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SEQUESTRATI 38.000 EURO AL SENATORE LEGHISTA EX SINDACO DI VISSO, INADAGATO PER PECULATO

Dicembre 22nd, 2019 Riccardo Fucile

SECONDO LA PROCURA AVREBBE VERSATO I FONDI RACCOLTI PER I TERREMOTATI SUOI CONTI DI DUE SOCIETA’ A LUI COLLEGATE… SOLDI SPESI SENZA PEZZE DI APPOGGIO

Giuliano Pazzaglini è l’ex sindaco di Visso e senatore della Lega indagato per peculato per i soldi delle donazioni per i terremotati affidati al Comune all’epoca in cui era primo cittadino.
Pazzaglini è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Macerata per vari reati contro la Pubblica amministrazione legati a donazioni post sisma 2016 per un ammontare di decine di migliaia di euro che mancherebbero all’appello.
In particolare anche due consistenti donazioni di Emil Banca di Bologna.
In questo primo filone gli viene contestato il reato di peculato. Riguarda la somma di 11.800 euro di una iniziativa di beneficenza organizzata da Moto Nardi “In moto per ricostruire” a favore dei commercianti, di cui non vi è traccia.
La procura ha sequestrato qualche tempo fa dal suo conto 10300 euro, che risultano spesi senza pezze d’appoggio. E ieri, scrive Cronache Maceratesi, è stata la volta di un nuovo sequestro, stavolta per un ammontare di 38mila euro
La procura dopo aver chiuso le indagini a giugno (è indagato anche Giovanni Casoni, ex presidente della Croce Rossa), ha effettuato nei giorni scorsi sui conti del senatore Pazzaglini un ulteriore sequestro in questo caso di 38mila euro.
In precedenza la procura aveva sequestrato 10mila euro sul conto del senatore leghista. Sotto la lente ci sono i soldi che erano stati donati per sostenere i commercianti di Visso e realizzare delle casette per ospitare le loro attività . Denaro che era stato raccolto da tre motoclub che intendevano versarlo al comune.
E’ stato allora che il senatore, all’epoca sindaco di Visso, ha proposto che i soldi venissero versati a due società , la “Sibil Project e la Sibil Iniziative”. Pazzaglini, difeso dagli avvocati Giuseppe Villa e Giancarlo Giulianelli, e Casoni, assistito dal legale Maurizio Ballarini, hanno sempre respinto le accuse, sostenendo che i soldi erano stati usati secondo le finalità  benefiche per cui erano stati raccolti.
Il nuovo sequestro non riguarda comunque Casoni ma il solo Pazzaglini.
Sono due i filoni d’indagine della procura di Macerata sulle donazioni per i terremotati e il sindaco di Visso.
Il primo è quello che riguarda i soldi dei motociclisti mentre l’altro è ancora coperto da segreto istruttorio. Indagato anche Giovanni Casoni che, secondo il Fatto, Pazzaglini ha portato con sè in Senato come assistente dopo che era stato costretto a dimettersi da presidente della Croce Rossa locale a seguito dell’inchiesta del Fatto che aveva rivelato che Pazzaglini fosse socio di Casoni nella Sibyl Project per il confezionamento di cesti con prodotti tipici acquistati dai produttori locali da rivendere sul mercato con la scritta “Ripartiamo da qui… Pacco solidale Sisma”.
Il Fatto aveva anche rivelato la storia di sei casette di legno donate a Visso dai Comuni di Meolo (Venezia) e Taino (Varese) transitate nelle società  del senatore e di Casoni a cui si è aggiunto un corposo esposto di cittadini sulle donazioni.
Il sindaco però su Facebook all’epoca ha negato che Casoni sia stato costretto a dare le dimissioni

(da “NextQuotidiano”)

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GENOVA: DAI PETROLIERI SOLDI ALL’ASSOCIAZIONE DI BURLANDO, INDAGA LA PROCURA

