Destra di Popolo.net

INTERVISTA A RITA BERNARDINI: “MARCO LITIGAVA CON TUTTI, ERA IL SUO MODO DI DIALOGARE, BONINO NON CHIAMAVA PIU'”

Maggio 21st, 2016 Riccardo Fucile

RITA BERNARDINI RACCONTA AL “CORRIERE” IL COMPLICATO   RAPPORTO PANNELLA-BONINO

Apre la stanza di Pannella, chiusa a chiave. È in disordine, come sempre. Sul tavolone, ingombro di fascicoli, ci sono poster freschi di stampa, con la foto di Marco che manda un bacio. E la scritta: «A subito».
Rita Bernardini guarda la foto e rimane un attimo in silenzio.
Cominciamo dalla fine.
«Quando è morto Marco, ero lì. Mi sono accorta che non respirava più. Domenica sono stata dieci ore con lui. Non riuscivo ad andare: e se non riesco a dargli l’ultimo saluto?».
Ha mai pensato all’eutanasia, Pannella?
«Che io sappia no. Ha sofferto, ma voleva vivere. Quel giorno ha aperto la porta e mi ha fatto “cucù!” con un gran sorriso. Soffriva, ma si mostrava allegro. Mi ha chiesto di accendergli il toscanello alla grappa. Si è fatto la barba, senza specchio. Come faceva? Si è cosparso di allume di rocca, un sale trasparente, antico. Poi si è asciugato con le salviette umide, di spugna. Lo ha fatto in cucina, al tavolo».
In tanti sono venuti a trovarlo, in via della Panetteria. Non è venuta Emma Bonino.
«Non è mai andata a trovarlo, negli ultimi tre mesi. Ma non si sentivano da molto. Nemmeno una telefonata. Ogni tanto glielo chiedevo: “Emma ha telefonato?”. Lui scuoteva la testa. Un giorno gli ho chiesto: “Ma tu vuoi bene a Emma?”. Lui ha risposto: “Certo, che domanda stupida”».
Eppure non si sono riconciliati.
«No. È un peccato, soprattutto per lei: penso che ci starà  molto male, proverà  rimorso».
Perchè hanno rotto?
«In una delle riunioni, le disse: “Non hai visione politica”. Emma se la prese. Ma quante volte ci disse di peggio?»
Pannella litigava spesso.
«Con tutti. Era il suo modo di dialogare. La prima volta che andai in tv, venne da me e mi insultò. Ci rimasi malissimo. Feci un buon intervento. Al ritorno mi disse: “Lo vedi che ho fatto bene a insultarti?”».
Una volta litigaste davvero.
«Sì, nel 2000. Gestì la campagna elettorale a modo suo: a pochi giorni dalla fine, fece capire di avere un accordo con D’Alema e ci fece perdere i voti del centrodestra. Andò male. All’assemblea fui durissima: “Hai voluto perdere, l’hai fatto apposta”. Lui replicò: “Menti sapendo di mentire”. Ero distrutta, decisi di andarmene. Lavorai per una rivista, per campare. Ma continuai a frequentare i radicali. Un giorno Pannella mi portò in una stanza dell’Ergife e mi inchiodò a una sedia: “Devi fare questo e questo”. Io piangevo a dirotto. Non ce la faccio, ripetevo. Io piangevo e lui rideva. Mi rideva in faccia. Alla fine sono tornata».
Quando lo conobbe?
«Ero una bimba, a 21 anni. Nel 1975, dovevamo raccogliere le firme per un referendum. “Abbiamo bisogno di soldi e tavoli”, mi disse. Gli portai 5 mila lire. E siccome lavoravo in una scuola, gli dissi che avrei portato delle scrivanie. “Non hai capito niente”, mi urlò. “Servono i tavoli pieghevoli”».
Andò meglio, poi.
«Quarant’anni fa, lavoravo per Radio radicale, mi mandarono a seguire un suo comizio a Belluno. Lo veneravo. Quant’era bello? Lui si accorse della mia timidezza, mi invitò nella stanza d’albergo. Quando arrivai, mi accolse in mutande: “Rita, guardami: io cago, piscio e scorreggio come tutti. Stai tranquilla”. Mi sciolsi».
Aveva un rapporto speciale con il corpo.
«Quando seppe di avere due tumori, scese in strada e mangiò un piatto di spaghetti. Nel 1997 rischiò di morire per un ictus. Gli squarciarono il petto, gli misero cinque by pass ed ebbe un’infezione. Così ridotto, andò al funerale della Politkovskaja: fu l’unico politico italiano».
Il corpo di Pannella.
«Aveva queste gambe liscissime, bellissime. Stava sempre a gambe scoperte».
I digiuni.
«A uno sciopero della sete ci preoccupammo davvero. Il dottor Marcozzi mi prese da parte: “Perchè non gli dici di bere la sua pipì?”. “Non ci penso nemmeno”, risposi. Poi cedetti. Lui era in dubbio, ma poi lo fece. La pipì la teneva in frigo».
Nel 1995 vi convinse a denudarvi, al teatro Flaiano.
«Ero l’unica donna: rinsecchita, dopo 38 giorni di digiuno. Il difficile fu convincere Stanzani. Alla fine cedette: “E se mi metto una rosa lì in basso?”. “Così ti guarderanno tutti proprio lì”, rispose Pannella».
Laura e Matteo.
«Sono stati straordinari. Con Matteo aveva un rapporto di una profondità  unica».
Pannella amava uomini e donne.
«Non ha mai nascosto la sua bisessualità . Io e Marco ci baciavamo spesso sulla bocca. Lui aveva bisogno di contatto fisico. Lo faceva in un modo talmente naturale: era il suo modo di manifestare amore».
Parlava molto, troppo.
«Ma ascoltava, nel profondo. Anche quando non sembrava».
Era laico, anticlericale.
«Ma anche profondamente cristiano. Non cattolico. Citava Croce e il suo “perchè non possiamo non dirci cristiani”».
A sinistra ancora gli rimproverano Berlusconi: i soldi e l’accordo.
«Ce li deve ancora dare i soldi, gli abbiamo fatto causa. Sono anche andata sotto casa sua, vestita da coniglietta rosa. Ma fu un contratto pubblico, non segreto come gli altri. Non è stato un errore l’alleanza con Berlusconi. Fissati gli obiettivi, in quel caso la moratoria della pena di morte e la riforma elettorale, si poteva parlare con tutti. Non era il diavolo neanche Almirante, figuriamoci Berlusconi. Ad Agnelli andò a chiedere soldi».
Con Cappato e Magi siete lontanissimi.
«È vero, siamo divisi. Loro pensano sia necessario candidarsi per fare politica, noi no. A Roma voto Giachetti, ma Magi non credo».
Voi, però, avete i simboli radicali. Starete ancora insieme?
«Vedremo. Il partito radicale, per statuto, non si presenta. Se volessero candidarsi con la lista Pannella, sarebbe un problema. Ci ragioniamo, non è un no a prescindere. Ma abbiamo obiettivi diversi».

