Destra di Popolo.net

LA PACCHIA DEI BALNEARI FORSE FINIRA’ NEL 2024, MA NON FACCIAMOCI ILLUSIONI

Febbraio 15th, 2022 Riccardo Fucile

IL GOVERNO VARA LA RIFORMA DELLE CONCESSIONI IN UN SETTORE DOVE DUE TERZI FRODANO IL FISCO PUR PAGANDO CANONI IRRISORI… IL TESTO E’ TROPPO VAGO,,, LA PALLA DELLE MULTINAZIONALI STRANIERE CHE VOGLIONO SPECULARE SULLE NOSTRE SPIAGGE (MAI QUANTO GLI SPECULATORI ITALIANI HANNO FATTO FINO AD OGGI)

La riforma delle concessioni balneari, unico punto all’ordine del giorno del consiglio dei ministri, riceve il via libera all’unanimità. La riunione però non è stata priva di momenti di tensioni: iniziata alle 17.20, è stata interrotta per circa tre quarti d’ora: una sospensione tecnica per permettere ai partiti di valutare il testo. Poco prima delle ore 19 è arrivato l’ok da parte di tutti i ministri agli emendamenti al ddl concorrenza che introducono la riforma, prevedendo la messa a gara dal primo gennaio 2024.
Dopo il via libera del Cdm, è intervenuto il senatore Gian Marco Centinaio, sottosegretario Mipaaf e capo dipartimento Turismo e Agricoltura del Carroccio: ” “Il testo è migliorato rispetto alla proposta iniziale, grazie all’accoglimento di alcune nostre proposte. Ora siamo già al lavoro, anche con le associazioni del settore, per cambiare e migliorare il testo in Parlamento
M5s: “Siamo soddisfatti, stop ai privilegi”
Tra chi aveva chiesto la sospensione della riunione c’è stato anche il Movimento 5 Stelle, secondo cui l’impianto complessivo è “soddisfacente” perché le gare sarebbero “formalmente” sbloccate. Importante, è il ragionamento, aver tutelato le aziende familiari e aver inserito la clausola occupazionale.
“Ci siamo battuti per un principio sacrosanto: le spiagge e gli arenili sono beni pubblici e come tali vanno trattati. Per questo siamo soddisfatti per il testo uscito oggi dal Consiglio dei ministri”, scrivono in una nota le deputate e i deputati del Movimento 5 stelle in commissione Politiche Ue.
“A schierarsi contro qualsiasi principio costituzionale e a tale sentenza, non può che esserci una destra pronta a flirtare con le lobby e a tutelare i privilegi dei pochi a scapito dei cittadini e degli imprenditori onesti. Ma adesso basta propaganda e si lavori subito sui decreti attuativi”, sottolineano i deputati M5s.
Pd: “Sintesi ragionevole tra interessi differenti”
“Positivo l’equilibrio individuato dal governo sulle concessioni balneari, che sarà oggetto di valutazione da parte del Parlamento”, commenta Piero De Luca, vicecapogruppo del Pd alla Camera. “Come da noi sostenuto da tempo, è il momento di aprire una fase nuova di riorganizzazione del settore. L’accordo raggiunto dal governo realizza dunque, a nostro avviso, una sintesi ragionevole tra i differenti, legittimi, interessi in campo. Adesso spetta al Parlamento dare il proprio contributo con serietà e senso di responsabilità, senza più bandierine ideologiche, per dare certezza ad un comparto così importante per il Paese”, conclude De Luca.
“Lascia perplessi e genera sgomento l’atteggiamento di chi, fino a ieri, si professava contrario alla direttiva Bolkestein e oggi, invece, si accoda a questa assurda decisone dell’esecutivo”, dichiara il responsabile nazionale Dipartimento Turismo di FdI, Gianluca Caramanna, con un chiaro riferimento alla Lega.
La reazione delle associazioni
“Con questo atteggiamento non è l’Europa che ci dice di fare qualcosa, ma è il governo italiano che ci sta mandando in pasto all’Europa e sta aprendo le porte agli investitori stranieri” attacca Fabrizio Licordari, presidente di Assobalneari Italia aderente a Federturismo Confindustria. “Il governo ha fatto delle proposte emendative senza averle condivise e ragionate con noi associazioni di categoria, un modo di fare del tutto singolare tenuto nella segretezza e questo è già significativo di come vengano trattate le questioni in questo esecutivo. Siamo stati chiamati a partecipare a tre riunioni che sono state dei monologhi in cui abbiamo spiegato perché non si deve applicare la normativa in Italia ma risposte non ce ne sono state date“, aggiunge Licordari
(da agenzie)

