Febbraio 7th, 2022 Riccardo Fucile PD 21,5% , FDI 21,1%, LEGA 17,1%, M5S 13,3%, FORZA ITALIA 7,8% , AZIONE+EUROPA 4,4%
Secondo il sondaggio settimanale Swg La7 la formazione politica con più preferenze è il Partito Democratico, con il 21,5 per cento, in miglioramento dello 0,3 per cento rispetto ai dati della scorsa settimana.
Dietro di lui Fratelli d’Italia con il 21,1 per cento che invece guadagna lo 0,6 per cento.
La Lega è in ulteriore calo al 17 per cento e perde un altro 0,4 per cento
Il M5s può contare sul 13,3 per cento delle preferenze, un calo dello 0,5 per cento rispetto ai dati della scorsa settimana.
Forza Italia si attesta invece al 7,8 per cento delle preferenze.
In questa classifica, Italia Viva è appena sopra a Italexit di Gianluigi Paragone, al 2,1 per cento.
Verdi, Mdp e Sinistra intorno al 2,5 per cento
(da agenzie)
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Febbraio 7th, 2022 Riccardo Fucile PER COSTRUIRE UN NUOVO POLO DI CENTRO
In questa analisi Swg ha chiesto agli intervistati anche del centrodestra cosa ne
pensano della coalizione tra Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia.
La domanda aveva delle risposte multiple: il 78 per cento (soprattutto elettori di Fratelli d’Italia e Forza Italia) ha detto che bisogna rifondarlo, per il 54 per cento (soprattutto elettori della Lega) invece bisogna creare una federazione dei partiti di centrodestra mentre per il 45 per cento al momento questa coalizione «non esiste più».
Il dato clamoroso è la risposta alla domanda “Forza Italia deve staccarsi da Lega e Fdi e costruire un nuovo Polo di Centro?”.
Il 54 per cento degli elettori forzisti ha risposto Si, certificando che non vuole avere nulla a che fare con Meloni e Salvini.
Agli elettori del Pd è stata chiesta una risposta sull’alleanza con il M5s alle prossime elezioni. La maggior parte, il 44 per cento, vorrebbe che il partito si presentasse da solo e poi dopo le elezioni si alleasse, il 30 per cento punta invece alla coalizione con il M5s. Solo il 15 per cento non vorrebbe nessuna alleanza con i Pentastellati, né prima né dopo le elezioni.
(da Open)
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Febbraio 7th, 2022 Riccardo Fucile IN CASO DI SCISSIONE IL 75% E’ CON CONTE, SOLO IL 10% CON DI MAIO
Al momento Giuseppe Conte non è più presidente del Movimento 5 stelle, almeno formalmente. L’ordinanza del tribunale di Napoli ha cancellato i cambiamenti fatti nel M5s negli ultimi mesi.
L’ex premier però non ha certo mollato la sua posizione: «La mia leadership nel Movimento 5 stelle si basa ed è fondata sulla profonda condivisione di principi e valori», dice Conte e in effetti i numeri dell’ultimo sondaggio pubblicato da Swg sembrano dargli ragione.
Secondo i dati raccolti dalla società di ricerca in caso di scissione nel M5s il 75 per cento degli elettori sceglierebbe Conte, solo il 10 per cento starebbe con Luigi Di Maio mentre il 7 per cento non seguirebbe nessuno dei due.
Fra tutti gli elettori solo il 15 per cento vuole la scissione, il 48 per cento dice che deve rimanere unito ma cambiare profondamente. Il 33 per cento invece lo appoggia così com’è.
(da Open)
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Febbraio 7th, 2022 Riccardo Fucile LE DUE OPZIONI DEL MOVIMENTO DOPO LA SENTENZA DI NAPOLI
«Se solo Gianroberto – Casaleggio – potesse scendere giù per un paio d’ore…». Il
senso del caos che sta attraversando il Movimento 5 stelle lo sintetizza così Alessandro Di Battista.
Del caos, ma anche del travaglio di Giuseppe Conte, il quale non è riuscito a convertire il suo consenso personale in consenso per il partito e, quindi, in leadership interna.
Il provvedimento di oggi del tribunale di Napoli che congela il nuovo statuto e decapita i vertici 5 stelle sembra molto più di una semplice sospensione al progetto di rifondazione contiana. Ha il suono, piuttosto, delle lancette di un orologio che girano al contrario e tornano a un anno fa. A febbraio 2021. Quando l’ecosistema dei 5 stelle era ancora la piattaforma Rousseau, dove 9.499 iscritti votarono per la fine della guida unica dei 5 stelle e l’avvio di una governance collegiale.
