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BERLUSCONI RIUNISCE TUTTI I FORZISTI E MENA FENDENTI: “QUELLI DELLA MELONI FINO A IERI MI HANNO LECCATO IL CULO, ASPETTAVANO ORE PER VEDERMI E ORA MI DANNO DEL RINCOGLIONITO”

Ottobre 14th, 2022 Riccardo Fucile

FORZA ITALIA ANDRA’ DA SOLA DA MATTARELLA SE NON CI SARA’ ACCORDO SUI MINISTRI: “È LA PRIMA VOLTA CHE UN PREMIER IMPONE AI PARTITI ALLEATI I NOMI DEI MINISTRI”… IPOTESI DI SFILARSI DAL GOVERNO

Berlusconi a capotavola, oggi a Villa Grande si sono attovagliati tutti i maggiorenti di Forza Italia: dalla Ronzulli a Tajani, da Gianni Letta a Confalonieri, etc. I duri e puri ronzulliani hanno insistito sulla strategia di tenere sulla corda la Meloni, possiamo sempre sfilarci dalla coalizione, vogliamo garanzie anziché veti…
Un capitolo del pranzo è stato occupato dalla condotta “riprovevole” di Matteo Salvini: ha tradito Forza Italia e gli accordi con “Kiss me Licia” al solo scopo di ingraziarsi Giorgia per prendersi dicasteri e poltrone. Livori, accuse, rimpianti: ma nessuno, davanti al Cavaliere ha osato lanciare accuse all’ex infermiera
Berlusconi ha monologato contro gli esponenti di Fratelli d’Italia “che fino a ieri mi hanno leccato il culo, aspettavano ore e ore per vedermi, ero io che distribuivo ministeri! Ora mi danno del rincoglionito!”
La corrente di TaJani si riunirà stasera per decidere la questione dei capigruppo: alla Camera Barelli o il ronzulliano Cattaneo? Quest’ultimo è anche nella lista dei possibili ministri, insieme a Barachini, ex caporedattore del Tgcom di Liguori. Domani è invece in agenda un vertice della coalizione, ancora da confermare però (Salvini, pensate un po’, come mediatore).
L’ipotesi di andare da soli a colloquio con Mattarella rimane comunque ferma sul tavolo finché non sarà deciso l’accordo sulla lista dei ministri. Ed è la prima volta che un premier impone ai partiti alleati i nomi dei ministri
E nella scelta, la Meloni ha fatto la sua brava cazzata di indicare Don Abbondio Giorgetti al dicastero più nevralgico: il Mef. L’ha fatto perché pensa che Draghi aiuti l’amico Giorgetti: cosa che non accadrà perché Draghi si è sentito tradito dall’”amico” quando si è accomodato come una pecorella al seguito di Salvini facendo naufragare il suo governo.
Aggiungere che lo stesso Giorgetti ha detto di “non essere all’altezza del compito di guidare il ministero dell’Economia”, e la frittata è fatta. E non basta il responsabile economico di Fratelli d’Italia, Leo, come vice ministro. Pensate: il Mef deve controllare il ministero che gestirà gran parte dei fondi del Pnrr, quello delle Infrastrutture, che andrà nelle mani di Salvini: Riuscite a immaginare Giorgetti che boccia i provvedimenti del Truce?
La Meloni sta entrando in confusione, a partire dalla scelta di Lorenzo Fontana alla Camera. Deve essere dura con il “mediatore” Salvini, poi ci penserà Mattarella a sistemare le ultime caselle.
(da Dagoreport)

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MARINA BERLUSCONI SAREBBE MOLTO ARRABBIATA CON LA RONZULLI PER L’UMILIAZIONE SUBITA DAL PADRE AL SENATO

