Destra di Popolo.net

BOSSI: “LA LEGA A LIVELLO NAZIONALE SI FERMA SUBITO”

Marzo 8th, 2018 Riccardo Fucile

“IL RISULTATO BASSO DI BERLUSCONI? HA DETTO TROPPE CAZZATE”

“Il risultato basso di Berlusconi? Era prevedibile, ha detto troppe cazzate. Come quando ha detto “do il lavoro ai giovani, non facendo pagare i contributi Inps alle imprese”. Ma così salta il paese”.
C’era anche Umberto Bossi alla festa organizzata dai militanti leghisti di Varese per Attilio Fontana, il presidente della Regione Lombardia.
Neoeletti, amici di Fontana (tra cui anche l’ex ministro Francesco Speroni e il presidente uscente del Consiglio regionale, Raffaele Cattaneo) e circa 200 militanti si sono radunati sotto il balcone della storica sede leghista.
Anche il fondatore della Lega ha voluto partecipare e, intercettato dai cronisti, ha commentato i risultati delle elezioni e le manovre per formare un governo.
“Me l’aspettavo, la Lega è troppo forte, sapevo che avrebbe trascinato chiunque. Ma a livello nazionale si ferma subito. Sarà  difficile fare un governo”

(da “Il Fatto Quotidiano”)

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BOSSI GRAZIE AL SEGGIO SFUGGIRA’ ALLA LEGGE

Febbraio 8th, 2018 Riccardo Fucile

GRAZIE ALLA CANDIDATURA AL SENATO NELLA LEGA, I SOLDI RUBATI LI RESTITUIRANNO GLI ITALIANI

Umberto Bossi è stato condannato in primo grado a due anni e tre mesi con l’accusa di aver usato i soldi del partito per esigenze familiari.
Per questo i magistrati volevano sequestrargli i conti correnti allo scopo di ristorare almeno parzialmente i 49 milioni di euro del danno.
Ma il tribunale ha deciso che non si può perchè, racconta Sergio Rizzo su Repubblica, i suoi denari sono frutto del vitalizio che non è pignorabile.
Ma Bossi riceve anche una pensione da parlamentare europeo, della quale si può pignorare un quinto, come deciso dal tribunale del Riesame.
Ma, racconta Sergio Rizzo su Repubblica oggi, non è mica finita qui:
Poca roba, certo. Una vera miseria in confronto ai denari pubblici evaporati: l’anno scorso i giudici avevano disposto la confisca di 49 milioni. Ma piuttosto che niente, dice il proverbio, meglio piuttosto. Se non fosse per la beffa dietro l’angolo, con il risultato che alla fine l’erario non vedrà  neppure un euro. E ora spieghiamo perchè.
Bossi senior è candidato al Senato in un collegio blindato, quello di Varese. «L’ho fatto per riconoscenza», ha spiegato Matteo Salvini (in realtà  ha evitato che lo candidasse Berlusconi).
Senza però precisare che la sua riconoscente generosità  sarà  a carico nostro.
Con la sicura elezione a palazzo Madama Bossi si vedrà  sospendere, oltre al vitalizio da ex parlamentare, anche la pensione da parlamentare europeo.
Così lo Stato perderà  a sua volta il diritto a prelevarne un quinto: restando perciò con un palmo di naso.
Questo perchè, spiega Rizzo, Umberto Bossi incasserà  lo stipendio da senatore che però non è pignorabile:
Condannato per aver impiegato a fini personali il denaro della collettività  dopo aver raccolto consensi criticando «il malcostume del partiti tradizionali», stigmatizzano i giudici nelle motivazioni della sentenza di primo grado, avrà  dalla stessa collettività  perfino un aumento dell’appannaggio. Tutto legale, ovvio.
Ma questo paradosso, irritante per chiunque abbia a cuore una politica seria e moralmente decente, si sarebbe potuto evitare. Bastava non fare ciò che in nessun altro Paese civile avrebbero fatto: candidare alle elezioni per rappresentare il popolo chi aveva subito una condanna per un reato grave come aver sottratto denari allo Stato.
Che poi saremmo noi, cioè il popolo.

