Destra di Popolo.net

COMUNALI NAPOLI, CONTE E LETTA CONVINCONO MANFREDI

Maggio 27th, 2021 Riccardo Fucile

L’EX MINISTRO SARA’ IL CANDIDATO SINDACO DI PD E M5S

Dopo un periodo di reticenze legate al bilancio della città, il centrosinistra ha trovato un nome per le amministrative d’autunno
Gaetano Manfredi annuncerà tra oggi e domani, 28 maggio, la propria candidatura a sindaco di Napoli per la coalizione di centrosinistra.
La decisione dell’ex ministro dell’Università ed ex rettore della Federico II è arrivata dopo alcune titubanze sulla situazione delle casse del Comune, controbilanciate poi dalle rassicurazioni giunte sia dal segretario del Pd Enrico Letta, sia dall’ex premier Giuseppe Conte.
Una candidatura che lo scorso 18 maggio aveva subito una battuta d’arresto dato il complicato stato finanziario, ai limiti del default, del capoluogo campano, e per cui Manfredi aveva chiesto, lo scorso 18 maggio, di avere rassicurazioni sui «5 miliardi di euro, tra debiti e crediti inesigibili» che pesano sulle casse del Comune.
E le rassicurazioni sono arrivate, parallelamente al prefigurarsi della possibilità che nella prossima legge di bilancio possa apparire un testo sul modello «salva Roma» anche per Napoli, sciogliendo così le perplessità dell’ex ministro, e riuscendo altresì a far convergere Pd e M5s (quantomeno) su un nome per le elezioni del prossimo autunno.
(da agenzie)

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COMUNALI NAPOLI: PATTO PD-M5S, C’E’ MANFREDI MA SE SI SBLOCCA ROMA AVANZA FICO

Aprile 14th, 2021 Riccardo Fucile

TUTTO DIPENDE DALLA TRATTATIVA PER LA CAPITALE

Guai a immaginarli in competizione tra loro. I due si conoscono, si stimano. E sanno che si ritrovano involontariamente in pista l’uno accanto all’altro. Ai nastri di partenza per strappare la candidatura a sindaco di Napoli.
Solo uno dei due dovrebbe spuntarla: si tratta di Gaetano Manfredi, ex ministro dell’Università ed ex rettore della Federico II, e Roberto Fico, presidente della Camera in quota M5s. Sono i due nomi su cui si stringe per chiudere l’alleanza di centrosinistra allargata ai Cinque stelle.
Meno quotato ormai Enzo Amendola, sottosegretario al governo Draghi. Sale Manfredi in questa fase. Perché in grado di tenere insieme il gradimento di Pd, Cinque stelle – sponda Conte, l’ex premier con cui ha un rapporto strettissimo – e finanche del governatore Vincenzo De Luca. L’ex rettore candidato in pectore? Non ancora.
Perché il destino di Napoli si incrocia inevitabilmente con quello degli altri Comuni al voto. In particolare con Roma. E nelle ultime ore fervono gli incontri per provare fino all’ultimo a sbloccare l’alleanza al primo turno tra Pd e 5s nella capitale.
Significa per i 5 stelle rinunciare alla candidatura di Virginia Raggi. A quel punto su Roma andrebbe un candidato Pd: il sogno si chiama Nicola Zingaretti. E su questa partita si incastra un pezzo di Napoli: a rappresentare l’area politica di Zingaretti a livello nazionale c’è Nicola Oddati, ex coordinatore della segretaria Pd ed ex assessore a Palazzo San Giacomo.
Voci dal Nazareno dicono che frequenti sono i contatti tra Oddati e il segretario Enrico Letta: i due si sarebbero incontrati anche nelle ultime ore. Ecco il piano: sbloccare la trattativa Pd- M5s su Roma spianerebbe la strada a Fico su Napoli.
Nonostante la difficoltà dell’avvicendamento alla presidenza della Camera alla vigilia dell’elezione per il nuovo presidente della Repubblica. Ma è un’opzione, quella di Fico, tenuta ancora in caldo anche dalla segreteria napoletana dei dem. È scattato ormai il conto alla rovescia: si conta di chiudere entro fine aprile, inizio maggio con il nome del candidato e la definizione dell’alleanza. Non convince l’ipotesi delle primarie, caldeggiata in primis dai renziani.
Il primo a non aver gradito la difesa di uno strumento di partecipazione che ha mostrato i suoi limiti a Napoli nel 2011 e nel 2016 sarebbe proprio De Luca. Il quale, più restio all’intesa con l’M5s, farebbe ormai il tifo per Manfredi e sa bene che l’ex ministro non parteciperebbe mai alle primarie. Non solo.
Manfredi chiede garanzie sulla norma ad hoc per risollevare le finanze del Comune. E vorrebbe mano libera sulle scelte di governo: nomine in giunta, nelle partecipate. Scelte in autonomia che darebbero qualche fastidio ai primatisti di voti del Pd napoletano: in particolare, il capogruppo in Regione Mario Casillo. Tant’è che rumors – non confermati – raccontano di Casillo che guarda con favore alla candidatura dell’imprenditore Riccardo Maria Monti. Per il programma elettorale il Pd lancia il 23 e 24 aprile una due giorni sull’ambiente e per l’inizio della settimana prossima riconvoca il tavolo con gli alleati di centrosinistra e M5s.
Intanto a sinistra è pronta la campagna di affissione promossa da un comitato con 3 mila adesione per lanciare la candidatura di Sergio D’Angelo, leader delle coop Gesco e commissario dell’acquedotto Abc. E Antonio Bassolino, già candidato, ricorda di essere “uno dei fondatori del Pd e di essere in campo per vincere”. Nel centrodestra si aspetta l’ok del magistrato Catello Maresca, figura in grado di attrarre anche pezzi di De Luca.
Fratelli d’Italia e Forza Italia non ne vogliono sapere di rinunciare ai loro simboli sulla scheda elettorale. Ed è tensione tra i berlusconiani, con le dimissioni da coordinatore cittadino di Stanislao Lanzotti, consigliere comunale, che lavora a una lista autonoma di moderati.
(da “La Repubblica”)

