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FORZA ITALIA ESCLUSA DALLA GIUNTA TOTI IN LIGURIA: BEN GLI STA, COSI’ IMPARANO A FARE I SERVI DEI SOVRANISTI

Ottobre 21st, 2020 Riccardo Fucile

TRE ASSESSORI ALLA LISTA DEL GOVERNATORE, DUE A LEGA E DUE A FDI… CON LA LIGURIA NELLA BRATTA, LA DELEGA ALLA SANITA’ NON VIENE ASSEGNATA A NESSUNO… FORZA ITALIA POTREBBE ROMPERE E NON APPOGGIARE LA GIUNTA

Nessuna sorpresa delle ultimissime ore, un mese esatto dopo il voto la nuova giunta regionale ligure ha finalmente nomi, volti, deleghe. Il governatore regionale Giovanni Toti ha confermato con una diretta su Facebook quello che già  si era capito negli ultimi, convulsi giorni. In squadra ci sono diverse conferme, i tre assessori promessi fedelissimi del presidente (gli arancioni Ilaria Cavo, Marco Scajola, Giacomo Giampedrone), il meloniano Gianni Berrino, il “super assessore” leghista all’Economia Andrea Benveduti. Lega e Fratelli d’Italia avranno anche un secondo assessore in giunta a testa: il Carroccio Alessandro Piana – che lascia la presidenza del Consiglio regionale adun altro leghista, Gianmarco Medusei – Fdi l’avvocata Simona Ferro.
Rimane fuori, come già  pareva chiaro da tempo, Forza Italia. A ben poco sono serviti i rilanci di Silvio Berlusconi e l’appoggio degli altri partiti alleati alla causa unitaria. Agli azzurri è rimasto il solo posto da vicepresidente del Consiglio, il cosiddetto segretario d’aula, destinato – se accetterà  – a Claudio Muzio, unico eletto di Fi. E così rimane da capire come si gestiranno – sul piano locale, e soprattutto su quello nazionale – gli eventuali contraccolpi delle scelte prese da Toti.
Così le deleghe
Come già  annunciato su Twitter nella tarda serata di ieri, pare già  praticamente chiusa anche la partita deleghe. Rimangono per ora sulle spalle della presidenza le più delicate, il bilancio e la sanità  (“il momento è difficile, servirà  un’unica guida su queste emergenze, poi tra alcune settimane si cambierà “, fa capire Toti). A lungo vicinissima a doversi accontentare della presidenza del Consiglio, prima che la Lega stoppasse la proposta fatta da Toti per mettere tutti d’accordo dopo giorni di tensioni, Cavo continuerà  a occuparsi di scuola e formazione, con in più le politiche sociali. A Giampedrone toccherà  la delega alla protezione civile, a Scajola, altra conferma, le deleghe a urbanistica, territorio e demanio.
Chi sale e chi scende
La Lega, che di fatto ha rinunciato a uno dei tre assessorati richiesti, vede confermato Andrea Benveduti, che sarà  vicepresidente di giunta con la delega a sviluppo economico, commercio, porto e industria, e “salire” l’imperiese Alessandro Piana, che si occuperà  di agricoltura e parchi. In Fdi, invece, le richieste del coordinatore Matteo Rosso vedono confermate nella conferma di Gianni Berrino (trasporti e turismo) e la novità  Simona Ferro, cui sono state affidate le deleghe all’organizzazione della macchina regionale, al personale e le nuove deleghe ai bambini e agli animali.
Finita almeno una fase del totogiunta, a questo punto sono attese le reazioni degli alleati del Toti bis. Nel pomeriggio Forza Italia fa già  capire potrebbe uscire dalla maggioranza. “Dalla Liguria rischia di partire un messaggio importante, e cioè che il centrodestra non esiste più – commenta Carlo Bagnasco, coordinatore azzurro in Liguria – e che Toti ha scelto di ignorare i patti”.

(da agenzie)

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PER NON DIMENTICARE: “UNO SCENARIO DI GUERRA CHE TORMENTA LA MIA FEDE”

Agosto 3rd, 2020 Riccardo Fucile

INTERVISTA AD ANDREA PROFUMO, IL VIGILE DEL FUOCO CHE ARRIVO’ PER PRIMO TRA LE MACERIE DEL MORANDI

La testimonianza del capo squadra dei vigili del fuoco di Genova che lo scorso anno è stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere della Repubblica italiana per l’abnegazione e il coraggio
Ripercorrere quella giornata per Andrea Profumo, capo squadra dei Vigili del fuoco di Genova e primo a intervenire sulle macerie del Ponte Morandi, non è facile.
Il 14 agosto 2018, il giorno del crollo, è uno spartiacque per la vita emotiva di diversi pompieri che portano nella mente quella tragedia. A due anni di distanza, Profumo sceglie di rivivere con Open le ore che l’hanno segnato nel profondo. E quando entra nelle maglie temporali di quella giornata, la sua voce si fa cupa, le parole scelte con cura e rispetto per ciò che ha visto.
La scheda d’intervento: «Ponte Morandi caduto»
«Era una giornata già  di per sè difficile», dice Andrea. «Tornavamo da diversi interventi per allagamenti, pioveva a dirotto ed eravamo in allerta arancione». Alle 11:25 circa, arriva una scheda di intervento che avrebbe mandato Andrea e la sua squadra di cinque uomini a Savona, ma viene annullata pochi minuti dopo. Se fosse stata confermata, dice Andrea, «alle 11:36 avremmo potuto essere sul Ponte Morandi.
Invece l’ordine rientrato ci permette di asciugare le divise inzuppate d’acqua». Solo per qualche minuto. «Sentiamo i centralini che suonano come impazziti e ci arriva un’altra scheda di intervento che stavolta ordina di andare in via Fillak», ricorda Andrea. «Sulla scheda c’è scritto: “Ponte Morandi caduto”. Qualcosa che fatichiamo a leggere, perchè non possiamo crederlo».
La pioggia battente, le auto schiacciate e quella telefonata disperata
Andrea, insieme ai suoi cinque uomini, arriva per primo sul posto: via Fillak, via Porro, via Campi sono gremite di persone scappate dalle loro case per la paura. Andrea e i suoi lasciano il loro mezzo in una stradina che porta alla sponda del Polcevera da via Campi e, guidati dalle urla di madri con bambini in braccio, uomini e anziani terrorizzati, arrivano dopo pochi passi dinanzi alle macerie di quei duecento metri di viadotto che era da tutti conosciuto come Ponte di Brooklyn.
Andrea si trova inghiottito in «uno scenario di guerra»: «La pioggia batte ancora con furia e quello che metto a fuoco con lo sguardo è una sorta di inferno in Terra. Auto appiattite, pezzi di lamiere di camion semi sommersi dal cemento, oggetti sbalzati, arti di persone. Uno dei miei primi interventi è su un’auto bianca».
Si tratta di due persone, soltanto una ha battito. «Mentre cerco di estrarla tagliando le lamiere — dice Andrea -, sento un cellulare che suona. Evidentemente i loro cari   li cercano disperatamente; cercano una risposta che io ho. Quello squillo mi sprona a salvare la persona incosciente con tutta la forza d’animo che sono in grado di raccogliere. Sento che devo mantenere viva la speranza di quelle telefonate, almeno per chi sta ancora lottando».
«Mai vissuto nulla di simile in trent’anni»
Nel dicembre del 2019, Andrea Profumo è stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere della Repubblica italiana per l’abnegazione e il coraggio che, insieme a quella prima squadra di soccorso, portò sul luogo del crollo del Ponte Morandi, salvando diverse vite e procurandosi lesioni fisiche. «Sono scivolato su una lamiera e sono dovuto stare a riposo diversi mesi», dice Andrea.
«Quell’esperienza, come a tanti altri, mi ha cambiato la vita. Io sono credente, ma faccio tutt’ora fatica a tenere questa esperienza dentro la mia fede. Sono tante le domande, i vuoti di senso. Quello che so, e posso dirlo anche rispetto a tanti colleghi, è che in trent’anni di esperienza, a contatto con tragedie e calamità  come terremoti, alluvioni, incendi, non ho mai provato e visto quello che è accaduto il 14 agosto 2018», conclude Andrea. «Dopo quell’esperienza è difficile non portarsi dentro un segno. Profondo. Incancellabile».