Febbraio 24th, 2015 Riccardo Fucile

IL GRUPPO PETROLIFERO EUROPAM FINANZIAVA “MAESTRALE”, RIFERIMENTO DEL GOVERNATORE DELLA REGIONE LIGURIA

Finanziamenti sistematici durante la campagna elettorale, ma anche dopo le elezioni. E sponsorizzazioni a iniziative che legano indissolubilmente, e in maniera diretta, il nome del gruppo petrolifero Europam e della famiglia Costantino a quello del presidente della Regione Claudio Burlando.
Lo hanno scoperto i finanzieri del nucleo di polizia tributaria, indagando sulle pressioni esercitate per lungo tempo da una lobby dell’energia su partiti ed esponenti della politica, in primis regionale.
Non solo: i militari coordinati dal procuratore aggiunto Nicola Piacente segnalano come i soldi siano usciti in maniera illegale perlomeno dai depositi della società  privata.
Soprattutto: il pm, nel cuore dell’estate scorsa, ha ordinato in gran segreto alle Fiamme Gialle di acquisire tutte le carte sui movimenti nei conti dell’Associazione Maestrale, di cui Burlando è il vertice, per il quinquennio «compreso fra 2009 e 2014».
Il governatore, va precisato, non risulta indagato; ma è indiscutibile che ci sia un’inchiesta di Procura e finanzieri sulle sovvenzioni che ha ricevuto da un’azienda il cui manager ha già  ricevuto un avviso di garanzia per i rapporti anomali con altri partiti.
Il governatore, interpellato dal SecoloXIX, si mostra stupito dell’entità  degli importi e dice «Non ho mai incontrato Costantino, ma la mia associazione ha sempre incamerato correttamente i finanziamenti che arrivavano da fonti diverse. Non mi occupavo direttamente dei conti, ci sono dei revisori. Comunque le attività  di Europam non sono mai state coinvolte direttamente in questioni di competenza della Regione».

Marco Grasso e Matteo Indice
(da “il Secolo XIX”)

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GENOVA, BLOCCA IL CEMENTO E SI TROVA TRASFERITA ALL’UFFICIO ANIMALI

Novembre 20th, 2014 Riccardo Fucile

LA DENUNCIA DELLA FUNZIONARIA DELLA REGIONE LIGURIA SILURATA DA BURLANDO

Il 21 ottobre boccia il progetto per un centro commerciale delle Coop con annesso grattacielo da 35 piani da costruire a due passi dal Bisagno.
Il 6 novembre la Giunta della Regione Liguria, su proposta di Claudio Burlando, la trasferisce all’ufficio che si occupa di cani e gatti
Protagonista della storia è Nicoletta Faraldi, 62 anni, dirigente della Regione Liguria.
I suoi colleghi la definiscono così: “Una donna tutta d’un pezzo”, “Il rigore fatto persona”.
Faraldi racconta: “Sono in Regione dal 1981, mai avuto problemi. Amavo il mio lavoro, finchè si basava sulle leggi, sulla tecnica. Ma poi… ”.
Poi sono cominciati i guai.
Sulla scrivania di Faraldi passano carte che valgono decine di milioni: le procedure di Via, Valutazione di Impatto Ambientale. Un “sì” o un “no” decidono la sorte di operazioni immobiliari enormi.
Proprio come è successo nell’ottobre scorso: “Faraldi — spiega la consigliera regionale Raffaella Della Bianca, gruppo misto — doveva dare il suo parere a un megacentro commerciale realizzato da società  legate alle Coop. Più l’immancabile area residenziale. Un grattacielo di 35 piani”.
