Febbraio 6th, 2022 Riccardo Fucile SALVINI DOCUMENTA LE SUE GIORNATE IN ISOLAMENTO: “ZERO SINTOMI. NIENTE MEDICINE, SOLO VITAMINE”
Matteo Salvini, trovato positivo giovedì nel momento di entrare a Montecitorio per
assistere al giuramento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è costretto a rimanere in casa per rispettare il periodo di quarantena.
Ma il suo attivismo non conosce sosta e lo documenta sui social, come da consolidate abitudini.
Sul suo profilo Instagram il leader della Lega posta alcune immagini che spiegano come passa le giornate, nelle pause delle telefonate e dei contatti con collaboratori e colleghi di partito, oltre ai collegamenti esterni come quello di ieri con un convegno a Marina di Carrara. «Pomeriggio in quarantena.
«Fra telefonate, Zoom e mail, farina biologica di Kamut, acqua, sale e lievito naturale: stasera pizza» scrive Salvini. E ancora: «Secondo giorno di quarantena e giornata mondiale della Nutella, il risultato è molto calorico». Infine, eccolo alle prese con un cesto di arance: «Positivo ma zero sintomi. Niente medicine, solo vitamine».
(da il “Corriere della Sera”)
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Febbraio 6th, 2022 Riccardo Fucile L’AMMINISTRATORE TIFA PER ITALEXIT
Lo scorso 30 gennaio l’hashtag #DiMaioOut divenne oggetto di discussioni e di teorie su un attacco di origine straniera nei confronti di Luigi Di Maio.
A lanciare l’accusa era stato Pietro Raffa, esperto di comunicazione social, che aveva definito l’episodio come una «chiara operazione di tweet bombing» per niente spontanea, proveniente in parte dagli Stati Uniti, probabilmente ordita contro il ministro degli Esteri.
Una ricostruzione successivamente smentita da Alex Orlowski attraverso la piattaforma Metatron, che Open ha avuto modo di visionare accedendo ai dati, successivamente rafforzata dall’analisi svolta da Matteo Flora attraverso la piattaforma utilizzata da Twitter per le sue stesse analisi, Brandwatch.
Il presunto attacco sarebbe partito dall’utente @ToxMagato alle 17 di sabato 29 gennaio. Un’operazione di origine umana come quella avvenuta ieri su un’altra piattaforma social con uno spostamento coatto di decine di migliaia di sostenitori: il gruppo Facebook “Fan Club Luigi Di Maio”, con oltre 37 mila iscritti, è improvvisamente diventato il “Fan Club Giuseppe Conte“, abbandonando il ministro degli Esteri a favore dell’ex premier. C’è un problema: chi gestisce il gruppo è passato a un’altra forza politica lontana dal M5s.
Non bisogna confondersi con l’altro gruppo storico “Club Luigi Di Maio“, fondato nel 2013 e moderato in passato da Pierre Cantagallo, che oggi ha all’attivo oltre 70 mila iscritti.
Quello che oggi fiancheggerebbe Conte è stato fondato nel 2015 e ha cambiato tre volte nome: nel 2018 era diventato “Uniti per Luigi Di Maio” per poi essere modificato pochi giorni dopo “Fan Club Luigi di Maio” e infine, sempre nel mese di febbraio ma del 2022, “Fan Club Giuseppe Conte”.
Una spaccatura con Luigi Di Maio era nell’aria da tempo. Infatti, il 3 ottobre 2021, l’amministratore del gruppo “Carlo” pubblicava il seguente annuncio agli iscritti: «A breve questo gruppo sarà chiuso da me creato Vergognoso M5S» (sic). Il gruppo non è stato affatto chiuso, mentre i contenuti si sono spostati verso un’altra linea politica sostenuta dall’amministratore stesso.
Il post è ancora oggi presente tra quelli messi in evidenza dagli stessi amministratori, insieme a un evento intitolato «Festa di Laurea di Luigi di Maio» previsto in data 12 giugno 2036. Ulteriore conferma del cambio di rotta del gruppo verso Giuseppe Conte, visti gli attuali scontri interni. Ma le intenzioni potrebbero essere altre.
