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INTERVISTA A GIULIANO FERRARA: “SILVIO E’ IL PADRE DEL RENZISMO, SENZA UN PATTO BIS RESTA AI MARGINI”

Agosto 11th, 2015 Riccardo Fucile

“CON UN NUOVO NAZARENO, SILVIO SI VEDREBBE RIABILITATO”

Forza Italia a Palazzo Madama potrebbe avere i voti decisivi per far avanzare o naufragare la riforma del Senato voluta dal governo.
E, per risolvere la questione con reciproco vantaggio, nel partito c’è chi propone un esecutivo di Grande coalizione, o chi spinge piuttosto per un nuovo patto del Nazareno tenuto più in sordina…
«Come sostengo da sempre – dice Giuliano Ferrara – Forza Italia non esiste: esiste Silvio Berlusconi ed è lui lo spazio occupato nominalmente dal partito».
In questa situazione, che cosa dovrebbe fare Berlusconi?
«Un calcolo molto semplice, ma utile al suo bene e a quello del Paese: deve domandarsi se Matteo Renzi è un fenomeno effimero, oppure se andrà  avanti a governare fino alla scadenza naturale della legislatura nel 2018 riuscendo, fra mille pasticci, a portare l’Italia fuori dalla crisi. Io penso che la risposta giusta sia la seconda».
E, se quello fosse il caso, crede che Berlusconi dovrebbe in qualche modo allearsi con Renzi?
«Lui è il padre nobile del renzismo. È stato Berlusconi a eliminare tutti i leader della sinistra, tutti hanno sbattuto la testa contro di lui. Così ha aperto la strada a Renzi, l’unico che non ha mai parlato di antiberlusconismo. E, con il patto del Nazareno, gli ha consentito di avviare governo e riforme. Adesso Renzi riceve le stesse critiche che venivano rivolte a Berlusconi: uomo solo al comando, pericolo istituzionale…».
Che vantaggio avrebbe Berlusconi? Essere «padre nobile»? Potrebbe facilmente non sembrargli una motivazione sufficiente.
«Ma come? Non può più pretendere di avere il 40 per cento di consensi, e neppure di essere il principe federatore di una coalizione fatta con Salvini, che è soltanto un chiacchierone, o Grillo. Invece, può essere il leader di un partito serio e vedersi riabilitato. Sarebbe interesse suo, di tutte le sue aziende e del Paese».
E dal punto di vista dell’immagine? Non ci rimetterebbe?
«Lascerebbe la sua impronta nella Storia, entrerebbe nei libri di scuola come il padrino del nuovo corso italiano. Il Jobs act era suo, Renzi lo ha realizzato; la riforma del Senato è la sua».
Però con Renzi ha rotto, e in maniera piuttosto eclatante .
«Questa è una formula convenzionale dei giornali e forse di Brunetta. Berlusconi è stato la leva decisiva per il varo del governo e del programma di Renzi. Poi sì, ha avuto delle esitazioni e dei capricci sul Quirinale e sul Jobs act, ma questa è la sua psicologia. E in ogni caso, bisogna tener presente che Renzi ha avviato una nuova fase generazionale dalla quale non si tornerà  indietro».
Insomma, lei ritiene che Berlusconi avrebbe tutta la convenienza personale ad allearsi ancora una volta con Renzi?
«La rottura è stata un grave errore dovuto a un tasso di demenza e follia che c’è in Forza Italia, nel suo personale di quarta fila che non ha il senso della politica. Se Renzi fallisse, Berlusconi sarebbe marginalizzato a un 10 per cento residuale».
Però, se andasse a una nuova conciliazione, Silvio Berlusconi apparirebbe ben ondivago: insieme, anzi no, anzi sì…
«Ma Berlusconi è ondivago, è incerto di natura, ha molte paure. Però ha una funzione storica, dopo aver riformato la destra in senso liberale, lo ha fatto anche con la sinistra».
In che rapporti siete ultimamente con Berlusconi? Vi parlate, vi vedete spesso?
«Rapporti di amicizia e simpatia, ma sono meno interno alla corte. No, ultimamente non ci vediamo molto, saranno circa sei mesi che non ci incontriamo».

Daria Gorodisky
(da “il Corriere della Sera”)

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GIULIANO FERRARA: “COSA SI È FUMATO SILVIO?”