Ottobre 14th, 2022 Riccardo Fucile

MARINA AVEVA AVVERTITO LA SERA PRIMA CHE MELONI AVREBBE TROVATO I VOTI ALTROVE … MA NESSUNO IN FORZA ITALIA HA IL CORAGGIO DI FARE LA COSA PIU’ LOGICA: “LEGA E FDI SI FACCIANO IL GOVERNO CON RENZI, VI LASCIAMO TUTTI I MINISTERI E ANDATE AFFANCULO, ALTRIMENTI SI TORNI A VOTARE”

Dentro Forza Italia il clima è tesissimo. Oggi il gruppo ha votato il candidato leghista alla presidenza della Camera, Lorenzo Fontana, per non incrinare anche il rapporto con la Lega.
Garante se ne è fatto il coordinatore Antonio Tajani, che sin dalla mattinata ha indicato la linea e in Transatlantico ha parlato a lungo con Guido Crosetto. «Di difesa», dicono.
Il tema per Forza Italia, infatti, ora è solo legato ai ministeri. L’accordo, prima del disastro al Senato, era che il partito sarebbe stato ripagato a livello di esecutivo per il passo indietro sulle camere. Ora invece l’obiettivo è preservare i posti promessi e che ora Giorgia Meloni fa traballare, dopo il mancato voto a La Russa.
I parlamentari stanno cercando di limitare i danni e la missione è «convincere Licia Ronzulli al passo indietro». A nessuno è piaciuta la mossa di provare a forzare la mano al Senato e il sospetto è che l’iniziativa sia stata influenzata da Ronzulli. Lei avrebbe negato, dicendo che Berlusconi ha scelto da solo le mosse d’aula, ma in pochi sono disposti a crederle. Anche ad Arcore.
I figli e in particolare Marina Berlusconi, infatti, sarebbero molto arrabbiati con la senatrice lombarda per l’umiliazione subita dal padre al primo giorno di Senato, che doveva essere il suo grande ritorno. «Marina aveva avvertito la sera prima che Meloni avrebbe trovato i voti altrove e che il Cavaliere andava difeso».
La figlia maggiore di Berlusconi, da sempre molto influente sulla politica di FI, addirittura non risponderebbe più a Ronzulli. Lo scontro rientrerà, scommettono tutti, ma ora la richiesta è quella di abbassare i toni.
«Vanno messe da parte le rivalità e i dissidi interni, nell’interesse di Berlusconi e del partito», dice una deputata di FI, «lavorando alla compattezza del centrodestra perché la legislatura è lunga».
Con questo argomento si sta provando a convincere Ronzulli al passo indietro: ci saranno altre occasioni, presto, di ottenere qualcosa. Questo è il momento del passo indietro nell’interesse collettivo.
Un passo indietro che Berlusconi, però, non le sta chiedendo.
(da EditorialeDomani)

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TG2 DI REGIME: A FONTANA SONO MANCATI 15 VOTI MA IL TG DICE CHE “IL CENTRODESTRA SI CONFERMA COMPATTO”