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L’EX CASAPOUND DI STEFANO FONDA IL SUO MOVIMENTO NO VAX, NE SENTIVAMO LA MANCANZA

Febbraio 15th, 2022 Riccardo Fucile

IL NOME SARA’ EXIT

Simone Di Stefano lascia CasaPound e fonda un suo movimento che si chiamerà “Exit”. La rottura è stata ufficializzata alcuni giorni fa.
Prima un tweet del diretto interessato che recitava: “Per libera e sofferta scelta, il mio percorso politico con CasaPound Italia termina oggi. Non tornerò mai più sull’argomento e non c’è necessità di discutere le motivazioni, che sono pochissime ed esclusivamente di natura politica”.
Poi la replica durissima di CasaPound, che accusa Di Stefano di opportunismo e di inseguire solo interessi personali: “Il nostro obiettivo non sarà mai quello di scendere a compromessi e rinunciare a ciò che abbiamo scelto di essere per riuscire ad accedere a poltrone di un Parlamento dove non passa più nessuna decisione strategica per la nostra nazione, al solo scopo di conquistare degli scranni da dove esercitare una minuscola porzione di potere che ci verrebbe concessa barattando il nostro spirito rivoluzionario.Queste sono le uniche motivazioni politiche che hanno portato alcuni ad abbandonare il nostro movimento e percorrere altre strade”.
A ottobre era invece arrivata la notizia dell’espulsione di Davide Di Stefano, fratello di Simone e anche lui storico dirigente della sigla di estrema destra.
Da mesi i rapporti tra il volto più noto al pubblico del movimento e il presidente e capo carismatico Gianluca Iannone erano in crisi, come in crisi appariva da tempo CasaPound dopo le batoste elettorali e il ban da Facebook .
E l’ultimo scontro – ora reso evidente dall’epilogo – nella guerra fratricida nel più importante movimento neofascista italiano, è stato sul posizionamento rispetto alle piazze no green pass e no vax.
Da una parte chi voleva candidarsi a rappresentare quelle piazze convinto della necessità di starci dentro a pieno (Simone Di Stefano), dall’altra il gruppo di Iannone che ha scelto di privilegiare il profilo soggettivo e identitario, senza mischiarsi con le magmatiche piazze no vax e no green pass, ma soprattutto senza prendere una posizione netta sul tema dei vaccini.
Insomma non a tutti è piaciuto vedere i cugini e concorrenti di Forza Nuova conquistarsi la scena dopo anni di oblio.
Dalla sua Iannone ha la cassa economica del gruppo e i suoi fedelissimi nelle posizioni chiave, oltre all’aurea del capo carismatico, dentro un’organizzazione che non ammette dialettica interna tanto meno congressi in cui confrontarsi con il voto degli iscritti.
Dopo mesi di emarginazione la strada per Di Stefano era solo una: andarsene. Che continuasse a fare politica non era però scontato, ma oggi è arrivato l’annuncio del lancio di Exit, il suo movimento su posizioni chiaramente no vax e no green pass. Ecco la prima uscita pubblica su Twitter: “Giorno della Vergogna oggi, ma anche giorno dell’orgoglio. L’orgoglio di milioni di italiani che disprezzano questa infamia. Anche i vaccinati sotto ricatto e i vaccinati con convinzione che odiano il GreenPass, oggi sono uniti al fianco dei non vaccinati esclusi dal lavoro”.
(da Fanpage)