Febbraio 11th, 2015 Riccardo Fucile

SUL “FOGLIO” SI INTERROGA SULLA SVOLTA A 360° DI BERLUSCONI

“Che s’è fumato Berlusconi?”. Se lo domanda, con la consueta ironia, Giuliano Ferrara sul Foglio, dove si firma non più con il suo simbolo (l’elefantino rosso) ma col nome per intero.
L’ex direttore del quotidiano riflette sul repentino cambio di bandiera dell’ex premier, mettendone in evidenza la “spericolatezza a 360 gradi”.
Una spericolatezza che, in passato, lo ha sempre portato a vincere qualcosa: le elezioni, un governo di coalizione bipartisan, la rielezione di Napolitano e così via.
“Si può passare in un amen dalla pratica e difesa di un patto per le riforme come il Nazareno all’opposizione senza se e senza ma, a 360 gradi addirittura, e agli ottomila emendamenti al nuovo Senato, più denuncia di una deriva autoritaria e abbraccio corsaro con il Matteo della felpa e del ‘no euro’? Oppure, sempre in tema di tossicità  e politica: c’è ricascato?”
Ferrara ricorda la giravolta con cui, nel giro di 15 mesi, Berlusconi passò dal sostenere la Bicamerale per le Riforme a fulminare il patto e accusare Massimo D’Alema di tradimento.
Così “cominciò la rincorsa per la rivincita elettorale del 2001 contro l’Ulivo, coalizione delle sinistre, riacchiappando la Lega di Bossi e rifacendo un centrodestra maggioritario.
Fu la volta che vinse e poi presiedette il governo per cinque anni, l’intera legislatura, una prima assoluta nella storia italiana. Che s’era fumato?”
“Ora nel 2015 siamo una condanna dopo, una scissione di opportunisti ministeriali dopo, siamo sulla soglia degli Ottanta, come sempre con un partito berlusconiano frantumato negli interessi di gruppo e particolari eccetera”, prosegue Ferrara.
“Berlusconi, dopo l’elezione del cattolico Mattarella, pur ‘ottima persona’ dice lui, accusa Renzi di tradimento e prepara le elezioni, senza la garanzia stavolta nè della data nè di partecipare personalmente, con la sua forza di trascinamento; e con una situazione della coalizione potenziale molto imbrogliata, uno sta al governo e l’altro fuori dall’euro (e il partito un po’ fuori di testa).
Ma, regionali a parte, si potrebbe votare con il proporzionale, e alla fine morto un patto se ne farebbe un altro.
“Che s’è fumato Berlusconi? Siamo sicuri che ci sia ricascato?”

(da “Huffingtonpost”)

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INTERVISTA A GIULIANO FERRARA: “RENZI NON E’ DON CHISCIOTTE, MA UN FIORENTINO FURBO, AVRA’ ANCHE SVANTAGGI”

Gennaio 31st, 2015 Riccardo Fucile

RENZI: CAPOLAVORO O ERRORE STRATEGICO?

Giuliano Ferrara, quello di Renzi è stata una sapiente operazione tattica o un capolavoro politico?

«Si è svolta una schermaglia tattica molto tradizionale, con la differenza che stavolta non c’erano i partiti o le nomenclature ad incrociare le lance, ma sono state due persone a discutere un nome. Renzi aveva bisogno di qualcuno che fugasse l’impressione di un accordo cinico con Berlusconi ed è venuto fuori Mattarella, personaggio con una sua vena di intransigenza, ma che stando zitto dal 2008, da allora di lui non si conoscono le idee e comunque appare sopra le parti».
Per mesi Renzi ha ripetuto il refrain dell’accordo e al momento decisivo ha fatto l’opposto: tatticismo o qualcosa di più disinvolto?
«Renzi non passerà  alla storia come un Don Chisciotte, non deve salvare l’onore del mondo, ma è un fiorentino che vuole salvare ghirba e fare le riforme. Berlusconi è un uomo molto pratico, crede alle strette di mano e si è sentito gabbato: è stato informato all’ultimo momento ed essendosi sentito messo con le spalle al muro, è rimasto incerto sul da farsi, col sospetto di aver subito un affronto eccessivo».
Su una vicenda come l’elezione del Capo dello Stato, consumata in questo modo così poco amichevole, come si può pensare che tutto torni come prima? In quel caso non sarebbe capolavoro…
«Renzi ha acquisito dei vantaggi, ma anche degli svantaggi perchè sarà  dura ricostruire un dialogo, ma come disse il presidente Napolitano al principio di realtà  non ci sono alternative: io non credo che questa vicenda segni la fine della base sulla quale si è costituita la legislatura e dunque anche la presa di possesso di Renzi sul governo».

(da “la Stampa”)

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INTERVISTA A GIULIANO FERRARA: “TIFO NAZARENO, E’ POLITICA STILE CRAXI”

Gennaio 30th, 2015 Riccardo Fucile

ADDIO AL FOGLIO DOPO 19 ANNI: “CHE FARO’? RESTO NEL BRANCO, AI MARGINI DELLA FORESTA”

