Febbraio 10th, 2022 Riccardo Fucile “MORTI DI COVID NEGLI USA SOTTO I 18 ANNI SONO 900, MORTI PER FULMINI SONO 28 (DI TUTTE LE ETA’)“
“Non vaccino mia figlia, un ragazzo ha le stesse possibilità di morire per un fulmine che di Covid”: lo ha dichiarato Giorgia Meloni, la quale, però, è stata smentita dal virologo Roberto Burioni.
Tutto è iniziato la scorsa domenica quando, ospite di Non è l’Arena in onda su La7, la leader di Fratelli d’Italia aveva affermato: “Io non vaccinerò Ginevra e lo rivendico. Mi spaventa come affrontiamo il dibattito sui vaccini in Italia: definirlo ideologico sarebbe già qualcosa, qui siamo alla religione”.
Posizioni rimarcate in un’intervista a La Stampa nella quale dichiarava: “Non vaccino mia figlia, perché il vaccino non è una religione, ma una medicina, quindi valuto i rapporto rischi-beneficio”.
“Le possibilità che un ragazzo muoia di Covid sono le stesse che uno muoia colpito da un fulmine, cioè lo 0,06 per cento” aveva aggiunto la Meloni sottolineando: “Questo è un vaccino in sperimentazione, che finisce nel 2023”.
Sull’argomento, però, è intervenuto il virologo Roberto Burioni che su Twitter ha subito smentito la leader di Fdi: “Tra il 2020 e il 2021 i morti di Covid negli Usa sotto i 18 anni sono stati 900, mentre quelli per fulmini, di tutte le età e sempre in America, 28”.
In un altro tweet, poi, Burioni ha mostrato il grafico con il numero dei morti di Covid under 18 registrati negli Usa e linkato le fonti.
(da TPI)
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Febbraio 10th, 2022 Riccardo Fucile DATI UFFICIALI AIFA SUI VACCINI
Sono 117.920 le segnalazioni di eventi avversi al vaccino contro il SarsCov2 su un
totale di 108.530.987 dosi somministrate, di cui l’83,7 per cento sono riferite a eventi non gravi, come dolore in sede di iniezione, febbre, astenia e stanchezza, dolori muscolari.
A renderlo noto è l’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa), guidata da Giorgio Palù, nel Rapporto annuale sulla sicurezza dei vaccini anti-covid19
I dati raccolti e analizzati riguardano le segnalazioni di sospetta reazione avversa registrate nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza (RNF) nell’anno di campagna vaccinale dal 27 dicembre 2020 al 26 dicembre 2021 per i quattro vaccini in uso nella campagna vaccinale in corso.
Le segnalazioni gravi corrispondono al 16,2 per cento del totale, con un tasso di 17,6 eventi gravi ogni 100mila dosi somministrate. Come riportato dall’Aifa nei precedenti Rapporti, indipendentemente dal vaccino, dalla dose e dalla tipologia di evento, la reazione si è verificata nella maggior parte dei casi (73% circa) nella stessa giornata della vaccinazione o il giorno successivo e solo più raramente oltre le 48 ore.
Per quanto riguarda la somministrazione della terza dose, iniziata nel mese di settembre, al 26 dicembre 2021 l’Aifa ha registrato 3.510 segnalazioni, a fronte di 16.198.231 di terze dosi somministrate, con un tasso di segnalazione di 21,7 ogni 100mila terze dosi, inferiore a quanto osservato per le dosi del ciclo primario.
Dal report si evidenzia come sono pervenute 730 segnalazioni dopo vaccinazioni eterologhe, che prevedono l’utilizzo di 2 diversi vaccini contro il covid per i cicli di vaccinazione primaria (vaccinazione primaria eterologa) o per le dosi di richiamo 3-6 mesi dopo il ciclo di vaccinazione primaria (richiamo eterologo).
La maggior parte delle segnalazioni dopo l’eterologa sono relative alla somministrazione di un vaccino a mRNA a seguito di una prima somministrazione di un vaccino a vettore adenovirale.
