Febbraio 27th, 2022 Riccardo Fucile
LO ZAR BOMBAROLO SPERAVA CHE L’ESERCITO DI KIEV GLI BACIASSE LA PANTOFOLA E DEPONESSE ZELENSKY…È RIMASTO DELUSO DAL SUO AMICONE XI JINPING …GLI HANNO FATTO MOLTO MALE GLI ATTACCHI HACKER DI ANONYMOUS A SITI GOVERNATIVI E TV RUSSE. …IL BANDO “CHIRURGICO” DAL SISTEMA SWIFT METTE IN GINOCCHIO GLI OLIGARCHI E QUALCUNO POTREBBE VOLERE, E OTTENERE, LA SUA TESTA
Vladimir Putin si è incartato, l’invasione dell’Ucraina si sta trasformando in uno stillicidio, e ci sono quattro ragioni all’origine di questo pantano in cui “Mad Vlad” rischia di affondare con i suoi stivaloni
1. La strategia militare
Il presidente russo aveva informazioni (errate) sull’atteggiamento dell’apparato militare ucraino: ha tentato il “Blitzkrieg”, la guerra lampo, perché era convinto che l’esercito di Kiev lo avrebbe accolto come un salvatore, e avrebbe subito deposto Zelensky. E invece l’ex comico è ancora lì che twitta, si prende la scena, chiama tutti, e lo accusa di crimini di guerra. Ovviamente l’ordine di allertare il sistema difensivo nucleare è tutta scena: neanche uno come Putin può pensare di lanciare una bomba atomica e fare una carneficina di massa.
2. La politica
Vladimir Putin è rimasto molto deluso da Xi Jinping e dall’astensione della Cina al consiglio di sicurezza dell’ONU sulla risoluzione contro l’invasione russa dell’Ucraina. I due sinceri democratici si erano incontrati alla cerimonia inaugurale delle Olimpiadi di Pechino, ma non si erano messi d’accordo sui passi successivi da compiere.
Poi, come scrive Lorenzo Lamperti oggi sulla “Stampa”, i due avranno anche in comune l’odio per gli Stati Uniti, ma le loro strategie divergono: “Putin cerca di ricreare l’antica sfera d’influenza sovietica con metodi sempre più imperiali e intransigenti. Xi Jinping ha fatto del pragmatismo e della ramificazione globale dei tentacoli commerciali, finanziari e diplomatici cinesi il suo marchio di fabbrica. Interconnessioni arrivate anche in Ucraina. Nella prospettiva cinese, Kiev rappresenta la porta d’ingresso della Belt and Road in Europa”
3. I cyber attacchi
Putin non credeva ai suoi occhi quando ha visto il sito web del Cremlino e le altre piattaforme governative down. Già, anche l’attacco hacker di Anonymous non è passato inosservato.
Anzi, ha fatto molto male al presidente, che in questi anni ha giocato a fare il cyber bulletto. Come se non bastasse, ieri sera i pirati informatici sono riusciti a penetrare in tutte le tv russe. Chi accendeva la televisione vedeva solo canzoni ucraine, al posto dei soliti programmi. Il sospetto (manco troppo velato) è che dietro ci sia la manona della CIA: l’America non può intervenire “boots on the ground”, ma può colpire e fare male.
4. L’economia
L’esclusione della Russia dal sistema di pagamenti SWIFT è un’altra mazzata per il Cremlino. Anche se sarà in versione “chirurgica”, e la compravendita di gas non sarà – come pare – inclusa nel bando, la misura mette in ginocchio gli oligarchi come Abramovich, Bazhav & company, che non potranno nemmeno fare il pieno di benzina ai loro jet o ai loro yacht.
Le dure sanzioni occidentali rischiano inoltre di fomentare il dissenso interno. La Russia ha enormi sacche di povertà, gli stipendi sono da fame, e la narrazione militarista del presidente inizia a stancare. Soprattutto dopo l’avventura in Ucraina, paese dove molti russi hanno parenti o amici.
