Luglio 16th, 2021 Riccardo Fucile
I SOVRANISTI ORA TACCIONO E SOTTOSCRIVONO
Sorpresa! Dal decreto Sostegni bis dei Migliori – mica dai ristori degli incompetenti di prima – spuntano 6 milioni di euro stanziati per le scuole che necessitano di “completare l’acquisizione degli arredi scolastici”.
La norma è generica ma il riferimento ai banchi, a rotelle e non, è intuitivo. Dunque il governo guidato da Mario Draghi, ripesca un argomento con cui fu perseguitata l’ex ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina.
Infatti un anno fa il tema dominante il dibattito politico erano i banchi – quelli a rotelle appunto – che dovevano consentire di mantenere la distanza di un metro tra gli alunni, come richiesto dal Cts.
Sulla vicenda si scatenò un vero e proprio putiferio e per mesi l’Azzolina fu fatta bersaglio di scherno e derisioni per avere richiesto i “banchi a rotelle” che all’allora opposizione – e cioè Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia – doveva sembrare una proposta particolarmente sgangherata e buffa.
Ma se ora il nuovo governo la fa sua vuol dire che tanto bislacca questa proposta non era, visto che se si deve ricavare spazio -in un ambiente a volume limitato- si può agire solo sui “mobili” e cioè gli arredi scolastici tra cui rientrano a pieno titolo i suddetti banchi.
Questo per dire come ci sia stata una vera e propria persecuzione mediatica e politica sulla ministra Cinque Stelle
Insomma, non c’è bisogno di un logico matematico per capire che dietro ci sia stata una campagna mediatica ben orchestrata per colpire il premier Giuseppe Conte e i suoi ministri.
Ed ora che i “banchi a rotelle” hanno avuto la benedizione di Draghi cosa accadrà? Saranno di fatto sdoganati, torneranno in auge,, ci sarà un po’ di onestà intellettuale se non da parte dei politici almeno da parte dei giornalisti?
(da La Notizia)
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Luglio 16th, 2021 Riccardo Fucile
L’EUROPARLAMENTARE DI FRATELLI D’ITALIA “CON UNA DELIBERA FALSA HA PROVOCATO UN ENORME DANNO ALL’IMMAGINE DELLA REGIONE PUGLIA”
Quasi 500mila euro di danni morali. Raffaele Fitto, europarlamentare di Fratelli
d’Italia e l’uomo che doveva permettere al centrodestra di vincere la guida della Regione Puglia alle scorse elezioni, dovrà risarcire la stessa Regione per fatti risalenti a quando era governatore, dal 2000 al 2005.
Lo ha deciso la Corte d’appello di Bari, terza sezione civile, che lo ha ritenuto colpevole di falso ideologico in relazione a una delibera di Giunta del 2004 che affidava a privati la gestione delle Rsa.
In sede penale è stata dichiarata anni fa la prescrizione dei reati e oggi il procedimento si è definito in sede civile.
“La Corte ritiene”, si legge nella sentenza, “che il falso ideologico commesso da Fitto abbia provocato un enorme danno alla credibilità e all’immagine della Regione“.
Lo stesso ente aveva chiesto un risarcimento per danni non patrimoniali pari a 1,5 milioni di euro e patrimoniali pari a oltre 22 milioni. Ma per i giudici Fitto è responsabile dei soli danni morali, e non di quelli materiali.
Nel mirino, appunto, una delibera del 2004, ritenuta quindi falsa, che faceva riferimento all’impossibilità delle Asl di gestire direttamente le 11 Residenze sanitarie per anziani regionali, rendendo così legittimo aprire ai privati con un’apposita gara dal valore di 198 milioni di euro.
La sentenza, si legge, evidenzia “la sussistenza del dolo di Fitto, il quale volle e preparò l’apertura generalizzata al privato nelle Rsa, sollecitando in ogni modo pezze di appoggio dagli uffici competenti”.
Secondo i giudici l’organo di vertice più importante, “un presidente scelto dagli elettori, prese una decisione essenziale in materia di sanità, la più importante sul piano socio-economico tra quelle attribuite all’ente, creando sulla base di falsi presupposti il ‘ponte’ necessario per un successivo processo di privatizzazione delle Rsa” di fatto “sganciato da ogni discussione democratica e collaborazione amministrativa”. Addirittura, “pressando e pretermettendo uffici amministrativi e qualificati dirigenti di Asl e Ares” fino a “prevaricare e travolgere anche gli assessori da lui scelti in virtù di un vincolo di fiducia politica e personale”.
