Novembre 10th, 2011 Riccardo Fucile
E’ IL SIMBOLO MASSIMO DEL PARTITO TRASVERSALE DEL CEMENTO… CHI HA TOMBINATO IL FEREGGIANO PER FARCI DEI PARCHEGGI? CHI HA VOLUTO EMRGINARE A SUO TEMPO IL SINDACO SANSA PERCHE’ SI OPPONEVA ALLA COLATA DI CEMENTO SULLA CITTA’? … E RISPUNTA IL NOME DI MAMONE TRA I FINANZIATORI
Burlando un gran pasticcere.
Il Presidente della Regione Liguria che ha ridotto a tre metri la distanza dalle sponde dei corsi d’acqua per poter edificare, “giustifica” il provvedimento con la solfa: ma tanto lo facevano già con le deroghe.
Pensare di “bloccare” le deroghe no?
No… ed altro non ci si poteva aspettare da chi è il simbolo supremo del “Partito trasversale del Cemento”.
Già aveva dato un assaggio con il Piano Casa che, dopo il parziale stop a seguito delle contestazioni della società civile, è stato riapprovato nel suo devastante via libera a nuove colate di cemento, sotto la firma di Marylin Fusco, dell’Italia dei Valori nominata vice-presidente della Giunta Burlando.
Potremmo parlare dei lunghi via libera dati alla colata di cemento in Liguria dal Burlando presidente della Regione… ma la lista è lunga ed è già stata stilata da Marco Preve e Ferruccio Sansa nel libro-inchiesta “Il Partito del Cemento”.
Ci limitiamo ad indicare il progetto della Marinella, quello nato con un promoter d’eccezione, l’avvocato Giorgio Giorgi (avvocato a Genova con moglie che svolge il ruolo di Gip a Genova), già tesoriere della campagna elettorale di Burlando per le elezioni regionali del 2005.
Questo progetto è la cementificazione della foce del Magra… quella pesantemente colpita dal disastro che ha messo in ginocchio lo spezzino e la Lunigiana.
Consiste nella realizzazione di un nuovo imponente insediamento residenziale, commerciale e nautico, lesivo dell’eccezionale valore naturalistico e paesistico dell’area di Marinella, immediatamente retrostante e latistante la foce del fiume Magra, nei Comuni di Ameglia e Sarzana.
Nato sotto il marchio iniziale del Monte dei Paschi di Siena e poi allargato alla CCC (Consorzio Cooperative Costruzioni) ed Unieco (cooperative che già abbiamo conosciuto per la loro assegnazione a società di mafia di subappalti, sia in territorio emiliano sia in quello ligure) a cui si aggiungono la Società Italiana per le Condotte d’Acqua (già coinvolta nell’inchiesta ARCA della DDA di Reggio Calabria) e la Condotte Immobiliare.
Ma Burlando non è solo questo, non è solo l’ex sindaco la cui amministrazione fu travolta dalla prima Tangentopoli, quella dei primi anni Novanta che andò anche a colpire in riferimento a quel progetto per lo “scolmatore del Fereggiano” viziato da mazzette.
Non è solo il potente dalemiano che nel 1997 orchestrò la cacciata del sindaco di Genova, Adriano Sansa, colpevole di aver varato una variante di salvaguardia che bloccava le cementificazione sulle colline e poi varò, con il coordinamento del geologo Sandro Nosengo, un Piano Regolatore che fermava il cemento, prevedeva diradamenti delle costruzioni nelle zone di rischio e programmava interventi radicali per la messa in sicurezza dei torrenti e dei rivi, compresi quelli “tombinati”.
Allora Burlando voleva un uomo che riaprisse, come poi è stato, la stagione delle colate di cemento… e così portò sulla poltrona di Sindaco l’ex consulente di Alberto Teardo, l’avv. Giuseppe Pericu… che, tra i primi atti, stravolse il PRG approvato durante l’amministrazione Sansa, riaprendo con il suo nuovo PUC le strade alle betoniere roventi.
Il tutto con il consenso ed assenso dell’allora amministrazione della Provincia di Genova, guidata da Marta Vincenzi.
Burlando è anche altro… era anche il Commissario Delegato dalla Presidenza del Consiglio – Protezione Civile per l’emergenza del Fereggiano!
