Destra di Popolo.net

INDAGINE DI CONFCOMMERCIO: IN 17 REGIONI CONSUMI COL FRENO A MANO, LIVELLI INFERIORI A QUELLI DEL 2000

Agosto 29th, 2011 Riccardo Fucile

I RITARDI MAGGIORI AL SUD, BENE SOLO FRIULI, MOLISE E BASILICATA

«La debolezza dei consumi a livello pro capite, complice il biennio di crisi 2008-2009, lascia prevedere un rallentamento generalizzato dell’uscita dalla crisi tanto che, a fine 2011, ben 17 regioni su 20 rischiano di registrare un livello di consumi inferiore a quello del 2000».
È quanto rileva un’indagine della Confcommercio, che evidenzia i ritardi del Sud.
Su 20 Regioni italiane, la dinamica dei consumi pro-capite indica che solo Friuli, Molise e Basilicata segnano livelli di consumi superiori a quelli di 11 anni fa.
Secondo la ricerca della Confcommercio «negli ultimi anni si riduce il contributo del Sud in termini di consumi rispetto al totale nazionale con una quota che è passata dal 27,2% del 2007 al 26,6% del 2011».
Risultano, invece, positive le dinamiche delle regioni settentrionali, «con quote – spiega – in costante aumento sia nel Nord-Est (dal 21,8% al 22,2%) che nel Nord-Ovest (dal 30,1% al 30,6%)».
L’associazione dei commercianti, fa, inoltre, notare, che «alle deboli performance del Mezzogiorno si associano anche gli effetti del calo demografico registrato in quest’area (la quota della popolazione sul totale nazionale è scesa dal 36,4% del 1995 al 34,4% del 2011) che hanno determinato il protrarsi del calo dei consumi anche nel 2010».
A livello di singole regioni, sottolinea la Confcommercio, «nel 2009 tutte fanno registrare una contrazione dei consumi in termini reali con picchi in Calabria (-4,2%), Puglia (-3,6%), Sicilia (-3,2%) e Campania (-3,0%), mentre nel 2010 solo il Nord-Est ha recuperato i livelli di consumo pre-crisi».
Per l’associazione in una prospettiva di più lungo periodo, nel 2017, «il Mezzogiorno avrà  acuito il suo ritardo con una continua riduzione della spesa per consumi rispetto al totale nazionale».
In ogni caso, aggiunge, «al di là  delle differenti dinamiche dei consumi che evidenziano una maggiore debolezza delle regioni meridionali confermando i divari territoriali presenti nel Paese, a livello generale va segnalato il tentativo delle famiglie di recuperare i livelli di consumo persi nel biennio recessivo anche se le previsioni per il 2011 sull’intero territorio restano modeste con un +0,8%».

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CARCERI AL COLLASSO, RITORNA L’IPOTESI AMNISTIA: SETTE REGIONI OLTRE LA SOGLIA MASSIMA DI DETENUTI

Agosto 25th, 2011 Riccardo Fucile

A CINQUE ANNI DALL’INDULTO, LA SITUAZIONE CARCERARIA E’ PEGGIORATA ANCORA ED E’ ORMAI PROSSIMA AL COLLASSO… E MENO MALE CHE LA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA HA BOCCIATO IL REATO DI CLANDESTINITA’ ED E’ STATA APPROVATA LA LEGGE SULLA DETENZIONE DOMICILIARE

