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ALL’IDEOLOGO GRILLINO BECCHI NON VA GIU’ CHE LA BOLDRINI VADA AI FUNERALI CON IL COMPAGNO ANCHE SE A COSTO ZERO: MA PERCHE’ NON SI INDIGNA DELLE AMICHE CHE OSPITAVA IL SUO AMICO SILVIO?

Dicembre 15th, 2013 Riccardo Fucile

AI FUNERALI DI MANDELA SULL’AEREO DI LETTA ERANO OSPITI ANCHE LA PRESIDENTE DELLA CAMERA E IL SUO COMPAGNO: E’ PRASSI CHE UN UOMO DELLE ISTITUZIONI PORTI LA MOGLIE, PERCHE’ DOVREBBE ESSERE VIETATO L’OPPOSTO? …. CE LO SPIEGHI, PROFESSORE, MAGARI DOPO AVER FATTO UNA DELLE SUE TELEFONATINE AD ARCORE

«Non amo l’ipocrisia, e dunque dico con nettezza che in queste critiche sento forte l’impronta di una arretratezza sessista dura a morire nella vita pubblica italiana».
Lo scrive la presidente della Camera, Laura Boldrini, in un post su Facebook dopo le polemiche per la presenza del suo compagno alla cerimonia a Johannesburg per Nelson Mandela.
Boldrini ribadisce che la presenza del suo compagno sul volo di Stato è stata a costo zero: «Per me e per il mio staff non c’è stata nessuna spesa di viaggio a carico del bilancio della Camera: siamo stati ospiti sul volo del Presidente del Consiglio dei Ministri».
Quindi, prosegue, «al di là  di inesistenti ragioni economiche, credo proprio che il problema sia un altro, nelle polemiche di queste ore.
LA VICENDA
A fare «scandalo» è il fatto che una donna delle istituzioni sia accompagnata da suo marito o dal suo compagno». « E tu intanto paga! #M5S», aveva scritto su Twitter Paolo Becchi, considerato da molti l’ideologo del Movimento 5 Stelle.
«Nessuno -ha spiegato Boldrini- si sogna di contestare la presenza di una moglie o di una compagna al fianco dei vertici istituzionali di genere maschile. In Italia come in tutto il mondo, da sempre persone con incarichi istituzionali viaggiano in coppia, senza che questo rappresenti uno scandalo. Lo fanno negli Stati Uniti come in Europa, in Asia come in Africa. Non amo l’ipocrisia, e dunque dico con nettezza che in queste critiche -sottolinea Boldrini- sento forte l’impronta di una arretratezza sessista dura a morire nella vita pubblica italiana. Per questo non ho voluto ignorare le polemiche: perche’ penso che non riguardino solo me, ma lo spazio che a noi donne viene “concesso” nell’Italia di oggi. C’e’ ancora molta strada da fare».

(da “il Corriere della Sera“)

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BOLDRINI E GRASSO FREGANO GRILLO: SI DIMEZZANO STIPENDIO, RIMBORSI E RINUNCIANO ALL’ALLOGGIO: MA BEPPE QUANDO DEVOLVERA’ IL 50% DEL SUO REDDITO AI BISOGNOSI?

Marzo 21st, 2013 Riccardo Fucile

GRASSO RIDUCE ANCHE LA SCORTA E IL FONDO CONSULENZA, ORA I CINQUESTELLE RINUNCINO ALLA DIARIA, AI VIAGGI GRATIS E AI VARI BENEFIT, COSI’ LA FINISCONO DI PRENDERCI PER IL CULO

