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LA MOSSA DEI FALCHI DI FORZA ITALIA: RONZULLI CAPOGRUPPO ALLA CAMERA E MULE’ AL SENATO, BERLUSCONI DA SOLO AL QUIRINALE CHIEDE A MATTARELLA SE C’E’ UN SUO VETO SULLA RONZULLI, MATTARELLA DIRA’ NO E LA MELONI E’ FOTTUTA

Ottobre 16th, 2022 Riccardo Fucile

SE LA MELONI RICEVE UN MANDATO ESPLORATIVO E SI PRESENTA CON UN “SUO” GOVERNO AL VOTO IN PARLAMENTO E NON OTTIENE LA FIDUCIA SI TORNA AL VOTO

Licia Ronzulli non si dà per vinta. L’ultima mossa che sta escogitando è quella di farsi eleggere capogruppo a Palazzo Madama, mettere a capogruppo della Camera il fidato Giorgio Mulè al posto del tajaneo Paolo Barelli, convincere il suo Berlusconi a recarsi senza alleati al Quirinale per le consultazioni
A quel punto, al cospetto di Mattarella – è il capo dello Stato a nominare i ministri su proposta del premier – Berlusconi chiederà se c’è un veto su Ronzulli ministro. Se Mattarella accende il semaforo verde, si ricomincia da capo e la Meloni il suo veto se lo mette in quel posto.
Tra i fans di Licia alla Camera ci sono Giorgio Mulè, Alessandro Cattaneo (candidato a un posto di ministro), Andrea Orsini (colui che scrive le interviste rilasciate da Berlusconi), Vincenzo Mangialavori, Alessandro Sorte (l’esperto del rosatellum che ha compilato le liste elettorali)
In queste ore Gianni Letta, richiamato in servizio, e La Russa stanno trattando per ricomporre la frattura.
Se non trovano un accordo, una volta ricevuto un incarico esplorativo da Mattarella, la Meloni può fare un governo con i suoi di Fratelli d’Italia e 5/6 tecnici di alto profilo nei ministeri chiave (Economia, Viminale, Esteri, Difesa, Infrastrutture, Giustizia) e presentarlo al voto parlamentare. Chi ci sta, ci sta.
Se non ottiene la fiducia? Semplice: si ritorna al voto e non è detto che non ci sarebbero sorprese
(da Dagoreport)

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LA MELONI CHE CHIEDE RISPETTO PER LE ISTITUZIONI E’ LA STESSA CHE QUANDO LA BOLDRINI ERA PRESIDENTE DELLA CAMERA LA INSULTAVA?

Ottobre 16th, 2022 Riccardo Fucile

GLI ATTACCHI OFFENSIVI E DENIGRATORI SONO PERMESSI SOLO AI SOVRANISTI?