La sentenza, quindi, spiega l’atteggiamento dell’europarlamentare meloniano, all’epoca dei fatti presidente regionale sostenuto dalla coalizione di centrodestra Polo delle libertà, definito “autocratico“.
Un modo di fare “proprio di chi evidentemente considerava soltanto il risultato da perseguire, al di là di procedure, rispetto di regole legali e amministrative, e persino il rispetto personale e politico verso i suoi assessori”.
“L’essere stata la Regione rappresentata da un presidente così radicalmente avulso dalla democrazia e dalla legalità – concludono i giudici – , nonché dal rispetto per le articolazioni locali titolari di proposta, le Asl, ha prodotto un danno che può essere quantificato, secondo equità, nella misura di 350.000 euro, rivalutati a 434.500 dal fatto al momento attuale”, oltre agli interessi legali dall’aprile 2004 ad oggi (che ammontano a circa 90 mila euro).
(da agenzie)
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Luglio 16th, 2021 Riccardo Fucile
E’ DAL 20 MAGGIO CHE POTEVA FARE IL VACCINO… COSA VUOLE NASCONDERE?
Spopola su Twitter l’hashtag #Salvinivaccinati. Il leader della Lega, Matteo Salvini, potrebbe, infatti, vaccinarsi contro il Covid-19, il suo anno di nascita in Lombardia è stato già chiamato da un po’ – ha compiuto 48 anni -, ma non lo ha ancora fatto.
“Qualcuno dica a #Salvini che il suo turno per vaccinarsi è arrivato da tempo. A Milano da almeno due settimane si stanno vaccinando anche i ragazzi di vent’anni. Invece di aspettare si prenoti, è già in ritardo e non sta dando un bell’esempio. #Salvinivaccinati” scrive, sempre su Twitter, il vice presidente dei senatori del Pd, Franco Mirabelli.
Ma il capitano, una scusa dopo l’altra, rimanda da tempo l’appuntamento con il vaccino.
Il suo turno è scattato il 20 maggio, quando in Lombardia è stata aperta la campagna vaccinale per i nati nel 1973. I primi di maggio aveva detto “aspetto il mio turno”, poi aveva aggiunto di essersi prenotato per il 28 giugno, ma niente da fare perché quel giorno era impegnato in tribunale.
Il giorno successivo, a margine di un comizio a Gallarate, aveva spiegato: “Purtroppo neppure ieri sono riuscito a farlo, ero impegnato per un processo. Mi sono riprenotato, adesso quando mi chiamano vado”.
Qualche giorno prima, il 3 giugno, ospite di Otto e Mezzo, rispondendo a una precisa domanda di Lilli Gruber, che lo incalzava proprio sul vaccino, aveva sviato: “Mi sono prenotato senza scavalcare la coda. Non ho ancora ricevuto la data”.
“In questo momento – gli aveva mandato a dire qualche settimana fa il governatore del Campania, Vincenzo De Luca – vaga per la regione Campania un esponente politico sceso qui da Milano. Noi ogni estate abbiamo la consolazione di doverlo ospitare, siamo una regione ospitale. Il mio invito ovviamente, a questo signore che scende da Milano ogni estate, è quello di vaccinarsi, di non fare lo scapigliato. Vaccinati, amico mio, e mettiti la mascherina”.
(da agenzie)
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Luglio 16th, 2021 Riccardo Fucile
NEI VIDEO DEI CIRCUITI INTERNI ALL’HOTEL CI SAREBBE LA PROVA DI UN COMPORTAMENTO CRIMINALE E GLI ESTREMI DEL REATO DI EPIDEMIA COLPOSA
“Purtroppo mentre eravamo a fare delle escursioni alcuni ragazzi già risultati
positivi e rimasti nel residence sono usciti dalle camere e si sono messi a sputare sui tavoli delle sale comuni, sulle maniglie delle porte, sui tasti dell’ascensore”.
Quando G., uno dei ragazzi in quarantena a Dubai (200 positivi su 270) mi racconta questa storia, rimango perplessa. Gli chiedo come possa sostenere una simile teoria e lui mi risponde: “Ce lo ha detto Giuseppe Diana di Accademia Britannica, esistono dei video della sorveglianza interna del residence in cui alloggiamo. I video sono stati girati alle famiglie dei ragazzi, così ci hanno detto. Io credo siano gli stessi che la sera della vittoria dell’Italia festeggiavano senza mascherine”.