(da “Huffingtonpost“)

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FRANCESCO BACCINI: “QUESTO PONTE NON E’ UN SIMBOLO, FACCIA SOLO IL SUO SPORCO LAVORO”

Agosto 2nd, 2020 Riccardo Fucile

IL CANTANTE NON SI UNISCE AL CORO DELLE CELEBRAZIONI: “NON REGALIAMOLO ALLA POLITICA E ALLE TIFOSERIE”

Lo raggiungiamo al telefono mentre sta realizzando   un film-documentario su Luigi Tenco, lavoro impegnativo e ricco di stimoli. Francesco Baccini, cantautore, musicista ma anche attore, artista poliedrico ed eclettico, allergico all’omologazione e portatore di quella “direzione ostinata e contraria” condivisa a motto di vita con l’amico Fabrizio De Andrè.
Genovese doc, ex camallo del porto, fiero delle sue origini. Anche lei avrà  un ricordo di quello che è stato il Ponte Morandi.
“Per me non è stato mai null’altro se non il Ponte di Brooklyn. Mio padre mi ci portava e mi diceva: “Bada bene che questo lo ha costruito chi ha disegnato e ideato il ponte di Brooklyn, quello americano”. Così, per me non aveva affatto la denominazione del Morandi. Quel ponte, infatti,   era molto più ‘vissuto’ che nominato. Andavo a trovare, da ragazzo, uno dei miei più cari amici che abitava in via Fillak, a pochi metri dalle case di via Porro: quel viadotto ha accompagnato la mia infanzia e la mia adolescenza”.
Come ha appreso del crollo?
“Come tanti, credo. Mi arrivò la notifica sul cellulare con una foto del ponte mozzato. Ho pensato a un fake, un fotomontaggio ma solo per qualche minuto. Ho poi realizzato e ho chiamato mia sorella e le persone care che ho a Genova. Tanto, lo sgomento, l’incredulità , la pena per le vittime. E, poi, da ex lavoratore del porto, ho subito immaginato cosa volesse dire quel crollo dal punto di vista della tenuta logistica, portuale ed economica della città . Mi è venuta in mente l’immagine del taglio di un braccio. La città  era amputata: nell’anima e nella sua fisicità ”.
Come giudica la ricostruzione?
“Ero molto scettico. Invece i tempi sono stati più che accettabili. Temevo che Genova diventasse L’Aquila o uno di quei casi in cui le opere si bloccano e rimangono solo delle cattedrali nel deserto delle intenzioni. È andata bene”.
Nel 2018, è possibile che un viadotto sbricioli su se stesso in meno di quindici secondi provocando vittime e fermando una città  per due anni?
“Certo che no. Ma quello che manca ed è mancato, è la cultura della prevenzione e – aggiungo, anche se su questo molti sono meno onesti ad ammetterlo – una mentalità  che favorisca la prevenzione. Immagini se il concessionario avesse previsto che il viadotto dovesse essere chiuso perchè non in sicurezza. Quanti si sarebbero sollevati contro un’iniziativa del genere? Io credo sarebbe scoppiato il finimondo. Perchè purtroppo, questo ed altri casi ci dicono (complici tutti, anche i cittadini) che senza le tragedie e il sangue non si muove nulla per evitare le stragi e le tragedie. Non c’è affatto cultura e mentalità  per la prevenzione”.
Quale pensa sia l’atteggiamento giusto da tenere nei confronti dei famigliari delle vittime?
“Silenzio. Rispetto. Persone hanno trovato interrotta la loro vita mentre facevano il gesto di percorrere un viadotto. Bisogna avere profondo cordoglio per quelle vite finite così”.
Il Ponte San Giorgio può essere un simbolo di rigenerazione per la città ?
“No. E lo dico con rispetto per la cerimonia d’inaugurazione di domani. Il simbolo di Genova è la Lanterna- i nostri significati sono altri, a mio avviso. Non diamo questo ponte alla politica, alle tifoserie, alle strumentalizzazioni, consideriamo per quello che è: un viadotto. E che faccia lo sporco lavoro per cui è stato costruito. La rigenerazione di Genova nasca dal senso pragmatico della prevenzione. Solo facendo prevenzione eviteremo in futuro di versare altre lacrime”.