Ci risiamo, a distanza di quasi cinque anni dall’indulto, la situazione nelle carceri è di nuovo a un punto critico e peggiora di giorno in giorno, trascinando il sistema penitenziario al collasso.
I sindacati di categoria hanno alzato la voce e indirizzato al governo l’ennesimo allarme sulle condizioni in cui versano gli istituti di pena.
Una situazione, in realtà , ben nota negli ambienti istituzionali e testimoniata a fine luglio dal convegno sulla giustizia organizzato dai radicali e che ha visto anche la partecipazione del Presidente della repubblica.
“Ogni giorno – denuncia l’Osapp, il sindacato autonomo di polizia penitenziaria – 40 nuovi detenuti fanno il loro ingresso in carcere e i penitenziari scoppiano”.
In sette regioni la “soglia di tollerabilità ” è stata ampiamente superata, con il record registrato dalla Puglia dove i detenuti sono l’80% in più rispetto al limite previsto, seguita da Lombardia (+187), Veneto (+187), Marche (+135), Liguria (+79) e Friuli (+62). L’Emilia Romagna, con “soli” 20 detenuti in più, segna il livello migliore ma la situazione in realtà  è più complessa.
Di per se infatti la “tollerabilità ”, prevista dal Dipartimento di polizia penitenziaria, è già  uno sforamento del limite previsto. In sostanza, le strutture prevedono un numero di posti disponibili che viene puntualmente superato, ma lo sforamento è messo in conto dal Ministero che addirittura fissa una capienza massima “accettabile” (stimata in 69.126 detenuti). Il limite però è stato superato: attualmente infatti i detenuti sono 66.754 e rappresentano il 46% in più rispetto ai posti disponibili (45.647).
La situazione, dopo un periodo di flessione è tornata a peggiorare.
A fine aprile infatti la Corte di Giustizia europea ha involontariamente tamponato il problema, bocciando il reato di clandestinità  introdotto in Italia nel 2009 e un effetto deflattivo è arrivato anche dalla legge sulla detenzione domiciliare, prevista per chi ha 12 mesi di pena residua.
Soluzioni estemporanee però che hanno solo rimandato il problema.
Dalla metà  di agosto infatti, il trend è di nuovo in crescita e le previsioni sono negative.
Il sovraffollamento però non è l’unico aspetto della “questione penitenziaria”: carenza di mezzi e di personale – denunciano i sindacati – stanno mettendo a dura prova il sistema penitenziario.
“È necessario che trovino spazio e attenzione anche le difficoltà  che investono il personale – spiega in una nota Eugenio Sarno, segretario generale della Uil Pa – considerato che la polizia penitenziaria presenta un gap di circa 7mila unità ”.
Una miscela esplosiva che ha indotto il sindacato di categoria della Uil ha proclamare una manifestazione nazionale per il prossimo 29 settembre.
Intanto, sul fronte istituzionale, qualcosa inizia a muoversi: i radicali infatti hanno avviato una raccolta di firme dei parlamentari per consentire una seduta straordinaria delle Camere che studi provvedimenti urgenti di depenalizzazione e decarcerizzazione, per alleggerire la situazione degli istituti di pena.
Si torna a parlare addirittura di amnistia, una strada quasi impossibile nelle condizioni attuali.
“Chiediamo al parlamento di ripristinare la legalità  costituzionale – spiega la senatrice Donatella Poretti, una delle promotrici dell’iniziativa – perchè la situazione delle carceri in Italia, oggi, è contraria ai più basilari diritti dell’uomo”.
Un appello a cui si associano tutte le sigle sindacali e la petizione – fanno sapere i firmatari – ha raccolto molte adesioni.
La parola adesso passa al parlamento ma, vista l’attenzione catalizzata dalla manovra correttiva, i margini d’azione sembrano decisamente pochi.

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IL PARTITO DEGLI ACCATTONI ORA CERCA DI COMPRARSI ANCHE SEI DEPUTATI RADICALI

Febbraio 8th, 2011 Riccardo Fucile

SILVIO SI RIDUCE A FARE LA CORTE A PANNELLA, LA BONINO PERO’ E’ ANCORA LUCIDA E SI OPPONE A UNA MEDAGLIA ALLA MEMORIA PER MARCO… SAREBBE DIVERTENTE DOVERSI TROVARE A GIUSTIFICARE UNA BELLA AMNISTIA DA PARTE   DEI FINTIDESTRI INTRANSIGENTI DEL PDL