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MEDICI COSTRETTI A SCIOPERARE: ”TURNI INSOSTENIBILI, POCHE TUTELE, CARENZA DI PERSONALE”

Febbraio 15th, 2022 Riccardo Fucile

”POI LO SCHIAFFO DEI MANCATI RISTORI”

I medici dicono basta: “Carichi di lavoro insostenibili, mancanza di tutele, burocrazia aberrante e non ultimo il mancato indennizzo alle famiglie dei colleghi deceduti per Covid”.
Con queste motivazioni le organizzazioni sindacali Smi e Simet hanno indetto lo sciopero per tutti i medici dell’area convenzionata, con la chiusura degli ambulatori l’1 e 2 marzo e hanno convocato una manifestazione a Roma il 2 marzo dalle ore 9 al ministero della Salute.
Una protesta che arriva dopo due anni di pandemia, durante i quali i medici hanno combattuto il Covid in prima linea, ma hanno anche denunciato i turni massacranti, la mancanza di personale e le altre carenze strutturali della sanità pubblica.
Al termine della quarta ondata, nulla è cambiato: “Il malessere della categoria è palpabile – spiega la nota dei sindacati – il nostro sciopero, in definitiva, ha lo scopo di salvare i medici per salvare il Servizio Sanitario Pubblico“.
Al malessere per le condizioni di lavoro si sono aggiunte la rabbia e la frustrazione per la mancata approvazione da parte del Senato del provvedimento che prevedeva i ristori per le famiglie dei 369 medici morti di Covid. “Uno schiaffo, da parte dello Stato, soprattutto agli orfani di quei medici”, commentano i sindacati.
“Scioperiamo – continuano le due sigle – perché rivendichiamo, come tutti gli altri lavoratori, tutele concrete quali ferie, maternità, malattia“.
Come raccontato da ilfattoquotidiano.it, a fine 2021 il personale attivo in area medica aveva accumulato oltre 5 milioni di giornate di ferie arretrate e 10 milioni di straordinario, stando a un sondaggio realizzato da Anaao-Assomed. Inoltre, “reclamiamo tutele certe in materie di sostegno ad handicap e sostituzioni per poter fruire del meritato riposo, nonché politiche serie sulle pari opportunità“.
Un punto su cui Smi (sindacato medici italiani) e Simet (sindacato italiano medici del territorio) si soffermano: “In questa pandemia, che ha travolto il mondo – scrivono – sono le donne medico che hanno pagato il prezzo più alto. Il diritto al lavoro si deve coniugare al diritto alla vita familiare e personale“.
Come medici, si legge ancora nella nota, “vogliamo riappropriarci del nostro ruolo e della nostra dignità professionale per poter curare al meglio i pazienti che a noi si sono affidati. In questo senso siamo impegnati a garantire a tutti i cittadini parità di accesso e immediate risposte in rapporto ad uguali bisogni di salute”.
“Scioperiamo – prosegue il comunicato – perché vi è la necessità che vi siano più medici sul territorio: ad oggi nel nostro Paese sono più di tre milioni i cittadini senza medico di famiglia“. È uno di quei fronti che erano emersi già durante la prima ondata, quando – come denunciato da ilfattoquotidiano.it – il Covid aveva travolto quella che doveva essere la prima trincea contro la diffusione del contagio. Prima isolata e impoverita, poi invocata per arginare future tragedie, la medicina territoriale non ha funzionato perché i medici di famiglia sono stati lasciati soli senza protezioni e con pochi poteri, così come gli operatori dell’assistenza domiciliare.
La carenza di personale, come denunciano ancora i sindacati, è diffusa: “Le postazioni di guardia medica o vengono chiuse o accorpate“, mentre “le ambulanze del 118 sono senza medico a bordo”. “Vogliamo che i giovani medici siano attratti da questa professione, che oggi disertano al pari dei vecchi che si prepensionano – scrivono le due sigle – È ormai ineludibile l’istituzione di un corso di specializzazione in medicina generale“. Sono gli effetti di un modello che – soprattutto in alcune Regioni – ha messo al centro le eccellenze degli ospedali, aperto ai privati sullo stesso piano del pubblico. “Vogliamo dire basta alla strisciante privatizzazione della medicina generale. Il nostro sciopero, in definitiva, ha lo scopo di salvare i medici per salvare il Servizio Sanitario Pubblico. Chiediamo ai cittadini di essere al nostro fianco“, concludono i sindacati.
(da Il Fatto Quotidiano)