Alessandro Trocino
(da “il Corriere della Sera”)

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PIAZZA NAVONA, IN MIGLIAIA PER L’ULTIMO SALUTO LAICO A MARCO TRA LACRIME E APPLAUSI

Maggio 21st, 2016 Riccardo Fucile

BONINO: “ALCUNI OMAGGI PUZZANO DI IPOCRISIA”… LA CORONA DEI DETENUTI DI REBIBBIA

Roma saluta Marco Pannella, il leader radicale morto il 19 maggio nella Capitale.
La cerimonia laica in Piazza Navona, con i saluti pubblici della città  e della politica, è iniziata nel primo pomeriggio.
Lacrime e applausi hanno accolto il feretro, accompagnato da centinaia di persone, nella piazza dove hanno risuonato le note del Requiem di Mozart e dove campeggia una foto di Pannella .
Tutti riuniti gli amici di Pannella, da Emma Bonino a Sergio D’Elia, da Rita Bernardini alla compagna Mirella Parachini.
Fiori e saluti. Per l’addio al leader dei radicali, è stato allestito un palco ‘fiorito’ dalle corone delle istituzioni, ma non solo.
Colpisce quella dei detenuti di Rebibbia, viste le tante battaglie di marco Pannella e dei radicali per i diritti dei carcerati.
Molti gli interventi in programma. Sul palco è salito anche il candidato sindaco del Pd, Roberto Giachetti. Poi è toccato a Rita Bernardini, che ha ricordato come proprio a Piazza Navona si tennero le grandi manifestazioni delle lotte di Pannella e dei radicali: “Non possiamo mollare le sue battaglie. Sarà  difficile essere alla sua altezza, ma ci proveremo, con i nostri corpi e la non violenza”, ha detto. Poi, sul maxischermo, le immagini che riassumono la vita politica di Pannella.
Sul palco i detenuti di Rebibbia. In piazza anche una delegazione di detenuti nel carcere romano, invitati a salire insieme agli altri sul palco.
Bonino: “Alcuni omaggi puzzano di ipocrisia”.
Acclamata dai presenti, Emma Bonino ha preso la parola dal palco. E si è tolta qualche sassolino dalle scarpe: Marco Pannella, ha detto, “è stato soprattutto irriso, deriso, quando non vilipeso e penso che alcuni omaggi postumi puzzano di ipocrisia lontano un miglio”.
Ma lascia aperta la porta a chi ha cambiato idea: “Benvenuti se vi siete ricreduti, ma il modo migliore per onorarlo è fare più attenzione alle battaglie che aveva e che abbiamo in corso”.
E ha ricordato l’impegno del compagno di mille battaglie all’interno del partito Radicale: “Oggi avete conosciuto meglio Pannella. Marco è stato la battaglia per il divorzio e l’aborto. Questo, ma anche molto di più”.
E ha sottolineato quello che per Pannella è stata la politica: “il senso delle istituzioni e il segno della politica per lui era impegno e non affare. È una scelta per andare avanti”.
E ha incitato a continuare a combattere perchè si realizzi il sogno di Pannella degli Stati Uniti d’Europa.
La salma ieri alla Camera era stata collocata nella Sala Aldo Moro e c’è stata una fila lunghissima per tutto il pomeriggio con la presenza dei vertici dei Radicali. Poi per la veglia notturna è stata portata nella sede dei Radicali in via Torre Argentina 76, da dove parte un corteo alla volta di Piazza Navona.
Dall’una di notte di domenica fino alle 15 camera ardente al comune di Teramo.
Alle 16 tumulazione nel cimitero della città  dove Pannella è nato.

