Destra di Popolo.net

SONDAGGIO DEMOS SU DDL ZAN: LA LEGGE PIACE AL 62% DEGLI ITALIANI, CONTRARIO SOLO IL 24%

Luglio 20th, 2021 Riccardo Fucile

TRA I GIOVANI SOTTO I 30 ANNI I FAVOREVOLI SALGONO AL 75%… ANCHE LA MAGGIORANZA DEGLI ELETTORI DELLA LEGA E’ FAVOREVOLE

C’è molto dibattito sul Disegno di Legge Zan sul contrasto della violenza e la discriminazione per motivi che riguardano l’identità di genere. L’omofobia e la disabilità. La questione ha, infatti, assunto grande rilievo politico. Tanto più dopo l’intervento del Vaticano, che ha richiesto di modificare alcuni contenuti che violerebbero l’accordo di revisione del Concordato.
Così, il confronto parlamentare su questo tema, già avviato al Senato, lascerà il segno sul futuro del governo e nel rapporto fra soggetti politici. Inevitabilmente, visto che la maggioranza comprende tutti. Meno uno. I Fd’I di Giorgia Meloni. Com’è avvenuto in passato, quando si è trattato di affrontare questioni importanti, sul piano etico e dei diritti di cittadinanza.
Tuttavia, il sondaggio condotto di recente dal Demos suggerisce che, presso l’opinione pubblica, le divisioni, di fronte al Ddl Zan, si traducono in “differenze”, piuttosto che in “fratture”.
Emergono, infatti, posizioni e atteggiamenti che, per quanto articolati, non giustificano tensioni politiche tanto accese. Le discussioni pubbliche degli ultimi mesi, amplificate sui media, hanno contribuito a modificare l’approccio dei cittadini rispetto all’argomento. Approvato dal 62% degli italiani (intervistati da Demos). Poco meno dei due terzi. Mentre l’orientamento opposto, nel segno del rifiuto e dell’opposizione, è espresso da una quota di persone molto più limitata: il 24%.
Se consideriamo le preferenze politiche, il consenso verso il decreto appare molto largo soprattutto fra gli elettori del PD e del M5S: 81%. Ma è, comunque, maggioritario anche presso la base della Lega. Mentre è sceso fra coloro che votano per i FdI e, soprattutto, FI.
L’opposizione al DdL Zan appare, però, limitata. E solo tra chi vota per i Fd’I supera, per ampiezza, il favore al provvedimento.
Risulta, invece, evidente l’influenza di altri fattori. La differenza generazionale, in particolare, sottolinea un’adesione convinta fra i più giovani. Sotto i trent’anni, infatti, il consenso supera il 75%.
Ma, soprattutto, contano le convinzioni religiose. Segnalate dalla frequenza alla messa. Fra coloro che dichiarano una pratica più assidua, infatti, il DdL Zan risulta meno condiviso (45%).
Tuttavia, anche in questo caso, l’atteggiamento contrario, di rifiuto incondizionato, appare più ridotto (35%). Seppure bilanciato da un significativo grado di incertezza (20%)
In altri termini, le fratture e le tensioni che hanno attraversato i partiti non sembrano coinvolgere i cittadini. Quantomeno, non scaldano gli animi. Una legge che garantisce il rispetto delle differenze di genere, contrasta l’omofobia e le discriminazioni contro i disabili appare giusta a una larga maggioranza di persone. Al di là degli specifici piani. Perché la vera questione è superare le discriminazioni.
(da agenzie)

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FRANCESCA PASCALE: “RESTO CREDENTE MA QUESTA CHIESA CHE DISCRIMINA GLI OMOSESSUALI E FA INGERENZE SUL DDL ZAN MI HA DELUSO”

Luglio 20th, 2021 Riccardo Fucile

“FORZA ITALIA NON CAPISCE CHE COPIANDO LA LEGA LA GENTE PREFERISCE L’ORIGINALE”