Su Facebook sostiene che è “un dovere aiutare le istituzioni”.
Poi ammette di stare trattando con il   Cavaliere e dichiara che “tra il puttaniere Berlusconi e il casto Formigoni non si può stare che col primo”.
Marco Pannella si prepara (e prepara i suoi) all’ennesima giravolta della sua lunga carriera. Ha un pugno di deputati che valgono oro per il premier, e poco importa che siano stati eletti nelle liste del Pd.
Vuole rientrare in gioco.
E il gioco che va alla grande è allargare la maggioranza.
O tenerla per le palle, direbbe con una delle sue abituali perifrasi.
Sulla mossa del sovrano la monarchia radicale sembra perplessa.
Emma Bonino, che nel regno svolge le funzioni di Regina madre, dice che non si fida di Berlusconi.
Mentre dai militanti, vagamente disorientati, arrivano centinaia di messaggi per niente gentili.
In un colloquio con La Stampa il leader radicale ha spiegato che «sostenere le istituzioni è un dovere repubblicano».
Quindi c’è una trattativa con Berlusconi «Sì, me vediamo cosa ci offre», spiega Pannella. L’altolà  della vice presidente del Senato arriva dai microfoni di radio Radicale. «Capisco questa iniziativa di Marco quando dice che bisogna scommettere il pochissimo probabile contro il molto possibile. Ma io rispetto a lui ho meno fiducia».
«Berlusconi – ragiona la Bonino – non mi pare più in grado di gestire alcunchè politicamente parlando, non lo ha fatto nemmeno in periodi meno turbolenti, e non vedo perchè dovrebbe farlo adesso», dice a Radio radicale.
«Capisco questa iniziativa di Marco (Pannella, ndr.) quando dice che bisogna scommettere il pochissimo probabile contro il molto possibile- aggiunge Bonino – Ma io ho rispetto a lui probabilmente meno fiducia. Io penso che non solo Berlusconi non mi pare più in grado di gestire alcunchè politicamente parlando, non lo ha fatto nemmeno in periodi meno turbolenti, e non vedo perchè dovrebbe farlo adesso».
La Bonino cita un esempio di possibile convergenza: una bella amnistia da parte del governo troverebbe certamente i radicali favorevoli.
Sarebbe divertente vedere le truppe intransigenti e reazionarie di Pdl e Lega costrette a votare un’amnistia per assicurarsi sei voti radicali che possano assicurare l’impunità  del loro amato premier.
Dal partito degli accattoni ormai c’è da aspettarsi di tutto e di più.

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BERLUSCONI: “DOBBIAMO UCCIDERE IL BAMBINO IN CULLA”, FINI: “SALGA AL QUIRINALE E SI DIMETTA, POI VEDIAMO COSA SUCCEDE”

Agosto 6th, 2010 Riccardo Fucile

IL PREMIER HA PAURA CHE FINI AUMENTI I CONSENSI E SI ORGANIZZI SUL TERRITORIO, MA AL TEMPO STESSO TEME SIA NAPOLITANO CHE LE ELEZIONI… FINI LO ASPETTA AL VARCO DEL PROCESSO BREVE… I NUMERI PER UN GOVERNO TECNICO POTREBBERO TROVARSI