La pratica, ha raccontato Libero, giunge sul tavolo di Faraldi nei giorni della prima alluvione genovese del 2014, quella che il 9 ottobre provocò un morto in Val Bisagno. A pochi passi dovrebbe sorgere il centro commerciale nei 4 ettari dell’ex Officina Guglielmetti.
Faraldi esordisce: “È stato acquisito il parere della struttura regionale Assetto del territorio che, nel confermare gli aspetti di criticità  idrogeologica nell’area di interesse, insistendo il progetto in area caratterizzata… da suscettività  al dissesto elevata e da pericolosità  idraulica elevata… ”.
Quindi le conclusioni: “Si dichiara inammissibile la variante relativa al centro funzionale in esame”.
Addio centro commerciale, addio grattacielo. Sono in una zona a rischio.
E comincia la guerra.
All’una di notte del 31 ottobre, dieci giorni dopo la bocciatura, Faraldi riceve una email da Gian Poggi. Ne abbiamo già  parlato: è il braccio destro cui Burlando affida le questioni delicate in materia di cemento.
L’uomo (finora non indagato) che, secondo i pm, avrebbe avuto contatti con gli imprenditori arrestati per aver pagato mazzette e prostitute a dirigenti pubblici per ottenere 10 milioni di appalti post alluvione.
I toni del messaggio di Poggi sono sprezzanti: “Anzichè porvi in un rapporto di collaborazione con il nostro ufficio, continuate a giudicare senza mai interloquire… e a svolgere imperterriti i vostri rituali, francamente di scarsa o nulla utilità . Preso atto della assoluta refrattarietà  alla collaborazione, annuncio che sono stufo di questo andazzo… vi guarderò andare alla deriva… a sollecitarvi ci penseranno i diretti interessati”.
A chi allude Poggi parlando di intervento dei “diretti interessati”? Non basta.
L’email di Poggi contiene una definizione folgorante di come il centrosinistra ligure percepisce l’ambiente: “Il settore edilizio è morto, in gran parte in conseguenza delle politiche ambientali nazionali e regionali (ma forse è più opportuno definirle vessazioni) ”. Testuale.
Sei giorni dopo quel messaggio notturno, ecco che la giunta regionale, “su proposta di Burlando”… “ritiene di adottare immediatamente” una deliberazione che trasferisce Faraldi.
Addio all’ufficio Via, dove blocca i progetti, andrà  a occuparsi di “Sicurezza alimentare e sanità  animale”.
Della Bianca nota: “È incredibile, non c’erano posti da dirigenti liberi e pare ne abbiano creato uno apposta”.
Fino alla ciliegina sulla torta. Il giorno dopo aver appreso del proprio trasferimento, Faraldi riceve una lettera dell’assessore alle Infrastrutture, Renzo Guccinelli. C
he dice: “È assolutamente falso che la sua sostituzione sia imputabile a una mia decisione… e che avrei agito a seguito di un parere su una pratica”.
Qualcuno in Regione parla di excusatio non petita. Una cosa è certa: ora Faraldi non romperà  più le scatole a progetti che stanno a cuore a molti.
Come l’Aurelia bis di Savona o il depuratore sul fiume Entella.
Un colosso da 80 milioni da realizzare dove una settimana fa il fiume è esondato.
In Regione tanti vogliono che si faccia.
Come il centro commerciale della Coop sul Bisagno.