Domando più volte se è sicuro di quello che dice e mi ripete che sì, glielo ha detto il responsabile del viaggio studio. Che lì lo sanno tutti.
Riesco a parlare con un altro ragazzo, A. , il quale mi conferma tutto: “A noi lo hanno detto i nostri group leader, a meno che non ci abbiano mentito per ragioni che non so, la cosa è vera. Ci hanno riferito che sputavano sui tavoli della sala comune. E che si sta procedendo a denunciarli”.
Un’altra ragazza lì in quarantena mi conferma che la voce le è arrivata, ma che non ha nessun altra notizia sulla questione.
Contatto una madre, F., che è qui in Italia e ha la figlia a Dubai in quarantena: “Senta, questa voce la so. La sappiamo tutti nel giro di genitori con cui sono in contatto. Non sono in grado di dirle se è vera”
Controbatto che però qui si parla di video, sarebbe una bugia ingenua. “Che vuole che le dica, nel caso fosse vera sarebbe una cosa bruttissima, ma a noi adesso interessa che i nostri ragazzi vivano questa quarantena con serenità, poi vedremo il resto”.
Già, solo che il resto, nel caso fosse vero, sarebbe gravissimo. Anche perché se venissero denunciati a Dubai, non sarebbe una passeggiata.
Ho ascoltato la testimonianza di un’altra mamma, C., che dice: “Sì, confermo che i video ci sono. Questi ragazzi avrebbero sputato anche nelle cucine”.
Contatto Giuseppe Diana, responsabile dell’operatore turistico e scuola di lingue Accademia Britannica, ora a Dubai con i ragazzi a gestire con l’agenzia GiraMondo una situazione non facile.
Sarebbe stato lui ad informare alcuni ragazzi dell’esistenza del video. Lo chiamo più volte ma non risponde. Gli lascio numerosi messaggi sul telefono chiedendogli se può chiarire questa storia del presunto video che inchioderebbe dei ragazzi italiani a una responsabilità gravissima (potrebbe profilarsi anche il reato di epidemia colposa), ma non è neppure chiaro se la storia sia vera e se gli eventuali colpevoli siano minorenni. Non risponde né alle chiamate né ai messaggi.
Sento Gloria Di Stefano, sempre di Accademia Britannica, la quale mi ringrazia ma si rifiuta di commentare la vicenda. Insomma, di certo c’è solo una cosa: ai ragazzi è stato comunicato dagli adulti che la vicenda è accaduta e che i video esistono. I genitori ne sono a conoscenza.
A questo punto c’è solo da sperare che sia uno scherzo di pessimo gusto, ma, a quanto pare, non sembrerebbe essere affatto così.
(da TPI)
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Luglio 16th, 2021 Riccardo Fucile
IRA DELLA MELONI PER LA MANCATA POLTRONA IN RAI… DAI COMUNI AL REFERENDUM, ORA LA COALIZIONE VACILLA
Cantami, o Diva, del Pelìde Achille l’ira funesta che infiniti addusse lutti agli Achei: il proemio dell’Iliade si presta perfettamente a quello che sta succedendo in queste ore nel centrodestra.
A scatenare l’ira di Giorgia Meloni novella Achille contro gli alleati (?) è l’ennesimo sgarbo, dopo l’affaire Copasir che ha tenuto banco per mesi (leggi l’articolo), gli scontri sui candidati a sindaco, punzecchiature e veleni vari che certo non sono mancati da quando i sondaggi incoronano Fratelli d’Italia in perenne ascesa (ad oggi risulta essere il primo partito italiano) è l’accordo tra la Lega e FI che ha portato all’estromissione del meloniano Giampaolo Rossi dal Cda Rai
Per via della Scrofa questa cosa “lascia il segno” dice un peso massimo del partito. Poi è la stessa Meloni a postare sui suoi social un commento inequivocabile: “Eletti i quattro membri del Cda Rai. Intesa anti Meloni nel Centrodestra”.
Non chiara, cristallina. Signa inferre! Se non un grido di battaglia poco ci manca. E ancora: “Quando l’Italia era ancora una Nazione democratica la governance dell’emittente pubblica contemplava la presenza dell’opposizione a cui spettavano la Presidenza e la presenza nel Cda.
