Febbraio 5th, 2022 Riccardo Fucile
DENUNCIATO DAI NAS… AUTORE MESI FA DI UN COMMENTO INFAME PER LA MORTE DI GINO STRADA
Antonio Tisci, direttore generale dell’Arpa della Basilicata, pur risultando positivo al
Covid dopo un tampone antigenico, aveva deciso di andare in ufficio, incurante dei suoi colleghi che avrebbe potuto contagiare.
Sono stati loro a segnalarlo, facendo scattare la denuncia dei Carabinieri del Nas.
Oggi la posizione di Tisci è stata esaminata in Regione dalla Commissione di disciplina. Il presidente della giunta lucana, Vito Bardi (Forza Italia), ha deciso di sospenderlo dalle sue funzioni (era stato lui a nominarlo nell’ottobre 2020 in quota Fratelli d’Italia). Tisci avrà 15 giorni per presentare la sua memoria difensiva.
Nelle ultime ore, tutti, o quasi, ne chiedevano le dimissioni. Dai sindacati all’opposizione, tra cui Pd, Italia Viva e Articolo Uno.
A far rumore, però, era stata la nota della Lega, dunque degli alleati di Fratelli d’Italia: «Chi gestisce la cosa pubblica deve essere esempio di moralità e correttezza. Ne abbiamo viste e superate tante, troppe, da quando Tisci si è insediato. Lo abbiamo difeso finanche al cospetto di una mozione di censura delle opposizioni solo poche settimane fa, ma adesso, se fosse confermata la sua condotta, la misura sarebbe davvero colma».
La segreteria lucana di Fratelli d’Italia, invece, ha scritto in un comunicato che «il partito prende atto della complessa situazione» e che «rimane pertanto in attesa degli approfondimenti della vicenda da parte dell’autorità giudiziaria alla quale è pervenuto il verbale redatto dai Nas».
Tisci, avvocato ed ex consigliere regionale, aveva già sollevato polemiche in passato: dai post, come quello pubblicato dopo la morte di Gino Strada che portò alla mozione di censura in consiglio regionale, bocciata da un centrodestra in quel caso compatto, alla denuncia della consigliera regionale di parità Ivana Pipponzi (vicina a Forza Italia), poi sostenuta anche dalla Commissione regionale pari opportunità e dai sindacati, sul presunto mobbing ai danni di cinque dipendenti, tra cui quattro donne.
(da agenzie)
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Febbraio 5th, 2022 Riccardo Fucile
“NON POTETE, E’ VIETATO“: SCRITTA UN’ALTRA PAGINA VERGOGNOSA.. I VOLONTARI: “CONTINUEREMO A FARLO“
Come ogni giovedì, l’associazione Casa Famiglia Lodovico Pavoni, fondata da padre Claudio e oggi, dopo la sua morte, gestita da padre Carlo è pronta a partire.
Dopo la preghiera, infatti, i volontari partiranno con 8 macchine e un furgone carichi di vestiti, giubbotti e coperte (raccolti e sanificati prima della consegna); acqua e cibo, dai piatti caldi fino alla frutta e i dolci: fra i luoghi scelti per aiutare, anche la Stazione Termini.
Come sta succedendo nelle ultime due settimane, però, la società Grandi Stazioni ha ribadito che è vietato dare da mangiare all’interno della stazione.
Mauro Terzoni, uno dei volontari dell’associazione Lodovico Pavoni, intervistato da Fanpage.it ha raccontato cosa è accaduto: “Anche ieri sera è stato ribadito il divieto di dare da mangiare a chi si trova all’interno della stazione: ieri c’erano quattro persone che non stazionano all’esterno perché non hanno coperte e rischierebbero di morire di freddo – dice – uno di loro non aveva neppure una coperta per ripararsi, così gli ho dato un sacco a pelo.”
L’arrivo dei carabinieri
Appena arrivati alla stazione Termini, i volontari sono stati immediatamente fermati dal vigilante che gli ha detto che non sarebbero potuti entrare. “Ci hanno detto che non potevamo stare lì. Io ho chiesto il perché: ci sono milioni di persone che transitano e mangiano all’interno della stazione: noi diamo solo questi 4 pasti e poi torniamo anche a pulire – ha detto Terzoni – quindi abbiamo continuato a dare da mangiare a quelle quattro persone”.
I vigilanti a quel punto hanno chiamato i carabinieri. “Sono stato identificato, ma continuerò a fare il mio lavoro”.
