Febbraio 26th, 2022 Riccardo Fucile
L’EX OLIGARCA RUSSO, MIKHAIL KHODORKOVSKY: “MOLTI SETTORI ECONOMICI NON CONDIVIDONO L’AZZARDO DI PUTIN; L’ ESERCITO NON È COSÌ COESO E UNA PROLUNGATA CAMPAGNA IN UCRAINA CON INGENTI PERDITE POTREBBE PORTARE A UNA ROTTURA”
“Putin vive in una bolla con una visione distorta del mondo. È diventato molto pericoloso.
Occorre agire subito e va fermato in Ucraina”. “L’Europa deve essere unita. C’è in gioco molto di più di qualche fornitura di gas: sotto attacco sono libertà, democrazia e diritti su scala globale. Sono necessarie sanzioni dure sull’apparato di potere politico ed economico russo, sulle istituzioni finanziarie, sull’interruzione del trasferimento di tecnologie avanzate, sul congelamento dei capitali esteri, anche se queste avranno efficacia solo sul medio periodo”.
A parlare così, in un’intervista a ‘Repubblica’ è Mikhail Khodorkovsky, ex capo di Yukos, una delle più grandi aziende russe e fra le prime al mondo nel settore petrolifero. Khodorkovsky, che ora vive in esilio a Londra, ha passato 10 anni in carcere dal 2003, dopo che nel 2001 ha promosso la Fondazione “Open Russia” per sostenere le forze democratiche e della società civile e criticando corruzione e inefficienza del regime.
“Putin – sottolinea – ha spostato la lancetta del tempo indietro di 80 anni, facendoci tornare al 1939, quando Hitler invase la Polonia. Ha perso ogni razionalità e ogni pragmatismo. La sua emozionalità prevale sulla ragione e comprende solo il linguaggio della forza. Avete visto come ha trattato in diretta tv Serghej Naryshkin, il capo del servizio segreto esterno?”
“Serve un sostegno militare immediato all’esercito ucraino. Servono armi, munizioni, droni, formazione militare di nuove unità, intelligence, tecnologia cyber. Ogni ora è preziosa. Gli ucraini non stanno combattendo soltanto per difendere la loro libertà, ma anche la nostra e quella di tutto il mondo libero”, dice Khodorkovsky, secondo il quale andrebbero sostenuti in maniera energica anche i dissidenti russi: “Le manifestazioni di questi giorni sono un atto di estremo coraggio. Partecipare a una manifestazione oggi a Mosca ha un costo altissimo: arresto, tortura, rischio di perdere il lavoro. L’Occidente deve fare di più per sostenere i dissidenti perché il regime può ancora cambiare. Molti settori economici non condividono l’azzardo di Putin; l’esercito non è così coeso e una prolungata campagna in Ucraina con ingenti perdite potrebbe portare a una rottura”.
(da Huffingtonpost)
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Febbraio 26th, 2022 Riccardo Fucile
L’EX CAMPIONE DEL MONDO DI SCACCHI E DISSIDENTE RUSSO INDICA L’UNICA VIA “TAGLIATE FUORI LA RUSSIA DAI MERCATI FINANZIARI. SE SI PRETENDE CHE IL DEBITO SOVRANO O IL DEBITO DI GAZPROM E DI ROSNEFT SIANO ONORATI ORA, L’INDUSTRIA RUSSA VA IN BANCAROTTA”… A QUEL PUNTO GLI OLIGARCHI FANNO FUORI PUTIN
Garry Kasparov, l’Europa e gli Stati Uniti dovranno pagare un prezzo per questa guerra?
«Siamo realisti: sì — risponde l’ex campione mondiale di scacchi, già dissidente sovietico, poi fuggito a New York per mettersi in salvo perché da sempre si oppone a Vladimir Putin —. E il prezzo da pagare potrebbe essere alto, dopo vent’anni di noncuranza. Vent’anni senza ascoltare chi avvertiva che Putin non era solo il nostro problema, che sarebbe diventato il problema di tutti. Tutti i dittatori, quando hanno soggiogato il loro popolo e distrutto l’opposizione, guardano fuori. E Putin per vent’anni non ha visto conseguenze per i suoi crimini».