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SINDACO DI NAPOLI, INTESA DE LUCA-M5S SULL’EX MINISTRO MANFREDI, MA IL PD SI DIVIDE

Marzo 28th, 2021 Riccardo Fucile

LETTA INVIA BOCCIA IN MISSIONE: SULL’EX RETTORE I DUBBI DEL CONSIGLIERE REGIONALE CASILLO

Missione Napoli. Due giorni in regione per Francesco Boccia, ex ministro agli Affari regionali, ora responsabile degli enti locali nella segretaria di Enrico Letta.
Ieri Boccia ha incontrato il segretario dei dem napoletani Marco Sarracino, venerdì aveva aperto il dossier Comunali incrociando a Salerno i deluchiani.
C’è voglia di accelerare per avere entro fine aprile liste, candidato sindaco.
Dai colloqui sull’asse Napoli-Salerno sembrano venire fuori un po’ di indicazioni: avanti con l’allenza tra Pd-M5s e gli altri partiti di centrosinistra, ma salgono le quotazioni di un candidato sindaco di area dem.
In pole position Gaetano Manfredi, ex ministro del governo Conte, tecnico di area Pd che piace ai 5s e mette d’accordo De Luca e il suo partito.
Eppure sul nome di Manfredi rischia di dividersi il Pd napoletano. Perchè quella candidatura non convince l’area di Mario Casillo, capogruppo dem in Regione, mister 41 mila preferenze, colui che ha la cassa dei consensi del Pd a Napoli e provincia. Insomma, un ostacolo di non poco conto.
Se i 5stelle rilanciano, con una intervista a Repubblica della capogruppo regionale Valeria Ciarambino, che dice “nessun veto su Roberto Fico (presidente della Camera, ndr)”, dai dem si ribatte con “nessun veto allora anche su un nostro candidato”.
Il fatto è che la vicenda Roma, dove la sindaca M5s Virginia Raggi è ricandidata senza accordo col Pd, rischia di avere ricadute su Napoli. Complicando l’opzione Fico gradita ai dem.
Che fare? Stringere l’alleanza sulla legge per il debito di Napoli. E ripartire per il sindaco dalla terna cara al Pd dove oltre a Fico ci sono gli ex ministri Vincenzo Amendola e Manfredi. Un nome Pd, e non del M5s, renderebbe più digeribile l’alleanza al governatore De Luca che non fa salti di gioia per i pentastellati.
I deluchiani avevano minacciato anche un “candidato civico”, fuori dagli accordi. Ma l’incontro con Boccia avrebbe indotto a più miti consigli: inutile forzare la mano col partito anche perchè ci saranno le elezioni politiche e il figlio del presidente, il deputato Piero De Luca, va ricandidato.
E la gestione Letta non fa sconti a nessuno. Allora se tutte le strade portano a Manfredi, bisogna valutare però gli effetti sugli equilibri dei dem napoletani.
Scettico Casillo che si sarebbe confidato coi suoi: “Ho delegato De Luca, l’importante per me è essere garantito. La verità  è che ho più rapporti con Amendola che con Manfredi. È chiaro che voglio la mia rappresentanza: sulle municipalità , per esempio. Che facciamo? Arriva un candidato sindaco che propone per le presidenze persone che non si conoscono nemmeno…”. Dissidi e giochi di corrente: l’ex ministro Manfredi è fratello di Massimiliano, consigliere regionale che incrocia il suo bacino di voti in provincia con Casillo. Sì, l’intesa Pd e M5s è ben avviata: ma se non si trovasse la quadra? Niente primarie, si sarebbero detti Sarracino e Boccia. Tra i deluchiani si avanza una ipotesi: Pd e M5s separati al primo turno, con l’accordo preventivo di appoggiarsi a vicenda al ballottaggio. Possibile?