Le piazze piene di tutto il mondo che gridavano no alla guerra devono essere sembrate una premonizione per Putin: per ora, riesce a contenere la protesta a suon di arresti, ma presto la maggioranza della popolazione potrebbe volere – e ottenere – la sua testa. Magari con l’assenso di qualche alto dirigente del Cremlino.
L’entourage del presidente non è più omogeneo come una volta: alcuni stanno facendo grosse pressioni per convincerlo a trattare e chiuderla qui.
Tra loro ci sarebbe anche il fedele portavoce Dmitry Peskov. Chissà cos’ha pensato quando ha visto la figlia, Katerina Peskova, che su Instagram pubblicava un cuore con la bandiera ucraina.
(da agenzie)
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Febbraio 27th, 2022 Riccardo Fucile
“SU POLITICA DI DIFESA IN TEMPO DI GUERRA BASTA ATTEGGIAMENTI DA IRRESPONSABILI”
“All’Europa chiedo non di distribuire armi letali ai confini con la Russia, ma di perseguire
la via del Santo Padre: confronto, dialogo, diplomazia, sanzioni”. Intervenendo a “Mezz’ora in più” Matteo Salvini apre una crepa nella linea della fermezza sposata da Palazzo Chigi ribattendo alle dichiarazioni dell’alto rappresentante per la Politica estera Ue Josep Borrel sulla possibilità di fornire “materiale letale all’eroico esercito ucraino”.
“Non voglio che la risposta dell’Italia e dell’Europa, culla di civiltà, sia che distribuisca armi letali. Comunque non in mio nome”.
Salvini, rispondendo alle domande di Lucia Annunziata, ha aggiunto che “l’Europa ha interesse a intrattenere buone relazioni con la Russia che la Nato è un’alleanza difensiva e non può essere un’alleanza offensiva. La Russia non penso voglia scatenare una guerra nucleare.”
La risposta di Calenda
“No alle armi letali”. Cosa dobbiamo inviare secondo Salvini delle fionde? Dei fucili a coriandoli? Delle felpe?”. A rispondere al segretario leghista è stato il leader dei Azione, Carlo Calenda.
“Già sono insopportabili i distinguo e le furbizie su Covid o politica economica – scrive ancora Calenda su Twitter – Ma su politica estera e di difesa in tempo di guerra sono inaccettabili. Se Salvini non riesce a staccarsi da Putin se ne vada all’opposizione. E si assuma per una volta le sue responsabilità”.
(da agenzie)
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Febbraio 27th, 2022 Riccardo Fucile
PERSINO MARINE LE PEN E ZEMMOUR LO HANNO FATTO
Non è la prima volta che il New York Times lo fa, ma la panoramica dei sostenitori-amici-ammiratori di Vladimir Putin tra i politici conservatori e populisti, che ora potrebbero in qualche modo essere imbarazzati dal massacro in corso in Ucraina, inizia con il segretario della Lega, Matteo Salvini.
Nell’articolo, firmato dal giornalista Jason Horowitz, si ricorda come per anni sia esistito un “coro globale di politici di destra” che hanno cantato le lodi del presidente russo considerato “l’uomo forte”, “difensore dei confini chiusi”, del “conservatorismo cristiano e del maschilismo a torso nudo”.
E l’adulazione dell’ex numero uno del Kgb, che ha modificato la Costituzione per garantirsi una presidenza a vita, era all’ordine del giorno.
Di Salvini il quotidiano statunitense ricorda come l’ex ministro dell’Interno indossasse le magliette con la faccia di Putin sulla sulla Piazza Rossa di Mosca e al Parlamento Europeo, e come abbia chiesto in passato l’eliminazione delle sanzioni già inflitte alla Russia per la sua annessione della Crimea, prendendo in giro coloro che affermavano che fosse sostenuto da Putin dicendo: “Lo stimo gratis, non per soldi”.