Giorgia Meloni, la premier in pectore, alle prese in questo momento con le liti interne alla coalizione per la formazione del governo, dopo l’elezione dei due presidenti delle Camere, La Russa al Senato e Fontana a Montecitorio, si è lamentata per gli attacchi ricevuti dall’opposizione.
Meloni si è scagliata così contro gli avversari: “Agli esponenti di sinistra che stanno rilasciando dichiarazioni irrispettose verso i nuovi presidenti delle Camere, ricordo che le istituzioni vanno rispettate sempre e non solo quando sono loro espressione. Aggredirle in questo modo è un’offesa allo Stato e alla volontà popolare”, ha scritto sul suo profilo Twitter.
Meloni però forse dimentica i toni sprezzanti con cui si rivolgeva a Laura Boldrini, quando era presidente della Camera.
Nel febbraio del 2018 la leader di Fratelli d’Italia aveva scimmiottato con un video l’allora presidente di Montecitorio Boldrini, che aveva diffuso un filmato muto, in cui mostrava dei cartelli con cui chiedeva lo scioglimento delle organizzazioni fasciste.
Meloni in quel caso aveva risposto con un altro video provocatorio, in cui lanciava lo slogan: “Radical chic in miniera”
Nel filmato Meloni si prendeva gioco di Boldrini, riportando sui suoi cartelli il pensiero di una pensionata: “Ma veramente la Boldrini perde tempo con le idiozie sul fascismo?”.
In un altro episodio, questa volta era il 2017, Meloni aveva sfruttato un fatto di cronaca – uno stupro avvenuto a Rimini sui la Procura stava indagando, e in cui sembravano coinvolti alcuni nordafricani – per aizzare contro Boldrini gli odiatori da tastiera, accusando la presidente della Camera di non aver condannato la violenza in difesa del multuculturalismo:
“Lo chiedo da donna, da madre e da cittadina: veramente Laura Boldrini, la donna che ricopre il più alto incarico della Repubblica Italiana, non ha nulla da dire sui gravissimi stupri di Rimini commessi da un branco di vermi magrebini?”. In quel momento però si parlava ancora di ipotesi investigative, e di presunti colpevoli.
“Veramente, in nome della difesa ideologica dell’immigrazione di massa, è disposta ad accettare la violenza sessuale come un ‘male necessario’ del multiculturalismo?”, scriveva Meloni su Facebook.
Per non parlare della disapprovazione che Meloni manifestò a Laura Boldrini, in occasione della visita della presidente della Camera da Papa Francesco, nel 2017, quando la leader di Fdi non mancò di farle notare che la scelta del suo abbigliamento era inadeguato: “Mi chiedo: perché la Presidente della Camera, Laura Boldrini, reputi doveroso mettere il velo islamico per entrare nella Grande Moschea di Roma e invece reputi giusto presentarsi a capo scoperto e in ciabatte da mare in udienza dal Santo Padre? Per la sinistra bisogna rispettare tutte le culture e le religioni del mondo, tranne che le nostre. Che squallore!”. Sembrerebbe, da parte di Meloni, il classico ‘due pesi e due misure’.
(da Fanpage)

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LA “BOMBA” FORZA ITALIA E’ PRONTA AD ESPLODERE: MELONI INCARICO A RISCHIO

Ottobre 16th, 2022 Riccardo Fucile

L’ELEZIONE DEI CAPIGRUPPO PUO’ PREMIARE I FALCHI E FAR FALLIRE IL PIANO DI FDI

La distanza tra i due, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi, è tornata a essere anche fisica: il leader di Forza Italia è già tornato ad Arcore.
Senza commentare le parole di venerdì sera di Meloni che, in risposta al bigliettino ripreso dalle telecamere in Senato (“lei è supponente, prepotente e arrogante”), aveva spiegato di “non essere ricattabile”.
Un confronto durissimo su cui ieri è sceso il silenzio. E sono entrati in azione i mediatori di entrambi i partiti per far incontrare i due litiganti martedì.
Il timing della prossima settimana, comunque, è già stabilito: le consultazioni al Quirinale inizieranno giovedì 20 e l’incarico a Meloni potrebbe arrivare il 21.
Se la frattura con Berlusconi sarà ricomposta, la leader di FdI potrebbe sciogliere la riserva già sabato 22. E quel giorno, dunque, giurare. Tutto dipenderà però da Berlusconi che nelle ultime ore ha messo sul tavolo la minaccia di andare da solo alle consultazioni e non indicare il nome di Meloni come candidata premier.
In questo caso, l’incarico esplorativo potrebbe essere dato proprio a Ignazio La Russa, in queste ore pontiere tra Berlusconi e Meloni. Alle consultazioni, la leader di FdI invece vorrebbe andare tutti insieme oppure, dicono nel partito, addirittura da sola con i capigruppo dei quattro partiti di centrodestra.
In un fine settimana sospeso, però Forza Italia vive uno psicodramma interno: il partito è spaccato in due tra i “falchi” che vogliono la linea dura contro Meloni e le “colombe” che invece chiedono il dialogo.
La prima ala – quella che ha portato alla rottura con Meloni e a non votare La Russa – è guidata da Licia Ronzulli (fuori dal governo e che diventerà capogruppo al Senato), Alberto Barachini, Alessandro Cattaneo, Gianfranco Miccichè e Paolo Zangrillo.
Dall’altra parte ci sono Antonio Tajani, Paolo Barelli, Anna Maria Bernini e Francesco Battistoni. Nel mezzo Maurizio Gasparri.
Una faida interna che si gioca anche sul tavolo delle trattative: le colombe stanno chiedendo a Berlusconi di togliere Ronzulli e i fedelissimi dai negoziati con Meloni. Scontro che si replicherà martedì al momento di scegliere i capigruppo: al Senato la prescelta è Ronzulli che, con quel ruolo, potrà continuare a mettere in difficoltà il governo.
La leader di Fratelli d’Italia sa della spaccatura e sta provando a dividere il partito aprendo un canale di comunicazione diretto con Tajani.
Ma anche con la famiglia: nelle ultime ore Meloni ha sentito Marina Berlusconi, ma anche Gianni Letta, che stanno provando a convincere il capo a scendere a patti.
Di diverso avviso Fedele Confalonieri che sta con Ronzulli sulla “linea dura”, tanto più che Meloni non è disposta a cedere sulla delega all’editoria o sul Mise che permetterebbe di avere il controllo sulle aziende di famiglia.
Nel frattempo, però, in FdI si lavora anche a un “piano B” con la quarta gamba centrista della coalizione composta da 3 senatori e 8 deputati (ne mancano 3 al Senato per formare un gruppo) per disinnescare la “mina” Forza Italia.
Per dimostrare, dice un dirigente di FdI, “che i voti li abbiamo con o senza Berlusconi”. Si parla anche di trattative in corso per accogliere i berlusconiani direttamente dentro FdI.
(da il Fatto Quotidiano)