(da “La Repubblica”)

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NAPOLI, CENTRODESTRA DIVISO SULLA CANDIDATURA DI MARESCA: “SBAGLIATO FARE FUGA IN AVANTI”

Marzo 17th, 2021 Riccardo Fucile

FRATELLI D’ITALIA: “SE OGNUNO PENSA DI ANDARE PER CONTO SUO, NON SI VINCE”

“Sbagliato fare fughe in avanti. Sono rimasto sorpreso dalle dichiarazioni di Salvini”. Parla così Andrea Santoro, coordinatore in città  di Fratelli d’Italia e consigliere comunale a Napoli.
L’investitura del leader della Lega Matteo Salvini che ieri ha rilanciato la candidatura a sindaco del magistrato Catello Maresca spiazza i partiti del centrodestra. Santoro lancia un monito agli alleati: “La partita delle Comunali la vinciamo se teniamo compatta la coalizione di centrodestra. Se ognuno pensa di andare per conto suo, diventa complicato”.
Sul fronte di Forza Italia, la terza gamba di una alleanza composta poi da Lega e Fratelli d’Italia, si esprime così Fulvio Martusciello, eurodeputato: “E’ indiscutibile che Maresca sia il miglior candidato possibile, non è ancora in campo, qualora lo dovesse essere potremo valutarlo politicamente”.
Martusciello era stato tra quelli a porre la questione dei simboli: rinunciare al logo dei partiti, per lasciare spazio a una candidatura civica come quella di Maresca, non va giù a parte dei berlusconiani e gli esponenti di Giorgia Meloni.
“Sui simboli è tutto rimesso al tavolo nazionale – spiega Martusciello – perchè la questione di Napoli è come quella di Milano e Roma: vanno valutate insieme, presumo che il centrodestra voglia mettere in campo una strategia uguale nelle varie città “. §Partita ancora in salita per il magistrato? Fratelli d’Italia ha anche proposto un suo candidato, Sergio Rastrelli, avvocato e figlio dell’ex governatore della Campania. “Noi non vogliamo andare da soli – chiarisce Santoro – C’erano dei nomi in campo, da Maresca a Cimmino (imprenditore, ndr), abbiamo chiesto di prendere in considerazione anche quello di Rastrelli che riteniamo abbia un suo fascino. Ma non abbiamo detto “o Rastrelli o niente”. Deve decidere la coalizione. Meloni, Salvini e Berlusconi devono mettersi intorno a un tavolo e decidere”. Santoro vede di buon occhio un allargamento alle “esperienze civiche”: “Ci sono molti che stavano con De Luca alle Regionali che potenzialmente sono nostri alleati, appartengono a un mondo moderato che non è quello del Pd e di de Magistris”.