Ferruccio Sansa
(da “il Fatto Quotidiano”)

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BURLANDO E LA LIGURIA DEL CEMENTO

Novembre 18th, 2014 Riccardo Fucile

RAPPORTI & POLITICHE

“Io non sono un cementificatore”. Il terrore di Claudio Burlando, dopo trent’anni da dominatore della Liguria, è che l’epitaffio sulla sua carriera sia questo: il cementificatore.     Ma quale eredità  ambientale lascia Burlando?
L’ultimo capitolo è nell’inchiesta sull’imprenditore Gino Mamone, arrestato giovedì con l’accusa di aver corrotto dirigenti pubblici a colpi di mazzette e prostitute per assicurarsi 10 milioni di appalti, spesso legati all’alluvione (i soldi sarebbero stati portati in Svizzera dalla moglie nascosti negli assorbenti).
“Gli facciamo venire il cagotto a Burlandino”, dice Mamone (in Liguria signore degli appalti pubblici per rifiuti e movimento terra), lasciando intendere, scrivono i pm, di pretendere aiuto dal governatore in cambio del silenzio sui loro passati rapporti.
Un ricatto? Un fatto è certo: Burlando ha avuto rapporti con Mamone, che sponsorizzava la sua associazione Maestrale.
Lo dimostrano informative dei Noe e intercettazioni dell’imprenditore: “Io sono amico di Burlando… questo progetto non lo blocca nessuno”.
È l’ultimo capitolo. Prima bisogna parlare del piano casa.
E qui le scelte di Roma, contro le quali punta il dito Burlando, si intrecciano con quelle del governatore.
È vero che la legge fu voluta da Berlusconi. Ma il piano casa della Regione Liguria suscitò critiche di Angelo Bonelli e Roberto Della Seta, ambientalisti scomodi: “È devastante, spalanca le porte a decine di milioni di metri cubi di costruzioni. Addirittura si applica, pur con qualche distinguo, agli immobili condonati”.
Il piano fu voluto da Burlando e dall’allora vice-presidente della Regione, Marylin Fusco (Idv), poi finita in manette in un’inchiesta.
Così come fu arrestato il suo successore, Niccolò Scialfa, scelto da Burlando per sostituirla.
E quasi mezzo consiglio regionale è indagato per i rimborsi.
Le scelte urbanistiche del centrosinistra sono state spesso contestate: come quando si diede il via libera alla costruzione di un outlet a Brugnato, a due passi dal fiume Vara. “Per me è in zona a rischio”, disse l’allora assessore regionale all’Ambiente, Renata Briano.
Le ruspe arrivarono lo stesso, pochi mesi dopo l’alluvione che nel 2011 devastò la val di Vara.
Anche il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, ha censurato quei cubi di cemento sfiorati dal fiume.
Ci fu chi ricordò la presenza di Marina Acconci, socia del Maestrale e vicina a Burlando, tra i realizzatori del progetto. Non è il solo caso.
Vedi il porticciolo della Marinella, alla foci del Magra, dove mille posti barca (e tanto cemento) rischiavano di imbrigliare un fiume che provoca disastri.
Nel cda della società  — in mano alla banca rossa del Monte dei Paschi — sedeva il tesoriere elettorale di Burlando.
Il progetto è fermo per i guai Mps. Ancora: c’è chi ricorda che Vittorio Grattarola, ex assessore all’Urbanistica con Burlando al Comune di Genova, è diventato poi progettista di operazioni immobiliari discusse che hanno ottenuto il via libera da amministrazioni di centrosinistra.
Vedi quella di Cogoleto, tra i partecipanti un imprenditore ora latitante a Dubai.
Attacca Christian Abbondanza della Casa della Legalità : “Tra i soci del Maestrale c’erano imprenditori che realizzavano opere che la Regione doveva approvare, architetti che le progettavano e dirigenti regionali che dovevano approvarle”.
Come Gian Poggi, fedelissimo del governatore, per i pm in contatto con Mamone.     Burlando è stato poi grande sponsor dell’operazione Erzelli.
Cittadella della tecnologia o colata di cemento pagata anche con soldi pubblici?
Renzo Piano, che aveva realizzato il progetto, si sfilò temendo la colata.
Oggi si stentano a trovare imprese che occupino i grattacieli. Erzelli pesa come un macigno su banca Carige che finanziò l’operazione (250 milioni).
Memorabile poi la legge sui porticcioli approvata da Burlando ministro di Prodi: “Un mio amico (Prodi, ndr) si è augurato di vedere sulle spiagge più ombrelloni e meno porticcioli. Io invece dico: più ombrelloni e più porticcioli”, disse Burlando.
Così Pd e Pdl hanno dato via libera a decine di chilometri di moli, con i posti barca passati da 14mila a oltre 23mila (più annesso cemento).
Altre vicende sono state oggetto di polemiche: la piastra di cemento (su cui espressero     dubbi gli stessi dirigenti regionali) per un parcheggio lungo il Fereggiano realizzata utilizzando fondi destinati alle alluvioni ; la legge regionale che riduceva le distanze delle nuove costruzioni dall’alveo dei fiumi.
Per non dire di decine di operazioni immobiliari da milioni di metri cubi volute dal centrosinistra di cui Burlando era signore.
A Sanremo si rese edificabile una zona prima definita a “frana attiva”.
Ma la responsabilità  non è solo di Burlando. Il centrosinistra ha approvato o taciuto.     Burlando ha più volte tentato di scacciare da sè l’immagine del cementificatore.
Ha cercato figure autorevoli come “garanti”. A cominciare da Franco Bonanini, che sembrava il salvatore delle Cinque Terre e che poi è stato arrestato per lo scandalo del Parco (processo in corso).
Poi Oscar Farinetti: con una modifica di una norma regionale ha aperto Eataly a Genova. Tra le assunzioni: figlio di Burlando, compagna dell’allora segretario Pd, nonchè moglie e cognata di Gian Poggi.

Ferruccio Sansa
(da “Il Fatto Quotidiano“)

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LIGURIA, LA SFIDA DI MAMONE: “BURLANDINO STIA ATTENTO O VADO A PARLARE AI GIUDICI”