Ottobre 14th, 2022 Riccardo Fucile

IL LANCIO DEI TITOLI DELL’EDIZIONE DELLE 13 E’ DEGNO DELLE TV DI MOSCA

Dare importanza al verbo “confermare” e alla parola “compatto”. Perché quando si fa informazione, soprattutto di natura televisiva, bisogna esporre i fatti. Al massimo, si potrebbe arricchirli con delle opinioni autorevoli, documentate, affidabili.
Invece, in questo caso, il Tg2 su Fontana e la sua elezione a presidente della Camera si è dimostrato – nella migliore delle ipotesi – approssimativo. Nel corso dell’edizione delle 13 (una delle prime dei telegiornali della Rai in onda dopo l’avvenuta elezione del nuovo presidente dello scranno più alto di Montecitorio) sono stati proposti dal Tg2 questi titoli:
Il titolo sul centrodestra che si conferma compatto non prende in considerazione due fatti. Ieri, per ammissione dello stesso presidente del Senato Ignazio La Russa, sono arrivati dei voti importanti dall’opposizione. Voti che hanno ampiamente compensato le astensioni di Forza Italia che è uno dei tre pilastri della coalizione di maggioranza. Insomma, ieri non c’è stata prova di compattezza da parte del centrodestra. Dunque, viene meno il presupposto della conferma.
Anche oggi, tuttavia, quella compattezza millantata non c’è stata: i voti di cui dispone il centrodestra a Montecitorio sono di 237 seggi. I voti che ha acquisito Lorenzo Fontana per essere eletto presidente della Camera sono stati 222. Significa che, al netto delle assenza causate dal Covid, mancano 15 voti provenienti dalla maggioranza di centrodestra. Insomma, compattezza mica tanta. Alla Camera i numeri ampi garantiscono una tenuta, ma al Senato un’altra giornata come ieri sarebbe difficile da sostenere.
Ma chi ha ascoltato il Tg2 delle 13, in base ai titoli e ai servizi realizzati, questa cosa non può saperla. È servizio pubblico?
(da agenzie)

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LA RUSSIA STA DAVVERO FINENDO LE SCORTE DI ARMI E MUNIZIONI PER COMBATTERE LA GUERRA IN UCRAINA?

Ottobre 14th, 2022 Riccardo Fucile

LE ANALISI DEGLI ESPERTI LO CONFERMANO SOPRATTUTTO PER I MISSILI DI PRECISIONE: ECCO I MOTIVI

Dall’inizio della settimana la Russia sta lanciando una serie di attacchi contro le città dell’Ucraina, tra cui anche la Capitale Kiev e altre zone più ad Ovest, come Leopoli, che da mesi non erano più obiettivo dei bombardamenti. Si tratterebbe della risposta di Putin all’attentato messo in atto da Kiev sul ponte di Crimea.
Tuttavia, seppure l’offensiva di Mosca continui nelle ultime ore, alcuni esperti di sicurezza affermano che le sue forniture di armi e munizioni stanno finendo, in particolare quelle di missili di precisione aggiornati.
Gli esperti della Difesa hanno infatti indicato l’uso da parte della Russia di missili terra-aria per colpire obiettivi terrestri come indicazione della carenza di munizioni più adatte.
“La cosa più notevole nei recenti attacchi è il maggiore uso di una varietà di missili contro obiettivi terrestri”, ha spiegato Douglas Barrie, un esperto militare presso l’Istituto internazionale di studi strategici, il quale ha aggiunto: “Stiamo parlando dei missili da crociera da attacco terrestre, è qui che pensiamo potrebbero esserci dei problemi”.
La Russia ha utilizzato molti missili a guida di precisione per colpire obiettivi terrestri in tutta l’Ucraina all’inizio della guerra, ma attacchi di questo genere si sono esauriti durante l’estate, con alcuni funzionari della difesa occidentale che hanno affermato che le loro scorte sono significativamente diminuite.
Tra questi, anche Sir Jeremy Fleming, capo dell’agenzia di intelligence britannica GCHQ, che solo pochi giorni fa aveva affermato in una intervista che “sappiamo – e i comandanti russi sul campo lo sanno – che i loro rifornimenti e munizioni stanno finendo”.
La riserva missilistica russa è un segreto gelosamente custodito e non sappiamo su quale tipo di informazioni i servizi di Intelligence occidentali stiano basando le loro valutazioni, ma ci sono alcuni indizi nelle immagini che emergono dagli attacchi più recenti.
Secondo la BBC, alcune di queste sembrano mostrare i detriti dei missili S-300 in Ucraina. Ma si tratta di armi originariamente progettate per attaccare bersagli aerei, non a terra.
Ebbene, secondo alcuni esperti, la Russia sta riproponendo queste armi perché sta esaurendo i missili più precisi. “Sono sicuro che hanno esaurito le loro scorte”, ha affermato Louise Jones del McKenzie Intelligence Services. Il che metterebbe in luce anche le difficoltà dell’aviazione russa.
Qualche giorno fa anche il New York Times aveva parlato di una simile ipotesi, citando Ian Storey, ricercatore presso l’ISEAS-Yusof Ishak Institute di Singapore, che ha avanzato l’ipotesi che Mosca abbia missili teleguidati poco efficaci, o che stia rimanendo a corto di munizioni di precisione.
Se così fosse, troverebbe almeno parziale conferma la previsione fatta alcune settimane fa dal media indipendente russo The Insider, per il quale “entro la fine dell’anno” la Russa sarebbe rimasta “quasi priva di proiettili, artiglieria e veicoli corazzati”.
(da Fanpage)