(da “Huffingtonpost”)

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PONTE DI GENOVA, C’E’ POCA VOGLIA DI FARE FESTA: “BASTAVA IL TAGLIO DEL NASTRO, SONO MORTE 43 PERSONE”

Agosto 2nd, 2020 Riccardo Fucile

SODDISFATTI MA AMAREGGIATI, SFOLLATI E FAMILIARI DELLE VITTIME NON CI SARANNO… LA CITTA’ RIFIUTA LO SPETTACOLO

Che poca voglia di fare festa. Potrebbe essere una canzone del genovese Ivano Fossati, anzi in qualche modo lo è: Così canta in uno dei suoi tanti album belli, Lindbergh: “Che poca voglia di fare il soldato, io sono nato qui, per stare qui”.
Le persiane sono ancora aperte, sui balconi sono intatti stendini e tavolini. Eppure il palazzone di via Porro 5, i cui cornicioni cadenti sembrano sfiorare il nuovo Ponte di Genova, è disabitato da due anni.
A differenza di altre abitazioni non è stato buttato giù. È lì a ricordare che di un intero quartiere, sorto all’ombra dell’ex Ponte Morandi, crollato il 14 agosto del 2018 inghiottendo 43 persone, è rimasto ben poco.
È rimasta la rabbia per quella che qui considerano una tragedia annunciata. Gli abitanti hanno lasciato le proprie case, ora sono sparsi un po’ ovunque, hanno ricevuto gli indennizzi per acquistarne un’altra ma gli manca il luogo dove sono nati e dove vorrebbero stare.
Nello stesso tempo vi è la soddisfazione dovuta al fatto che in due anni, rarità  assoluta per l’Italia, è stato costruito il nuovo ponte San Giorgio e lunedì sarà  inaugurato sulle note dell’Inno d’Italia, con il passaggio della prima auto, quella del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al suono di ‘Cràªuza de mऒdel genovese Fabrizio De Andrè, interpretata da dieci cantautori.
È tutto pronto, anche il palco sul ponte dal quale parleranno le autorità , il premier Conte, il commissario e sindaco Bucci, il presidente della Regione Toti, ma i genovesi non hanno voglia di festeggiare e i comitati degli sfollati e dei parenti delle vittime non saranno presenti.
“Sarebbe stata sufficiente una cerimonia più sobria. Come siamo noi genovesi”, Giusy Moretti parla a nome del comitato degli sfollati. Abitava anche lei in via Porro e la sua casa è stata demolita: “Bastava un taglio del nastro, bastava la presenza del Capo dello Stato, è un ponte che andava rifatto ma bisogna sempre ricordare il motivo per cui è stato costruito. Perchè lì sono morte 43 persone. Ci siamo sentiti presi in giro, abbiamo sempre vissuto vicino al Ponte Morandi segnalando che quel ponte cadeva a pezzi già  da tempo. È colpa solo di Autostrade? No, direi di no”.
La poca voglia di esserci risiede nel fatto che la cerimonia di domani possa diventare un comizio: “Ci sono le elezioni a settembre, sul palco ci saranno anche i politici, era meglio riaprire il ponte e non fare alcuna cerimonia”.
Egle Possetti, che nella tragedia del crollo, ha perso la sorella, il cognato e i nipoti, non ne vuole sapere di salire sul ponte per la cerimonia. Incontrerà  in privato insieme al comitato ‘Parenti delle vittime’ il Capo dello Stato e a lui diranno cosa pensano: “E’ stato molto poco per noi in questi anni, abbiamo dovuto sostenere da soli le spese legali e non tutti riescono. Inoltre viene inaugurato il ponte ma non ci sarà  un memoriale per ricordare i morti. Abbiamo chiesto anche di creare un parco vicino al torrente Polcevera e di dedicarlo alle vittime, aspettiamo risposta”.
Un signore, di nome Maurizio, sta entrando in un condominio di via Fillak, l’altra strada che passa sotto il ponte: “In città , in questi due anni, si è sentita molto crisi, ci mancava anche il Covid. Io lavoro dall’altra parte del ponte e per arrivarci devo fare il giro dell’oca. Ma tutta la Liguria è così, è tutta bloccata, le gallerie sono chiuse, le strade sbarrate”.
E in effetti basta salire in auto, imboccare un’autostrada qualunque per leggere sempre la stessa scritta mentre si sta incolonnati: “Rallentare. Uomini strada”.
Code di auto nel primo week end di agosto, ma è così dall’inizio dell’estate. Si viaggia su un’unica corsa e nelle gallerie vi è il senso alternato. “Come fanno a viaggiare le merci? Genova è una città  di mare, c’è il porto. E adesso?”, domanda Maurizio. Negli anni Sessanta gli operai al Porto erano più di diecimila, oggi non sono più di un migliaio.
Elena attende il bus su via Fillak: “Qui è un disastro. Vado a lavorare alle sei del mattino per una ditta di pulizie, prima accompagno mio marito che lavora dall’altra parte del ponte e poi all’improvviso trovo le strade bloccate. Speriamo che con l’inaugurazione e con la fine dei lavori la città  sia più vivibile”.
La costruzione ormai è ultimata, gli operai che lavorano qui da ottobre scorso stanno per tornare nelle loro città . Un gruppo di loro sta mangiando un panino: “Ci siamo occupati della verniciatura del ponte, abbiamo lavoro in turni di otto ore, giorno e notte, senza mai fermarci, neanche durante il lockdown”. Così è stato possibile realizzare il ponte in tempi record. Ed ecco arrivare altre quattro persone: “No, non abitiamo qui. Siamo turisti, arriviamo da Venezia e da Trento. Siamo venuti qui a fotografare il ponte, domani lo inaugurano”. Ecco la voglia di non rinunciare al gusto di spettacolarizzare un luogo dove comunque c’è stata una tragedia.