Via dallo statuto la dicitura di «capo politico», sostituita da «comitato direttivo», organismo mai costituito ma che sarebbe dovuto essere stato composto da cinque personalità, in carica per tre anni, scelte dall’assemblea degli iscritti al Movimento
La storia, poi, proseguì verso un’altra direzione: ci fu lo strappo con Davide Casaleggio, l’addio a Rousseau con tanto di debiti da pagare e, ad agosto, il nuovo statuto che introduceva la figura del presidente.
Un percorso in salita, quello di Conte, ma che l’ex premier aveva comunque iniziato a percorrere. Spintonato dalle fronde interne, l’avvocato del popolo ha presieduto il Movimento per sei mesi esatti.
Oggi, 7 febbraio 2022, il tribunale di Napoli ha accolto il ricorso di un gruppo di attivisti: sospeso il nuovo statuto e le rispettive delibere per «gravi vizi nel processo decisionale». Un salto nel passato che Lorenzo Borré, avvocato dei ricorrenti ed esperto delle dinamiche grilline, ha definito «l’anno zero del Movimento».
Beppe Grillo, sarà lui il deus ex machina?
Cosa succederà ora? Vito Crimi, reggente dei 5 stelle nella tumultuosa trransizione tra la guida di Luigi Di Maio e la rivoluzione contiana, non dovrebbe poter tornare in carica. Il comitato di garanzia della sua reggenza, inoltre, si è dimesso. I nuovi tre membri del comitato di garanzia – Di Maio l’ha lasciato, con un tempismo eccezionale, due giorni fa -, non possono più farne parte: secondo le norme del vecchio statuto, tornato in vigore con la sospensione di quello nuovo, Virginia Raggi e Roberto Fico sono incompatibili con il ruolo in quanto ricoprono degli incarichi istituzionali.
Senza leader e senza comitato di garanzia: il Movimento, da oggi pomeriggio, è una bagnarola senza timoniere. Ha l’equipaggio più grande tra i gruppi parlamentari, ma la tempesta giudiziaria, l’assenza di un comandante unico e, anzi, le faide tra gli ammiragli, stanno facendo affondare l’imbarcazione.
Gli unici che conservano qualche titolo dopo la frustata giudiziaria di Napoli sono i tre membri del collegio dei probiviri. E Beppe Grillo, il garante, dal quale tutti si aspettano un miracolo.
Le due opzioni possibili per il futuro del Movimento
Spetterà a lui decidere come procedere, mentre sembrano due le strade percorribili: o votare, con le regole del precedente statuto, quella leadership collegiale composta da cinque persone, oppure ripetere la votazione di modifica dello statuto – con reinsediamento di Conte -, accettando di ammettere al voto anche quegli iscritti che si sono registrati da meno di sei mesi.
Quest’ultima è la strategia sulla quale punta l’ex premier, ma Borré già ne sottolinea i limiti: «Il collega – ha dichiarato, riferendosi all’avvocato Conte – attualmente non ha più poteri decisionali e non può dettare soluzioni, almeno non con maggiori facoltà di un qualsiasi altro associato. Ma soprattutto non può prescindere dai paletti procedurali dello statuto nella versione ante agostana. Mi sorprende poi il richiamo ad una pretesa prassi contrastante con la lettera dello statuto, come se un eventuale errore ne legittimasse uno successivo analogo».
Le contromosse di Conte e il caffè (amaro) con Crimi
Decapitati i vertici – Conte e i cinque vicepresidenti -, sospeso il nuovo statuto, il senatore Crimi è stato chiamato a un incontro nella casa romana di Conte.
Si studiano le contromosse per reagire alla decisione dei giudici di Napoli. All’incontro ha partecipato anche un notaio. Al termine della riunione di massima emergenza, il Movimento ha diramato una nota in risposta al provvedimento giudiziario: «Il tribunale ha accolto il ricorso fornendo una specifica interpretazione del vecchio statuto secondo cui avrebbero avuto diritto di partecipare al voto anche gli iscritti da meno di sei mesi. L’interpretazione fornita dal tribunale di reclamo, peraltro, contrasta la prassi consolidata nelle votazioni seguite dal Movimento e un indirizzo che mirava a scongiurare che la comunità fosse infiltrata da cordate organizzate ad hoc al fine di alterare le singole votazioni, complice anche la gratuità e semplificazione dell’iscrizione».