«Resto credente, ma una Chiesa che discrimina gli omosessuali e che fa ingerenza politica sul ddl Zan, mi ha deluso».
Così Francesca Pascale, ex compagna di Silvio Berlusconi, interviene nel dibattito sul ddl contro l’omotransfobia, già approvato alla Camera, ma fermo in commissione al Senato da mesi.
Pascale critica la posizione presa da Forza Italia sul provvedimento. «Copiare la Lega — ha detto parlando a Repubblica — non conviene, tanto vale allora votare l’originale».
Una posizione ribadita anche nelle scorse settimane in occasione della partecipazione al Pride a Napoli. «C’è in Italia una parte politica che non riesce a vedere, che è cieca e le leggi non sono al passo con il tempo. La politica che non vede una piazza come questa non sa ascoltare», aveva detto Pascale, cogliendo anche l’occasione per rispondere alla consigliera comunale forzista di Cesano Boscone, Antonia Parisotto, che aveva definito i Pride «una squallida manifestazione che nulla ha di culturale», nonché «un ritrovo di disadattati, soggetti schizoidi, in piena crisi dissociativa».
«Io — aveva tuonato Pascale — sono testimone della mia vita: la famiglia è quel nucleo fatto di persone che si amano che hanno rispetto reciproco, ma questi politici non lo capiscono».
(da La Repubblica)

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MA QUALE RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, I GIUDICI ANTIMAFIA TEMONO CHE META’ PROCESSI ANDRANNO IN FUMO

Luglio 20th, 2021 Riccardo Fucile

L’EUROPA NEL RECOVERY NON CI HA CHIESTO QUESTA RIFORMA MA DI ACCELERALE I PROCESSI, NON UN’AMNISTIA PER REATI GRAVI… LA SOLUZIONE E’ ASSUMERE IL PERSONALE NECESSARIO, CI SONO PROCURE CON L’ACQUA ALLA GOLA

Nel giorno in cui vengono depositati alla Camera oltre 1600 sub-emendamenti alla riforma sulla giustizia, a mettere sulla graticola il testo della ministra Cartabia sono gli stessi magistrati.
Nell’audizione in commissione Giustizia, il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo De Raho pronuncia parole durissime: “La nuova prescrizione mina la sicurezza del Paese e della democrazia. No a interferenze del Parlamento sui criteri di priorità dell’azione penale che toccherebbero l’indipendenza della magistratura”.
Gli fa sponda il procuratore capo di Catanzaro Gratteri: “Una gran mole di sentenze verrà travolta, il 50% dei processi sarà improcedibile in appello, diminuiranno sicurezza e credibilità dello Stato”.
Il gruppo grillino a Montecitorio rilancia subito con una nota: “Critiche inquietanti, il testo va modificato”. Presentano 900 richieste di modifica sul testo, una sulla prescrizione. E poi, assemblea con Conte che dovrà mediare con l’ala più barricadera: “Serve una risposta equa ed efficace”.
Ma occupare la scena oggi non sono loro.
C’è un allarme di tenuta del sistema che si aggiunge ai rischi già evocati dal presidente dell’Anm Santalucia (“Così i processi non si accorciano, si eliminano”) e da Spataro, e che proviene da magistrati considerati equilibrati e apprezzati in modo trasversale. Timori che riguardano maxi-processi di criminalità organizzata, per reati gravi, che lambiscono procure importanti ma sovraffaticate, sguarnite e piene di arretrati come Roma, Napoli, Milano.
Un campanello che impensierisce perché estraneo ai balletti della politica (che peraltro Draghi credeva di aver domato dopo l’incontro “cordiale e costruttivo” con Conte e invece si ritrova daccapo).
In attesa del parere del Csm che, secondo i rumors, conterrà “rispettose ma puntuali critiche” a diversi aspetti dell’impianto.
La Guardasigilli, pur “amareggiata” per le critiche, presta orecchio. Da Napoli avvisa che “lo status quo non può rimanere tale” ma apre ad “aggiustamenti”.
E’ la parola chiave di una difficile mediazione che Cartabia si intesta in queste ore con le forze politiche che “spingono in direzioni opposte”. Con un occhio all’orologio, perché “l’occasione del Recovery non si può perdere”.
La riforma è calendarizzata in aula venerdì 23 luglio, quasi certamente slitterà a lunedì 26 (impossibile esaminare 1631 emendamenti in meno di 48 ore), il governo è deciso ad approvarla in prima lettura entro la pausa estiva, al massimo ai primi di agosto. L’intesa però è lontanissima.
Il nodo restano la prescrizione e la durata certa dei processi, che si possono limare ma non capovolgere.
Si vocifera di un differimento dell’entrata in vigore della riforma al 2024, forse gradito a Pd-M5S, ma difficilmente a destra. E poi che figura si farebbe con l’Europa che ci chiede di accelerare? Ecco perché Draghi, che pure preferirebbe una soluzione politica, non toglie dal tavolo la prospettiva del maxi-emendamento da votare con la fiducia.
Le piattaforme di “aggiustamenti” in campo sono diverse.
La squadra del Pd sulla giustizia – Rossomando, Bazoli, Verini – tende la mano a M5S. Si ipotizza una norma transitoria che renda più flessibile la disciplina per i processi non ancora iniziati su reati già commessi; si ragiona sul rendere meno rigido il termine dei 90 giorni dal deposto della sentenza di primo grado da cui decorre l’improcedibilità dopo due anni; si valuta di ampliare la casistica dei reati improcedibili, aggiungendo a mafia, terrorismo, omicidi e corruzione anche reati concursuali, bancarotte fraudolente e altre condotte criminose di particolare gravità.
Ma la coperta è corta, cortissima. Aggiustare un angolo può far saltare tutto.
Il dialogo Pd-M5S non piace a Forza Italia, che presenta 109 emendamenti in senso opposto. La Lega presenta 11 emendamenti e non vuole praticamente toccare una virgola.
Cartabia considera il nervo scoperto della carenza di personale, sottolinea il nuovo ufficio del processo, sa che servono immissioni in ruolo e cancellieri, lo hanno lamentato anche i due pm.
Di qui, l’ipotesi del rinvio al 2024. Il risiko è complicato. Per venirne a capo ci sono 48 ore in commissione e un week end di trattative. Poi, la parola passa a Draghi.
(da Huffingotnpost)