(da “Huffingtonpost”)

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PONTE DI GENOVA, I FAMILIARI DELLE VITTIME: “NOI NON CI SAREMO, GRATI A MATTARELLA CHE CI HA CHIESTO UN INCONTRO PRIVATO, CI ANDREMO”

Agosto 1st, 2020 Riccardo Fucile

“COLORO CHE VOLEVANO TRASFORMARE L’INAUGURAZIONE DI UN PONTE NATO DA UNA TRAGEDIA IN UNA FESTA DI CARNEVALE DOVRANNO FARE PACE CON I NOSTRI MORTI”

Non sarà  il grande giorno dal varo del nuovo ponte “Genova San Giorgio”, lunedì, per i familiari delle vittime del crollo del Morandi.
Mentre una città  intera aspetterà  l’atto finale della ricostruzione del viadotto della tragedia, dopo due anni di dolore e disagi, “noi non ci possiamo sentire parte dell’attesa, nè vogliamo parteciparci”, spiega Egle Possetti, portavoce del comitato che riunisce i parenti delle vittime.
“Passeremo la giornata in viaggio perchè il Presidente della Repubblica Mattarella ha chiesto di incontrarci, un’attenzione per noi davvero importante, e ci riceverà  in città  prima dell’inaugurazione. Ma lì ci fermeremo”
Queste ore di vigilia “per noi sono angoscianti e faticosissime, emotivamente e non solo” — continua Possetti, che nel disastro dell’agosto 2018 ha perso la sorella, il cognato, i due nipoti.
Ieri sera, venerdì, una rappresentanza dei familiari ha partecipato al concerto organizzato dal Teatro Carlo Felice ai loro cari: “abbiamo ascoltato il brano che ha dedicato loro Ennio Morricone ed è stato molto bello”.
Possetti, dopo la decisione di non presenziare all’inaugurazione, e le tante polemiche di questi mesi, state facendo “pace” con il clima di questi giorni?
“Noi non dovevamo fare pace con nessuno, erano quelli che hanno pensato di trasformare l’inaugurazione di un ponte nato da una tragedia in una festa di carnevale, che dovevano fare pace con i nostri morti. Dal programma che vedo sarà  una cerimonia più sobria, e siamo contenti che i nostri cari siano ricordati a margine di un momento del genere. Non ci sentiremo mai parte di quel ponte, nato sulle ceneri di un dramma, personalmente non ci metterò mai piede, nè ci interessa l’inaugurazione e spero vivamente che una volta in funzione tutta questa attenzione mediatica finisca. Ma almeno i nostri cari saranno ricordati in modo attento e rispettoso. La cosa più importante”.
Nei giorni tesi delle polemiche, quando le istituzioni hanno deciso comunque di festeggiare con concerti e Frecce tricolori il varo della nuova infrastruttura, avevate chiesto espressamente non venissero nominati i vostri familiari. Ora avete cambiato idea, perchè?
“Quando si è prospettata la possibilità  di una inaugurazione in diretta tv con presentatori e cantanti, abbiamo chiesto al sindaco e commissario straordinario Marco Bucci, con il quale siamo in costante contatto, di non leggere durante l’inaugurazione i nomi dei nostri cari. Ora sembra che la cerimonia sia diventata più sobria, più giusta, e saremo contenti se verranno pronunciati i loro nomi. Ma il loro ricordo, il vero momento della memoria, per noi troverà  spazio solo il 14 agosto, nel secondo anniversario della loro morte, tra gli alberi del memoriale temporaneo che è stato allestito sotto al nuovo ponte. Solo lì potranno avere il giusto rispetto che meritano”
Come voi, in tanti hanno rinunciato a presenziare al taglio del nastro, dal comitato degli sfollati ai Vigili del Fuoco. Che ieri hanno fatto sapere non saranno tra gli invitati di lunedì.
“Queste notizie ci fanno commuovere, non finiremo di ringraziarli. Queste dimostrazione di vicinanza per noi sono determinanti, ci fanno coraggio, ci danno forza nella nostra ricerca della verità . Una battaglia di civiltà , non solo una battaglia dei parenti di chi ha perso la vita nel crollo”.
Cosa direte, al Presidente Mattarella? Ha chiesto espressamente di incontrarvi prima della riapertura del nuovo viadotto.
“Ci dirà  alcune cose lui, abbiamo tante cose da dirgli noi. Rimarrà  tutto tra noi, però, non voglio anticipare quello che gli chiederemo. Di sicuro gli faremo presente alcune nostre sensibilità , e faremo qualche richiesta per il futuro”.

(da “La Repubblica”)

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IL MODELLO GENOVA: DA “LO RIFACCIAMO IN 5 MESI” A “PRONTO IN 16 MESI”, TUTTE LE PROMESSE NON MANTENUTE SULLA RICOSTRUZIONE DEL PONTE DI GENOVA