I vertici del Movimento: «Procederemo con una nuova votazione dello statuto»
Poi, i vertici contiani hanno precisato che «il provvedimento del tribunale non ha accertato l’invalidità delle delibere adottate, ma dispone, in via meramente provvisoria, la sola ”sospensione” delle suddette delibere.
Il Movimento aveva già in programma, proprio in questi giorni, la convocazione di un’assemblea per sottoporre al voto degli iscritti alcune modifiche statutarie in adesione ai rilievi della Commissione di garanzia per gli statuti e la trasparenza dei partiti politici. Sarà questa l’occasione per proporre agli iscritti – anche con meno di sei mesi di anzianità – la ratifica delle delibere sospese in via provvisoria».
Nell’attesa di suddetta assemblea, appena fuori dall’abitazione di Conte, Crimi ha annunciato: «Si procederà con una nuova votazione secondo le indicazioni del giudice».
Conte: «La mia leadership non dipende dalle carte bollate»
Durante l’attesa della votazione, però, il Movimento resta privato ufficialmente di un leader. Il senatore non sembra d’accordo: «Il leader è Conte, la nostra comunità ha parlato chiaro. Leggo tante inesattezze in giro: l’unica eccezione che il giudice ha accolto è quella relativa alla votazione degli iscritti da meno di sei mesi. Ma qualcuno pensa davvero che sarebbe cambiato il risultato se avessero votato anche i nuovi iscritti? Tanto rumore per nulla. Non saranno certo le carte bollate a fermare una voglia di rinnovamento del Movimento 5 Stelle».
Dopo di lui, ha rilasciato una breve dichiarazione anche Conte. Lo ha fatto – e l’ha sottolineato -, anche nelle vesti di avvocato: «La mia leadership nel Movimento 5 stelle si basa ed è fondata sulla profonda condivisione di principi e valori. Quindi è un legame politico prima che giuridico, non dipende dalle carte bollate. E lo dico consapevole di essere anche un avvocato».
Il «ve l’avevamo detto» dell’associazione Rousseau
La trasformazione del Movimento – contro cui hanno presentato ricorso attivisti di tutta Italia e che è stata accolto dal tribunale – aveva provocato anche uno sfilacciamento del rapporto, un tempo inscindibile, tra Movimento e associazione Rousseau. La quale, oggi, è tornata a farsi sentire con una nota che suona come un «ve l’avevamo detto».
Sul Blog delle stelle, si legge: «Come molti ricorderanno, per mesi abbiamo sollecitato i dirigenti che si erano autoproclamati tali a capo del Movimento a seguire la legge e ad adempiere alle decisioni degli iscritti del Movimento durante gli Stati generali, ossia a procedere a un voto su Rousseau per definire la governance del Movimento composta da un organo a cinque componenti chiamato Comitato direttivo, in sostituzione della figura del Capo politico. Anche il Garante Beppe Grillo lo ribadì in due comunicazione pubbliche. Purtroppo quello che accadde successivamente è cosa nota a tutti: gli autoproclamatosi dirigenti del Movimento decisero, invece, di proseguire la loro azione in violazione delle regole associative e delle decisioni degli iscritti e avviarono le votazioni su Sky Vote che oggi sono state di fatto invalidate accogliendo il ricorso proposto da diversi attivisti del Movimento 5 Stelle in tutta Italia».
Casaleggio: «Il Movimento è andato a sbattere sugli scogli»
L’associazione di Davide Casaleggio ha tacciato di dilettantismo i nuovi vertici pentastellati: «In più occasioni abbiamo evidenziato quanto la gestione delle votazioni e della comunità degli iscritti richiedesse un livello di attenzione e professionalità che non possono essere improvvisati con modelli di gestione, invece, approssimativi e dilettantistici così come, invece, avvenuto.
In un post del primo giugno 2021 Davide Casaleggio consigliava al Movimento 5 Stelle di operare nel pieno rispetto delle regole avvertendo: “Gli scogli sono vicini. Ripeto. Gli scogli sono vicini”. E oggi il Movimento è tristemente andato a sbattere su quegli scogli e sarà costretto ad effettuare nuove votazioni indette dal garante Beppe Grillo – unico organo in grado oggi di convocare gli iscritti – per individuare un guida collegiale al posto del decaduto presidente e capo politico Giuseppe Conte e dovrà farlo, questa volta, nel rispetto delle regole e delle modalità previste dal precedente Statuto e che da ora è di nuovo in vigore».
(da Open)
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Febbraio 7th, 2022 Riccardo Fucile I PRIMI RISULTATI DELLA RICERCA DELL’UNIVERSITA’ DI LOSANNA PARLA ANCHE ITALIANO
Tutto il percorso di ricerca è stata pubblicato su Nature Magazine, una delle riviste più autorevoli in campo scientifico.
