Destra di Popolo.net

LA REGIONE SICILIA, NELL’ERA MUSUMECI, HA SPESO 22 MILIONI DI EURO PER UN CONCORSO CHE HA PRODOTTO 170 POSTI DI LAVORO

Ottobre 30th, 2022 Riccardo Fucile

IN PRATICA OGNI CONTRATTO È COSTATO PIÙ DI 129MILA EURO ALLE CASSE DELLO STATO: LA QUESTIONE È FINITA ANCHE AL PARLAMENTO EUROPEO, VISTO CHE I FONDI ERANO COMUNITARI

Una spesa di 22 milioni finanziata con fondi comunitari. Un pacchetto da 1.701 tirocini attivati. E, alla fine, un flop da tutti i punti di vista: la stessa Regione ammette che l’avviso 22, la misura cardine per il rilancio del mondo delle professioni nell’era di Nello Musumeci e di Antonio Scavone, ha prodotto appena 170 posti di lavoro.
La media è terrificante: ogni contratto è costato alle casse pubbliche oltre 129mila euro. “I dati in nostro possesso – ammette in una nota interna il dirigente generale del dipartimento Lavoro Gaetano Sciacca – ci dicono che il 10 per cento ha instaurato un rapporto di lavoro successivo al tirocinio”. Tutto il resto del denaro è andato sprecato.
La questione, così, è finita al Parlamento europeo, dove l’ha portata il verde Ignazio Corrao.
“Per i futuri tirocini serve una commissione che ne verifichi la correttezza. Devono essere inseriti dei paletti all’interno dei bandi che prevedano, ad esempio, di impedire alle aziende che hanno usufruito di tirocinanti senza poi assumerli, di partecipare a successivi reclutamenti”.
(da agenzie)

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DENTRO AL RAVE PARTY DI MODENA NORD, TRA SBALLO E MIGLIAIA DI GIOVANI ACCAMPATI

Ottobre 30th, 2022 Riccardo Fucile

DAVANTI AD UN MURO DI AMPLIFICATORI BALLANO CENTINAIA DI GIOVANI

Una distesa di camper e automobili, dentro e fuori un capannone industriale dismesso a poche centinaia di metri dal casello di Modena nord. Un viavai continuo giovani e musica incessante a tutto volume che avvolge le campagne tutto intorno. Questo il primo impatto con il rave party che dalla serata di ieri sta andando in scena in via Marino alla periferia di Modena.
Un afflusso davvero considerevole di giovani da diverse parti fino da altri paesi, Francia su tutti, sta caratterizzando la festa abusiva per il ponte di Halloween, che almeno nelle previsioni degli organizzatori dovrebbe proseguire fino al 31 ottobre o addirittura alla mattina del primo novembre.
Una grande quantità di ragazzi in camper, molti altri in auto. I mezzi sono stati posteggiati all’interno dello stabile, che si presenta come un capannone vuoto circa 2500 metri quadrati, ma anche nei terreni dell’azienda dismessa. Centinaia e centinaia di mezzi su cui di fatto i partecipanti hanno messo in programma di vivere per circa tre giorni.
Cuore dell’evento, ribattezzato Witchtek 2k22, ovviamente il capannone, cui interno è stato impianto audio. Un vero e proprio muro di casse che pompano instancabili musica tecno ha volume elevatissimo e davanti al quale ballano centinaia di giovani. Nell’area sono stati allestiti diversi stand commerciali, vendono cibo bevande e merchandising vario.
Chi non possiede un veicolo è accampato in tenda e nelle vigne intorno alla struttura, e conduce una vita da campeggio a tutti gli effetti.
Lo sballo è la consuetudine. Durante il nostro sopralluogo abbiamo potuto osservare in prima persona lo scambio e il consumo di cocaina e di pastiglie di indubbia natura, insieme alla presenza di persone in evidente stato di alterazione psicofisica.
Questa mattina, sono usciti dallo stabile in barella e poi accompagnati in ospedale dal 118 due giovani in stato di semicoscienza.
Il viavai di persone è costante ed è difficile stabilire con precisione il numero di partecipanti all’evento, ma si stimano tra le 2000 e le 3000 persone presenti. Il tutto avviene all’interno dell’area privata e non ci sono stati disordini di alcun tipo fino ad ora.
Mentre un elicottero della Polizia di Stato sorvola l’area da metà mattina, le Forze dell’Ordine sono concentrate nella rotatoria del Vecchio Casello di Modena Nord. Presenti Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di Finanza, anche con tre camionette di agenti in tenuta antisommossa. La Polizia Locale di Modena chiude invece gli accessi all’area, isolando di fatto il cavalcavia sopra l’autostrada. Nella frazione di Tre Olmi la viabilità è regolare.
(da ModenaToday)