Ma non solo, nell’articolo viene evidenziato che mentre altri politici hanno in qualche modo evidenziato le azioni di Putin, Salvini si sia limitato a scrivere su Twitter di condannare “qualsiasi aggressione militare” e consegnare fiori all’ambasciata ucraina. Il riconoscimento dell’aggressione russa non ha però contemplato di dare un nome alla persona che l’ha pianificata, probabilmente da anni, e decisa.
“Sono deluso dall’essere umano che, nel 2022, cerca di risolvere i problemi economici e politici con la guerra“, ha detto Salvini in un’intervista radiofonica.
Il Nyt scrive che il portavoce di Salvini ha insistito sul fatto che Salvini abbia detto: “Putin ha iniziato una guerra e quindi Putin ha torto”, ma non è stato indicato dove l’avesse detto
Dall’Italia alla Francia nella disamina del Nyt entrano ovviamente Marine Le Pen, in passato fan di Putin, che però ha dichiarato: “Penso che quello che ha fatto sia completamente riprovevole. Cambia, in parte, l’opinione che avevo di lui”.
Anche Éric Zemmour, candidato dell’ultradestra all’Eliseo in passato sostenitore del presidente, ha condannato “pienamente” l’invasione.
In Gran Bretagna, Nigel Farage, uno dei principali sostenitori della Brexit, non aveva creduto che Putin avrebbe invaso l’Ucraina. “Beh, mi sbagliavo”, ha scritto giovedì su Twitter, anche se ha affermato che l’Ue e la Nato avevano provocato inutilmente la Russia con l’espansione. “Putin è andato molto più in là di quanto pensassi”.
Ci sono poi i tedeschi di Afd che invece ritengono sbagliato attribuire la colpa a Putin. Non manca nell’elenco l’ex presidente Trump che prima dell’invasione aveva elogiato la genialità di Putin.
Il presidente brasiliano Jair Bolsonaro invece avrebbe rimproverato il suo vicepresidente per aver detto che il Brasile si era opposto all’invasione russa dell’Ucraina.
Infine nell’elenco quello che si è sempre considerato un amico di Putin: Silvio Berlusconi. Il Nyt ricorda la dacia di Sochi, il famoso lettone. L’ex premier ha condannato le violenze ma non ha detto nulla pubblicamente sul suo vecchio amico di cui è stato ospite e che ha ospitato.
Giorgio Mulè, sottosegretario alla Difesa interpellato dal Nyt ha dichiarato riguardo al leader di Forza Italia che “semplicemente non vede in Vladimir Putin la persona che aveva conosciuto”. Il Nyt non ricorda che in passato Putin per difendere l’amico dall’inchiesta fece una imbarazzante dichiarazione successivamente alla condanna per frode fiscale: “Se fosse stato gay, nessuno lo avrebbe toccato con un dito”. Ma erano altri tempi e non c’erano bombe che piovevano sulla testa di nessuno.
(da agenzie)
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Febbraio 27th, 2022 Riccardo Fucile
IERI FERMATI SABOTATORI RUSSI INFILTRATI CON LA DIVISA UCRAINA: ELIMINATI
Da resistenza passiva a resistenza attiva. La società civile ucraina si organizza per
un’autodifesa territoriale che potrebbe durare a lungo. Da una parte c’è l’esercito, che finora sta svolgendo egregiamente il proprio lavoro, nonostante la differenza di forze in campo.
Dall’altra c’è un movimento popolare che assomiglia sempre più a una guerra partigiana, che nei prossimi giorni, settimane e forse mesi potrebbe combattersi quartiere per quartiere, casa per casa.
C’è chi, legittimamente e comprensibilmente se n’è andato nelle regioni occidentali oppure all’estero; e chi, invece, non vuole lasciare la propria terra in mano a Putin. “Stiamo organizzando dei comitati locali per essere pronti ad affrontare lo scontro con i russi. In tutti i modi cerchiamo di aiutare il nostro esercito ma come cittadini vogliamo anche essere autonomi ed imparare a difenderci da soli”.