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GALLI A MUSO DURO CONTRO SALVINI: “LIBERA SCELTA PER I 40ENNI? SU QUALI PRESUPPOSTI SCIENTIFICI PARLA?”

Luglio 20th, 2021 Riccardo Fucile

“IL VIRUS ORA CIRCOLA SU GIOVANI NON VACCINATI”

Salvini continua la sua propaganda no vax e Galli risponde per le rime.
Infatti il direttore del reparto di Malattie Infettive dell’ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli, ha replicato alle frasi del leader della Lega che aveva parlato della possibilità di lasciare la libera scelta sul vaccino agli appartenenti alla fascia che va dai 40 ai 59 anni, sostenendo inoltre che ai più giovani il vaccino non servirebbe. “Salvini? Non so su quali presupposti scientifici parlino questi politici”.
“Il virus – ha spiegato Galli a “Stasera Italia” – sta circolando su persone non vaccinate che hanno meno di quarant’anni. La variante Delta è in grado di infettare in maniera molto efficace anche giovani e bambini, che sono le persone che hanno più contatti. I dati sono in crescita e bisogna stare attenti”.
Galli teme che si stia seguendo la strada tracciata da Boris Johnson in Inghilterra: “Il geniale premier inglese sta riaprendo con decine di migliaia di infezioni documentate – ha detto -, ho paura che si stia seguendo questo tipo di linea ma se il virus circola, non va bene per nessuno”.
(da agenzie)

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LA SONDAGGISTA GHISLERI: “MOLTO RICCHI O MOLTO POVERI, VI SPIEGO CHI SONO I NO-VAX”

Luglio 20th, 2021 Riccardo Fucile

“SONO PIU’ PRESENTI TRA GLI ELETTORI DI LEGA, FDI E M5S”… “PIU’ DONNE CHE UOMINI, TRA I 25 E I 45 ANNI”