(da “La Repubblica”)

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ROSARIO IN TASCA E SIGARI IN MANO: COSI’ SE NE VA MARCO

Maggio 21st, 2016 Riccardo Fucile

LE ULTIME ORE DI VITA, LA PREPARAZIONE DELL’ADDIO

Uno straordinario affresco degli ultimi momenti di Marco Pannella, da quando diceva “ciao belli ai gabbiani” alla bara, con rosario in tasca e sigari in mano.
Francesco Merlo su Repubblica racconta in “Addio, me ne vado grazie per questo amore” gli ultimi momenti del leader radicale accudito da Laura Hart e Matteo Angioli.
Gli hanno annodato la cravatta rossa; un sostegno di plastica sotto il mento gli tiene chiusa la bocca: «mai aveva avuto le mani fredde» dice Mirella.
Il rosario tra le dita glielo ha messo Remy, la signora filippina che lo ha aiutato in casa per 30 anni, ed è impossibile non pensare a Sciascia, anche lui con il rosario sistemato lì, in bell’evidenza, dalla moglie cattolicissima. Sciascia fu sepolto così, da ateo credente.
Matteo Angioli, pur non avendo nulla contro i rosari, dopo qualche ora sorride a Remy ma lo prende e lo infila dentro la tasca della giacca blu di Pannella: c’è, ma non si vede.
Al posto del rosario, Matteo sistema un pacchetto di sigari in modo però che si veda e non si veda: rosario e toscanelli sono come gli anellini e i fiorellini in certi quadri di Lorenzo Lotto che non basta la prima occhiata per capire.
Anche Pannella morto ha le sue inesauribili altre dimensioni. La filippina Remy è radicale «come il signor Pannella » , ma è anche cattolica «come l’ amico del signor Pannella». Di chi parla? «Del Papa».
E cominciamo dalla fine, da Laura che lo coccolava mentre lo sedavano e da Marco che diceva le ultime parole, quelle che di ogni morto tutti vorrebbero sapere «in cerca — pensava Sciascia — dell’essenza di un uomo, nel tentativo di ingabbiare la complessità  di una storia, di una intera vita in una frase risolutiva».
Laura racconta: «Mentre gli accarezzavo la testa e il viso e mentre l’anestesista gli infilava l’ago in vena, Marco diceva ‘grazie’ e poi:’amore, amore amore’».
Ma conveniamo, con Laura e Matteo, che «non esistono ultima verba perchè alla fine c’è solo lo stravolgimento che è quello dell’inizio, e la battuta d’uscita ha lo stesso non senso del vagito di ingresso».
Era impaurito ? «Sapeva che non sarebbe tornato indietro da quella sedazione che pure a tutti i costi voleva perchè il dolore non era più domabile con le pillole e con la morfina somministrate in casa. A un infermiere che gli diceva ‘dopo qualche giorno tornerà  a casa’ Marco aveva soffiato il fumo del sigaro in faccia. E noi abbiamo capito».
Matteo e Laura aprono l’archivio dei ricordi: video, audio, lettere, messaggi e mille piccole cose di grande importanza come nello scrigno di Napoleone a Sant’Elena. Mi mostrano un video dove Pannella malato si affaccia alla finestra e parla con i gabbiani: «Ciao bello, ciao belli».

(da “La Repubblica”)

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LE ULTIME PAROLE DI PANNELLA: “RAGAZZI NIENTE TRISTEZZA, ABBIAMO VINTO NOI”

Maggio 20th, 2016 Riccardo Fucile

MIMUN CON LUI FINO ALLA FINE… A MIRELLA: “AMORE, AMORE”

“Lo conoscevo dal 1956. Avevo 3 anni. Marco abitava in pensione insieme a Sergio Stanzani a casa di mia nonna Zaza, a Monteverde vecchio».
Il direttore del Tg5 Clemente Mimun è stato accanto a Marco Pannella a lungo durante la malattia del leader radicale.
«Negli ultimi cento giorni quasi sempre. Ho fatto il “vivandiere”. Non mangiava più quasi nulla e allora gli portavo le cose di cui è sempre stato ghiotto. Gli portavo la colazione dal Portico di Ottavia, l’humus, le pizzette rosse, il millefoglie alla crema che adorava».  
Il 2 maggio aveva compiuto 86 anni. Come avete festeggiato il suo compleanno?  

