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CHI E’ SMOTRICH, IL MINISTRO DI ISRAELE CHE SPAREREBBE AI BAMBINI PALESTINESI: “SERVE L’ANNIENTAMENTO TOTALE, MI OFFRO COME BOIA”

Settembre 18th, 2025 Riccardo Fucile

QUESTO RIFIUTO UMANO E’ IL RESPONSABILE DELLE FINANZE, “ORGOGLIOSAMENTE OMOFOBO”, CONTRARIO ALLA LEGITTIMAZIONE DEI CRISTIANI… HA DETTO CHE RADEREBBE AL SUOLO I CAMPI PROFUGHI E FAREBBE MORIRE DI FAME E SETE CHI NON EVACUA DALLE ZONE DI GUERRA

È così colono, lui che abita al di fuori d’una colonia, da essere fuorilegge perfino per i coloni. È così religioso, lui che è avvocato, da far prevalere la Bibbia sui codici. Odia così tanto gli arabi, da voler segregare le donne che li partoriscono e fucilarne i bambini. Detesta talmente l’Autorità palestinese di Abu Mazen, da preferirle Hamas. E questo mattatoio di Gaza, lo ispira al punto da non vedere l’ora di spianare tutto e trasformare la Striscia in «una miniera d’oro», com’è andato a dire mercoledì a una conferenza d’agenti di case: «La demolizione, la prima fase del rinnovamento di Gaza City, l’abbiamo già fatta! Ora dobbiamo solamente costruire!».
Altro che la Gaza Riviera immaginata dal real estate Netanyahu&Trump: laggiù c’è una tale «abbondanza» d’aree distrutte da fare in modo che il dopoguerra «si paghi da solo». Una «manna immobiliare». Un business plan già sul tavolo del presidente americano. Perché The Donald in persona vuole «verificarne la fattibilità». E perché, in definitiva, «abbiamo investito molti soldi in questa guerra: adesso dobbiamo solo vedere come distribuire i terreni».
Lotto duro senza paura. Più betoniere sopra i cimiteri. Per happy end, un bel rendering. E chi se ne frega delle decine di migliaia di donne, di vecchi o di bimbi ammazzati. Per Bezalel Smotrich, l’unico arabo buono è l’arabo morto e «chi brucia le case ai palestinesi commetterà anche un reato – disse una volta -, ma di sicuro non è un terrorista: il terrorismo ebraico è una contraddizione in termini».
Più che quel che fa, di questo ministro a destra della destra di Bibi Netanyahu – «il colono barbuto dagli occhi azzurri che è diventato il volto dell’intolleranza e dell’estremismo politico e religioso impenitente del Paese» (pennellata di Haaretz) -, conta quel che dice: il 28esimo responsabile delle Finanze nella storia d’Israele, finanze peraltro in dissesto, è il leader con la kippah del minuscolo Partito Sionista Religioso che oggi ha solo sette seggi alla Knesset, ma è essenziale per la tenuta della fragile coalizione di governo ed è esiziale ogni volta che apre bocca. Rovinoso come un raid, letale come un Merkava.
Le sue parole sono pietre, sì, ma tombali: su ogni possibilità di dialogo e di pacifica soluzione. Contrario a qualsiasi negoziato su Gaza. Favorevole all’annessione totale («perché fermarsi all’80 per cento?») dei Territori palestinesi, che nomina usando sempre e solo i termini messianici di Giudea e Samaria. Critico di Netanyahu, che considera troppo trattativista.
Da dieci anni, da quando entrò in Parlamento come ultimo degli eletti, la politica israeliana ha fatto l’abitudine (ma non troppo) alle sparate di questo quarantacinquenne e del suo facsimile Itamar Ben-Gvir, ministro della Sicurezza e leader dell’altro partitino ultranazionalista che tiene in ostaggio le politiche del premier. Non si contano più, i virgolettati abrasivi della coppia dei «due irresponsabili e pericolosi» – come li definisce il leader dell’opposizione Yair Lapid -, anche se Bezalel (letteralmente, il Protetto da Dio) supera spesso in creatività l’amico Itamar.
Da giovane attivista si dichiarava «orgogliosamente omofobo» e a Gerusalemme, per contestare un Gay Pride, organizzò una sua Beast Parade che prevedeva pure una sfilata di capre e d’asini,
parodia degli «atti devianti». Una volta, mentre assisteva alla nascita del settimo figlio, sbottò: «È naturale che mia moglie, in ospedale, non voglia partorire accanto a chi dà alla luce un bambino che, fra vent’anni, potrebbe uccidere il suo. Servono reparti separati per ebree e arabe. Mia moglie dopo il parto ha il diritto di riposare, senza avere intorno tutte quelle feste arabe…».