L’amministratore “Carlo”, dichiarato fondatore del gruppo, ha condiviso in diverse occasioni diversi contenuti nel gruppo riguardanti un’altra forza politica, ossia ItalExit di Gianluigi Paragone. Una tendenza che viene riscontrata anche attraverso il suo profilo privato
Nel frattempo, un’altra amministratrice del gruppo di nome Silvy ha pubblicato un post «direzionato» con il quale avvisa che «le sacerdotesse» (presumibilmente le amministratrici del fan club) sarebbero «vive e vegete» mentre «meditano in laico silenzio». Probabilmente un avviso riguardo una probabile faida interna, visto come la stessa afferma di non voler salire «sul ring» e di stare «da una parte sola, quella del M5s».
Malumori interni al M5s non sono oggi una novità, ma gli scontri e gli strani comportamenti vengono attuati proprio negli ambienti in cui il partito fondato da Beppe Grillo traeva forza e seguaci, ossia la Rete e i social network, dove non sempre quello che appare e che vediamo è quello che realmente è.
(da Open)
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Febbraio 6th, 2022 Riccardo Fucile PER I PM DI MILANO, GRILLO SI ATTIVAVA PER FAR PASSARE EMENDAMENTI UTILI AL GRUPPO “MOBY” E ONORATO RESTITUIVA FINANZIANDO IL BLOG… I BIGLIETTI GRATIS SULLE NAVI PER LA FAMIGLIA GRILLO
Il 22 novembre 2017 la parlamentare Cinque stelle Carla Ruocco invia una email al
fondatore del movimento Beppe Grillo e nel testo mette l’emendamento del senatore Pd Roberto Cociancich sugli sgravi fiscali rispetto a chi assume marittimi italiani. Poi illustra il senso al capo del suo movimento […] Il messaggio arriva dopo una serie di chat precedenti tra l’armatore Vincenzo Onorato e Grillo, il quale poi gira tutto al suo politico di riferimento.
Le email sono contenute negli atti […] trasmessi alla Procura di Milano che […] ha iscritto Grillo e Onorato nel registro degli indagati con l’accusa di traffico di influenze illecite. I pm ipotizzano uno scambio di favori che però penalmente vede estranei i parlamentari. […]
Secondo l’accusa, da un lato Grillo interessa i suoi politici per le tematiche che stanno a cuore a Onorato e dall’altro l’armatore campano paga l’ex comico attraverso un contratto da 240mila euro in due anni tra Moby e il blog di Grillo.
Contratto che inizierà a marzo 2018 e dunque dopo lo scambio di email finito sotto la lente della Procura. Il carteggio inizia il 30 ottobre 2017 quando in serata Onorato scrive a Grillo: “Caro Beppe, in allegato ti rimetto una nota su quello che quelle m dei miei colleghi armatori stanno combinando per finire di distruggere l’occupazione dei marittimi italiani. Se passa l’emendamento Cociancich, li abbiamo salvati”.
Nella nota Onorato spiega a Grillo la necessità, legata “a motivi occupazionali” per i marittimi, di far approvare il testo. Grillo il 31 inoltra la email a Ruocco che gli risponde: “Visto. Mi informo e ti faccio sapere. Un abbraccio”.
Il primo novembre Grillo invia a Onorato la risposta del suo politico. Poche ore dopo Onorato all’ex comico: “Grazie Comandante”. Il 2 novembre l’armatore manda a Grillo l’emendamento Cociancich. Scrive: “Caro Beppe, la presentazione del testo marittimi”.
Il 22 novembre ci sarà la email di Ruocco con allegato l’emendamento e la sua spiegazione. Testo che a quella data non è stato ancora approvato. […] Il 26 gennaio Onorato scrive all’allora vicepresidente della Camera Luigi Di Maio: “Caro Luigi, da martedì pomeriggio fino a venerdì sarò a Roma, hai 5 minuti per me?”.