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ITALIA IN BOLLETTA: QUASI 5 MILIONI DI ITALIANI NON HANNO PAGATO LE BOLLETTE DI LUCE E GAS A CAUSA DELL’AUMENTO DEL PREZZO DELL’ENERGIA

Ottobre 16th, 2022 Riccardo Fucile

PER DUE SU TRE ERA LA PRIMA VOLTA… IL FENOMENO È PIÙ DIFFUSO NELLE REGIONI DEL CENTRO ITALIA (11,5%) E AL SUD E NELLE ISOLE (11,2%… IL PROBLEMA DELLA MOROSITÀ RIGUARDA ANCHE LE SPESE CONDOMINIALI

Quasi 5 milioni di italiani, negli ultimi nove mesi, non hanno pagato le bollette di luce e gas: a causa dell’aumento del prezzo dell’energia 4,7 milioni di persone hanno saltato il pagamento di una o più fatture, un numero destinato ad aumentare se i prezzi continueranno a crescere.
Il dato eloquente emerge dall’indagine commissionata da Facile.it agli istituti mUp Research e Norstat, secondo la quale ci sono infatti 3,3 milioni di italiani che hanno dichiarato che, in caso di ulteriori rincari, potrebbero trovarsi nell’impossibilità di far fronte alle prossime bollette energetiche.
La situazione di emergenza si evince anche da un altro dato: quasi 2 rispondenti morosi su 3 (62%) hanno detto che è stata la prima volta che hanno saltato il pagamento delle bollette. Guardando i numeri più da vicino si scopre che se a livello nazionale la percentuale di chi ha dichiarato di non aver pagato una o più bollette negli ultimi 9 mesi è pari al 10,7%, il fenomeno è più diffuso nelle regioni del Centro Italia (11,5%) e al Sud e nelle Isole (11,2%). E in prospettiva dei prossimi aumenti, le aree più a rischio sono quelle del Meridione (9,4% a fronte di una media nazionale pari al 7,7% ).
Il problema della morosità riguarda anche le spese condominiali. Come emerso dall’indagine, a causa dell’aumento dei prezzi, da gennaio oltre 2,6 milioni di italiani hanno saltato una o più rate del condominio.
Anche in questo caso le aree più in sofferenza sono quelle del Centro Italia (7,7% a fronte di una media nazionale pari al 6%) e i grandi centri abitati, con percentuali superiori al 10% tra i residenti nei comuni con oltre 100mila abitanti.
Un fenomeno in possibile aumento se si considera che alla domanda «Nel caso in cui i prezzi continuassero a salire crede si troverà obbligato a saltare qualche pagamento?» ben 3,8 milioni di italiani (8,8% dei rispondenti) hanno dichiarato che potrebbero non pagare le prossime rate del condominio, con punte del 12% tra i residenti nel Centro Italia.
(da agenzie)

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“VENIAMO PER CONVINCERVI, ALTRIMENTI VI STERMINIAMO”: LA MINACCIA DEL LEADER FILORUSSO GUBAVER AGLI UCRAINI