E cosa ha fatto con i fondi e con il potere assegnatogli?
Nomina come esecutore il suo uomo di fiducia Gian Poggi.
Prima alla guida dell’Urbanistica del Comune di Genova con Pericu e poi chiamato a prestare il servizio in Regione Liguria di Burlando.
Già fedele tra i fedeli dell’associazione “Maestrale” quella che prendeva anche i contributi della ECO-GE dei Mamone, Gian Poggi è stato anche nominato nel Consiglio di Amministrazione, insieme agli altri burlandiani doc, della società “Infrastrutture Liguria srl”, creata da Burlando perchè gestisse le costruzioni (ad esempio, a partire dall’Ospedale di La Spezia) visto che, stando alla legge, gli si era fatto notare che la “Sviluppo Genova spa” non poteva operare al di fuori dell’ambito genovese.
E nella nuova società vennero quindi chiamati ad operare i protagonisti della gestione appalti della “Sviluppo Genova” al centro dell’indagine sul “cartello” dei Mamone per il controllo di appalti e subappalti (vedi qui).
Con il suo fedele Gian Poggi, Burlando che ha fatto per mettere in sicurezza il Fereggiano?
Semplice lo ha tombinato (con l’appalto alla ditta del Furfaro Antonio che abbiamo già descritto) per realizzarvi i parcheggi.
Lo ha fatto con il consenso della Provincia che poteva impedirlo.
Lo ha fatto con il silenzio del Comune.
Repetto e Vincenzi non hanno disturbato.
In tanti, nella zona di massimo consenso di Burlando, volevano i parcheggi; perchè “scontentare” gli elettori?
E così il Fereggiano, nel tratto seguente alla grande copertura, è esploso nella sua massima violenza.
Nel ’70 non lo fece, tanto per dare un parametro di comparazione
Certo ha abbattuto una palazzina, ma le altre?
Le altre che soffocano il torrente sono state lasciate lì, una accanto all’altra… quelle nel greto e quelle che salgono in alto, perchè sono palazzi, sono sempre lì.
Spesi 10 milioni di euro della Protezione Civile così… e cosa succede ora dopo il disastro?
Il Governo Berlusconi, tanto per dimostrare la trasversalità del “partito del cemento”, chi ha nominato come nuovo Commissario Delegato per l’alluvione?
Proprio Claudio Burlando!
Ufficio di Presidenza
Casa della Legalità
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Marzo 30th, 2011 Riccardo Fucile
SPARITA DAL BOLLETTINO UFFICIALE LA NORMA ANTI-SPRECHI… IN REGIONE DOVEVANO DECURTARE I RIMBORSI, ERANO TUTTI FAVOREVOLI, MA, AL MOMENTO DI ATTUARLA, LA NORMA E’ SCOMPARSA NEL SILENZIO GENERALE
Rigore all’italiana: alla Regione Liguria hanno tagliato tutto.
Perfino i tagli.
Proprio così: è bastato un emendamento “invisibile” e magia… le riduzioni di stipendio per assessori e presidenti (della giunta e del consiglio regionale) che usano le auto blu sono state eliminate.
Senza che nessuno, o quasi, se ne accorgesse.
Tutto comincia nel 2009, periodo di tagli selvaggi per gli enti locali.
Il governo dà una sforbiciata ai trasferimenti alla Liguria: 70 milioni in meno rispetto all’anno precedente.
I liguri se la passano male, sulla sanità incombe un buco di bilancio da decine di milioni, vengono chiusi ospedali, ridotti all’osso servizi essenziali perfino per i malati psichiatrici.
Allora, ecco che la Regione decide di dare il buon esempio, annunciando tagli in casa propria.
Con qualche frecciata ai colleghi di altre amministrazioni: “La Liguria — ricorda l’assessore al Bilancio, Pippo Rossetti — per gli emolumenti a consiglieri e assessori è tra le più basse d’Italia: mi chiedo per quale motivo non si vanno a cercare le Regioni a statuto speciale dove arrivano un sacco di soldi, come la Sicilia che ha 24mila dipendenti”.
Si parte dalle odiatissime auto-blu, il simbolo della Casta, che in Italia pare siano 620mila.
