“SECOLO XIX”: IL “DOTTOR BELSITO”, L’IRRESISTIBILE CARRIERA SCOLASTICA DEL TESORIERE DELLA LEGA TRA CARTE FALSIFICATE E SCUOLE FANTASMA
DICE DI AVERE DUE LAUREE, MA LA G.d.F. SOSTIENE CHE NON HA NEPPURE IL DIPLOMA….I PM LO HANNO INDAGATO PER FALSIFICAZIONE DI ATTO PUBBLICO… SOSTIENE DI ESSERSI LAUREATO IN GRAN BRETAGNA MA DICHIARA DI CONOSCERE SOLO IL FRANCESE… “LIGURIA FUTURISTA” ATTACCA: “E’ TESORIERE ANCHE DELLA LEGA LIGURE, CARICA INCOMPATIBILE CON QUELLA NAZIONALE”
Due lauree? A leggere gli atti di un’inchiesta, Francesco Belsito non ha neppure il diploma superiore.
Ma allora, quali studi ha fatto, sul serio, il potente tesoriere nazionale della Lega Nord ed ex sottosegretario di Berlusconi?
Sono veri i titoli fatti pubblicare anche sui documenti del governo dall’uomo che per conto di Umberto Bossi gestisce oltre 30 milioni di euro l’anno, due terzi in finanziamenti pubblici?
E poi: aveva titoli adeguati a ricoprire cariche come quella di vicepresidente alla Fincantieri o di consigliere di amministrazione Filse, cassaforte della Regione?
Le ombre scaturiscono dagli atti di un’inchiesta per falso in cui Belsito rimase coinvolto nel 2002.
L’anno prima aveva scampato miracolosamente quelle per bancarotta e false fatture, nelle quali un curatore fallimentare lo accusava di essersi intascato “indebitamente” assegni per centinaia di milioni e di aver fatto la bella vita con la carta aziendale.
Nello stesso periodo, Belsito aveva chiesto di iscriversi all’Università di Genova, dove la sua carriera sarà “annullata”: così risulta anche da una verifica fatta a suo tempo dal “Secolo XIX”.
Perchè?
Ora i motivi sono chiari: il diploma che Belsito presenta all’ateneo ligure ha le sembianze di una patacca.
E’ talmente singolare che l’Università stessa lo spedisce in Procura e chiede di fare qualche accertamento.
Il “titolo” che finisce nelle mani degli inquirenti è (sarebbe) stato conseguito nel 1993 all’istituto privato “Pianma-Fejevi”.
Una particolare scuola con sede in corso Risorgimento a Frattamaggiore (Napoli), specializzata in “recupero anni” e maturità , diciamo, abbastanza snelle.
Fosse questo il problema.
La domanda che si pongono Procura e Finanza, delegata agli accertamenti, è netta: l’ha fatto o no, Belsito, quell’esame, nel 1993, dopo il quale sarebbe diventato “perito commerciale e ragioniere”?
La risposta non conforta.
Primo: “il nome di Belsito non risulta nell’elenco degli esaminandi”.
Secondo: “la firma del preside non corrisponde”.
Terzo punto: i finanzieri di Afragola hanno in mano una copia del diploma e sollevano dubbi sulla fattura dei timbri.
Belsito spiegò così il problema “C’era un problema di timbri, nulla di che…”.
Belsito ha poi sostenuto che finì a Frattamaggiore per un accordo vigente fra un istituto privato genovese, il “Palazzi”, e la scuola napoletana (abilitata a celebrare i test conclusivi).
Gli allievi venivano mandati al Pianma-Fejevi dove la tornata aveva valore legale.
Il punto è, e se lo chiedono già nel 2002 le forze dell’ordine: al di là dell’opinione personale che ciascuno può forgiarsi sulla credibilità di quel percorso formativo, Belsito ci è andato almeno al “Palazzi”?
I finanzieri lo chiedono direttamente alla preside Maria Luisa Berti, durante un interrogatorio andato in scena il 24 luglio 2002.
L’insegnante non ha dubbi: “Inviai effettivamente dei maturandi al Fianma-Fejevi, ma non risulta che Belsito sia mai stato da noi”.
In sintesi: secondo le Fiamme Gialle il diploma è contraffatto e la dirigente della scuola che avrebbe dovuto preparare Belsito a sostenere l’esame fuori regione, sostiene di non averlo mai visto.