Intervistato da Fanpage.it, conferma che l’impegno dei volontari continuerà anche in futuro: “Ovviamente continuiamo. Mio padre da quando ero piccolo, anche se non avevamo molto, se trovava una persona in strada la portava a casa e ci diceva: “Oggi mangia con noi”. Siamo circa una ventina di volontari e siamo riusciti a dare da mangiare a 150 persone che hanno aspettato il loro turno ordinati in fila. Perché dovremmo smettere? – si chiede Terzoni – A volte capitano anche intere famiglie con bambini. Il covid ha aggravato questa situazione, da un lato c’è la difficoltà di aiutare, dall’altra le persone che hanno bisogno sono aumentate. Noi dobbiamo continuare a fare quello che facciamo da tanti anni come casa famiglia, così come le altre associazioni: noi abbiamo come turno il giovedì, loro passano gli altri giorni.”
Riguardo alle forze dell’ordine che, ultimamente, sono spesso intervenute, dice: “Rispetto e ammiro le forze dell’ordine: loro devono fare il loro lavoro, ma noi dobbiamo continuare a fare il nostro lavoro e continuare a dare da mangiare. Io ho chiesto una circolare o qualcosa di scritto, dove si dica che io non posso entrare a dare da mangiare perché mi sembra che non esista. So che anche l’assessore Funari, insieme al prefetto, si sta interessando alla situazione per cercare di trovare una soluzione.”
(da Fanpage)
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Febbraio 5th, 2022 Riccardo Fucile
NON AVEVANO PAGATO LA TASSA PUBBLICITARIA: MULTA DI 430 EURO
I Pro Vita & Famiglia stanno portando avanti (malissimo) la loro personale battaglia
nei confronti della ‘propaganda Lgbtq travestita da spettacolo’ che – secondo loro – imperverserebbe a Sanremo.
E proprio con la parola ‘travestita’ hanno voluto insultare Drusilla Foer dopo suo il meraviglioso discorso durante la terza serata del Festivàl.
Un inno al rispetto e all’ascolto dell’unicità dell’essere umano che i Pro Vita non hanno chiaramente compreso e che li ha spinti a presentarsi con tanto di ‘camion vela’ con maxi scritte offensive nella città ligure.
Offese rivolte, ça va sans dire, anche contro Achille Lauro, colpevole di un ‘auto-battesimo blasfemo’ tra cori che lo osannavano cantando l’Alleluia.
Ma un risvolto positivo c’è. La Polizia sanremese ha identificato i conducenti di questi ‘camion vela’ con scritte a caratteri cubitali – e corredate dall’hashtag #NonColMioCanone – e li ha invitati a uscire dai confini del Comune, annunciando una contestazione.
Si tratta nello specifico di una multa per il mancato pagamento delle affissioni pari a 430 euro, derivante dalla violazione dell’articolo 23 del Codice della Strada.
Secondo quanto si legge nella nota stampa diffusa dal vice presidente dell’associazione, Jacopo Coghe, la municipale ha bloccato con tre volanti i camion-vela che Pro Vita & Famiglia ha noleggiato a Sanremo per portare avanti la propria protesta e dopo aver identificato i conducenti li ha invitati a lasciare il Comune
Sui due camion vela in circolazione in città e bloccati dalla Polizia si legge: ‘Sanremo Festival della Blasfemia Anticristiana’ e ‘No alla propaganda LGBT travestita da spettacolo’.
(da agenzie)
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Febbraio 5th, 2022 Riccardo Fucile
ORA SE NE SONO ACCORTI TUTTI
Aveva proprio ragione Winston Churchill quando diceva che “una bugia fa in tempo a compiere mezzo giro del mondo prima che la verità riesca a mettersi i pantaloni”. E così in Italia la bugia di un centrodestra unito, strategicamente monolitico, culturalmente coeso, ha corso come una dannata nelle dichiarazioni dei politici, nelle redazioni dei giornali, nelle analisi dei politologi.
E ha corso nonostante l’evidenza di dieci anni di governi che non avevano nulla a che fare con un bipolarismo ottusamente schematico.
Lo slogan “il centrodestra è unito” è volata di bocca in bocca col fare tipico del totalitarismo della menzogna di orwelliana memoria: la guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza…
Ha corso grazie a una versione tutta italiana di quel meccanismo mentale che George Orwell ha definito “bipensiero” e che consente di ritenere vero un qualunque concetto e il suo opposto a seconda della volontà del Partito.