A parlare così non è qualche riservista o volontario che magari ha già combattuto in passato ma Tanya, viso dolce, occhi chiari, quarant’anni scarsi ma ne dimostra molti meno. Fino a qualche settimana fa si occupava di conti e bilanci, oggi prepara molotov.
“Nell’edificio in cui vivo e nelle aree circostanti abbiamo allestito dei gruppi operativi. Ci sono pattuglie di uomini che sorvegliano le case, controllano se ci sono segni identificativi sugli edifici o se in giro circolano persone sospette”.
Infiltrati e sabotatori, nelle strade della Capitale, potrebbero essere dappertutto. A pochi metri da Maidan, la piazza principale, una camionetta con presunti soldati ucraini è stata fermata ieri dall’esercito. In realtà erano russi travestiti con le uniformi di Kiev. Hanno fatto una brutta fine: ancora stamattina erano evidenti le chiazze di sangue sull’asfalto.
L’opera di Tanya e dei suoi vicini di casa è instancabile: “Qui ormai si dorme poco. Ieri sera e fino a tardi abbiamo preparato bombe molotov artigianali. Ho partecipato anch’io, ho portato acetone e stoffa. Altri sono arrivati con la benzina. Se ci sarà da reagire lo faremo. Siamo ucraini e difenderemo la nostra nazione. Non appena cesserà il coprifuoco andrò a donare il sangue e mi offrirò volontaria per preparare il cibo nei centri di assistenza medica urgente”.
Di donne che difenderanno l’Ucraina fino all’ultimo ce ne sono parecchie. Helen è fra loro. Vive fuori dal centro, nella provincia, e anche là, nel suo quartiere periferico, la lotta armata è in qualche modo già cominciata. “Sono patriota e non ho altra scelta che difendere il mio Paese. Di notte abbiamo già cominciato i pattugliamenti. Abbiamo allestito piccoli gruppi, ci alterniamo zone ed orari. Siamo compatti, non molleremo. La difesa civile è fondamentale, dobbiamo farci trovare preparati”.
Oleksandr invece ha già accumulato esperienza in Donbass. “Sono stato volontario nella regione sudorientale e ho combattuto i separatisti. Adesso sono tornato a Kiev e fornirò tutto il mio background al mio quartiere e ai miei vicini di casa. Saremo uniti, il nostro spirito è forte e la reazione sarà proporzionale all’offesa che abbiamo subito”. La difesa territoriale è già iniziata e ieri, poco prima del coprifuoco in vigore fino a lunedì mattina, si sono viste diverse persone imbracciare il fucile lungo la via principale, Khreschatyk, e girare per la città armate di tutto punto. Fino a una settimana fa era la strada lussuosa dello shopping, dei ristoranti e dei locali notturni. Presto invece potrebbe diventare una trincea. Se sarà guerra casa per casa gli ucraini saranno pronti. Uomini naturalmente, ma anche tante donne.
(da Il Fatto Quotidiano)
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Febbraio 27th, 2022 Riccardo Fucile
LA PROFESSORESSA: “NON MI ARRENDO, RESTO QUA“
«Accanto a me ho un fucile d’assalto, e se servirà sono pronta a usarlo». Parola di Inna Sovsun, deputata del Parlamento ucraino per il partito d’opposizione Holos (Voce), che ha preso la decisione di farsi immortalare al fianco di un kalashnikov, foto diventata ben presto virale.
«Di lavoro faccio la professoressa», ha spiegato la deputata alla Adnkronos. «Insegno all’università da 12 anni. E quindi non sono nota per usare le armi. Non ho alcuna esperienza militare o altro, non avrei mai pensato di possedere un fucile e non sono mai stata addestrata ad usarlo».