Nell’epoca della maggioranza arcobaleno, invece, FdI viene epurata da qualsiasi rappresentanza, così che il servizio pubblico, pagato con i soldi di tutti gli italiani, sia più simile al modello cinese che a quello di una qualsiasi nazione democratica”.
Rincara la dose il vice presidente della Camera Fabio Rampelli, furibondo perché per la prima volta nella storia della Rai non c’è in Cda l’opposizione. Minaccioso pure il commissario in Vigilanza Federico Mollicone che chiede a Draghi di sostituire la presidente designata Marinella Soldi con Rossi, altrimenti sarà lotta dura in Commissione.
Chi spara più in alto di tutti è però Ignazio La Russa che arriva ad invocare l’intervento del capo dello Stato Sergio Mattarella con una sorta di moral suasion e lo stesso premier, che stavolta “Non può fare come Ponzio Pilato: non possiamo aspettarci da un presidente autorevole come Draghi che si lavi le mani”.
A seguire c’è la stoccata per gli alleati, o presunti tali, di Lega e Forza Italia. “Temo che non si possa trattare di cupidigia o bulimia, Dio non voglia che sia per calcolo di chi vuole la rissa nel Centrodestra”.
Alla domanda se si riferisca a Salvini, il senatore di FdI risponde: “A nessuno e a tutti. Ma la prima gallinella che canterà sarà quella che ha fatto l’uovo”. E questo, c’è da giurarci, è solo l’inizio.
IL DISPETTO A URSO
La frattura nella coalizione però è nei fatti. La difficoltà con cui si è arrivati a scegliere i candidati alle amministrative, con la designazione di Bologna tutt’ora sospesa, è stata l’ultima di una serie di spie.
Dal referendum (FdI non raccoglie le firme ed è in dissenso su alcuni quesiti) alla presidenza del Copasir (Salvini non ha ancora designato i due componenti della Lega dopo le dimissioni forzate per sostituire il leghista Volpi con il meloniano Urso), il clima è da guerra civile.
Qualche parlamentare rubato da una parte e dall’altra e il gelo nelle dichiarazioni di tutti i giorni lasciano intuire che la spaccatura non è di circostanza. Giorgia scegliendo di stare all’opposizione sta lucrando consensi a rotta di collo, e Matteo non ha altra scelta che accumulare potere fin quando non si andrà a votare.
Se la data sarà nel 2023 Fratelli d’Italia potrebbe arrivare alle urne logorata e senza tanti supporter che oggi si stringono nel carro in cerca di qualche strapuntino di potere.
IL RINFORZINO
Non è formalmente a destra, ma in molti fatti sì, Matteo Renzi manda un altro segnale all’omonimo leader del Carroccio. Due suoi fedelissimi, i deputati Raffaella Paita ed Ernesto Carbone hanno firmato i referendum proposti da Radicali e leghisti per riformare la Giustizia. Una mossa che serve essenzialmente per rallentare la riforma Cartabia, e che però lega ancora una volta di più i due Mattei.
(da agenzie)
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Luglio 16th, 2021 Riccardo Fucile
NON SOLO PRESCRIZIONE, ANCHE PENE ALTERNATIVE PER ALZARE LA SOGLIA SOTTO FORMA DI “MESSA IN PROVA” PER UN BIENNIO
È un ritorno al passato di quattro anni. Non solo sulla prescrizione, ma anche sulle
misure alternative al carcere per i condannati che ricalca il decreto Orlando del 2017 del governo Gentiloni.
La conseguenza della nuova riforma firmata dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia è questa: quando diventerà legge dello Stato, tanti riusciranno a evitare il carcere, sostituito con i domiciliari o la semilibertà.
Misure alternative cui potranno accedere anche coloro ai quali vengono inflitte condanne pesanti, come a 9 anni di reclusione. Ma come si arriva a questa conclusione?
Partiamo dal principio. La riforma prevede questo: per le condanne fino a 4 anni il giudice può decidere di sostituire “tale pena con quella della semilibertà o della detenzione domiciliare”.
Attualmente invece si possono concedere i domiciliari ai 70enni (per determinati reati) o a chi ha sì una condanna fino a 4 anni, ma a specifiche condizioni, come per le donne incinte o per chi ha problemi di salute particolarmente gravi. E ancora.