Il presidente del Senato Pietro Grasso e la presidente della Camera Laura Boldrini mettono all’angolo Beppe Grillo che li aveva invitato a dimezzarsi lo stipendio.
Oltre a questo, l’ex procuratore nazionale antimafia ha deciso di tagliare del 50% la scorta e ha detto che rinuncerà  all’appartamento.
Stessa scelta anche per Boldrini che in una nota spiega di dimezzare indennità  e rimborso spese di rinunciare ad alloggio di servizio e rimborso delle spese di viaggio e telefoniche.
Inoltre, ha aggiunto, “domando che l’indennità  di funzione connessa alla carica di presidente della Camera dei Deputati e il mio rimborso delle spese per l’esercizio del mandato parlamentare siano ridotti della metà . Quanto specificamente a quest’ultima voce, preciso che rinunzio alla parte dovuta ai rimborsi forfettari”.
Una decisione alla quale ha aderito già  anche il vicepresidente Roberto Giachetti.
“Si deve partire — ha detto Grasso giustificando i tagli — dando l’esempio: mi auspico che lo stesso metro possa essere adottato da tutti i componenti dell’Ufficio di Presidenza di un Senato che intendo convocare dal lunedì al venerdì”.
Nei giorni scorsi Grasso e Boldrini avevano deciso di tagliare i loro emolumenti del 30%. U
na misura, però, che per i 5 Stelle non era sufficiente. In più, secondo il Movimento, i due presidenti “devono convincere i partiti a fare altrettanto e a rinunciare ai rimborsi elettorali”.
”Stamattina — scrive il presidente del Senato in una nota — leggendo i giornali ho visto che a seguito dei tagli annunciati alle spese del Parlamento si è scatenata una rincorsa di cifre: tante e tutte diverse”.
“Nel mio primo discorso da Presidente — spiega   Grasso — ho auspicato che il Senato divenisse una ‘casa di vetro’. Credo nella trasparenza, nei fatti che seguono le dichiarazioni”.
Quindi, “dopo il primo studio delle voci di spesa di martedì”, Grasso ha “approfondito con gli uffici competenti le possibilità  di risparmio”.
Per quanto riguarda il suo compenso “fatte salve le indennità  irrinunciabili, ho deciso di tagliare completamente tutto il resto (diaria, rimborso spese generali e rimborso spese per l’esercizio del mandato), passando dai 18.600 euro netti previsti a circa 9mila euro netti”.
Calcolatrice alla mano, prosegue nel comunicato, “questo significa un risparmio complessivo di euro 111.960 su 223.169,76 euro. Rinuncio anche agli appartamenti e agli autisti, mentre per la scorta, che per me a partire dal maxiprocesso non è stata un privilegio ma una dolorosa necessità , ho stabilito di dimezzare quella prevista dal Ministero dell’Interno per il Presidente del Senato”.
Il conteggio dei risparmi del presidente del Senato include anche “il costo complessivo lordo del Gabinetto del Presidente e del fondo consulenza, che ammonta attualmente a quasi un milione e mezzo di euro l’anno” a cui ha voluto applicare “un taglio del 50%, con un risparmio annuo di circa 750mila euro. Il risparmio complessivo sarà  quindi di circa 861.960 euro l’anno”.
Stessa linea alla Camera: “Rinunzio all’uso dell’alloggio di servizio e al rimborso delle spese accessorie di viaggio e telefoniche — ha spiegato oggi la presidente Boldrini -. Inoltre, domando che l’indennità  di funzione connessa alla carica di Presidente della Camera dei Deputati e il mio rimborso delle spese per l’esercizio del mandato parlamentare siano ridotti della metà . Quanto specificamente a quest’ultima voce, preciso che rinunzio alla parte dovuta ai rimborsi forfettari”.
I soldi risparmiati, aveva detto ieri Boldrini, saranno usati “a fini sociali”.
L’ex commissario Onu per i rifugiati aveva cominciato subito dopo l’elezione di sabato a dare l’esempio, mangiando alla mensa della Camera (e non al lussuoso ristorante per i deputati) e andando a piedi alle consultazioni al Quirinale.
Infine Roberto Giachetti, deputato del Pd neoeletto alla vicepresidenza di Montecitorio, rinuncia all’alloggio di servizio e all’auto blu.
Lo scrive in una lettera alla Boldrini. “Nel concordare pienamente con gli indirizzi da lei indicati al termine della Conferenza dei Capigruppo del 19 marzo scorso — si legge — le comunico, come mio primo atto a seguito dell’elezione a vicepresidente della Camera, la rinuncia unilaterale all’alloggio di servizio e all’utilizzo della macchina di servizio”.
Ora chi ha votato Cinquestelle si aspetta una cosa: che Grillo dià  l’esempio, dopo averlo preteso e ottenuto dagli altri.
Devolva il 50% del suo reddito milionario ai bisognosi, come hanno fatto la Boldrini e Grasso e disponga che i suoi eletti rinuncino alla diaria di 3.500 euro al mese, ai viaggi gratis e ai vari benefit.
Altrimenti la sua è solo demagogia a senso unico e gli italiani ne trarranno le conseguenze.

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INTERVISTA A LAURA BOLDRINI: “LA CAMERA DEVE DIVENTARE LA CASA DELLA “BUONA POLITICA”

Marzo 18th, 2013 Riccardo Fucile

LA NEOPRESIDENTE: “ADESSO CI FACCIANO LAVORARE”