(da “NexQuotidiano”)

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CONFERMATO IL SEQUESTRO A BOSSI DI UN QUINTO DELLO STIPENDIO

Febbraio 7th, 2018 Riccardo Fucile

GENOVA, LA DECISIONE DEL TRIBUNALE DEL RIESAME IN SEGUITO ALLA CONDANNA PER TRUFFA AI DANNI DELLO STATO

Il quinto della pensione da europarlamentare di Umberto Bossi può essere sequestrato anche in futuro.
Lo hanno deciso i giudici del Tribunale del Riesame di Genova, che hanno respinto il ricorso presentato dal legale dell’ex leader del Carroccio, l’avvocato Domenico Mariani.
I giudici sostengono che è vero che non possono essere sequestrati beni futuri, ma il vitalizio percepito dal fondatore della Lega “è un diritto di credito già  maturato, certo e incondizionato, corrisposto in rate mensili”.
I magistrati avevano iniziato a congelare i conti di Bossi, dell’ex tesoriere della Lega Francesco Belsito e dei tre ex revisori contabili dopo la sentenza di condanna per la maxi truffa ai danni dello Stato per i rimborsi elettorali.
Nelle scorse settimane i pm genovesi avevano iniziato i sequestri dei depositi bancari, trovando poco più di due milioni di euro sui conti dei condannati in primo grado.
Era stato lo stesso Tribunale del Riesame a indicare ai magistrati di prelevare le somme alle persone fisiche, dopo lo stop dei sequestri sui conti del Carroccio.
Tutto era nato dopo la sentenza dello scorso luglio che ha portato alle condanne di Bossi a due anni e due mesi e dell’ex tesoriere Belsito a quattro anni e dieci mesi, oltre a quelle per altri cinque imputati, per la maxi truffa allo Stato sui rimborsi elettorali.
Il Tribunale aveva anche stabilito la confisca di quasi 49 milioni di euro dai conti della Lega, soldi di cui il partito avrebbe usufruito appunto grazie alla truffa in danno a Camera e Senato.
La Pocura aveva trovato quasi due milioni di euro su vari conti del Carroccio e aveva chiesto più volte di poter sequestrare anche le somme che in futuro sarebbero entrate. I giudici avevano negato tale possibilità .
Adesso pende un ricorso in Cassazione sulla vicenda e l’udienza è stata fissata per il prossimo 12 aprile.
Nel frattempo, il Riesame aveva consentito alla Procura di intaccare il patrimonio di Bossi e Belsito. Uno dei revisori contabili a dicembre aveva presentato un esposto, dopo i sequestri, dove denunciava un possibile reimpiego dei rimborsi “truffa”: i pm avevano aperto una inchiesta, a carico di ignoti, per riciclaggio

(da “il Secolo XIX”)

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IL RICORSO CONTRO LA VITTORIA DI SALVINI AL CONGRESSO E’ FONDATO, LUNEDI BOSSI POTREBBE TORNARE SEGRETARIO

Gennaio 26th, 2018 Riccardo Fucile

SE IL RICORSO VERRA’ ACCOLTO SARANNO ANNULLATE LE ELEZIONI INTERNE DI MAGGIO E TORNERA’ IL SENATUR CHE E’ PRESIDENTE FEDERALE E GARANTE DEL CARROCCIO

Umberto Bossi lunedì potrebbe svegliarsi segretario della Lega Nord.
Grazie a un ricorso che mette in dubbio la legittimità  della nomina di Matteo Salvini e che è stato discusso e ritenuto fondato ieri dal giudice della prima sezione civile del tribunale di Milano, Nicola Di Plotti.
La pronuncia arriverà  a stretto giro: è stata annunciata entro lunedì mattina.
Il ricorso chiede la sospensione in via cautelativa della “nomina di Matteo Salvini quale segretario federale della Lega Nord”.
Se verrà  accolto saranno automaticamente annullate le primarie dello scorso maggio, Salvini tornerà  militante semplice e, come prevede lo statuto, l’incarico di segretario sarà  ricoperto da Umberto Bossi che oggi è presidente federale e garante del Carroccio.
Il ricorso è stato presentato una decina di giorni fa da un candidato nella lista in sostegno all’assessore della Regione Lombardia, Gianni Fava, che aveva sfidato Salvini alle primarie per la segreteria della Lega.
Nelle quindici pagine presentate al giudice, il candidato denuncia irregolarità  da parte di Salvini nella composizione delle liste per le primarie e di aver poi cambiato in corsa uno dei candidati, l’europarlamentare Lorenzo Fontana, vicepresidente della segreteria federale della Lega Nord e componente anche del nuovo partito “Lega per Salvini premier”, insieme a Roberto Calderoli, Giancarlo Giorgetti, Giulio Centemero e lo stesso Salvini.
Ieri all’udienza si erano presentati i cinque testimoni convocati ma il giudice ha preso tempo per leggere le memorie depositate dalle parti.
In poche ore ha deciso che non serviva analizzare altro materiale nè sentire i testimoni, annunciando la pronuncia entro lunedì mattina.