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IL RAVE PARTY A MODENA CONTINUA: L’ORDINE DI SGOMBERO DEL MINISTRO DELL’INTERNO, PIANTEDOSI, NON È STATO ESEGUITO

Ottobre 30th, 2022 Riccardo Fucile

COME MAI SALVINI NON SI INDIGNA COME QUANDO AL VIMINALE C’ERA LAMORGESE? PERCHE’ NON CHIEDE LE DIMISSIONI DI PIANTEDOSI?

Migliaia di persone, tra cui molti stranieri, hanno raggiunto tra la serata di sabato e la notte un capannone abbandonato a nord di Modena, nei pressi della fiera e non lontano dall’uscita dell’autostrada dove si tiene un grande rave party di Halloween.
Il raduno è ancora in corso sotto la stretta vigilanza di polizia e carabinieri, nonostante in giornata il ministro degli interni Matteo Piantedosi avesse chiesto al prefetto di far sgomberare immediatamente l’area.
L’evento «Witchtek» — questo il nome che si trova in rete —, tenuto sotto controllo da polizia e carabinieri, ha creato disagi in città, con blocchi stradali, code e traffico in tilt.
In mattinata il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi aveva dato mandato al prefetto di Modena e al capo della Polizia di adottare, raccordandosi con l’Autorità giudiziaria, ogni iniziativa per interrompere il rave e liberare l’area al più presto.
Nel pomeriggio era anche iniziata una trattativa tra le forze dell’ordine, polizia e carabinieri presenti, per invitare i giovani — circa 3.000 sinora, giunti anche da Francia, Spagna, Germania e Austria — a lasciare l’area. Nel frattempo era stato convocato da parte della prefettura di Modena un comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica per la mattinata, per fare il punto sulla gestione della situazione. Le forze dell’ordine stanno prendendo i numeri di targa delle auto parcheggiate attorno al deposito.
Per motivi di sicurezza sono state chiuse anche uscite autostradali sull’A22 a Carpi e Campogalliano, oltre a Modena Sud in A1.
Musica e balli sono andati avanti tutta la notte, le persone sono arrivate con camper e auto e l’intenzione è quella di rimanere fino a martedi. Non sono mancati momenti di tensione nella notte — riferisce il quotidiano cittadino La Gazzetta di Modena — con lancio di qualche petardo e razzo nautico.
Il resto della giornata è però trascorso in relativa tranquillità: il viavai dei partecipanti al rave è proseguito, alcuni hanno anche montato tende all’esterno del capannone abbandonato (una ex azienda agricola). Il sindaco di Modena, Gian Carlo Muzzarelli, che ha preso parte al comitato in prefettura, in una dichiarazione ha sollecitato a «garantire nei tempi più rapidi possibili il ripristino della legalità in quell’area della città, tutelando l’ordine pubblico e l’incolumità di tutte le persone, che è fondamentale, agendo senza forzature, quindi, ma con determinazione e continuità dell’azione».
(da agenzie)

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I SERVIZI SEGRETI INGLESI: “I RUSSI RIMUOVONO I RESTI DI POTEMKIN, SIGNIFICA CHE SI RITIRANO DA KHERSON”