E l’inchiesta per falso?
Belsito fu rinviato a giudizio, ma miracolosamente non condannato.
All’Università di Genova invece bastarono i riscontri dell’indagine e la sua carriera accademica, appena iniziata, fu “annullata”.
A complicare l’attendibilità del titolo che gli ha permesso di occupare qualificate e retribuite poltrone, contribuiscono le dichiarazioni del suo ex amico e socio Ermanno Pleba.
Durante un interrogatorio dichiara: “Gli diedi 2000 euro per finire di comprarsi il diploma, mi pare dalle parti di Napoli. Belsito ha la terza media, su questo non ci piove, E io lo conosco molto bene”.
La terza media?
Nei curricula con cui Belsito cercava di accaparrarsi cariche ovunque indicava un presunto “diploma di laurea” in Scienze della comunicazione”.
Sul sito del Governo (era sottosegretario alla semplificazione”) vantava invece una laurea di Scienze politiche.
Che cosa aveva conseguito davvero?
E soprattutto dove, visto che l’unica università italia cui aveva provato a iscriversi (Genova) lo aveva depennato, non credendo ai pezzi di carta, secondo lui rilasciati a Frattamaggiore?
Secondo Belsito, la laurea in Comunicazione sarebbe stata ottenuta in un ateneo di Malta, non riconosciuto in ogni caso dall’ordinamento italiano.
Quella in Scienze politiche sarebbe maturata a Londra, in una università mai precisata e a suo dire teoricamente riconosciuta: ma perchè quel titolo abbia valore, deve esserci prima il passaggio formale in un ateneo italiano.
Non è mai avvenuto.
Che Belsito abbia sempre avuto qualche problema nel procurarsi “i titoli” è scritto anche altrove.
Dal casellario giudiziario risulta nel 2004 una condanna, per “guida di veicolo senza aver conseguito la patente”, a 1 mese e 10 giorni.
Le macchine, come la scuola, lo perseguitano, ma alla fine la patente riesce a ottenerla.
E da sottosegretario è beccato a posteggiare la sua Porsche Cayenne da 100.000 euro nei parcheggi riservati ai poliziotti della questura di Genova.
I sindacati insorsero e l’allora questore Piritore (uno che quando c’era da distribuire premi per meriti di servizio non trovò di meglio che darlo alla moglie, anche lei poliziotta) corse in suo aiuto, dicendo che era una soluzione per garantirne la sua sicurezza (anche se quegli spazi sono assai poco protetti, in realtà ).
Problemi con i titoli sempre.
Nel dicembre 2000 sequestrarono a casa di Belsito due assegni per un totale di 60 milioni “stracciati e poi accomodati con un nastro adesivo”.
Che roba era?
Secondo il giudice “assegni che Belsito non aveva granchè titolo a custodire”.
Dopo la bufera sui fondi pubblici dirottati in Tanzania e Cipro, diverse forze politiche si sono affacciate sul caso.
L’ultima è “Liguria Futurista”: “Belsito risulta ancor oggi tesoriere non solo nazionale, ma anche della Lega ligure, ma la carica è incompatibile secondo lo statuto. Ciò significa che gode sempre della massima fiducia dei dirigenti locali?”
Un altro titolo quindi che potrebbe essere messo in discussione.
Mentre sembra che avessero tutti i requisiti del caso alcuni amici liguri di Belsito (della zona chiavarese) che hanno svolto incarichi da consulenti per il piano casa del ministro Calderoli (al quale faceva capo il Belsito sottosegretario) durante l’ultimo governo Berlusconi.
Si tratta di Sabrina Dujani e di Alessandro Agostino (figlio del sindaco di Chiavari Vittorio): lavorarono per un breve periodo a Palazzo Chigi.
Entrambi hanno un rapporto privilegiato con Belsito: per la fedelissima Dujani, Belsito aveva previsto anche un futuro da segretario politico della Lega nel Tigullio. Per Agostino aveva immaginato un incarico in Fincantieri.
Ma le due operazioni sono state subito stoppate: la Dujani sembrava un’emanazione troppo diretta di Belsito e su Agostino pesava una condanna in secondo grado (condivisa con il padre).
Matteo Indice e Giovanni Mari
(da “Il Secolo XIX”)
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