Tre persone paralizzate sono tornare a compiere alcuni movimenti in modo autonomo grazie a una serie di elettrodi impiantanti nelle colonna vertebrale.
Lo studio è stato condotto dal Politecnico di Losanna (Efpl), in Svizzera. Alla ricerca ha lavorato anche Silvestro Micera, ricercatore italiano della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. A coordinare il progetto sono stati Grégoire Courtine e Jocelyne Bloch.
Il metodo presentato su Nature si basa sull’applicazione di una serie di elettrodi innestati nel midollo spinale. Questi dispositivi vengono controllati dal paziente attraverso un tablet e sono in grado di stimolare i muscoli per far fare una serie di movimenti coordinati, come camminare, pedalare o nuotare. Tutto viene controllato direttamente dai pazienti attraverso un tablet.
Uno dei tre pazienti che hanno preso parte a questa sperimentazione è Michel Roccati, un italiano che quattro anni fa è rimasto paralizzato. Un incidente in moto gli ha causato una lesione alla colonna vertebrale.
L’agenzia stampa Ansa ha riportato le sue reazioni: «I primi passi sono stati qualcosa di incredibile, un sogno che si avverava. Ora sono in grado di salire e scendere le scale e punto, entro primavera, di riuscire a camminare per un chilometro».
L’obiettivo ora è aumentare il numero di pazienti da testare così da commerciale il prima possibile questa tecnologia.
(da Open)
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Febbraio 7th, 2022 Riccardo Fucile LVMH HA CHIUSO CON UN GIRO D’AFFARI DI 64 MILIARDI DI EURO E UN +46%, LA SVIZZERA RICHEMONT HA AUMENTATO LE VENDITE DEL 32% E PRADA HA RAGGIUNTO I 3,3 MILIARDI DI RICAVI TOTALI
Il settore del lusso non conosce crisi. Gioielli, borse, orologi e vini pregiati
rimangono in cima ai desideri dei più ricchi che in tempi di pandemia hanno comprato anche più di prima. Il 2021 è stato un anno da primato per molti marchi che adesso si preparano a toccare altri record.
L’inflazione? Per ora rimane in secondo piano, così come la crisi legata alla disponibilità di materie prime. Inizia invece l’espansione nel Metaverso, il nuovo mondo digitale. Qui le maison sperano di crescere in fretta e di raggiungere nuovi incassi.
Stando agli analisti di Morgan Stanley, questa nuova piazza virtuale potrebbe generare un giro d’affari di 50 miliardi di dollari già entro il 2030 per il lusso. Intanto nel mondo reale il settore macina rialzi a doppia cifra e batte ogni stima. Lo testimoniano i risultati arrivati da Lvmh, colosso francese che è anche il più grande polo del lusso al mondo con decine di marchi tra cui Louis Vuitton, Dior, Givenchy, Bulgari e Moët & Chandon, che ha chiuso il 2021 con un giro d’affari record sopra i 64 miliardi di euro, +46%.
Bene ha fatto anche la numero due in classifica, la svizzera Richemont che anche grazie a uno sprint nella vendita di gioielli e orologi durante lo scorso Natale è riuscita ad aumentare le vendite del 32% a 5,6 miliardi di euro rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, superando del 36% i livelli pre-pandemia.
Anche Prada è migliorata con un 2021 con ricavi totali per 3,3 miliardi, in progresso a cambi costanti del 41% su base annua e dell’8% rispetto al 2019. L’elenco di nomi che hanno messo a segno risultati da record nel lusso è lungo. A spingere sono stati soprattutto i ricavi in crescita registrati negli Stati Uniti. E le prospettive sono al rialzo.
Bernard Arnault, fondatore, chief executive e chairman del gruppo francese Lvmh, durante la presentazione dei conti ha sottolineato che la solida crescita è continuata in gennaio. E secondo gli analisti, nonostante il boom della domanda in Cina, i riflettori sono puntati ancora sugli Stati Uniti. Lvmh ha notato che la performance migliore è stata proprio negli States, che hanno generato più di un quarto (il 26%) delle vendite totali nel 2021.
E l’inflazione? Alcuni marchi, tra cui Lvmh, hanno già detto che potrebbero aumentare i prezzi per proteggere i margini. I listini del produttore di orologi e gioielli Hublot saranno per esempio rivisti al rialzo tra il 3 e il 4%. Il costo di acciaio e titanio è in crescita mentre sono saliti tra il 10% e il 15% i prezzi dei diamanti.