Ottobre 30th, 2022 Riccardo Fucile

LA RIMOZIONE DEI RESTI DELLO STATISTA RUSSO DALLA SUA TOMBA NELLA CATTEDRALE E’ CONSIDERATO UN SEGNALE DELLA FUGA

Secondo quanto affermato nel suo report sulla guerra in Ucraina, l’intelligence del ministero della Difesa del Regno Unito sostiene che la rimozione dei resti del famoso statista russo del XVIII secolo Grigory Potemkin dalla sua tomba, nella cattedrale di Kherson a est del Dnipro, insieme all’evacuazione dei civili, costituiscano un segnale dell’intenzione della Russia di ritirarsi dalla regione.
«Il 27 ottobre 2022, il governatore nominato dalla Russia della regione di Kherson occupata dall’Ucraina, Vladimir Saldo, ha affermato che più di 70.000 persone avevano ormai lasciato la città di Kherson. Il 26 ottobre 2022, Saldo ha anche affermato che la Russia aveva rimosso i resti del famoso statista russo del XVIII secolo, il principe Grigory Potemkin, dalla sua tomba nella cattedrale di Kherson a est del Dnipro», si legge nel report.
«Nell’identità nazionale russa, Potemkin è fortemente associato alla conquista russa delle terre ucraine nel XVIII secolo e sottolinea il peso che Putin quasi certamente attribuisce alla giustificazione storica percepita per l’invasione. Questa rimozione simbolica di Potemkin e l’esodo civile probabilmente anticipa l’intenzione russa di accelerare il ritiro dall’area», si legge ancora nel report.
(da Globalist)

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OTTANTENNE INDIGENTE RUBA PER FAME IL PANE AL SUPERMERCATO: “NON DITELO AI MIEI NIPOTI”

Ottobre 30th, 2022 Riccardo Fucile

IL TITOLARE LE REGALA LA SPESA: “POTEVA ESSERE MIA MADRE”

“Non chiami i carabinieri, non voglio che i miei nipote lo sappiano”. Sono le parole pronunciate da un’anziana signora di Ferentino, in provincia di Frosinone, al titolare del supermercato del piccolo centro in cui è stata sorpresa a rubare per fame.
E il titolare non solo non ha chiamato le forze dell’ordine, ma ha deciso deciso di regalarle la spesa.
“Poteva essere mia madre – ha raccontato Francesco Sciucco del supermercato Sebòn al Messaggero – non mi sento un eroe e non mi piace apparire, quando posso cerco di aiutare gli altri”.
La signora è un’ottantaduenne del posto, vedova, che vive con una piccola pensione. Ha deciso di non chiedere aiuto ai suoi quattro figli perché anche loro sarebbero in difficoltà. I suoi nipoti sono sette.
Dal supermercato ha preso soltanto beni di prima necessità, come il pane o il tonno.
Quando è stata sorpresa dai dipendenti, aveva paura che i nipoti potessero scoprire il fatto. “Non chiamare i carabinieri”, ha chiesto. Una storia che racconta quanto le difficoltà, purtroppo, si stiano accentuando per diversi cittadini.
(da agenzie)

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CI RISIAMO, PER BERLUSCONI “L’UCRAINA TRATTERA’ SE NON RICEVERA’ PIU’ ARMI”