E così è potuto succedere che la “grande alleanza” di tutti gli italiani di centrodestra potesse rimanere in piedi nella propaganda quotidiana nonostante ormai da anni pezzi di quella cosiddetta alleanza potevano stare al governo e all’opposizione, con l’Europa e contro l’Europa, con Mattarella e contro Mattarella…
La neolingua del centrodestra unito ha raccontato un mondo in bianco e nero, semplificato, appiattito, immobile quando la realtà continuava ad andare avanti, quando la realtà continuava ad essere a colori.
Hanno cercato disperatamente di bloccare il sistema per difendere posizioni acquisite senza merito. Malafede? Non solo. Molta pigrizia mentale, troppo conservatorismo e tantissima paura.
Ma adesso è finita e finalmente la verità si è messa i pantaloni. E finalmente i tanti che la sussurravano impauriti la urlano a gran voce.
Lo dimostra, e non è il solo, Renato Brunetta che ha tirato fuori quello che lui stesso definisce “coraggio”. Bisogna avere il coraggio – dice Brunetta – di dire basta al “bipolarismo bastardo” opportunista e fonte di instabilità, e avviare un dibattito per tornare a un sistema elettorale di tipo proporzionale, serio e corretto verso la governabilità. E ancora, ancora più duro: “Nelle democrazie mature regolate dal maggioritario, due visioni alternative convergono al centro e isolano le tendenze estremizzanti. In Italia, invece, il maggioritario ha prodotto l’effetto opposto: ha radicalizzato l’offerta politica”.
La verità ha messo i pantaloni ma ci sarà ancora qualche nostalgico che non si arrenderà e cercherà di restaurare ciò che non c’è più, che cercherà di difendere lo strapuntino che gli ha regalato la storia per pura casualità.
Ci sarà chi combatterà fino alla fine senza capire che il mondo è già andato avanti, che dietro il bianco e il nero stanno esplodendo i colori, che dietro la semplificazione c’è la ricchezza della complessità.
Ecco, nei prossimi mesi, la battaglia politica sarà tutta qui, tra chi vorrà difendere un ordine costituito e imbolsito e chi invece ha capito che l’unica possibilità per far bene all’Italia è liberare nuove energie.
(da Huffingtonpost)
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Febbraio 5th, 2022 Riccardo Fucile
LE MATTANE QUIRINALIZIE DI BERLUSCONI RIANIMANO FORZA ITALIA CHE CRESCE DI 0,6% PORTANDOSI AL 9,8%
I sondaggi realizzati alla vigilia delle votazioni per l’elezione del presidente della
Repubblica avevano evidenziato una prevalente domanda di continuità rispetto allo status quo: la maggioranza dei cittadini auspicava la rielezione di Mattarella e la prosecuzione del governo Draghi. Non stupisce quindi che il 52% si dichiari soddisfatto dell’esito, mentre uno su tre (36%) non lo sia.
Il gradimento «a caldo» risultava ancora più elevato, e rappresentava una sorta di reazione di sollievo per il risultato raggiunto a fatica; oggi le opinioni sono più articolate e tra gli insoddisfatti sono compresi anche coloro che sono fortemente critici riguardo alle controverse sette votazioni che hanno preceduto la rielezione.
La soddisfazione prevale tra tutti gli elettorati con l’eccezione di quello di FdI che per il 63% si dichiara insoddisfatto.
Molti commentatori ritengono che per la politica si sia trattato di una sonora sconfitta, e il 45% degli italiani è di questo parere, ma il 30% mostra un atteggiamento meno severo, nella convinzione che una larga parte dei grandi elettori, indicando fin dalle prime votazioni il nome di Mattarella contrariamente a quanto indicato dai leader di partito, abbia mostrato autonomia di giudizio e favorito un processo «dal basso» mettendo fine allo scenario di stallo che si era determinato.
Insomma, una sorta di riscatto del Parlamento che ha determinato un ravvedimento dei capi partito.
Resta il fatto che, nonostante le aspettative dei cittadini (la stragrande maggioranza dei quali ritiene che il capo dello Stato debba avere un ruolo super partes di garante dell’unità nazionale) e, soprattutto, nonostante l’oggettiva assenza di una maggioranza in un Parlamento (che risulta composto da più minoranze), per una settimana sono in larga misura prevalsi i tatticismi e gli interessi di bottega.