Ferrara, addio al Foglio dopo 19 anni “Tifo Nazareno, è politica stile Craxi”
Da oggi Il Foglio è firmato dal giovane collega Claudio Cerasa.
Da oggi Giuliano Ferrara è un ex direttore che rassicura i lettori orfani: «L’elefantino resta nel branco sia pur ai confini della foresta».
E’ di buon umore, difficile immaginarlo pensionato. Ha fatto le ore piccole per una festa di congedo, pretende di essere creduto quando dice: «A 63 anni bisogna imparare a morire. L’età  conta e io non sono uno che ama la fitness».
Ferrara, cosa fa un Elefantino ai bordi della foresta?
«Prende le distanze dalla vita affollata e dai suoi ritmi tremendi, si riappropria dello spazio personale. Il Foglio è forse la cosa più bella che ho fatto nella mia vita ma è giusto dargli una prospettiva. A Natale ho avuto l’intuizione. Ho capito che questo era il momento di lasciare. Cerasa non ne sapeva niente, è quasi svenuto. E’ bravo, giovane, sexy. Non aveva senso perdere altro tempo».
Poi lei non sparisce vero?
«Assolutamente no. Sarò sempre un fervente tifoso del giornale. Mi sono trasferito in un ufficietto provvisorio. Ieri (oggi, ndr) ho portato a passeggio le mie canine, e poi, dopo la riunione di redazione, sono andato a leggermi il Wall Street Journal e il Financial Times. Articoli sui greci, posizioni opposte: andiamo a trattare o li meniamo…»
Arrivato al ventesimo e ultimo anno di direzione, lei dice: “Non mi pento di niente”, anzi, lo dichiara in francese: “Je ne regrette rien”. Mi dica un momento basso della sua direzione, ci sarà  pure stato.
«Momento basso? Neanche uno, zero. So di darle un dispiacere ma tra i momenti alti, che sono stati tanti, metto la campagna sull’aborto»
Vincino la disegna da oggi in poi dimagrito. Sostiene che era la gestione de Il Foglio ad appesantirla. Qualche nuovo incarico in vista?
«Non mi preparo a nulla. Sono un sessantenne, glielo ho detto, ho soldi da parte, le mie canine, e ho un innato senso dell’uscita. Sono andato via dal Pci in piena carriera, ho rinunciato a La7 dopo la campagna sull’aborto, alla Rai, con i suoi funzionari impiccioni, e a Radio Londra… Sono sempre andato via al momento giusto».
Craxi, Berlusconi, adesso Renzi. Lei, in politica, ha bisogno di subire la fascinazione…
«Tre personalità  accomunate mio modo di vedere le cose, estasiato e ironico. Non ho mai pensato che Craxi fosse Garibaldi, Berlusconi uno stinco di santo e Renzi uno esente da terribili difetti. Però mi piace la leadership che agisce, che incide, la spregiudicatezza, la menzogna swiftiana».
Ha sostituito Berlusconi con Renzi?
«Berlusconi è un vecchio amico. Vedo Renzi come il suo erede ».
Patto del Nazareno e inciucio si assomigliano?
«L’Italia si costruisce dal connubio tra Cavour e Rattazzi, il fascismo firma il Concordato, la Repubblica nasce sotto l’egida di Togliatti, c’è stato il compromesso storico, che ha dato anche i suoi frutti positivi, sconfiggendo il terrorismo. La politica è questo: patti, compromessi, spregiudicatezza nella cornice di una visione. Il Nazareno fa parte di tutto ciò»
Un nome secco per il futuro presidente della Repubblica.
«Mi rifiuto di giocare al borsino. Il nome non conta. Conta il metodo: il nuovo capo dello Stato sarà  scelto dal capo della maggioranza d’intesa con il principale esponente dell’opposizione ».
L’opposizione dentro il Pd rimarrà  così o si va verso una scissione?
«L’opposizione dentro il Pd non esiste, è sfilacciata, attraversata da interessi personali, da chiacchiere vagamente di sinistra. Alla prima prova seria, importante, sulla legge elettorale, è stata scavalcata dall’abilità  di Renzi. Sono tutti figli di Bersani che ha collezionato sconfitte».
Lei l’ha proposto come presidente della Repubblica…
«Mi è simpatico. L’ho fatto per scherzo, era una chiacchiera divertente ».
La vittoria di Tsipras può influenzare il Pd di Renzi?
«Tsipras è il contrario di Renzi. Lui ha fatto un governo macho, Renzi un governo femmina. Lui si è legato ad una destra antisionista, Renzi, con il Patto del Nazareno, ad un mite democratico come Berlusconi. Tsipras è un comunista allegro e conservatore, vuole mantenere la Grecia così com’è. La sua vittoria è transitoria, mostrerà  la corda».
Torniamo al Foglio. La famiglia Berlusconi si sta economicamente defilando.
«Sicuramente Il Foglio non è in cima ai loro pensieri e piano piano usciranno. L’elefantino, dai bordi della foresta, veglia sul giornale e sta già  cercando nuovi investitori».