Ottobre 30th, 2022 Riccardo Fucile

MAGARI DI’ AL TUO AMICO PUTIN DI CONSEGNARE PRIMA LE SUE CHE FACCIAMO PRIMA

Secondo il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, la strada per una trattativa di pace in Ucraina passa per lo stop all’invio di armi al suo governo.
Nell’ultimo libro di Bruno Vespa, il Cav spiega, alla domanda su se si possa arrivare ad un armistizio: «Forse: solo se a un certo punto l’Ucraina capisse di non poter più contare sulle armi e sugli aiuti e se, invece, l’Occidente promettesse di fornirle centinaia di miliardi di dollari per la ricostruzione delle sue città devastate dalla guerra. In questo caso Zelensky, forse, potrebbe accettare di sedersi al tavolo per una trattativa». Difficile dire se la dichiarazione peserà sul sostegno ai prossimi decreti di invio di armi, in preparazione da parte del governo Meloni.
Berlusconi nel corso dell’intervista, prosegue spiegando di non provare disagio per il fatto che sia proprio una donna a guidare il nuovo governo di centrodestra. «Era logico e naturale che andasse a Palazzo Chigi il leader del partito che ha ottenuto più voti di quelli di Forza Italia e della Lega messi insieme. D’altra parte avevo già detto più volte che Giorgia Meloni aveva tutti i requisiti per guidare il governo», spiega nelle pagine de “La Grande Tempesta”. Meloni ha successo, aggiunge, «Perché rappresenta il nuovo ed è stata molto brava nelle sue apparizioni televisive». Poi un punto dedicato al recente caso del ministero della Giustizia, affidato a Carlo Nordio nonostante le richieste di Forza Italia. L’ex pm, dice Berlusconi, è «uno straordinario professionista. Condivido le sue posizioni sulla riforma della giustizia. La priorità assoluta è la riduzione della durata dei processi» anche se «il no al Ministro della Giustizia ci ha deluso…. Ci è stato chiesto quali sarebbero stati i nostri ministri e noi abbiamo risposto: Tajani agli Esteri, Casellati alla Giustizia e Bernini all’Università. Poi si è parlato dei ministri senza portafoglio E io ero certo che ci fosse l’accordo».
L’incidente è comunque acqua passata: «Il mio intervento per la fiducia al Senato ha garantito una partecipazione appassionata e leale a sostegno del Governo per i prossimi 5 anni di lavoro».
(da agenzie)

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I DUE EGOMANI DI CALENDA E RENZI SONO GIÀ AI FERRI CORTI

Ottobre 30th, 2022 Riccardo Fucile

GLI “AZIONISTI” TEMONO CHE RENZI ABBIA STRETTO UN ACCORDO CON LA MELONI PER GARANTIRSI LA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE DI VIGILANZA RAI (CHE VUOLE DARE ALLA BOSCHI)