(da agenzie)

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MARADONA, IL MITO RIBELLE CHE DONO’ LA FELICITA’ ALLA MIA INFANZIA

Novembre 26th, 2020 Riccardo Fucile

CON LE SUE VIRTU’ E I SUOI VIZI E’ STATO L’INSIEME DI TUTTO IL MEGLIO E IL PEGGIO CHE LA MIA TERRA HA GENERATO

Non pensavo fosse mortale, invece mi accorgo solo oggi che era un uomo e non il Dio nel cui culto, da ragazzino vivevo (sono del ’79, avevo 7 anni quando arrivò il primo scudetto e 10 quando arrivò il secondo).
Ora, come faccio a spiegare ai non-napoletani che cosa è stato Diego Armando Maradona? L’insieme di tutto il meglio e il peggio che la mia terra ha generato.
Come faccio a spiegare che, esattamente come un dio, i vizi, gli errori, i crimini commessi erano solo l’ombra che rendeva il Dio più luminoso ancora?
Esattamente come gli dei, i cui vizi li rendevano così simili a noi eppure nella narrazione, nella loro crudeltà , nel loro errore, stagliavano ancora più grande il loro pregio, la loro qualità .
Diego Armando Maradona è tutto in quel bambino che sta giocando nel fango e quando gli chiedono cosa vorrebbe fare, risponde: giocare un mondiale e vincerlo. Come posso spiegare che Maradona è stato il riscatto? Il riscatto, sì.
Il riscatto perchè una squadra del Sud non aveva mai vinto uno scudetto, una squadra del Sud non aveva mai vinto una Coppa Uefa, una squadra del Sud non era mai stata al centro dell’attenzione mondiale. Con Maradona ci temevano in nome di una abilità  non di una minaccia o un pregiudizio, con Maradona c’era qualcuno che non ingannava, era li a mantenere unico una promessa di felicità  che tutti invece avevano tradito. Diego era lì, non tradiva. Aveva deciso lui, il più grande calciatore della terra, di non giocare nella Juventus. E già  questo era per noi motivo di indissolubile legame.
Anzi, a Torino, Maradona compirà  la vendetta che i napoletani aspettavano da una vita.
È il 3 a 1 della vittoria fuori casa a Torino contro la Juve (1986), è la punizione dell’1 a 0 al San Paolo (1985), è vedere tutti gli operai campani che lavoravano al Nord e gli emigranti napoletani, sentire che la squadra in quel momento interpretava la loro voglia di vittoria.   Diego era perfetto per Napoli, era un argentino-napoletano, sembrava costruito per far innamorare questo popolo.
Correva a giocare in un campo di patate ad Acerra in uno dei suoi continui gesti di generosità . Nell’85 il padre di un ragazzino che ha bisogno di un’operazione per salvarsi la vita chiede a Maradona di poter giocare per raccogliere soldi ad Acerra. Ferlaino, il presidente, non acconsente alla richiesta e Maradona paga una clausola di 12 milioni di lire e gioca in questo campo di patate, fangoso, dicendo: “Si fottessero i Lloyd di Londra, io gioco lo stesso”. Diego era un immortale e come chi è immortale è costretto a vivere sistematicamente di espedienti.
Goicoechea in Spagna gli fa un’entrata assurda sulle gambe e gliele spezza. Lo considerano un giocatore finito. Il Barcellona lo dà  via al Napoli, le altre squadre sono diffidenti, il Napoli paga una cifra immensa per i tempi e Maradona rinasce.
Il doping, il vizio in cui lui cade, non gli servì a migliorare le prestazioni, anzi la coca fu un tormento e una dannazione. Diventa immediatamente un dio, un dio perchè vince contro le squadre che impedivano sempre la vittoria, un dio perchè non diventa lo sponsor delle aziende che in quel momento hanno tutti i più grandi marchi. Lui rappresenterà  la Puma mentre tutti gli altri erano Adidas e Nike.