“Noi ne abbiamo 12, mentre la Sicilia ne ha 170”, spiega il presidente Claudio Burlando.
È il simbolo, però, che conta: anche quelle dodici auto devono essere tagliate.
È scritto nero su bianco nel Bollettino che riporta la Finanziaria regionale 2009: “Dal primo gennaio 2010 il rimborso forfettario mensile è decurtato del 20 per cento nel caso in cui il beneficiario abbia diritto a utilizzare usualmente l’automobile di rappresentanza o di servizio, salvo dichiarazione di rinuncia”. La norma modifica la legge 3 del 1987 sul trattamento economico dei consiglieri regionali.
Un bel segnale: chi vuole l’auto blu se la deve pagare di tasca propria. Un’iniziativa che raccoglie il plauso unanime delle forze politiche: “Basta privilegi”.
Qualcuno, però — come i cronisti di Radio Babboleo News — non dimentica quella norma e un anno dopo (il 29 dicembre 2010) va a spulciarsi il Bollettino Regionale che riporta la Finanziaria 2010, in vigore dal primo gennaio 2011. Dei tagli alle auto blu nemmeno l’ombra.
Chissà , forse la norma si presume sottintesa anche se non espressamente menzionata in quel mare magno di leggi.
E invece no.
Il mistero viene svelato appena dodici giorni dopo, nel Bollettino del 12 gennaio 2011.
In mezzo a pagine e pagine di norme compare un avviso di rettifica: “Il comma 3 dell’articolo 4 della legge regionale 3 del 1987 e successive modifiche e integrazioni è abrogato”.
Una riga e mezzo, nessuno ci fa caso, anche l’occhio più smaliziato farebbe fatica a capire che cosa si nasconde dietro quella selva di richiami ad articoli e commi.
Ma i giornalisti di Babboleo News non si arrendono, alla fine capiscono di che cosa si tratta.
Quella “rettifica”, che doveva passare inosservata, restituisce centinaia di euro al mese.
Non ai cittadini, ma a presidenti e assessori.
In consiglio regionale pare che fossero tutti d’accordo: unanimi nel cancellare la norma anti-auto blu che appena un anno fa — anche stavolta unanimi — avevano sostenuto.
Insomma, per dirla con parole semplici: addio alla decurtazione dell’indennità per chi usa l’auto blu.
Si torna ai vecchi sani principi: paga la Regione.
Una novità di cui quasi nessuno si era accorto, tranne le manine che l’hanno fatta inserire nella Finanziaria (guarda caso in una postilla contenuta in un supplemento).
Ma adesso trovare l’autore è un’impresa.
Non se n’era accorto, pare, perfino qualcuno dei beneficiari.
Come lo stesso presidente Burlando, che appena informato della buccia di banana messa sul suo cammino sarebbe andato su tutte le furie: “Siamo i più morigerati d’Italia.
Ci siamo ridotti gli stipendi prima che lo chiedesse Tremonti”, assicura Burlando.
E le auto blu? “Appena ho saputo dell’emendamento ho chiesto ai miei assessori che usano l’auto nel tragitto casa-ufficio di restituire il denaro già percepito e di scrivere una lettera per rinunciare al privilegio”.
Insomma, i soldi per adesso tornano nelle casse pubbliche.
E non sono spiccioli: quelle due righe avrebbero fatto risparmiare a ogni assessore 800 euro al mese.
Sessantamila euro l’anno per tutta la Giunta.
Ma la norma anti-auto blu non esiste più.
E scadute le lettere di rinuncia ai benefici… sarà tutto come prima.
Ferruccio Sansa
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Marzo 30th, 2010 Riccardo Fucile
IL CENTRODESTRA HA PERSO CONTRO UNA SINISTRA CHE HA SAPUTO FARE GIOCO DI SQUADRA…LA LEGA RESTA CON LA MOSCHEA AL NASO, IL PDL COMPOSTO DA SOLI SOLISTI PERDE TUTTI I CANDIDATI DI AREA AN: “OCCORRE UN PARTITO CHE FACCIA POLITICA TRA LA GENTE, NON NEI SALOTTI”
Il candidato governatore del centrodestra Sandro Biasotti tornerà a Roma a fare il
deputato: anche questa volta Claudio Burlando lo ha battuto con un 52,14% contro il 47,85% da lui raccolto.