No-Vax, scettici, indecisi. La galassia di chi non intende vaccinarsi contro il coronavirus o non si è ancora deciso a farlo è complessa e variegata. Comprende i molto ricchi e i molto poveri, ne fanno parte più le donne che gli uomini, si concentra nella fascia d’età centrale della popolazione, tra i 25 e i 45 anni.
Abbiamo chiesto ad Alessandra Ghisleri, sondaggista e direttrice di Euromedia Research, di aiutarci a fare un identikit di questa parte della popolazione a cui sembrano ammiccare alcuni leader politici, da Matteo Salvini a Giorgia Meloni.
Professoressa Ghisleri, la nostra società è davvero così polarizzata in no-Vax e pro-Vax?
“Intanto bisogna dire che il vaccino anti-Covid è un vaccino atipico, al di là dei tempi in cui è stato sviluppato. È atipico perché viene considerato una sorta di mix tra un vaccino di tipo istituzionale, come quelli che conoscevamo già, e un farmaco speciale: è visto come un passaggio tra queste due realtà più che come un vaccino inteso in senso tradizionale. I no-Covid-Vax non sono sovrapponibili al movimento no-Vax che si è condensato in opposizione al decreto Vaccini del 2017 sull’aumento delle vaccinazioni obbligatorie in età pediatrica”.
Dal punto di vista percentuale, quanto contano i no-Covid-Vax e gli scettici?
“La maggior parte della popolazione ha deciso di vaccinarsi perché si rende conto che questa è, ad oggi, l’unica via d’uscita dalla pandemia. Resta fuori un 15% della popolazione suddiviso in un 6-9% di persone che in questa particolare occasione si dichiara no-Vax. Si tratta di una percentuale maggiore rispetto ai tradizionali no-Vax, che sono molti meno”.
Partiamo da questi no-Covid-Vax. Chi sono?
“Sono più o meno trasversali, la maggior parte ha un’età compresa tra i 25 e i 40 anni. La distribuzione geografica è abbastanza omogenea, mentre è interessante notare come al loro interno convivano persone di livello socio-economico molto alto e molto basso. In particolare, lo zoccolo più duro è composto da persone con una condizione socio-economica più elevata. Al secondo posto, troviamo le fasce meno istruite e con redditi inferiori, ma percentualmente il livello di no-Vax è più elevato tra i redditi alti, non medio-alti. Il ceto medio è quello più favorevole alla vaccinazione, mentre agli antipodi abbiamo due categorie: i molto ricchi e i molto poveri. Se diamo uno sguardo alle professioni, la maggior parte dei no-Vax di livello socio economico più basso sono disoccupati, mentre nella parte più alta troviamo i liberi professionisti. Sono questi i punti di polarizzazione tra chi sceglie di non sottoporsi alla vaccinazione”.
Passiamo alle altre categorie…
“Ai no-Covid-Vax vanno aggiunti gli scettici, che contano per un altro 5-7%. Poi ci sono gli indecisi, coloro che hanno intenzione di vaccinarsi ma non subito. Gli scettici, a differenza dei no-Vax, sono principalmente concentrati nelle classi socio-economiche più basse: sono per lo più impiegati, operai, disoccupati, con un’età in prevalenza compresa tra i 28 e i 45 anni. Poi ci sono quelli che temporeggiano: sono ancora indecisi, ma sono orientati a vaccinarsi. Si tratta soprattutto dei più giovani”.
Ci sono differenze tra uomini e donne?
“In generale le donne sono più reticenti rispetto agli uomini nei confronti del vaccino. Tra i no-Vax, la maggior parte sono donne: sono sopra la media nazionale di quasi un punto e mezzo. Anche tra gli scettici troviamo più donne che uomini, anche se si tratta solo di qualche scarto di decimale. I temporeggiatori, invece, sono maggiormente polarizzati sugli uomini e sui più giovani (studenti e persone in cerca del primo lavoro)”.
Da Salvini a Meloni, passando per Conte, negli ultimi giorni è emerso un gioco politico dell’ambiguità sui vaccini. Qual è il tornaconto elettorale di ammiccare alla galassia no/ni/boh-Vax?
“Il tema vero è che i vaccinati dei diversi partiti guardano ai loro leader come esempi. I dati più alti tra no-Vax e scettici si riscontrano tra gli elettori di Lega, Movimento 5 Stelle, Fratelli d’Italia. La questione non è quanti voti porti strizzare l’occhio a queste persone – che sono chiaramente una minoranza – ma la coerenza. La necessità è avere un punto di riferimento e credere in quel punto di riferimento. Il ragionamento dell’elettore è: se finora le autorità hanno raccomandato la vaccinazione, e noi ci siamo vaccinati, dal leader mi aspetto che faccia squadra. Laddove non è ancora avvenuto, i giudizi risultano un po’ più severi, ma io credo sia questione di giorni. In termini di voto, ad oggi le attenzioni dei no-Vax valgono davvero poco, a meno che non emergano delle complicazioni ulteriori legate allo sviluppo dei vaccini”.
Ancora una volta, tra variante Delta e indecisioni vaccinali, c’è il rischio che l’uscita dal tunnel della pandemia si sposti ancora più in là. Questo produce confusione, stanchezza, rabbia nella popolazione. Forse c’è un calcolo politico, la speranza di cavalcare un possibile risentimento?
“Il virus avanza per i fatti suoi, non ha un colore politico e non segue le osservazioni dei governi. Le evoluzioni della pandemia stanno stancando fortemente le persone, che vogliono trovare un filo. La prospettiva di nuove chiusure spaventa molto più del vaccino. Se le cose dovessero andare male per colpa di chi non si è immunizzato, sarà difficile spiegarlo alla maggior parte della popolazione che ha deciso di vaccinarsi per tornare a vivere e guardare al futuro”
Dal punto di vista della strategia politica e comunicativa cosa sembra funzionare di più?
“L’eterogeneità di no-Covid-Vax e indecisi si riflette nelle diverse strategie politiche e comunicative assunte dai leader anche all’estero. Il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato degli obblighi vaccinali che hanno spinto due milioni di francesi a prenotare per l’iniezione nel giro di un paio di giorni. Il premier britannico Boris Johnson ha convinto i più giovani vincolando alla vaccinazione l’accesso ai luoghi d’aggregazione per eccellenza – pub, discoteche, concerti. La verità è che la maggior parte della popolazione si è vaccinata, forse anche a sua insaputa, per tutelare la comunità in cui vive. Questo è uno dei valori da preservare”.
(da Huffingtonpost)

