Luglio 5th, 2021 Riccardo Fucile L’INTERVENTO DI DAVIGO SUL REFERENDUM: “CHI SI QUALIFICA DI DESTRA NEL MONDO NON E’ PER LA LEGGE E L’ORDINE? LA LEGA IN ITALIA FA ECCEZIONE”
La custodia cautelare è la misura restrittiva che si può adottare nei confronti di chi è raggiunto da gravi indizi di colpevolezza per determinati delitti e sempre che ricorrano esigenze cautelari che lo impongano.
Tale istituto esiste in ogni Paese al mondo per l’ovvia ragione che non si può lasciare libero di impedire l’assunzione di prove, di fuggire o di continuare a delinquere chi, ad esempio, ha appena scippato una persona o svaligiato un appartamento.
Anzi, in altri Stati, il rigore è ben maggiore: negli Stati Uniti d’America (da cui gli autori del codice di procedura penale credevano di aver copiato il processo accusatorio, che laggiù è una cosa seria) per una felony (l’equivalente di un nostro delitto) la polizia, quando ritiene sussistere la probable cause (cioè indizi di colpevolezza), arresta il supposto autore, come del resto si vede nei film americani. Non si tratta, come da noi, dell’arresto in flagranza (che presuppone che l’autore sia stato colto sul fatto mentre commetteva il reato) o del fermo (che presuppone il pericolo di fuga).
Questo spiega il largo ricorso alla cauzione negli Usa, dal momento che inizialmente vengono arrestate persone che da noi non lo sarebbero mai.
In Italia la percentuale di detenuti in custodia cautelare, è più elevata che in altri Paesi perché da noi gli imputati sono considerati in custodia cautelare anche dopo la condanna in primo grado, quella in appello e persino in ipotesi di annullamento con rinvio da parte della Corte di cassazione per la sola rideterminazione della pena. All’estero, dopo la condanna in primo grado, si è in espiazione pena.
Del resto la Convenzione europea dei diritti dell’uomo prevede che ogni persona accusata di un reato sia considerata innocente “fino a quando la sua colpevolezza non sia stata legalmente accertata” (art. 6 comma 2), mentre, secondo la Costituzione Italiana, “L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva” (art. 27 comma 2), ma l’art. 111 comma 7 stabilisce che contro le sentenze e contro i provvedimenti sulla libertà personale è sempre ammesso ricorso in Cassazione.
Ma torniamo alle esigenze cautelari, che secondo l’art. 274 del codice di procedura penale, devono essere attinenti a) al concreto e attuale pericolo per l’acquisizione o la genuinità della prova; b) alla fuga dell’indiziato o al concreto e attuale pericolo che si dia alla fuga; c) al pericolo di reiterazione di reati, che riguarda la maggior parte dei provvedimenti cautelari emessi.
Il terzo quesito del referendum abrogativo riguarda appunto quest’ultima ipotesi.
Proviamo a fare chiarezza: l’art. 274 del codice di procedura penale sul punto stabilisce: “c) quando, per specifiche modalità e circostanze del fatto e per la personalità della persona sottoposta alle indagini o dell’imputato, desunta da comportamenti o atti concreti o da suoi precedenti penali, sussiste il concreto e attuale pericolo che questi commetta gravi delitti con uso di armi o di altri mezzi di violenza personale o diretti contro l’ordine costituzionale ovvero delitti di criminalità organizzata o della stessa specie di quello per cui si procede.
Se il pericolo riguarda la commissione di delitti della stessa specie di quello per cui si procede, le misure di custodia cautelare sono disposte soltanto se trattasi di delitti per i quali è prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a quattro anni ovvero, in caso di custodia cautelare in carcere, di delitti per i quali è prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni nonché per il delitto di finanziamento illecito dei partiti di cui all’articolo 7 della legge 2 maggio 1974, n. 195, e successive modificazioni. Le situazioni di concreto e attuale pericolo, anche in relazione alla personalità dell’imputato, non possono essere desunte esclusivamente dalla gravità del titolo di reato per cui si procede”.