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ORA E’ PIU’ CHIARO A TUTTI: IL CENTRODESTRA NON ESISTE, L’ALLEANZA SOVRANISTA SI’

Ottobre 14th, 2022 Riccardo Fucile

A COMANDARE SARA’ LA PEGGIORE DESTRA REAZIONARIA E ULTRACONSERVATRICE

Come da prassi consolidata della Terza Repubblica, anche la diciannovesima legislatura comincia con un vaffanculo.
E per quanto clamoroso sia l’epiteto colto dalle telecamere che Silvio Berlusconi riserva a Ignazio La Russa, non si può dire che non sia inatteso.
Perché l’elezione dell’esponente di Fratelli d’Italia a presidente del Senato, senza i voti di Forza Italia, certifica quel che appariva già evidente in campagna elettorale: che quella di centrodestra è in realtà il cartonato di una coalizione che esiste solo nella testa dei suoi elettori, che esiste solo in ragione della gestione del potere, e che nemmeno prova a nascondere tutte le sue faide intestine appena sorgono questioni su chi e come tale potere deve gestirlo.
Lo psicodramma di Forza Italia sulla presidenza del Senato e sulla presenza o meno di Licia Ronzulli nel governo Meloni prossimo venturo non è uno dei tanti potenziali punti di rottura all’interno della maggioranza parlamentare.
Solo ieri abbiamo raccontato la spaccatura tra Ronzulli e Antonio Tajani all’interno di Forza Italia, quella tra Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti nella Lega, quella tra Lega e Forza Italia contro lo strapotere di Fratelli d’Italia e quella tra Forza Italia e Lega, accusata di aver ceduto di fronte all’imposizione del nome di La Russa al Senato per non perdere la presidenza della Camera.
E mentre scriviamo, si parla di una possibile delegazione separata di Forza Italia al Colle, per le consultazioni. Eventualità, questa, su cui non scommetteremmo un nichelino, ma che dà la dimensione del livello di conflittualità con cui Giorgia Meloni dovrà avere a che fare.
Intendiamoci: non andrà sempre così. Anzi, è più che probabile che a questi scontri fratricidi facciano seguito momenti di clamorosa armonia, ma saranno chiari di luna che accompagneranno ogni presidenza di commissione da assegnare, ogni nomina in una partecipata da concordare, ogni capitolo di spesa da allocare.
Storia vecchia, direte voi. Sì, ma fino a un certo punto: perché oggi il parlamento è dimezzato e basta una piccola fronda per far andare sotto un esecutivo. E perché il carisma e il potere mediatico di Berlusconi non saranno indirizzati alla mediazione tra le parti, ma saranno un potente fattore di balcanizzazione della coalizione. Preparate i popcorn.
Se il centrodestra non esiste – o esiste come mera rappresentazione di sé -, la destra sovranista invece esiste eccome, e nel giro delle prossime settimane mostrerà al mondo la sua faccia più radicale.
Non sappiamo quanto questa maggioranza riuscirà a sopravvivere a se stessa, ma già sappiamo che, politicamente e culturalmente, sposterà ancora un po’ più a destra il baricentro politico del nostro Paese. E, in fondo, quei 19 voti arrivati dall’opposizione a soccorso di Ignazio La Russa sono la dimostrazione plastica di come stia già succedendo.
(da Fanpage)