Silvio non vorrebbe dare nè tempo nè spazio a Fini: i parlamentari di “Futuro e Libertà ” dovevano essere solo 10 e sono diventati 45, vatti a fidare dei caporali di giornata dell’ex An che lo avevano assicurato.
Silvio ha passato gli ultimi giorni a cercare di tamponare la falla delle fuoriuscite, promettendo mari e monti a tutti, ma i risultati sono sconcertanti. Molte offerte per entrare nel consiglio di amministrazione della premiata ditta aziendale forzaleghista sono state respinte al mittente: non solo non ha recuperato finiani, ma sta per perdere una decina di forzisti.
I sondaggi danno il Pdl in caduta libera e Fini avanza numericamente nel Paese e in parlamento: che fare?
La battuta fatta dal premier a uno dei tanti vertici di partito e che gira alla Camera “dobbiamo uccidere il bambino nella culla”, esprime più preoccupazione che determinazione.
E’ vero che Fini ha dimostrato, con l’astensione sulla mozione di sfiducia a Caliendo, che la maggioranza non c’è più (299 voti contro i 316 necessari), ma soprattutto che essa adesso diventa soggetta ai voleri di Fini.
Se a settembre Fini fa passare qualche legge, come ci si può dimettere?
E se decide di non votare ad esempio il processo breve, l’argomento del contendere e della rottura diventerà  quello che deciderà  Fini, non Berlusconi. Col rischio che sulla legalità  il premier ne esca con le ossa rotte, vista la sua propensione alle leggi ad personam.
Presentarsi dimissionario al Quirinale? Fini lo sfida: “Salga al Quirinale e si dimetta, poi vediamo cosa succede”.
Il presidente della Camera non molla: “rispetteremo l’accordo sottoscritto con gli elettori, votando a favore dei provvedimenti indicati nel programma, gli altri no”.
Non è lui che va fuori dal seminato, è Berlusconi.
E se Napolitano gli riaffida l’incarico e Fini lo vota, come ne esce?
Peggio ancora se il Capo dello Stato lo affidasse ad altri, verrebbe meno per lui lo scudo per sottrarsi ai giudici di Milano. Continua »

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DECRETO SVUOTACARCERI, IL BLUFF LEGHISTA: NE USUFRUIRANNO 9.500 DETENUTI, DI CUI 2.936 EXTRACOMUNITARI

Maggio 24th, 2010 Riccardo Fucile

SI SONO CREATI L’ALIBI CHE NON SONO LORO A DECIDERE, MA IL MAGISTRATO DI SORVEGLIANZA, IL QUALE NON POTRA’ CHE APPLICARE LA LEGGE DA LORO APPROVATA…HANNO FATTO INTENDERE CHE MOLTI STRANIERI CHE NON HANNO UN DOMICILIO, RESTERANNO IN GALERA: MA SU 3.987 BEN 2.936 HANNO UN DOMICILIO E 5.694 SONO ITALIANI

Il tema del decreto “svuotacarceri” lo abbiamo trattato qualche settimana fa: ricordiamo che il 10 marzo è stato presentato dal ministro della Giustizia il disegno di legge sulla detenzione domiciliare il quale prevede che i detenuti che si trovano oggi a scontare pene inferiori a 12 mesi, possano farlo agli arresti domiciliari. Alla base della proposta di Alfano, il fatto che le carceri sono sovraffollate oltri ogni limite.
In quell’occasione avevamo sottolineato la solita farsa leghista: a gennaio, quando Alfano presentò il progetto in Consiglio dei Ministri, nessun   leghista alzò la manina per dissentire.
Quando poi si è trattato di tradurlo in pratica ed è divenuto di dominio pubblico, ecco Maroni imbracciare il sax e   suonarci la solita stonata litania della Lega che “tutela il cittadino contro la criminalità ” e del “nessuna amnistia con la Lega al governo” .
Ma dato che di nuove carceri non se ne è costruita neanche una in due anni e che di far scontare la pena agli stranieri presso le strutture carcerarie nei Paesi di provenienza nessuno si è interessato, nonostante tante promesse e chiacchiere in tal senso, alla fine Alfano, nel timore di insurrezione estive negli istituti di pena, stipati all’inverosimile, ha pensato di alleggerirle con questa proposta.
Perchè la realtà , dati ufficiali di Franco Ionta, commissario straordinario per l’emergenza penitenziaria, alla mano, è la seguente:   i detenuti nei 206 istituti penitenziari italiani sono 67.542 con un incremento mensile di 700 persone. Oltre 20.000 in più di quanto previsto e tollerabile.
L’indulto del 2006 ridusse i detenuti a 39.005, ma in 4 anni siamo tornati peggio di prima.
Le persone che si trovano oggi a scontare pene inferiori a 12 mesi, ovvero a cui resta da scontare solo un anno di carcere, sono 10.741.   Continua »