Alessandra Longo
(da “La Repubblica“)

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IL FOGLIO DIVENTA DI LOTTI E DI GOVERNO

Gennaio 24th, 2015 Riccardo Fucile

IL NUOVO DIRETTORE ESPLICITA I LEGAMI CON RENZUSCONI: “SIAMO INNAMORATI DELLA LIMONATA TRA MATTEO E SILVIO”

“Penso che Renzi e Berlusconi siano la coppia più bella del mondo. Noi siamo innamorati della grande limonata tra i due”.
Intervistato dal Corriere della Sera, il futuro direttore del Foglio, il trentaduenne Claudio Cerasa, ha illustrato in pochissime righe il programma editoriale del giornale che ha come soci Paolo Berlusconi e Denis Verdini e come presidente Giuseppe Spinelli, il ragioniere di Silvio Berlusconi. Non è una gran novità .
Giuliano Ferrara, direttore dal 1996 e che ha deciso di lasciare “perchè non si può fare il direttore per venti anni”, ha sempre “limonato” con i dirigenti del Pd.
La stessa nascita del suo giornale avvenne nell’innamoramento per la Bicamerale allora presieduta da Massimo D’Alema e che rappresentò l’apice degli “inciuci” tra destra e sinistra.
Ancora nel 2006, Ferrara si prodigò per sostenere la candidatura di D’Alema alla presidenza della Repubblica pubblicando, con una esplicita intervista all’allora segretario dei Ds, Piero Fassino, un programma per il Quirinale improntato alla pacificazione nazionale.
Infine, quando, dopo il 2008, l’Elefantino tifava per l’intesa tra Silvio Berlusconi e il Pd, arrivò a inventarsi l’abbreviazione Caw, dove la lettera finale stava per Walter, nome di Veltroni, primo segretario del Partito democratico.
Le limonate, dunque, sono storia antica. Oggi, però, alla guida della “sinistra” italiana c’è un signore che all’attivo del suo primo anno di governo ha la chiusura di, quasi, tutti i giornali della sinistra.
E in questo vuoto, il Foglio può offrirsi come una sorta di house organ del governo Renzusconi con una agilità  sorprendente.
Un segnale degli amorosi sensi tra il quotidiano e il partito lo si è avuto con la paginata pubblicata l’altroieri in cui i deputati e i senatori Pd sono stati tutti “schedati” a seconda del loro affidabilità  in vista delle elezioni per il presidente della Repubblica.
Una lista dietro cui è sembrata evidente la mano dei colonnelli di Renzi, in primis quel Luca Lotti che ormai è il vero numero 2 dell’entourage renziano.
E la cui prima, vera, biografia giornalistica fu pubblicata proprio da Cerasa nel dicembre 2013. Una pagina di aneddoti e ricostruzioni in cui veniva esaltato “il bambino che da piccolo ha imparato ad azzannare i comunisti”.
Senza cedere alla malizia con cui ieri Dagospia bollava la dipartita di Ferrara — “abbandona la nave che cola a picco?” — le vicende del Foglio si intersecano ai problemi economici di gran parte della stampa italiana.
Come una cinquantina di testate, anche il quotidiano dell’Elefantino percepisce i “contributi diretti alle imprese editoriali” in base al comma 2 dell’articolo 3 della legge 250 del 1990. Nell’ultimo dato disponibile presso il Dipartimento dell’Editoria, i contributi ammontavano a 1,2 milioni di euro che corrispondono a circa il 20% del fatturato del Foglio stando ai numeri pubblicati da Milano Finanza.
Quei fondi, però, si stanno riducendo impietosamente. Il Fondo per l’Editoria è stato via via prosciugato e lo stesso governo Renzi conta di dimezzarlo nel 2015.
Un rapporto diretto con il premier potrebbe essere utile per avere qualche sponda?
Lecito pensarlo. Renzi finora non ha dimostrato grande sensibilità  per la stampa politica.
Nel corso del suo governo, infatti, hanno chiuso quasi tutti i quotidiani collocati a sinistra: Liberazione a marzo, poi l’Unità , Europa, Left — che però è stata riacquistata da Matteo Fago — il Salvagente e, ultima in ordine di tempo, Rassegna sindacale che si è trasferita sul web.
I problemi principali emergono per quanto riguarda i quotidiani di area Pd.
L’Unità  ed Europa, infatti, avrebbero dovuto essere recuperati dalla nuova società  editoriale Eyu (l’acronimo di Europa, Youdem, Unità ) di proprietà  al 100% del Pd.
A oggi, però, la situazione è drammatica, soprattutto per i dipendenti dei rispettivi giornali (quasi un centinaio).
Europa è stata chiusa e la testata assorbita direttamente dal Pd che, assicura, la farà  tornare presto online.
All’Unità , invece, si attendono ancora le decisioni che prenderà  l’editoriale Veneziani che punta ad acquisire la testata.
Un comunicato della Fnsi e del Cdr del quotidiano teme che la vicenda possa concludersi “nel peggiore dei modi” perchè Veneziani vorrebbe rilevare il giornale “senza avvalersi della professionalità  dei suoi lavoratori, giornalisti e poligrafici”.
Eppure, il tesoriere del Pd Francesco Bonifazi, aveva garantito che il cambio di proprietà  sarebbe avvenuto a condizione di avvalersi “prioritariamente” dei lavoratori della Nie (società  in liquidazione) oggi in cassa integrazione straordinaria.
L’offerta di Veneziani è all’esame del Tribunale di Roma ma le componenti sindacali reclamano, da mesi, un incontro immediato con l’editore Veneziani “capofila della cordata di cui fa parte anche la fondazione Eyu del Pd” .