Un altro giorno, gli chiesero che cos’avrebbe fatto a un bambino palestinese che lancia pietre: «O gli sparo, o lo espello, o lo metto in prigione». E che cosa pensa dei cristiani? «Non posso legittimarli. Il Signore è uno, non trenta. Ha creato il mondo e a noi ebrei ha dato la Torah. Non si può distorcere la verità dello Stato ebraico».
Su Gaza, ha sempre avuto idee chiarissime: «Il 70 per cento degli israeliani vuole l’emigrazione dei gazawi, perché non si può tollerare d’avere a quattro minuti da casa, ogni mattina, due milioni di persone che si svegliano desiderando di distruggere Israele». Due milioni, oddio: l’ideale sarebbe che i coloni si reinsediassero anche lì «e se poi a Gaza restassero solo 100-200mila palestinesi, beh, tutto sarebbe diverso».
Un suggerimento ai militari: «Chi non evacua, non lasciate che se ne vada: senz’acqua e senza elettricità, può morire di fame o arrendersi». Quando citò la Bibbia e invocò (aprile 2024) un diluvio di fuoco sui campi profughi – «non ci sono mezze misure… Rafah, Deir al-Balah, Nuseirat, annientamento totale. Perché è stato scritto “cancellerai il ricordo di Amalek da sotto il cielo e non c’è posto per loro sotto il cielo”…» –, allora fu di nuovo il quotidiano israeliano Haaretz a descrivere questi
commenti come un invito al genocidio: molti Paesi, dalla Spagna alla Slovenia, dall’Olanda alla Gran Bretagna, dal Canada all’Australia, lo considerano persona non gradita. E assieme a Ben-Gvir, l’Unione Europea sta decidendo se sanzionarlo.
Asserragliato nella sua colonia di Kedumim, ogni sera che torna a casa Smotrich dice di sentirsi «in pace con la coscienza e coi vicini». Che tanto vicini non sono: la casa del ministro è al di fuori del perimetro dell’insediamento, già di per sé illegale, e occupa un terreno (se possibile) ancora più vietato dagli accordi internazionali. La sua famiglia viene da un villaggetto dell’Ucraina che si chiama come lui, Smotrych, i nonni patirono la Shoah e altre tragedie, il babbo era un rabbino ultraortodosso e Bezalel, cresciuto sulle alture del Golan (occupate), s’identifica totalmente col desiderio di riprendersi la Terra dei Padri.
La sua sfidante alleanza con Netanyahu si gioca soprattutto sulla Palestina e su una parola: sovranità. «L’elezione di Trump s’è trasformata in un’importante occasione» non solo per trasformare la Striscia in un resort da incubo, ma anche per resuscitare il sogno d’annettere la Cisgiordania: «Eravamo a un passo dall’applicare questa sovranità alle colonie in Giudea e Samaria – disse l’anno scorso -, adesso è il momento giusto per farlo: il 2025 sarà l’anno della sovranità». Parole chiare: «I nuovi nazisti», ovvero i palestinesi, «devono pagare il prezzo del 7 ottobre attraverso la terra che verrà loro confiscata».
Di più: «L’Anp è un peso e Hamas è una risorsa: la prima ci danneggia nei forum internazionali, invece il terrorismo della seconda fa sì che nessuno vorrà mai saperne di riconoscere uno Stato palestinese». L’annessione è la sua vera scommessa
politica ed è stato lui a spingere per l’ultima spallata: i 3.400 nuovi insediamenti nella colonia E1, che «cancelleranno l’illusione dei due Stati e consolideranno la presa del popolo ebraico sul cuore della Terra d’Israele».
I media lo criticano? «Sono tutti in mano alle femministe radicali e alla comunità Lgbt». I palestinesi combatteranno ancora di più? «Metteremo la pena di morte e, anzi, m’offro volontario al concorso per diventare boia». In questo, va detto, Bezalel arriva tardi sul suo concorrente Ben-Gvir. E la cosa un po’ gli brucia. Quand’era ragazzino, una sera Itamar andò in tv a mostrare lo stemmino appena strappato dalla Cadillac di Yitzakh Rabin, il premier che aveva firmato la Pace di Oslo. Lo sollevò e disse forte: «Siamo arrivati alla sua macchina, arriveremo anche a lui». Che bella trovata: due settimane dopo, Rabin fu assassinato da un estremista ebreo.
(da Coorriere della Sera)