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LO SVUOTACARCERI FINISCE NEL RIDICOLO: LA LEGA ORA PUO’ FAR FINTA CHE SIA CAMBIATO QUALCOSA

Maggio 12th, 2010 Riccardo Fucile

NON SARA’ PIU’ AUTOMATICO CHE L’ULTIMO ANNO DI PENA SI POSSA SCONTARE A DOMICILIO, DECIDERA’ IN TAL SENSO IL GIUDICE: COSI’ SI SALVA LA FACCIA DA “DURI E PURI”   E NON CAMBIA LA SOSTANZA DEL “TUTTI A CASA”….LA LEGA CEDE PURE SUI CLANDESTINI CHE NON POTRANNO ESSERE INCARCERATI NEI CIE….IL LEGHISTA BRIGANDI’ (CHE E’ SEMPRE LI’) PARLA GIUSTAMENTE DI OSTI

Certo che la classe politica italiana ha la capacità , grazie anche ai media amici, di far passare dei provvedimenti che si pensano invisi all’opinione pubblica in generale e al proprio elettorato di riferimento in particolare, modificando una virgola nella forma e lasciando inalterata la sostanza, per poi ergersi a “inflessibili tutori della legalità “.
Nella fattispecie parliamo del provvedimento “svuotacarceri”, voluto dal ministro Alfano per cercare di non far esplodere il sistema penitenziario italico: siamo arrivati a quasi 66.000 detenuti su una capienza omologata di 46.000.
Dato che le nuovi carceri costruite in due anni e passa di governo sono pari a zero, nonostante le promesse, dato che di far scontare la pena ai detenuti stranieri negli Stati di origine non se ne parla, nonostante le dichiarazioni di intento, dato che, neanche per i piccoli reati è stata ipotizzata la immediata espulsione come indesiderati di quegli stranieri condannati in via definitiva, alla fine ci si è ritrovati gli istituti di pena colmi all’inverosimile, vergogna occidentale per come sono costretti a vivere, in meno di un metro quadro a testa, migliaia di detenuti.
Per non parlare di quelli ancora in attesa di giudizio che un domani potrebbero essere pure riconosciuti innocenti, ma aver dovuto vivere in condizioni disumane per mesi o anni per la lentezza della macchina giudiziaria italiana.
In fondo la proposta di Alfano era semplice e il 13 gennaio in Consiglio dei Ministri l’avevano votata tutti (Lega compresa) all’unanimità : chi doveva scontare l’ultimo anno di pena avrebbe potuto farlo agli arresti domiciliari e amen.
Ma a quel punto la Lega ha fatto il solito gioco: a Roma conta la poltrona, in periferia il giro da osteria.
E dato che qualcuno aveva cominciato a parlare di indulto mascherato, ecco la Lega “dura e pura” che cambia idea e cerca di cavalcare anche gli aspiranti boia.
Per salvare le carceri, ma soprattutto la faccia, ecco la soluzione uso pirla: con tre emendamenti in Commissione giustizia si cancella l’automatismo per cui ai detenuti cui resta un anno di pena era concesso di scontarla a domicilio.
Penserete: allora restano in carcere?
No, escono lo stesso tutti, ma la decisione sarà  demandata al magistrato di sorveglianza che dovrà  valutare caso per caso, anche in base all’idoneità  del domicilio.
Dato che l’imput sarà  quello di concederlo, ve lo immaginate un magistrato che neghi tale concessione? Forse sulla base se nel domicilio eletto vi sono o meno i doppi servizi?
Siamo nel ridicolo, all’ipocrisia conclamata. Continua »

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MARONI ORA PARLA DI AMNISTIA MASCHERATA, MA IL 13 GENNAIO AVEVA VOTATO IL TESTO IN CONSIGLIO DEI MINISTRI

Maggio 6th, 2010 Riccardo Fucile

MARONI FA LA CAMPAGNA D’EGITTO E FINGE DI ATTACCARE ALFANO PER LA CONCESSIONE DEI DOMICILIARI L’ULTIMO ANNO DI PENA: LA SOLITA FARSA LEGHISTA, PRIMA APPROVANO E POI CAVALCANO I BEONI PADANI…PER CONTROLLARE I DOMICILIARI SERVIREBBERO 33.000 AGENTI? E’ STATO MARONI A TAGLIARE DI 3 MILIARDI I FONDI ALLE FORZE DELL’ORDINE E ORA SI LAMENTA?