Ne consegue che secondo gli italiani da questa vicenda non emerge in misura netta un vincitore tra i leader (Meloni 16%, Letta 14%), dato che il 36% ritiene che non ve ne siano e il 20% non si esprime, mentre risulta più evidente chi ne è uscito peggio: Salvini viene menzionato dal 39% e precede Conte (19%), Giorgia Meloni (16%), Berlusconi (13%) ed Enrico Letta (12%).
I pareri si dividono sui riflessi che la rielezione di Mattarella avrà sul governo: infatti il 38% ritiene che ne uscirà rafforzato, soprattutto in virtù della sintonia tra il premier e il presidente della Repubblica e a seguito del momento difficile che le forze politiche stanno vivendo; al contrario il 37% ritiene che l’esecutivo rischi di indebolirsi perché i partiti, finiti nell’angolo, saranno ancor più in competizione tra loro e rallenteranno i processi di riforma.
E, a proposito di competizione, la vicenda Quirinale ha avuto riflessi sugli orientamenti di voto e sul gradimento dei leader: rispetto alla scorsa settimana la Lega perde l’1,7%, si attesta al 18% e viene scavalcata al secondo posto da FdI con il 19,3% (-0,2%), mentre il Pd guadagna lo 0,8% e consolida la posizione di testa con il 20,8%. Al quarto posto si conferma il M5S con il 15,5% (-0,4%) seguito da Forza Italia che cresce di 0,6% portandosi al 9,8%
Tra le altre forze politiche si segnala la crescita della Federazione Azione/+Europa (3,9%) e Italia viva (2,2%). Come era prevedibile, aumenta la quota degli astensionisti e degli indecisi che raggiunge il 41,5%, due punti in più rispetto a dicembre.
Quanto al gradimento dei leader Giorgia Meloni è in crescita di due punti (indice 37) e conquista la prima posizione scavalcando Conte che cala di 4 punti (36). Al terzo posto Speranza, stabile a 32, seguito da Letta che aumenta di due (30), quindi Toti (stabile a 27) e Salvini (26) che perde tre punti e due posizioni nella graduatoria. Anche l’indice di gradimento del governo (56) diminuisce di 2 punti rispetto alla settimana scorsa e di 3 rispetto a dicembre, riportandosi sui valori più bassi del mandato, mentre il presidente Draghi è stabile a 59, il valore più elevato a un anno dall’insediamento rispetto a tutti i premier che l’hanno preceduto, con l’eccezione di Conte 2.
(da il “Corriere della Sera”)
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Febbraio 5th, 2022 Riccardo Fucile
“QUESTI ELETTI A ROMA FANNO QUALCHE TELEFONATA AI LORO TERRITORI, O SI SONO ISOLATI NELLA DOLCE VITA?”
Doppio fronte per Salvini, quello interno alla Lega – con epicentro il Veneto – e quello con la Meloni, con cui i rapporti non sono mai stati così tesi.
La conduzione caotica delle trattative sul Quirinale, culminate in un testa coda sul Mattarella bis, ha fatto divaricare le fratture che già attraversavano la Lega e quelle con gli alleati con cui Salvini è in competizione (Fdi).
La questione delle critiche interne al partito è finita al consiglio federale, dove Salvini ha ammonito tutti i colonnelli a dirsi le cose in faccia non più sui giornali
La faccenda ha anche un altro risvolto, cioè i provvedimenti disciplinari che hanno colpito alcuni esponenti storici della Lega veneta, alcuni vicinissimi a Zaia, che ora rischiano di essere sospesi o cacciati dalla Lega: l’europarlamentare Toni Da Re, il sindaco di Noventa padovana Marcello Bano, l’ex presidente della provincia di Treviso e colonnello zaiano Fulvio Pettenà, e Giovanni Bernardelli, leghista con 25 anni di militanza alle spalle. Tutti colpevoli di aver espresso pubblicamente critiche al segretario federale.
L’europarlamentare Toni da Re ha avuto da ridire (come molti, ma lui apertamente) sulla questione vaccini («L’ambiguità del mio partito e del mio segretario sui vaccini è diventata insostenibile»), come pure Pettenà che quando la Lega aveva votato contro il green pass si era scagliato contro i vertici: «Inaccettabile, ma questi eletti a Roma fanno qualche telefonata ai loro territori, o si sono isolati nella dolce vita romana?».
Bano invece ha contestato la scelta del candidato sindaco della Lega a Padova («Alcuni componenti del partito che dopo essere andati a Roma hanno perso il contatto con il proprio territorio») mentre Bernardelli è sotto «processo» per non aver appoggiato il candidato sindaco del partito a Conegliano.