Se fosse un racconto d’altri tempi, l’incipit dovrebbe essere «qui si narra la tensione di una coppia in formazione», perché i due protagonisti, i senatori Matteo Renzi da Firenze e Carlo Calenda da Roma, pare siano già ai ferri corti ancor prima di unirsi in matrimonio e dare vita ad una famiglia sotto le bandiere terzopoliste.
Non è solo Enrico Letta a sospettare intese sottobanco di Renzi con i vincitori, accusandolo di aver «piantato le tende nella maggioranza». Il leader di Azione non a caso è più duro con il governo («rispetto a Renzi, in Senato avrei fatto un discorso diverso», ha ammesso in un’intervista sul nostro giornale»).
E dunque, dopo una settimana di legislatura, ha già materia in abbondanza per sospettare la voglia di intelligenza col nemico. «Per me è già un miracolo se i due arrivano a mangiare il panettone», pronostica il dem Francesco Boccia. Del resto, basta sentire gli attacchi di Osvaldo Napoli di Azione a Meloni – «pessimo esordio, premia i furbi e punisce gli onesti» – per registrare due diversi approcci.
Narrano i più informati frequentatori del Palazzo che Calenda si fosse già sfogato prima del dibattito sulla fiducia con una personalità di alto rango istituzionale, guarda caso proprio in quel di Firenze pochi giorni fa. Mettendolo a parte del fatto che con Matteo è costretto a discutere sulle virgole e che la convivenza è ardua se non impossibile. Fin qui niente di sorprendente.
Un pensiero più maligno agli «azionisti» è venuto dopo aver sentito il discorso di Renzi in Senato: quelle carezze di riguardo e quegli attacchi al Pd così ben congegnati e ben accolti, tra risa e applausi, dai banchi del governo, premier inclusa: «Ecco perché Matteo ci teneva a fare la dichiarazione di voto sulla fiducia a nome del gruppo: voleva mandare un segnale». Dopo aver soppesato le aperture a Meloni dell’ex leader del Pd, uno che lo conosce bene, Matteo Richetti, capogruppo alla Camera, ha invitato un suo collega a «ragionare come se lui avesse già deciso di passare ad un appoggio esterno al governo. Dobbiamo prepararci al dopo…».
Ben sapendo che la postura di Azione rispetto all’esecutivo Meloni, pur pragmatica, non prelude a uno scenario di intese, ma a restare in trincea distanti. Il sospetto di alcuni di Azione, (una certezza per i più navigati), è che Renzi abbia già stretto un accordo con Meloni, altrimenti non avrebbe fatto tali aperture.
Un accordo per garantire, alla bisogna, quattro o cinque voti in Senato ai provvedimenti del governo, giustificabili con la dizione «nell’interesse degli italiani». In cambio della presidenza della commissione di vigilanza Rai, che Pd e 5stelle non gli vogliono concedere; e per la quale servono i voti della maggioranza: carica da affidare a Maria Elena Boschi. Soluzione gradita anche al Cavaliere.
Normale dunque che dalle parti di Calenda siano in subbuglio. Tormentati da quella che chiamano «l’indifferenza di Carlo sugli incarichi», terreno in cui è maestro Renzi. Mugugni e recriminazioni cui il capo di Azione reagisce con un’alzata di spalle.
Uno dei suoi colonnelli svela il timore che «se Matteo decidesse di dare un appoggio esterno al governo (votandone le leggi senza avere ministri propri, ndr.), alcuni di noi lo seguirebbero, attratti da possibili poltrone». Intanto gli “azionisti” stanno per ripartire alcune cariche, dopo gli equilibri con Iv messi a dura prova nei gruppi. Le due ex ministre avranno un loro posto in tribuna: Mara Carfagna sarà eletta presidente di Azione il 19 novembre all’assemblea nazionale a Napoli, e Maria Stella Gelmini verrà nominata vicesegretaria e portavoce.
Ma la tensione non si placherà: se si farà la Federazione tra Iv e Azione stilando una carta comune, nessuno scommette sull’approdo in un partito unico tra un anno, come da programma, in vista delle Europee del 2024. Dove il terzo Polo (se arriverà unito) dovrebbe fare l’exploit, seguendo lo schema di Renzi, quello che dal Pd definiscono «il format francese: lui nei panni di Macron, noi estinti come i socialisti del Ps, Conte nel ruolo di Mélenchon…». E Calenda?
(da La Stampa)

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I DRONI NAVALI SONO L’ULTIMA SPINA NEL FIANCO DI PUTIN

Ottobre 30th, 2022 Riccardo Fucile

PER L’ATTACCO KIEV HA USATO UNA SORTA DI CANOE SOTTOMARINE IMBOTTITE DI ESPLOSIVO, MENTRE I VELIVOLI IN CIELO “DISTRAEVANO” LE DIFESE RUSSE