«Con i soliti amici, i suoi compagni di una vita, vecchi e nuovi. Per lui il Partito radicale non era un partito, era una famiglia. Marco sorrideva, esprimeva tanta gratitudine per tanto amore. Avevamo comprato uno champagne eccezionale, ma lui ne ha bevuto pochissimo. Da quel giorno è stata una rapida discesa fino alla morte. Ha tentato di resistere ai dolori che si facevano insopportabili. Poi la resa. Alcuni giorni fa, dopo l’ennesimo rantolo, con un sorriso amaro ha fatto il gesto di spararsi alla tempia».
Quali sono state le ultime cose che ha detto. Ha parlato pure di politica?  
«Per Marco la politica, quella con la P maiuscola, è stata la sua vita. Una vita che lui fino alla fine ha definito felice perchè dedicata alla libertà . Le ultime parole le ha dette alla sua ex compagna Mirella Parachini: “amore, amore”. E al suo medico, il dottor Santini quando lo ha sedato: “grazie, grazie”. Prima di morire a Marco Angioli, che per lui era come un figlio, ha detto “scusa, scusa” per tutti i sacrifici e il lavoro che il suo assistente ha dovuto affrontare».
Con i giornalisti Pannella non è mai stato tenero. Li maltrattava, li considerava dei pennivendoli al servizio del regime partitocratico. Anche con lei, che è stato direttore di diverse testate televisive, è stato così polemico?  
«Io sono stato l’unico giornalista che Marco non ha mai attaccato. Ho sempre cercato di dare ai radicali e a lui lo spazio necessario. Aveva ragione ad essere critico nei confronti dell’informazione. Diciamo la verità : ai giornalisti non fregava nulla di lui, delle sue battaglie. Del resto Pannella non era uno dei tanti politici italiani. Non ricambiava favori, non aveva notizie da passare sottobanco. Il Partito radicale non faceva parte del sistema che aveva potere dentro la Rai».
Oggi tutti riconoscono la funzione di Pannella nella modernizzazione dell’Italia, di essere il padre delle conquiste dei diritti civili. Ma il suo consenso elettorale è andato sempre più calando. Si può dire che in vita è stato emarginato?  
«E’ quello che succede ai profeti, a chi è stato la vera coscienza critica del Paese. Era un uomo con gli occhi sognanti, il paladino delle battaglie impossibili. È morto senza una lira, ma ha lasciato una grande eredità  ideale che qualcuno dovrà  raccogliere».
Ha lasciato un messaggio?  
«Sì, ha lasciato un messaggio registrato di 40 secondi ai militanti. In sostanza dice “ragazzi, niente tristezza, non mollate mai, sappiate che alla fine abbiamo vinto noi”. In queste parole c’è tutto Marco Pannella. Un uomo che non si arrendeva mai. Il suo lascito sarà  immenso e le sue battaglie laiche, a cominciare da quella per la promozione dello Stato di diritto, sono quelle di un gigante politico del XX secolo».

Amedeo La Mattina
(da “La Stampa”)

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“GLI ULTIMI GIORNI DI MARCO, TENERO E FERITO: E’ STATO STRAZIANTE VEDERLO APPASSIRE”

Maggio 19th, 2016 Riccardo Fucile

IL RICORDO DI MIMUN: “UNA VITA FELICE PERCHE’ DEDICATA ALLA LIBERTA'”

Marco ha trascorso le sue ultime ore senza soffrire.Una terapia antalgica lo ha difeso dai dolori addominali che lo hanno stremato negli ultimi giorni.
Ha riposato, forse ha sognato, chissà , grazie ad una infusione continua. Ha resistito da par suo per 2 anni esatti ad un terribile tumore ai polmoni, che ha via via colpito anche il fegato.
È stato così sfrontato da mostrarsi nel maggio del 2014 alla trattoria sotto casa, dopo il primo ciclo di radioterapia, con un gran piatto di spaghetti e una birra.
Non ha interrotto la sua attività  politica neppure per un giorno. Negli ultimi 100, però, è stato straziante vederlo appassire, giorno dopo giorno, ma anche inevitabile per un amico di sempre.
Ad un affetto reciproco tanto profondo, non poteva che corrispondere la volontà  di provare a confortarlo in ogni modo fino alla fine.
Marco Pannella ha combattuto per tre mesi la sua ultima battaglia, con la grinta di un leone ferito, che ruggiva, mostrava muscoli e denti. Ma lo ha fatto anche con la tenerezza di chi, sempre più debole ed appannato, abbracciava e si faceva abbracciare, lanciava baci, sorrideva e provava, come poteva, ad interagire.
A tratti con lucidità , più spesso in modo disordinato.
La terapia dell’amore che gli hanno propinato per più di tre mesi le persone a lui più care ha fatto miracoli: gli ha allungato la vita, oltre ogni logica scientifica.
Compagnia costante e prontezza nell’assisterlo, certo, ma anche continua sollecitazione sui fatti del giorno, iniziative da intraprendere, ascolto di radio e tv, lettura collettiva di giornali e libri.
Sempre, anche quando aveva gli occhi persi nello scorcio di cielo delle piccole finestre della sua cucina-salotto. A volte si scuoteva e partecipava, altre era smarrito, perso chissà  dove. Ma mai solo.
In queste settimane ha reso partecipi tutti del suo amore infinito per la sua terra, l’Abruzzo, le sue radici profonde.
Con entusiasmo, in dialetto stretto, ha raccontato le dinamiche della sua famiglia, l’amore per la “franzosa”, sua madre, l’esempio costante del papà , l’immenso affetto per lo zio prete, Giacinto, di cui ha sempre campeggiato una grande foto nel suo salotto.
E poi gli incontri giovanili, gli amori, che lo hanno segnato, portandolo a comprendere subito che senso dare alla sia vita.
Battersi per le libertà , lo stato di diritto, la pace, la tolleranza e la giustizia.
Nel suo lungo addio il tumore maledetto, gli acciacchi di troppi digiuni, i polmoni usurati da migliaia di sigari e sigarette e una vita intensa, come 50 esistenze di noi umani.
Marco ha combattuto con una incredibile energia la sua battaglia per la vita, fino alle 13 e 30 di oggi quando Marco Angioli si è accorto che non respirava più ed è scoppiato in lacrime con la sua Laura.
Marco ha sempre amato la vita, nonostante l’abbia messa a repentaglio più volte.
«Una vita felice» – ha detto fino alla fine – perchè dedicata alla libertà .
E il 2 maggio quando si è festeggiato il suo 86esimo compleanno, coi soliti amici, sorrideva e manifestava gratitudine per tanto amore, sorseggiando pochissimo champagne e mangiando di gusto un millefoglie alla crema.
Leader importanti, ambasciatori, il presidente Mattarella, Papa Francesco attraverso mons.Paglia gli sono stati vicini con affetto sincero, non per ragioni di opportunità .
Dopo il compleanno è stato sopraffatto, ma non ha mollato subito, ha provato a resistere anche a dolori che si facevano insopportabili.
Fino a quando è stato costretto alla resa. E si è dovuto lasciare andare.
Un paio di giorni fa, chi gli era accanto ha notato che, dopo l’ennesimo rantolo, con un sorriso amaro ha fatto il gesto di spararsi alla tempia. Un attimo di sconforto, per poi ricominciare ad ascoltare, parlare lentamente, fumare, bere una coca, con gli occhi sempre più spenti e senza più potersi alzare e camminare da solo.
Ma era comunque il Pannella leone, il leader, che -amico cercava di consolare chi gli stava intorno con gli occhi sempre più gonfi, trattenendo le lacrime.
Matteo e Laura, con Mirella, Rita, Maria Antonietta, Maurizio e Alessio,avercene amici così .
Gli stessi che ora si avvicendano nella sua stanza in clinica. Quelli che non lo lasciano e non lo lasceranno mai solo. Una piccola grande famiglia, più che un partito, o una radio. E il suo medico, Claudio Santini, che lo ha aiutato ad andare avanti, finchè gettare la spugna sul ring della vita di Marco è stato inevitabile.
Bravo dottore e grande amico, che ha avuto la capacità  di misurarsi per un paio di decenni con un uomo dal carattere impossibile, incapace di adattarsi alle regole, perfino inorridito dal fatto di dover ingurgitare farmaci.
Marco il buono, ma inflessibile. Sempre determinato, spesso insopportabile, ma pronto all’ascolto.
Duro, durissimo, soprattutto con se stesso.
Un uomo integro, un gigante delle libertà , che ha conquistato per tutti diritti fondamentali.
Lascerà  un patrimonio di passione civile, morale e di buona politica.
Spero per tutti noi che, prima o poi, qualcuno avrà  il coraggio e la forza di raccogliere il suo testimone.