Nonostante i sondaggi li dessero sul filo di lana fino a qualche settimana fa, la capacità di “fare gruppo” del centrosinistra ha avuto la meglio sulle troppe individualità che albergano nella coalizione di centrodestra.
Rispetto alle elezioni europee di un anno fa, il Pdl è sceso dal 34,40% al 29,33%, un 5% però recuperato dalla lista Biasotti (6%) .
Ma la Lega in Liguria non ha sfondato, anzi ha sbattuto il naso contro le mura della moschea tanto contestata e che alla fine non ha reso elettoralmente un bel nulla: la Lega passa dal 9,9% al 10,2%, percentuali inferiori persino all’Emilia Romagna, con un misero 8,5 in Genova città .
Persino nel quartiere dove hanno contestato la costruzione di una moschea i leghisti hanno preso solo un 3% in più di consensi, mentre il centrosinistra raggiunngeva il 60% di voti.
Biasotti ha fatto l’errore di rincorrere la Lega su un terreno che di consensi non ne porta, ma al contrario contribuisce a consolidare l’immagine di una destra becera e reazionaria, priva di modernità e di sguardo al futuro.
Il sedicente “vicepresidente” Bruzzone, capolista leghista, rappresentante della lobbie dei cacciatori, a questo punto si ritroverà a sparare ai passeri, senza potersi fregiare dell’ambito titolo che incautamente aveva usato già in campagna elettorale.
Si consolerà con la considerevole diaria regionale e la solita oscura opposizione, mentre Biasotti che dieci anni fa vinse presentandosi come “l’uomo del rinnovamento”, tornerà alla Camera a fare il peones. Continua »
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Marzo 26th, 2010 Riccardo Fucile
PERCHE’ IL PDL DEI “CACASOTTO” PERDERA’ IN LIGURIA: SI RISCOPRE L’OPPOSIZIONE SOTTO ELEZIONI, OGNUNO PENSA PER SE’, MANCANO LE IDEE, APPIATTITI SULLA LEGA….UN LEGHISTA CHE SI PRESENTA GIA’ COME VICEPRESIDENTE, UN ALTRO CHE PIANGE PERCHE’ HA TROVATO I SUOI SANTINI NEL CASSONETTO, SALVO BECCARSI UNA DENUNCIA PER ISTIGAZIONE ALL’ODIO RAZZIALE…E LA SINISTRA RINGRAZIA
Quando sono iniziate le “grandi manovre” in vista delle regionali, i cittadini più informati avevano chiara l’alternativa: o votavano per Claudio Burlando, governatore Pd uscente, un passato da ministro, bersaniano di ferro, o optavano per Sandro Biasotti, deputato del Pdl, già presidente della Regione.
I due erano dati dai sondaggi sostanzialmente alla pari, con ottime possibilità per il centrodestra di ritornare a governare la Liguria, nonostante le iniziali incertezze del partito su chi candidare e un’attività politica di opposizione reale prossima quasi allo zero.
Ricordiamo a tal fine l’epiteto che Scajola rivolse qualche mese fa ai consiglieri pidiellini degli enti locali, definiti “cacasotto” proprio per la loro invisibilità .
Salvo qualche piccola eccezione “movimentista”, la più nota e qualificante attività dei consiglieri del Pdl è infatti quella di scaldare la sedia.
Ciò non ha impedito loro di ringalluzzirsi in vista della nuova candidatura, foriera di altri 5 anni di prebende, soprattutto in caso di vittoria di Biasotti.
Il quale ha inanellato una serie di errori: in primo luogo ha permesso che nelle liste ricomparisse qualche nome sotto inchiesta da parte della magistratura, rinunciando così a usare tale arma contro gli avversari (che hanno personaggi discussi anche loro).
Poi ha spostato la sua linea su posizioni prone alla Lega che in Liguria prende solo il 9,9%, arrivando a vendersi pure la vicepresidenza al capolista padano, Francesco Bruzzone.
Se avesse resa nota anche la lista degli assessori, Biasotti avrebbe al limite compiuto un atto politico giustificabile, in nome della trasparenza.