Novembre 17th, 2014 Riccardo Fucile

L’INTERCETTAZIONE DELL’EX PATRON DELLA ECOGE ARRESTATO FA TREMARE IL PD

Lo chiama “Burlandino” e giura che gli farà  venire il “cagotto”.
Dalle carte dell’inchiesta “appalti in cambio di escort” che ha visto finire in manette un gruppo di imprenditori e un alto dirigente di Amiu, Corrado Grondona, salta fuori una possibile estorsione ai danni del presidente della Regione Liguria Claudio Burlando da parte di Gino Mamone, ex patron della Eco. Ge. società  di bonifiche industriali oggi in liquidazione
E’ il 21 marzo del 2013 e da una serie di intercettazioni effettuate dai carabinieri del Noe i pm Paola Calleri e Francesco Albini Cardona “emerge come Mamone Gino, al fine di risolvere la crisi finanziaria in cui versa la Eco. Ge. srl è intenzionato a ricattare il presidente della Regione Burlando Claudio, minacciandolo di recarsi in procura per esporre fatti evidentemente in grado di compromettere lo stesso Burlando”.
Nella comunicazione al gip Roberta Bossi gli investigatori spiegano che “Mamone, parlando con il fratello Vincenzo e con Massimo Scocca dell’impresa Comet, riferisce che Alfio Lamberti, consulente della Eco. Ge., sarebbe andato da Gian Poggi (Giovanni Battista dirigente della Regione Liguria) per dire “a Burlandino che Gino sta chiudendo, che poi va da Pinto (Francesco pm della procura)”… che gli viene il cagotto… qualche rivincita me la prendo ”
Breve riassunto.
Gino Mamone è da anni al centro di numerose inchieste giudiziarie, molte delle quali coordinate proprio dal pm Francesco Pinto, inquirente del pool dei reati contro la pubblica amministrazione.
Per un difetto di notifica, Mamone ha ottenuto l’annullamento, a novembre del 2013, di una condanna per corruzione relativa alla vendita delle aree dell’ex oleificio Gaslini.
Ma nel marzo del 2013 Mamone è un condannato di primo grado, la sua azienda è in liquidazione, si sente in difficoltà  (anche se in quello stesso periodo si accorda con il fratello per portare in una banca di Montecarlo 4 milioni di euro) e soprattutto abbandonato da quelli che ritiene in debito nei suoi confronti. E così, come scrive il pm Calleri “progetta di minacciare Burlando… al fine di indurre Burlando ad intervenire in suo aiuto, verosimilmente procurandogli altri appalti”.
I microfoni nascosti nella sua Audi Q8 registrano questo colloquio con la moglie Ines: “Poi ci mando un messaggino a Burlandino,… io ho chiuso non mi ha mai dato una mano, non si è mai esposto, appena finisco le cose vado io da Pinto… glielo vado a dire io”.
Per il pm Calleri le intercettazioni “alludono a un pregresso rapporto corruttivo tra il Mamone e Burlando” e viste le difficoltà  economiche in cui versa la Eco. Ge. anche a causa dei mancati pagamenti di alcuni grossi committenti come Coopsette, ecco che pianifica un ricatto: “Alfio va da Gianpoggi e gli dice “digli a Burlandino che Gino sta chiudendo, che poi va da Pinto”. Non ti preoccupare che gli viene il cagotto… tranquillo che mi convoca e io gli dico “Non ti preoccupare, faccio come hai fatto te, io a te non ti conosco proprio”. Più avanti Mamone si sfoga, sembra rievocare episodi passati sempre relativi a Burlando: “Sono qua prendo l’aereo per Roma… ci vediamo all’aeroporto, andiamo insieme? Si, si, belin, ma ti rendi conto… e non mi conosci? ma va a fare in c… qualche rivincita me la prendo vai”.
La domanda è: Mamone può davvero ricattare Burlando?
In passato il presidente della Regione ha più volte detto che no, che con Mamone a parte alcuni incontri nei cantieri, non c’è mai stato alcun altro rapporto.
Ma Mamone finanziò uno degli eventi organizzati dall’associazione Maestrale creata da Burlando e alla quale aderirono tutti i potenti e gli aspiranti tali della Liguria.
E altre intercettazioni evidenziavano grande familiarità  tra Mamone e strettissimi collaboratori (come Gian Poggi ed Edoardo Bozzo già  a capo della Filse che spiegarono di aver avuto solo rapporti professionali con Mamone) di Burlando, o suoi factotum come lo scomparso Piero Piccolo che chiedeva all’imprenditore di volta in volta di finanziare iniziative dell’Anpi o della festa della Liberazione.
E Mamone pagava e poi portava pure in regalo in Regione le uova di Pasqua.
Oppure regalava arbanelle di acciughe a Giovani Pisani, nel 2007 presidente di Sviluppo Genova, altro amico di Burlando.
Alla fine si resta con un dubbio. Mamone era solo un arrampicatore spremuto e mai soddisfatto che si è trasformato in un millantatore rancoroso?
Nell’attesa che Gino Mamone, nel corso dell’interrogatorio di convalida davanti al gip Roberta Bossi decida di chiarire questi retroscena, val la pena leggere cosa scrive il pm Paola Calleri negli atti d’indagine: “Da tali conversazioni che Mamone fa con le persone che gli sono più vicine e con le quali non ha dunque ragione di millantare… si evince che lo stesso è a conoscenza di circostanze che se rivelate pregiudicherebbero gravemente il Burlando”.

Giuseppe Filetto e Marco Preve
(da “La Repubblica“)

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ALLUVIONE, BURLANDO MINACCIA GIORNALISTA: “FARETE UNA BRUTTA FINE, SIETE INQUALIFICABILI”, PRIMOCANALE LO QUERELA.