Clemente Jacky Mimun
(da “il Corriere della Sera”)

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INTERVISTA A TARADASH: “QUANDO PANNELLA MI DISSE ‘NOI CON LO STATO CONTRO LE BR'”

Maggio 19th, 2016 Riccardo Fucile

“AL PRIMO PROCESSO ALLE BRIGATE ROSSE MARCO FU INFLESSIBILE, DOVEVAMO STARE DALLA PARTE DELLE ISTITUZIONI

Marco Taradash, classe 1950, giornalista e politico, si definisce un “radicale della seconda ora”. E anche se nel 1994 passò a Forza Italia dopo quasi vent’anni di militanza nel Partito Radicale, si è sempre sentito vicino alle battaglie politiche liberali di Marco Pannella.
Taradash, che cosa ricorda dell’impegno politico di Pannella?
“Con lui ho condiviso molte lotte per i diritti civili. Aveva un’energia straordinaria: il suo impegno durava dalle sette di mattina a mezzanotte, perchè vita e politica per lui erano la stessa cosa. La politica non era la ricerca del potere ma di soluzioni per affermare le libertà  individuali e attraverso queste creare una società  più aperta e vivibile per tutti. Si identificava con una cultura politica che pretendeva dalle istituzioni quello che dicevano di essere e le criticava perchè non lo erano. E il filo conduttore di tutta la sua azione è stata un’incrollabile speranza nel cambiamento”.
E che cosa l’ha più colpita della sua personalità ?
“Era una persona con la quale era molto facile scontrarsi. Pretendeva molto da se stesso e dagli altri, non era mai soddisfatto. Però era un uomo generoso. Quando sono uscito dal Parlamento, poco dopo mi ha offerto di tornare a fare la rassegna stampa per Radio Radicale anche se avevo rotto con il partito passando a Forza Italia. Credo che abbia apprezzato le persone che si sono poste nei suoi confronti senza infingimenti, cioè quelli che non hanno mai finto di essere diversi da quello che erano”
Ci può raccontare un episodio emblematico?
“Pannella non era tipo da aneddoti. Ma c’è un fatto che mi colpì molto. Nel ’78 ero arrivato a Roma da pochi mesi e fui ammesso a una discussione sull’atteggiamento da tenere in merito al primo processo intentato in Italia ai capi storici delle Brigate Rosse. Adelaide Aglietta, all’epoca militante dei radicali, era stata infatti sorteggiata, dopo il rifiuto di quasi cento cittadini, quale giurato popolare. Nel partito si discuteva se l’Aglietta dovesse accettare. Ma Pannella fu chiaro e inflessibile: disse che la questione non si poneva neppure e il nostro dovere era di stare dalla parte delle Stato e delle istituzioni anche se noi ne denunciavamo continuamente gli abusi e a volte gli orrori. Però bisognava sostenere la possibilità  che queste istituzioni si riscattassero dai loro errori e quindi non c’era nessun dubbio sul fatto che l’Aglietta dovesse partecipare al processo. Questa fu una testimonianza del suo altissimo senso delle istituzioni e dello Stato di diritto che non dimenticherò mai”.