Ma limitarsi a indicare un leghista come vice è stato solo un atto di debolezza.
In passato la vicepresidenza era stata assegnata al consigliere che aveva ottenuto più preferenze, un criterio senz’altro più rispettoso della volontà popolare.
Siamo arrivati al punto che il leghista Bruzzone, caso unico nella padagna del magna magna, pur essendo stato di fatto commissariato nella segreteria della Lega ligure con la Rosy Mauro, per questioni relative a bilanci, pur essendo finito penosamente sui giornali per essere stato beccato a inviare lettere di raccomandazione usando la carta intestata della Regione, nel suo santino elettorale si proclama “Francesco Bruzzone, Vice Presidente” (oddio, intanto il vice andava minuscolo e presidente “di cosa” andava precisato, ma lui le aule scolastiche le frequentava quando ormai i professori le lasciavano libere per le pulizie, non si può pretendere troppo).
Poi Biasotti ha accettato che fossero inseriti in lista soggetti più facili a fare politica nei corridoi degli enti locali che nelle aule, più a chiedere favori alla stampa amica che a gestire il malcontento diffuso tra i cittadini. Continua »
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Marzo 16th, 2010 Riccardo Fucile
PD, UDC E IDV DISPOSTI A RENDERE PUBBLICHE LE FIRME RACCOLTE, IL PDL PRENDE TEMPO….LA PROCURA VERSO IL SEQUESTRO DEGLI ELENCHI…MA TUTTI PARTECIPERANNO ALLE ELEZIONI REGIONALI: LE INCONGRUENZE DELLA LEGGE
Continua la vicende delle “firme false” nella presentazione delle liste da parte dei partiti, per le elezioni regionali in Liguria.
Dopo l’esclusione del Nuovo Psi, la testimonianza di Andrea Pescino auto-accusatosi di aver venduto per 20.000 euro circa 7.000 firme taroccate ad entrambi gli schieramenti e la clonazione delle firme di chi aveva firmato per il Pdl per vedere poi la propria firma tra i sottoscrittori di partiti alleati, è arrivata l’ncursione dei radicali.
Costoro, esclusi dalla competizione per non avere raccolto il numero sufficiente di adesioni, hanno deciso di approfondire la validità delle sottoscrizioni raccolte dagli altri partiti ammessi.
Al terzo tentativo, il presidente della commissione elettorale ha consentito ai radicali di controllare le firme.
Hanno dovuto “motivare la richiesta” e alla fine ci sono riusciti: è stato concesso loro di visionarli, ma solo per quattro ore e senza poter riprodurre i documenti.
Elenchi di 1750 firme a partito: un “accesso informale, gli atti si possono consultare ma non essere fotocopiati”.
Ma questi elenchi sono atti pubblici oppure no?
Secondo la giurisprudenza sono solo “atti amministrativi finalizzati alla presentazione delle liste”.
In pratica la legge sulla trasparenza (m. 241 del 1990. art 22) produce l’effetto opposto: un privato cittadino non può controllare un bel nulla, un giornalista deve essere autorizzato e il giudice può decidere in un senso o nell’altro.
Sono queste ambiguità legislative che alla fine favoriscono i taroccatori di firme: se esse fossero pubbliche e tutti potessero quindi avervi accesso e diritto di controllo, nessuno avrebbe buon gioco a presentare elenchi “clonati”. Ma torniamo ai radicali: dalla loro verifica, limitata a sole quattrro ore, emergerebbero dei problemi per due liste, l’Udc e la lista “Noi con Burlando”, di appoggio al candidato del centrosinistra. Continua »
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Marzo 12th, 2010 Riccardo Fucile
RISPETTO ALLE EUROPEE, IL PDL PERDE IL 3,3%, FERMA LA LEGA, 4,5% ALLA LISTA BIASOTTI….LEGGERO AUMENTO DEL PD AL 30,5% (+0,7%), CALANO L’IDV AL 7,1% (-1,6%) E L’UDC AL 3,6% (-1,4%), LA LISTA BURLANDO AL 4,7%….LEGGERA RIPRESA DELL’ESTREMA SINISTRA, “LA DESTRA” SOLO ALLO 0,4%
Fresco di stampa arriva l’ultimo sondaggio, commissionato dal quotidiano “il Secolo XIX” all’Osservatorio Emg Ricerche su tutto il territorio ligure, considerato piuttosto attendibile anche alla luce della percentuale degli indecisi, circa il 35,7%, inferiore alla percentuale degli astenuti in Liguria sia alle Europee 2009 (37,6%), sia alle Regionali 2005 (42,2%).