Ottobre 16th, 2022 Riccardo Fucile

“ZELENSKY E’ FIGLIO DEL DIAVOLO, UN HITLER 2.0″… UN ALTRO CADAVERE CHE CAMMINA, E’ SOLO QUESTIONE DI TEMPO

Paul Gubarev, ucraino di etnia russa, leader della Repubblica popolare del Donetsk (che ha anche formalmente guidato fino al 2014), e fondatore della milizia popolare del Donbass, spiega in un video rilanciato da diverse testate internazionali, una folle strategia che prevede di «convincere» gli ucraini «posseduti dal demonio»:
«Per noi è importante costruire una immagine del nemico basata sulla realtà: questi sono russi posseduti dal demonio. Stiamo venendo per convincervi, ma se non vi cominciamo vi uccideremo. Uccideremo quelli necessari, 1 milione, o 5 milioni. Possiamo anche sterminarvi tutti finché non capirete che siete posseduti e dovete essere curati. Zelensky è il primo ad essere posseduto è figlio del diavolo, un Hitler 2.0, con la sua rabbiosa russofobia».
(da agenzie)

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L'”ORRORE” ORTOGRAFICO DI FONTANA, CHE SCRIVE PER DUE VOLTE “INPIEGATO” INVECE CHE IMPIEGATO

Ottobre 16th, 2022 Riccardo Fucile

SI TRATTA DI UNA DELLE PRIME REGOLE CHE SI IMPARANO ALLE ELEMENTARI

Quando Lorenzo Fontana è salito alla presidenza della Camera ne erano state immediatamente sottolineate, oltre alle evidenti posizioni tradizionaliste e ultraconservatrici, le tre lauree in Scienze politiche, Storia contemporanea e Filosofia.
Titoli che ne attesterebbero l’indubbia competenza e che ne giustificherebbero la salita a una carica così importante. Ma, a quanto pare, il neo-eletto presidente avrebbe qualche problemino con l’ortografia.
Nella sua scheda personale depositata a Montecitorio, infatti, Fontana è caduto su un errore gramamticale da principianti: ha utilizzato la “n” invece che la “m” davanti alla consonante “p”.
Si tratta di una delle prime regole che si imparano alle elementari, ma al neo-eletto presidente della Camera, evidentemente, non sono bastate tre lauree.
Nello specifico, lo scivolone è stato fatto all’interno della dichiarazione delle cariche ricoperte e delle funzioni svolte al momento dell’elezione datata 21 marzo 2018, quando Fontana entrò alla Camera dei Deputati dopo le politiche del 4 marzo.
All’interno dello screenshot del documento che sta circolando in rete (di certo firmato da Fontana), tra le cariche e gli uffici ricoperti in passato, il leghista aveva indicato, oltre a “parlamentare europeo”, anche “inpiegato presso Verona fiere”. E non si tratta di una svista o di un refuso, dato che lo strafalcione viene ripetuto per ben due volte dal neo-eletto presidemte della Camera.
Non si è fatta attendere l’ironia social, con gli utenti che hanno subito commentato l’errore ortografico di Fontana. L’attore Luca Bizzarri scrive su Twitter: “A me non fa impressione che sia presidente della Camera, quanto che abbia tre lauree”.
E gli fa eco un utente “sono curioso di vedere come scriveranno le leggi” e ancora “chissà quanto tempo ha iNpiegato Fontana a prendere le tre lauree” o ” avere tre lauree e non sentirle”.
Quel che è certo, come recita un famoso motto social, è che l’errore di Fontana “fa ridere ma fa anche riflettere”.
(da agenzie)

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DRAGHI CHIAMA EGONU DOPO LO SFOGO DELLA CAMPIONESSA: “SEI L’ORGOGLIO DELLO SPORT ITALIANO”