Si tratta di casi non gravi e che presentano le stesse caratteristiche del resto delle segnalazioni arrivate all’Aifa. Per le vaccinazioni in età pediatrica (5-16 anni), al 26/12/2021 risultano somministrate 4.178.361 di dosi di vaccino, il 96per cento delle quali nella fascia di età 12-16 anni (4.005.471 dosi) e il 4 per cento nella fascia 5-11 anni (172.890 dosi).
Al 26 dicembre 2021 sono state registrate complessivamente 1.170 segnalazioni di sospette reazioni avverse manifestatesi nella popolazione pediatrica, che rappresentano l’1 per cento di tutte le segnalazioni, con un tasso pari a 28 eventi ogni 100.000 dosi somministrate, indipendentemente dalla tipologia di vaccino e dalla valutazione del nesso di causalità, inferiore dunque rispetto a quello riscontrato nella popolazione generale (109 eventi ogni 100mila dosi somministrate).
“Mentre all’inizio della campagna vaccinale abbiamo avuto dei picchi di segnalazioni, per la novità e anche perché i primi vaccinati sono stati i sanitari, man mano sono diminuite le segnalazioni e si è arrivati a un effetto plateau – ha detto Anna Rosa Marra, Dirigente Area Vigilanza post-marketing Aifa – perché ora vengono segnalati prevalentemente gli eventi gravi. Il maggior numero di segnalazioni è concentrato entro i 60 anni e maggiormente nel sesso femminile”.
Nella popolazione pediatrica gli eventi avversi più frequentemente segnalati sono febbre, cefalea, stanchezza e vomito.
Il 69 per cento delle reazioni si sono risolte completamente o erano in miglioramento al momento della segnalazione.
I tassi di segnalazione nella fascia d’età 5-11 sono preliminari e al momento non emergono particolari problemi di sicurezza. C’è da dire, poi, che la vaccinazione, dopo attente analisi, risulta, tuttavia indicata sia in gravidanza sia in allattamento e non emergono particolari problemi di sicurezza dai dati di farmacovigilanza e di studi ad hoc in questa popolazione.
Non vi sono inoltre evidenze che suggeriscano che i vaccini anti-covid19 possano influenzare negativamente la fertilità in entrambi i sessi. Gli studi hanno poi dimostrato “un’efficacia del 94-95 per cento dei vaccini anti-covid.
Questo è un dato che ci deve sorprendere positivamente perché sono conferme importanti che non sempre giungono per farmaci e vaccini”.
Così Nicola Magrini, direttore generale dell’Aifa. “C’è un dato di lunga durata dell’immunità di memoria che ad oggi sappiamo andare oltre l’anno”, ha aggiunto. Inoltre, Magrini ritiene che “stiamo andando verso una stagione” primaverile-estiva che probabilmente sarà caratterizzata da “una assenza di circolazione virale, si va vero una nuova normalità. Bisogna uscire dalla pandemia rafforzando i sistemi sanitari pubblici e la ricerca”.
(da agenzie)
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Febbraio 10th, 2022 Riccardo Fucile “VILIPENDIO ALLA MEMORIA E ALLA DIGNITA’ DI MIGLIAIA DI VITTIME E DIFFAMAZIONE AGGRAVATA”
Dopo il tweet negazionista di martedì di Tommaso Montesano, i familiari delle persone morte per Covid che avevano i loro cari nelle bare sui camion di Bergamo lo hanno querelato per “il gravissimo vilipendio alla memoria e alla dignità di migliaia di vittime”
La querela è stata depositata a nome dell’avvocato Consuelo Locati che rappresenta il pool degli avvocati impegnati nella causa civile di 500 congiunti in corso davanti al Tribunale Civile di Roma contro la Regione Lombardia e il Governo.
“La querela riguarda simbolicamente tutti i familiari che hanno avuto i loro cari su quei camion militari”, spiega all’AGI Locati il cui padre era in una di quelle bare -. Familiari che hanno per primi il sacrosanto diritto a indignarsi per un’ ulteriore mancanza di rispetto per il dolore che già hanno vissuto, un altro pezzo di dignità tolta ai propri cari, quei corpi accatastati cui è stata negata la dignità della sepoltura e che erano invece trasportati con rispetto e dignità dai militari che quei camion guidavano”.