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SALVINI ALLA TV ISRAELIANA SI GENUFLETTE AL REGIME CRIMINALE MA RIESCE A FARE LA SUA QUOTIDIANA FIGURA DI MERDA

Settembre 18th, 2025 Riccardo Fucile

LA GIORNALISTA GLI RICORDA UNA INTERVISTA AL “CORRIERE” IN CUI AVEVA CRITICATO NETANYAHU E DIVENTA PAONAZZO POI SI ARRAMPICA SUGLI SPECCHI: “BEH… SONO COSE COMPLICATE”

Nel Libro della Genesi, Dio avrebbe risparmiato la città corrotta di Sodoma se vi si fosse trovato almeno qualche uomo giusto. A citare la tradizione biblica è il titolo di un’intervista “speciale” della tv israeliana i24 News: “Un giusto a Sodoma: quando gli Stati ci voltano le spalle – il vicepremier italiano è al nostro fianco”. Alle domande della giornalista Miri Michaeli risponde infatti Matteo Salvini, uomo giusto nella Sodoma dei Paesi che voltano le spalle a Israele. Del resto, ha spiegato Salvini, “difendere Israele è complicato ma gli amici si vedono nel momento più difficile”.
La giornalista gli fa notare che mentre parlano è in corso una protesta Pro Pal. “Molta di questa gente che sta protestando e sta bloccando le strade, interrompendo le lezioni nell’università, non penso che sappia per cosa lo sta facendo perché il terrorismo islamico è il principale problema al mondo”, risponde il leader leghista e vice primo ministro italiano, che ha detto di parlare “come Matteo Salvini e come capo del mio partito e parte del governo, ma non posso parlare a nome di tutti. Dal mio punto di vista difendere il diritto alla vita di Israele significa difendere la libertà e la democrazia”.
Quanto all’”isolamento politico di Israele”, “pensa che possiamo fidarci dell’Italia perché sostenga Israele e rimanga ancora un’amica di Israele?”, chiede l’intervistatrice. “L’italia è uno dei pochi paesi che non si è mai allineata al politicamente corretto anti ebraico e anti israeliano“. Poi la questione dell’Onu che accusa Israele di commettere un genocidio a Gaza. “Bugie su bugie su bugie”, secondo la giornalista. Che domanda se l’Onu sia da considerare rilevante ai giorni nostri. Salvini non si tira indietro: “Mah, vale come alcune istituzioni europee che sono contro Israele per principio e sono complici di un antisemitismo
dilagante. Quindi per me l’Onu come alcune istituzioni europee non sono rappresentative di quello che è il sentimento comune”. Infine il riconoscimento dello Stato palestinese: “Non sarebbe un favore all’antisemitismo e al terrorismo?”.
“Riconoscere adesso uno Stato palestinese dopo i fatti di sangue di Hamas e con Hamas ancora attivo è un errore clamoroso. Sradicare Hamas è nell’interesse dei ragazzi israeliani e dei ragazzi palestinesi”, risponde Salvini.
Ma non è finita, manca la figuraccia. Siccome si tratta di attribuirgli il titolo di “giusto a Sodoma”, l’ultima domanda rinfaccia al leader della Lega una precedente intervista al Corriere in cui, cita la giornalista, avrebbe detto che “Ntanyahu, esattamente come Putin, non vuole fermare la guerra ma solo annettersi più terre possibili: è questo quello che pensa del primo ministro di Israele?”.
L’espressione imbarazzata di chi viene colto in castagna, Salvini chiude gli occhi e s’arrampica: “Sono conflitti complicati, che risalgono in tanti anni addietro, diversi tra loro, ma io cerco di portare una posizione di equilibrio per contribuire a chiuderli entrambi”. Qualunque cosa significhi, ci mette anche il carico: “La cosa sicura è che non abbiamo nessun interesse a far la guerra a Putin e alla Russia e non abbiamo nessun interesse a tacere del pericolo dei terroristi islamici”.
Insoddisfatta, la giornalista rincara: “Sì, ma intende che Ntanyahu cerchi solo l’annessione delle terre?”. Il nostro non regge lo sguardo, guarda altrove: “Osservo e lavoro perché Israele possa avere un diritto all’esistenza senza un terrore quotidiano, e l’attuale assetto territoriale non garantisce a Israele un’esistenza tranquilla. Poi la critica ai governi è sempre legittima, cioè la critica al governo Netanyahu è legittima, il problema è che adesso purtroppo da sinistra si critica un popolo, una religione, una storia, una cultura, non un governo”.
Gli viene ricordato di aver appena ricevuto dall’ambasciata di Tel Aviv il premio come miglior amico di Israele, “un titolo non facile da portare in questi giorni: lo porta ancora con fierezza?”. “Sì, non è il momento di aver paura”, risponde, incassando il complimento finale: “Lei è dalla parte giusta della storia”.
(da Il Fatto Quotidiano)