Ottobre 16th, 2022 Riccardo Fucile

VITTIMA DELLA FOGNA RAZZISTA, PAOLA IERI AVEVA ANNUNCIATO DI VOLER LASCIARE LA NAZIONALE

Da Palazzo Chigi arriva un messaggio di solidarietà per la campionessa di volley Paola Egonu, che durante uno sfogo con una persona di fiducia, ripreso con la telecamera del cellulare di un tifoso, in lacrime, ha annunciato di voler lasciare la Nazionale italiana, a causa dell’ennesima domanda sulla sua cittadinanza ​al termine della finale per il terzo posto dei Campionati mondiali vinta dall’Italia sugli Stati Uniti per 3 a 0.
Mario Draghi ha telefonato a Egonu esprimendo la sua vicinanza e poi il profilo di Palazzo Chigi ha twittato: “Piena solidarietà alla campionessa di volley Paola Egonu dal Presidente Draghi nella telefonata di questa mattina. L’atleta azzurra è un orgoglio dello sport italiano, avrà future occasioni per vincere altri trofei indossando la maglia della Nazionale”.
Egonu, 23 anni nata a Cittadella da genitori italiani, azzurra dal 2015 e da quest’anno approdata alla formazione turca del VakfBank, si è sfogata facendo riferimento alle continue domande che le vengono poste circa la sua nazionalità. La campionessa ha poi precisato il suo pensiero ai microfoni di Sky Sport. “Sempre un onore portare la maglia azzurra, ma vorrei tanto avere un’estate libera per riposare come persona, non voglio togliere nessun merito nè mancare di rispetto alle mie compagne, ma ogni volta sono io quella che viene presa di mira, mentalmente sono arrivata al punto che vorrei avere un’estate libera”, ha spiegato e tornando sulle dichiarazioni ascoltate nel video circolato sul web ha detto: “Ci sono persone che mi hanno chiesto se sono italiana… mi viene da chiedermi perché devo rappresentare persone del genere. Vorrei capire certi giornalisti cosa pensano, io ci metto l’anima, ci metto il cuore, soprattutto non manco di rispetto a nessuno, quindi fa male”.
Anche il Presidente della Federazione Italiana Pallavolo (Fipav) Giuseppe Manfedi è intervenuto dicendo che “Paola Egonu è attaccatissima alla maglia azzurra, il suo è stato uno sfogo a caldo determinato da quattro imbecilli da social”.
L’episodio di ieri “ha oscurato l’ennesima impresa di queste ragazze capaci di andare a conquistare il bronzo mondiale”. Egonu, ha specificato il presidente, “veniva da sei mesi di ritiro, era normale che fosse stressata. Adesso ci calmiamo tutti, la prossima convocazione è ad aprile 2023 e non ho motivo di pensare che lei non ci sarà: tra l’altro, la pallavolo propone integrazione piena altro che razzismo”.
(da agenzie)

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CONTINUANO LE ESPLOSIONI NELLA REGIONE DI BELGORAD, IN RUSSIA

Ottobre 16th, 2022 Riccardo Fucile

GLI UCRAINI NON RIVENDICANO, MA SOSTENGONO SIA IL “KARMA”