Salvatore Cannavò
(da “Il Fatto Quotidiano”)

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ROSEMARY’S BABY

Dicembre 28th, 2014 Riccardo Fucile

IL NUOVO LIBRO DI GIULIANO LA PROSTATA

Nei giorni di Natale e Santo Stefano, un po’ in tutta Italia, dinanzi alle librerie chiuse per ferie, si notavano scene piuttosto insolite per questi tempi di crisi.
Un fenomeno che non si registrava dall’uscita dell’ultimo nato della saga di Harry Potter: folle di lettori in astinenza accalcati dinanzi alle vetrine sbarrate ne reclamavano l’apertura il dì di festa, smaniosi di accaparrarsi l’annunciato best-seller di Giuliano Ferrara su Matteo Renzi.
In certi luoghi, a causa delle intemperanze della massa sgomitante, è dovuta intervenire la forza pubblica con gli idranti e gli sfollagente.
In altri è stato sufficiente l’arrivo di un commesso per disperdere i fans dell’Elefantino e convincerli a ripresentarsi ai primi di gennaio, quando finalmente l’appetitoso best-seller sarà  sugli scaffali.
Certo, ogni giorno che passa cresce febbrile l’attesa per quello che si annuncia come l’appuntamento letterario dell’anno, anzi del decennio, complice il comunicato che l’editore Rizzoli ha diramato con anticipo forse eccessivo: “Il decano dei giornalisti scomodi per la prima volta in libreria. Una requisitoria pubblica e una confessione privata che farà  discutere tutti, irritare molti. Un ritratto folgorante dell’uomo che sta rivoluzionando l’Italia, il vero erede del cavaliere che fu”.
La “requisitoria”, a dispetto dell’apparenza di arringa, s’annuncia feroce quant’altre mai fin dal titolo: The Royal Baby.
E il “decano dei giornalisti scomodi”, per chi non lo sapesse, è Giuliano La Prostata: uno che, quando gli scappa, gli scappa.
Non c’è potente d’Italia — ma che dico d’Italia, mi voglio rovinare: d’Europa, del mondo, della galassia — che non abbia assaggiato la sua penna corrosiva, urticante, intinta nel vetriolo.
“Mi piacerebbe — annuncia il noto fustigatore, per metterci l’acquolina in bocca — che la finissero di attribuirsi premi e prestigio, i soliti noti che pullulano nelle pieghe dell’immobilismo italiano. Bisogna togliergli l’Italia, dice Matteo Renzi.
Ha ragione, mi dico”. E giù botte da orbi ai “gufi e rosiconi” che si frappongono alle magnifiche sorti e progressive del renzusconismo trionfante.
“Come un abile delfino del Cavaliere — aggiunge Ferrara, scomodo come non mai — Renzi sta trasformando la lingua e la politica di un’Italia che fatica a tenergli il passo”.     Ecco: soprattutto la lingua, soprattutto quella di Ferrara, che non risponde più ai comandi, vive di vita propria e lecca a doppio pennello: le son cresciute pure le extension.
“Volete che un vecchio e intemerato berlusconiano pop come me non s’innamori del boy scout della provvidenza?”. Ma no che non vogliamo: alla lingua non si comanda. Tantopiù che “il catalogo dei suoi avversari (del Royal Baby, ndr) inizia ad assomigliare in modo impressionante a quello di Berlusconi: i poteri forti e i salotti buoni, Confindustria e i sindacati, l’Europa e i manettari”.
Chi ricorda le nozze dell’amico Carrai con Matteo testimone sa bene che i poteri forti sono tutti contro.
Chi raffronta il Jobs Act col documento di Confindustria sul lavoro (identici) ben comprende che pure Squinzi rema contro.
Un assedio. Si sentiva il bisogno di quella che Rizzoli definisce “provocazione all’establishment nostrano”, a cui La Prostata aggiunge “il suo stile inimitabile”.
Ergo “largo ai giovani e bando ai tromboni”. Pancia in dentro e petto in fuori.
È Matteo che traccia il solco, ma è Ferrara che lo difende.
Però in modo scomodo. Per informazioni rivolgersi ai precedenti oggetti degli innamoramenti ferrariani: Pci, Craxi, Berlusconi, Previti, Squillante, D’Alema (con Bicamerale incorporata), Dell’Utri, Blair, Bush jr., Sarah Palin, Rutelli, Michela Vittoria Brambilla, Veltroni, Fini, Monti, Letta jr.
Tutti venuti prematuramente a mancare all’affetto dei propri cari.
In questo consiste la scomodità  di Giuliano La Prostata: appena ti bacia, sei morto.
Più che Royal Baby, pare il sequel di Rosemary’s Baby.
Ci sia dunque permesso un estremo appello alla Rizzoli: fermate le rotative. Per quanti errori abbia commesso, Renzi non merita questo.
È ancora così giovane.