Ha attaccato in Cecenia, Georgia, Siria, l’Ucraina nel 2014…
«Ci sono i bombardamenti a tappeto su Aleppo, l’annessione della Crimea, l’uccisione di Litvinenko, l’avvelenamento degli Skripal. E con quali conseguenze? Sì, qualche sanzione, ma poca roba. E a differenza di Hitler negli anni ’30, ha fatto tutto alla luce del sole. Nel 1939 non avevamo tecnologie per controllare come Hitler si preparasse all’attacco sulla Polonia. Stavolta abbiamo visto tutto, Putin non si è mai nascosto. Ha anche costruito la più influente rete di lobbisti e agenti in giro per il mondo. Chamberlain, Daladier e quelli che rifiutarono azioni forti contro Hitler a metà degli anni ‘30 si sbagliarono. Ma Chamberlain non ha mai fatto affari con Hitler. Puoi pensare che sia stato ingenuo. Ma i politici di oggi hanno preferito continuare a fare affari con Putin e molti di loro essere anche nel suo libro paga».
Dunque la risposta dell’Europa non è forte perché c’è troppo denaro russo che gira?
«Si chiama corruzione. Al denaro russo si è permesso di influenzare ogni livello della vita americana, ma soprattutto europea: che fosse vita politica, sociale, lo sport, gli affari. Centinaia di miliardi sono stati sparsi nel mondo libero. Perché questo denaro non è andato in Cina, Venezuela o Iran. È finito a Vienna, Monaco di Baviera, Firenze, Milano, Parigi, Londra, New York. Non possiamo sottovalutare l’influenza di questi soldi».
O semplicemente abbiamo sottovalutato la dinamica del regime russo
«Putin non ha mai nascosto le sue intenzioni, è stato sincero come Hitler in Mein Kapmf. Sono anni che dice che l’Ucraina non è uno Stato sovrano. Se ne sono lavati tutti le mani. Ha detto che il collasso dell’Urss la più grande catastrofe geopolitica. Ha messo sul tavolo la sua visione strategica molto apertamente almeno da 15 anni. È stato sempre molto coerente nel portare avanti il suo programma. E poiché non ha visto nessuna vera risposta dal mondo libero, si è detto: perché no? Posso fare qualsiasi cosa».
Ora ha varcato la linea rossa dell’Occidente?
«Tocca al mondo libero di dimostrarlo. Invece sentiamo parlare del prezzo economico che dovreste pagare, che c’è. Ma gli ucraini stanno pagando il prezzo delle loro vite e quelli che parlano del loro prezzo economico da pagare, in euro o in dollari, si devono vergognare. Stanno ancora cercando di misurare danni economici a fronte di un sacrificio in vite umane che è in corso».
Alcuni pensano che questa può essere la fine di Putin perché gli oligarchi attorno a lui si rivolteranno. Possibile
«L’ha vista l’élite di Putin al Consiglio di sicurezza dell’altro giorno?».
Sembravano terrorizzati..
«Essere terrorizzati perché non si è d’accordo con un dittatore non significa essere pronti a ribellarsi. Sono terrorizzati, ma aspettano di vedere che farà l’Occidente».
Ma può essere la fine di Putin?
«Sì, però dovete agire. Mostrategli che c’è un prezzo. Se il mondo libero reagisce di nuovo in modo scadente quelli si diranno che va tutto bene, che possono sopravvivere. Se non c’è un costo per l’aggressione, se la macchina da guerra di Putin non smette di funzionare perché va in bancarotta, se non mandate il regime di Putin in bancarotta adesso, non vedo come l’élite possa alzare un dito. Ribellarsi a Putin può voler dire mettere fine alla propria vita. Nessuno lo farà se non c’è una minaccia diretta ai miliardi di dollari che quella gente ha accumulato nel mondo libero»
Se si escludono le grandi banche russe dai mercati in euro e dollari il sistema finisce in ginocchio. Non trova?