Ottobre 18th, 2014 Riccardo Fucile

IL PRESIDENTE DELLA REGIONE USA UN LINGUAGGIO MAFIOSO NEI CONFRONTI DEL CRONISTA DELL’EMITTENTE PRIVATA CHE HA SEGUITO 24 ORE SU 24 LA TRAGEDIA DELL’ALLUVIONE

Primocanale querela il presidente della Regione Claudio Burlando per minacce. La decisione è stata presa dopo che il governatore ligure, al termine di una conferenza stampa e prima di essere intervistato si è rivolto al giornalista di Primocanale Dario Vassallo: “Farete una brutta fine perchè siete una roba inqualificabile”.

La denuncia del direttore di “Primocanale”
L’arroganza politica non ama domande scomode

“Farete una brutta fine perchè siete una roba inqualificabile”.
Il presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando, ha davvero perso una buona occasione per tacere. Quelle parole le ha rivolte al collega Dario Vassallo, la cui unica colpa era di fare il proprio lavoro.
E cioè aver chiesto conto all’assessore regionale con delega alla Protezione civile Raffaella Paita del suo lavoro in riferimento all’alluvione, prima di rivolgersi allo stesso governatore per conoscere quali ragioni lo avessero indotto a non incontrare gli operatori economici colpiti dall’alluvione che manifestavano la propria rabbia sotto le finestre della Regione, in Piazza De Ferrari.
Tanto da trasferire altrove la conferenza stampa, precedentemente convocata presso la sede dell’ente.
Un esercizio ordinario di informazione e, se si vuole, di critica, contro il quale Burlando — prima di rilasciare le sue dichiarazioni ufficiali che il collega Vassallo ha comunque raccolto — ha scelto di scagliarsi in quel modo. Non accorgendosi di essere già  ripreso dalla telecamera.
Che oggi lui ci ritenga “una roba inqualificabile” mi viene da considerarlo un complimento. Mi preoccuperei del contrario.
E se si fosse limitato a questo tutti noi avremmo iscritto quelle parole al suo sacrosanto diritto di non condividere le nostre cronache e i nostri commenti.
Il dissenso si può esprimere in modi più eleganti o più rozzi, ma ci sta e certo non lo stigmatizza chi rifugge dal “pensiero unico”, che troppo spesso è il diavolo tentatore della classe dirigente italiana, in particolare nella sua declinazione politica.
Ma quando Burlando dice “farete una brutta fine” va oltre il confine della critica, scivola sul terreno dell’intimidazione. E questo non ci sta.
Non ci sta perchè un conto è rammaricarsi di un’informazione, nello specifico quella di Primocanale, che magari si vorrebbe meno attenta, più acquiscente, accomodante se non asservita, altro è usare parole e toni che abbiamo conosciuto durante le pagine più buie della nostra storia o nelle aule giudiziarie ai processi per mafia.
Di sicuro non possono albergare presso la più alta rappresentanza del più elevato ente locale ligure.
Sia chiaro, non sto dando del mafioso a Burlando, dico che nel suo impeto di difendere tutto ciò che ha fatto o che fa non può permettersi di impugnare l’arma dell’aggressione verbale.
I giornalisti, e quelli della redazione di Primocanale non fanno eccezione, hanno il compito di informare liberamente i cittadini.
Possono farlo bene o meno bene e in modo più o meno criticabile, ma i loro primi giudici sono i lettori e i telespettatori, con il portato delle vendite in edicola piuttosto che dei contatti sui siti o dei dati auditel.
La credibilità  è il principale derivato del lavoro di un giornalista e il pubblico dei cittadini è il più importante e severo banco di prova al quale si sottopongono.
Poi, certo, c’è la comunità  politica, che però non può sentirsi al di sopra di tutto e di tutti, fatta di una casta più o meno ampia di intoccabili.
Per la serie, si raccontino pure le storie dei provericristi, ma non si disturbi il manovratore.
Magari piacerebbe a chi frequenta da trent’anni i palazzi del potere, ma le cose girano diversamente. Ad ogni pie’ sospinto i politici ci rammentano il dovere di rispettare le regole della democrazia, anche a Burlando è capitato di farlo.
L’informazione libera, anche quella che non piace, è esattamente un pilastro di quella democrazia.
Per questo dire “farete una brutta fine” è un intimidatorio atto di anti-democrazia. Da respingere con forza.
Per usare il lessico del governatore ligure, sono parole inqualificabili.