La riforma per le condanne fino a tre anni prevede la possibilità di scontare la pena con il lavoro di pubblica utilità. C’è poi il capitolo della sospensione del processo con la messa alla prova: attualmente ciò è possibile solo per i reati fino a quattro anni.
La nuova riforma alza l’asticella, comprendendo le pene fino a 6 anni per “ulteriori specifici reati” oltre quelli già previsti dal codice di procedura penale. Quali, non è chiaro.
Il rischio è che se la riforma diventerà legge, in molti riusciranno a evitare il carcere. E nei fatti in questa categoria rientrano se non tutti, molti reati.
Come corruzione, rapina, associazione a delinquere, concorso esterno e così via. Gli escamotage sono presto fatti.
Facciamo un esempio. Un uomo viene condannato a 9 anni. È incensurato e con le attenuanti generiche la condanna passa a 6. Ma ha anche scelto il rito abbreviato e ottiene un ulteriore sconto di pena di un terzo. Si arriva così a una condanna finale a 4 anni.
Gli emendamenti targati Cartabia, di fatto, estendono la riforma Orlando, che aveva iniziato a mettere mano alla legge Gozzini del 1975 per espandere le misure alternative al carcere. Lo aveva fatto con una delega ottenuta dal Parlamento il 23 giugno 2017 dopo il lavoro degli Stati generali presieduti dal penalista Glauco Giostra.
Il decreto legislativo però era stato varato dal governo il 17 marzo 2018, dopo le elezioni del boom di Lega e M5S: la norma alzava la soglia da 3 a 4 anni per non scontare la pena nei penitenziari, dando discrezionalità al giudice di sorveglianza, ed estendeva la semilibertà a chi (anche se condannato all’ergastolo) aveva usufruito di permessi premio fino a 5 anni.
Una legge che aveva fatto gridare allo “svuota carceri” i vincitori delle elezioni. Alfonso Bonafede parlava di provvedimento “pericoloso” che minava “il principio della certezza della pena”.
Matteo Salvini invece gridava alla “vergogna” perché un governo “bocciato dagli elettori” stava approvando “l’ennesima salva-ladri”: “Appena andremo al governo – prometteva il leghista – cancelleremo questa follia nel nome della certezza della pena: chi sbaglia paga!”.
Il governo Conte-1 così nel 2018 aveva ridimensionato la riforma Orlando sulle pene alternative al carcere. Il 3 agosto l’esecutivo decise di non convertire in legge le misure di Orlando e di approvare tre nuovi decreti. Solo ieri Salvini si è ricordato dei suoi annunci e per la prima volta ha mosso una critica alla riforma Cartabia: “Ragionare su alcune pene alternative ci sta, ragionare sulla formazione professionale ci sta, ma svuotare le carceri con colpi di spugna no”.
La prossima settimana, quando la riforma arriverà in commissione Giustizia, oltre alla diatriba sulla prescrizione su cui il M5S di Giuseppe Conte non transige, Lega e 5S presenteranno emendamenti per modificare le norme sulle misure alternative. Provando a scongiurare un altro colpo di spugna.
(da La Notizia)
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Luglio 16th, 2021 Riccardo Fucile
DALLA SPALLATA FALLITA AI ROSARI, ORMAI IL GENERALE FIGLIUOLO SEMBRA IL CAPITANO
E niente, alla fine siamo in Italia che comunque è la sede del Vaticano e della Sede Apostolica. Una terra profondamente intrisa di magia e superstizione, come la Tessaglia descritta mirabilmente ne L’Asino D’oro di Apuleio.
E quindi non ci può meravigliare più di tanto che il generale dell’esercito italiano, quindi un uomo delle istituzioni, un uomo del fare, Francesco Paolo Figliuolo, vada in pellegrinaggio a Cascia per chiedere intercessioni divine sulla pandemia: “Ho chiesto a Santa Rita di aiutare l’Italia ad uscire da questa pandemia, far sì che la campagna vaccinale proceda e che tutti gli italiani ne capiscano l’importanza. Confidenti nella scienza ma anche nella spiritualità, auspico che Santa Rita posi la sua santa mano sopra di noi per far in modo che ne usciamo”.
Naturalmente nulla da obiettare per chi crede, ma a patto che non ci si dimentichi che lo Stato è laico. E forse i vecchi democristianoni di una volta lo sapevano molto meglio degli epigoni moderni.