I reati ipotizzati sono ‘vilipendio contro la pietà dei defunti’ e diffamazione aggravata. “È palese l’intento vergognosamente offensivo e diffamatorio del signor Tommaso Montesano – si legge nella querela – tanto più grave perché attuato nello svolgimento della professione giornalistica e amplificato per mezzo di un social network, teso a negare una delle verità storiche più tristi del dopoguerra e a offendere non solo la sottoscritta ma anche la memoria di quei feretri, di quelle vittime morte nell’abbandono dai propri cari. L’unico suo fine era quello di screditare e infamare le vittime e con esse il dolore di tutti i familiari al solo esecrabile fine di abbracciare teorie negazioniste pericolose anche sotto il profilo dell’incitamento all’odio e della stessa salute pubblica”.
(da agenzie)
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Febbraio 10th, 2022 Riccardo Fucile MAGGIORANZA URSULA CON FORZA ITALIA
Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, in una intervista con Repubblica fa un
ragionamento secondo cui il Pd dovrà essere il battistrada di una coalizione “tra i riformisti, dai socialisti ai liberali, alludo a uno schema – dice Gori- che possa andare anche oltre gli schieramenti classici, relegando all’opposizione i populisti e le forze anti-europee”. Insomma, una maggioranza Ursula con dentro anche Forza Italia.
“Io penso che Fi non abbia interesse a restare ingabbiata dentro una coalizione disomogenea e instabile, col rischio di essere egemonizzata da forze di matrice nazionalista – sostiene Gori-. Se resta il maggioritario sarà difficile che il quadro muti. Se invece matureranno le condizioni per una legge elettorale di tipo proporzionale — simile a quella tedesca, dove le maggioranze si formano a valle del voto sulla base di chiari impegni di governo — la situazione potrebbe cambiare. E sarebbe, io credo, una cosa buona per l’Italia, che ha bisogno di proseguire il percorso di modernizzazione e di rilancio avviato dall’amministrazione Draghi. Perché questo accada è auspicabile che le forze riformiste e socialiste lavorino insieme, come già succede in Europa nella Commissione von der Leyen, superando la classica divisione fra centrodestra e centrosinistra”. Del resto, per il sindaco di Bergamo la prospettiva per il Pd non è con M5s.
“Per me vale la road map tracciata da Letta nel giorno della sua investitura: prima si pensa a far crescere il Pd coltivandone l’identità come forza del lavoro, dell’equità e della modernizzazione del Paese. Poi si ricostruisce il centrosinistra. E infine si dialoga con i 5S, sperando che recuperino un assetto più stabile. Con una chiara gerarchia delle relazioni”.
Dunque, il Pd deve “ricercare convergenze anche con i partiti moderati, come insegna la vicenda del Quirinale”. Gori non ha “mai considerato il M5S un alleato particolarmente affidabile”. E il campo largo non può essere Pd-5s-Leu. Per cui Calenda, Renzi, Forza Italia, i riformisti. A cui Draghi, secondo Gori, non potrebbe dire di no dopo il voto del 2023. “Se dal voto dovesse uscire una maggioranza di impronta riformista, questa potrebbe chiamare Draghi a completare il lavoro su riforme e Pnrr”.
(da agenzie)
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Febbraio 10th, 2022 Riccardo Fucile PD 21,1%, FDI 20,2%, LEGA 17,5%
Partito democratico al 21,1%, Fratelli d’Italia 20,2 e Lega al 17,5.
Dalla Supermedia Agi/YouTrend di questa settimana emerge un quadro ancora più chiaro degli effetti della “partita Quirinale”.
In particolare, il Pd è il primo partito mentre si allarga ulteriormente la forbice tra FdI (+0,8%) e Lega (-0,8%), che ormai ammonta a quasi 3 punti.
Ma c’è anche da segnalare il dato di Italia Viva (3%), che conferma quello della scorsa settimana, e che si deve forse all’attivismo di Matteo Renzi proprio durante i giorni che hanno portato alla rielezione di Sergio Mattarella.