L’aria del Cairo ha ispirato al sassofonista Maroni un’altra delle sue stonate composizioni: mentre fa il giro della quattro chiese africane, con la Rai al seguito, per dimostrare che viene ricevuto laddove avrebbe dovuto recarsi già  due anni fa per cercare di trovare intese coi Paesi di origine dei flussi migratori, accompagnato dal fido Manganelli che ha fatto più turismo con Bobo che in tutti gli anni che ha trascorso nella Polizia di Stato, ecco che arriva il solito spottone.
Lo ha girato all’estero per evitarsi uno sputtanamento in diretta.
Che ha detto Maroni dall’Egitto?
Che il disegno di legge “svuotacarceri” predisposto da Alfano e che prevede gli arresti domiciliari per chi deve scontare l’ultimo anno di pena “è peggio di un indulto”.
Per dimostrare l’ipocrisia leghista, basterebbe ricordargli che il 13 gennaio il decreto era stato approvato all’unanimità  dal Consiglio dei Ministri, Maroni compreso.
Ora per dare a bere agli elettori che la Lega è “per la linea dura”,   finge di cavalcare il dissenso, in perfetto stile padano.
Il ministro Alfano si è dimostrato seccato per le osservazioni di Maroni, ricordandogli che a gennaio “nessuno aveva mostrato segni di dissenso”. Tecnicamente il provvedimento cosa comporterebbe?
Che ai 3.500 detenuti attualmente ai domiciliari, se ne aggiungerebbero altri 11.000, ovvero tutti coloro che devono scontare l’ultimo anno di pena, prima di riacquistare la completa libertà .
Il decreto prende origine dal record storico di presenze nelle carceri italiane: ben 67.542 detenuti, oltre 20.000 in più del consentito e persino sopra il tetto massimo tollerabile di 66.905. Continua »

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IL PROCESSO BREVE DIVENTA UN’AMNISTIA MASCHERATA: ECCO I PROCESSI CHE SALTERANNO

Gennaio 21st, 2010 Riccardo Fucile

FESTEGGIANO IMPREGILO E BASSOLINO IMPUTATI PER I RIFIUTI A NAPOLI, TELECOM E PIRELLI PER LO SPIONAGGIO TELEFONICO, I MEDICI ACCUSATI DI MALASANITA’ E I PIRATI DELLA STRADA… VIA LIBERA ANCHE PER GLI IMPUTATI DI OMICIDIO COLPOSO E LESIONI GRAVISSIME, PER LA FINANZA CREATIVA DEI DERIVATI, I REATI SOCIETARI E TRIBUTARI, LA CORRUZIONE E LA TRUFFA