Per questa ragione anche la casa ha dovuto mettere mano alle sue proposte. Ma le fiammate dell’inflazione non spaventano le maison del settore. «Considerato che le strategie di investimento dovranno tenere sempre più conto del ritorno dell’inflazione, a nostro giudizio il potere di determinazione dei prezzi potrebbe rappresentare una buona copertura, come ha dimostrato nel tempo» dice Swetha Ramachandran, Investment Manager e Responsabile del fondo Gam Luxury Brands Equity della società di investimenti Gam. All’orizzonte c’è la colonizzazione del Metaverso. Lvmh è entrata in questo mondo con Dior lo scorso settembre.
La casa ha avviato la collaborazione con la piattaforma “Ready Player me” per creare «un’esperienza di gioco esclusiva». Kering, attraverso la maison Balenciaga, è entrata principalmente nel mercato dei videogiochi mediante una partnership con Epic Games. EssilorLuxottica, insieme a Facebook, a settembre ha lanciato gli occhiali Ray Ban Stories. Nessuna funzionalità di realtà aumentata ma con capacità di riproduzione multimediale e di scattare foto. «Un primo passo per il futuro – sottolinea Gabriel Debach, italian account manager di eToro -. Dopo aver collaborato con i social e gli influencer, ora il settore del lusso guarda con interesse al Metaverso».
(da “la Stampa”)
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Febbraio 7th, 2022 Riccardo Fucile CI SONO AUTISTI CHE SI OFFRONO DI DARE UN PASSAGGIO (PAGATI) A CHI NON HA IL VACCINO E PURE LE “VEDETTE” CHE SEGNALANO LE CORSE DI BUS E TRAM DOVE VENGON FATTI I CONTROLLI… PER VOLARE, INVECE, C’È CHI FA SCALO ALL’ESTERO ELUDENDO LE REGOLE
Prima c’è un post su Bill Gates e i vaccini, subito dopo c’è chi si offre, come autista a pagamento dei No vax senza Green pass che si devono spostare dentro Roma.
Sopra c’è l’annuncio di chi offre fasulli certificati di vaccinazione senza vaccinarsi, sotto c’è chi cerca un passaggio fino a Mentana e offre in cambio il «contributo spese».
Il metaverso c’è già ed è quello dei No vax.
Da quando è diventato obbligatorio il Green pass rafforzato stanno alimentando una rete parallela per gli spostamenti che viaggia soprattutto sulle chat di Telegram, di WhatsApp, su Facebook ma anche su forum chiusi, nascosti spesso dietro brand apparentemente pacifici (trasporti solidali il più affermato), in cui si alternano dure minacce di manifestazioni con «milioni» di persone contro l’obbligo vaccinale a richieste di passaggi un po’ fricchettoni, che però più che l’ambiente hanno a cuore l’obiettivo di aggirare le norme contro la pandemia.
Ci sono Ncc ma anche autisti abusivi che hanno trovato la maniera di arrotondare, madri preoccupate perché la figlia deve tornare a Roma dall’Università di Viterbo ma visto che non si è vaccinata non può più prendere il treno.
Addirittura a Bologna, secondo quanto ha raccontato qualche settimana fa l’edizione locale del Resto del Carlino, tramite le chat di Telegram si organizzano le vedette alle fermate dei bus: «Avvertiteci su quali linee oggi controllano il Green pass».
Funziona come si faceva un tempo sfanalando quando c’era un autovelox, solo che in quel caso ti beccavi una multa, oggi viaggiando sui mezzi pubblici affollati da non vaccinato prendi e soprattutto trasmetti il Covid.
Altro esempio a Milano, c’è un canale che ha questa mission: «Segnala i luoghi dei posti di controllo che hai individuato nelle fermate dei mezzi pubblici». Invita a mettere un simbolo: verde se nessuno controlla il pass, giallo se bisogna fare attenzione, rosso se ci sono verifiche.
Ecco ad esempio Simona che scrive: «Stazione Garibaldi, caramba e militari tutti in movimento»; Marta: «Ma se uno avesse il cellulare scarico (dove è memorizzato il pass) cosa gli fanno secondo voi?»; Gwen: «Manco un narcotrafficante rischia quanto noi sulla metro di sti tempi».
L’obbligo della certificazione verde rafforzata però non riguarda solo gli spostamenti urbani. Ad esempio chi deve prendere un aereo da Milano a Catania deve mostrare il pass rafforzato e dunque deve essere vaccinato.