Il terzo quesito referendario propone di abolire le parole: “O della stessa specie di quello per cui si procede. Se il pericolo riguarda la commissione di delitti della stessa specie di quello per cui si procede, le misure di custodia cautelare sono disposte soltanto se trattasi di delitti per i quali è prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a quattro anni ovvero, in caso di custodia cautelare in carcere, di delitti per i quali è prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni nonché per il delitto di finanziamento illecito dei partiti di cui all’articolo 7 della legge 2 maggio 1974, n. 195, e successive modificazioni”.
Pertanto potranno essere sottoposti a misura cautelare solo coloro nei confronti dei quali sussiste il concreto e attuale pericolo che costoro commettano gravi delitti con uso di armi o di altri mezzi di violenza personale o diretti contro l’ordine costituzionale ovvero delitti di criminalità organizzata.
Per esempio non potranno più essere posti in custodia ladri, bancarottieri, corrotti e corruttori, falsari ecc.
Provo a spiegare quale sarà l’effetto: uno scippatore arrestato in flagranza, dopo l’arresto dovrà essere rilasciato perché non sarà possibile disporre la custodia cautelare. Altrettanto avverrà per il ladro che ha appena svaligiato un appartamento. Ovviamente l’eventuale abrogazione comporterà la cessazione della custodia cautelare anche per quelli che sono attualmente detenuti.
La repressione concreta dei reati non può essere (in un mondo in cui le frontiere sono diventate evanescenti) troppo diversa da quella attuata in altri Stati, perché se è più alta si esporta criminalità, se è più bassa si importa criminalità. Sarà ragionevole attendersi l’arrivo in Italia di un ulteriore cospicuo numero di ladri, visto che per i furti non si potrà essere posti in custodia cautelare.
Quello che colpisce di più è l’adesione della Lega a tale quesito referendario.
La Lega si qualifica come partito di destra e – in tutto il mondo, ma evidentemente non in Italia – la destra vuole legge e ordine.
Del resto non avevano i leghisti insistito per la modifica della normativa sulla legittima difesa in modo da consentire di sparare a chi entrava in un’abitazione o nelle pertinenze? Ancora, il leader di quel partito aveva fatto del contenimento degli immigrati irregolari uno dei suoi punti programmatici.
Nelle carceri italiane circa un terzo dei detenuti (quasi tutti in custodia cautelare) sono stranieri irregolari che verranno quasi tutti scarcerati. Forse è troppo pretendere la coerenza, ma un po’ di buon senso non guasterebbe. Speriamo che sia uno scherzo.
Piercamillo Davigo
(da Il Fatto Quotidiano)
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Luglio 5th, 2021 Riccardo Fucile “SALVINI INCOERENTE, VUOLE LASCIARE LIBERI LADRI, BANCAROTTIERI E CORRUTTORI”
Annunciando il sostegno ai referendum sulla giustizia promossi da Lega e Partito
radicale, Giorgia Meloni sfida Matteo Salvini sul suo terreno.
Spiega che Fratelli d’Italia raccoglierà sì le firme, ma non per tutti e sei i quesiti depositati: “Faranno eccezione, nei nostri gazebo, quello sulle misure cautelari e quello sulla legge Severino. La proposta referendaria sulla carcerazione preventiva impedirebbe di arrestare spacciatori e delinquenti comuni che vivono dei proventi dei loro crimini. Noi vogliamo fermare la criminalità senza se e senza ma”.
E abrogare la legge che sancisce l’incandidabilità per i condannati definitivi, aggiunge, sarebbe “un passo indietro nella lotta alla corruzione e rischierebbe di dare il potere ad alcuni magistrati di scegliere quali politici condannati far ricandidare e quali interdire dai pubblici uffici”.
Insomma, quello che per i sondaggi è ormai il primo partito italiano sponsorizza i quattro quesiti sulla magistratura (niente più firme per candidarsi al Csm, responsabilità diretta, diritto di voto agli avvocati nei Consigli giudiziari e separazione delle carriere) ma non i due di diritto sostanziale, che vorrebbero allargare le maglie della legge penale abolendo la custodia cautelare per la maggior parte dei reati (compresi quelli di strada) e lo stop all’incandidabilità per i politici condannati.
Meloni, con una spiegazione a suo modo coerente, si è tirata fuori da queste due battaglie di marca molto radicale e poco securitaria.