Marco Travaglio
(da “Il Fatto Quotidiano”)

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INTERVISTA A GIULIANO FERRARA: “SENZA SILVIO IL CENTRODESTRA NON ESISTE, IL SUO VERO EREDE E’ RENZI”

Novembre 27th, 2014 Riccardo Fucile

“FITTO? UN POLITICO DI PROVINCIA CHE HA PRESO VOTI A BISCEGLIE”… “SENZA SILVIO CI SAREBBE STATA UNA DESTRA DI SERIE B, DAL MSI AD AN”…”SALVINI LEADER? BERLUSCONI LO AVEVA DETTO ANCHE DELLA BRAMBILLA”

Appuntamento con Giuliano Ferrara, direttore de Il Foglio , alle quattro del pomeriggio
Ma è in lieve ritardo.
«Sto salendo adesso su un taxi…». Cellulare, Roma, il frastuono del traffico di sottofondo. «Però se il tassista è disposto a sopportare le mie chiacchiere, l’intervista possiamo cominciarla subito… Dai, parti con la prima domanda…»
Silvio Berlusconi controlla ancora Forza Italia?
«Berlusconi non ha mai controllato Forza Italia. Non controlla coalizioni, nè governi, nè partito: lui è il partito, è la coalizione, è il governo. Una figura simile a Kim Il-sung, il dittatore coreano. Poi, certo, è anche un grande e famoso megalomane che, per anni e anni, è stato comunque l’unica giustificazione della destra italiana. Senza di lui cosa ci sarebbe stato, cosa c’è? Il Movimento sociale, An, Fratelli d’Italia… Roba da serie B. Bossi capì ed ebbe l’astuzia di essergli amico. Ma ora l’erede di Bossi è Salvini, un brillante attaccamanifesti. No, dai: la verità  è che senza Berlusconi non erano niente e non saranno niente»
Non ti sarà  sfuggito, direttore, che Raffaele Fitto sembra muoversi come uno pronto a lanciare un’Opa e…
«Non accetto domande su Raffaele Fitto!».
Permettimi d’insistere.
«Ma cosa dovrei dirti? È un politico di provincia che ha preso preferenze a Bisceglie, con enorme rispetto per Bisceglie. Posso parlarti di Fitto? Posso parlarti di Fitto, dopo che mi hai appena chiesto un parere su Berlusconi, uno che ha battuto tutti i suoi avversari, da Occhetto a D’Alema, da Prodi a Bersani?».
Berlusconi intanto dice che Salvini può essere il nuovo candidato premier del centrodestra.
«Sai, Berlusconi cambia spesso le statuine del suo presepe personale… Ricordi quando diceva che Fini sarebbe stato il suo successore? No, dico: ad un certo punto indicò persino la Brambilla e io me lo ricordo Tremonti, a cena, che quando lo seppe quasi mi svenne davanti al ristorante… No no… Vuoi la verità ?».
Dai.
«Berlusconi vuole governare con lucidità , e la parola lucidità  qui la dico e qui la nego, una fase di transizione del Paese d’intesa con il Pd: poi, se al termine di questo percorso lui ce la facesse a vincere ancora, allora sarà  Napoleone…».
E non ce la facesse?
«Gestirà  la sconfitta con il suo vero erede».
E chi sarebbe?
«Renzi, è chiaro! Perchè è Renzi il capo della nuova generazione che si riconosce nel trasversalismo inventato da Berlusconi medesimo. Staffetta perfetta».
Per immaginarci un Berlusconi vittorioso dobbiamo cominciare ad immaginarci un Berlusconi di nuovo candidabile: devi ammettere che ci vuole un bel po’ di fantasia.
«Più che alla fantasia, dobbiamo affidarci alla Divina provvidenza. Ci sono di mezzo tribunali italiani e la corte europea, l’interpretazione di molte leggi e l’elezione del nuovo capo dello Stato…».
Non hai mai nominato Angelino Alfano.
«Alfano?».
Alfano sostiene d’essere disposto a ricostruire un’alleanza di centrodestra ma…
«Dimmi un po’: non ti ho risposto su Fitto e ora pensi che ti risponda su Alfano? Guarda, non è antipatia. Però davvero questi sono tutta robetta… Fratelli di Alfano, Fratelli di Fitto, Fratelli di Salvini… partitucci, veri o potenziali, che non arrivano al 6%…».
Patto del Nazareno.
«Se mi dici che scricchiola, mi metto a urlare…».
Non te lo dico: ma è un patto destinato a durare, sì o no?
«Il cosiddetto Patto del Nazareno è la legittimazione della legislatura, e non per ragioni puramente aritmetiche. Vogliamo rinfrescarci la memoria? Dopo le elezioni del 2013, Berlusconi disse: voglio un governo di larghe intese e voglio che Napolitano resti presidente. Ricorderai che Bersani non lo ascoltò e provò a fare il governo del cambiamento con Grillo, andando subito a sbattere. Così spuntò fuori Letta, che pensò di farsi un governo in accordo con Alfano. Ma durò un battito d’ali. A quel punto chi arriva?».
Renzi.
«Bravo, arriva Renzi. E che fa? Riceve subito Berlusconi al Nazareno, nella sede del Pd, e lì gli spiega che accetterà  entrambe le sue richieste, su governo e Quirinale. Tutto qui. Semplice semplice. Per questo il Patto tiene. E vi sarei grato se voi del Corriere riusciste a spiegarlo anche a quei due premi Nobel di Fitto e di Brunetta…».
( Pausa ).
«Aspetta che devo dire al tassista… ecco, qui, se accosta qui è perfetto. Io sono arrivato… E tu che dici? Mi sembra che l’intervista c’è tutta, no?».

