INTERVISTA A MINEO: “RENZI NON SI PERMETTA DI INFANGARE, PERCHE’ IO SO, CON ME HA TUTTO DA PERDERE”
“CERTI LIMITI POTREBBERO COSTARGLI LA CARRIERA POLITICA”
L’ex senatore del Pd Corradino Mineo è una furia. Avverte Matteo Renzi, con una formula strappata a Pasolini: “Io so”. Ma a differenza dell ‘intellettuale pare convinto di avere le prove.
L’ex direttore di Rai News si scatena alle 17 e 21 della sera, con un comunicato che è glicerina pura: “Renzi non si fa scrupoli, rivela conversazioni private, infanga per paura di essere infangato. E sa che io so. So quanto possa sentirsi subalterno a una donna bella e decisa, fino al punto di rimettere n questione il suo stesso ruolo al governo. Io so, ma non rivelo i dettagli di conversazioni private. Non mi chiamo Renzi, non frequento Verdini, non sono nato a Rignano”. Il Fatto lo chiama al telefono pochi minuti dopo. Mineo racconta, spiega. E avverte.
Senatore, perchè una nota così dura?
Lui è stato scorrettissimo: tira fuori un sms privato un anno dopo, in un libro di Bruno Vespa, per sostenere che io mi dovevo dimettere già a suo tempo.
Che cosa c’era scritto nell’sms?
La storia è questa: subito dopo le Europee del 2014, io definii Renzi autistico, ma non volevo offenderlo. Intendevo solo dire che, come un bimbo che pare debole per quel problema ma poi risolve le equazioni, lui era molto bravo in politica nonostante alcuni limiti personali. Renzi però usò quelle parole per attaccarmi in modo violentissimo in un ‘assemblea del Pd, accusandomi di essere uno che offende gli autistici e le persone con handicap. Io, nauseato, gli mandai un sms: ‘Basta, ho sbagliato anche io, mi dimetto’. Poi alcuni amici, tra cui Gianni Cuperlo, mi convinsero a non dimettermi. E lui ora che fa? Racconta tutto a Vespa.
Così si arriva al suo comunicato.
Il senso della nota è questo: ‘Io sono una persona perbene, per fortuna tua’.
Perchè per fortuna sua? Lei cosa sa, Mineo?
Ho detto che sa fare solo quello, sa solo organizzare lo scontro per asfaltare e piegare. Fuori di quell’ambito è una persona che si sente limitata e piena di dubbi.
Lei scrive di “una donna bella e decisa”a cui il premier è subalterno. Va dritto.
Vado dritto, sì.
Parliamoci chiaro: lei si riferisce a uno dei ministri donna? O a una parlamentare molto vicina al presidente del Consiglio?
Non entrerò su questo piano. Quelle conversazioni non le ho raccontate e non le ho scritte in libri. Davanti alla vergogna di questo sms divulgato, ho avvisato Renzi: “Guarda ragazzo, io non sono come te: a mettersi su questo piano ci si può solo rimettere’. Ha fatto un’infamia, ha cercato di sostenere che io sono attaccato alla poltrona.
Lo avverte: se insiste, lei parlerà .
Io non lo farò mai, mi hanno insegnato da bimbo che le conversazioni private devono restare tali. Gli ho solo detto: so quanto sei debole, ti conosco bene.
Io però devo chiederle a quali conversazioni fa riferimento, senatore…
Non glielo dirò, mi fermo qui.
È già scattato il totonomi sulla donna che lei cita.
A me non interessa, io dovevo dire: basta. Non voglio mettermi sullo stesso piano di Renzi.
Ma questo è un avviso ai naviganti.
È un avviso a lui. Lo ripeto: a voler sempre asfaltare tutti, si finisce con il danneggiare se stessi.
Lei fa capire che nei comportamenti al di fuori della scena politica Renzi ha dei limiti.
Assolutamente sì, fuori della scena ha limiti grossi. Questo lo dico.
Sono limiti che potrebbero pregiudicargli la carriera politica?
Assolutamente sì. Renzi è bravissimo nel gioco politico, assolutamente incerto quando si tratta di altre cose. E per un capo del governo questo rappresenta un difetto molto grave.
Lei parla della vita privata di Renzi.
Su questo non mi strapperà una sillaba.
Ma lei come fa a formulare queste riflessioni? Ha assistito a episodi, ha appreso da racconti diretti?
Si tratta di fatti riguardo ai quali ho un’idea molto precisa.
Ne parla per presa visione…
Per presa visione, esattamente.
Ora la stanno attaccando in tantissimi. La accusano di aver scritto un pizzino.
È davvero buffo, ora io che sono la vittima vengo dipinto come un carnefice.
Luca De Carolis
(da “il Fatto Quotidiano”)
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