata per accaparrarsi i salvagenti, che erano pochissimi rispetto a quanti eravamo. La gente urlava e non si capiva niente.”
A bordo di quella barca, Cherif ha perso suo fratello: “Quando la barca è affondata ci siamo aggrappati ad alcuni pezzi dell’imbarcazione. Ero senza forze, faceva freddissimo e avevo bevuto un sacco di benzina. All’improvviso mio fratello mi ha allungato un salvagente e mi ha detto di tenere duro, che sarebbe arrivata la nave italiana a salvarci. Mi ha detto di salvarmi perchè dovevo giocare a calcio. Lui era al mio fianco e non mi sono accorto quando è scomparso nelle onde. Sono svenuto e mi sono risvegliato in ospedale in Italia”. Cherif spera ancora con Mory sia ancora vivo da qualche parte:
“Ancora oggi non credo a quello che è successo. Forse si trova da qualche parte in Italia o è in Libia, non lo so. Quando eravamo a Tripoli mi diceva di guardare le luci in fondo al mare, che lì c’era l’Italia, il posto dove avrei potuto realizzare il mio sogno.”

(da Fanpage)

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DRAGHI PENSA A UN CONDONO FISCALE TOTALE PER GLI EVASORI SOTTO I 5.000 EURO, CON TANTE GRAZIE AI COGLIONI CHE LE TASSE LE PAGANO A TEMPO DEBITO

Febbraio 28th, 2021 Riccardo Fucile

VERSO IL “SALDO E STRALCIO” DELLE CARTELLE ESATTORIALI SOTTO I 5.000 EURO, ROTTAMAZIONE CON FORTI SCONTI PER GLI IMPORTI MAGGIORI

Il governo guidato da Mario Draghi intende avviare fra qualche mese — la data più probabile è quella di giugno — una nuova operazione di pace fiscale.
Secondo Italia Oggi, l’operazione dovrebbe riguardare il saldo e stralcio delle cartelle esattoriali emesse dal 2015, con un valore entro i 5 mila euro.
Per quanto riguarda invece le cartelle che superano questo limite, si pensa a una nuova forma di rottamazione che permetterà  di pagare l’importo nell’arco di due anni, senza interessi e sanzioni.
Ma poichè si ipotizza di cominciare a giugno, per allineare il calendario della nuova rottamazione dovrebbe essere concessa una proroga di due mesi del pagamento delle rate dei piani di rottamazione già  sottoscritti.
In assenza di novità  normative, la macchina del fisco dovrebbe ripartire a pieno regime da lunedì 1° marzo, con una ripresa delle notifiche delle cartelle e degli avvisi fiscali congelati per la pandemia. In tutto oltre 50 milioni, secondo l’Agenzia delle entrate.
Interventi su date e scadenze potrebbero rientrare nel quinto decreto Ristori. E in pentola, per quanto riguarda i ristori, bolle anche un’altra novità : l’addio ai codici Ateco, che scompaiono anche come termine per lasciare spazio al sostegno alle partite Iva.
Mentre il ministero dell’Economia, secondo l’agenzia di stampa Agi, sta lavorando a un provvedimento che differirà  il termine del 1° marzo 2021 per il pagamento delle rate della rottamazione-ter e del saldo e stralcio.
Il termine riguarda le rate del 2020 ancora non versate a cui si aggiunge la prima rata del 2021 della rottamazione-ter. Il provvedimento entrerà  in vigore successivamente al primo marzo 2021 e i pagamenti, anche se non arrivati entro questa data, saranno considerati tempestivi purchè effettuati nei limiti del differimento che sarà  disposto.

(da agenzie)

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