Ecco il dettaglio delle liste:
Pd 21,1 (-0,2) Fdi 20,2 (+0,8) Lega 17,5 (-0,8) M5S 14,4 (-0,1) Forza Italia 8,1 (-0,3) .
Poi Azione/+Europa 4,3 (-0,4) Italia Viva 3,0 (+0,8) Verdi 2,4 (+0,1) Sinistra Italiana 2,1 (+0,2) Art.1-MDP 1,6 (-0,1).
(da agenzie)
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Febbraio 10th, 2022 Riccardo Fucile I GOVERNATORI DEL CARROCCIO SONO STATI CHIARI: CI SONO DA GESTIRE I MOLTI FONDI DEL PNRR E LA LEGA NON PUÒ USCIRE DAL GOVERNO
Rinchiuso nel suo appartamento di Roma nord, nella speranza che sabato il
tampone sia finalmente negativo, Matteo Salvini ne approfitta per mettere a punto l’agenda dei prossimi mesi, e in cima alla lista è tornato un tema storico della Lega: l’autonomia.
Il leader del Carroccio ha deciso di restare al governo, ma lo fa a modo suo, aprendo nuovi fronti e sfidando ministri, soci di maggioranza, senza preoccuparsi più di tanto di una coalizione, il centrodestra, che «si è sciolta come neve al sole», come lui stesso ha detto.
Quindi si riparte dai temi, primo fra tutti quello più caro ai militanti: «Sull’autonomia penso che il percorso possa essere giunto a buon punto».
L’obiettivo di Salvini è duplice, da una parte vuole mostrare ai suoi che l’alto prezzo pagato per stare al governo, viene ricompensato con dei risultati concreti che stando nel comodo rifugio dell’opposizione non si potrebbero ottenere.
Il secondo è da leggere in chiave interna: nel Nord e specie in Veneto e Friuli Venezia Giulia il malcontento verso la gestione commissariale del partito sta raggiungendo il livello di guardia e rilanciare sui poteri delle Regioni è un modo per mostrare attenzione ai territori.
L’accusa che alcuni fedelissimi del governatore Luca Zaia muovono al segretario è proprio di aver trascurato la battaglia per l’autonomia per portare avanti il progetto della Lega nazionale.
Non è un caso che uno dei primi a celebrare l’impegno assunto da Salvini sia proprio Zaia: «Condivido totalmente la sfida. Questo Governo può scrivere una vera pagina di storia del Paese. L’autonomia è una vera assunzione di responsabilità e il percorso per raggiungerla è stato iniziato dal Veneto e ha avuto la sua celebrazione con il referendum del 22 ottobre del 2017».
I sondaggi pubblici e privati indicano che l’insofferenza del Nord verso Salvini è cresciuta notevolmente per la gestione della partita del Quirinale. Eppure è proprio la nuova elezione di Mattarella ad aver ridato linfa al progetto autonomista.
Nel discorso pronunciato il giorno del giuramento il capo dello Stato ha parlato così: «Il ruolo e lo spazio delle autonomie sono decisivi, dobbiamo sapere che dalle risposte che saranno date a questi temi dipenderà la qualità della nostra democrazia».
Zaia, che il giorno del voto del Parlamento si era intrattenuto per un colloquio con Mattarella al Quirinale, aveva espresso grande soddisfazione: «È stato un bel segnale, un passaggio che ho molto apprezzato e che fa ben sperare che si possa arrivare alla fase esecutiva». La fase «esecutiva» effettivamente non sembra lontana, il ministero degli Affari regionali guidato da Mariastella Gelmini sta lavorando al progetto e ritiene di essere arrivato «in dirittura d’arrivo».
Ma di incognite ce ne sono molte, come dimostrano le vicende di questi ultimi anni. Erika Stefani, allora la ministra competente, era arrivata a un passo dall’approvazione, con i documenti bilaterali tra Regioni e Stato in attesa di approvazione, ma il M5S, allora partner di governo, si mise di traverso in ogni modo, specie sul tema della «spesa storica», ovvero il criterio con il quale si determina il fabbisogno degli enti locali. Il progetto andò a monte e fu uno dei motivi che portarono alla caduta del governo gialloverde.