In bassa stagione, con le compagnie low cost che spesso offrono tariffe stracciate, c’è chi sceglie lo stratagemma delle triangolazioni. Lo fa a proprio rischio e pericolo perché se poi il primo volo parte in ritardo, perde anche il secondo e resta intrappolato in terra straniera.
A cosa serve partire da Orio al serio, fare scalo a Barcellona (dopo appena un’ora e mezzo di volo) e di lì prendere un altro aereo diretto a Catania (altre due ore)? Il Green pass rafforzato è obbligatorio per i voli nazionali, per quelli internazionali valgono le regole della destinazione finale.
In Spagna si può andare anche con il Pass base, stessa musica dalla Spagna all’Italia: dunque basta farsi un test antigenico prima di imbarcarsi a Orio al Serio per arrivare a Catania.
Ha senso tutto questo? Ovviamente no, ma basta perdersi per un po’ nel metaverso No vax dei canali Telegram per ritrovarsi travolti dall’ubriacatura di certe logiche bislacche. Su Roma, ad esempio, un meccanismo simile viene utilizzato per i non vaccinati che partono dalla Sardegna e che fanno scalo in Francia. Terra, aria. E mare.
Anche gli spostamenti dalle isole minori, nonostante gli ultimi provvedimenti del governo che hanno sospeso l’obbligo per chi si muove per ragioni di studio e di salute, vengono segnalati casi di imbarcazioni private che, a pagamento, offrono passaggi a chi rifiuta di vaccinarsi.
Barche a noleggio sono segnalate in Campania e in Sicilia. Ma anche a Venezia non mancano gli esempi. Il Gazzettino nelle settimane scorse ha raccontato i casi di chi su Facebook, per aggirare l’obbligo del pass sui vaporetti, offre passaggi (soprattutto a pagamento), su delle imbarcazioni che fanno la spola (ad esempio, ma non solo) «dalla Giudecca alle Zattere».
Ma la rete più capillare della mobilità no Green pass e no Vax è quella di Telegram, dei canali con il brand «trasporti solidali». Ed è un network che non si limita a Roma o al Lazio, ma che è presente praticamente ovunque. Marche, Emilia-Romagna, Abruzzo, Lombardia, Sardegna.
(da “Il Messaggero”)
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Febbraio 7th, 2022 Riccardo Fucile UNA GRANDE MANGIATOIA, TRUFFE GIA’ OLTRE UN MILIARDO, SCARSA SICUREZZA E COMPETENZA
In Italia, per ogni aspirante imprenditore, dar vita ad una nuova attività è un
percorso lungo e complicato. Di questi tempi chi vuol fare impresa rapidamente conviene buttarsi sull’edilizia: basta registrare il numero di partita Iva e il codice di attività corretto (Ateco 41) alla Camera di Commercio e contemporaneamente inviarlo all’Agenzia delle Entrate, e un’ora dopo puoi tirar su muri, demolirli o montare i gettonatissimi «cappotti termici» sulle facciate di case o condomini.
Nel secondo semestre 2021 sono nate 64 nuove imprese edili al giorno, per un totale di 11.600 a fine dicembre.
Dentro questi numeri da ricostruzione post bellica ci sono anche le «riconversioni», ovvero le aziende che hanno cambiato natura passando da attività di macelleria, autotrasporto, agricola, ad edili.
Un boom con uno scopo preciso: attingere ai 30 miliardi di euro di bonus che lo Stato distribuisce fino a giugno 2023 a chi migliora l’efficienza energetica degli edifici residenziali.
LA LEGGE NON CHIEDE COMPETENZE
Gli imprenditori del settore costruzioni riuniti nell’Ance, hanno in media sei dipendenti, quelli delle aziende neonate zero. Il presidente dell’associazione di categoria Gabriele Buia è convinto che non faranno mai assunzioni perché non intendono investire, ma solo approfittare di un momento d’oro.
L’Ance forma operai, geometri, addetti al cantiere, e Buia si chiede «come possono i nuovi arrivati gestire un cantiere in sicurezza se fino a ieri macellavano carni o trasportavano merci?».
La legge italiana queste domande non se le pone, non sono richieste competenze specifiche e nel momento in cui ti dichiari azienda edile, hai tutti i titoli per chiedere i bonus energetici senza limiti di importo. E magari senza mai iniziare i lavori. L’Agenzia delle Entrate rincorre i truffatori che intascano i bonus e lasciano i cantieri aperti. Il 1° febbraio a Rimini sono state arrestate 35 persone: avevano ricevuto illecitamente 440 milioni tra bonus e superbonus con una catena di subappalti.