Monica Rubino
(da “La Repubblica”)

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IL RICORDO DI EMMA: “MARCO CI HA INSEGNATO MOLTO, MA NON HA MAI AVUTO I RICONOSCIMENTI ADEGUATI”

Maggio 19th, 2016 Riccardo Fucile

“MANCHERANNO IL SUO SENSO DELLE ISTITUZIONI E DELLO STATO DI DIRITTO CHE SERVE AI PIU’ DEBOLI, PERCHE’ I POTENTI LO RITENGONO UN INTRALCIO”

Marco Pannella “non ha mai avuto in vita i riconoscimenti adeguati, nessuno glieli ha mai attribuiti”.
Così Emma Bonino, storica leader dei Radicali, ricordando Marco Pannella, dopo la sua scomparsa, sulle frequenze di Radio Radicale.
“Ma ci lascia una riflessione di cosa deve essere la politica, l’ impegno e la passione”.
“Credo che il suo modo di essere, la sua irruenza, il suo modo per rompere conformismi incrostati debba far riflettere molti, ci mancherà  e mancherà  al Paese più che a noi Radicali che lo abbiamo fatto nostro: mancheranno il senso delle istituzioni, delle regole e dello Stato di diritto, che serve ai piu deboli e fragili, perchè i potenti lo ritengono spesso un intralcio”, ha continuato la Bonino.
“Molti diranno che Marco aveva il senso dello sberleffo e dello spettacolo, non è così: era più profondo il suo modo di usare il corpo nella prassi della nonviolenza. Molte cose che rimarranno in questa società  e al Paese. Marco Pannella è stato molto amato, ma gli sono stati poco riconosciuti i meriti”, ha aggiunto la storica esponente radicale.
“Marco era grande nelle sue intuizioni, a noi Radicali ha insegnato molto, quasi tutto, e molto ha insegnato a questo Paese. La classe politica dirigente potrebbe trarne grande ispirazione nel senso della coerenza, dell’ impegno, della visione, della credibilità : sono cose spesso dimenticate. Per il momento mi è difficile dire di più, avremo tempo: per ora c’è la mancanza, il dolore e la consapevolezza che mancherà  a tutti”, ha concluso Emma Bonino.

(da “Huffingtonpost”)

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LO SBIRRO CHE ARRESTO’ PANNELLA: “MA ERO DALLA SUA PARTE, DIVENNI RADICALE”

Maggio 19th, 2016 Riccardo Fucile

“GLI SCRISSI UNA LETTERA DI SCUSE IN CARCERE”

La battaglia radicale per la depenalizzazione della droga in Italia inizia una mattina di luglio del 1975 con la disobbedienza civile di Marco Pannella e con un poliziotto che lo arresta, ma sta dalla sua parte.
E’ il Pannella style dove gli opposti convivono, anche se uno è uno sbirro e l’altro un politico controcorrente e un po’ istrione.
L’ex capo della sezione narcotici Ennio Di Francesco racconta quel primo incontro e il “sentire comune” pur nella diversità  dei ruoli.
Quarant’anni dopo si è iscritto al partito radicale: “un atto di gratitudine per le tante battaglie portate avanti”.
In quei turbolenti anni ’70, un uomo d’ordine e un liberale condividono dunque la convinzione che la legge del 1958 sulla droga va cambiata e che il metodo repressivo non può funzionare.
Così, quando il giovane commissario è costretto a far scattare le manette ai polsi di Pannella che fuma uno spinello in pubblico, decide, il pomeriggio stesso, di inviargli in carcere un telegramma di solidarietà : “Se come funzionario ho dovuto applicare una legge anacronistica e iniqua, come cittadino mirante a una società  più giusta e umana, non posso non esprimerle stima e ammirazione”.
La sera si scatena il putiferio, racconta Di Francesco con il sorriso di chi sa di averla fatta grossa, ma di essere pronto a rifarla mille volte.
Le cose sono andate così: Pannella avverte provocatoriamente polizia, carabinieri e organi di stampa della disobbedienza civile che intende mettere in atto.
Tocca a Di Francesco intervenire. “Andai in via di Torre Argentina 18 con un solo appuntato cercando di passare inosservato” ricorda ancora con una certa tensione, rivivendo l’imbarazzo di quel momento nel varcare la porta del partito radicale.
“Mi viene ad aprire Gianfranco Spadaccia. Dico subito: ‘non ho il mandato’, sperando di essere allontanato, ma mi fa accomodare.
Sono accolto da pernacchie e sento ripetere: ‘sbirro, sbirro’.
Il salone è pieno di giornalisti e fotografi. Dopo un’ora di interventi, Pannella estrae dalla tasca una sigaretta, l’accende e inizia a fumarla:
‘Questo è uno spinello di marijuana’, dice rivolgendosi a me, ‘Invito il rappresentante della legge ad arrestarmi'”. Si racconta che lo spinello lo accende al contrario dimostrando di non avere alcuna familiarità  con l’oggetto.
Il leader radicale finisce così a Regina Coeli.
Qui, sempre secondo racconti tramandati, i compagni di cella gli cucinano un piatto che lui ama molto: pollo con peperoni.
E proprio nella cella lo raggiungono le parole di solidarietà  del commissario. Il telegramma, però, finisce in prima pagina sul quotidiano “Momento Sera” con tanto di foto: “Il commissario che ha arrestato Pannella gli esprime solidarietà “.
Oggi, Di Francesco scuote la testa divertito, ripensando all’attimo in cui comprese in che guaio s’era cacciato: “Ingenuamente non avevo tenuto conto dell’abilità  politica del personaggio che lo rese pubblico”.
La conseguenza per l’ingenuo commissario fu l’immediato trasferimento all’ufficio passaporti.
“Mentre venivo trasferito, sotto la questura sfilavano giovani radicali, forse un sussulto di rimorso di Pannella, una ragazza aveva un cartellone con scritto: ‘Di Francesco è colpevole di pensare'”
“Mai nessun pentimento” in tutti questi anni, rivendica fiero l’ex commissario: “Ero convinto dell’anacronismo di una legge che sanciva il carcere obbligatorio o l’ospedale psichiatrico per minorenni e tossicodipendenti magari solo per uno spinello”.
La carriera? “Era già  in bilico per il sostegno dato al sindacato di polizia e per la smilitarizzazione”, ammette serenamente a distanza di tanti anni.