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ISRAELE NEGA IL VITO D’INGRESSO A FRATOIANNI E BONELLI, UN FATTO GRAVE TRATTANDOSI DI PARLAMENTARI ITALIANI

Settembre 18th, 2025 Riccardo Fucile

TAJANI PATETICO: “NON CI HANNO INFORMATO. CONTROMISURE? SOLO DOPO AVER CHIARITO LA SITUAZIONE”… BONELLI: “QUESTA E’ LA DEMOCRAZIA DI NENTANYAHU”

L’ambasciata israeliana ha informato Nicola Fratoianni e altri parlamentari di Alleanza Verdi e Sinistra (Avs), che avevano recentemente visitato la Cisgiordania, che è stato revocato loro il permesso di ingresso in Israele.
A riferirlo è lo stesso Fratoianni, segretario di Avs, che ha parlato con i giornalisti davanti alla Camera dei deputati.
«L’ambasciata israeliana ha comunicato a me e agli altri parlamentari che sono stati in missione in Cisgiordania, che il nostro status è stato revocato. È cambiato per te – questo recita il messaggio – Nel nuovo stato è: negata la possibilità di ingresso in Israele», ha dichiarato Fratoianni. «Israele mi ha revocato il visto di ingresso nel Paese», scrive su X Angelo Bonelli.
«Non potrò andare in Cisgiordania e nei territori palestinesi! La democrazia di Netanyahu è questa: fermare chi critica la pulizia etnica in corso o uccidere i giornalisti per impedire che sia documentato l’orrore di Gaza», conclude.
Tajani: «Non siamo stati informati»
Da parte del governo italiano, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha dichiarato di non essere a conoscenza della revoca dei visti per i parlamentari di Avs. Intervistato al Senato, Tajani ha sottolineato: «Non sapevamo nulla, l’abbiamo appreso ora». Sulle possibili contromisure, il ministro ha sottolineato che prima di prendere qualsiasi decisione è necessario comprendere appieno l’accaduto: «Le contromisure si prendono solo dopo aver chiarito la situazione», ha concluso.
(da agenzie)

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RAFFORZATA LA PROTEZIONE PER MELONI, SALVINI E TAJANI: MA SE SONO COSI’ AMATI CHE RAGIONE C’E’ DI AVERE PAURA?

Settembre 18th, 2025 Riccardo Fucile

LA TUTELA E’ STATA ELEVATA AL LIVELLO “ECCEZIONALE”: TRE AUTO BLINDATE CON TRE AGENTI IN OGNI VETTURA… SEI AGENTI INTORNO ALLA MELONI E UN SETTIMO CON LA VALIGETTA NERA CON TELO ANTIPROIETTILE … L’EFFETTO DI VEDERE TROPPI FILM AMERICANI LA SERA

In seguito alla circolare emanata venerdì scorso dal Viminale che disponeva “un riesame e eventuale rafforzamento delle misure di profili di rischio” dopo l’omicidio di Charlie Kirk, sono stati rafforzati “gli apparati di protezione” al presidente del Consiglio Giorgia Meloni e ai due vicepremier, Antonio Tajani e Matteo Salvini. Lo riferiscono fonti di governo, confermando quanto anticipato oggi dal Messaggero.
La tutela per i tre vertici del governo sarà alzata, a quanto scrive il quotidiano, al livello “eccezionale”, che prevede di mettere in campo due o tre auto blindate con tre agenti in ogni vettura.
Ieri la premier e i due vice sono apparsi in pubblico, su un palco, “circondati da un dispositivo di sicurezza visibilmente più robusto del solito. Almeno sei gli agenti della scorta intorno a Meloni. Un settimo con una valigetta nera: al suo interno un telo antiproiettile pronto all’evenienza”.
(da agenzie)

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LA “VIA DELLA SETA” ORA PASSA DA NORD: DAL 20 SETTEMBRE LA COMPAGNIA DI NAVIGAZIONE CINESE HAIJIE SHIPPING COMPANY INAUGURERÀ UN COLLEGAMENTO DI NAVI PORTACONTAINER TRA L’ESTREMO ORIENTE E L’EUROPA LUNGO UNA ROTTA CHE SOLCA IL MAR POLARE ARTICO ANZICHÉ L’OCEANO INDIANO E IL MEDITERRANEO