(da “Il Fatto Quotidiano”)

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“BOSSI CRITICAVA IL MALCOSTUME, MA PRENDEVA SOLDI”: LE MOTIVAZIONI DELLA CONDANNA

Gennaio 5th, 2018 Riccardo Fucile

“BOSSI CONSAPEVOLE DELLA APPROPRIAZIONE INDEBITA DI DENARO PUBBLICO PER CENTINAIA DI MIGLIAIA DI EURO”

Il fondatore della Lega, Umberto Bossi, è stato “consapevole concorrente, se non addirittura istigatore, delle condotte di appropriazione del denaro” del partito, ma proveniente “dalle casse dello Stato”, “per coprire spese di esclusivo interesse personale” suo e della sua “famiglia”.
Condotte portate avanti “nell’ambito di un movimento” cresciuto “raccogliendo consensi” come opposizione “al malcostume dei partiti tradizionali”.
Lo scrive il Tribunale di Milano nelle motivazioni della condanna a 2 anni e 3 mesi per l’ex leader del Carroccio, decisa lo scorso 10 luglio dai giudici dell’Ottava sezione penale. Con Umberto Bossi furono condannati il figlio Renzo, a un anno e sei mesi, e l’ex tesoriere del partito, Francesco Belsito, a 2 anni e 6 mesi.
Per tutti, il reato è appropriazione indebita.
I giudici hanno ritenuto che i tre (insieme a Riccardo Bossi, altro figlio di Uberto, giudicato separatamente con rito abbreviato) abbiano speso per fini privati i fondi destinati al partito.
La decisione del giudice Maria Luisa Balzarotti è arrivata al termine del processo denominato “The Family”, così ribattezzato per il nome scritto sulla cartella di documenti sequestrata allora a Belsito in cui comparivano quelle che sono state giudicate spese private della famiglia Bossi pagate però con i soldi del Carroccio arrivati anche dai rimborsi elettorali.
La tesi della procura è che per Bossi “sostenere i costi della sua famiglia” con il patrimonio della Lega è stato “un modo di agire consolidato e concordato”.
Nelle carte della motivazione si elencano le spese private sostenute dagli imputati per centinaia di migliaia di euro: multe, cartelle esattoriali, cene al ristorante, trattamenti di bellezza, casse di vino.

(da agenzie)

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LA PROCURA DI GENOVA FA SEQUESTRARE DEPOSITI BANCARI DI BOSSI

Dicembre 23rd, 2017 Riccardo Fucile

LA GUARDIA DI FINANZA HA GIA’ TROVATO 2 MILIONI DI EURO

Dopo i conti bloccati alla Lega Nord, la procura di Genova ha iniziato i sequestri dai depositi bancari di Umberto Bossi, dell’ex tesoriere Francesco Belsito, e degli ex revisori contabili Diego Sanavio, Antonio Turci e Stefano Aldovisi.
Le fiamme gialle hanno già  trovato circa 2 milioni di euro. Era stato lo stesso tribunale del Riesame a indicare ai magistrati di prelevare le somme alle persone fisiche, dopo lo stop dei sequestri sui conti del Carroccio
Tutto è nato dopo la sentenza dello scorso luglio che ha portato alle condanne di Bossi a due anni e due mesi e dell’ex tesoriere a quattro anni e dieci mesi, oltre a quelle per altri cinque imputati, per la maxi truffa allo Stato sui rimborsi elettorali.
Il tribunale aveva anche stabilito la confisca di quasi 49 milioni di euro dai conti della Lega, soldi di cui il partito avrebbe usufruito appunto grazie alla truffa in danno a Camera e Senato.
La procura aveva trovato quasi due milioni di euro sui conti del Carroccio e aveva chiesto più volte di poter sequestrare anche le somme che in futuro sarebbero entrate. I giudici avevano negato tale possibilità .
Adesso pende un ricorso in Cassazione sulla vicenda.
Nel frattempo, però, il Riesame con provvedimento aveva consentito alla procura di intaccare il patrimonio di Bossi e Belsito.