E poi è impossibile raccontare cosa è stato Maradona. Maradona era il calcio e Maradona trascendeva il calcio, come tutto ciò che diventa simbolo; schiacciato completamente da una vita in cui era assediato, dove tutti chiedevano cose, cose, cose… A quel punto lui entra nel vortice. La Camorra ne comprende le debolezze, gli fornisce il veleno, la coca, le escort, lo tiene sotto estorsione.
Il gossip vuole qualsiasi informazione su di lui e però c’è qualcosa che lo salva sempre: la voglia di giocare a calcio, un corpo incomprensibilmente unico, che nonostante i vizi, il poco allenamento, quando entra in campo non cade mai, non si ferma.
Maradona non ha nulla a che fare con i calciatori del presente, fragili, che come vengono toccati vanno giù, che cercano la punizione; diverso anche dalla fisicità  da body builder che ormai costruisce i calciatori.
Maradona non era un calciatore moderno, aveva la fisicità  dei grandi calciatori del passato, del connazionale Sivori. Maradona giovane poteva assomigliare più a Garrincha che a Van Basten o Gullit.
Maradona fu imperdonabile nel suo cedere alla frequentazione di boss e trafficanti, con agenti come Guillermo Coppola, ma era anche un uomo solo, il più solo del mondo, solo con quel talento che sempre lo salvava e sempre lo faceva riconciliare con la sua gente.
Cosa è stato per me Maradona? Beh, la prima risposta è: quello che starà  provando mio padre. Non l’ho neanche chiamato. Il dolore che mio padre starà  provando è infinito, come se fosse morto suo padre, come se fosse morto suo figlio, come se fosse morto l’amico più vicino.
Maradona l’ha fatto stare bene. Maradona era finalmente qualcosa che non lo faceva sentire sconfitto, inefficiente, come ci si sentiva (e spesso ci si sente ancora) quando si nasce in una delle province più difficili del sud Italia.   Ecco cos’è Maradona per me. È stato formazione. Provate a chiedere a tutti quei ragazzi che marinavano la scuola per andare a vedere i suoi allenamenti il mercoledì.
Cos’è stato Maradona? E chi lo dimentica. Stadio San Paolo, Italia-Argentina. I tifosi napoletani tifano ovviamente per l’Italia, applaudono quando c’è il gol di Schillaci sull’1 a 0. Ma dopo il pareggio di Caniggia, la parte non napoletana del tifo inizia a insultare Maradona, null’altro che fischiare e insultarlo.
Ma la curva non poteva permettere che si offendesse Maradona e così le aste smisero di sventolare il tricolore. Si intonò solo una parola: “Diego. Diego”. È il mondiale che gli fu portato via, Italia ’90, regalando un rigore inesistente alla Germania. Era un mondiale che stava vincendo da solo. Come vinse da solo quello in Messico e come quello degli Stati Uniti quando stava portando l’Argentina a grandi risultati.
Si tifava Maradona, si difendeva Maradona perchè in quel momento la nazione era Maradona, la propria patria era Maradona. Non c’entravano più i confini geografici, non la maglietta, la lingua. Contava il fatto che ti identificavi nell’uomo che ti aveva fatto gioire, che ti aveva fatto vincere, e che l’aveva fatto anche con correttezza.
Sì, la mano di Dio: la mano di Dio vista come una grande scorrettezza sportiva… La grande provocazione di Diego alla guerra inglese delle Falkland, ma soprattutto il dileggio. Non potevo certo perdermi quel gol per qualche centimetro che Dio non mi ha dato. Nella stessa partita, la furberia del gol fatto con la mano e il genio assoluto del secondo gol magnifico, unico.
Maradona non poteva che essere grande a Napoli, non nonostante Napoli, ma proprio a Napoli e proprio perchè aveva quello spirito di riscatto e di slancio, di melodramma, che lo faceva riconoscere figlio di quella terra.
Maradona, che era indisciplinato ovunque, in campo era disciplinatissimo. Maradona rispettò sempre il gioco del calcio, e quindi gli avversari. Giocava sempre, non cercava l’infortunio, non cercava di fuggire dalla partita, non cercava lo scontro. Il gol più bello che sia stato realizzato? Quello a Città  del Messico, con la maglia dell’Argentina.