Luigi Leone
(direttore di “Primocanale”)

http://www.primocanale.it/video/-farete-una-brutta-fine-primocanale-querela-burlando-2-65045.html

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VERTENZA PIAGGIO, GAFFE DEL PRESIDENTE DELLA REGIONE LIGURIA: “A ROMA SULL’AEREO DEI VERTICI DELL’AZIENDA”

Giugno 4th, 2014 Riccardo Fucile

IL GOVERNATORE PD BURLANDO CRITICATO DURAMENTE DAI LAVORATORI IN LOTTA: “VAI ALL’INCONTRO AL MINISTERO DOVE SI DECIDE IL NOSTRO FUTURO SU UN MEZZO MESSO A DISPOSIZIONE DAI PROPRIETARI DELL’AZIENDA?”

Quando la tensione è altissima, anche la forma è sostanza.
L’incontro sulla Piaggio sta iniziando al ministero dell’industria, mentre scoppia già  la prima polemica perchè il presidente della Regione Claudio Burlando è andato a Roma, all’incontro, sull’aereo dei vertici aziendali.
“Per noi lavoratori Piaggio Aero di Genova è una giornata di grande apprensione   – dicono i lavoratori in un comunicato – molto probabilmente, il vertice al MISE sulla nostra vertenza produrrà  un esito. Non sappiamo nulla sul nostro futuro, che è attualmente nelle mani di altre persone. La situazione è estremamente delicata. L’atmosfera dentro lo stabilimento di Sestri Ponente è simile a quella che si vivrebbe restando all’interno di una cristalliera piena di calici, in attesa di una scossa tellurica.”
Per questo i lavoratori si dicono “allibiti, arrabbiati, delusi e contrariati nell’assistere al viaggio verso Roma del Presidente della Giunta Regionale Claudio Burlando, all’interno di un nostro P180, in compagnia dei vertici della Piaggio.”
“Intanto una nostra delegazione di comuni mortali come noi, insieme ai segretari sindacali, sta viaggiando verso Roma, lungo l’autostrada, con il fiato sospeso   –   conclude la lettera aperta   – è   inutile ormai domandare un minimo di rispetto ed almeno una parvenza di correttezza, in questo mondo di ciniche slot machine politicamente taroccate che insistiamo a definire industrie”.

(da “La Repubblica”)

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ENTRA IN COMUNE IL MANAGER GRILLINO DELLA SOGEGROSS, SPONSOR DELLE FESTE DEL PD E DI CLAUDIO BURLANDO

Maggio 12th, 2012 Riccardo Fucile

IL LEGAME TRA L’IMPRENDITORE GATTIGLIA E IL GOVERNATORE DELLA LIGURIA… NEL 2005 L’OPERAZIONE PESCE FRESCO DELLA BASKO FINANZIATO DALLA REGIONE…E IL PIU’ VOTATO DI SEL PER ANNI HA CURATO LA FESTA DEL PD

Rileggendo il libro-inchiesta “Il partito del cemento” di Marco Preve e Ferruccio Sansa, si trova, nel capitolo dedicato al governatore della Liguria Claudio Burlando ed al suo blocco di potere, la famosa lista dell’associazione Maestrale del presidentissimo…
Marco Preve e Ferruccio Sansa precisano in nota:
“Meno noto al grande pubblico il nome di Maurizio Gattiglia, ma i bene informati sanno che è uno dei grandi imprenditori liguri, perchè suo padre partendo da una drogheria arrivò a fondare la Sogegross, colosso della distribuzione alimentare (vi dicono niente i marchi Basko, Ekom e Doro Centry?) che conta oltre duemila dipendenti e un fatturato di 522 milioni di euro nel 2005. Maurizio è oggi l’amministratore delegato. Nel 2005 lanciò il progetto «Fresco di più», per promuovere la vendita di pesce fresco. L’iniziativa, come riferiscono le pubblicazioni di categoria, è stata interamente finanziata dalla Regione Liguria ed è stata realizzata insieme con Basko e le associazioni liguri dei pescatori.”.
Quel gruppo che fa capo alla Sogegross è uno di quelli che abbiamo più volte indicato tra i principali sponsor del PD, attraverso la “festa democratica”, che viene seguita dalla società  (del partito) A.P.G. SRL (il cui ex presidente, per anni, è stato Gianni Crivello, il più votato della lista di SEL per il consiglio comunale in appoggio a Marco Doria).
Manifesti e striscioni negli spazi della kermesse, ma anche l’affitto di stand sotto l’insegna “Basko” per allietare la politica dei militanti PD.
La Sogegross, per mantenere il suo ruolo chiave nella città , ha bisogno di alleati.
Altrimenti chi mai le avrebbe permesso di spartirsi il mercato con la Coop (altro grande sponsor del PD)?
E la Sogegross ha anche quindi bisogno che gli Enti Locali non ostacolino i piani di sviluppo… così come che approvino le eventuali varianti e autorizzazioni necessarie ad incrementare la propria presenza in città .
Non è un caso che nel 2011 denunciò i ritardi della macchina comunale che ostacolavano i progetti di ampliamento…
Dopo il ballottaggio a Genova, quando si insedierà  il nuovo Consiglio Comunale, la Sogegross potrà  contare anche su un proprio manager direttamente seduto sui banchi della sala rossa di Palazzo Tursi.
No, non è un eletto del PD o di SEL, ma un eletto della lista del M5S di Genova, il movimento di Beppe Grillo: Andrea Boccaccio, il terzo più votato.
Strane coincidenze…