Se fino a poche settimane fa i due candidati governatori erano dati quasi alla pari, con un leggerissimo vantaggio per Burlando, negli ultimi giorni la forbice si è ampliata a favore del candidato del centrosinistra, arrivando a toccare ora il 51,8% contro il 48,2% di Biasotti e portando il divario tra i due contendenti al 3,6% .
Vediamo nello specifico le percentuali attribuite ai singoli partiti dei due schieramenti.
In primo luogo va rimarcato il calo del Pdl accreditato del 31,2%, rispetto al 34,5% delle scorse Europee e al 36,8% delle Politiche 2008.
In due anni una perdita secca del 5,6%, in dodici mesi del 3,3%.
Non compensato dalla ventilata crescita della Lega che resta invece sui suoi livelli: 10,1%, rispetto al 9,9% delle scorse Europee.
La lista personale del candidato governatore Biasotti ottiene un discreto 4,5%, mentre è un disastro tra i piccoli partiti di appoggio (La Destra a un misero 0,4%, Nuovo Psi allo 0,2%).
Passiamo al fronte opposto. Continua »
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Marzo 9th, 2010 Riccardo Fucile
AVREBBE INCASSATO VENTIMILA EURO DAI PARTITI IN LIGURIA CEDENDO SETTEMILA SOTTOSCRIZIONI… GLI ELENCHI SONO RICAVATI DA BANCHE DATE DI GESTORI TELEFONICI E UFFICI PUBBLICI…MOLTI NOMINATIVI PROVENGONO DALLE PIU’ SVARIATE RACCOLTA FIRME DI QUARTIERE E POI RIUTILIZZATE
La rivelazione è stata raccolta dal “Secolo XIX”, il maggiore quotidiano ligure: un
“professionista” denuncia di aver venduto, in occasione di questa tornata elettorale, ben 7.000 firme per la presentazione delle liste a partiti in difficoltà nel raccoglierle.
Andrea Pescino, esperto in materia e già rinviato a giudizio nel 2005 per uno scandalo analogo a Imperia, in relazione a firme raccolte e smistate, personaggio controverso che ha però anche fatto decollare inchieste come quella sulla spartizione dei fondi comunitari in Regione o sequestrare discariche pericolose in riviera, ha rilasciato stamane una pesante intervista al Secolo XIX , rivelando fatti che, se fossero confermati, metterebbero in pericolo la validità delle prossime elezioni regionali in Liguria.
Non a caso sarà ascoltato oggi dalla Digos.
In pratica Pescino ha rivelato di aver venduto e consegnato dati anagrafici per produrre firme false, definendo tale operazione “una regola ormai invalsa da tutte le parti, quasi una professione”.
Dove si ha a che fare pure con altri concorrenti, ciascuno con le proprie firme taroccate e i propri prezzi di vendita.
Il Pescino ne avrebbe vendute 7.000, 4.000 al centrosinistra e 3.000 al centrodestra, ricavando un cifra di circa 20/25.000 euro: “c’è una legge di mercato che governa queste cose, ci sono persone che fanno la “professione” di candidati e compiono investimenti per poi ricavarne benefici”. L’esperto sottolinea al “Secolo XIX” che “l’esborso aumenta man mano che ci si avvicina al momento della presentazione delle liste” e poi spiega come ci si procuri i dati degli elettori: “Non è difficile, vi sono banche dati che conservano gli elementi fondamentali per una firma, come i gestori di compagnie telefoniche o gli impiegati di uffici pubblici”. Continua »
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Febbraio 23rd, 2010 Riccardo Fucile
TESTA A TESTA IN LIGURIA, MA IL CANDIDATO DEL CENTROSINISTRA E’ AVANTI…TRA I PARTITI , RISPETTO ALLE EUROPEE, CALANO LEGA, IDV ED ESTREMA SINISTRA… REGGONO PDL, PD E UDC
La Liguria è una delle regioni dove si gioca la vittoria o il ridimensionamento delle ambizioni del centrodestra.