Settembre 18th, 2025 Riccardo Fucile

PERMETTERÀ ALLE MERCI CINESI DI RAGGIUNGERE IL VECCHIO CONTINENTE IN 18 GIORNI INVECE DI 28 ATTRAVERSO IL CANALE DI SUEZ… IL CAMBIAMENTO CLIMATICO RENDE PERCORRIBILI ALLE GRANDI NAVI ROTTE MARITTIME FINORA OSTRUITE DAI GHIACCI – LA MOSSA DI XI STRAVOLGE LA GEOGRAFIA COMMERCIALE GLOBALE, CONSOLIDANDO L’ASSE GEOPOLITICO TRA PECHINO E MOSCA

Dal 20 settembre prossimo la compagnia di navigazione cinese Haijie Shipping Company inaugurerà un collegamento di navi portacontainer tra l’Estremo Oriente e l’Europa lungo una rotta che solca il mar Polare Artico anziché l’Oceano Indiano e Il Mediterraneo.
È la prima volta che accade ed è una storia che ne contiene altre: il cambiamento climatico che ha reso praticabili percorsi un tempo impossibili; i tempi più brevi (18 giorni di viaggio anziché 28); lo spostamento del baricentro geopolitico all’estremo nord.
La nuova rotta commerciale è stata denominata China-Europe Artic Express: verrà operata dalla nave Istanbul Bridge capace di trasportare 5.000 container a tragitto. Salperà dal porto di Quingdao (poco a nord di Shanghai) e avrà come destinazioni Felixstowe, in Gran Bretagna, Rotterdam, Amburgo e Danzica.
I vantaggi rappresentati da questo «passaggio a Nord Ovest» sono più d’uno: il tempo necessario a coprire il viaggio tra Asia ed Europa che come detto si riduce di dieci giorni (da 28 a 18) ma soprattutto il fattore sicurezza; la rotta evita infatti il mar Rosso e il canale di Suez, sotto la minaccia di attacchi terroristici (a partire da quelli degli Houthi) e di pirateria.
Uno dei fattori determinanti che hanno reso praticabile la rotta del mare Artico è stato come detto l’innalzamento della temperatura e lo scioglimento dei ghiacci.
Resta da capire se la rotta si rivelerà sempre praticabile, specialmente nei mesi più freddi. Se ciò accadesse si tratterebbe a giudizio degli operatori di una rivoluzione copernicana: perdita di peso per il canale di Suez e dei porti del Mediterraneo, consolidamento ddell’asse geopolitico tra Pechino e Mosca.
(da .corriere.it)

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“LA SIGNORA MELONI È LA PRIMA POLITICA IMBEVUTA DI NEO-FASCISMO A GUIDARE UNA GRANDE NAZIONE EUROPEA”: IL DURISSIMO EDITORIALE DEL “NEW YORK TIMES” CONTRO LA DUCETTA E CONTRO I SOVRANISTI DI TUTTO IL MONDO CHE SFRUTTANO LA MORTE DI CHARLIE KIRK PER FARE LE VITTIME DI UN PRESUNTO CLIMA D’ODIO NEI LORO CONFRONTI

Settembre 18th, 2025 Riccardo Fucile

IL GIORNALE AMERICANO: “PARLARE DELL’ASSASSINIO DI KIRK SI INSERISCE PERFETTAMENTE NELLE LORO PREESISTENTI, E SPESSO ELABORATE, NARRAZIONI DI PERSECUZIONE ED ESCLUSIONE”