Giugno 8th, 2020 Riccardo Fucile

IL “SECOLO XIX” HA AGGIORNATO OGNI DICHIARAZIONE, CON RELATIVA DATA: ECCO COSA EMERGE

Da «lo rifacciamo in 5 mesi» a «pronto in 16 mesi»: tutte le promesse sulla ricostruzione di ponte Morandi
Si è passati da «lo rifacciamo in 5 mesi» a «dev’essere pronto in 15-16-18 mesi», ovviamente incominciando a “contare” dall’apertura del cantiere per la realizzazione del nuovo viadotto che attraversi il Polcevera.
Avvenuta, però, oltre 4 mesi dopo il crollo di ponte Morandi.
Già  dal giorno successivo alla tragedia, che ha provocato 43 morti e lasciato circa 500 persone senza casa, è stato un susseguirsi di dichiarazioni, promesse e impegni da parte dei vertici di Autostrade per l’Italia, da rappresentanti delle istituzioni e della Protezione Civile.
Dalla mattina del 14 agosto, Il Secolo XIX ha seguito la cronaca di queste giornate terribili e difficilissime per Genova: di seguito, le dichiarazioni più importanti relative alla ricostruzione di quest’opera fondamentale non solo per la città ; in fondo ad alcune abbiamo riportato una “stima” di quando il nuovo ponte potrebbe essere pronto stando a quella specifica dichiarazione.
Il ponte è crollato il 14 agosto 2018, il commissario alla ricostruzione nominato dopo 51 giorni (4 ottobre 2018), i lavori (demolizione) al via dopo: 128 giorni (20 dicembre 2018).   i lavori (ricostruzione) al via dopo: 244 giorni (15 aprile 2019)
22 maggio, PerGenova: il 27 luglio il concerto di inaugurazione
Le imprese hanno fatto sapere che si svolgerà  il 27 luglio prossimo, il concerto-evento per celebrare il nuovo ponte di Genova, omaggio alla Liguria e all’Italia fatto da Webuild (Salini Impregilo) e Fincantieri: è immaginabile che per quella data il ponte possa essere pronto e percorribile.
— 13 maggio, la struttura commissariale: «Soletta pronta a inizio giugno» | NON MANTENUTA —
La “soletta” del nuovo ponte di Genova, quella che va a trovarsi direttamente sotto allo strato di asfalto, sarà  pronta entro la prima settimana o al massimo i primi 10 giorni di giugno: lo ha detto Roberto Tedeschi, direttore della struttura commissariale che fa capo al sindaco Bucci.
22 aprile, le imprese: l’inaugurazione a luglio
Dalla «fine della primavera» di Bucci alla metà  dell’estate: è stato messo nero su bianco sul contratto, lo slittamento a luglio della fine dei lavori di ricostruzione del ponte sul Polcevera; il nuovo aggiustamento sarebbe legato principalmente all’impatto del coronavirus.
— 16 aprile, le imprese: la struttura del nuovo ponte pronta il 25 aprile | NON MANTENUTA —
Dopo il sollevamento, nella zona di levante del cantiere, di una “campatina”, secondo le stime doverebbe partire il rush finale per completare la struttura del nuovo ponte, che dovrebbe concludersi il 24-25 aprile.
— 6 aprile, Bucci: «La struttura del nuovo ponte pronta il 21 aprile» | NON MANTENUTA —
Il sindaco e commissario ha detto che «entro il 21 aprile» la struttura di acciaiodel nuovo ponte di Genova, quello che sostituirà  il viadotto Morandi, crollato il 14 agosto 2018 provocando la morte di 43 persone, «sarà  completata».
— 23 marzo, PerGenova: la struttura del nuovo ponte pronta il 15 aprile | NON MANTENUTA —
Le imprese impegnate nella ricostruzione hanno ribadito l’impegno a onorare le scadenze annunciate, nonostante le complicazioni provocate dall’emergenza coronavirus: entro il 15 aprile si dovrebbero concludere le operazioni “in quota”; dopo il 10 maggio dovrebbe iniziare l’asfaltatura.
— 3 febbraio, PerGenova: la struttura del nuovo ponte pronta il 19 marzo | NON MANTENUTA —
Il nuovo termine fissato dai costruttori certifica uno slittamento di oltre 3 mesi sulla scadenza indicata dal commissario Bucci: tutta la struttura dovrebbe essere completata il 19 marzo. Di conseguenza, si sposta più in là  anche il giorno in cui il ponte sarà  percorribile: il taglio del nastro dovrebbe arrivare alla fine della primavera.
19 gennaio 2020, Bucci: «L’inaugurazione a primavera. Che finisce il 21 giugno»
Parlando da Imperia, il sindaco di Genova ha ribadito che «l’inaugurazione del (nuovo, ndr) ponte sul Polcevera sarà  in primavera», sottolineando che «la primavera finisce il 21 giugno».
— 14 gennaio 2020, Bucci: «Il viadotto visibile il 20 marzo» | NON MANTENUTA
Correggendo di nuovo alcune delle sue previsioni più recenti, il sindaco e commissario ha fornito nuove date indicative sulla realizzazione del ponte che sostituirà  il Morandi: entro fine gennaio (2020) saranno varate altre 3 campate, mentre a febbraio ne dovrebbero seguire altre 7, permettendo di disegnare tutto lo scheletro della nuova infrastruttura intorno al 20 marzo (fonte: Il Secolo XIX del 15 gennaio 2020, pagina 15). A giugno dovrebbe avvenire il collaudo statico.
— 24 dicembre, Bucci: «A metà  maggio passerà  la prima auto» | NON MANTENUTA —
Alla vigilia del Natale 2019, il sindaco di Genova ha spostato in avanti la data di consegna dell’infrastruttura che sostituirà  ponte Morandi, spiegando che «tutti i lavori edilizi saranno terminati entro fine gennaio, questo consentirà  di vedere a metà  marzo il ponte completo con tutte le infrastrutture d’acciaio montate; pensiamo che a metà  maggio potrà  passare la prima macchina».
— 17 dicembre, Bucci: «Lavoriamo per tornare alla data del contratto» | NON MANTENUTA —
A proposito dei tempi per riavere il nuovo ponte, il sindaco e commissario per la ricostruzione ha ammesso che «abbiamo circa 4 settimane di ritardo, ma stiamo lavorando per recuperare», ribadendo che «lavoriamo per tornare alla data del contratto, aprile. Ora è più difficile, ma lo dobbiamo fare per la città ».
— 5 dicembre, i costruttori: 8 campate su entro fine 2019 | NON MANTENUTA —
La nuova “road map” delle imprese impegnate nella ricostruzione del viadotto prevederebbe che siano soltanto 8, sulle 19 totali, le campate del viadotto che sostituirà  il ponte Morandi montate entro il 31 dicembre 2019; l’inaugurazione del ponte (collaudato e pronto) resterebbe confermata per aprile 2020.
— 17 novembre, Bucci: lunedì 18 il varo del terzo impalcato | NON MANTENUTA
Il sindaco di Genova e commissario alla ricostruzione ha detto che a causa del maltempo è stata rinviata di un giorno l’elevazione del terzo impalcato del viadotto che sostituirà  il ponte Morandi, originariamente in programma entro domenica 17 novembre.