La deputata ricorda come, con lo scoppio della guerra, «abbiamo tenuto una sessione di emergenza del Parlamento» e «dopo ci hanno fornito le armi per difenderci, per difendere la nostra città. Immagino che quasi tutti i membri del Parlamento abbiano ricevuto armi, e alcuni di loro le stanno usando in questo momento», ha proseguito, precisando di essersi unita alle unità di difesa territoriale.
«Il mio lavoro ora – spiega – è parlare al pubblico internazionale e spiegare alla comunità mondiale le atrocità che Putin sta compiendo qui in Ucraina. So che così posso rendermi molto utile e ne ho le capacità, ma se devo, se necessario, userò l’arma e la userò solo perché non mi arrendo. Io resto qui». In questi quattro giorni seguiti allo scoppio del conflitto, precisa la deputata, moltissime persone si stanno offrendo volontarie arruolandosi nelle unità di difesa territoriale.
«Molte di loro non sono addestrate e francamente l’unica volta in cui ho pianto negli ultimi quattro giorni è stato quando ho visto le file davanti all’ufficio di reclutamento dell’esercito. Lì ho visto lo spirito della nazione».
(da agenzie)
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Febbraio 27th, 2022 Riccardo Fucile
”ABBI CURA DELLE BAMBINE”
Prima di partire ha abbracciato sua moglie Anna nel parcheggio di via Massarenti: “Abbi
cura della bambine”. Poi è salito sul furgone che lo avrebbe riportato a Kiev, la loro città, per combattere. Pavlo Kozhukhar, 35 anni, non è un soldato. Fino a ieri era il direttore marketing di una società che in Ucraina gestisce una catena di ristoranti. Da domani però anche lui imbraccerà le armi
A Bologna vivono sorelle di Anna. Qui anche lei, 10 anni fa, si è laureata per poi rientrare in Ucraina a sposare Pavlo. Per questo l’ha portato in Italia con le figlie di 5 e 3 anni e la suocera. Messa al sicuro la famiglia torna a combattere: “Devo andare a difendere la nostra casa e la nostra Patria, non posso stare a guardare mentre i russi c’invadono”
Quando il van bianco è partito Anna è scoppiata in lacrime: “Non è possibile che una moglie guardi il marito andare in guerra. Non è possibile che ciò accada nel cuore dell’Europa e nel 2022. Maledetto Putin”.
A pochi metri anche Oleksandr abbraccia la moglie. Loro a Bologna ci vivono da anni: “Facevo l’autista, mi sono licenziato per andare a combattere “.
Prima di salire sul furgone che lo porterà a Termopil, nell’area occidentale del suo Paese, ricuora la compagna: “Stai tranquilla, tornerò vincitore. Perché noi questa guerra la vinceremo una volta per tutte”.
(da agenzie)
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Febbraio 27th, 2022 Riccardo Fucile
“STIAMO COMBATTENDO“
“Stiamo combattendo” dice al telefono David (nome di fantasia) con voce sicura. È arrivato in Ucraina, in una zona che non specifica per ragioni di sicurezza, da Roma dopo due giorni di viaggio. “Gli attacchi principali sono aerei. In molti pensano che alcuni infiltrati vivessero già da anni nel Paese”
Ha 42 anni e ha già combattuto contro i russi nel 2014, quando i separatisti hanno proclamato la repubblica del Donbass. Un anno dopo è rimasto ferito per un’esplosione ed è stato congedato.
“Sono partito dall’Italia, dove vivo da 12 anni, perché non potevo restare a guardare”. Come lui in tanti si sono arruolati volontari. David ha visto centinaia di persone in fila nei distretti militari ucraini. “Vogliamo difendere la nostra terra”. Gli telefoniamo la prima volta la mattina del 24 febbraio
È all’aeroporto in attesa dell’imbarco. “Appena ho letto della guerra ho fatto i biglietti”. Attende con una piccola valigia a cui ha annodato la bandiera dell’Ucraina: “Medicine, un paio di scarpe comode, qualche vestito”. Atterrato a Praga ha incontrato alcuni amici partiti in auto dalla Lombardia. “Alla frontiera c’erano migliaia di persone disperate”, ma la sua meta era nella direzione opposta. L’ha raggiunta dopo un giorno di viaggio: “Il 25 mattina ero già in divisa”, conclude fiero prima di tornare sul campo di battaglia.