Il commento di un autorevole esponente del Pdl, ovviamente rilasciato con garanzia dell’anonimato a uno dei maggiori quotidiani italiani, racchiude il senso dell’approvazione del “processo breve”, avvenuto ieri al Senato e il cui testo passerà  a breve alla Camera: “Certo che ci sono pecche evidenti nel decreto, c’è una amnistia mascherata nel processo breve, c’è il principio di uguaglianza sacrificato perchè dibattimenti simili subiranno sorti diverse, c’è la norma ponte sul legittimo impedimento che non si può fare per via ordinaria perchè il pilastro di arrivo, immunità  o lodo che sia, ancora non esiste. Ma che c’importa? L’obiettivo è bloccare i processi a Silvio. L’importante è superare l’ostacolo di Napolitano e usare le due leggi. I giudici ricorreranno alla Consulta? Ottimo: i dibattimenti si fermeranno e avremo mesi per studiare altre soluzioni”.
Se a berlusconiani e leghisti interessa tappare le falle, i finiani sono invece preoccupati per l’immagine di un governo che produce leggi “che piacciono ai delinquenti”, leggi che hanno l’effetto di una amnistia “senza che il Parlamento se ne assuma la responsabilità “.
Il processo breve porterà  infatti a un colpo di spugna sui processi penali relativi alla responsabilità  delle persone giuridiche, delle imprese coinvolte in processi importanti come Impregilo, Antonveneta, Unipol, Pirelli-Telecom, Italgas, Eni-Snam.
Siamo arrivati anche al colpo di spugna erariale che ha fatto infuriare la Corte dei Conti e che non era previsto nel testo sottoposto a Fini (ne abbiamo trattato due giorni fa).
E ora si raddoppia col legittimo impedimento, fino all’apoteosi del ritorno dell’immunità  parlamentare, un delirio di privilegi per la casta politica che la maggioranza degli italiani rifiuta.
In queste ore sono in molti a fregarsi le mani, festeggiando in silenzio le nuove norme sul processo breve che, essendo state dichiarate retroattive al giugno 2006, chiuderanno di fatto migliaia di processi. Continua »

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ARRIVA IL COLPO DI SPUGNA PER I SINDACI CHE HANNO CAUSATO DANNO ERARIALE: SALVI BASSOLINO, LA MORATTI, CUFFARO

Gennaio 19th, 2010 Riccardo Fucile

SI CHIAMA “LODO VALENTINO” E DOMANI SARA’ APPROVATO AL SENATO: UN PROCESSO BREVE PER I GIUDIZI DI DANNO ALL’ERARIO CAUSATI DA SINDACI E ASSESSORI DAVANTI ALLA CORTE DEI CONTI…SALTERANNO OLTRE 1.000 PROCESSI…TUTTI D’ACCORDO: SALVATI ANCHE SCOPELLITTI (PDL), MALETTI E CARAI (PD)

Quatti quatti, tutti d’accordo, senza distinzione tra destra e sinistra, domani il Senato si prepara a votare, come emendamento al processo breve, una norma che diventerà  un colpo di spugna per tanti processi in appello, dinanzi alla Corte dei Conti, per danni erariali causati da sindaci, assessori e pubblici dipendenti. La norma è stata già  definita “Lodo Valentino”, dal nome del senatore del Pdl, nonchè avvocato, che è relatore dell’emendamento sulla “ragionevole durata del processo contabile”.
Una norma che estende la filosofia del processo breve, oltre che ai reati penali, anche a tutti i procedimenti per responsabilità  erariale promossi dalle varie procure dela Corte dei Conti.
D’ora innanzi in pratica, vi sarà  una durata massima di tre anni in primo grado dal deposito dell’atto di citazione, ridotto a due anni se il processo ipotizza un danno erariale inferiore a 300.000 euro e altri due anni per l’appello.
La norma prevede che, nella fase transitoria, sia applicabile anche ai giudizi in corso, basta che siano trascorsi cinque anni dall’avvio dell’azione.
Cosa vuol dire in pratica?
Che la maggior parte dei processi svolti dalla Corte dei Conti per danno erariale nei confronti di amministratori pubblici e pubblici dipendenti, non avendo certo chiuso la fasa di appello nei tempo ora fissati, sono a rischio estinzione.
A causa delle complesse procedure attuali, per imbastire un processo di appello, con la notifica dei ricorsi ai soggetti coinvolti, molti procedimenti si ingolfano proprio nella fase di appello.
Secondo i dati ufficiali 2009, erano pendenti in appello 1.738 giudizi al 1 gennaio 2008: nell’anno in corso ne sono pervenuti altri 977, mentre ne sono stati definiti 673.   Continua »

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