UN SACCO BELLO
Detto questo il fatto non è se il generale Figliuolo sente il bisogno di un aiutino soprannaturale per il suo piano vaccinale quanto il fatto che ultimamente sembra aver perso lo sprint di cui era dotato qualche mese al suo esordio.
La variante delta – che tradotto dal flagello imperante buonista significa semplicemente “indiana” – ci sta facendo capire che ci risiamo.
Basta guardare quello che succede nel Regno Unito per trarre adeguate (e spiacevoli) previsioni di quanto accadrà a breve da noi con l’unica differenza che noi siamo stati forse più furbi degli inglesi e abbiamo utilizzato più il Pfizer che AstraZeneca, che come noto, copre molto meno del vaccino americano.
In ogni caso sembra che i vaccini stiano facendo argine non tanto sui numeri dei contagi, di nuovo astronomici in Gran Bretagna, quanto sulle conseguenze meno gravi sui positivi.
Ma torniamo al buon alpino e alla sua perdita di lucentezza. In effetti sarà il caldo, sarà il considerevole sforzo fatto, Figliuolo sembra il protagonista di un noto film di Carlo Verdone, Un Sacco Bello, e precisamente il prete strabico e mezzo orbo che non riesce a convincere un figlio dei fiori a tornare sulla retta via. Il grande Mario Brega è costretto a chiamare un vicino “professore” perché “…’sto prete me perde colpi!”.
Ecco il generale Figliuolo è come il prete del film. Ormai non convince più, tergiversa, si immammalucca, va per conventi e bacia pile e rosari come un Matteo Salvini qualsiasi in crisi di mistica.
Lo ricordiamo, ad esempio, quando gaio e tosto, affrontava governatori e assessori a suon di sberle, vedi il caso del Lazio con Zingaretti-D’Amato che dovettero cedere ai suoi desiderata vaccinali più volte.
Ora l’alpino gioca in difesa, come se fosse stato trasferito dalle amate montagne ad un mare equatoriale. Ad esempio, nel clamoroso caso degli sconsiderati festeggiamenti con pullman scoperto per la vittoria italiana agli Europei, imposti dal capitano della nazionale Chiellini al governo, la sua voce non si è sentita per niente.
Eppure quello che è successo costerà migliaia e migliaia di contagi e vittime in più. Il Figliuolo pimpante dei primi tempi avrebbe picchiato duro come Jack La Motta–Robert De Niro in Toro scatenato, invece ora lo ritroviamo in meditazione nella santa Umbria di eremiti e mistici. Attenzione, generale, a non perdere la penna perché in un Paese ingrato come il nostro ci vuole poco a perdere le stelle. E a ritrovarsi nelle stalle.
(da Il Fatto Quotidiano)
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Luglio 16th, 2021 Riccardo Fucile
SE DAVIDE VUOLA AMARE MATTEO CHI SIAMO NOI PER DIRE NO?
Se il senatore italovivo, Davide Faraone, applaude in aula Matteo Salvini, non solo
non c’è nulla di male, ma lo trovo anzi un coraggioso coming out, particolarmente appropriato in un dibattito parlamentare sulla legge Zan.
Per questo la senatrice pd Monica Cirinnà, che ha postato un video con il commovente gesto, invece poi di scusarsi, avrebbe dovuto rivendicare quella trasparenza dei sentimenti, che va oltre ogni discriminazione di genere.
Perché se Davide vuole amare Matteo, e lo dichiara orgogliosamente al mondo, chi siamo noi per dire no, così non si fa? Faraone, del resto, è uomo appassionato, che getta il cuore oltre l’ostacolo, poiché se ama, ama e non è certo tipo da fermarsi davanti a banali richiami alle coerenza.
Lo ricordiamo quando ai tempi del governo Conte, con l’illuminata gagliardia di un martello pneumatico, invocava il Mes, vogliamo il Mes, ci vuole il Mes, Mes, Mes, Mes. Poi, tuttavia, all’arrivo del governo dei Migliori, disse soavemente: “Il nostro Mes è Draghi”, e il Mes divenne un apostrofo rosa tra le parole t’amo.
Lui è fatto così.
In questo spirito di amicizia tra i popoli e le religioni, va segnalato un titolo de LaVerità che, detestando Enrico Letta più degli Hezbollah, coglieva con soddisfazione la “rottura dell’asse Pd-Islam” sul ddl Zan, segnalando che “per Ucoii è legge antireligiosa”.