(da agenzie)
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Febbraio 27th, 2022 Riccardo Fucile
“SONO PRATICO DI ARMI, VADO A DIFENDERE LA MIA PATRIA“
Vladymir, muratore di 47 anni, sta aspettando il furgoncino per partire. Tornerà a
Boryslav, 38 mila abitanti nell’Ucraina occidentale. “Arriverò al confine con la Polonia dove verrà a prendermi mio figlio – spiega – poi vado dritto in commissariato per arruolarmi. Una ferma nella milizia cittadina di 90 giorni. Mi daranno un fucile, forse un kalashnikov. Sono pratico di armi: per oltre un anno ho lavorato come guardia di frontiera. Vado a difendere la mia patria. Non si può stare fermi, non voglio diventare un servo di Putin e non permetterò che accada alla mia famiglia”.
I cittadini ucraini pronti a imbracciare le armi si danno appuntamento nella zona della stazione centrale di piazza Garibaldi.
Qui salgono sui minivan che portano aiuti, per lo più abbigliamento e medicinali, nelle regioni attaccate dai tank russi. Nel piccolo “Alimentare dell’Est Europa” si acquistano panini e bibite per il viaggio.
Anche Arsen, 45 anni, imprenditore, ha deciso di combattere: “Appena abbiamo finito di inviare questi pacchi partirò. Sono di Lviv (Leopoli). Non si può più aspettare. Avete capito che Putin è come Hitler? Va sconfitto e ci riusciremo “, dice convinto.
(da agenzie)
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Febbraio 27th, 2022 Riccardo Fucile
FALLITA LA GUERRA LAMPO ORA PUTIN CERCA UNA VIA D’USCITA, MA I CRIMINALI NON CAMBIANO, E’ SOLO TATTICA
Si va incontro a un’altra notte di combattimenti tra russi e ucraini, in attesa del cessate il fuoco che potrebbe arrivare solo con l’inizio dei colloqui fissati per il 28 febbraio
L’inizio dei colloqui tra le delegazioni ucraina e russa cominceranno domani lunedì 28 febbraio, secondo il viceministro dell’Interno del governo ucraino, Evgeny Yenin, citato dalla Cnn.
Dopo un lungo stallo nella trattativa già sull’avvio del negoziato, nelle prime ore del pomeriggio di oggi 27 febbraio sono arrivate le conferme prima da Kiev e poi da Mosca che il faccia a faccia ci sarebbe stato nella regione di Gomel, al confine tra l’Ucraina e la Bielorussala.
Il presidente ucraino Zelensky ha annunciato che «non ci sono precondizioni per i negoziati», mentre sul suo canale Telegram è stato comunicato che «durante una telefonata con il presidente bielorusso Alexander Lukashenko, il presidente Volodymyr Zelensky ha convenuto che la delegazione ucraina si sarebbe incontrata con la delegazione russa senza precondizioni al confine ucraino-bielorusso, vicino al fiume Pripyat», che scorre tra la regione ucraina di Kyïv, e la regione bieloussa di Gomel e già luogo di negoziati che portarono alla ratifica tra le due parti del Protocollo di Minsk nel 2014.
Inoltre, aggiungono da Kyïv, «Lukashenko si è assunto la responsabilità di garantire che tutti gli aerei, elicotteri e missili presenti sul territorio bielorusso rimangano a terra durante il viaggio, così come durante i colloqui e il ritorno della delegazione ucraina».
(da agenzie)
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