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DE LUCA ATTACCA LA MELONI: “COMPRATI SENATORI DELL’OPPOSIZIONE”

Ottobre 14th, 2022 Riccardo Fucile

“HA FATTO UN’OPERAZIONE SCILIPOTI”

De Luca attacca la premier in pectore durante la consueta diretta Facebook: “Giorgia Meloni ha fatto una operazione Scilipoti, di acquisto notturno di voti responsabili, qualche voto lo avrà ottenuto per rapporti personali di La Russa che è una persona simpatica, umanamente gradevole. Ma dal punto di vista politico , sono stati acquistati dei voti di senatori dell’opposizione . È il mercato politico, ne avremo consapevolezza nei prossimi giorni”.
“Qualche vertigine dall’elegante sobrietà di Segre alla immagine di La Russa – prosegue il governatore della Campania – Dobbiamo sperare che La Russa non vada in giro con la camicia e la panza da fuori. Per il resto niente di nuovo: è l’Italia. Alla Camera abbiamo eletto Fontana che si è immortalato per alcune espressioni, ha detto che la spiritualità espressa da Putin puo essere una luce per l’occidente. Organizzò la marcia per la famiglia, che è regressione per i diritti civili. Non c’è limite al peggio”.
Il governatore parla poi della manifestazione per la pace: “Non sarà una manifestazione di partito. Stanno arrivando centinaia di adesioni, si svolgerà a piazza Plebiscito. L’unica proposta che facciamo è il cessate il fuoco. È una iniziativa per fermare Putin, l’atomica, impedire che la guerra ucraina evolva verso il conflitto nucleare. Avendo riconfermato piena solidarietà all’Ucraina , credo sia arrivato momento di darsi obiettivi: unica proposta è costruire il cessate il fuoco per aprire un discorso di pace”.
(da agenzie)

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QUANDO LA FORMAZIONE DIVENTA BUSINESS: LE UNIVERSITÀ AMERICANE SI SONO RIDOTTE A ESSERE DEI “LAUREIFICI” CHE PENSANO A SOLO INCASSARE RETTE DA CAPOGIRO

Ottobre 14th, 2022 Riccardo Fucile

LA “COLUMBIA UNIVERSITY” CHE TRUCCA I DATI PER SCALARE LE CLASSIFICHE E LA “NEW YORK UNIVERSITY” CHE LICENZIA UN PROF TROPPO SEVERO SONO SINTOMI DI UN SISTEMA VIZIATO DAL “TURBO-CAPITALISMO” CHE VEDE GLI STUDENTI COME DEI CLIENTI DA SODDISFARE

Due recenti notizie, molto preoccupanti, hanno acceso i riflettori sulle università statunitensi e sulla deriva di un’istruzione fortemente condizionata dal business: l’ammissione della prestigiosa Columbia University di aver truccato alcuni dati per scalare le classifiche (Orsola Riva sul Corriere del 13 settembre) e la decisione della New York University di licenziare il grande studioso di chimica organica Maitland Jones perché i suoi esami sarebbero eccessivamente selettivi (Federico Rampini sul Corriere del 5 ottobre) rappresentano solo la punta di un pericoloso iceberg composto dalla commistione di educazione e profitto.
La Columbia University, infatti, è scivolata dal secondo al diciottesimo posto del ranking di Us News per aver fornito statistiche «inaccurate, discutibili e ingannevoli», mentre la New York University mette alla porta un prestigioso professore su petizione di 82 studenti, dei 350 frequentanti che avrebbero ricevuto brutti voti.
I due episodi, che potrebbero sembrare scollegati, rispondono invece alla stessa logica: la fraudolenta scalata di Columbia è funzionale al flusso di denaro che le classifiche garantiscono (attirare nuove matricole e sostanziosi fondi), mentre il licenziamento del docente di Nyu risponde (come ha detto Marc Walters, responsabile del reclutamento) all’esigenza di allungare «una mano gentile verso gli studenti e coloro che pagano le loro rette» (il cliente ha sempre ragione recita una delle regole più importanti del commercio!).
Due scelte che svelano come la stella polare degli atenei si fondi sempre più sulle leggi del profitto e del mercato. Le profetiche pagine di John Henry Newman (1801-1890) contro «educazione e istruzione “utili”» sono illuminanti: «la cultura generale della mente» viene prima dello «studio professionale e scientifico». Il business migliora gli atenei pubblici europei o finirà per corromperne la missione educativa e sociale?
(da il Corriere della Sera)