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IL FIGLIO DI UNA VITTIMA DEL COVID: “IN QUELLE BARE CHE PER MONTESANO SONO FINTE C’ERA MIA MAMMA“

Febbraio 15th, 2022 Riccardo Fucile

“HO PERSO ENTRAMBI I GENITORI E MIO SUOCERO PER IL COVID, VERGOGNOSO PARLARE DI MONTATURA“… MOLTI PARENTI HANNO QUERELATO IL GIORNALISTA DI LIBERO

“In quelle bare che il signor Montesano dice che sono finte c’era su la mia mamma. Quel dolore unico e infinito ce l’ha chi ha patito quella situazione, non purtroppo chi l’ha vista da fuori”.
Così uno dei famigliari delle vittime del Covid della Bergamasca risponde a Tommaso Montesano, il giornalista di “Libero” (ora sospeso) e figlio dell’attore no-vax Enrico che la scorsa settimana ha pubblicato un tweet negazionista equiparando le immagini dei camion dell’Esercito carichi di bare nel marzo 2020 a un finto comunicato delle Brigate rosse relativo al sequestro Moro.
“Purtroppo non era una sceneggiata, in una di quelle tantissime bare c’era mia mamma – dice a Fanpage.it Diego Federici -. Sembra che ci siamo inventati tutto, che non è successo niente, che è tutto passato e quello che si è visto due anni fa era tutta una montatura per tenerci a casa. Purtroppo per chi l’ha vissuto, in quelle scene c’erano pezzi di cuore”.
I “pezzi di cuore” di cui parla Diego sono la madre Ida e il padre Renato, entrambi di Martinengo, e il papà della sua ragazza Sara, Armando Invernizzi. Quest’ultimo è stato tra le prime vittime del Covid nella Bergamasca, mentre i genitori di Diego sono morti a pochi giorni di distanza l’uno dall’altra. “Il 18 marzo hanno cominciato a stare male, sono arrivate prima un’autoambulanza e poi l’altra. Quel giorno lì è stato l’ultima volta che li ho visti che ho sentito la loro voce e ho potuto stare con loro”. Il papà di Diego è morto il 21 marzo, la madre la sera del 25.
“Dopo che la mamma è morta abbiamo avuto le onoranze funebri che hanno seguito la sua salma fino a Bologna, dove l’han portata i camion militari e dove è stata cremata”, racconta Diego, che spiega di non aver potuto nemmeno fare il riconoscimento della salma e ricorda così quei giorni di marzo 2020, il momento più drammatico della prima ondata del Coronavirus: “Era una cosa allucinante: nel silenzio totale si sentivano soltanto ambulanze e campane da morto. Certi paesi hanno smesso di suonare le campane da morto perché era troppo straziante”.
“Le bare di Bergamo stanno al Covid19 come il lago della Duchessa sta al sequestro Moro”, recitava il tweet di Montesano. Parole che hanno suscitato un’indignazione pressoché unanime e trasversale: “È stato un tweet denotato e connotato dalla totale mancanza di rispetto delle vittime e dei famigliari che hanno subìto lutti strazianti”, dice a Fanpage.it Consuelo Locati, avvocato che rappresenta alcuni famigliari delle vittime di Coronavirus della Bergamasca.
“Sono indignata, non a caso ho depositato una querela per diffamazione aggravata della memoria delle persone che non ci sono più. Mio padre era su uno di quei camion dell’Esercito”. Anche il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, subito dopo il tweet ha annunciato una querela per conto del Comune.
“Un tweet di questo tipo è stato un atto che ha tolto un’altra volta dignità a quei corpi accatastati a cui già era stata negata la dignità di una sepoltura”, prosegue l’avvocato Locati. Tra quei corpi c’era anche quello di suo padre Vincenzo, morto il 27 marzo 2020 e la cui salma è stata trasportata al forno crematorio di Firenze con uno dei camion dell’Esercito, guidato con grande dignità dai militari. La circostanza di non aver potuto salutare per l’ultima volta i propri cari provoca ulteriore dolore ai famigliari delle vittime: “Il fatto di non averli più visti è un dolore che avremo per sempre”, spiega Diego, che sulla vicenda del tweet negazionista conclude così: “Non si scherza e non si gioca col dolore altrui, mai, in nessun caso. Far passare la nostra tragedia –  e per nostra intendo non solo quella mia personale, ma nazionale e mondiale – per qualcosa di inventato penso sia qualcosa di meschino e molto molto stupido”.
(da agenzie)