— 25 ottobre, Bucci: «Gli ultimi 2 impalcati montati a gennaio 2020» | NON MANTENUTA —
Il sindaco e commissario ha spiegato che gli ultimi 2 impalcati (i pezzi di strada, insomma) del nuovo viadotto «saranno montati all’inizio di gennaio 2020», però dicendosi comunque «convinto che a fine aprile (2020, ndr) faremo l’inaugurazione».
— 16 settembre, Bucci: il 30 settembre su la prima campata | NON MANTENUTA —
In occasione della riapertura di via Fillak, il sindaco ha leggermente corretto la previsione sulla data in cui sarà  tirato su il primo impalcato del nuovo ponte: «Il 30 settembre o il primo di ottobre sarà  il giorno in cui tireranno su l’impalcato del ponte», ha detto.
— 7 settembre, Bucci: il 25 settembre su la prima campata | NON MANTENUTA —
Il sindaco-commissario ha detto che «il varo del primo impalcato è un’altra milestone della costruzione del nuovo ponte e per questo ci sarà  un’altra cerimonia», fissando il 25 settembre come «best option» per quando questo accadrà .
— 30 giugno, Bucci: «Il primo pilone pronto il 14 agosto» | NON MANTENUTA —
In una lunga intervista al Secolo XIX, il sindaco di Genova ha detto che «il primo pilone (del nuovo ponte, ndr) sarà  pronto il 14 agosto (2019, ndr)», anche confermando che ad aprile 2020 il nuovo viadotto sarà  percorribile, e però spostando un po’ più in là  (al 15 agosto 2019) la fine dei lavori di demolizione, prima annunciata per il 15 luglio.
— 13 giugno, Bucci conferma l’esplosione il 24 giugno | NON MANTENUTA —
La data più probabile per la demolizione con esplosivo delle “pile” 10 e 11 del moncone Est dell’ex viadotto Morandi resta quella del 24 giugno: è la «best option», come ha ribadito il sindaco di Genova e commissario per la ricostruzione, Marco Bucci.
— 24 maggio, Bucci: possibile esplosione il 22-24 giugno | NON MANTENUTA —
Il sindaco e commissario ha ricordato che «a giugno c’è un weekend di 3 giorni: molti genovesi potrebbero andare via per il “ponte” del santo patrono e tornare e non vedere più il ponte», “suggerendo” il 22, 23 e 24 giugno prossimi come probabili date per la demolizione delle torri del moncone Est
— 13 maggio, sì all’esplosivo per il moncone Est: si parte il 10 giugno | NON MANTENUTA —
Il sindaco (e commissario) Bucci ha fatto sapere che «l’orientamento che emerge è demolire le torri 10 e 11 con esplosioni separate, incominciando dalla 11, che ha un impatto minore»; c’è anche una data ipotetica per la prima esplosione: il 10 giugno, ovviamente soggetta a modifiche.
— 10 maggio, Bucci: speriamo di salutare i demolitori a metà  luglio | NON MANTENUTA —
Dopo avere visionato il progetto per l’abbattimento del moncone Est di quel che resta del Morandi, il sindaco-commissario ha annunciato che la sua speranza è quella di «dare il nostro “arrivederci e grazie” ai demolitori intorno alla metà  di luglio».
— 15 aprile, Bucci: «Sarà  percorribile il 15 aprile 2020» | NON MANTENUTA —
Nonostante i ritardi nei lavori, il sindaco di Genova e commissario alla ricostruzione, Marco Bucci, si è detto che convinto che «riusciremo a farcela» e «potremo rispettare i tempi che ci siamo prefissati, e quindi rendere il nuovo ponte percorribile il 15 aprile 2020».
— 13 aprile, Icop (PerGenova): «Dal 16 aprile» i lavori sul “lotto Est” | NON MANTENUTA —
L’azienda friulana che parteciperà  alla ricostruzione del nuovo viadotto nel lato sopra alla abitazioni di via Porro ha spiegato che i lavori «inizieranno il 16 aprile e le opere fondazionali dovranno essere completate entro la metà  di settembre (2019, ndr)».
— 12 aprile, Toninelli: «Non tollererò un minuto di ritardo» | NON MANTENUTA —
Ospite di una trasmissione televisiva, il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, ha ribadito che «la ricostruzione sarà  compiuta a primavera del 2020», promettendo ai familiari delle vittime che «non accetterò mai un solo minuto di ritardo».
— 6 aprile, Bucci: «La “pila” 5” demolita in 10-15 giorni» | NON MANTENUTA —
Nel giorno della firma del decreto per l’approvazione del progetto esecutivo di primo livello per la ricostruzione del viadotto che sostituirà  il Morandi, il sindaco-commissario ha detto fra l’altro che «questa notte inizierà  il taglio della “pila” 5», che questo lavoro «durerà  10-15 giorni» e anche che «entro i primi di maggio vogliamo avere il progetto per la demolizione delle “pile” 10 e 11»; il lavoro poi è effettivamente incominciato il 16 aprile 2019.
— 6 aprile, Toninelli: «Nuovo ponte a primavera 2020» | NON MANTENUTA —
Nel giorno del via libera del ministro Costa al progetto per la ricostruzione del viadotto, il “collega” dei Trasporti ha spiegato che «i lavori inizieranno e andranno avanti» e che «nella primavera del 2020 riusciremo a ripartire con il nuovo ponte e a ricollegare Genova».
— 19 marzo, Bucci: viadotto percorribile il 15 aprile 2020 | NON MANTENUTA —
Nonostante gli esposti e la presenza di amianto nei resti del ponte Morandi, il sindaco-commissario ha confermato la tempistica di realizzazione del nuovo viadotto, perchè «per ora non ho nessuna variazione significativa» e «sono il campione del “bicchiere mezzo pieno”».
— 11 marzo, Salini: ricostruzione al via dal 20 marzo | NON MANTENUTA —
Pietro Salini, Ad di Salini Impregilo, in occasione del taglio della prima lamiera destinata al nuovo viadotto, ha detto che «con Fincantieri siamo pronti a iniziare le sottofondazioni del ponte con 10 giorni di anticipo sulla data del 31 marzo»; questo, combinato con le precedenti parole del sindaco Bucci (ponte «percorribile entro metà  aprile 2020»), fa sì che la data stimata di chiusura dei lavori sia anticipata a fine marzo 2020.
— 4 marzo, la Prefettura: «“Pila 8” giù con l’esplosivo il 9 marzo» | NON MANTENUTA —
Confermata la demolizione con gli esplosivi della torre 8 dei resti del ponte Morandi: dovrebbe avvenire sabato 9 marzo tra le 10.50 e le 11.15, con 250 “microcariche”.
— 27 febbraio, le imprese: «Dal 21 marzo l’abbattimento delle case» | NON MANTENUTA —