Laura Boldrini, 52 anni, è la nuova presidente della Camera, la terza donna dopo Nilde Iotti e Irene Pivetti, ad avere l’onore dello scranno più alto.
Una improvvisa investitura, quasi il primo atto costitutivo di un nuovo centrosinistra: «Laura, tocca a te».
Lei racconta con ironia ed emozione: «Non me l’aspettavo. Mi è sembrato di vivere la vicenda di un’altra persona, qualcosa altro da me. Sono contenta della fiducia che ho visto negli occhi degli altri ma sento tutto il peso della responsabilità . Non c’è tempo da perdere. Ora ci devono far lavorare. Abbiamo la facoltà  di invertire la rotta».
Giorno di emozioni, di bella politica, un discorso preparato al volo che parla dei diritti degli ultimi, delle battaglie che l’ex portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati ha sempre fatto.
La sua promessa è un manifesto che parla anche ai grillini, già  incontrati ieri, su loro richiesta, a Montecitorio, dopo la prima uscita pubblica in via Fani, omaggio a Moro e agli uomini della sua scorta.
Presidente Boldrini: comincia ad abituarsi ad essere chiamata così?
«Confesso l’emozione. E’ successo tutto così in fretta. La mattina non sapevo ancora niente. Sono arrivata come un soldatino a Montecitorio per una riunione che Sel aveva convocato alle sette e mezzo del mattino prima dell’incontro di coalizione. Franceschini mi ha visto e mi ha fatto una battuta: “Vedrai, ci sarà  una sorpresa”. Mai più pensavo a me. Mi son detta: “Bello, chissà  che nome hanno trovato”».
Il nome era il suo.
«Quando l’ho capito ho vissuto sentimenti contrastanti: lusingata dalla stima e nello stesso tempo consapevole della serietà  dell’impegno preso. Io ho accettato di candidarmi per un progetto nuovo di società , perchè ero indignata della politica, degli scandali, della lontananza delle istituzioni dai problemi reali della gente. Vendola mi ha chiamato e ho deciso che era arrivato il momento di prendermi delle responsabilità . Non si può sempre rimanere estranei ai processi di cambiamento. Vendola mi ha chiesto di lavorare in Parlamento quando ero ad Atene, in un Centro medico, in mezzo a ragazzi picchiati perchè neri, a greci senza soldi che ormai si fanno curare dalle strutture sanitarie per stranieri perchè non hanno più soldi. Ho visto tanta sofferenza sociale nel cuore di un Paese cui la nostra cultura deve molto. E ho deciso che anche qui, in Italia, non era giusto stare a guardare. Ho mandato mia figlia a studiare all’estero per darle una chance in più. Anche il mio compagno è all’estero. La mia famiglia è fuori dal Paese. Io dico che i nostri figli devono crescere e studiare qui ed avere un futuro in Italia».
A proposito di sua figlia Anastasia, come l’ha presa?
«Ha 18 anni. Vive a Londra. Quando l’ho chiamata ancora dormiva. Le ho detto: “Sarò presidente della Camera”. Lei non capiva, era esterrefatta. Ho tradotto: Speaker, speaker, sarò la speaker…».
Niente cambio d’abito.
«E quando mai, tenuta d’ufficio, giacca e pantaloni neri, quelli che indossavo. Mi hanno detto: vai a cambiarti. Ma tanto non avevo niente di diverso a casa».
E poi la stesura del discorso. Un omaggio ai giovani, ai disoccupati, ai piccoli imprenditori strangolati dalla crisi, ai carcerati, alle donne umiliate, «ad una generazione che ha smarrito se stessa, prigioniera della precarietà ».
«I temi della mia campagna elettorale, della mia battaglia. Devo dare atto a Sel che non ha interferito in alcun modo nelle cose che volevo dire. C’è chi mi ha fatto notare che non ho evocato le parole sviluppo e crescita. Ma erano insite in ciò che ho detto. Ho parlato di diritti ma non c’è sviluppo senza diritti, non c’è ricchezza senza diritti. Prima i diritti poi lo sviluppo».
Un discorso di 20 minuti, 22 interruzioni per gli applausi.
«E’ stata una giornata bellissima. Bellissima per il Paese. Ho ricevuto la telefonata di Napolitano, centinaia di messaggi, biglietti di auguri e nel pomeriggio ho tifato per Piero Grasso».
Potrebbe essere un’esperienza breve. L’avvio del governo è una sfida.
«Io dico che non possiamo permetterci di non rispondere ai bisogni delle persone, non possiamo non dare una risposta chiara. Se vogliamo che cambi la percezione che il Paese ha della politica e delle istituzioni dobbiamo andare avanti».
Quindi al più presto un governo.
«Quindi al più presto la risposta alla sofferenza del Paese. Abbiamo la facoltà  di invertire la rotta. Ci devono far lavorare. Questa Camera sarà  la casa della buona politica».
Si sarà  accorta delle freddezza in aula del Pdl.
«So che qualcuno ha definito il mio discorso ideologico, terzomondista e pauperista. Se pauperista vuol dire essere sobria e rigorosa io lo sono sempre stata e ne vado fiera».