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HERMES FERRARI, DIVENTATO FAMOSO COME LO “SCIAMANO DE’ NOANTRI” DURANTE LE PROTESTE DEI RISTORATORI A MONTECITORIO, E’ INDAGATO PER BANCAROTTA

Febbraio 15th, 2022 Riccardo Fucile

I PM LO ACCUSANO DI ESSERSI INTASCATO 120MILA EURO CHE ERANO NELLE CASSE DEL CENTRO BENESSERE CHE E’ SOTTOPOSTA A PROCEDURA DI FALLIMENTO DA PARTE DEL TRIBUNALE

È incappato in nuovi guai con la giustizia Hermes Ferrari, il 51enne di Scandiano, Reggio Emilia, titolari di due locali, uno a Reggio e il secondo a Modena, conosciuto anche come lo «sciamano» di Montecitorio per il cappello da bufalo da Jake Angeli, complottista di QAnon, e la faccia pitturata da tricolore, con cui aveva partecipato a Roma alle prime proteste dei ristoratori contro le chiusure imposte dal governo per contenere la pandemia
A suo carico ora c’è un procedimento per bancarotta aperto dalla procura di Modena che lo accusa di aver distratto, di aver fatto suoi, 120mila euro che erano nelle casse del centro benessere della città, che ha gestito per circa cinque anni prima di darsi al mondo della ristorazione. Un’attività, quella del centro benessere, naufragata, sottoposta a procedura di fallimento da parte del tribunale.
Ferrari aveva già fatto parlare di sé all’epoca delle protese a Montecitorio, quindi, a giugno dell’anno scorso, quando al Fidenza Village (Parma) nel corso di un’accesa discussione con una guardia giurata sull’uso della mascherina e l’obbligo di indossarla all’aperto, aveva aggredito con una testata un cliente del fashion district con il quale aveva avuto un diverbio.
Allora si era guadagnato una denuncia per l’aggressione e per il mancato rispetto delle disposizioni anti Covid e pure un foglio di via della durata di tre anni che gli impedisce di rimettere piede a Fidenza per il periodo stabilito. A ottobre scorso invece era stato «salvato» dalla prescrizione al termine di un processo che lo vedeva sul banco degli imputati per una rissa che si era verificata dieci anni prima all’ufficio postale di Sassuolo (Modena).
(da agenzie)

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LA FIGURACCIA DI MALAN (FDI) CHE FARFUGLIA DI VACCINI, SANGUE E TRASFUSIONI