Sono le sirene ripetute più volte a metà pomeriggio che costringono anche l’Opera di Kiev a interrompere «La Traviata» e invitare gli spettatori a scendere nei rifugi, a sottolineare che l’allarme è serio.
«Si temono missili russi di rappresaglia», avvisano i responsabili alla sicurezza. La spiegazione arriva dai comunicati del ministero della Difesa di Mosca: almeno 9 droni ucraini (ma alcune fonti parlano di 16) alle quattro e mezza di mattina hanno attaccato la flotta russa del Mar Nero ancorata nella sua base principale a Sebastopoli, sulla costa occidentale della penisola di Crimea.
La conseguenza è che il Cremlino blocca l’accordo per l’esportazione del grano ucraino, che era stato firmato a fine luglio grazie all’attiva mediazione del presidente turco Erdogan.
In un primo tempo comunque i russi minimizzano, affermano che la loro contraerea a Sebastopoli ha abbattuto tutti i droni. Poche ore dopo, però, si correggono e ammettono che è stato danneggiato il dragamine Ivan Golubets, oltre ad alcune infrastrutture portuali.
Nel pomeriggio dai circoli militari ucraini fanno trapelare che in realtà le navi danneggiate sarebbero quattro, tra loro anche la fregata Ammiraglio Makarov, che avrebbe perso il radar e buona parte delle attrezzature elettroniche sul ponte.
Il ministero degli Esteri russo rilascia un comunicato in cui accusa «addestratori militari britannici» di avere preparato e contribuito al blitz. Londra nega ogni addebito. E da Kiev si mantiene la tradizionale politica dell’ambiguità nel caso di azioni militari al di fuori dei propri confini. «Potrebbe trattarsi di un incidente nel maneggiare munizioni», sostengono. Lo stesso era avvenuto nel caso dell’affondamento ai primi di aprile della Moskva, l’ammiraglia russa del Mar Nero (i marinai morti potrebbero essere centinaia). Già il giorno dopo, tuttavia, i massimi commentatori attribuivano l’attacco a due missili di fabbricazione ucraina Neptune. Da allora i blitz contro la Crimea si sono moltiplicati.
A Kiev si sottolinea che la flotta del Mar Nero resta un obbiettivo legittimo, visto che dalle sue unità vengono sparati i missili a lunga gittata che colpiscono anche le città e infrastrutture civili ucraine, comprese quelle elettriche che stanno creando immensi problemi in vista dell’inverno.
Da metà estate si sono intensificati i bombardamenti russi su tutta l’Ucraina. E in seguito all’attentato dell’8 ottobre contro il ponte di Kerch, che collega la Russia alla Crimea, i missili e i droni russi hanno colpito direttamente il centro di Kiev. Adesso, però, il Cremlino sceglie di internazionalizzare la crisi.
La mossa di bloccare l’export sul grano torna a puntare i riflettori sulla fame nel mondo, già aggravata dal riscaldamento globale. «Resta vitale che nessuna delle parti in causa si astenga da qualsiasi azione che possa danneggiare l’accordo sul grano, che tanto ha contribuito per aiutare milioni di persone sulla Terra», ha osservato Stéphane Dujarric, portavoce del segretario generale dell’Onu, António Guterres.
I russi replicano che l’azione ha danneggiato quelle stesse navi impegnate nella creazione dei corridoi umanitari che avrebbero permesso la realizzazione dell’accordo. Il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ridicolizza la spiegazione di Mosca, che a suo parere rilancia invece «il ricatto russo della fame nel mondo».
Gli Usa, in serata, dicono che Mosca usa il «grano come arma». L’accordo avrebbe dovuto essere rinnovato il 19 novembre e già da alcune settimane sembrava non funzionare più. Il 21 ottobre lo stesso presidente Zelensky chiedeva l’aiuto della comunità internazionale per «sbloccare» le oltre 150 navi cargo che i russi avevano fermato sulla tratta tra Istanbul e Odessa.
L’ARMA UTILIZZATA PER L’ATTACCO
Pare un kayak di metallo nero, col pozzetto chiuso e la coperta rinforzata. Ha sensori e telecamere da ogni lato. Può cambiare direzione, fermarsi, aumentare o ridurre la velocità con il suo potente motore a scoppio. A deciderlo è un pilota umano seduto al caldo, lontano centinaia, anche migliaia, di chilometri. Il pilota stabilisce la rotta in base alle bussole, ai geolocalizzatori di bordo e ai video che il battello invia in tempo reale. Il suo compito è arrivare il più vicino possibile all’obbiettivo e farsi esplodere.
È uno dei droni navali usati nell’attacco di sabato mattina alla base navale russa di Sebastopoli nella penisola di Crimea. Alcune di queste canoe telecomandate e imbottite di esplosivo hanno zigzagato tra le raffiche di mitragliatrice pesante che gli elicotteri russi gli sparavano contro. E almeno due sono andati a segno. Il segnale video scompare proprio a ridosso delle pareti di una nave da guerra.
Secondo alcune ricostruzioni, le canoe sarebbero partite in piena notte dalla costa ucraina per arrivare nella baia di Sebastopoli in contemporanea ai droni aerei (molto più veloci) partiti molte ore dopo. I velivoli servivano a distrarre le difese russe e permettere ai droni acquatici di passare inosservati.
Sembra che il piano non abbia funzionato completamente, ma le informazioni sono tutte da verificare. I droni sono i grandi protagonisti di questa guerra d’Europa. Mosca ha denunciato la presenza di un gigantesco aereo senza pilota sul Mar Nero davanti alla Crimea proprio nelle ore dell’attacco. Era un RQ-4B Global Hawk con apertura alare di 40 metri
Pare fosse decollato dalla base di Sigonella, in Sicilia. Droni da ricognizione piccoli, quasi giocattolo, aiutano le unità sul terreno a vedere oltre il limite della trincea senza esporsi. Quelli più grandi restano in volo per ore dando la mappa delle armi e dei movimenti del nemico. Li usano russi e ucraini in egual misura. Quando li hanno.
Aerei senza pilota da battaglia possono essere di tutte le misure. I più piccoli di solito sono «a perdere» perché si schiantano sul bersaglio. In mano agli ucraini ce ne sono soprattutto di fabbricazione britannica, in mano ai russi gli ormai famosi «shahid», martiri, made in Iran.
Sono invece turchi i droni d’attacco capaci di sganciare bombe e rientrare per le missioni successive. Ne fanno largo uso gli ucraini. Modelli simili made in China sono in mano russa. I droni più grandi costano un ventesimo di un aereo da caccia, hanno meno missili da sparare, ma il pilota non rischia la vita. I migliori sono di fabbricazione americana, ma anche israeliana, cinese e russa.
La comparsa di droni navali non è nuova in questa guerra. Sono stati impiegati nella riconquista dell’Isola dei Serpenti sia in attacchi precedenti alle navi russe nel Mar Nero. Nell’attacco di sabato accuse e silenzi fanno parte della nebbia informativa
(da il Corriere della Sera)