Il fatto è che non si tratta di quattro militanti qualsiasi e che dietro alcuni di loro c’è Zaia, che infatti si pronuncia così: «Le singole posizioni hanno una genesi e una storia personale. Poi c’è il diritto di replicare, controdedurre, i leghisti docg avranno modo di argomentare e di chiarire le loro posizioni» dice il governatore.
Uno dei massimi esponenti di quell’ala «governista» che su molti temi, dai vaccini al governo Draghi fino al Quirinale, ha avuto idee differenti rispetto a Salvini.
E infatti anche Zaia chiede i famosi congressi («impensabile non celebrarli» dopo il 31 marzo «se non ci sarà proroga dello stato di emergenza»), non solo per stabilire i pesi tra le diverse anime della Lega, ma come premessa alle liste elettorali che si faranno per le politiche dell’anno prossimo.
(da Il Giornale)
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Febbraio 5th, 2022 Riccardo Fucile
L’INDAGINE SULLE CONNESSIONI CON I NO VAX
Da qualche tempo i canali Telegram dei No vax sono invasi da un appello alla
raccolta fondi. “Partecipate alla sottoscrizione del nostro amico Roberto Fiore arrestato ingiustamente dal regime italiano. Ha bisogno di noi!”, recita il messaggio con tanto di Iban.
Ma, racconta oggi Repubblica, su quei soldi c’è un’indagine che coinvolge i capi di Forza Nuova, arrestati dopo il blitz alla Cgil del 9 ottobre scorso. «Intercettavano il malcontento delle categorie sociali maggiormente compromesse dall’emergenza sanitaria – si legge in un documento consegnato agli inizi di dicembre alla Direzione nazionale antimafia che Repubblica cita oggi – in modo da ampliare il consenso e la credibilità di Forza Nuova».
Il gioco dei trust
Ma nel frattempo facevano anche altro. Gli investigatori dell’Unità di Informazioni Finanziarie della Banca d’Italia hanno ricostruito movimenti sospetti per un totale di 3 milioni di euro. Soldi schermati da trust inglesi e fatti entrare in Italia proprio attraverso le donazioni.
A Londra infatti ci sono il San Michele Arcangelo e il San Marco Evangelista. Il primo è collegato all’immobiliarista Marco Zurlo, vicino a Fiore e a Massimo Carminati. Il secondo è collegato a Maria Beatriz, figlia di Fiore.
I due trust hanno fatto rientrare in Italia quasi due milioni e mezzo di euro. Duecentomila euro, in un’unica operazione, li ha mossi San Marco, mentre il San Michele fa cinque operazioni: una da 789 mila, una da 741 mila, e ancora 300 mila, 219 mila e 97 mila.
Questi soldi sono tornati attraverso triangolazioni con società italiane — Opera San Michele Arcangelo, Da.Do. srl — nella disponibilità di Zurlo. Gli investigatori definiscono il giro un “tradizionale passaggio di riciclaggio”.
E c’è anche un’altra circostanza da chiarire. Che parte da Daniele Trabucco, avvocato costituzionalista, fondatore della onlus Vicit Leo e presente nel “governo” di Fiore.
La onlus incassa nel novembre del 2020 32.862 euro dall’ennesimo trust britannico. E la Finanza segnala un’altra organizzazione: la Pro Vita e Famiglia Onlus, di stampo ultra cattolico.
Ieri è stata multata a Sanremo per una protesta contro Achille Lauro. Il direttore delle comunicazioni, almeno fino allo scorso dicembre, era un altro figlio di Fiore, Alessandro.
Grazie alla Pro Vita il leader di Forza Nuova ha piazzato operazioni immobiliari per mezzo milione di euro. Che secondo la Finanza erano fittizie.
(da Open)
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Febbraio 5th, 2022 Riccardo Fucile
ATTACCO ALLE NORME ANTI-COVID, ABORTO, DIRITTI DEI GAY E DEI MIGRANTI: UNO DEI PEGGIORI REAZIONARI SOVRANISTI, ALTRO CHE LIBERALE
Contro l’immigrazione, contro le norme anti-Covid, contro diritti come aborto, matrimonio omosessuale, suicidio assistito. Solo a pensare che la destra voleva Marcello Pera presidente della repubblica vedono i brividi.