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IL PRESIDENTE EMERITO DELLA CORTE COSTITUZIONALE: “L’OBBLIGO VACCINALE E’ COSTITUZIONALE”

Luglio 20th, 2021 Riccardo Fucile

“LO STATO PUO’ INTRODURLO LEGITTIMAMENTE ALLA LUCE DEGLI ARTICOLI 16 E 32 DELLA COSTITUZIONE”

La variante Delta sta correndo molto velocemente in Italia e in tutta Europa; l’obbligo vaccinale nel Paese potrebbe essere la giusta soluzione per arginare il problema ma la Lega fa muro
Secondo Giovanni Maria Flick, presidente emerito della Corte costituzionale, sull’obbligo vaccinale non ci sarebbe nessuna controindicazione perché “la Costituzione lo prevede”.
Flick si è fatto promotore assieme a una ventina di giuristi di una lettera rivolta al presidente del Consiglio Mario Draghi per una legge sull’obbligo vaccinale
“Lo Stato può introdurlo legittimamente alla luce dell’articolo 16 e 32 della Costituzione”
I due articoli in questione riguardano rispettivamente la possibilità di porre limiti alla libertà di circolazione per ragioni sanitarie e la tutela del diritto fondamentale alla salute come interesse della collettività.
(da agenzie)

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CHI NON SI VACCINA RISCHIA LO STIPENDIO

Luglio 20th, 2021 Riccardo Fucile

L’IDEA DI CONFINDUSTRIA SUL GREEN PASS OBBLIGATORIO IN AZIENDA

Secondo l’associazione degli industriali, l’esigenza del Green pass obbligatorio in azienda nasce perché un numero troppo alto di lavoratori sta scegliendo di non vaccinarsi
Esibire il Green pass al lavoro potrebbe diventare un obbligo per i dipendenti di azienda. E, se il dipendente non è vaccinato, rischia di cambiare mansione o una sospensione.
La proposta, che dovrebbe avere come obiettivo la tutela della sicurezza dei lavoratori, arriva dal direttore generale di Confindustria, Francesca Mariotti, ai direttori del sistema industriale.
La cosa impatterebbe sullo stipendio di fine mese. La mail, anticipata da Il Tempo, fa il punto sulla nuova normativa su cui Confindustria è al lavoro con governo e istituzioni per aggiornare il protocollo per la sicurezza sui luoghi di lavoro contestualmente alle operazioni vaccinali in fabbrica.
Nel testo è scritto che «l’esibizione di un certificato verde valido dovrebbe rientrare tra gli obblighi di diligenza, correttezza e buona fede su cui poggia il rapporto di lavoro. In diretta conseguenza di ciò, il datore, ove possibile, potrebbe attribuire al lavoratore mansioni diverse da quelle normalmente esercitate, erogando la relativa retribuzione; qualora ciò non fosse possibile, il datore dovrebbe poter non ammettere il soggetto al lavoro, con sospensione della retribuzione in caso di allontanamento dell’azienda».
L’esigenza nasce da quanto osservato da numerose aziende: un numero troppo alto di lavoratori sta scegliendo liberamente di non sottoporsi alla vaccinazione anti Covid. Questo non fa che esporre «di fatto a un maggior rischio di contrarre il virus se stessi e la pluralità di soggetti con cui, direttamente o indirettamente, entrano in contatto condividendo in maniera continuativa gli ambienti di lavoro».
Ovviamente a preoccupare sono i numeri sempre più alti di contagi dovuti alla diffusione della variante Delta. Per questo il pressing e l’accento è sui vaccini: «gli strumenti di contenimento della pandemia più evoluti – in primis la vaccinazione – risulteranno fondamentali per evitare la reintroduzione di misure restrittive delle libertà personali e per lo svolgimento delle attività economiche».
(da agenzie)