Febbraio 15th, 2022 Riccardo Fucile

DA POLITICO A VIROLOGO E PURE AD EMATOLOGO

Figuraccia di fronte allo studio e ai telespettatori di Agorà per Lucio Malan, senatore di Fratelli d’Italia che nella puntata di questa mattina, oltre che virologo, ha provato ad improvvisarsi anche ematologo.
Dopo aver litigato con la giornalista Claudia Fusani, colpevole – secondo il parlamentare – di averlo interrotto, la conduttrice Luisella Costamagna gli ha concesso finalmente la parola. Occasione che lui ha sfruttato per fare un collegamento totalmente antiscientifico che ha fatto sobbalzare tutti i presenti: “Mi danno del bugiardo, quando interrompono hanno ragione loro, quando interrompiamo noi siamo brutti e cattivi. Stavo dicendo, questo Green Pass che impedisce alle persone di lavorare per le loro scelte mediche è talmente razionale che tutte queste persone non possono salire sull’autobus, sul treno, entrare in un negozio, lavorare – articolo 1 della Costituzione italiana – ma il loro sangue è ritenuto perfettamente idoneo per fare una trasfusione a qualunque dei presenti, che immagino siano tutti vaccinati”.
Per criticare la misura entrata in vigore da oggi, che introduce l’obbligo di Super Green Pass (e non del Green Pass semplice, come dice Malan) per tutti i lavoratori over 50, il senatore di Fratelli d’Italia tira in ballo la purezza del sangue.
“Non mi tiri fuori la questione delle trasfusioni col sangue dei non vaccinati, per cortesia”, lo ammonisce immediatamente la conduttrice riferendosi alla vicenda che ha visto protagonista una coppia di no vax che per le trasfusioni durante l’operazione del figlio all’Ospedale Sant’Orsola di Bologna aveva chiesto soltanto “sangue di persone non vaccinate”.
“No io non parlo di chi vuole il sangue dei non vaccinati – risponde Malan – io dico che il Ministero della Salute ha chiarito che i non vaccinati possono tranquillamente donare il sangue, non per buttarlo via ma per usarlo”.
A questo punto lo studio sobbalza, Matteo Bassetti si porta le mani al volto per la rassegnazione, mentre il direttore di Libero Alessandro Sallusti ride per non piangere: “Il sangue, ma cosa c’entra il sangue”.
“Visto che l’Aids si trasmette per via sessuale…”, prova a imbastire un nuovo discorso Malan, che però si rende conto di essere deriso da tutti e desiste: “Capisco che ho toccato un tema problematico, siete in cinque e continuate a interrompermi, bravi, quanto siete democratici. La verità però è più forte”.
(da NetQuotidiano)

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LA COMPAGNIA AEREA RYANAIR PRENDE IN GIRO DJOKOVIC

Febbraio 15th, 2022 Riccardo Fucile

LA RISPOSTA AL TENNISTA: ”NON SIAMO UNA COMPAGNIA AEREA, MA FACCIAMO LO STESSO VOLARE GLI AEREI”