La email risulterà mandata in copia a Grillo. L’11 giugno 2018, in pieno primo governo Conte, la Cociancich diventa legge. Onorato si dichiara pubblicamente contento.
Nei mesi a seguire si renderà conto che la legge non è del tutto rispettata. Si premura così di far arrivare lettere personali ai ministri pentastellati Luigi Di Maio, all’epoca allo Sviluppo economico (Mise) e Danilo Toninelli ai Trasporti (Mit) e al futuro suo vice, il leghista Edoardo Rixi.
[…] Onorato, come è nella logica di un concessionario pubblico, cerca sponde politiche e si mostra generoso. Con Grillo ad esempio, per i passaggi gratis sulle sue navi. Il dato che non rientra nella contestazione penale, lo si riscontra dalle email che la moglie dell’ex comico Parvin Grillo scrive a Moby per avere i biglietti. Sono decine e tutte dello stesso tenore. Lady Grillo chiede a Moby di poter prenotare i biglietti per sé e la famiglia. Immancabile arriva la risposta di Onorato ai suoi dipendenti: “Trattamento vip e tutto gratis!”.
(da Il Fatto Quotidiano)
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Febbraio 6th, 2022 Riccardo Fucile DA RINNOVARE I VERTICI DI 49 SOCIETA’
Al via la partita delle nomine delle società partecipate del ministero dell’Economia e delle Finanza o dalle sue controllate, i cui Cda o vertici gestionali sono in scadenza con le assemblee previste in primavera.
Una partita che è, comunque, ancora alle battute iniziali ma che già si preannuncia calda visto il corposo dossier che è sul tavolo del Governo: ci sono, infatti, da rinnovare i vertici di 49 società a cui si aggiungono 41 società in cui scadono i rispettivi collegi sindacali: da Invitalia fino a Sace controllate al 100% dal Mef, fino a Snam, controllata al 31,4% da Cdp Reti e Fincantieri, controllata al 71,32% da Cdp Industria.
Dopo la tornata di nomine del 2021 all’insegna del ‘metodo Draghi’, che ha portato alla nomina dei nuovi vertici dei big di Stato, come Fs e Cdp, anche quest’anno la linea che sembra delinearsi è quella di proseguire nel solco tracciato della discontinuità.
Tra le nomine sul tavolo del presidente del Consiglio, Mario Draghi ci sono quelle relative a Invitalia guidata dall’ad Domenico Arcuri dal 2007 e dal presidente Andrea Viero. Nel caso in cui non venisse riconfermato Arcuri, uno dei nomi che circola in queste ore, è quello del ‘successore naturale’, ossia Bernardo Mattarella, l’attuale ad di Banca del Mezzogiorno – Mediocredito centrale (gruppo Invitalia).
Per quanto riguarda Sace, la società che è passata da Cdp direttamente al Mef, attualmente al vertice ci sono l`ad Pierfrancesco Latini e Mario Giro, che sta svolgendo da qui fino al rinnovo dei vertici le funzioni di presidente dopo le dimissioni del presidente Rodolfo Errore a gennaio.
Latini probabilmente rientrerà in Cdp e per il suo successore la scelta potrebbe ricadere su Federico Merola che dal giugno del 2016 è membro indipendente del Cda di Sace.
Per il ruolo di presidente, invece, si punterebbe su un alto funzionario del ministero dell`Economia e delle Finanze ripristinando una consuetudine che aveva visto tra il 1998 e il 2001, il direttore generale del Tesoro diventare presidente della Sace. A quell`epoca fu nominato presidente Mario Draghi. Questa volta l`ipotesi di una nomina dell`attuale direttore generale del Tesoro, Alessandro Rivera alla presidenza della società sembra di difficile attuazione.
Probabilmente la scelta potrebbe ricadere su un altro importante dirigente del Mef. Per Simest, il cui cda è in scadenza, i vertici potrebbero essere riconfermati: sia l`attuale presidente Pasquale Salzano che l`attuale ad Mauro Alfonso. Potrebbe essere riconfermato anche l`ad di Snam Marco Alverà che guida il gruppo dal 2016. I riflettori si puntano poi su Fincantieri, il gruppo guidato dal 2002 da Giuseppe Bono, classe1944, che ha portato in questi 20 anni il gruppo al top della cantieristica mondiale.