Casa della Legalità 
Ufficio di Presidenza

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ALLUVIONE DI GENOVA, DICIAMO QUALCHE VERITA’ SU CAUSE E RESPONSABILITA’

Novembre 11th, 2011 Riccardo Fucile

DITTE CHE NON POTREBBERO LAVORARE SONO INVECE AL SERVIZIO DI ENTI PUBBLICI, COLLAUDI MAI FATTI, UN’EMERGENZA CHE CREA BUSINESS…E UN GOVERNATORE CHE DIVENTA ANCHE COMMISSARIO DI SE STESSO

Vediamo di porre in luce alcune questioni:
1) con l’emergenza arrivano più soldi da gestire e chi li gestisce lo può fare in deroga a molte norme, come ben sappiamo per le ormai note vicende della Protezione Civile tra Bertolaso & Balducci;
2) Burlando era il Commissario per l’emergenza prima e lo è di nuovo per quella nuova;
3) le opere che lui dichiara effettuate per la “messa in sicurezza” del Fereggiano (quelle della ditta del Furfaro Antonio già  citato negli atti dell’Antimafia e che, al quotidiano Il Secolo XIX qualche mese fa, dichiarava che lui fa offerte con ribassi altissimi perchè non partecipa per guadagnare ma per “cambiare i soldi”), ovvero copertura e parcheggio sul torrente, NON SONO STATE ANCORA COLLAUDATE, visto che la stessa Regione Liguria dice che il collaudo è ancora in corso!
Chiaro?
Se non arrivano i soldi per le emergenze, i soldi in cassa sono pochi e certi appalti e incarichi proprio non si possono dare.
Con le emergenze i soldi da distribuire sono di più… molti di più e, con gli incarichi di somma urgenza e le procedure “semplificate”, tutto si svolge in modo sempre più lontano dal possibile controllo da parte dei cittadini.
La notizia che il collaudo delle opere sul Fereggiano non sia stato ancora concluso è stata scritta e data ieri, nero su bianco, dalla Regione durante la Conferenza Stampa di Burlando, ma pare che questo “dettaglio” non abbia attirato molta attenzione.
Ora vediamo quanto ci vuole anche per far emergere la questione della ditta incarica per i lavori annunciati e lodati dallo stesso Burlando, Commissario Delegato della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Protezione Civile, ovvero quella del Furfaro… oltre al fatto che la Eco-Ge dei Mamone, per cui il Prefetto di Genova, nel luglio 2010, ha trasmesso agli Enti Appaltanti un’informativa antimafia atipica, finalizzata ad evitare che a questa società  venissero dati e confermati incarichi pubblici, continua a lavorare alla grande con incarichi diretti da parte delle Società  pubbliche, con subappalti di lavori delle Società  pubbliche e con incarichi di somma urgenza per l’emergenza alluvione di questi giorni.
A Genova le misure interdittive, tipiche o atipiche che siano, sono sistematicamente ignorate… un dato inquietante che pare non interessi ai più!
Deve esserci una allergia inguaribile rispetto al termine ed alla pratica della “prevenzione”… ma così qualcuno, alla fine, può gestire più soldi e seguire meno vincoli, mentre altri possono incassare ben di più di quanto le povere casse degli Enti locali possono offrire in assenza dei disastri che, con distruzione e drammi, portano anche stanziamenti straordinari!
Prima creo il danno e poi riparo il danno, spendo soldi pubblici prima e ne se spendo di più dopo… che bel modo di Amministrare!

Ufficio di Presidenza
Casa della Legalità 

argomento: Ambiente, Burlando, Comune, denuncia, economia, emergenza, Genova, Politica, Regione, Sicurezza | Commenta »

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