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QUANDO IL MAI DIMENTICATO TOMMASO STAITI PRESE A SCHIAFFI LA RUSSA: “C’E’ UN TUMORE A MILANO, NUTRITO DAI LEGAMI TRA L’AFFARISTA LIGRESTI E LA FAMIGLIA LA RUSSA”

Ottobre 14th, 2022 Riccardo Fucile

L’APPRODO A MILANO ALL’OMBRA DI LIGRESTI, LASCIA FINI PER BERLUSCONI E POI BERLUSCONI PER LA MELONI… PER GLI AMERICANI SOLO “UN GRAN CHIACCHIERONE”

L’eroe della nostra Storia infinita – dove stavolta rischia di vincere il Nulla nucleare sul bel paese di Fantàsia – non si chiama Atreju, ma Ignazio. Per la precisione Ignazio Benito Maria La Russa.
‘Gnazio per i comici, le pupe e i camerati.
La Russa viene da lontanissimo. Il padre, in camicia nera, faceva l’avvocato e il federale di Paternò, provincia di Catania, prigioniero a El Alamein, poi senatore missino, approdato a Milano dentro la doppia ombra di due paesani, Michelangelo Virgilito, raider di Borsa negli Anni 60 e Salvatore Ligresti, ramo appalti edilizi e assicurazioni, con vari inciampi giudiziari.
Dei quattro figli, Ignazio è quello che si mette di più in luce.
Capelli lunghi fino alle spalle, la giubba verde militare, la barba, le gambe divaricate a presidiare la fiamma tricolore. Un colpo d’occhio che oggi farebbe inorridire le signore che l’hanno votato, figuriamoci i nuovi senatori che, ignari di tutto, si sono appena sdraiati tra i velluti di questa diciannovesima legislatura, per vararne il danno, tra gli applausi.
Sforbiciati i capelli, a quarant’anni, Ignazio indossa la sua prima cravatta quando entra in Consiglio comunale a Milano. Fa l’avvocato nello studio di famiglia. Difende i genitori di Sergio Ramelli, il ragazzo di destra ucciso a sprangate in un agguato organizzato da Avanguardia operaia. Un paio di volte va a sbattere contro una celebrità della destra lombarda, Tommaso Staiti di Cuddia, detto il Barone nero, detto l’Incorruttibile, che si vantò di averlo schiaffeggiato, in pubblico, per certi sgarri al direttivo provinciale del partito, dopo che in varie interviste, compresa una al Fatto Quotidiano, anno 2012, non ci era andato leggero, dicendo che “c’è un tumore a Milano, nutrito dai legami tra la famiglia La Russa e i Ligresti”, cioè tra “politica e affarismo”.
La terza via di Ignazio diventa Roma e il ponentino che soffia sulle sue belle terrazze al tramonto. Deputato e poi senatore dal 1992 a oggi: trent’anni filati, qualcuno di meno del suo amico Pier Ferdinando Casini, che per rimanerci ha fatto il giro delle sette chiese e sembra sempre felice di non sapere come si atterri.§
Al contrario La Russa compare sempre rannuvolato. Colpa degli occhi d’azzurro mefistofelico e la barba saracena e le notti romane da smaltire. Durante le quali il grande Umberto Pizzi lo inquadra alle feste del Gilda e del Ketum Bar, sempre con la bocca spalancata a inghiottire gamberi fritti e millefoglie spampanate e calici di champagne millesimato, prima di sparire dalla circolazione con nuvole di bionde tendenza Roma Nord al seguito.