Un`ipotesi potrebbe essere quella di scegliere la strada della discontinuità per l`incarico di ad con Bono che potrebbe rimanere alla presidenza. Tra i nomi che circolano per il ruolo di ad in pole position ci sarebbero il direttore generale da settembre 2020 Fabio Gallia (ex ad di Cdp dal 2015 al 2018) ma anche il direttore generale naval vessels di Fincantieri, Giuseppe Giordo.
Sul tavolo ci sono anche i rinnovi dei vertici di Italgas che è guidato dall`ad Paolo Gallo e dal presidente Alberto Dell`Acqua. Tra le altre nomine da individuare – sono complessivamente circa 350 le poltrone da individuare tra cda e collegi sindacali – ci sono anche quelle che riguardano *due membri del Cda* di Sport e Salute, la Spa che gestisce i fondi pubblici per lo sport italiano. L`attuale presidente e ad Vito Cozzoli *è stato invece nominato a marzo del2020 e ha un mandato triennale*.
Sul tavolo c`è anche la nomina dell`amministratore unico di PagoPa che è attualmente Giuseppe Virgone ma anche il rinnovo del Cda di Sogin guidato dal presidente Luigi Perri e dall`Ad Emanuele Fontani che sono in carica dal 2019. Sul tavolo ci sono poi anche i cda di 26 società controllate dal gruppo Fs che è guidato attualmente dall`ad Luigi Ferraris e di 7 società controllate dalla Cdp.
(da agenzie)
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Febbraio 6th, 2022 Riccardo Fucile DANNEGGIA L’IMMAGINE DEL COMUNE”
“Insieme alle cittadine e i cittadini di Anguillara Veneta, abbiamo presentato una
denuncia al Tribunale di Padova rivolta alla Sindaca Alessandra Buoso e otto assessori della sua giunta, chiedendo che la risoluzione con la quale, il primo novembre del 2021 quando il presidente del Brasile Bolsonaro è venuto in Italia, gli è stata concessa la cittadinanza onoraria, sia considerata illegittima o nulla, poiché l’identità e l’immagine del comune sono state danneggiate dopo essere state associate all’espressione di valori contrastanti con i valori storici, tradizionali e culturali del comune di Anguillara Veneta”.
Spiegano in una nota i co-portavoce nazionali di Europa Verde Angelo Bonelli ed Eleonora Evi, insieme alla consigliera regionale veneta Cristina Guarda e il Responsabile ufficio legale Europa Verde, Donato Lettieri.
“Questa azione, che ha già ricevuto notevole eco sui media brasiliani – aggiunge – nasce dalla denuncia che Bolsonaro è il Presidente che ha consentito e tollerato l’aggressione ai popoli indios, aprendo alle miniere illegali e autorizzando una deforestazione senza precedenti nella storia del Brasile che ha comportato un aumento record della CO2. In Brasile è in atto un ecocidio senza precedenti e il Presidente Bolsonaro è stato denunciato per crimini contro l’umanità al Tribunale penale internazionale dell’Aja che ha accolto la denuncia sia per i crimini contro gli indios, sia per la sua inazione contro il Covid che in Brasile secondo la denuncia ha provocato oltre 600 mila morti, spingendosi fino ad accusare le ONG per gli incendi che hanno devastato l’Amazzonia. Ricordiamo anche che il Comune di Anguillara Veneta, con Delibera n. 54 del 15 luglio 1993, si è impegnato ad essere Ente propulsore di pace e tutela dei diritti umani, e che tra i propri valori statutari (sviluppo della persona umana, uguaglianza, integrazione senza distinzione di razza, tutela e valorizzazione delle risorse naturali, ambientali, storiche, culturali e delle tradizioni locali, solidarietà sociale, superamento di ogni discriminazione tra i sessi) sono stati violati attraverso l’associazione, sia pure simbolica, della propria immagine a quella del Presidente Bolsonaro”.