«È ciò che chiedo: tagliate fuori la Russia dai mercati finanziari globali. Assicuratevi che il sistema finanziario del Paese non sia più sostenibile e non possa generare risorse per la macchina da guerra di Putin. Anche se lui sta seduto su riserve liquide da oltre 600 miliardi di dollari».
Ma non basterebbero appena a salvare le due prime banche?
«Esattamente. Se si pretende che il debito sovrano o il debito di Gazprom e di Rosneft siano onorati ora, l’industria russa va in bancarotta. Ma fare una cosa simile richiede volontà politica, perché ci saranno ripercussioni sul resto del mondo. Il prezzo del petrolio potrebbe salire, la situazione potrebbe diventare tempestosa per un po’. Ma se non lo si fa ora, il prezzo per fermare Putin salirà ancora di più. Questo è l’ultimo momento in cui lo si può fare senza sacrificare vite umane del mondo libero»
Perché?
«Perché se attacca l’Estonia, la Lituania o la Polonia, allora si entra in un’altra dimensione. E la Cina sta guardando. Se Putin riesce a distruggere l’esercito ucraino, conquistare Kiev, installare un governo-fantoccio, questo diventa un format per la Cina su Taiwan. E un attacco a Taiwan potrebbe obbligare gli americani a rispondere militarmente. Questo è l’ultimo momento in cui possiamo danneggiare la macchina militare di Putin e rovinare il suo stato mafioso-burocratico senza mettere soldati sul terreno».
Quanto può tenere la resistenza ucraina?
«L’Ucraina è disposta a combattere, ma dall’annessione della Crimea nel 2014 il mondo libero si è rifiutato di armarla. Se oggi avesse un decimo delle armi che gli americani hanno abbandonato in Afghanistan, diventerebbe la tomba dell’esercito russo».
Se Putin vince, alcuni in Europa pensano che si fermerà in Ucraina perché a quel punto avrà riconquistato lo spazio sovietico. E non arriverà ai Paesi che appartengono alla Nato. Che ne pensa?
«Credere una cosa del genere negli anni ’30 con Hitler fu stupido e ingenuo. Adesso è un segno di corruzione. Vorrei dare un’occhiata al conto in banca di chiunque dica una cosa simile. È un’idea folle. A Putin non interessa se un Paese è della Nato o no, se stavolta riesca a vincere. Ovvio che andrebbe ancora più in là. Forse non subito, ma lo farebbe. E poi, scusi: chi c… sono questi che si permettono di decidere di sacrificare l’Ucraina? È una nazione che sta pagando un prezzo carissimo perché gente di questo tipo vuole fare affari con Putin».
Quali altre misure suggerisce contro Mosca?
«Tutte le persone del mondo libero devono dimettersi dalle aziende del sistema putiniano. Se non lo fanno, vanno trattate come complici di crimini di guerra. Ciò accade oggi in Ucraina è un crimine di guerra. Ed è la fine dell’infrastruttura di sicurezza costruita dopo la seconda guerra mondiale, perché nessuna infrastruttura di sicurezza in Europa può essere costruita con Putin».
E se lui vince?
«Se vince, è un segnale a tutti i dittatori del mondo che le sole cose che contano sono la forza dell’esercito e come usi il denaro sporco per corrompere i politici. Faremmo un salto all’indietro, perché Putin è uno che guarda solo all’indietro. I suoi eroi? Josef Stalin e Ivan il Terribile. Per lui la violenza non è solo accettabile, è il modo più efficace di tenere gli altri sotto controllo. Qualunque organizzazione che cerchi di imporre il diritto internazionale per lui è un nemico, dunque non si fermerà».