“Io sono un liberale, conservatore e cristiano. Non mi parli perciò di diritti, piuttosto di doveri. I diritti vanno e vengono, anche quelli che sono chiamati fondamentali. Sono alla mercé delle maggioranze politiche e delle circostanze”. Lo ha affermato l’ex presidente del Senato, Marcello Pera in un’intervista a ‘Il Foglio’, commentando il discorso al Parlamento del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
“Ha visto – ha sottolineato – che cosa è successo e ancora continua a succedere con la pandemia? Che tutta quella bella retorica dei diritti sanciti dalla prima parte della Costituzione è cascata sotto il peso del più banale dei decreti amministrativi. Così, da un giorno all’altro, il diritto di viaggiare, di lavorare, di intraprendere, di andare in chiesa, di pranzare con i propri genitori e parenti ,e così via, sono scomparsi senza che nessuno protestasse. Quei pochi che lo hanno fatto, con buone ragioni e proprio in nome della Costituzione, penso ad esempio a Massimo Cacciari, sono stati trattati come untori delinquenti. Occorre capire che parlare di diritti, anziché di doveri, della priorità dei primi anziché dei secondi, è l’anticamera della licenza individuale e della prepotenza politica”.
“In Europa – ha ricordato l’ex presidente del Senato – i nuovi diritti, aborto, eutanasia, matrimonio omosessuale, identità di genere, hanno una storia ricorrente: sono prima richieste di minoranze, poi sentenze di questa o quella Corte fino a quelle supreme, infine leggi imposte a tutti. Ma come fa la nostra Costituzione a dire che la Repubblica ‘riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo’ se di fatto li crea a piacimento delle occasionali maggioranze parlamentari?”.
Pera infine ha sottolineato che, “intesa in altro modo, la dignità si riduce a una tutela politica accordata ora a questo ora a quello, ora più a questo ora più a quello. Ad esempio, non c’è dubbio che esiste la dignità dei migranti e il loro diritto alla vita, ma esiste anche la dignità del cittadino a non essere invaso e a scegliere chi poter accogliere. È giusto tutelare la dignità degli ‘anziani che non possono essere lasciati alla solitudine, privi di un ruolo che li coinvolga’, ma quando quell’anziano fosse massacrato di tasse e imposte con una pensione non corrispondente al lavoro che ha svolto la sua dignità sarebbe ugualmente calpestata. A noi conservatori lo Stato opprimente e invadente e saccente non piace per nulla”.
(da Globalist)
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Febbraio 5th, 2022 Riccardo Fucile
LA STRADA E’ SEGNATA
Entro la fine del mese gli organismi di Italia Viva e Coraggio Italia si riuniranno ma
sembra che la strada sia ormai spianata.
Un evento che non avrà un peso trascurabile su questo ultimo scorcio di legislatura, visto che alla Camera i renziani e i totiani possono contare su 50 deputati e su un coefficiente di attrattività che in genere aumenta dopo questo tipo di operazioni politiche, e al Senato l’unione delle due forze porterà alla formazione di un gruppo autonomo di Italia al Centro.
Segnali in questo senso erano giunti già da qualche settimana, e si sono intensificati in parallelo con la partita del Quirinale, a margine della quale Renzi e Toti hanno avuto più di un incontro.
Naturalmente, una parte fondamentale nelle vicende future di Italia al centro lo avrà l’eventuale riforma della legge elettorale, della quale si è tornato a discutere negli ultimi giorni per impulso del segretario dem Enrico Letta, che poco dopo la rielezione di Mattarella ha affermato la necessità di mettere la questione in agenda.
Se l’idea di tornare al proporzionale, seppure con sbarramento, dovesse alla fine fare breccia in Parlamento, è evidente che la neonata formazione centrista potrebbe ambire a buon titolo a ruolo di ago della bilancia nella prossima legislatura.
Il fatto che l’attenzione sia proiettata a questa scadenza è testimoniato dall’orientamento, manifestato off the records da più di un esponente dei due partiti in causa, a non presentare la lista centrista alle prossime scadenze elettorali amministrative, puntando direttamente alle Politiche del 2023.
Sul tema della legge elettorale e della collocazione politica, i neocentristi attendono segnali chiari dagli altri leader politici.
In primis da Silvio Berlusconi, che dopo lo stop forzato per motivi di salute sta battendo da giorni sul tasto dell’indispensabilità di un centrodestra e trazione moderata ed europeista, e che quindi potrebbe essere il catalizzatore di un Grande Centro.
(da agenzie)
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