(da agenzie)
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Febbraio 6th, 2022 Riccardo Fucile MA UNA LEGGE NON BASTA
“Il posizionamento delle donne nei ruoli apicali è condizionato dalla cooptazione maschilista. Le donne cercano di conquistare le vette. Ma più si sale e più c’è il collo di bottiglia. Il passaggio si fa stretto e l’aggregazione maschile finisce per prevalere”. Intervistato dalla Stampa, il neopresidente della Corte costituzionale Giuliano Amato torna a parlare del gender gap.
Un tema su cui aveva posto l’accento anche nel giorno del suo insediamento e che ritiene “difficile combattere a colpi di legge”
Eppure c’è bisogno di una visione femminile.
Secondo Amato, le donne “cambiano l’ordine del giorno” e ai vertici degli apparati sanno trasmettere la loro autorevolezza molto meglio dei maschi: “l’attuale direttrice del Dis, Elisabetta Belloni, è solo un esempio tra i tanti, corrisponde in maniera egregia a questa mia convinzione”, spiega.
Potremmo istituire per legge “l’alternanza dei genders – ipotizza il neopresidente della Consulta -. Ma sarebbe offensivo per le donne designate non in base al merito”.
E forse non basta – riflette – una donna al vertice delle istituzioni per garantire l’emancipazione e l’uguaglianza delle altre donne: “Il Pakistan è stato governato da Benazir Bhutto – ricorda – e adesso ospita i genitori pakistani, che hanno cercato rifugio nel loro Paese, di una ragazzina uccisa perché rifiutava il matrimonio combinato”.
Amato racconta di aver capito la disparità davanti all’ evidenza che ne aveva nella sua stessa vita privata. Vedendo le difficoltà vissute dalla ragazza poi divenuta sua moglie. E poi gli interrogativi di sua figlia mentre studiava, che si chiedeva se avrebbe potuto fare quello che desidera. “Ed io pensavo, chi le toglierà questa fiducia? Chi le darà la prima delusione?”.
Un importante compito, dice, aspetta la politica italiana.
“Non basta fare le leggi perché se la legge, anche buona, arriva prima che ne siano convinti i cittadini, allora accade che venga disattesa e che like e tweet spingano la politica in direzione opposta”.
Inoltre, resta “il problema che le donne continuano ad essere pagate meno degli uomini, mentre la Costituzione impone, a parità di lavoro, parità di retribuzione. La Costituzione, non una legge qualunque”.
(da agenzie)
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Febbraio 6th, 2022 Riccardo Fucile LA RICHIESTA DI CHIARIMENTI DI UN ISTITUTO BANCARIO
Matteo Renzi ha incassato 1,1 milioni di euro per “prestazioni fornite in qualità di
consulente all’Arabia Saudita”. Lo ha dichiarato lui stesso rispondendo alle richieste di chiarimenti di un istituto bancario, secondo quanto riporta una Segnalazione di operazione sospetta (Sos) dell’Uif di Bankitalia visionata da La Stampa e dal Corriere della Sera.
La metà dei fondi, 570 mila euro, arrivano dalla Royal commission for Al Ula, l’organismo che fa capo al regno saudita che ha lo scopo di promuovere lo sviluppo turistico del sito di Al Ula, nel deserto saudita.
A far scattare la segnalazione, un bonifico di 1,1 milioni effettuato il 13 dicembre dallo stesso Renzi dal suo conto presso la filiale Bnl del Senato a un conto, sempre intestato al leader di Italia Viva, presso un altro istituto bancario e aperto nel novembre scorso.
Alla richiesta di chiarimenti, il senatore fiorentino ha dichiarato al suo consulente finanziario che si trattava appunto dei corrispettivi di consulenze “all’Arabia Saudita, finalizzate a sostenere la nascita di una città green, a scopo turistico, negli Emirati Arabi”, riporta testualmente la segnalazione.