Fabrizio Roncone
(da “il Corriere della Sera“)

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GIULIANO FERRARA: “BERLUSCONI NON SI DIMETTERA’ MAI, GUIDERA’ IL PARTITO DA CASA SUA”

Agosto 15th, 2013 Riccardo Fucile

PER IL DIRETTORE DE “IL FOGLIO” MARINA E’ ANCORA IN CAMPO, MA FUNZIONA SOLO SE SI VOTA A OTTOBRE

“Cosa farei io al suo posto a questo punto? Mi farei cacciare. Proclamerei la mia innocenza, la mia condizione di vittima della giustizia, ma non mi dimetterei certo da senatore. E credo che Berlusconi non si dimetterà , battendosi fino in fondo in giunta al Senato, ma non con spirito leguleio: deve affrontare a testa alta le conseguenze della sentenza e dimostrare l’anomalia di questa situazione tutta italiana. Esercitare la sua leadership fuori dal Parlamento, ecco, questo sì, è rivoluzionario, è berlusconiano”.
D’accordo, direttore Giuliano Ferrara, ma che ne sarà  dell’agibilità  politica di Berlusconi dopo la nota di Napolitano?
“Su questa vicenda ho una visione molto radicale. Agibilità  è un termine equivoco che a me non è mai piaciuto. Il punto è semplice: una istituzione super partescome il presidente della Repubblica dovrebbe aprire una grande questione, riconoscendo 20 anni di conflitto politico e decidendodi delegittimare questa fictio iuri sbasata sull’idea che qui c’è stata una sentenza come un’altra, su un cittadino come unaltro, allora sì, potrebbe scattare la grazia o la commutazione della pena. Ma Napolitano per la sua storia non è questo tipo di presidente, non glielo si può chiedere. Non andrà  mai così”.
E allora come andrà ?
“E allora le sentenze si possono criticare però poi si applicano. Berlusconi deve farsi alcuni mesi di domiciliari o servizi sociali o quel che sarà . L’agibilità  consisterà  nella possibilità  di Berlusconi di offrire un’altra immagine di leadership: lui è prigioniero di una giustizia che è riuscito a incastrarlo? Bene, ne rigetta la sostanza criticando la sentenza, ma ovviamente la subisce e la applica. Dimostrando tutta l’anomalia di questa situazione alla quale è stato costretto e da lì continuare a parlare agli italiani di tasse, di crescita, di governo: esercitare la leadership insomma. Nei limiti di un’agibilità , diciamo così, minorata”.
Lei da giorni esalta sul Foglio l’epopea del Berlusconi “libero prigioniero”, ma gli avvocati lavorano alla grazia. Sarà  l’epilogo della vicenda?
“Mi farebbe piacere per lui se arrivasse, perchè gli sono amico, lo riterrei un atto di giustizia, di riparazione, ma non è quella la strada. È un’altra, lo ripeto: quella dell’espiazione pur paradossale della pena continuando a far politica, a sostenere il governo”.
Però lei continua a scrivere anche della “vendetta di sangue” che passerebbe attraverso la candidatura di Marina. E continua a farlo anche se l’interessata smentisce. Ieri lei ha scritto sul Foglio: “We don’t take no for an answer”. Insomma, non si rassegna.
“Marina fa queste smentite ufficiali, formali, formalmente convincenti. Ma secondo me non è così. Altrimenti non capirei certe sue interviste, la sua partecipazione al dramma paterno. Tuttavia Marina funziona se si vota a ottobre, non dopo, non tra due anni. In politica conta l’effetto sorpresa. Come avvenne nel ’94”.
Ecco, appunto, che ne sarà  del governo Letta?
“Letta si trova con uno dei suoi pilastri ai domiciliari da qui a breve. L’altro, il Pd, privo di un leader. È costretto ad andare avanti. Col sostegno e del Quirinale. E poi diciamoci la verità : a Berlusconi conviene che il governo Letta continui a vivere: è il fattore di legittimazione maggiore per lui, in questa fase. Non ha alcuna intenzione di rovesciare il tavolo”.
Letta costretto ad andare avanti ma a lei non la convince, lo ammetta.
“Ma no, Enrico Letta è bravino, un buon democristiano, parla bene il francese, va in Europa e si fa ascoltare, così perfettino. Certo, poi è un altro che non fa nulla di radicale, non ci aspetteremo mai alcunchè di rivoluzionario. Dobbiamo farcene una ragione”.

Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica”)

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INTERVISTA A GIULIANO FERRARA: “MARINA SAREBBE LA VENDETTA PERFETTA”

Agosto 13th, 2013 Riccardo Fucile

“VERREBBERO GIORNALISTI DA TUTTO IL MONDO A RACCONTARE LA DYNESTY”…. “RENZI NON SI CANDIDEREBBE”

Nel suo buen retiro in Maremma, «dove si sta un incanto», Giuliano Ferrara sta scrivendo il copione di un film, con grandi attori e grandi effetti speciali.
È il copione che potrebbe diventare la scena politica dei prossimi mesi e, perchè no, dei prossimi anni.
«Ma pensa che spettacolo, Silvio Berlusconi agli arresti domiciliari che si vendica con il sangue della figlia dell’ingiustizia subita». Ride, si diverte come un matto a raccontare (lo fa quasi tutti i giorni sul suo Foglio) un possibile «grande romanzo politico, di più, sarebbe una tragedia greca, una cosa bellissima: il padre che si vendica attraverso la figlia che vince pure le elezioni. Sarebbe la voie royale per restare testardamente in gioco. Intanto pensa cosa succederebbe già  se Marina si candidasse, dicendo la storia di mio padre deve continuare: piomberebbero in Italia giornalisti di tutto il mondo a raccontare la formidabile dinasty berlusconiana. E poi l’incubo…». (adesso Ferrara sghignazza).
L’incubo di chi?  
«Ma come l’incubo di chi? Della sinistra no! Immaginati il faccia a faccia Marina Berlusconi-Nicola Zingaretti».
E che c’entra il presidente della Regione?  
«Perchè, secondo te Matteo Renzi si candiderebbe? Si andrebbe a rinchiudere nella Torre di Arnolfo e cosa resterebbe da mettere in campo al Pd? Questo è il vero incubo di mezz’estate del Pd. Che spettacolo grandioso! Non so se Marina ne abbia voglia, vedo che smentisce, esattamente come fece il padre nell’autunno del 1993… Attenzione, io non ho informazioni privilegiate da Arcore».
Non hai sentito Berlusconi in questi giorni?  
«Guarda, se vuoi fare un’intervista politica hai sbagliato persona. Se vuoi sapere indiscrezioni per fare un retroscena chiama altri. Io ti dico come la penso io, quello che mi auguro accada, poi chissà . Ma al posto degli amici del Pdl o di quello che è diventato, Forza Italia, vedo manifesti in giro per l’Italia, insomma, al loro posto non continuerei a cincischiare, a parlare di grazia, di partito, tessere e cose del genere. Farebbero bene a preparare il lancio della prima premier donna e la sinistra si beccherebbe tra i denti il fenomeno berlusconiano che si prolunga di generazione in generazione. Non starei lì a parlare di soluzione politica, salvacondotti. Lascerei i Franceschini e gli altri del Pd e del Pdl ad almanaccare di cavilli giuridici. La soluzione per sanare la grande ingiustizia inflitta al Cavaliere c’è: la famiglia, come i Kennedy, i Bush, i Ghandi. Marina, la sublime storia di un’avventura berlusconiana che un modesto novelliere della politica come me sta sognando in Maremma».
Quindi Marina perchè si chiama Berlusconi?  
«Il contenuto è la persona stessa».
E i contenuti di un progetto politico?
«Il programma è una variabile ma secondaria. La storia è Berlusconi che si perpetua, lo vuoi capire o no? Marina mi piace perchè è un’altra grande storia di una inaudita avventura politica. Silvio offre una figlia alla Patria, appunto come i Kennedy, i Bush, i Ghandi fino a Sonia. Il resto è una politica noiosa, una barba infinita, il fenomeno che è stato Renzi, i convegni democristiani di Lavarone. Tutta roba che non mi intriga. Mi eccita pensare la storia di una ingiustizia e il riscatto del Cavaliere».
In galera o agli arresti domiciliari, però. Non sarebbe fuori gioco?  
«Ma come fuori gioco? E’ il massimo del gioco politico, il massimo che si può pretendere dalla vita: la primogenita, manager, volitiva, la goccia del padre, che sta al fianco del padre che risponde ai giornalisti. Loro le chiedono: “suo padre è in galera per frode fiscale». E lei: “mio padre è la vittima di una magistratura politicizzata, è in carcere o agli arresti domiciliari per la sentenza che si chiama Esposito”. E l’Imu? “io che sono una manager conosco bene come vanno le cose dell’economia”. E via così».
Senza partiti.  
«Ancora con questa solfa. Con Berlusconi si è passato dalla democrazia dei partiti alle leadership carismatiche».
E Marina ha la stoffa di una leadership carismatica?  
«E’ presto per dirlo. Si tratta di metterla alla prova, sperimentarla, ma il solo fatto di sperimentarla sarebbe l’enorme novità  di questa estate e dei prossime anni. Su, signori del Pdl, basta cincischiare con gli intrugli della clemenza…».
Non ci credi alla clemenza del Quirinale?  
«A me sembra improbabile, forse sarebbe giusto un atto di clemenza, ma mi sembra improbabile».

Amedeo La Mattina
(da “La Stampa”)

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