(da Il Corriere della Sera)
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Febbraio 26th, 2022 Riccardo Fucile
BARRICATE, TRINCEE E MOLOTOV: A KIEW I PATRIOTI UCRAINI PREPARANO LA CACCIA ALL’INVASORE STRADA PER STRADA… DECINE DI MIGLIAIA DI MITRA E FUCILI, MILIONI DI PROIETTILI, GRANATE E LANCIARAZZI
Si scavano le trincee e si alzano le barricate, le bottiglie di birra sono diventate molotov e
si imbracciano i fucili.
Dopo aver respinto il primo assalto, Kiev si prepara alla prossima offensiva delle truppe russe. Con i soldati affiancati dalle milizie volontarie a difesa della capitale, che “non possiamo perdere” ha sottolineato in mattinata Volodymyr Zelensky in uno degli ultimi discorsi alla nazione nei quali ha incitato gli ucraini a difendere la città. Invito replicato dai militari: “Tagliate alberi, create barricate, date fuoco a copertoni! Usate tutto quello che c’è a disposizione!”, hanno scritto le forze armate ucraine in un post su Facebook riportato dall’agenzia Unian.
E anche l’esercito ha incoraggiato poi la popolazione a resistere realizzando bottiglie incendiarie: “Gli occupanti devono capire che non sono i benvenuti qui e che incontreranno resistenza in ogni strada – dicono i militari – Possano aver paura anche solo di guardare le nostre città. Insieme per la vittoria! Gli occupanti verranno distrutti”.
Già venerdì il ministero degli Interni ucraino aveva postato sui social istruzioni ai cittadini su come realizzare molotov e il ministero della Difesa invitava i civili a resistere, chiedendo di “informare su movimenti di truppe, preparare molotov e neutralizzare il nemico”.
Secondo fonti ministeriali a Kiev sarebbero stati distribuiti ai volontari oltre 24mila fucili, milioni di proiettili, lanciarazzi e granate. E sui social si moltiplicano foto e video dei cittadini che preparano barricate improvvisate con legna e copertoni, trincee scavate a mano lungo le strade principali di Kiev, trasformata da Vladimir Putin da capitale europea a teatro di guerra nel cuore d’Europa nel giro di qualche giorno. Provocando una risposta probabilmente più dura di quanto anche il Cremlino si aspettasse. Finora gli attacchi sono andati a vuoto e nel corso della prima giornata di accerchiamento alla capitale gli assalti sono andati a vuoto
Diversi video postati sui social mostrano incursori russi in abiti civili che vengono fermati dalla polizia. Forse un cambio di strategia, con il tentativo di infiltrarsi nel cuore di Kiev con un avamposto dopo il fallito tentativo di sbarco di circa 200 paracadutisti nella notte tra venerdì e sabato.
Nelle scorse ore, media britannici avevano riferito la presenza in Ucraina di ‘cacciatori’ delle forze speciali cecene, che sarebbero stati inviati con il compito di arrestare o uccidere le massime autorità del Paese.
I tentativi di infiltrarsi oltre le linee ucraine è confermato anche dal sindaco di Kiev, l’ex pugile Vitalii Klitschko, che nell’annunciare il coprifuoco in città no-stop dalle 17 di sabato alle 8 di lunedì mattina – per “una più efficace difesa della capitale e per la sicurezza dei suoi abitanti” – ha avvisato: “Tutti i civili che saranno trovati in strada saranno considerati membri del gruppo di sabotaggio del nemico”.
Tattiche di difesa per trasformare l’escalation militare russa in una guerra urbana che l’Ucraina sembra aver intenzione di replicare in tutte le città strategiche.
Video e foto di volontari che preparano barricate e molotov arrivano anche da altre parti del Paese. L’ultima difesa è quella ordinata dall’ente statale per la gestione delle strade, l’Ukravtodor: rimuovere e far sparire immediatamente tutti i cartelli dalle proprie zone, in primis quelli con i nomi dei luoghi.