Il fronte «segreto» della guerra continua a bruciare. Dopo i ripetuti episodi avvenuti fra aprile e maggio, quando erano stati colpiti fra le altre cose un deposito petrolifero della Rosneft e alcune installazioni militari, la regione russa di Belgorod si ritrova di nuovo al centro del conflitto, una guerra di ombre in cui a volte il colpevole è invisibile come un fantasma, altre reale come un raid militare. Importante polo logistico per l’Armata al confine ucraino, la regione è stata colpita ieri da nuove esplosioni che le agenzie di stampa moscovite hanno rapidamente attribuito a raffiche di missili ucraini.
Non meno rilevante quanto avvenuto sempre sabato: una sparatoria in un poligono della zona, con 11 morti e 15 feriti. Secondo fonti ufficiali due elementi, originari di una ex repubblica sovietica, hanno aperto il fuoco su un gruppo di riservisti e sono stati poi stati neutralizzati dal tiro di risposta. La Tass ha parlato di «azione terroristica» da parte di infiltrati mentre un’altra ricostruzione aveva ipotizzato l’azione di una coppia di soldati. In ogni caso un evento drammatico che conferma l’insicurezza del settore, segnato da colpi reali e avvolto dalla «nebbia di guerra».
Gli attacchi — come sempre non rivendicati da Kiev — avrebbero causato morti e feriti in tutta la regione, centrando una linea ferroviaria nei pressi di Novyi Oskol, a un centinaio di chilometri dal confine, che è stata sospesa per tutta la giornata, e un deposito di munizioni a Oktyabrsky, a 8 chilometri dalla frontiera ucraina.
«Le linee elettriche sono state danneggiate, i treni temporaneamente sospesi», ha comunicato via Telegram il governatore regionale di Belgorod Vyacheslav Gladkov.
Le autorità russe sostengono che i missili siano stati sparati da oltre confine, lasciando intendere l’uso di artiglieria a lungo raggio o dei missili Tochka di cui gli ucraini hanno tuttavia disponibilità limitata, ma anche dei droni kamikaze. Almeno un missile, sostiene inoltre il governatore Gladkov, sarebbe stato abbattuto dalle difese aeree.
Altre esplosioni si sarebbero verificate nella tarda serata di ieri, una particolarmente forte alla centrale termica Luch che, secondo testimonianze non confermate dai media russi, avrebbe lasciato al buio parte della regione.
Una serie di incendi ed esplosioni apparentemente «inspiegabili» si susseguono però da giorni: soltanto venerdì, Gladkov aveva accusato gli ucraini di aver colpito un condominio di 16 piani nella città di Belgorod, a 39 chilometri dal confine, senza tuttavia causare vittime. Secondo le autorità ucraine, invece, quell’esplosione sarebbe stata dovuta a un missile russo fuori controllo.
«I russi hanno lanciato un missile verso Kharkiv, ma qualcosa non ha funzionato e ha colpito un condominio di Belgorod», ha affermato su Twitter il più fidato consigliere del presidente Zelensky, Mykhailo Podolyak. «Ci sarà un’inchiesta, o una condanna? No, a Putin non importa se uccide ucraini o russi. La propaganda troverà rapidamente una finta spiegazione».
Questa dichiarazione segue le impronte di quelle rilasciate nel tempo dai funzionari ucraini, che non hanno mai confermato le proprie responsabilità appellandosi invece al «karma» per spiegare i tanti incidenti oltre confine.
Nel tempo, video e testimonianze hanno tuttavia confermato che diversi attacchi sarebbero avvenuti con droni kamikaze, con missioni dietro le linee affidate alle forze speciali e con elicotteri d’assalto Mi-24, che volando a bassa quota hanno centrato gli obiettivi e sono rientrati.
Nel tempo sono stati danneggiati basi militari, villaggi, depositi di munizioni o petroliferi, ponti, linee ferroviarie, infrastrutture: Mosca ha reagito in modo diverso a seconda delle situazioni, a volte ha incassato il colpo, altre ha accusato il nemico, altre ancora ha negato o ha ipotizzato la casualità.
(da agenzie)

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LA PATRIOTA GIULIA SCHIFF, L’EX PILOTA VENEZIANA ARRUOLATA IN UCRAINA: “DUE GIORNI IN ITALIA, POI RITORNO AL FRONTE”

Ottobre 16th, 2022 Riccardo Fucile

“SE HO MAI UCCISO QUALCUNO? SONO UN SOLDATO”

«Sto ritrovando con voi il riconoscimento che non ho avuto finora in Italia. Lo sto ritrovando in mezzo a voi, qui a Roma. Penso che l’Italia abbia perso un ottimo militare». Sono queste le parole di Giulia Schiff, ex pilota veneziana 23enne arruolata in Ucraina, tornata oggi in Italia per un breve periodo, che ha partecipato alla manifestazione dell’Associazione cristiana degli ucraini a Roma.
«Finora non ho visto nessuna arma italiana», ha aggiunto Schiff, la quale ha precisato di essere stata «oltre la prima linea, facendo in particolare attività di ricognizione. Se ho mai ucciso qualcuno? Non posso parlarne, ma comunque faccio il soldato».
Schiff ha le idee chiare su chi, nel nostro Paese, chiede la pace. «Gli italiani vorrebbero la pace, ma la guerra non è in Italia, è in Ucraina». «Il mio messaggio – aggiunge – è che l’Italia dovrebbe essere più solidale con il popolo ucraino: tanti civili stanno morendo, sto qui per portare la mia testimonianza agli italiani lontani da questa situazione per aprire loro gli occhi. La realtà è diversa da ciò che vediamo in tv e sui giornali».
(da agenzie)

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