Il successore di Stefani, Francesco Boccia, preferì inserire gli accordi con i singoli enti locali in una legge quadro, un approccio più morbido che anche Gelmini ha confermato, nella speranza di superare diffidenze ataviche.
La ministra degli Affari regionali ne ha parlato con Stefano Bonaccini e Massimiliano Fedriga e crede di essere a buon punto. Tra i più freddi sul tema dell’autonomia ci sono gli esponenti di Fratelli d’Italia, che hanno tutte altre priorità: «Prima si fa il presidenzialismo e poi semmai si decentrano i poteri», dice un dirigente. Tra ex alleati la diffidenza è tale che nemmeno ci si siede a negoziare.
(da La Stampa)
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Febbraio 10th, 2022 Riccardo Fucile ALLA RICERCA DI UNA VIA D’USCITA
Serve trovare una via d’uscita dopo l’ordinanza del Tribunale Civile di Napoli che ha decapitato i vertici del M5S. Soprattutto la leadership di Giuseppe Conte e il nuovo Statuto.
Beppe Grillo è arrivato a Roma nel primo pomeriggio per incontrare i big del Movimento. Il primo faccia a faccia, un colloquio a quanto pare piuttosto lungo all’hotel Parco dei Principi, è stato con Luigi Di Maio.
Dall’entourage dell’ex premier parlano di un “clima teso. Tornare su Rousseau è complicato da spiegare, a livello politico e legale”: l’eventualità infatti di votare per eleggere il Comitato dei garanti e varare il nuovo statuto sulla piattaforma di Davide Casaleggio non piace a Conte, dopo la battaglia con il figlio del co-fondatore.
Poi Grillo incontrerà Virginia Raggi e per ultimo Giuseppe Conte con i suoi legali. Assente il presidente della Camera, Roberto Fico, che al momento ha annullato tutti i suoi impegni perché influenzato.
La bomba è esplosa lunedì scorso, in un momento già molto delicato nel Movimento alle prese con lo scontro tra Conte e Di Maio conseguenza anche delle trattative portate avanti durante l’elezione del presidente della Repubblica. Sia la nomina di Conte del 6 agosto 2021, sia la modifica dello statuto sono state dichiarate “illegittime”, per il ricorso dei tre iscritti partenopei, Liliana Coppola, Renato Delle Donne e Steven Hutchinson, assistiti dall’avvocato Lorenzo Borrè. Che ora avverte su Facebook: “Non sono stato contattato dagli avvocati di Grillo né da Grillo né da altri del suo entourage. Sono in contatto solo con i miei assistiti”.
La parola adesso passa al garante Grillo, che dovrebbe indire nuove votazioni. E all’orizzonte ricompare la possibilità di utilizzare (per l’ultima volta) la macchina del consenso Rousseau. Il co-fondatore sarebbe pronto a commissionare alla piattaforma di Davide Casaleggio la votazione per eleggere il Comitato dei garanti e varare il nuovo regolamento interno che permetta a Conte di tornare alla guida.
Ma è proprio l’ex premier l’ostacolo principale, dopo lo strappo con Casaleggio jr. Ma in queste ore starebbe riprendendo quota ancora un’altra ipotesi: fare subito una votazione per modificare lo statuto, senza eleggere prima il nuovo comitato di garanzia. Ipotesi che Beppe Grillo nei giorni scorsi aveva stoppato per timore di andare incontro a un nuovo ricorso, che il legale dei ricorrenti di Napoli, Borré, si era già detto pronto a intestarsi.
(da agenzie)
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Febbraio 10th, 2022 Riccardo Fucile DAL NOBEL PER GLI STUDI SULL’AIDS A IDOLO NO VAX… NEGLI ULTIMI ANNI UNA CAZZATA DIETRO L’ALTA… LA FAMIGLIA NON COMUNICA LA CAUSA DELLA MORTE
È morto Luc Montagnier, premio Nobel diventato icona del movimento No Vax. 