“Il nemico – afferma l’ente su Telegram – non può orientarsi in base al terreno. Aiutiamolo ad andare dritto all’inferno”. Lungo l’autostrada fuori da Kiev, ha documentato il corrispondente del Telegraph James Rothwell, i cartelli sono già stati divelti e sostituiti con un “Good luck”.
(da Il Fatto Quotidiano)
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Febbraio 26th, 2022 Riccardo Fucile
IL MINISTERO DEGLI ESTERI UCRAINO POSTA LA FOTO DI 4 PRIGIONIERI RUSSI… INVIATI AL FRONTE SENZA PREPARAZIONE E CIBO, MOLTI DEVONO FARE LA SPESA NEI NEGOZI LOCALI MA HANNO FINITO I SOLDI
“Madri, mogli e figlie di soldati russi, riportate a casa i vostri uomini. Sono venuti in una terra straniera per uccidere innocenti e distruggere le nostre case. I vostri leader stanno mentendo. Il popolo ucraino va incontro a loro con le armi, non con i fiori. Chiedete alle autorità di fermare la guerra di conquista, salvate i vostri cari!” ha scritto il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba.
Se è difficile capire quale sarà l’impatto di questa propaganda ‘familiare’, di sicuro sin dal primo giorno il Comitato delle madri dei soldati della Russia ha lamentato che i militari di leva siano stati inviati al fronte con l’inganno o con la forza.
A molti è stato chiesto di firmare un documento che trasformava il loro status da coscritto a professionista: chi si rifiutava veniva picchiato o messo in isolamento. “Abbiamo una quantità di chiamate da madri spaventate in tutta la Russia. Piangono, perché non sanno se i loro figli sono vivi”.
Di sicuro quello russo sembra un esercito inviato sul campo senza preparazione e mezzi, senza cibo o ricovero. Molti soldati ‘occupanti’ si sono riforniti presso i negozi locali, ma le somme a loro disposizione spesso sono già esaurite, trasformando gl invasori in mendicanti.
Non esattamente la marcia trionfale che Putin aveva immaginato.
(da agenzie)
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Febbraio 26th, 2022 Riccardo Fucile
L’ANALISI DEL POLITOLOGO AMERICANO
“L’Ucraina segnerà la fine di Vladimir Putin”, mi dice Edward Luttwak, noto politologo
americano e per lungo tempo consulente della Casa Bianca e del Pentagono.
In che senso?
“Nel senso che non ha una exit strategy e non ha forze sufficienti per il controllo dell’intero territorio. Nel breve termine potrà controllare alcune città come Kiev, Odessa, Lviv (Leopoli), o le regioni orientali sino a Zaporoshe”
E dopo?
“O si ritira e vanifica l’invasione. O dovrà affrontare la resistenza. Imboscate, attacchi di sorpresa, sabotaggi”
Dunque, un rischio mal calcolato.
“Esattamente”.
Possibile che Putin non ci abbia pensato?
“A mio parere Putin sta cadendo negli stessi errori che Breznev fece dopo avere invaso l’Afghanistan. I mujaheddin dissanguarono i sovietici in dieci anni di guerriglia”.
Sino a che i sovietici, nel 1989, non si ritirarono…
“Proprio così. Quello fu l’inizio della fine dell’Unione Sovietica. Nell’autunno dello stesso anno crollò il muro di Berlino. Due anni dopo toccò alla stessa Unione Sovietica, presidente Michail Gorbaciov”. Ma, ripeto, non può permettersi una guerra di logoramento, lunga, città per città. Non la reggerebbe economicamente e politicamente”.
Dunque che cosa accadrà?
“Cercherà di mettere un filorusso alla testa del governo ucraino. Ma deve farlo alla svelta. E forse si annetterà le due autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk”.
La madre di tutte le domande rimane: perché Putin si è mosso? È un paranoico? Un genio del male, secondo una banale retorica?
“No”.
E allora? Voleva scongiurare che anche l’Ucraina, dopo quasi l’intero Est europeo, entrasse nella Nato?