Le truffe hanno già superato il miliardo di euro. Il governo prova a difendersi: il nuovo Decreto Sostegno Ter del governo Draghi impedisce di cedere il credito fiscale dei bonus a terzi per limitare i subappalti rischiosi. Ma molti costruttori Ance sono già sul piede di guerra: da un lato vogliono eliminare gli avventizi, dall’altro chiedono però allo Stato di abbassare i controlli.
IL 90% DEI CANTIERI FUORI REGOLA
Il fronte più preoccupante è quello della sicurezza. L’Ispettorato del Lavoro dallo scorso giugno ha raddoppiato il numero delle ispezioni.
È un bollettino di guerra: nell’ultimo semestre 2021, su 100 cantieri visitati, 91 erano non erano in regola con le norme contrattuali, assicurative, di sicurezza. Nel primo semestre erano 60, e questo dimostra che la corsa al bonus sta accelerando le irregolarità. Delle 13 mila infrazioni registrate nel corso del 2021, il 50% riguardano l’inadeguatezza delle misure di protezione in caso di caduta dall’alto: mancanza del doppio parapetto, montaggio non a norma di tubi o ponteggi, materiali usurati, mancanza di parasassi o cartelli di pericolo. E quando si cade da un’impalcatura ci si fa sempre molto male.
L’Ispettorato certifica che i lavoratori irregolari sono cresciuti del 12% tra il 2020 il 2021. Mentre il «nero» è stabile (2518 gli operai totalmente abusivi nel 2021 su 7674 irregolari), è esploso il «lavoro grigio». Al posto di lavoratori dipendenti regolarmente formati e assicurati, gli ispettori hanno trovato autonomi assunti irregolarmente a cottimo, intermittenti, apprendisti, tirocinanti, operai a progetto, in associazione, in partecipazione. E siccome cresce la richiesta di manodopera, si ricorre a «lavoratori appaltati» da aziende dell’est Europa (+173%), e qui il problema è che se sono assicurati, lo sono presso l’azienda madre in Romania, Albania o Slovenia.
Tutte formule che portano allo stesso risultato: meno spese per le imprese, meno sicurezza in cantiere. I numeri sono impietosi: le denunce di infortunio nei cantieri edili sono aumentate nell’ultimo anno del 17%, dopo dieci anni di diminuzione continua. Con una tendenza in crescita: nell’ultimo quadrimestre l’aumento degli incidenti sfiora il 30%, ad esempio a dicembre 2021, se ne sono verificati 1.521, contro i 1.160 dello stesso mese nel 2020. Le morti nell’edilizia sono passate da 114 a 127 con un incremento dell’11%. E questi sono solo i casi registrati dall’Inail, quindi gli assicurati, perché poi ci sono i morti che nessuna conta, quelli del lavoro nero.
IL CROLLO DEI PONTEGGI
Il fenomeno tragico è la crescita dei crolli di ponteggi e impalcature. Crollano per qualche folata di vento ponteggi che dovrebbero resistere anche a burrasche: è successo a giugno, a Campobasso, per sei piani di impalcatura. Il 15 settembre a Genova muore per caduta un operaio di 54 anni: sotto inchiesta la fretta nel montare il ponteggio. Il 14 novembre nel Salento cede un’impalcatura di sei metri, forse assemblata male: scompare un 57enne. A dicembre, nel crollo di un ponteggio a La Spezia, i carabinieri scoprono che i montatori erano irregolari e non formati. Sempre a dicembre, il caso di Torino non ha precedenti: il crollo di una grossa gru montata male provoca la morte di tre operai. La procura di Torino ha aperto un’inchiesta, ma sarà difficile ricostruire chi ha sbagliato in una catena che comprende tre ditte (responsabile del cantiere, proprietaria della gru, proprietaria del carro di montaggio), i tre montatori deceduti (ingaggiati per l’occasione, uno aveva solo vent’anni) e il gruista bosniaco, autonomo, rimasto ferito. A minare la sicurezza spesso è proprio la lunga catena di subappalti; inoltre nei piccoli cantieri non sempre c’è un capo cantiere o il responsabile della sicurezza, e quando ci sono corrono da un cantiere all’altro.