Con l’arrivo di Trump, la destra europea rivendica Charlie Kirk come uno di loro. Dopo decenni di rivendicazioni di persecuzione, i partiti un tempo emarginati si aggrappano all’assassinio dell’attivista americano come prova della loro vittimizzazione. Scrive il NYT.
Nonostante le numerose lingue parlate durante la convention internazionale dei partiti di estrema destra tenutasi questo fine settimana a Madrid, il nome di Charlie Kirk era l’unico sulle
labbra di tutti.
“Si tratta di una mobilitazione”, ha affermato André Ventura, leader del partito di estrema destra portoghese Chega, in forte espansione, dopo aver scatenato l’indignazione della folla per l’uccisione deI Kirk. “Di solito, la sinistra guarda a una tragedia e dice: ‘Ok, quest’uomo è un eroe, rendiamolo un eroe’. Ma ora la destra e i conservatori stanno facendo lo stesso”, ha detto Ventura. I leader di destra “dovrebbero pregare per Charlie Kirk, per la sua famiglia, ma non dovremmo nemmeno dimenticare il suo nome e usarlo”.
Il presidente Trump arriva in Europa in un contesto di fervore conservatore, mentre i partiti di estrema destra del continente sfruttano la morte di Kirk come punto di riferimento. Dopo decenni di vittimizzazione nei propri paesi, la destra europea è in ripresa. Sta vincendo le elezioni, guadagnando consensi tra i giovani elettori e godendo del sostegno di Trump, atterrato in Gran Bretagna martedì per una visita di Stato.
E parlare dell’assassinio di Kirk si inserisce perfettamente nelle loro preesistenti, e spesso elaborate, narrazioni di persecuzione ed esclusione.
Domenica, Santiago Abascal, leader di Vox, il partito di estrema destra sempre più popolare in Spagna che ha ospitato l’evento, ha dichiarato che “l’assassinio di Charlie non è stato un caso isolato”, aggiungendo: “Sappiamo che non ci uccidono perché siamo fascisti, ci chiamano fascisti per poterci uccidere”.
Giorgia Meloni, primo ministro italiano ed eroina della destra europea, ha iniziato il suo discorso video alla convention rendendo “omaggio a Charlie Kirk”, ricordando, ha detto, “da
quale parte ci sono violenza e intolleranza”.
Tom Van Grieken, capo di un partito secessionista fiammingo del Belgio, ha detto alla folla che la destra avrebbe conquistato l’Europa con le idee, non come ha fatto la sinistra “con i proiettili come hanno fatto con Charlie Kirk”.
Il messaggio di Kirk, trentunenne fondatore di Turning Point USA, ha trovato eco nella camera di risonanza dell’estrema destra europea. I membri di destra del Parlamento europeo hanno battuto i pugni sui banchi quando gli è stato negato un minuto di silenzio per lui a Strasburgo, in Francia, concesso, a loro dire, a George Floyd, l’uomo di colore ucciso dalla polizia in Minnesota. “Perché le vite dei neri contano, come è noto”, ha detto a Madrid Afroditi Latinopoulou, leader del partito greco Voce della Ragione, “ma non le vite dei bianchi. Ora basta”.
Sabato a Londra, più di 100.000 dimostranti hanno marciato in un raduno organizzato dall’attivista di estrema destra Tommy Robinson. Elon Musk, collegato tramite collegamento video, ha definito la sinistra “il partito dell’omicidio” e ha esortato i manifestanti a “reagire o a morire”.
Per decenni, l’Europa ha evitato i suoi partiti di estrema destra e ha creato cordoni sanitari per tenerli lontani dal potere. Quell’epoca è finita. Le posizioni intransigenti contro l’immigrazione sono diventate sempre più diffuse. Così come i leader dell’estrema destra. La signora Meloni, la prima politica imbevuta di neofascismo a guidare una grande nazione europea, è considerata una pioniera.
I partiti conservatori più tradizionali, desiderosi di rimanere rilevanti, hanno cercato alleanze con tali gruppi, alimentando dibattiti sulla loro legittimazione o normalizzazione degli estremisti. In Francia e Germania, il sostegno a partiti un tempo tabù continua a crescere, con l’incoraggiamento degli Stati Uniti sotto la presidenza Trump.
Parlando a Monaco di Baviera a febbraio, il vicepresidente JD Vance ha implicitamente difeso l’estrema destra tedesca di Alternativa per la Germania. “Non c’è spazio per barriere”, ha affermato. Musk è stato più esplicito, scrivendo: “Solo l’AfD può salvare la Germania”. La trasformazione di Kirk in una sorta di Che Guevara per la destra ha segnato una nuova fase.
Per decenni, l’estrema destra europea si è sostenuta nella freddezza politica con una cultura del martirio. I conservatori spagnoli hanno fatto riferimento ai prigionieri politici e ai cattolici assassinati dai comunisti durante la guerra civile spagnola. Più di recente, Abascal ha usato la morte di Kirk per evocare decenni di terrorismo da parte di un movimento separatista che prendeva di mira, tra gli altri, i nazionalisti. In Italia, Meloni è stata educata a venerare i fascisti uccisi dai partigiani e gettati nelle voragini del nord Italia, e anche i militanti di estrema destra uccisi dagli estremisti di sinistra durante le battaglie di strada e il terrorismo interno degli anni ’70.
Per quanto queste e altre storie di persecuzione fossero motivanti per i gruppi nazionalisti emarginati, raramente hanno avuto risonanza oltre i confini nazionali. E gli sforzi per trasformare l’ondata anti-establishment dell’ultimo decennio in un movimento internazionale hanno vacillato. Dopo essere stato cacciato dalla Casa Bianca nel 2017, il populista americano
Steve Bannon ha viaggiato in lungo e in largo per l’Europa cercando di arruolare leader di destra in un’iniziativa sfortunata chiamata “The Movement”.
La mobilitazione attorno a Kirk è stata diversa, ha aggiunto, perché l’influencer ha trovato riscontro in una popolazione di giovani conservatori in forte espansione, più presente online. Tertsch ha affermato che Kirk era un personaggio ricercato dai leader alle convention conservatrici negli Stati Uniti.
Ventura, di Chega, ha aggiunto che l’assassinio, ripreso dalle telecamere e immediatamente condiviso in una “cultura dell’immagine” globale, ha contribuito a spiegare perché Kirk fosse diventato un simbolo così potente. Inoltre, ha aggiunto, “forse perché è avvenuto negli Stati Uniti”.
(da “New York Times”)