“Nemmeno. Putin, come tutti i dittatori, aveva bisogno di una crisi internazionale. Una crisi che coprisse i misfatti della sua autocrazia, anzi della sua cleptocrazia”.
Cleptocrazia?
“Sì, quello di Mosca è un regime di oligarchi e di ladri. Hanno portato all’estero miliardi e miliardi di dollari. Indicativo che, mentre mobilitava forze contro l’Ucraina, Putin abbia fatto rientrare dalla Germania il suo yacht da 180 milioni di dollari”.
La Russia postcomunista è accerchiata dalla Nato ?
“No. Questa è una crisi artefatta. La Russia non è accerchiata. La Nato è presente solo sul fianco occidentale. La realtà è un’altra. Putin cavalca la paura per rimanere al potere. Diamo un’occhiata alla sua propaganda. Sta diffondendo informazioni su 22 laboratori biologici americani stanziati non si sa dove, con lo scopo di distruggere fisicamente la popolazione russa”.
Gli europei temono per le forniture energetiche. Senza il gas naturale russo, le loro economie si fermano.
“Inizialmente. Dovranno diversificare i loro approvvigionamenti di gas naturale. Le sanzioni non bastano e sono controproducenti. La Germania ha già lanciato un segnale forte e inatteso. Il cancelliere Scholz ha sospeso la costruzione di Nord Stream 2. È più di quanto ci si aspettasse”.
Anche l’America di Biden come l’Europa ha visto andare alle stelle i prezzi del petrolio e del gas. Alla pompa il gallone di benzina ormai sfiora i 5 dollari. Con Trump era a 3 e l’America era autonoma negli approvvigionamenti energetici.
“Lo è ancora. E, in ogni caso, i rincari non sono dovuti all’Ucraina ma alla domanda crescente dell’economia cinese”.
Biden ha bloccato la costruzione della pipeline Keystone che convogliava il gas naturale dal Canada.
“Simbolico. Doveva accontentare gli ecologisti. In realtà l’estrazione con il fracking continua come prima, anzi è aumentata”.
A proposito di simbolismi, non è simbolico l’invio di 800 soldati americani nei Paesi Baltici? E anche indicativo di inadeguatezza? I nemici dell’America non dimenticano il Biden dell’Afghanistan.
“Biden sta per inviare rinforzi e probabilmente approverà l’installazione di basi Nato permanenti nei Paesi Baltici e in Romania”.
Diamo uno sguardo al passato recente. Vent’anni fa Berlusconi ospitò un summit della Nato a Pratica di Mare. C’era anche Putin e sembrava che fosse addirittura pronto a entrare nella Nato. Poi tutto sfumò. Un potenziale amico si trasformò gradualmente in un nemico. Chi ha perso Putin?
“Si è perso da solo. In effetti, dopo Pratica di Mare ci furono negoziati a Bruxelles. Ma a un certo punto Putin sostituì con un falco il suo capo delegazione, che sembrava fosse pronto a sottoscrivere un accordo. Il che vuol dire che della Nato e dell’integrazione auspicata da Berlusconi non gli interessava un fico secco”.
(da agenzie)
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Febbraio 26th, 2022 Riccardo Fucile
E’ CORSA AI BANCOMAT
Ai tempi dell’Unione Sovietica si diceva che la preoccupazione del partito comunista era tenere insieme la tv e il frigorifero. La televisione era la propaganda, che dipingeva una realtà sempre rose e fiori; il frigorifero era quello che il cittadino russo trovava nella cucina di casa in termini di capacità di spesa e consumo.
Vladimir Putin ha lo stesso problema, ogni giorno più difficile da risolvere: il frigorifero è sempre più lontano dalla tv.
Una società di consulenza internazionale, Simon-Kucher, ha appena pubblicato una ricerca sull’andamento dell’economia russa negli ultimi anni. Risultato: il Paese, nonostante la ricca dotazione di materie prime, è in realtà sempre più povero. E forse anche per questo più pericoloso.