Una mossa che ha l’effetto di sottolineare – per contrasto – la posizione innaturale tenuta finora Salvini: come ha notato Piercamillo Davigo sul Fatto, “la Lega si qualifica come partito di destra e – in tutto il mondo, ma evidentemente non in Italia – la destra vuole legge e ordine“.
(da agenzie)
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Luglio 5th, 2021 Riccardo Fucile GLI ART 1 -4 -7 E LE RICHIESTE FARLOCCHE DEI RENZIANI ALLEATI DEI SOVRANISTI
Articolo 1 – Identità sessuale
Il testo del ddl Zan all’articolo 1 definisce l’identità di genere come “l’identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso biologico” e “indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione”. Italia Viva propone di stralciare tali definizioni e quindi “riportare il ddl Zan alla definizione contenuta nello Scalfarotto, ovvero aggiungendo le parole ‘o fondati sull’omofobia o sulla transfobia’, oltre al tema della disabilità, e rivedendo conseguentemente l’articolato”.
Per la cronaca la renziana Lucia Annibali è la prima firmataria dell’emendamento che introdusse l’articolo 1, che oggi Iv vorrebbe sopprimere abbandonando il movimento Lgbt+, e in particolare le persone trans, escludendo la tutela dell’identità di genere. Propongono per giunta di tornare alla formula ‘omofobia e transfobia’, da tutti giudicata in contrasto con il principio di tassatività della legge penale.
Articolo 4 – Libertà di espressione
L’articolo 4 del Ddl Zan riguarda il pluralismo delle idee e libertà delle scelte: “Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti”.
Iv vede nell’articolo un rischio per la libertà di espressione. “La libertà di pensiero e di espressione sono già tutelati dalla nostra costituzione, non può essere degradata in una legge ordinaria”, spiegano gli esponenti renziani.
Anche qui una palese contraddizione: se la libertà di pensiero è già garantita dalla Costituzione dove sarebbe il rischio? E se lo si ribadisce nella norma non è emmai una ulteriore garanzia?
Articolo 7 – Giornata contro l’omofobia nelle scuole
L’articolo 7 istituisce la giornata nazionale contro l’omofobia da celebrare anche nelle scuole: “La Repubblica riconosce il giorno 17 maggio quale Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia, al fine di promuovere la cultura del rispetto e dell’inclusione nonché di contrastare i pregiudizi, le discriminazioni e le violenze motivati dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere, in attuazione dei principi di eguaglianza e di pari dignità sociale sanciti dalla Costituzione”.
Anche la Giornata contro le discriminazioni omofobiche nelle scuole, già criticata dal Vaticano, non convince pienamente il partito di Renzi, che vuole aggiungere la frase “nel rispetto della piena autonomia scolastica”.
Ma il governo non impone nulla, perchè nelle scuole esiste già l’autonomia scolastica e decide il consiglio d’istituto (dove sono presenti anche i genitori).
Quindi dove sta il problema? Solo un modo per strizzare l’occhio a una parte del mondo delle scuole cattoliche, quando la salvaguardia dell’autonomia scolastica è già pienamente protetta dal ddl Zan. Una scuola, cattolica o laica, può anche decidere di ignorare la Giornata e nessuno gli dirà nulla.
(da agenzie)
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Luglio 5th, 2021 Riccardo Fucile ANCHE IL SONDAGGIO SWG GLI DA’ IL 13,7% CONTRO UN 7% PER IL M5S… DIVISI PRENDEREBBERO COMPLESSIVAMENTE PIU’ VOTI… FARSI INTORTARE DA GRILLO NON HA SENSO
I sette saggi, i due nodi e le cinque stelle. Sono questi i numeri pentastellati
dopo una settimana vissuta sulle montagne russe.
Mentre il futuro del MoVimento sembra essere sempre più un’incognita, dietro le quinte ci sono alcuni personaggi di spicco del mondo M5S che stanno provando a vestire i panni dei mediatori per far rimarginare una ferita che sembrava irrimediabilmente aperta.
Punti di sutura che, però, potrebbero non sistemare una situazione che sembra andare sempre più verso la scissione M5S.
Perché da una parte ci sono le tempistiche e dall’altra ci sono i nodi che sembrano non poter essere sciolti.