Il consorzio d’imprese per la demolizione dei resti del viadotto ha presentato il cronoprogramma delle operazioni, che prevede: la demolizione della “pila 8” il 9 marzo (non mantenuta); l’abbattimento delle case a partire dal 21 marzo (non mantenuta); le esplosioni delle “pile” 11 e 10 sabato 23 marzo (non mantenuta) e lunedì 6 maggio (non mantenuta). Secondo quanto annunciato, la fase di demolizione del lato ovest si protrarrà  sino al 25 maggio, quella del lato est sino al 25 giugno.
— 26 febbraio, Bucci: «Fra 3 e 4 marzo, giù un’altra trave» | NON MANTENUTA —
In consiglio Comunale, il sindaco-commissario ha detto che fra il 3 e il 4 marzo (e «probabilmente la sera del 4») dovrebbe essere abbattuta la terza trave di quel che resta del viadotto Morandi e che il 9 marzo dovrebbe essere demolita con l’esplosivo la “pila 8”, anche confermando che «prevediamo di partire il 31 marzo con i lavori di costruzione».
— 11 febbraio, i “tecnici”: «Il 2 marzo giù la “torre 8”» | NON MANTENUTA —
In una riunione in Prefettura è stato annunciato che la “torre 8” del ponte Morandi, rimasta “orfana” dopo il taglio della sezione di impalcato che la univa alla 7, dovrebbe essere fatta “saltare” con l’esplosivo la mattina del 2 marzo; la data, è stato anticipato, potrebbe essere suscettibile a variazioni. E in effetti, il 20 febbraio, la commissione tecnica riunita in Prefettura ha rinviato la definizione dei dettagli dell’operazione al 4 marzo, rendendola dunque impossibile prima di quella data.
— 11 febbraio, Bucci: «Settimana prossima, giù un’altra trave» | NON MANTENUTA —
Il sindaco-commissario ha detto che «la prossima settimana (18-24 febbraio 2019, ndr) sarà  smontata la trave fra le “pile 6” e “7”», anche se ancora non si sa in quale giorno: «Questa volta non me lo dicono…», ha spiegato sorridendo.
— 8 febbraio, il programma: il 15 aprile via alla demolizione del “moncone” Est | NON MANTENUTA —
Nel giorno in cui sarebbe dovuto scendere a terra il primo pezzo del viadotto, sono anche state fissate le date per la demolizione del “moncone” Est: si partirà  il 15 aprile, quando a cadere sotto l’esplosivo sarà  la “pila 11”, il tratto più vicino al centro; l’ultima data prevista è quella del 28 maggio, quando sarà  abbattuta la parte che incombe sulle case di via Porro.
— 2 febbraio, Bucci: l’8 febbraio giù il primo pezzo | NON MANTENUTA —
Il sindaco-commissario ha fissato la data dell’8 febbraio come quella in cui devono incominciare le fasi operative della demolizione (quelle propedeutiche sono state avviate dal 15 dicembre 2018) dei “monconi”: «Tireremo giù una “trave gerber” (un elemento di sostegno dell’impalcato, ndr) di circa 40 metri», ha annunciato Bucci.
— 28 gennaio, Bucci: fra 6 e 8 febbraio, giù i primi pezzi | NON MANTENUTA —
Marco Bucci, sindaco e commissario per la ricostruzione, ha dato la nuova data in dovrebbe entrare nel vivo la demolizione dei resti del viadotto: «Siamo pronti a tirare giù il “moncone”, e il primo pezzo dovrebbe scendere tra il 6 e l’8 febbraio, anche se dobbiamo ancora vedere con precisione quando sarà ».
— 23 gennaio, Bucci: fra 25 e 28 gennaio, giù i primi pezzi | NON MANTENUTA —
Giovedì 24 gennaio (2019) «inizierà  il primo “taglio” per la demolizione del ponte Morandi, ma probabilmente le aziende incaricate lo tireranno giù forse venerdì o lunedì»: così ha detto il sindaco di Genova e commissario per la ricostruzione del ponte, Marco Bucci.
— 18 gennaio, Bucci: «Percorribile entro metà  aprile 2020» | NON MANTENUTA —
In occasione della firma del contratto per la demolizione e ricostruzione del nuovo viadotto, il sindaco-commissario ha rivelato la nuova tempistica dei lavori, spiegando che l’impalcato del ponte sarà  sì «pronto entro la fine del 2019», ma che «nel contratto, come consegna ultima dei lavori, abbiamo indicato il 15 aprile 2020»: è questa la data entro la quale il nuovo ponte sarà  percorribile.
— 8 gennaio 2019, Bucci: «Tra 21 e 24 gennaio via allo smontaggio della “pila 8”» | NON MANTENUTA —
Il sindaco e commissario ha annunciato che tra il 21 e il 24 gennaio incomincerà  lo smontaggio della “pila 8” del ponte Morandi: «Oggi è stata fatta una prova di evacuazione per capire quanto tempo occorre, perchè dobbiamo anche fare il piano sicurezza; entro il fine settimana dovrebbero incominciare tutti i lavori di “scarificazione” dell’asfalto e smontaggio dei new jersey» e «il primo taglio dovrebbe essere fatto intorno al 21 o 24 gennaio».
— 30 dicembre, Toninelli: «Il nuovo ponte operativo nel 2020» | NON MANTENUTA —
In una lunga intervista alla Stampa-Il Secolo XIX, il ministro Toninelli ha assicurato che l’inaugurazione del nuovo ponte di Genova si farà  «di qui a un anno», e che la struttura sarà  pienamente utilizzabile «a inizio 2020»
— 28 dicembre, Bucci: «Smontaggio da metà  gennaio» | NON MANTENUTA —
Parlando della fase di demolizione del ponte Morandi, e riferendosi allo smontaggio del “moncone” ovest, il sindaco-commissario Bucci ha detto che «penso che tra la seconda e terza settimana di gennaio inizieremo a vedere pezzi di ponte venire giù. Per ora i lavori stanno procedendo senza ostacoli».
— 28 dicembre, Autostrade: «Con noi era pronto in 9 mesi» | NON VERIFICABILE —
Nel ricorso al Tar della Liguria, la società  Autostrade ha ricordato di avere lavorato da subito a un progetto dettagliato, di demolizione e ricostruzione, che prevedeva 9 mesi per ricostruire, ripristinare la funzionalità  dell’autostrada e «restituire Genova alla normalità », con una penale di 10 milioni di euro al mese per eventuali ritardi, rivendicando di essere «il soggetto più qualificato e celere» per la ricostruzione.
— 24 dicembre, Toti: «Ponte pronto a fine 2019» | NON MANTENUTA —
Durante la tradizionale cerimonia per gli auguri natalizi, smentendo in qualche modo quanto dichiarato da lui stesso un paio di giorni prima, il governatore della Liguria, Giovanni Toti, ha ricordato che «il ponte è stato appaltato e si vedrà  entro la fine dell’anno, settimana più o settimana meno».
— 18 dicembre, Bucci: «Il ponte lo avremo in 12 mesi» | NON MANTENUTA —
Svelando i nomi delle ditte che si occuperanno della ricostruzione, il sindaco-commissario ha promesso che «il ponte lo avremo in 12 mesi», spiegando che «ci sarà  alla fine del 2019», ma per la prima volta ammettendo esplicitamente che «non sarà  accessibile per quella data». Continua »