La segnalazione cita, come origine dei fondi, una serie di bonifici “ripetitivi” di 8333 euro ciascuno da parte di Mataiao International, un bonifico di 66.090,10 da Founder Future Investment Initiative – la “Davos del deserto», conferenza che il regno saudita organizza una volta all’anno a Ryad ed è finanziata dal fondo sovrano saudita – e uno da 570 mila euro dalla Royal Commission for Al Ula.
Le Segnalazioni di operazioni sospette vengono redatte dall’Uif di Bankitalia sulla base di movimentazioni anomale registrate sui conti correnti bancari. Qualora l’Uif ritenga il movimento sospetto, viene redatta la segnalazione e inviata al Nucleo valutario della Guardia di finanza. A sua volta, la Gdf effettua i propri accertamenti e decide se dare seguito alla segnalazione oppure archiviare.
(da Huffingtonpost)
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Febbraio 6th, 2022 Riccardo Fucile QUANDO ERA CAPO POLITICO CACCIAVA CHI DISSENTIVA
Di Maio sente di avere “idee” diverse dalla linea ufficiale (di Conte) e per esprimerle liberamente si dimette dal Comitato di Garanzia, per rispetto degli iscritti. Giusto. Ricordiamo che una volta, quando Di Maio era “capo politico”, uno che aveva idee diverse dalla linea ufficiale veniva espulso.
Domanda: si dimette anche da ministro? Perché è sempre grazie ai voti di iscritti ed elettori che ricopre quel ruolo.
Ma piuttosto: perché Conte e Di Maio devono rimanere insieme? Di Maio è una colonna del partito di Draghi, con Giorgetti e altri.
Conte è stato chiamato per riformare il M5S, non per portare l’acqua a Draghi (già assistito da innumeri e solerti volontari).
Davvero credono che a parte i guardoni dei giornali, che non vedevano l’ora di gustarsi lo spettacolo della loro corruzione dentro le “logiche di partito” contro cui sono nati, alla gente interessino le beghe, le correnti, i contiani, i fraccariani, i taverniani?
Se Conte parla di temi sociali, la natura farà il suo corso: non è un caso che Di Maio abbia reagito 24 ore dopo che Conte è andato a parlare con Draghi di sanità, precarietà, bollette.
Forse brucia la regola dei due mandati, che azzopperebbe molti parlamentari dimaiani. Grillo interviene scrivendo che il M5S deve “passare dai suoi ardori giovanili alla sua maturità” e propone di mettere “limiti alla durata delle cariche, anche per favorire una visione della politica come vocazione e non come professione”.
Di Maio è sicuramente diventato un professionista, se lo scrivono gongolanti i giornali dell’establishment. Ma il disprezzo del M5S per “la politica come professione” è proprio uno dei segni della sua immaturità. Nel libro omonimo, del 1919, Max Weber sottolineava piuttosto un’altra distinzione: quella tra vivere “di” politica, cioè per lo stipendio, e vivere “per” la politica, cioè per passione e per il bene comune. Chi, lì, dentro, vive ancora “per”?
(da Il Fatto Quotidiano)
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Febbraio 6th, 2022 Riccardo Fucile I CONTIANI PROMETTONO VENDETTA: “DI MAIO SCAPPA DAL GIUDIZIO DELLA BASE MA NON E’ FINITA QUI…”
Non solo stracci. «A volare, nel Movimento, è tutto l’arredamento». Sintetizza così la
giornata un deputato 5S di lungo corso. Quello di ieri del resto è stato un sabato da resa dei conti. Prima le dimissioni di Luigi Di Maio da presidente del Comitato di garanzia. «Mi dimetto – ha scritto il ministro degli Esteri in una lettera indirizzata al leader Giuseppe Conte e al Garante Beppe Grillo – Il dialogo è importante, le anime del M5S devono poter esprimere le loro idee».
Una mossa a sorpresa con cui Di Maio, consapevole che l’ex premier gli avrebbe chiesto di lasciare l’incarico a breve, lo ha anticipato e si è liberato le mani per poter rivendicare una propria linea politica. «Voglio continuare a dare il mio contributo, portando avanti idee e proposte» si legge nel lungo testo a cui, e qui sta il secondo step della travagliata giornata, fa seguito una nota velenosa del Movimento.