Come spiega Monica Guerzoni il Corriere della Sera, diversi parlamentari (anche di rilievo) vicini all’ex Presidente del Consiglio valutano questo tentativo di mediazione come una “fregatura”.
Il rischio, secondo molti, è quello di un indebolimento di Giuseppe Conte che potrebbe uscire con le ossa rotte (rispetto alle aspettative iniziali) da questo tentativo di trattativa
“Giuseppe doveva andare per la sua strada e farsi il partito, invece si è voluto fidare – ha detto un senatore pentastellato -. Il rischio è che esca da questa trattativa molto indebolito, se non commissariato. Perché ora l’immagine all’esterno è che Fico e Di Maio sono i veri padroni del Movimento”.
Tempi e nodi da sciogliere. Perché se il calendario corre veloce in questa lunga e calda estate pentastellata, ci sono evidenti dissonanze tra i due protagonisti di questa scissione M5S.
Distanze raccontate da Il Fatto Quotidiano.
I nodi sono essenzialmente due, invece: il primo è la natura del ruolo del “garante”. Grillo chiede una formula che gli riconosca la primazia non solo sui valori del Movimento ma anche sulla “iniziativa politica”. […] L’altro punto sensibile riguarda il meccanismo di sfiducia del leader politico.
Punti su cui ancora sembra essere difficile trovare un accordo tra le due anime che dovevano (?) guidare il nuovo MoVimento 5 Stelle.
(da agenzie)
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Luglio 5th, 2021 Riccardo Fucile FLAVIA HA SPORTO SUBITO DENUNCIA, PRESSIONI PERCHE’ LA RITIRI: “NON LA RITIRO, NON E’ GIUSTO QUELLO CHE HANNO FATTO”
Flavia chiede perdono, gli occhi si fanno lucidi. «Quel video mi ha turbato, perché ho riconosciuto mio marito». Tra i detenuti picchiati nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, in quella che il gip Sergio Enea ha definito “un’orribile mattanza”, c’era anche il compagno di Flavia.
Le scene, riprese dalla videosorveglianza dell’istituto “Francesco Uccella”, ora sono al vaglio della magistratura, che dovrà accertare, nei minimi dettagli, quanto accaduto. C’è una certezza, però, in questa storia: il ruolo centrale delle donne.
Sono le mogli, le sorelle, le madri che per prime hanno protestato fuori l’istituto detentivo, dopo i fatti del 6 aprile 2020. Sono sempre loro le prime ad aver denunciato. Come Flavia, che ha scelto di rivolgersi ai garanti Pietro Ioia e Samuele Ciambriello, senza remore.
Quando ci accoglie racconta che lei viene da una realtà diversa da quella del marito, che ha sempre lavorato e che non abbandonerà un uomo che sta pagando i suoi errori, “ma non così”.
Il video è servito a dare forma e immagine a storie ascoltate dalla voce del compagno, che ha raccontato la sua verità. «È come se lo stessi vivendo io, perché io e mio marito siamo un’unica persona». Poi si chiede: «Voi siete lo Stato dovreste esserci di aiuto e noi vi dovremmo prendere come esempio. ».
Flavia sottolinea come sia certa che non tutti gli agenti siano come quelli descritti dal marito e ripresi dalle telecamere della sorveglianza. Ma che sia giusto che la magistratura faccia il suo corso.
Poi aggiunge: «Dopo 15, 20 giorni volevano far ritirare le denunce, io non l’ho mai fatto. Lo chiedevano ai detenuti, di tornare in una situazione di pace tra di loro e ritirare le denunce».
Alla domanda su chi fossero le persone che sostiene spingessero i detenuti a ritirare le denunce, risponde senza esitazione: «Gli agenti».