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PALERMO, IL PRIMO LOCALE CHE APRE SOLO AI VACCINATI: E’ GIA’ PARTITO L’ODIO SOCIAL

Luglio 20th, 2021 Riccardo Fucile

LA TITOLARE: “NON SI GIOCA CON LA SALUTE E CON IL LAVORO DEGLI ALTRI”… E ALL’INGRESSO DELL’ENOTECA HA MESSO IL CARTELLO:”NO VAX, NO DRINK”

Ci vorrebbero molte più prese di posizione così per poter dare vita a una via sicura per la nostra salute, ma come al solito gli odiatori del web si sono scatenati per screditare la decisione.
No Vax, No Drink. Sembra un nuovo slogan pubblicitario e invece è la comunicazione, con tanto di manifesto, apparsa all’ingresso di un locale di Palermo, che non accetterà più clienti non vaccinati.
Troppo alto il rischio di diffondere il virus e le sue varianti. L’iniziativa dell’imprenditrice Cinzia Orabona attira le critiche dei mondo no vax oltre che messaggi di stima e incoraggiamento.
“Prospero è la prima enoteca letteraria di Palermo. Un luogo aperto a tutti, tutti i giorni” si legge sul sito del locale, che però da qualche giorno sta attuando una selezione all’ingresso.
A causa dell’aumento di contagi nella regione e del numero troppo basso di avvenute vaccinazioni, la proprietaria, Cinzia Orabona, ha affisso alla vetrina del suo locale un avviso in cui si dichiara che non verranno accettati clienti non vaccinati, almeno con la prima dose. Orabona ha deciso di condividere l’iniziativa anche tramite un post sulla pagina Facebook.
Il post ha ricevuto condivisioni, ma quello che ha colpito di più è la quantità e il contenuto dei commenti, circa duemila.
“Avete paragonato le vaccinazioni all’Olocausto. Mi avete dato della fascista e della razzista. Avete mostrato la violenza tipica dei leoni da tastiera” ha scritto Cinzia in risposta ad uno dei tanti commenti di odio sotto al post.
L’enoteca di Palermo è solo uno dei tanti esercizi commerciali che si sono trovati a dover affrontare le difficoltà economiche della pandemia. Con i debiti del lockdown da pagare e l’incertezza collettiva non sembra così fuoriluogo cercare di evitare nuovi focolai e supportare la campagna vaccinale, unico baluardo di questa lotta.
Nell’avviso affisso all’esterno del locale i gestori ricordano che ancora il pericolo non è scampato e “le nuove restrizioni adottate da alcuni Paesi dimostrano che nuovi lockdown e zone rosse non sono così improbabili come ci piace credere”.
(da agenzie)

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“NEL NOSTRO LOCALE IL GREEN PASS E’ GIA’ OBBLIGATORIO, I NO-VAX CI MASSACRANO MA NON CI FERMIAMO”

Luglio 20th, 2021 Riccardo Fucile

I DUE GIOVANI PROPRIETARI DEL RISTORANTE-BAGNI “LA ROTTA” DI AGRIGENTO: “SIAMO PER LA LIBERTA’ MA NON POSSIAMO RISCHIARE PER LO STUPIDO DI TURNO”