Il primo dato da cui si parte è l’andamento del Pil russo, nel 2021 pari a 1.650 miliardi di dollari. È il 7,2% della ricchezza prodotta dagli americani (23.000 miliardi di dollari) e il 10,9% di quella prodotta dall’Unione Europea (15.200).
Nel 2013, anno precedente all’invasione della Crimea, le distanze erano molto più ridotte: la Russia produceva il 12,7% della ricchezza Usa e il 12,9% di quella europea.
Il divario è cresciuto se si guarda anche al reddito pro-capite: in Russia è di 11.273 dollari a testa (ben 3.490 in meno che nel 2013, più o meno la metà di quello portoghese). Il reddito medio europeo è di circa 32mila euro, di poco superiore a quello italiano.
Se si guarda al commercio internazionale, nel periodo 2010-2019 la Russia ha esportato per 4,3 miliardi di dollari (l’Italia poco meno di 3,9). Tre quarti della cifra è rappresentata da gas e petrolio, il resto sono quasi tutte materie prime di altro genere.
A Mosca si produce poco o nulla che interessi al resto del mondo. E la scarsa vitalità dell’economia è confermata dalle registrazioni di brevetti validi sul territorio dell’Unione Europea. In dieci anni i giapponesi ne hanno registrati 1.812 per milione di abitanti, gli americani 535, i russi la bellezza di sei.
Le università del Paese sfornano a tutto andare ingegneri, matematici e informatici di alto livello. Ma questi, appena possono, se ne vanno all’estero.
Non meraviglia dunque, che al di là della facciata costruita dal regime, la prospettiva delle sanzioni causi in Russia grandi preoccupazioni.
Sul sito del Consiglio per la politica estera e di difesa (la sigla russa è SVOP) un think tank che, nonostante il nome, vive di donazioni private, ieri faceva bella mostra di sé l’intervento di un professore russo che insegna a Chicago e che ipotizzava scenari di «tipo sovietico» con code ai negozi e carenza di beni di consumo.
La home page del quotidiano economico Kommersant presentava invece un lungo elenco di aziende europee che rinunciano ai progetti in Russia o hanno deciso di chiudere i loro impianti, insieme alla notizia, con relative spiegazioni, che le carte di credito delle banche oggetto di sanzioni non potranno essere più utilizzate per pagamenti su internet o con i circuiti internazionali.
Il cittadino medio da parte sua inizia a correre ai ripari: tra mercoledì e giovedì i prelievi dai conti correnti hanno raggiunto quota 1,3 miliardi di dollari, un record dall’inizio del 2020, quando il governo introdusse una tassa sui conti che superavano un determinato ammontare, scatenando la corsa al ritiro.
La finanza è del resto in prima linea: la Banca centrale ha raccomandato agli istituti di credito «di considerare il rinvio del pagamento di dividendi e bonus ai manager», annunciando una serie di misure di sostegno al settore.
Putin l’altro pomeriggio ha riunito al Cremlino i vertici dei maggiori gruppi industriali del Paese. Ha cercato di tranquillizzarli dicendo che il governo è in grado di limitare l’effetto delle sanzioni.
Difficile che li abbia convinti fino in fondo.
(da agenzie)
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Febbraio 26th, 2022 Riccardo Fucile
“CI SONO LUNGHE FILE DI PERSONE CHE SI VOGLIONO ARRUOLARE“
L’ex presidente dell’Ucraina Poroshenko ha imbracciato il fucile insieme agli altri civili per
difendere la patria. «Vladimir Putin è semplicemente pazzo, è puro male che è venuto qui per uccidere gli ucraini», dice alla “Cnn”, aggiungendo che gli ucraini sono pronti a difendere il Paese e che Putin «non conquisterà mai l’Ucraina».
«Non importa quanti soldati uccida, quanti missili possieda e quante armi nucleari, noi ucraini siamo un popolo libero con un grande futuro europeo», ha detto, sottolineando che ci sono «lunghe file» di persone che si vogliono arruolare ma «non abbiamo abbastanza armi» per tutti.