La notizia, rivelata da France Soir ieri sera, è rimasta a lungo senza conferme ufficiali. È il quotidiano Libération che ha avuto accesso al certificato di morte depositato presso il comune di Neuilly in cui c’è l’ospedale dove era ricoverato lo scienziato di 89 anni. “Se n’è andato in pace, circondato dai suoi figli”, ha detto il dottor Gérard Guillaume, uno dei suoi più stretti collaboratori, parlando con France Soir, diventato uno dei media di riferimento della galassia No Vax.
La scomparsa del virologo, noto per aver scoperto il virus dell’Hiv, resta avvolta dal riserbo assoluto e non si conoscono le cause del decesso.
In prima linea nella contestazione contro la vaccinzione anti-Covid, Montagnier era stato invitato a metà gennaio nella manifestazione organizzata a Milano dal senatore Gianluigi Paragone. “Saranno i non vaccinati a salvare l’umanità”, aveva detto dal palco lo scienziato accolto da un’ovazione del migliaio di presenti. “All’interno dei vaccini – aveva proseguito – è contenuta una proteina tossica. Ci sono tanti morti e numerosi giovani sportivi hanno problemi cardiaci importanti”.
Le polemiche sui vaccini e sul Parkinson
Montagnier era stato emarginato dalla comunità scientifica francese negli ultimi anni. Ancora prima della pandemia, nel 2017, era stata lanciata una petizione firmata da centinaia di esperti indignati dalla sua crociata contro la legge francese che aumentava i vaccini obbligatori per i bambini.
Il grande scienziato che girava il mondo per conferenze, con una lunga lista di premi e onorificienze, invitato all’Eliseo da Nicolas Sarkozy, era diventato un infrequentabile Oltralpe. Marc Gentilini, membro dell’Accademia di Medicina, aveva denunciato una “patetica deriva”.
Nel 2009, un anno dopo aver ricevuto il massimo riconoscimento dall’accademia svedese, Montagnier aveva sostenuto che un buon sistema immunitario poteva bastare a proteggersi dall’Aids. Poi aveva proposto di curare l’autismo con gli antibiotici, di combattere il Parkinson di Papa Wojtyla con il succo di papaya.
L'”esilio” in Cina
Nato nella Loira, figlio di un commercialista, con una militanza comunista in gioventù, aveva scelto di accompagnarsi negli ultimi anni a personaggi controversi, come il paladino anti-vaccini, il medico ultraconservatore Henri Joyeux. È stato amico di Jacques Benveniste, l’autore di una presunta “memoria dell’acqua” per dimostrare l’efficacia dell’omeopatia. Ogni volta che veniva attaccato, Montagnier si difendeva presentandosi come una vittima del “sistema”. E spesso rifiutava di parlare ai giornalisti accusati di “deformare il suo pensiero”. Dopo aver denunciato un “clima di terrore intellettuale” in Francia, aveva scelto di “esiliarsi” in Cina, creando una fondazione di ricerca nell’Università Jiao Tong di Shanghai. Il suo obiettivo, spiegava allora, era costruire un “approccio pluridisciplinare”. Nella terra del Dragone, diceva, c’era più “apertura e dinamismo” che in Francia.
Alla fine anche il sogno cinese era finito. Nel frattempo le varie società che gestivano i suoi brevetti in Francia sono quasi tutte chiuse o fallite.
L’Unesco ha tolto gli stanziamenti alla fondazione mondiale per la ricerca e la prevenzione dell’Aids creata nel 1993 e di cui era presidente. Montagnier viveva in una dimora ottocentesca a Plessis-Robinson, placida campagna a sud di Parigi. All’Institut Pasteur, dove Montagnier ha lavorato alla scoperta dell’Hiv ed era ancora professore emerito, non era più il benvenuto.