Ma lei quella denuncia, una delle prime denunce, non l’ha mai ritirata «perché non è giusto quello che hanno fatto». E cosa avrebbero fatto, secondo il racconto restituito a Flavia dal marito? «L’hanno preso dalla stanza, sette, otto agenti, l’hanno massacrato. È stato portato giù alle celle, perché non era in condizioni di muoversi né di alzarsi, nulla. Come lui, altri detenuti, tutti quelli che stavano giù alle celle, erano quelli che erano conciati in maniera molto più pesante rispetto agli altri. Ha avuto manganellate, calci. Io infatti per i primi giorni non avevo notizie di mio marito e dopo 4 giorni ho sporto denuncia ai carabinieri di competenza della mia zona, contro il carcere di Santa Maria, perché non mi davano informazioni su mio marito nonostante le mie continue telefonate. E dopo sette, otto giorni l’ho visto, mi ha raccontato in videochiamata quello che aveva subito».
Ora il marito di Flavia si trova nel carcere di Secondigliano. È provato, traumatizzato, racconta la moglie. «Si porta ancora dietro i segni, infatti gli hanno aumentato gli psicofarmaci, sta male. Se vede due o tre agenti insieme ha paura». Ora vorrebbero riuscire a portarlo in una comunità, perché in carcere ha paura.
(da Fanpage)
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Luglio 5th, 2021 Riccardo Fucile LA MELONI ANNUNCIA: “SI E’ ISCRITTO AL PARTITO”… BENE, ORA POSSIAMO DORMIRE TRANQUILLI
Vittorio Feltri guiderà la lista di Fratelli d’Italia alle prossime elezioni
amministrative di Milano. Lo ha annunciato la stessa numero uno del partito, Giorgia Meloni, nel corso della presentazione del suo libro a Palazzo Reale.
“Sono estremamente fiera di annunciare, non solo che il direttore Vittorio Feltri ha deciso di iscriversi a Fratelli d’Italia, ma l’abbiamo anche convinto con facilità a guidare la nostra lista per le prossime amministrative a Milano” ha spiegato Meloni.
Feltri, ha aggiunto, “rappresenta tanto per la storia del giornalismo italiano e per le menti libere di questo Paese. Lui è la dimostrazione che si può fare strada quando si ha coraggio”.
(da agenzie)
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Luglio 5th, 2021 Riccardo Fucile LA VISITA ALL’ELISEO: AIUTARE L’AFRICA PER EVITARE CHE LE PERSONE LASCINO IL PROPRIO PAESE
«La Francia accoglie un amico e una grande personalità. Non abbiamo mai smesso di parlare e di lavorare insieme» durante la pandemia. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è arrivato all’Eliseo per incontrare il presidente Emmanuel Macron. Il presidente francese ha accolto il capo dello Stato con particolare calore.
Prima di entrare nel Palazzo, Macron ha trattenuto Sergio Mattarella in modo da permettere ai fotografi di scattare le foto dei due. «Abbiamo deciso di procedere con il Trattato bilaterale di cooperazione rafforzata, il trattato del Quirinale, che permetterà di consolidare la nostra relazione», ha annunciato il presidente francese, Emmanuel Macron, al termine dell’incontro con il presidente Sergio Mattarella all’Eliseo.
Il trattato», ha precisato Macron, «permetterà di offrire ai popoli e ai giovani vere prospettive e consentirà che i giovani si impegnino in insieme in un servizio civile franco-italiano».
Con il presidente Mattarella c’è stato un pieno «coordinamento sulla solidarietà europea», ha dettoMacron. «L’anno scorso, in particolare dall’estate 2020 – ha detto Macron – abbiamo avuto insieme una volontà forte di costruire un’ambizione europea condivisa». «Abbiamo deciso di procedere con il Trattato bilaterale di cooperazione rafforzata, il trattato del Quirinale, che permetterà di consolidare la nostra relazione», ha annunciato Macron, al termine dell’incontro all’Eliseo.
«Il trattato – ha precisato Macron – «permetterà di offrire ai popoli e ai giovani vere prospettive e consentirà che i giovani si impegnino in insieme in un servizio civile franco-italiano».
Mattarella: «Non si può mettere il cartello divieto di ingresso dall’Africa»
«In Italia qualcuno si illude che si possa mettere il cartello divieto d’ingresso», dall’Africa ha detto il capo dello Stato italiano, nel corso del colloquio a porte chiuse con Macron, ascoltato da un cronista dell’Ansa dal canale tv interno dell’Eliseo.