“Io non sono contro nessuno, sono per la libertà assoluta. Ma la situazione è delicata. Siamo ancora nel pieno di un’emergenza sanitaria e i vaccini, numeri alla mano, hanno acceso la luce fuori dal tunnel. Ci è sembrata una decisione logica, per tutelare la nostra salute e quella dei clienti”.
Il tono di voce risoluto non lascia spazio a dubbi. Andrea Franco ci crede, nella sua attività e nella sua scelta. Lui, 29 anni, gestisce insieme al fratello Mirko, di 27, il ristorante e stabilimento balneare La Rotta di Agrigento: uno dei primi due locali di Italia a imporre l’utilizzo del green pass ai clienti per consentire l’accesso, anticipando quella che probabilmente sarà la decisione del governo.
Il tono di voce risoluto è anche quello di chi per la sua scelta sta accettando e combattendo contro le prevedibili conseguenze: disdette e insulti, recensioni negative che li hanno portati a scivolare nel punteggio Google da 4.2 a 3.6.
La regola dell’accesso solo per i possessori di certificazione verde è stata da loro introdotta dal 15 luglio ed è valida dal dopocena in poi: “Oltre a uno stabilimento balneare siamo un ristorante. In questi casi, riusciamo a contenere la situazione con il distanziamento tra i tavoli: siamo attrezzati per tutte le norme anti contagio. Essendo un locale-spiaggia, dopo un certo orario, soprattutto nel weekend, non riusciamo a gestire bene la situazione, perché arriva una quantità di gente più elevata”.
Da qui la scelta di transennare l’entrata, con addetti alla sicurezza e guardia giurata all’ingresso, nel tentativo di controllare il flusso, limitato solo ai possessori di green pass.
“Spero che vi siate fatti pagare bene”, “Ci vediamo in tribunale con gli avvocati”, “Siete incostituzionali”: questi sono solo alcuni dei commenti riservati al locale in seguito alla decisione apparsi tra le recensioni Google – biglietto da visita per molti ristoratori – ora rimosse dalla piattaforma in seguito alla segnalazione dei titolari. Andrea non solo, ovviamente, non è stato pagato per questa iniziativa, ma ne ha pagato le conseguenze. Il primo venerdì post provvedimento, La Rotta non era piena come al solito. Ci sono state disdette, gente che ha raggiunto il posto col solo intento di insultare i gestori
″È stato strano. Quel venerdì, mi sono sentito…non lo so”, Andrea tentenna al telefono, ancora scosso dal ricordo “Sono rimasto bloccato nell’osservare quella situazione. Mi ha fatto riflettere sulla mentalità della gente, su quanto poco ci voglia per cambiare tutto. Era la stessa sensazione provata osservando le strade deserte del primo lockdown”.
La Rotta ha rinunciato anche a clienti abituali: “Ci sono molti giovani che ancora non hanno potuto fare il vaccino. Su una tavolata di dieci persone, 5 non avevano i requisiti: allora non abbiamo perso solo 5 clienti, ma 10, perché gli amici si sono accodati e sono andati in un locale dove non viene chiesto il green pass”. E’ una prassi, ovviamente.
Non solo critiche hanno raggiunto Andrea e Mirko. La scelta del locale è stata un segnale forte, apprezzato da molti.
Qualche cliente ha comunicato che in seguito ha deciso di vaccinarsi, così come hanno fatto dei membri dello staff: “Non parliamo di no vax, ma gente che aveva paura del vaccino a causa della cattiva comunicazione circolata sul tema”.
Un bel segnale, che li ha resi ancora più convinti della loro scelta: “Non capisco come tutti gli altri ristoratori e albergatori che hanno subito un danno enorme non facciano lo stesso, col rischio di nuove chiusure e nuove perdite. Il settore dovrebbe appoggiare un progetto in questo senso del governo”.
Andrea e Mirko vanni avanti, certi che la loro sia la decisione giusta: “Questo è il nostro lavoro, non il nostro passatempo e vogliamo che tale resti per tutto l’anno. L’attività va avanti dal 2017, non possiamo rischiare per lo stupido di turno che non capisce di dover osservare delle regole. C’è un’emergenza sanitaria, ma c’è gente che non lo capisce. Chi ha green pass lo sa invece, vuole passare il tempo con gli amici senza trasgredire. I colleghi che non sono d’accordo col green pass probabilmente stanno mirando a recuperare le perdite degli anni passati, ma potrebbe essere controproducente. Dovrebbero guardare in lungo”.
(da Open)

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