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NON C’È PACE PER LIZ TRUSS: DOPO IL DISASTRO NEI 44 GIORNI DA PREMIER, ORA SI SCOPRE CHE IL SUO CELLULARE ERA STATO HACKERATO DAI RUSSI QUANDO ERA MINISTRO DEGLI ESTERI

Ottobre 30th, 2022 Riccardo Fucile

I PIRATI INFORMATICI AVREBBERO VIOLATO UN ANNO DI MESSAGGI, TRA CUI “DISCUSSIONI ALTAMENTE SENSIBILI” SULLA GUERRA IN UCRAINA E “SCAMBI TOP-SECRET CON PARTNER INTERNAZIONALI”

I deputati dell’opposizione britannica hanno chiesto un’indagine dopo che un giornale ha riferito che presunti agenti del Cremlino avrebbero violato il cellulare dell’ex primo ministro Liz Truss quando era ministro degli Esteri.
In una notizia non confermata, The Mail on Sunday ha citato fonti di sicurezza anonime, affermando che il telefono cellulare personale di Truss era stato violato “da agenti sospettati di lavorare per il Cremlino”.
Una fonte ha detto al giornale che il telefono “compromesso” è stato messo in una cassaforte chiusa a chiave in un luogo sicuro del governo dopo che sono stati violati fino a un anno di messaggi, tra cui “discussioni altamente sensibili” sulla guerra in Ucraina. Si ritiene che gli hacker abbiano avuto accesso a “scambi top-secret con partner internazionali”.
La laburista Yvette Cooper, che si occupa di sicurezza interna, ha dichiarato che il rapporto solleva “questioni di sicurezza nazionale immensamente importanti”, tra cui il motivo e il modo in cui le informazioni sono trapelate.
“È essenziale che tutte queste questioni di sicurezza vengano indagate e affrontate ai massimi livelli”, ha dichiarato. Layla Moran, portavoce dei liberaldemocratici per gli affari esteri, ha dichiarato: “Abbiamo bisogno di un’indagine indipendente e urgente per scoprire la verità”. L’articolo non chiarisce su quali basi si sospetti che la Russia sia dietro il presunto attacco. Ma cita una fonte della sicurezza che afferma: “Ci vuole un po’ di tempo per capire chi c’è dietro ad attacchi come questi, ma la Russia tende ad essere in cima alla lista”.
(da agenzie)

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