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LE AUTORITÀ PORTUALI DI RAVENNA, SU RICHIESTA DEL SINDACO E DEL PRESIDENTE DI REGIONE, BLOCCANO DUE CONTAINER PIENI DI ARMI DIRETTI AD HAIFA, IN ISRAELE: ALL’INTERNO ERANO CONTENUTI DEGLI ESPLOSIVI CHE SAREBBERO STATI IMPIEGATI DALL’ESERCITO DELLO STATO EBRAICO

Settembre 18th, 2025 Riccardo Fucile

IL SINDACO DI RAVENNA, ALESSANDRO BARATTONI: “C’È SEMPRE UNA PARTE DALLA QUALE STARE” E CHIEDE AI VERTICI DI “SAPIR”, LA SOCIETÀ CHE GESTISCE IN DARSENA SAN VITALE, DI IMPEDIRE IL TRANSITO DI ARMI VERSO ISRAELE

Due container di esplosivi diretti ad Haifa sono stati bloccati nel porto di Ravenna dopo una segnalazione di alcuni lavoratori portuali. Ne dà notizia il sindaco della città romagnola,
Alessandro Barattoni che insieme alla presidente della Provincia di Ravenna, Valentina Palli e al presidente della Regione Emilia-Romagna, Michele de Pascale, ha inviato una lettera ai vertici di Sapir, la società che gestisce in Darsena San Vitale il principale terminal operator del porto di Ravenna, chiedendo di impedire il transito di armi destinate a paesi in conflitto.
“Ieri sera, grazie al coraggio di alcuni lavoratori portuali, siamo stati informati del previsto arrivo di due container classificati come esplosivi”, spiega Barattoni. Verificata la notizia, i tre amministratori pubblici, in qualità di azionisti di Sapir, hanno chiesto alla società “di valutare tutte le possibili azioni giuridiche onde evitare che armi destinate a paesi in conflitto o scenario di violazioni di diritti internazionali possano transitare dai terminal in concessione”. Nella lettera è stato chiesto anche di inserire nel codice etico di Sapir un articolo sul rispetto dei diritti umani e della pace.
“C’è sempre una parte dalla quale stare”, dichiarano nella missiva Barattoni, Palli e de Pascale: “l’Emilia-Romagna e Ravenna hanno ben chiaro quale sia: quella delle vittime innocenti e degli ostaggi, non quella dei Governi criminali e delle organizzazioni terroristiche. Ogni azione, compresa l’inazione, è un’azione politica” A seguito della lettera, viene spiegato, il presidente di Sapir ha comunicato la non disponibilità del terminal a far transitare i container.
“È una buona notizia”, osserva Barattoni, “ma rende evidente che non possono essere singoli gesti a fermare quanto sta accadendo quotidianamente nei nostri porti.. Sono sempre più necessarie e urgenti prese di posizione chiare e nette da parte del Governo
Italiano. Non si può continuare a far finta di non vedere e non sapere che contribuire al massacro di Gaza è disumano
(da agenzie)

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IN RUSSIA LA CARENZA DI BENZINA E’ ORMAI EVIDENTE, I DRONI UCRAINI INCENDIANO IL MERCATO

Settembre 18th, 2025 Riccardo Fucile

KOMMERSANT: “I VOLUMI DI VENDITA DELLA BENZINA ALLA BORSA DI SAN PIETROBURGO SONO SCESI AI MINIMI DEGLI ULTIMI DUE ANNI”

