FEDERALISMO FISCALE NON SIGNIFICA EFFICIENZA
PER ORA E’ UNA SCATOLA VUOTA: NOVE ANNI DI TEMPO PER DARGLI UN CONTENUTO…. IL FEDERALISMO A COSTITUZIONE INVARIATA…QUANTO COSTERA’ NON SI SA…FEDERALISMO ED EFFICIENZA NON SONO SINONIMI
La recente approvazione del disegno di legge delega sul federalismo fiscale ha generato le prime osservazioni da parte degli esperti, al di là del facile entusiasmo elettoralistico della Lega che fa festa senza neanche la torta. Ognuno si accontenta come può.
Purtroppo i simboli bastano allo scopo nei carnevali dei semplici, ma sul tappeto restano problemi di ogni genere.
Senza addentrarci nei tecnicismi del provvedimento, uno dei punti nodali è la sostituzione del costo standard alla spesa storica che dovrebbe consentire un più equilibrato finanziamento delle prestazioni essenziali con risorse regionali. Che il meccanismo funzioni è tutto da dimostrare.
L’idea di fondo è quella di aumentare simultaneamente sia le risorse finanziarie dei livelli di governo decentrati che le responsabilità degli stessi nella gestione dei denari.
Vediamo le zone oscure. Intanto si tratta di un disegno di legge delega.
E’ un progetto che conferirà al governo il potere di scrivere norme legislative, per ora inesistenti, che entreranno in vigore in un periodo di tempo compreso entro i nove anni.
Nulla sotto il profilo dei contenuti per ora. E si fa tutto senza toccare la Costituzione, da cui il nome di federalismo a Costituzione invariata.
Un sistema che ha già prodotto ad es la legge Bassanini di cui non si ha certo un bel ricordo.
Che si possa guardare con animo sereno a un’altra riforma che parta dalla legge ordinaria anzichè dalla Costituzione? Le perplessità degli esperti sono molte.
Senza contare che, quanto al succo della legge, non è chiaro a nessuno quali costi potrà avere il federalismo fiscale e come verrà garantita la copertura finanziaria del provvedimento.
Siamo al punto che Bossi pressa Tremonti per sapere quanti miliardi costa il federalismo e quale effetto avrà sul patto di stabilità e la Commissione Europea incalza sempre Tremonti per sapere se la riforma sarà compatibile con gli obiettivi di finanza pubblica di medio periodo.
Va detto chiaro che federalismo ed efficienza non sono sinonimi, se non nella fantasia di qualcuno: ci sono ordinamenti accentrati efficienti e ordinamenti federali inefficienti.
Il nostro Paese rischia l’assurdo primato di trasformarsi da Stato unitario inefficiente in Stato federale altrettanto inefficiente.
Se il federalismo serve solo a ringalluzzire l’orgoglio del nord, serve a ben poco, di ben altre riforme avrebbe bisogno il nostro Paese, soprattutto di una trasformazione profonda ma ordinata, accorciando le catene decisorie a patto che i due estremi siano soggetti responsabili.
In soldoni, a che serve il federalismo fiscale se poi gli appalti pubblici, pagati con quei soldi, sono gestiti come ora da comitati di affari, dove la politica si lega all’impresa?
Dovremmo essere contenti perchè cambiano i soggetti degli accordi, sempre in base a interessi? O conta l’onestà , che può essere centralista, federalista o condominiale?
Il cambiamento passa attraverso quello della classe politica, non basta certo il colore della camicia. Il federalismo poi ha costi umani.
Decentrare significa differenziare e se da un lato può essere un bene, perchè ogni territorio ha le sue peculiarità , dall’altro una differenziazione sregolata origina diseguaglianze inaccettabili tra i cittadini che sulla Carta costituzionale sono tutti uguali.
Salvaguardare i diritti di tutti, quindi, non che dietro il federalismo si cela la solita politica dei “quattrini che devono restare al nord” e il sud si arrangi.
Perchè dietro questa legge non abbiamo costituzionalisti americani o docenti universitari tedeschi. Abbiamo Calderoli e Bossi, forse qualche differenza culturale c’e’, se ricordiamo quello che disse Miglio: “Bossi di federalismo non capisce un c….”.
Figuriamoci gli altri
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