IMPALCATURE NON OMOLOGATE
Il boom delle ristrutturazioni ha reso introvabili i ponteggi ed ha gonfiato i prezzi. I costi di montaggio e noleggio sono passati da 13/15 euro fino a 40 euro al metro quadro per il primo mese di affitto. E un ponteggio pagato caro deve rendere, vuol dire che nei tempi morti dei lavori si smonta e rimonta in fretta per aprire altri cantieri, senza troppa attenzione alla sicurezza. Operazioni che devono essere eseguite da personale specializzato, che molte aziende non hanno. I ponteggi invece scarseggiano per tre ragioni: 1) in Italia sono legali solo quelli omologati direttamente dal Ministero del Lavoro, 2) i grandi produttori sono pochi e non tengono dietro alla richiesta, 3) le nuove imprese che entrano sul mercato edile senza i costi fissi di personale, utilizzano il capitale per fare incetta di materiale. E siccome tutti hanno fretta, si ricorre anche all’importazione illegale da Turchia ed Europa dell’Est, senza bollettino di conformità del Ministero, e spesso di modesta qualità. Se poi a montare un ponteggio usurato ci metti personale senza alcuna formazione, puoi solo sperare nel santo protettore.
LE SOLUZIONI
L’Ispettorato del Lavoro oggi ha solo 239 ispettori tecnici da mandare sui cantieri di tutta Italia a controllare lo stato dei ponteggi; ne arriveranno altri 1000, ma l’anno prossimo! Per l’Ance andrebbe adottato lo stesso meccanismo di certificazione dell’ affidabilità delle aziende edili che operano nel settore pubblico: il certificato Soa. Anche se operi su edifici privati, poiché esegui lavori con denaro pubblico, dovresti avere un bilancio adeguato all’importo richiesto allo Stato, referenze bancarie, idonee attrezzature tecniche e personale tecnico specializzato. Se fino a ieri vendevi bovini o facevi trasporto merci, non puoi metterti a rivestire edifici di otto piani fino a quando non dimostri di essere affidabile.
L’arrivo di tanti soldi da spendere in poco tempo ha prodotto truffe, lavori non sempre fatti bene, e sacrificato la sicurezza, proprio nel settore che già da anni aveva il triste primato di incidenti sul lavoro.
(da Il Corriere)
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Febbraio 7th, 2022 Riccardo Fucile L’INTELLETTUALE CHE HA MESSO A NUDO; AMANDO E DISPREZZANDO, LA NOSTRA ITALIANITA’
“L’Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l’Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono”.
Giuseppe Prezzolini, nato a Perugia il 27 gennaio del 1882, era un intellettuale di quelli che non hanno paura di raccontare la realtà per come la vedono, senza bisogno di conformarsi alle visioni e alle interpretazioni condivise dai più. Una qualità che ha caratterizzato tutta la sua carriera di intellettuale, scrittore ed editore prima e di docente poi.
La dualità che divide tutti gli italiani – ed ogni italiano – in furbi e fessi è storica. “Non c’è una definizione di fesso. Però: se uno paga il biglietto intero in ferrovia; non entra gratis a teatro; non ha un commendatore zio, amico della moglie e potente sulla magistratura, nella pubblica istruzione, ecc.; dichiara all’agente delle imposte il suo vero reddito; mantiene la parola data anche a costo di perderci, ecc. – questi è un fesso”.
“Prezzolini è stato uno dei personaggi più significativi della cultura contemporanea del nostro Paese. Ha incarnato una costante esigenza critica e scettica in un mondo di cultura sempre più tendente al conformismo e all’ortodossia” disse di lui Giovanni Spadolini, storico, giornalista e politico.
Nato a Perugia ma giramondo per natura e necessità (il padre era un prefetto e spesso doveva cambiare città), Prezzolini sviluppò un’intelligenza sottile e pungente che lo avvicinò alla filosofia idealistica di Benedetto Croce. Anche grazie a questa influenza, nel 1908 fondò (e diresse con interruzioni fino al 1914) il settimanale La Voce, una delle esperienze editoriali più rivoluzionarie del Novecento. Spregiudicata nelle battaglie culturale, vivacemente polemica rispetto al conformismo italiano di quegli anni.
Diviso tra l’ammirazione per Mussolini e il rifiuto dei metodi fascisti, con l’ascesa del Duce Prezzolini si allontanò dall’Italia e, dopo alcuni anni a Parigi, si stabilì a New York trovando impiego come professore alla Columbia University.
Nel 1968 si trasferisce a Lugano perché “non sopporta la burocrazia, la corruzione, la furbizia, la scioperomania della classe politica”. Nel 1982, come regalo per i 100 anni, Prezzolini ricevette dal capo dello Stato Sandro Pertini la “Penna d’oro”. A lato della cerimonia, pare che scherzando disse a Montanelli “se vado in bolletta, la vendo”.
Non ebbe il tempo: il 14 luglio dello stesso anno morì nella sua casa in Svizzera.
(da Il Giorno)
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