Dopo il nero d’Almirante e l’acqua sorgiva di Fiuggi che bagna la neonata Alleanza Nazionale, si mette nella scia grigia di Gianfranco Fini. Almeno fino all’imbroglio dell’appartamento di Montecarlo che doveva essere del partito e invece finì per diventare il guardaroba per i weekend del genero Tulliani, fratello della mai dimenticata Elisabetta.
Che a sua volta si portò via l’intero Gianfranco Fini in piena crisi psico-politica.
Ignazio si salva accomodandosi nei bivacchi serali di Palazzo Grazioli e Arcore, tra i fiori del Popolo delle Libertà, portando in dote quel che resta, a Milano, della maggioranza silenziosa non leghista.
Berlusconi lo ripaga con una discreta confidenza, mai troppa, e al giro del suo quarto governo, anno 2008, con i gradi di ministro della Difesa.
È la sua personale apoteosi – almeno fino a ieri – quando finalmente da esperto di fanta-guerre, può indossare le mimetiche vere atterrando qui e là tra “le nostre truppe di pace” per elogiarne l’eroismo, il patriottismo, la disciplina.
E con la stampa – che qualche volta strattona o prende a calci – rispolverare il suo proprio ardore di recluta combattente, durante il servizio militare, plotone missilistico della caserma di Montelungo, Bergamo, anche se poi un cablo di WikiLeaks rivelò che lo avevano congedato in anticipo e che gli spioni americani lo consideravano un “gran chiacchierone” con “personalità teatrale” e dunque una spiccata “predilezione per la luce dei riflettori”.
Perfeziona la sua rotta quando si accende la nuova luce di Giorgia Meloni, che all’inizio sembra una lampadina senza troppo futuro. Le credono lui e Guido Crosetto, quello alto che sta in cima alle fabbriche d’armi.
Fondano Fratelli d’Italia che all’inizio naviga tra il 2 e i 4 per cento. Salvo che dal 2018 in poi, scende in campo il fenomenale Matteo Salvini – poi i governi di larga intesa – a far loro da battistrada, spalancandogli le urne elettorali, fino all’attuale 26 per cento. Il tutto mentre la sinistra si prende sei mesi di smart wroking per scegliersi un menù da congresso.
Perciò eccolo di buon umore, almeno per un giorno, il neo-presidente La Russa – babbo di tre figli battezzati Geronimo, Comanche e Apache, come abitassero nei film di John Ford – seconda carica dello Stato.
Un colpo di scena che lui per primo mai si sarebbe immaginato. Tanto meno Liliana Segre, senatrice a vita, luce della Repubblica, che ieri, alzandosi, l’ha spenta.
(da Il Fatto Quotidiano)

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IL SOCCORSO DI RENZI ERA ATTESO: ECCO PERCHE’ FDI E’ ANDATA AVANTI

Ottobre 14th, 2022 Riccardo Fucile

APPOGGIO CONTINUO SU RIFORME COSTITUZIONALI, ECONOMIA E GIUSTIZIA… CALENDA HA PORTATO IN PARLAMENTO LA RUOTA DI SCORTA DEI SOVRANISTI