L’imbarazzo più forte era quello di Françoise Barré-Sinoussi con cui Montagnier ha scoperto il virus dell’Aids al Pasteur e poi ha condiviso il riconoscimento del Nobel. La virologa non ha più voluto avere rapporti con il suo collega. Ed è stata chiamata da Emmanuel Macron a presiedere uno dei comitati scientifici consultati regolarmente sull’emergenza sanitaria.
(da agenzie)
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Febbraio 10th, 2022 Riccardo Fucile IL PIANO B DI GRILLO: SOSTITUIRE CONTE CON LA SUA COCCA VIRGINIA RAGGI (A DI MAIO NON DISPIACEREBBE)
Incontri bilaterali a certificare la frattura interna al gruppo e intenzioni chiare, in primis quella di riportare gli attivisti al centro della scena: Beppe Grillo torna a Roma e lo fa per gestire la crisi del Movimento, capire come uscire dall’impasse senza correre rischi.
Il garante dei Cinque Stelle non vuole bruciare le tappe, né essere tantomeno tirato per la giacca in una direzione o in un’altra. Il pericolo – dopo l’ordinanza del tribunale di Napoli che ha di fatto azzerato i vertici del Movimento – è finire in una spirale di cause, che prosciugherebbero le casse e le risorse politiche.
La parola chiave in questa fase è prudenza. L’avvocato dei ricorrenti a Napoli, Lorenzo Borrè, ha fatto intendere che vede un iter preciso con tre punti: la nomina di un comitato di garanzia, quella del comitato direttivo e il voto su Rousseau. Un percorso alternativo potrebbe dare il la ad altre querelle giudiziarie.
Gli avvocati sono al lavoro per trovare una sintesi, ma l’ala contiana propende per evitare sia il passaggio sulla vecchia piattaforma sia sul comitato direttivo: preferirebbero un voto sul nuovo statuto appena possibile. Per Grillo quella di oggi sarà una giornata scandita da una serie di incontri.
A certificare la frattura nel Movimento, non si terrà il solito tavolo all’hotel Forum, ma appunto incontri bilaterali. Incerta anche la sede: il garante potrebbe optare per spostarsi nei vari palazzi romani evitando l’assedio all’albergo capitolino che lo ospita. Grillo vedrà comunque diversi Cinque Stelle: dal presidente «congelato» Giuseppe Conte, ai membri del comitato di garanzia (il dimissionario Luigi Di Maio, Virginia Raggi e – impegni istituzionali permettendo – Roberto Fico), i capigruppo, Davide Crippa e Mariolina Castellone. Ad alcuni incontri parteciperanno i legali. Quello con Conte sarà certamente lo snodo centrale della giornata.
Da ambienti vicini all’ex premier filtrano voci di «una sintesi vicina» tra gli avvocati del garante e di Conte. Il presidente in pectore viene descritto come «sereno» e il clima «molto positivo». C’è soddisfazione anche per la decisione di incontri singoli. «Conte è comunque il leader», viene fatto notare. Di Maio, invece, è concentrato su dossier istituzionali. Il ministro degli Esteri, ieri a Lione, sa che si tratta di un passaggio cruciale e non farà mancare il suo contributo. Ma Grillo – secondo i ben informati – avrebbe già qualche idea in testa sia in prospettiva per il Movimento, sia per il primo step della questione, il comitato di garanzia.
Il fondatore dei Cinque Stelle vorrebbe rimettere i militanti (proprio da tre di loro nasce la causa a Napoli) al centro della scena. Non è nemmeno escluso che Grillo possa pescare da una rosa di attivisti i nomi per il comitato di garanzia: persone di sua fiducia, che si sono spese per anni per il Movimento lontano dalle luci della ribalta politica. Intanto tra i parlamentari cresce la preoccupazione per il futuro – almeno a breve termine – del Movimento.
Molti sperano che l’intervento del garante possa essere risolutivo. C’è anche chi la prende con ironia e canticchia con le parole di Dargen D’Amico: «Balla, tra i rottami balla, per restare a galla».
E la situazione non è migliore sui territori. I big nazionali hanno invitato a non presentare liste se il rischio è essere a percentuali minime: un gesto che ha creato altro malessere a livello locale.
(da il “Corriere della Sera”)
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