Un comunicato che descrive la mossa come un «giusto e dovuto passo» dettato dalle «gravi difficoltà a cui (Di Maio ndr) ha esposto la comunità, che merita un momento di spiegazione in totale trasparenza».
Infine un nuovo post di Grillo (avvisato da Di Maio prima del passo) che sul blog aggiorna le cinque «stelle polari» del M5S: «leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità». Un intervento in cui l’Elevato, oltre a ribadire l’essenzialità di un limite ai mandati (parla di «Rotazione o limiti alla durata delle cariche»), invita tutti a tornare a parla di temi più che di scontri politici. È ora cioè che la loro «rivoluzione democratica» passi «dai suoi ardori giovanili alla sua maturità».
Qui però è dove finisce la narrazione ufficiale. Nascosto dal sipario dei non detto c’è tanto altro. Il passo indietro di Di Maio riposiziona lo scontro mettendo Conte nelle condizioni di «non minacciare ripercussioni ad personam, ma di esporsi in un confronto con gli iscritti e con i parlamentari» spiega un senatore dimaiano. «Noi vogliamo spiegazioni sulla partita del Quirinale».
L’ex premier, chiaramente, aveva il mandato di trattare per il M5S, concordando però con il resto delle forze politiche di maggioranza le mosse da fare. Un input che non avrebbe rispettato finendo per bruciare il nome di Elisabetta Belloni nella corsa al Colle. «È una questione di democrazia – continua – Ognuno deve poter dire la propria. E bisogna evitare situazioni paradossali in cui si arresta chi denuncia al posto del ladro».
L’inner circle dell’avvocato la vede diversamente e giura che «non è finita qui». «Luigi prova ad evitare il duro giudizio della base che lo avrebbe sfiduciato», è il ragionamento che filtra dai piani alti del M5S. L’idea è che le dimissioni siano state un «passaggio obbligato per non rimanere sopraffatto dalla disapprovazione che si è levata dagli iscritti per metodi e modo di intendere la politica».
Il riferimento è al Comitato di garanzia che ritengono fosse uno strumento con il quale il ministro avrebbe immaginato di contrastare e affossare la leadership di Conte e tessere la sua tela nei passaggi cruciali del M5S, a partire dal regolamento sulle liste elettorali. «Una guerra di logoramento inaccettabile» è infatti il solo commento dell’avvocato. D’altro canto la frase «Il Movimento è casa nostra» che campeggia nella lettera di Di Maio «è un avvertimento» sottolinea un altro dei suoi. «Conte dovrebbe essere riconoscente a Luigi, perché è lui che l’ha portato dov’ è».
E ancora: «Non si dimentichi che dietro Di Maio c’è un gruppo di parlamentari che manifestano la stessa voglia di dire la propria senza essere tacciati di chissà quale tradimento».
Anche su come andrà a finire le versioni sono differenti. Attorno a Conte si vocifera «Se Luigi la smette e non fa una sua corrente» si può ricucire, alludendo allo statuto dei 5s che vieta la presenza di gruppi organizzati all’interno del partito. «Altrimenti sappiamo tutti come andrà a finire»: o io o lui. Scissione o cacciata in pratica. Attorno a Di Maio invece, in attesa del chiarimento, paiono più concilianti: «Un conto è se l’errore (rispetto alla Belloni ndr) è stato commesso per incompetenza o superficialità; un altro è se è stata una strategia definita.
Nel primo caso possiamo ricucire, a patto che si ascoltino tutti sulla direzione da tenere, che non può essere stare con la Lega e fuori dal governo. Nel secondo si finirà con il chiedere a Beppe di intervenire». A Grillo del resto spetta l’ultima parola su un’eventuale delegittimazione del leader. E se la narrazione di oggi lo vede Elevato appunto, super partes, i dimaiani sono sicuri: «Se Beppe deve scegliere starà con Luigi».
Francesco Malfetano
(da “il Messaggero”)
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