(da “Huffingtonpost”)

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“PANNELLA SA QUANTO LO AMO”

Maggio 19th, 2016 Riccardo Fucile

MONTALE, PASOLINI, MONTANELLI, 15 GRANDI DELLA STORIA RACCONTANO

Indro Montanelli lo definiva con ammirazione “un Brancaleone, uno sparafucile, un saccheggiatore di pollai, un gigionesco mattatore, capace di rubare il posto a un morto nella bara pur di mettersi al centro del funerale”.
E Marco Pannella rispondeva a distanza: “Ma io sono un cornuto divorzista, un assassino abortista, un infame traditore della Patria con gli obiettori, un drogato, un perverso pasoliniano, un mezzo-ebreo, mezzo-fascista, un liberal borghese esibizionista, un nonviolento impotente. Faccio politica sui marciapiedi”.
Infiniti sono gli aggettivi che i grandi della politica e della cultura hanno utilizzato per tentare di circoscrivere l’imprendibile Pannella, larger than life direbbero gli inglesi, amatissimo e odiatissimo ma sempre apprezzato e venerato.
Da Gianni Agnelli che gli avrebbe affidato la pubblicità  della Fiat per la sua capacità  di essere virale ante-litteram, a Eugenio Montale che lo inseriva nell’olimpo degli uomini indispensabili al progresso, fino al litigio con Pasolini che però dichiarò “Pannella sa quanto lo amo”, il leader dei radicali appena deceduto a Roma ha collezionato una lunga lista di apprezzamenti, dichiarazioni d’amore intellettuali e illustri adesioni al suo movimento politico.
Che la terra ti sia lieve, Marco.
Leonardo Sciascia
Leonardo Sciascia fu parlamentare radicale dal 1979. Scrisse: “Marco Pannella è il solo uomo politico italiano che costantemente dimostri di avere il senso di diritto, della legge e della giustizia. Ce ne saranno altri, ma senza volto e senza voce, immersi e sommersi in partiti la cui sensibilità  ai problemi di diritto soltanto si manifesta quando qualche mandato di cattura raggiunge uomini del loro apparato: per il resto, se ne stanno in silenzio; e anzi, certi arbitri dell’amministrazione della giustizia, quando toccano altri, di altri partiti, li mettono in conto dell’alacre ed esatto agire dei giudici. Ciò fa parte della vecchia e fondamentale doppiezza della vita italiana, buono e giusto è quel che facciamo noi o da cui noi caviamo comunque vantaggio; cattiva, ingiusta e da punire è la stessa, identica azione fatta dagli altri. Pannella, e le non molte persone che pensano e, sentono come lui (e con le quali mi onoro di stare), si trovano dunque ad assolvere un compito ben gravoso e difficoltoso: ricordare agli immemori l’esistenza del diritto e rivendicare tale esistenza di fronte ai giochi di potere che appunto nel vuoto del diritto, o nel suo stravolgimento, la politica italiana conduce”. (Marco Vecellio, “Marco Pannella. Biografia di un irregolare”, Rubbettino edizioni)
Ugo Tognazzi
Tognazzi fu uno dei numerosi artisti, attori e cantanti che nei decenni aderirono al partito radicale. Durante una trasmissione di Pippo Baudo cominciò a parlare in favore della legalizzazione della marijuana, suscitando lo sgomento del conduttore
Eugene Ionesco
“Lo giuro: tutte le mie deboli forze saranno dedicate a far vivere il Partito Radicale di cui non so nulla e di cui ignoravo l’esistenza, ma ho fiducia in Pannella”.
Pier Paolo Pasolini
Pasolini non usava mai la locuzione: “Ti amo”. Eppure scrisse sul «Corriere della Sera»: “Pannella sa quanto lo amo”. Ma aveva anche definitivo i radicali “schiavi della norma e del capitale”. Nel novembre del 1975 avrebbe dovuto partecipare al congresso dei radicali. Poichè fu ucciso poco prima, Vincenzo Cerami lesse il suo intervento. Ecco uno stralcio: “A proposito della difesa generica dell’alterità , a proposito del divorzio, a proposito dell’aborto, avete ottenuto dei grandi successi. Ciò — e voi lo sapete benissimo — costituisce un grande pericolo. Per voi — e voi sapete benissimo come reagire — ma anche per tutto il paese che invece, specialmente ai livelli culturali che dovrebbero essere più alti, reagisce regolarmente male. Cosa voglio dire con questo? Attraverso l’adozione marxistizzata dei diritti civili da parte degli estremisti — di cui ho parlato nei primi paragrafi di questo mio intervento — i diritti civili sono entrati a far parte non solo della coscienza, ma anche della dinamica di tutta la classe dirigente italiana di fede progressista”. (Valter Vecellio, “Marco Pannella. Biografia di un irregolare” Rubbettino ed.