Il sostegno all’Africa, ha proseguito, è un’«esigenza» oltre che «un obbligo anche storico di solidarietà». Mattarella ha anche ribadito che bisogna aiutare concretamente l’Africa per evitare che le persone lascino i loro Paesi e quindi fermare le migrazioni. Sulle relazioni tra Francia e Italia il presidente Mattarella ha detto che la partnership italo-francese «è fondamentale per l’Europa».
Mattarella, parlando con Macron del fenomeno migratorio, ha detto che occorre governarlo. Diversamente, sostiene, si viene travolti da ondate occasionali in dipendenza di crisi che si verificano nei Paesi di origine. Il tema dei migranti è stato posto dal Presidente francese.
(da agenzie)
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Luglio 5th, 2021 Riccardo Fucile IL SUO IMPEGNO CIVILE: “HANNO DIRITTO AL RISPETTO”
“Con Raffaella Carrà scompare una grandissima italiana famosa nel mondo, icona
gay internazionale tra le più grandi”. Così il segretario nazionale di GayLib, Daniele Priori in una nota dell’associazione sulla scomparsa della grandissima showgirl.
“Oggi, nel tripudio di bandiere colorate, trionfanti in tutta Europa nei mesi dei Pride, di cui Raffaella è e resterà tra le principali colonne sonore – prosegue la nota di GayLib – le bandiere rainbow di tutto il mondo dovranno essere listate a lutto per una stella che si spegne sulla terra ma si accenderà nel paradiso degli artisti a brevissima distanza da altri miti italiani nel mondo quali Milva, Franco Battiato e Carla Fracci”.
“Morirò senza saperlo. Sulla mia tomba lascerò scritto: perché sono piaciuta tanto ai gay?”. Così dichiarò Raffaella Carrà in una intervista del 2017 al Corriere della Sera, ma in realtà non è poi così tanto difficile capire perché sia un’icona inossidabile del mondo gay e di tutto quanto il movimento LGBT.
Non solo perché ne ha cantato per prima nel brano “Luca”, canzone del 1978 che affrontava in maniera ironica per la prima volta l’argomento, ma anche perché fu tra le prime artiste ad aprirsi realmente a questa comunità.
Il primo contatto a Canzonissima
“Ho cominciato a capire il mondo gay a Canzonissima, nel 1970, quando molti ragazzi mi inviavano le loro lettere”. Al Corriere della Sera, nel 2017, Raffaella Carrà spiegò così la sua vicinanza al mondo LGBT+ raccontando di ricevere corrispondenza dai ragazzi dell’epoca. A quel punto, ha iniziato ad approfondire e conoscere quella comunità:
“Ho iniziato a informarmi, anche perché molte persone dei cast dove ho lavorato erano gay. Mi sono sempre chiesta com’è possibile che esista questo gap tra genitori, figli, amici e società di fronte a delle creature? Sono diventata icona gay mio malgrado, non ho fatto nulla: mi chiedono di essere presente a diverse sfilate e così qualche anno fa sono andata a Madrid e li ho beccati tutti. Il miglior premio per me è che la gente mi voglia bene.
Il difficile rapporto con il padre
Raffaella Carrà ha anche rivelato del difficile rapporto con suo padre, che divorziò dalla madre e che fu sostanzialmente assente. Una cosa che ha poi influito nel rapporto che Raffaella Carrà ha avuto con gli uomini ed è per questo motivo che sin dall’età di 18 anni è uscita solamente con ragazzi gay. Nel 1979, in una intervista a Sorrisi e Canzoni rivelò:
“Vorrei che la gente smettesse di guardarli male. Hanno diritto al rispetto e anche a un po’ di compassione, visti i problemi umani e sociali che devono affrontare.”
Il brano Luca
“Dalla mia finestra lo vidi insieme a un ragazzo biondo. Con chi sei adesso, non si saprà mai”. Faceva così “Luca”, brano del 1978 scritto insieme a Gianni Boncompagni in cui si affrontava per la prima volta la tematica gay.
Un brano che ha avuto, ovviamente, anche la trasposizione spagnola: “Lucas” che cominciava così: “Él era un chico de cabellos de oro…”. Seguendo il testo si capisce che Luca era un ragazzo gay che era attratto da un altro ragazzo e non da lei.