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LA PICCOLA TAFIDA NON E’ PIU’ IN PERICOLO DI VITA, LE SUE CONDIZIONI SONO STATE STABILIZZATE

Gennaio 8th, 2020 Riccardo Fucile

L’OSPEDALE PEDIATRICO GASLINI ORGOGLIO DI GENOVA E DELL’ITALIA… L’AVEVANO ACCOLTA DOPO CHE IN INGHILTERRA LA RITENEVANO INCURABILE

Tafida Raqeeb, la bimba di 5 anni in gravi condizioni trasferita il 15 ottobre all’ospedale Gaslini da Londra, dopo la battaglia avviata dai genitori perchè non le venisse interrotto il supporto alle funzioni vitali come chiesto dal Royal London Hospital, è uscita dal reparto di rianimazione del pediatrico dove si trovava dal 30 ottobre 2019.
Gli specialisti ne hanno disposto il trasferimento nell’hospice dove sarà  sottoposta a cure riabilitative e allo svezzamento parziale della ventilazione assistita.
Tafida, in coma dopo l’operazione subita a Londra per la rottura di un aneurisma cerebrale, era arrivata al Gaslini il 15 ottobre, dopo che Alistair MacDonald, giudice dell’Alta Corte d’Inghilterra, aveva dato ragione ai genitori della piccola che erano ricorsi alla giustizia inglese dopo la decisione del Royal London Hospital di interrompere le cure. Il 3 ottobre la decisione di McDonald con la quale era stato disposto il trasferimento in Italia, avvenuto con un aereo-ambulanza il 15 ottobre.
La piccola era stata ricoverata nel reparto di rianimazione pediatrica dove le erano state somministrate le prime cure.
“Il nostro obiettivo – aveva detto il direttore del reparto di Terapia intensiva e rianimazione dell’ospedale Gaslini Andrea Moscatelli – è quello di supportare le funzioni vitali di Tafida, renderle più confortevoli affinchè sia possibile la cura a casa della bambina da parte dei genitori, ossia rendere possibile la ventilazione meccanica e la nutrizione a domicilio”.

(da agenzie)

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PROCURA DI GENOVA SENZA PERSONALE, IL PROCURATORE CAPO COZZI : “A RISCHIO INDAGINI SU 49 MILIONI LEGA E PONTE MORANDI”

Gennaio 4th, 2020 Riccardo Fucile

SCOPERTI IL 28% DEGLI ORGANICI AMMINISTRATIVI E 1L 13% DEI MAGISTRATI

“Chi nu cianze nu tetta. A Genova si dice così, se non piangi non ciucci il latte.
Bisogna pur dirlo come più volte è stato fatto nelle sedi competenti. Altrimenti si diventa conniventi: la nostra Procura, che deve occuparsi del Morandi, è scoperta per il 28% degli organici amministrativi e per il 13% dei magistrati. Ne vanno di mezzo le inchieste”.
Lo dice il procuratore capo di Genova, Francesco Cozzi, intervistato dal Fatto Quotidiano. E “non c’è solo il ponte…”, sottolinea elencando le numerose indagini, tra cui quella “sui 49 milioni della Lega”.
“Per decenni non si sono fatti concorsi, oggi ne vediamo le conseguenze – osserva – È paradossale: c’è disoccupazione ma restano posti vacanti in servizi essenziali, come Asl e uffici giudiziari. Non voglio polemiche, ma mi chiedo se ci siano le stesse carenze negli studi di quiz e talk show”.
Cozzi spiega che “noi dovremmo avere 30 pm, ce ne sono 26. Due sono impegnati solo per ponte e autostrade. Ma il problema è soprattutto la mancanza di amministrativi che rendono un servizio fondamentale”:
“Senza impiegati la giustizia non va. In procura invece di 173 sono 119″. A che punto è l’inchiesta sul ponte? “I periti hanno chiesto una proroga dei termini fino a marzo. È un lavoro complesso: 40 quesiti e decine di indagati. Impossibile dire quando arriverà  il processo, non dipende solo da noi”, conclude.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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GENOVA, IN FIAMME LA CIMA DI UNA DELLE PILE DEL VIADOTTO CHE SOSTITUIRA’ IL MORANDI, PROBABILE UN ERRORE UMANO NELL’USO DI UN FLESSIBILE

Dicembre 31st, 2019 Riccardo Fucile

LA FOLLE CORSA A INAUGURARE IL PONTE PRIMA DELLE ELEZIONI REGIONALI… MA CONTA PIU’ LA SICUREZZA DEI LAVORATORI CHE LE AMBIZIONI POLITICHE DEI SOVRANISTI: E’ IL TERZO INCIDENTE

Le fiamme sono divampate violentissime alle 5.30 del mattino: a prendere fuoco la sommità  della pila 13 del nuovo ponte in costruzione sul Polcevera, quello che dovrà  sostituire il ponte Morandi, crollato ormai oltre 16 mesi fa.
Immediatamente via Fillak è stata temporaneamente chiusa, per permettere l’afflusso dei mezzi di soccorso: 5 squadre dei vigili del Fuoco si sono dirette nel   cantiere e per oltre 2 ore hanno lottato per spegnere le fiamme. Sono stati momenti drammatici, con tutto il quartiere illuminato a giorno dal rogo.
La prima ricostruzione, da confermare con i successivi accertamenti, individua nella componente di polistirolo utilizzata per la costruzione della pila il materiale che si è incendiato: potrebbe essere stato un errore umano, questa sempre la prima ipotesi, nell’utilizzo di un flessibile; non risultano al momento nè feriti nè intossicati.
I cinque operai presenti in quel momento sulla pila hanno immediatamente lasciato la postazione. Il rogo, secondo quanto riportato dalla struttura commissariale, si è sprigionato nel cassero, la struttura in legno che serve per dare la forma alle pile di calcestruzzo.
La Procura della Repubblica aprirà  un’inchiesta nelle prossime ore, dopo l’arrivo della relazione dei vigili del Fuoco, mentre la polizia Giudiziaria ha già  interrogato i primi testimoni.
Ovviamente l’incidente causerà  un ulteriore ritardo nei lavori: nelle scorse settimane, il sindaco-commissario, Marco Bucci, aveva già  annunciato un ritardo nella fine delle operazioni di un mese e mezzo circa rispetto alla data iniziale del 15 aprile 2020.
La Struttura commissariale per la ricostruzione del viadotto sul Polcevera precisa percò che, al momento, non è stato disposto il sequestro dell’area e che per questo motivo i lavori potranno riprendere non appena finite le operazioni di pulizia della pila dalle parti danneggiate. Parti che saranno, se necessario, sostituite.

(da agenzie)

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