Alessandra Longo
(da “la Repubblica“)

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LAURA BOLDRINI ELETTA PRESIDENTE DELLA CAMERA: “SIA LUOGO DI ACCOGLIENZA A TUTTI”

Marzo 16th, 2013 Riccardo Fucile

ALTO DISCORSO SUI VALORI MORALI DELLA NEOPRESIDENTE CHE RICHIAMA LA POLITICA AI PRINCIPI ETICI… AL SENATO E’ SFIDA TRA SCHIFANI E GRASSO

Secondo e decisivo giorno di votazioni per le presidenze di Camera e Senato.
Laura Boldrini è eletta presidente della Camera. Quando il suo nome è è risuonato per la 316esima volta, l’aula di Montecitorio è scattata in un lungo applauso.
Antonio Leone ha completato lo spoglio mentre i deputati applaudivano il nuovo presidente.
Al termine, Boldrini ha ottenuto 327 voti sui 345 disponibili dalla maggioranza che l’aveva candidata.
«Farò in modo che questa Istituzione sia luogo di cittadinanza per chi ha più bisogno» ha detto Laura Boldrini, presidente della Camera, nel suo discorso di insediamento.
«Il mio pensiero – ha aggiunto – va a chi ha perduto certezze e speranze. Dovremmo impegnarci a restituire piena dignità  ha chi ha perduto la certezza e i diritti. In quest’Aula è stata scritta la nostra Costituzione, dobbiamo avere la capacità  di saper rappresentare e garantire uno a uno i diritti universali da essa stabiliti».
Ancora braccio di ferro, invece, al Senato dove la sfida è tra Schifani e Grasso.
Sono in corso, secondo quanto si apprende, contatti tra i senatori del Pdl e quelli montiani.
In Transatlantico il capogruppo uscente del Pdl Maurizio Gasparri si è fermato a lungo a parlare con l’esponente di Scelta Civica Mario Mauro.
Sempre secondo quanto si apprende non è escluso che alcuni voti di Scelta Civica possano convergere sul nome di Renato Schifani nell’eventuale ballottaggio in quarta votazione.
Anche se al momento la posizione ufficiale è votare scheda bianca.
Il centrosinistra conta 123 eletti, mentre il centrodestra ne ha 117 e i montiani sono 19.
In caso di ballottaggio Grasso-Schifani i voti di Scelta Civica potrebbero risultare decisivi.
Restano poi i 53 voti del Movimento 5 Stelle (dopo le dimissioni di ieri della senatrice Giovanna Mangili).
Potrebbe esserci infatti qualche novità  nell’indicazione del presidente del Senato da parte Movimento Cinque Stelle tra la terza e la quarta votazione.
I “grillini”, che al terzo scrutinio in corso a palazzo Madama stanno votando compattamente il loro candidato, Luis Alberto Orellana, potrebbero decidere di cambiare atteggiamento al ballottaggio tra Piero Grasso e Renato Schifani.
«Noi ci consultiamo sempre tra di noi, e non solo tra noi 53. Votiamo il nostro candidato, ma poi continueremo a discutere e qualcosa potrebbe cambiare», dice una sentarice del M5S parlando con alcuni giornalisti.
Il dibattito comunque è in corso.
E un’altra senatrice spiega che «il Cinque Stelle ragiona in termini di portavoce dei cittadini: per noi Grasso, al di là  del giudizio sulla persona, sarebbe comunque il portavoce di un sistema».
Il dibattito dunque è aperto e la decisione sarà  presa nel primo pomeriggio, nell’interruzione tra la fine del primo spoglio e le 16, quando inizierà  l’ultima chiama per il ballottaggio.
Intanto questa mattina è arrivata anche la nota del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano . «Mi auguro ancora che sia possibile giungere oggi all’elezione dei Presidenti della Camera e del Senato – scrive Napolitano – e successivamente all’attribuzione di tutti gli incarichi istituzionali, in un clima di condivisione della responsabilità  di favorire – dopo le elezioni del 24 febbraio e sulla base dei risultati che ne sono scaturiti – l’avvio di una costruttiva dialettica democratica e di una feconda attività  parlamentare. Oggi si pone comunque il primo punto fermo della nuova legislatura, nell’interesse generale del paese; così come resta un punto fermo – in una situazione che vede l’Italia esposta a serie incognite e urgenze – l’impegno del governo dimissionario rimasto in carica e in funzione sia pure con poteri limitati».
«È importante che in sede europea, e nell’esercizio di ogni iniziativa possibile e necessaria specie per l’economia e l’occupazione, il governo – prosegue il Capo dello Stato – conservi la guida autorevole di Mario Monti fino all’insediamento del nuovo governo (per la cui formazione inizierò le consultazioni di rito mercoledì 20)». «L’abbandono, in questo momento, da parte del presidente Monti, della guida del governo, genererebbe inoltre – avverte – problemi istituzionali senza precedenti e di difficile soluzione».
«Apprezzo pertanto – conclude la nota – il senso di responsabilità  e spirito di sacrificio con cui egli porterà  a completamento la missione di governo assunta nel novembre 2011».

(da “La Stampa”)

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