(da “il Secolo XIX”)

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RICCARDO BOSSI PAGA DUE MOTO D’ACQUA CON ASSEGNO SCOPERTO: A GIUDIZIO A NOVARA PER TRUFFA

Dicembre 12th, 2017 Riccardo Fucile

IL FIGLIO MAGGIORE DEL SENATUR DI NUOVO NEI GUAI GIUDIZIARI PER TRUFFA

Sceglie due moto d’acqua, le va a provare sul litorale di Caorle, poi le acquista per conto di una società  novarese (che in realtà  era all’oscuro di tutto) e alla fine non paga il conto. Il figlio maggiore di Umberto Bossi sarà  processato a Novara per truffa.
In questi giorni Riccardo Bossi, 39 anni, di Gallarate, da poco condannato a Varese sempre per aver acquistato merce costosa senza pagare, ha ricevuto una citazione diretta a giudizio per l’udienza del 18 settembre 2018.
Con lui comparirà  in tribunale anche Calogero Plantera, 57 anni, catanese ora residente a Gravellona Toce.
A mandarlo a processo il pm Ciro Caramore.
Secondo l’accusa, nel settembre 2014 Bossi aveva allacciato dei rapporti con la darsena di Porto Santa Margherita, nel litorale veneto, e in particolare con la società  «Marina 4». Aveva messo gli occhi su una moto d’acqua super accessoriata, la SeaDoo Rxt X260 Rs. Uno dei modelli migliori.
Non gliene bastava una, ne voleva due. Conto finale: 33.630 euro.
Per l’acquisto, secondo quanto denunciato dall’amministratore della società  veneta, Bossi aveva detto di essere il delegato di un’impresa novarese, la Carpenteria M.L. Metal che ha sede a Castelletto Ticino e magazzini a Oleggio.
A tale ditta, aveva comunicato in darsena, doveva essere intestata la fattura.
Peccato che in carpenteria nessuno sapeva nulla. Il titolare, infatti, non aveva mai conferito a Bossi alcun mandato di acquisto, nè emesso ordini che potessero autorizzare l’emissione di fatture.
Anzi, quando le moto d’acqua erano arrivate da Porto Santa Margherita, l’imprenditore della M.L. Metal non era nemmeno presente.
C’era l’anziano padre, raggirato con una scusa: le moto venivano scaricate lì solo per comodità , per poter utilizzare il carroponte dell’impresa, ma l’acquisto non riguardava la carpenteria.
I mezzi erano stati poi caricati su un furgone, partito subito dopo.
Calogero Plantera, secondo quanto emerso dalle indagini, alla presenza di Riccardo Bossi aveva consegnato al fornitore l’assegno da oltre 33 mila euro, che poggiava sul conto della Plantera Edile, ditta a lui riconducibile.
Peccato che il conto era stato estinto qualche mese prima dell’acquisto.
Quando il rappresentante della Marina 4 era andato in banca a ritirare la somma, aveva scoperto la truffa. I soldi non c’erano. E anche le moto erano scomparse.
Si è cercato di rintracciarle senza successo: la pista d’indagine seguita si è poi bloccata nel Sud Italia. Ecco perchè la società  della darsena si costituirà  parte civile per chiedere il risarcimento dei danni.
Una truffa più o meno simile a quella per cui il figlio del «senatùr» è stato condannato qualche giorno fa a Varese a 9 mesi di reclusione: aveva comprato un impianto di illuminazione, pneumatici e benzina da alcuni commercianti senza poi pagare nulla.