Un tweet che è piaciuto soprattutto a quelli che hanno portato avanti una vera e propria campagna per cercare di mettere in evidenza le contraddizioni interne al movimento no-vax, soprattutto in questo momento in cui la pandemia ha avuto una sua recrudescenza.
L’account Twitter di Ryanair ha preso posizione contro Novak Djokovic, in seguito alla sua intervista esclusiva rilasciata ai microfoni della BBC.
Il tennista serbo è tornato sull’affaire Australian Open, sulla lunga battaglia legale che lo ha visto protagonista nel Paese, prima di essere costretto ad abbandonare lo stato dell’Oceania per non aver rispettato le prescrizioni relative alla vaccinazione obbligatoria.
Alla BBC, Djokovic ha affermato di non essere no-vax, ma di essere disposto a sacrificare l’iscrizione ad altri tornei di primo piano nel circuito ATP se non dovesse essere rivisto l’obbligo vaccinale per gli atleti.
Ryanair non si è fatta sfuggire l’occasione di rispondere per le rime via Twitter, mettendo in piedi una social media strategy molto aggressiva (e non è la prima volta che ciò accade).
Utilizzare degli spunti di cronaca per affrontare argomenti che l’azienda ritiene particolarmente sensibili per la propria immagine di fronte alla vasta utenza dei social network è una indicazione di scuola che viene utilizzata da diversi gruppi. Si pensi, ad esempio, all’agenzia funebre romana Taffo che ha costruito una vera e propria fama intorno alla sua comunicazione spiritosa su un tema terribilmente serio come la morte. Ma si possono citare casi a bizzeffe. Sicuramente Ryanair fa parte di quella scuola di pensiero social che ritiene opportuno cavalcare la polemica del giorno per farsi notare.
Così, ha preso il tweet con cui la BBC lanciava l’intervista esclusiva a Djokovic e lo ha commentato a modo suo. L’emittente britannica ha scritto: ”Novak Djokovic, non sono no-vax, ma rinuncio ai trofei piuttosto che adeguarmi all’obbligo vaccinale”. Ryanair ha trovato questa frase contraddittoria e ha risposto con un altro paradosso: «Non siamo una compagnia aerea, ma facciamo lo stesso volare gli aerei».
La battuta è stata molto apprezzata e ha generato migliaia di interazioni. Normalmente, un tweet di Ryanair mette a referto poche decine di like, retweet o commenti. Un deciso segnale che questo tipo di comunicazione, su argomenti divisivi e ben piazzata al momento giusto, cavalcando l’onda di un trend, dà effettivamente i suoi frutti.
(da agenzie)

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CANDIDATA REPUBBLICANA, SI SCAVA LA FOSSA DA SOLA

Febbraio 15th, 2022 Riccardo Fucile

IL PRIMO COMIZIO È STATO UN DISASTRO: FRASI RIPETUTE COME IN UNA RECITA SCOLASTICA, VOLUME SOLENNE ED ESAGERATO, GESTI DA ATTRICE IMPROVVISATA E PERSINO UN RICHIAMO A UNA TEORIA COMPLOTTISTA

Tutto organizzato, studiato, limato: il palazzetto Zenith di Parigi riempito da settemila sostenitori ognuno dotato di bandiera, le prime file con i tenori del partito dei Républicains, la scenografia con tre immensi pannelli blu, bianco e rosso, che sembravano un po’ piste da skateboard ma mettevano comunque in risalto la protagonista della giornata, candidata della destra all’Eliseo.
E invece, nonostante le lunghe prove del giorno prima, Valérie Pécresse è stata disastrosa.
A 54 anni, una lunga carriera in politica come collaboratrice di Jacques Chirac e poi al governo con Nicolas Sarkozy, presidente della regione Ile de France dal 2015, iper-diplomata e competente, Pécresse è crollata proprio nel comizio che avrebbe dovuto rilanciare la sua campagna.
Una prestazione insolitamente insufficiente, a questi livelli di solito si va più o meno bene, mai malissimo. Pécresse ha fatto tutto da sola, non è stata messa in difficoltà dalle domande di un giornalista aggressivo e neanche da un candidato rivale in un duello tv.
Era tutto pronto, ma è mancata l’unica cosa che conta: la sincerità, o almeno la sua parvenza. Il mondo è pieno di uomini e donne che si affermano in politica benché manchino di convinzioni profonde, ma in quel caso riescono a coprire la lacuna con una grande abilità oratoria. Valérie Pécresse magari crede anche in quel che dice, ma è riuscita nel miracolo opposto di fare apparire ogni frase come studiata a tavolino, falsa, degna di una recita scolastica in cui si ripete una poesia senza comprenderne il senso.
Voce dal volume troppo alto, tono piatto perché solenne a sproposito, sguardo e gesti da attrice improvvisata. «Mi siete mancatiii!», ha gridato a un pubblico perplesso. Persino il passaggio sull’amore famigliare – «Jérôme… (pausa interminabile) merci» è stato imbarazzante. I primi ad accorgersene sono stati i suoi uomini, seduti davanti a lei.
«Che succede? Che succede?», ripeteva pochi minuti dopo l’inizio del discorso Nadine Morano, sua consigliera per le questioni internazionali. «Accelera Valérie, accelera!», ha provato a suggerirle Hervé Morin, esponente dell’ala centrista del partito.
È possibile che le aspettative fossero troppo alte: dopo un ottimo inizio di campagna Pécresse da giorni è in calo nei sondaggi, e rischia di essere superata non solo da Marine Le Pen ma anche da Eric Zemmour nella corsa alla seconda posizione che garantisce l’accesso al ballottaggio (si vota il 10 e il 24 aprile).
Alcune defezioni importanti, come quella dell’ex compagno di governo Eric Woerth verso Macron, pochi giorni prima, hanno accentuato un clima da ultima spiaggia che certo non ha aiutato.
Se la forma è stata pessima, anche il contenuto ha creato sconcerto all’interno del partito. Pécresse – «sono una donna d’ordine, voglio che la Francia torni ordinata!» – ha fatto ricorso a una formula tipica dell’estrema destra, quel «Grand Remplacement» caro a Eric Zemmour ma rifiutato persino da Marine Le Pen perché troppo radicale e complottista.
Nel 2010, lo scrittore Renaud Camus ha teorizzato che la Francia stia subendo la sostituzione della sua popolazione originaria con gli immigrati in arrivo dal Maghreb e dall’Africa nera, grazie alla complicità attiva delle élite. Una teoria di complotto contraddetta dalla realtà, ma abbracciata dall’attentatore della strage anti-islamica di Christchurch in Nuova Zelanda e dagli ambienti dell’estrema destra francese. «Il Grand Remplacement non è una fatalità!», ha gridato Pécresse offrendosi di combatterlo, come Zemmour. «La Francia ha ormai tre candidati di estrema destra», è stata la reazione più diffusa.
Il presidente in carica Macron, in testa con quasi 10 punti di distacco, potrà ancora più facilmente porsi come il solo politico di punta moderato e responsabile.
(da il Giornale)