Quando alla fine della seconda chiama il conteggio comincia a segnalare che Ignazio La Russa diventerà presidente del Senato senza FI, un solo nome aleggia nell’aria: “Matteo Renzi”. Un tam tam spontaneo.
È un attimo che il “predestinato” si materializza fuori dall’Aula, si lascia inseguire, si ferma ogni 5 metri con un capannello diverso. “Non siamo stati noi, altrimenti lo rivendicherei con orgoglio. Noi 9 abbiamo votato scheda bianca. È chiaro che c’è un regolamento di conti intorno al centrodestra”, lo dice, lo ripete, se lo fa chiedere.
Nove sarebbero i 5 di Iv e i 4 di Azione. Eppure, i conti non tornano: 16 di FI (tranne Silvio Berlusconi e Maria Elisabetta Casellati) non ritirano la scheda. Quindi, mancano proprio i numeri per arrivare ai 17 voti “in più”.
Mentre Carlo Calenda – autenticamente disperato – telefona a tutti per chiarire che Azione ha votato scheda bianca, Renzi dissemina informazioni, che si rivelano indizi. “Ho chiuso l’accordo con l’opposizione – racconta – ho visto Dario Franceschini e Stefano Patuanelli. Entrambi hanno convenuto che qualcosa tocca anche a noi e ci faranno sapere martedì: o vicepresidenza del Senato o questore della Camera”.
Eppure Franceschini interpellato assicura che lui non ne sa nulla, non se ne occupa. E ai piani alti del Pd chiariscono che al massimo il fu Rottamatore può puntare alla presidenza della Vigilanza Rai per Maria Elena Boschi.
Intanto, cominciano a girare i video del voto, il Var: quelli di Azione sono passati troppo velocemente per votare, Renzi addirittura si è fermato. Mentre lui dice a chiunque: “Non è che quando succede qualcosa sono stato io” vengono in mente i 101 che affossarono Romano Prodi. Renzi fu il primo a dire che la candidatura del Professore non era più sul tavolo. Per passare le ore successive a smentire i sospetti: “Dovete smetterla di dire che sono stato io”. Allora, ci fu un concorso di colpe.
Che la manovra di ieri era orchestrata non lo dicono solo i rumors del Parlamento, ma anche la scelta di FdI di votare comunque La Russa e non scheda bianca, come pareva avrebbero fatto davanti al non voto di FI
Il soccorso (che comunque nell’opposizione comprende anche un paio di voti del Pd e di M5s) evidentemente era atteso.
Ieri Renzi passa buona parte della prima seduta del Senato parlando con il centrodestra. Non si fa mancare neanche un incontro in Aula con Berlusconi (il quale poi lo accusa di aver votato La Russa), visto che “la Ronzulli non ci fa mai incontrare”.
Ma i segnali ci sono da settimane. Il leader di Iv ha dato la sua disponibilità sulle riforme costituzionali. Dentro FdI si dicono certi che sull’economia arriverà in appoggio all’occorrenza. Qualche giorno fa è stato avvistato a Milano, a una cena al Cipriani, con la Santanchè.
Per lunedì sera era prevista la presentazione a Roma di un libro con Carlo Nordio. Quest’ultimo ha dovuto disertare, ma ieri assicurava: “Recupereremo”.
Sulla giustizia, le convergenze non mancano. Per Renzi, l’occasione è politica: si pone come l’ago della bilancia, pronto a accumulare crediti con Meloni, a cercare di svuotare FI, a mettere in difficoltà il Pd. “È colpa di Letta se abbiamo La Russa, visto come ha gestito gli accordi elettorali”, pontificava.
Mentre spargeva ambiguità: “Franceschini è un ragazzo intelligente”. Per i dem però ci sono pochi dubbi che la regia sia la sua. Pure il Nazareno parla del “solito spregiudicato”. “E poi, ci sono le amicizie: per esempio quella di Casini con La Russa”, butta lì un big. Mai dimenticare che il suddetto Casini guarda ancora al Colle, dove Renzi quasi riuscì a portarlo. E il centrodestra serve. “Non avevi detto che avresti aspettato per infilarti nella maggioranza?”, lo prendevano in giro gli amici ieri.
Lui rideva. Intanto prepara una presa di distanza netta da Nardella, sindaco di Firenze. Capoluogo di una Regione che al centrodestra interessa non poco.
(da Il Fatto Quotidiano)

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