«Tutti devono capire che è stato Putin a dichiarare la guerra, non l’Ucraina, ha dichiarato guerra al mondo intero», ha aggiunto spiegando che il suo battaglione di volontari si trova a 2, 3 chilometri dalla linea dei combattimenti. «È importante che non ci sentiamo soli, che voi siate con noi», ha concluso.
(da agenzie)
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Febbraio 26th, 2022 Riccardo Fucile
“FERMEREMO NOI PUTIN, AL POSTO DI CHI AVREBBE DOVUTO E POTUTO FARLO, VIVA L’UCRAINA!“
L’Ucraina ha fornito le armi ai civili per battersi contro l’invasione della Russia e tra gli ucraini c’è anche Kira Rudik, parlamentare ed ex amministratore delegato della sede ucraina di Amazon Ring.
La Rudik, 36 anni, ha spiegato che “è mio dovere essere qui. Io sono armata, e il mio staff anche”.
In un post su Twitter, nel quale è fotografata mentre imbraccia un fucile d’assalto, racconta che “sto imparando a usare il Kalashnikov e mi preparo a prendere le armi. È surreale, solo alcuni giorni fa non mi sarebbe mai venuto in mente”. Però, vista la situazione, “le nostre donne difenderanno il nostro suolo esattamente come gli uomini. Viva l’Ucraina!
Venerdì, in un’intervista alla Cnn, l’ex manager di Amazon aveva spiegato che “ci sono stati dati i fucili, e saremo in grado di resistere se le forze russe raggiungono Kiev. Proprio in questo momento ci sono esplosioni alle mie spalle, e sento i vetri tremare. Ma è mio dovere restare e difendere la patria”.
“Ci siamo sempre chiesti – ha spiega in un altro post social – quale sarebbe stata la forza che avrebbe fermato Putin. Pensavano che sarebbe stata una coalizione di grandi Paesi, e che ci sarebbero voluti anni per crearla. Invece eravamo noi. Siamo sempre stati noi, fin dall’inizio. Sono così orgogliosa dell’esercito e del popolo ucraino!”.
Kira Rudik, che fino a pochi giorni fa sedeva in Parlamento quale leader del partito Golos (che significa “voce”), è stata fino al 2019 l’amministratore delegato di Ring, azienda di sicurezza che Amazon aveva acquisito l’anno precedente. Ha una laurea in “computer science” e un master in information technology conseguiti all’università di Kiev.
(da agenzie)
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Febbraio 26th, 2022 Riccardo Fucile
“NON HO PAURA, SONO UN COMBATTENTE“
La guerra in Ucraina, cominciata con l’attacco della Russia, giovedì 24 febbraio, è entrata
nel vivo ma Kiev non molla la presa.
L’esercito russo è uno dei più grandi al mondo e sarà una lotta difficile, ma agli ucraini “combatteranno per il nostro futuro, combatteranno per i nostri figli”. Lo ha detto alla Bbc il sindaco di Kiev, l’ex campione di pugilato dei pesi massimi Vitali Klitschko.
Il sindaco ha spiegato che i cittadini di Kiev sono rimasti scioccati nel sentire le esplosioni in città. “Non ho paura per me, sono un combattente”, ha detto, ammettendo però di essere preoccupato per i tre milioni di persone di cui è responsabile che vivono a Kiev.
Klitschko ha fatto appello all’unità dell’Occidente per aiutare l’Ucraina. Il nostro obiettivo, ha spiegato, è costruire un paese moderno e democratico ed essere “parte della famiglia europea”.
Considerato tra i migliori pesi massimi della storia del pugilato ha detenuto i titoli WBC, WBO e The Ring della divisione ed è stato nominato “campione emerito” dalla WBC. Sino al suo ritiro avvenuto nel 2013, ha abbinato la carriera da pugile alla sua attività politica nel paese
(da agenzie)
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