Le parole di Vladimir Luxuria
A sottolineare ancora l’importanza di Raffaella Carrà per il mondo LGBT+, ci sono le parole di Vladimir Luxuria su Twitter: “La morte di Raffaella Carrà mi coglie impreparata, sbigottita, addolorata. La colonna sonora delle nostre feste e dei nostri Pride, i suoi look imitati da mille drag queen in tutto il mondo, il suo sorriso… farai ballare gli angeli”.
(da Fanpage)
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Luglio 5th, 2021 Riccardo Fucile “ADDOLORATO, ERA LA PUNTA DI DIAMANTE DI UNA TELEVISIONE BELLISSIMA CHE NON C’E’ PIU'”
“Siamo tutti sgomenti, addolorati moltissimo per la scomparsa di una grandissima protagonista dello spettacolo italiano. Del buono spettacolo italiano”. Raggiungiamo Renzo Arbore al telefono per avere da un Maestro della tv come lui un commento sulla morte improvvisa di Raffaella Carrà.
“Noi siamo stati bravissimi a fare la televisione in quell’epoca”, ci dice aggiungendo con modestia “non parlo di me”. “Parlo soprattutto della televisione della fine degli anni ’70, degli anni ’80, degli anni ’90. La belle epoque della televisione come viene definita da alcuni critici già adesso. Di questa cornice Raffaella rappresentava la parte più visibile, quando dopo gli anni di piombo si voleva fare una televisione che ci rallegrasse, ma allo stesso tempo ci sprovincializzasse, ci facesse vedere quel che succedeva all’estero. Una televisione istruttiva, educativa anche nell’intrattenimento”.
Raffella Carrà di certo rappresentava la star di questa televisione che ci racconta, una showgirl tout court.
Certamente. C’erano delle velleità artistiche, nell’epoca televisiva che le sto raccontando, che avevano i Falqui, i Sacerdote, i Renzo Trapani, i grandi registi di allora, la voglia di fare un prodotto artistico: un aggettivo che oggi non sento più. Oggi l’intrattenimento è grossolano, basato sull’allegria, sul divertimento e sull’indice d’ascolto
Raffaella è stata anche una rivoluzionaria: è stata lei a portare le prime minigonne in tv, a mostrare per prima la pancia scoperta.
Una rivoluzionaria popolare. Ha mostrato il primo ombelico però sempre con un certo gusto, con eleganza. Ma è stata rivoluzionaria anche come artista. Ha fatto con grande delicatezza Carramba che sorpresa: per la prima volta i protagonisti dei suoi programmi non erano artisti, ma gente comune. Ha inventato lei questo tipo di televisione.
Inoltre si è fatta anche paladina dei diritti degli omosessuali.
Piaceva moltissimo al mondo gay, piaceva moltissimo ai bambini, alle nonne. La sua ‘romagnosità’ era meravigliosa. Aveva quella felicità di fare l’artista a tutto tondo, di divertirsi come sanno fare i romagnoli.
Poi c’è stato il sodalizio con Gianni Boncompagni
Amoroso e artistico. Ricordo con commozione quando ospitai Raffaella nella mia trasmissione “No, non è la Bbc”. Li mi parlò appunto del suo amore con Gianni per la prima volta. Ma con lui ebbe anche un’intesa artistica senza precedenti. Non possiamo dimenticare che molte delle canzoncine che Raffaella ha portato al successo in Italia e anche all’estero erano farina del sacco di Gianni. Noi vivevamo di musica, facevamo i primi deejay, ascoltavamo canzoni di tutto il mondo: Raffaella ha seguito anche molto i nostri consigli.
Un ricordo di quei tempi?
Erano bellissime le serate passate a casa di Gianni, qualche gita che abbiamo fatto insieme, i bagni in piscina, soprattutto quel periodo non c’era nessuno al mondo che facesse una televisione così bella.
E un aneddoto?
Ricordo delle risate che ci facemmo quando arrivarono mille rose da un signore di Milano che si chiamava Silvio Berlusconi che voleva conquistare Raffaella e la conquistò! E la casa di Raffaella e di Gianni fu inondata dal portone all’ascensore dalle rose mandate da Silvio Berlusconi. Noi ridemmo moltissimo.
(da Huffingtonpost)
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