Cosa significa rispettare l’arte che si sta praticando? Poteva farsi toccare da qualsiasi difensore, prendere una punizione, o al contrario i difensori potevano buttarlo giù e invece Maradona, uno a uno li salta, impedendo persino al cronista di pronunciare i nomi dei difensori che sta scartando, perchè va troppo veloce.
Veloce ed estroso, senza mai guardare la palla. La forza di Maradona era questa, riuscire a tenere la palla incollata tenendo lo sguardo alto, cosa che lo rendeva elegantissimo. Ma come posso spiegare ai non napoletani che Maradona aveva sposato completamente lo spirito della città  e dei suoi abitanti… Era un’alleanza naturale, un ritrovarsi. Quando arrivò allo stadio per la prima volta, il San Paolo era pieno, come se ci fosse stata una finale. Non accadrà  mai più a nessun giocatore, in nessun’altra parte d’Europa una cosa del genere. Un intero stadio pieno.
E ora che non c’è più, sento di essere davvero invecchiato di colpo. Maradona è stato la mia infanzia. È stato la fortuna di poter avere un cugino juventino esattamente quando nel Napoli c’era Diego. Immaginate la soddisfazione, il godimento.
Maradona è stato il sogno che dissipava tutto il peso che vedevo su mio padre, su mio nonno Stefano, sui miei zii; tutta la loro fatica, tutto l’impegno, la difficoltà  svaniva nel vedere quest’uomo giocare. E giocare sempre con un piglio ribelle. Anche la sua infatuazione per i dittatori marxisti faceva parte del suo, come definirlo?, “delirio ribellistico”.
Diego Armando Maradona è stato un uomo che non ha messo mai il suo talento al servizio di qualcosa. L’uomo si è venduto, il suo talento mai. Ed è il suo talento che aveva donato a Napoli. Poteva andare ovunque e invece è stato nella città  che lo ha reso Dio e lo ha difeso.
Maradona, in qualche modo, voleva che non vincesse la negoziazione dello sport, ma lo sport stesso, non la strategia dello sport ma l’abilità , la capacità , voleva che il calcio rimanesse calcio.
Maradona come tutti voleva guadagnare e star bene, ma in vita ha dovuto subire un’infinita quantità  di ingiustizie perchè non voleva partecipare alla strategia degli scambi, alla furbizia di uno sport determinato dagli accordi. E non perchè fosse un giusto, ma perchè voleva giocare a pallone, voleva che solo il pallone contasse.
E come potrò spiegare a chi non è di Napoli cosa è stato Maradona? Non posso spiegarlo. Stavolta il dolore ce lo teniamo noi e solo noi, così grande… perchè solo noi l’abbiamo avuto così vicino, così unico, così ferito, così spavaldo, così folle, così in grado di interpretare la gioia di tanti facendolo in un gioco, in un gioco semplice che tutti possono capire e che tutti possono giocare.   Una palla in mezzo al campo, due porte, l’intelligenza, il talento, la lealtà , la bravura. Tutto quello che è fuori dal campo lo potevi ottenere grazie a mediazione, con compromessi, ma in campo no. In campo le regole di fuori non valevano, altrove avevi bisogno d’aiuto, ma in campo no: in campo con le tue forze potevi farcela.
La magia di Maradona è stata questa, far sognare tutti e far pensare a tutti che il sogno si può realizzare. Che essere veramente un Dio si può perchè quando lo guardavi, quando tifavi, ti faceva sentire immortale.
E ora che lui è morto noi ci accorgiamo che Dio, che Diego era mortale. Ci accorgiamo che noi siamo mortali.
Con la sua morte, mortali lo siamo diventati tutti.
Addio Diego ora potrò dire come una leggenda “ho visto Maradona”. Gran parte dei momenti felici della mia infanzia passati con mio padre li devo a te.