(da “la Stampa”)

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BOSSI ATTACCA SALVINI SUI NAZISKIN: “LA LEGA NON CERCHI I VOTI DI QUEI MATTI”

Dicembre 2nd, 2017 Riccardo Fucile

“LA MIA FAMIGLIA E’ DI ANTIFASCISTI VERI, COMBATTENTI NON CHIACCHIERONI, MIA CUGINA E’ MORTA SUL MONTE ROSA”

“Il mondo è pieno di matti, diciamo che quei voti la Lega non deve cercarli”: lo ha detto il presidente della Lega, Umberto Bossi, interpellato sul caso degli skinheads di Como al suo arrivo alla riunione della minoranza del partito.
“Io – ha rivendicato Bossi – sono di una famiglia di antifascisti, combattenti non chiacchieroni: mia cugina è morta sul Monte Rosa. La penso come Spinelli, che considerava lo Stato Nazione il male assoluto anche se qualcosa di buono lo ha fatto come contenitore della democrazia”.
Martina, non voltiamoci dall’altra parte
“La manifestazione contro l’intolleranza proposta dal PD per sabato prossimo 9 dicembre si terrà  alle ore 11 presso il Monumento alla Resistenza europea” a Como. Ad annunciarlo con un post su Facebook il vicesegretario del Partito dem Martina.
“I nuovi fenomeni di intolleranza e razzismo che emergono nel paese ci preoccupano, non posso essere sottovalutati. Non possiamo tacere davanti a chi propone pericolose parole d’ordine xenofobe in risposta ai grandi temi globali del nostro tempo”.
“Le ragioni della tolleranza, del rispetto reciproco, del ripudio di ogni violenza, verbale o fisica, devono prevalere su chi semina odio e prevaricazione – continua il vicesegretario del Pd su Facebook – Perchè sicurezza, cittadinanza, legalità , libertà  e democrazia sono legati indissolubilmente”.

(da agenzie)

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SI RIVEDE IL TROTA ALLA BUVETTE, FA DA ACCOMPAGNATORE A PAPA’ UMBERTO

Novembre 22nd, 2017 Riccardo Fucile

RENZO BOSSI E’ RIAPPARSO A MONTECITORIO DOPO UN LUNGO PERIODO DI BLACK OUT MEDIATICO

Sono passati parecchi anni dai tempi in cui Renzo Bossi accompagnava il padre a Roma, al ministero della Riforme di Largo Chigi e nei lunghi vertici con Berlusconi a palazzo Grazioli.
Ieri Renzo, noto alle cronache come il Trota, è riapparso a Montecitorio dopo un lungo periodo di black out mediatico seguito agli scandali (e al processo) per l’utilizzo dei soldi della Lega e all’addio al Pirellone, dove è stato per due anni consigliere regionale.
Il Trota è tornato alla Camera per accompagnare il vecchio Senatur, dopo che i vertici della Lega gli hanno tolto i due assistenti che da tempo lo accompagnavano a Roma, per aiutarlo a muoversi viste le difficoltà  seguite al malore del 2004.
«Ci arrangiamo…», sorride Bossi, commentando la presenza del figlio, che dal 2012 si è ritirato con il fratello Roberto in una cascina sul lago Maggiore, dove produce latticini e salumi dall’allevamento di pecore e maiali.
«Quando c’è bisogno siamo qua, ci mancherebbe che il papà  riuscisse a venire a fare il suo lavoro in Parlamento. Lo aiuto io», spiega Renzo, impeccabile nel suo completo grigio.
«Da qui a fine legislatura lo accompagno io a Roma, poi vedremo, Roberto si prende una parte di lavoro in più alla fattoria».
«Ovviamente sono qui a titolo gratuito», precisa. Nessuna polemica da parte del Trota contro la nuova guardia leghista che ha tolto il sostegno all’anziano ex Capo, che è tra i recordman di presenze a Montecitorio nonostante le condizioni fisiche.
Si coglie però il gelo tra i leghisti, verso quello che è diventato una dei simboli della guerra che 5 anni fa divise i bossiani dagli uomini di Maroni (tra cui c’era Salvini) che brandivano le ramazze per fare pulizia nel partito. Lo stesso Senatur, dal palco di Bergamo, fu costretto a chiedere scusa per gli errori del figlio.
Acqua passata. C’è anche tempo per un caffè alla buvette con Pier Luigi Bersani, cui Bossi presenta Renzo: sorrisi, strette di mano e poi via a fumare il solito sigaro in corridoio.
«Qui alla Camera non ero venuto spesso, stavo molto di più al ministero sopra la Galleria Colonna. Ci sono ancora quegli uffici del governo?», domanda ai cronisti.
A guidarlo Nicoletta Maggi, storica portavoce di Bossi. «Gli anni passano, io resto sempre a fianco del Capo».

(da “La Stampa”)

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