Si dava conto, infatti, delle dure posizioni espresse sul merito, oltreché dell’Unione delle Comunità islamiche in Italia, da Davide Piccardo, direttore del periodico islamico La Luce, convinto che non si possano condividere “leggi controverse sotto il profilo etico quando non chiaramente antireligiose”.
Sulla medesima linea, il fondatore stesso dell’Ucoii, Roberto Hamza Piccardo, che ha lanciato un diktat “contro i partiti della sinistra che portano avanti il loro progetto gender fin nelle scuole dell’infanzia, per legge”.
Diciamo la verità, non sembrano parole uscite, belle croccanti, dalla bocca di Salvini (e dunque di Faraone)? È un altro miracolo dell’amore: il leader leghista che poteva anche svenire davanti a un kebab, terrorizzato dalla imminente invasione islamica per esorcizzare la quale agitava il rosario come una clava, improvvisamente contro la legge Zan impugna la spada dell’Islam.
Adesso chi lo dice alla senatrice Santanchè (che alla parola fatwa si barrica in casa) che può anche esistere una fatwa buona: l’omotransfobia?
(da Il Fatto Quotidiano)
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Luglio 16th, 2021 Riccardo Fucile
“RENZI DICE CHE I VOTI IN SENATO NON CI SONO? LA MAGGIORANZA E’ LA STESSA CHE HA APPROVATO LA LEGGE ALLA CAMERA”
La prima settimana parlamentare di discussione generale in Senato del disegno di legge Zan si è conclusa. La prossima si aprirà con il termine per la presentazione degli emendamenti, fissato per martedì.
Per fare un punto della situazione Fanpage.it ha intervistato il deputato del Partito Democratico e primo firmatario della legge, Alessandro Zan, che è intervenuto durante la diretta Youtube di oggi: “Il dibattito che abbiamo sentito al Senato è stato incommentabile”, ha attaccato subito il parlamentare dem. “Ci sono state tre votazioni – ha ricapitolato – una che voleva il ritorno in commissione della legge, su proposta di Ostellari, ed è stata respinta”.
Poi sono state presentate le pregiudiziali di costituzionalità, “usate dall’opposizione per affossare la legge, e sono state tutte respinte”. Terzo voto “una sospensiva votata l’altro ieri”, perché si riteneva che “questo provvedimento non fosse sufficientemente maturo per affrontare l’iter in Aula”. Respinta anche questa. “Il 20 luglio scadrà il termine per presentare gli emendamenti, vedremo chi e quanti ne presenterà – ha continuato Zan – Capiremo chi sta dalla parte della legge contro i crimini d’odio e chi la vuole solo affossare”.
Zan ha spiegato che “ci sono tante fibrillazioni, soprattutto tra alcuni senatori c’è una non conoscenza del tema, molti ne parlano dentro uno scontro politico, ma quasi nessuno affronta i contenuti”.
Fare una mediazione togliendo l’identità di genere perché è un tema divisivo “è come se volessi togliere da una legge la lotta al razzismo, in che senso è divisivo?”. Intorno a questo termine “è stato costruito un dibattito che nulla c’entra con la legge”, anche perché “è un termine già presente nelle nostre leggi”.
Se invece “usiamo altre parole inventate lasciamo scoperte dalle tutele tantissime persone, circa 400mila nel nostro Paese”.
Questo dibattito, secondo il deputato, è “inaccettabile”, perché “parliamo di diritti umani”. Il ddl Zan “è già frutto di una mediazione, che ha tenuto dentro diverse sensibilità”. Non si può mediare “sulla vita della gente, sul futuro di queste persone, perché sarebbe vergognoso e inaccettabile”.
Il deputato si è concentrato anche sul ruolo di Renzi: “Lui dice che i voti in Senato non ci sono, ma conti alla mano i numeri ci sono, con la stessa maggioranza che ha votato alla Camera il disegno di legge”.
La senatrice Masini ieri “ha fatto un bellissimo discorso al Senato, molti dentro Forza Italia la pensano come lei”. Ma attenzione agli altri partiti: “Fare la mediazione con la Lega è come far entrare un lupo in un recinto di pecore – ha avvisato Zan – La Lega non è credibile, perché le loro azioni sono state tutte volte ad ostacolare la legge, se siamo ancora a questo punto è colpa di Lega e Fratelli d’Italia che hanno fatto un ostruzionismo pesantissimo”.
(da Fanpage)
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