Ricordiamo due dati: alle scorse regionali, la sinistra, a livello nazionale, vinse in 11 delle 13 regioni che a marzo andranno al voto.
Era il momento migliore per il centrosinistra e quel risultato non fece che sancire un successo storico.
Un anno fa invece, alle elezioni europee, situazione capovolta: se fossero state elezioni regionali, il centrodestra avrebbe vinto 10 a 3.
A distanza di un anno da quel voto pertanto una “non conferma” o un cedimento assumerebbero il significato di un dissenso verso l’operato del governo.
Ecco perchè queste elezioni regionali rappresentano,a detta di tutti gli osservatori, un test importante e con palesi risvolti politici nazionali.
Sia per la coalizione di centrodestra che sembra arrancare, che per quella di centrosinistra che deve verificare gli effetti “dell’assestamento Bersani”. Senza contare il nuovo ruolo del’Udc di Casini che guarda in prospettiva al nuovo grande centro.
In questo quadro, la Liguria un anno fa sarebbe stata conquistata dal centrodestra.
Ora la situazione appare molto più difficile, tanto è vero che nello stesso Pdl si tende ad accreditare la vittoria alla sinistra.
I cadidati in lizza sono Claudio Burlando, governatore uscente, per la coalizione di centrosinistra, e Sandro Biasotti, ex presidente della Regione, per quella di centrodestra .
L’ultimo sondaggio commissionato a Crespi Ricerche e pubblicato su “Clandestino web” danno Burlando al 50% contro il 48,5% di Biasotti.
Terzo incomodo il candidato radicale Silvio Viale con il suo 1,5%, sempre che i radicali riescano a raccogliere sul territorio le firme necessarie per presentarlo, il che non appare certo. Continua »
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Febbraio 10th, 2010 Riccardo Fucile
IL SONDAGGIO RISERVATO DEL LUNEDI’ DELLA FIDATA EUROMEDIA VEDE VINCENTE IL CENTRODESTRA SOLO IN LOMBARDIA, VENETO, CAMPANIA, CALABRIA E LAZIO… PRONTO IL PIANO B: PARLARE SOLO DELLE REGIONI STRAPPATE ALLA SINISTRA E RIVEDERE IL TRIUMVIRATO CHE GUIDA IL PDL
Ogni lunedì la fidata Euromedia research sforna il sondaggio sulle prossime regionali che viene depositato sulla scrivania del premier in via dell’Umiltà . L’ultima stima non suscita certo sorrisi nell’entourage di Berlusconi: il centrodestra vincerebbe solo in cinque regioni, ovvero Lombardia, Veneto, Campania, Calabria e Lazio, mentre lascerebbe alla sinistra le altre otto. Tenendo presente che, sulla base dei voti delle ultime europee, il centrodestra dovrebbe prevalere con un 10 a 3, passare a un 5 a 8 sarebbe una sconfitta cocente.
Senza considerare che il Lazio è tutt’ora a rischio senza un recupero forte nell’ultimo mese: la Bonino viene data al 39,5% contro il 38% della Polverini, anche se come schieramento il centrodestra vale di più.
In Lombardia invece Formigoni viaggia sul 60% e, per paradosso, vincere con troppo scarto potrebbe essere negativo, in quanto scatterebbe solo la metà del listino bloccato ( 8 consiglieri su 16).
Due regioni che venivano date alla pari e con ottime possibilità di successo per il centrodestra (Liguria e Piemonte), vedono avanti invece la sinistra, con oltre 10.000 voti di scarto, un divario recuperabile in teoria, ma che certamente non è facilmente colmabile.
La speranza a questo punto, se va bene, è perdere 6 a 7, ma la prospettiva di un 5 a 8 fa già scatenare la battaglia interna e presta il fianco a molte critiche su come è stata condotta l’intera operazione.
Aver allontanato Casini per seguire i diktat della Lega, rischia di far perdere il centrodestra in Liguria e Piemonte, ad esempio.
Mentre laddove Casini appoggia il Pdl (vedi Lazio, Calabria e Campania), la coalizione è data vincente. Continua »
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