Eugenio Montale
“Dove il potere nega, in forme palesi, ma anche con mezzi occulti, la vera libertà , spuntano ogni tanto uomini ispirati come Andrei Sacharov e Marco Pannella, che seguono la posizione spirituale più difficile che una vittima possa assumere di fronte al suo oppressore. Il rifiuto passivo. Soli e inermi, essi parlano anche per noi”.
Franco Battiato
Nel 2015 il cantante è apparso a fianco di Marco Pannella per la campagna a favore del diritto umano universale alla conoscenza.
Enzo Tortora
Lettera che Enzo Tortora scrisse dal carcere a Pannella: “Non è vero che l’Italia ‘ha abolito la pena di morte’. Abbiamo un boja in esercizio quotidiano, atroce, instancabile. Ma non vogliamo vederlo. La sua scure si abbatte, ogni minuto, sul corpo di uomini e di donne, e li squarta vivi, in ‘attesa’ di un giudizio che non arriva mai. L’uomo qui è niente, ricordatevelo. L’uomo qui può, anzi deve attendere. L’uomo qui è una ‘pratica’ che va ‘evasa’ con i tempi, ignobili, della crudeltà  nazionale. L’Italia, e ricordate anche questo, è ormai immersa nella cultura del disprezzo. Non si deve nemmeno più vivere”. (da “Marco Pannella. Biografia di un irregolare”, cit.)
Gianni Agnelli
Si racconta che Gianni Agnelli, alla domanda su a chi avrebbe affidato, potendolo fare, l’incarico di «lanciare» e pubblicizzare un suo prodotto, abbia risposto senza esitazione alcuna: “A Pannella”. (da “Marco Pannella. Biografia di un irregolare”, cit.)
Vasco Rossi
“Ascoltate Radio radicale ragazzi perchè serve!”, ha detto un giorno Vasco. “Pannella è il mio alter-ego nella politica”.
Indro Montanelli
“Per capire Pannella bisogna rivoltarlo come si faceva con le stoffe inglesi di una volta, il cui rovescio era meglio del diritto. Visto di faccia, è un Brancaleone, uno sparafucile, un saccheggiatore di pollai, un gigionesco mattatore, capace di rubare il posto a un morto nella bara, pur di mettersi al centro del funerale. Ma è anche lo sceriffo che, disarmato, va a sfidare il gangster nella sua tana. Pannella è figlio nostro, un figlio discolo e protervo, un Giamburrasca devastatore che dopo aver appiccato il fuoco ai mobili e spicinato il vasellame, è scappato di casa per correre le sue avventure di prateria. Ma in caso di pericolo o di carestia, ve lo vedremo tornare portandosi al seguito mandrie di cavalli e di bufali selvaggi, quali noi non ci sogneremmo mai di catturare e domare”
Miguel Bosè
Il cantante e artista spagnolo aderì al partito radicale dopo un incontro con Marco Pannella.
Jean-Paul Sartre
“Un Partito Radicale internazionale che non avesse nulla in comune con i partiti radicali attuali in Francia? E che avrebbe, ad esempio, una sezione italiana, una sezione francese, ecc.? Conosco Marco Pannella, ho visto i radicali italiani e le loro idee, le loro azioni; mi sono piaciuti. Penso che ancora oggi occorrano dei partiti, solo più tardi la politica sarà  senza partiti. Certamente dunque sarei amico di un simile organismo internazionale”.
Emma Bonino
“Le persone a cui devo di più sono mia madre e Marco. Lui nemmeno lo sa, ma mi ha insegnato a fare e pagare in prima persona le cose che si suggeriscono agli altri”
Giulio Andreotti
“Io sono quello a cui l’impiegato un po’ spaurito che ha dato sempre del Lei al capo ufficio dice per strada, vincendo la sua frustrazione e la sua cultura: ‘Ciao Marco’. E se un sedicenne sta per bucarsi e Andreotti gli dice “Non lo fare”, lui corre ad infilarsi l’ago in vena. Se glielo dice Berlinguer, idem. Se glielo dico io, almeno aspetta mezz’ora”.
Enrico Berlinguer
Tempestosa la relazione con il Pci di Enrico Berlinguer. Durante il congresso del 1979 equiparò il terrorismo brigatista ai partigiani di via Rasella e per questo i dirigenti comunisti lo denunciarono per vilipendio delle forze armate della Resistenza. Pannella fu bollato come “Nosferatu”. E disse: “Ieri sono andato al Congresso del Pci con questo loden blu che conoscete, è lì sul tavolo. L’ho comprato in gennaio una sera a Trieste, con una mezza bora, perchè crepavo di freddo. E oggi «L’Unità » scrive che sono andato lì con un mantello nero, come Dracula, a provocare e a farmi cacciare dal Congresso urlante”.

(da “Huffingtonpost”)

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