Roberto Saviano
(da “La Repubblica”)

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QUEL GIORNO IN CUI MARADONA TOLSE A NAPOLI E AI NAPOLETANI “GLI SCHIAFFI DA FACCIA”

Novembre 25th, 2020 Riccardo Fucile

ERA IL 3 NOVEMBRE DEL 1985

Era la Napoli del colera, della guerra di camorra. Era la Napoli che non poteva competere con il nord, quella dei “colerosi terremotati che con il sapone non si erano mai lavati”. Era la Napoli che l’Avvocato (quello di Torino) frequentava solo quando c’erano le partite degli azzurri, perchè troppo “plebea”.
Poi arrivò lui. Il più umano degli dei. Arrivò “scartato” da quello stesso avvocato che non lo reputò all’altezza della sua Juventus. Arrivò nella città  degli ultimi per trasformarli in primi.
Tolse a Napoli e ai napoletani “gli schiaffi da faccia”. Una frase che solo chi è nato (o ha vissuto) da queste parti può capire.
Quel giorno ha una data precisa è il 3 Novembre 1985.
Arriva al San Paolo La Juve di Tacconi, Cabrini, Scirea, Mauro, Serena e Platini. Al 72° Maradona fa una delle cose che lo consegnano alla storia del calcio: punizione a due da dentro l’area, la barriera è troppo vicina, l’arbitro non fa rispettare la distanza, sono momenti concitati, un “umano” avrebbe perso la concentrazione ma lui no, lui si gira verso Bruscolotti e dice: “tanto gli faccio goal lo stesso”, e la mette lì dove Tacconi non può arrivare.
Quella palla che accarezza la rete non è il goal di un dio è il riscatto di una città . È il momento in cui migliaia di persone offese, bistrattate, emarginate si prendono la loro rivincita su un nord (e mi si perdoni la generalizzazione) che non li ha mai amati, anzi. Un nord che dopo il primo scudetto del Napoli espose uno striscione: “Siete i campioni del nord Africa”, al quale replicò, come solo lui sapeva fare, Massimo Troisi (“Meglio essere campioni del nord Africa che fare striscioni da Sud Africa”, riferendosi al regime dell’apartheid che vigeva nel paese).
Per questo oggi Napoli è in lutto, perchè perde colui che per lei ha lottato.
Versa le lacrime nei confronti di un uomo che è sempre stato dalla parte degli ultimi perchè lassù dove giocano gli dei tutti gli uomini sono uguali.
Grazie Diego per queste lacrime, grazie perchè se siamo stati bambini felici lo dobbiamo anche a te.

(da Fanpage)

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I MAESTRI PASTORI DI SAN GREGORIO ARMENO HANNO RIFIUTATO DI INCONTRARE SALVINI

Giugno 6th, 2020 Riccardo Fucile

GLI ARTIGIANI DELLA STRADA DEI PRESEPI DI NAPOLI: “NON ABBIAMO NULLA DA SPARTIRE CON LA POLITICA, I NOSTRI INTERLOCUTORI SONO LE ISTITUZIONI”

La visita di Matteo Salvini in Campania non è stata un successone soltanto a via Calata Capodichino: il Mattino racconta oggi che anche   i maestri pastorai di San Gregorio Armeno, ovvero gli artigiani della strada dei presepi famosa nel mondo, hanno preferito non presentarsi all’hotel Paradiso dove li attendeva il Capitano: non hanno voluto che qualcuno potesse lasciare il proprio marchio impresso su San Gregorio Armeno «che non ha niente a che spartire con la politica, nè di sinistra nè di destra ma attende risposte dalle istituzioni», ha spiegato al quotidiano Gabriele Casillo, portavoce dei pastorai.
Lo strappo con Salvini s’è manifestato tramite un comunicato diffuso pochi minuti prima dell’appuntamento. Il documento sottolinea come l’interessamento da parte del mondo della politica, di qualunque colore, meriti un “grazie” da parte degli artigiani dei pastori. «L’Associazione degli artigiani e dei commercianti di via San Gregorio Armeno esprime una chiara e forte condanna alla registrata distorsione mediatica, in atto nei confronti della stessa, e relativa all’incontro chiesto dal senatore Matteo Salvini, leader e segretario della Lega. Nel reiterare che l’Associazione è apolitica ed apartitica, ed ispirata alla sincera democraticità , l’incontro avrebbe visto la stessa, ad oggi ancora in attesa di un auspicato confronto con il presidente della Regione Campania, come uditrice e non attrice”
La fastidiosa interferenza della spettacolarizzazione digitale, realizzata mediante “operazioni di remind”, ha generato un evidente gap tra realtà  fenomenica e realtà  percepita; il differenziale prodotto rende inopportuno l’incontro.
Nel ringraziare i partiti politici tutti che, ad oggi, hanno mostrato particolare sensibilità  e coinvolgimento nelle denunciate problematiche, attendiamo un meeting con il naturale e legittimo contraddittore ovvero con gli organi istituzionali in carica».