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FINCHE’ MORTE NON CI SEPARI: UNA 85ENNE DI TREVIGLIO È STATA TROVATA MORTA SULLA TOMBA DEL MARITO NEL GIORNO DI SAN VALENTINO

Febbraio 15th, 2022 Riccardo Fucile

DA 40 ANNI LA DONNA PORTAVA I FIORI SULLA TOMBA DEL PADRE DEI SUOI SETTE FIGLI E SI ERA TRASFERITA VICINO AL CIMITERO PER POTER ANDARE TUTTI I GIORNI A TROVARLO

Stroncata da un attacco di cuore, il giorno di San Valentino, sulla tomba del marito, dove era andata a portare fiori per la ricorrenza del 14 febbraio .
Infarto fatale per Erminia Dossi, una signora di 85 anni, originaria di Fara d’Adda, ma residente a Treviglio, nella Bassa Bergamasca. L’anziana, tutti i giorni da molti anni, faceva visita al coniuge, Giacomo Bonacina, con cui aveva condiviso gli anni più belli e aveva avuto sette figli. Un legame molto forte, anche se l’uomo era scomparso quarant’anni fa.
E, proprio per sentirlo vicino, la donna aveva scelto di abitare poco lontano dal cimitero, in un condominio in via Beato Angelico. Nel giorno che celebra gli innamorati, Erminia Dossi non poteva certo far mancare un mazzo di fiori sulla lapide del consorte. Così, poco dopo le 13, la donna è stata trovata riversa sulla tomba del marito, ormai priva di vita.
Dai primi accertamenti medici, la causa della morte dell’anziana sarebbe appunto un infarto. Immediato l’allarme al 112, che ha inviato sul posto un’automedica e un’ambulanza della Croce Rossa di Treviglio. L’intervento dei sanitari, purtroppo, è stato inutile e per la donna non c’è stato nulla da fare. Al cimitero cittadino è intervenuta anche una pattuglia del Commissariato di Treviglio per i rilievi in cui viveva. Il funerale sarà celebrato mercoledì alle 10.30.
(da agenzie)

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