(da “NextQuotidiano”)

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ELEZIONI SUPPLETTIVE NAPOLI: STRAVINCE RUOTOLO, BATOSTA PER CENTRODESTRA E M5S

Febbraio 24th, 2020 Riccardo Fucile

CON 272 SEZIONI SCRUTINATE IL CANDIDATO DEL CENTROSINISTRA AL 49,22%, SEGUE NAPOLITANO (M5S) AL 24,3%, POI GUANGI (CXD) 21,15%… NELLO STESSO COLLEGIO DUE ANNI FA IL M5S AVEVA IL 53%, , GUANGI IL 22,6%, IL PD IL 16,4%…BASSISSIMA L’AFFLUENZA AL 9,52%

Urne chiuse: comincia alle 23 lo spoglio per eleggere il senatore che rappresentare il collegio uninominale di Napoli 7 dopo la morte di Franco Ortolani.
In uno scenario quasi spettrale, con i seggi deserti e l’affluenza ferma al 9,52%, meno di un elettore su dieci s’è recato al voto nei quartieri di Arenella, Barra, Miano, Piscinola-Marianella, Poggioreale, Ponticelli, San Carlo, San Giovanni a Teduccio, San Pietro a Patierno, Scampia, Secondigliano, Vicaria e Vomero.
Cinque i candidati in campo: Giuseppe Aragno di Potere al Popolo, l’alfiere del centrodestra Salvatore Guangi, il civico Riccardo Guarino con il suo Rinascimento partenopeo, il portavoce M5S Luigi Napolitano e il giornalista Sandro Ruotolo, sostenuto dal Pd, dal movimento demA che fa capo al sindaco de Magistris e da un pezzo della sinistra.
E proprio Ruotolo è avanti nelle prime proiezioni: con 272 sezioni scrutinati, il candidato della sinistra comanda con il 49,22% davanti a Napolitano (24,3%) e Guangi (21,15%).
CONFRONTO CON IL 2018
Tornando invece al 2018, quando nello stesso collegio venne eletto Ortolani allora il Movimento Cinque Stelle prese il 53,17% dei voti.
Forza Italia con allora candidato sempre Guangi conquistò il 22,61%.
Mentre il Pd che correva con Gioacchino Alfano arrivò appena al 16,39%. Infine Potere al Popolo che ora è in campo alle suppletive con Giuseppe Aragno, prese il 2,29% candidando Patrizia Turchi.

(da agenzie)

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SALTA LA CORRENTE AL TEATRO AUGUSTEO, INTERROTTO IL COMIZIO DI SALVINI A NAPOLI, IL MICROFONO HA SMESSO DI FUNZIONARE

Febbraio 18th, 2020 Riccardo Fucile

FUORI DAL TEATRO CONTINUANO AD AFFRONTARSI MANIFESTANTI ANTI-SALVINI E FORZE DELL’ORDINE

Problemi agli impianti elettrici al Teatro Augusteo di Napoli, durante il comizio di Matteo Salvini per la campagna elettorale, oggi, 18 febbraio: mentre il leader della Lega era sul palco col microfono in mano è saltata la corrente elettrica. E il microfono, ovviamente, ha smesso di funzionare.
L’imprevisto è accaduto intorno alle 19:30. Il comizio si è interrotto, lasciando sorpresi per qualche secondo i presenti, che subito dopo si sono resi conto di quello che era successo.
Mentre i presenti nel teatro avevano capito la difficoltà  e hanno cercato di sostenerlo, al grido di “Matteo, Matteo” e di “resisti”, dal fondo della sala è arrivato anche un “vaffan…”, che subito è stato coperto da un altro coro che parte dagli attivisti: “C’è solo un capitano”.
Intanto, all’esterno, ai Quartieri Spagnoli, continua il faccia a faccia tra attivisti dei centri sociali e le forze dell’ordine.
Un gruppo di manifestanti si è staccato dal corteo principale, che è partito da largo Berlinguer per arrivare nei pressi del Teatro Augusteo, e ha cercato di raggiungere piazzetta Duca d’Aosta dai Quartieri Spagnoli, aggirando il cordone delle forze dell’ordine; gli attivisti sono stati raggiunti da un gruppo di poliziotti in tenuta antisommossa e sono stati bloccati.
Ci sono stati momenti di tensione, che si sono tradotti in un corpo a corpo con spintoni tra i due gruppi, senza arrivare alla carica di alleggerimento. Al momento, poco dopo le 19:30, i manifestanti sono bloccati nel vicolo e stanno cercando di proseguire oltre, continuando a intonare cori contro Matteo Salvini e contro le forze dell’ordine.

(da Fanpage)

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