“I volumi di vendita della benzina alla Borsa di San Pietroburgo sono scesi ai minimi degli ultimi due anni, in particolare le vendite di AI-92 vendite di AI-92 (uno dei due tipi di benzina più venduti in Russia, ndr) sono diminuite di quasi un quarto. Fonti del settore avvertono che la carenza di carburante è già evidente nelle regioni, mentre le interruzioni impreviste delle raffinerie e l’elevata domanda da parte degli agricoltori aggravano ulteriormente la situazione. Nel frattempo, i prezzi all’ingrosso dell’AI-92 e del gasolio stanno raggiungendo livelli record, aggravando la carenza dell’offerta”.
Lo scrive il quotidiano economico russo Kommersant, probabilmente l’ultima testata russa che pur non operando in clandestinità riesce a mantenere un margine di indipendenza dal Cremlino.
Prosegue l’articolo: “Il calo delle vendite di benzina in borsa è direttamente collegato alle interruzioni non programmate di alcuni grandi raffinerie, afferma Maxim Dyachenko, managing partner del trader Proleum. Lo squilibrio nella produzione di carburante, osserva, è già evidente: le forniture all’ingrosso su piccola scala stanno diminuendo e le reti indipendenti di stazioni di servizio, che dipendono dalla borsa, si trovano ad affrontare il fatto che la priorità nelle spedizioni è data alle strutture di vendita al dettaglio delle grandi compagnie petrolifere. Una fonte del settore riferisce che il 16 settembre due reti indipendenti (circa 20 stazioni di servizio ciascuna) hanno sospeso le vendite al dettaglio e distribuiscono benzina solo sulla base di contratti a lungo termine. Secondo l’interlocutore, alcune raffinerie dichiarano cause di forza maggiore e non spediscono benzina, con il risultato che le scorte locali si stanno rapidamente
esaurendo. Il managing partner (della società di consulenza russa, ndr) NEFT Researchm Sergey Frolov, afferma inoltre che la carenza di benzina sta già iniziando a manifestarsi nelle regioni, soprattutto nelle stazioni di servizio indipendenti. Secondo lui, le fermate programmate e di emergenza delle raffinerie hanno coinciso con un aumento della domanda, che ha portato a una riduzione dell’offerta”
(da agenzie)

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VALDITARA RIMANDATO A SETTEMBRE: IL CONSIGLIO DI STATO HA SOSPESO IL SUO PARERE SUI NUOVI PROGRAMMI SCOLASTICI, EVIDENZIANDO CARENZE, SOPRATTUTTO NELL’ANALISI DI IMPATTO DELLA REGOLAMENTAZIONE PRESENTATA DAL MINISTERO DELL’ISTRUZIONE, DEFINITA “PER MOLTI ASPETTI INADEGUATA ALLO SCOPO” E RILEVANDO CRITICITÀ

Settembre 18th, 2025 Riccardo Fucile

I GIUDICI SOTTOLINEANO ANCHE UNA LUNGA SERIE DI REFUSI E STRAFALCIONI LINGUISTICI NEL TESTO DEL MINISTERO

Il Consiglio di Stato ha sospeso l’espressione del parere sullo schema di regolamento delle nuove Indicazioni Nazionali per la scuola dell’infanzia e il primo ciclo d’istruzione, evidenziando alcune carenze, soprattutto nell’analisi di impatto della regolamentazione presentata dal Ministero dell’Istruzione e del Merito definita “per molti aspetti inadeguata allo scopo” e rilevando altre criticità. Per questo sospende il parere “in attesa degli adempimenti richiesti”.
In particolare, sull’insegnamento del Latino, introdotto come disciplina facoltativa nelle scuole medie, i giudici di Palazzo Spada criticano sia l’aspetto dell’equità educativa, con il rischio, evidenziano, di aumentare il divario tra studenti, sia questioni organizzative concrete: i docenti di lettere potrebbero non possedere i requisiti necessari per l’insegnamento del latino, mentre un docente della classe di concorso specifica potrebbe teoricamente insegnare in diciotto classi diverse.
I giudici amministrativi osservano inoltre che alcune delle indicazioni formulate sollevano il dubbio sull’effettiva
disponibilità di mezzi e risorse per conseguire egli obiettivi prefissi.
La documentazione predisposta dal ministero, secondo quanto si legge nel dispositivo, presenta poi lacune strutturali. L’analisi di impatto della regolamentazione risulta inadeguata sotto molteplici profili: mancano evidenze misurabili delle carenze delle attuali Indicazioni, non emergono le ragioni specifiche delle modifiche introdotte e risultano assenti indicatori quantitativi per misurare l’efficacia degli interventi proposti.
La relazione illustrativa si limita a evocare genericamente i “cambiamenti epocali” dell’ultimo decennio senza fornire una puntuale descrizione delle inadeguatezze normative riscontrate. Il Consiglio di Stato chiede anche di tenere in maggiore conto il parere del Cspi, il Consiglio superiore della pubblica istruzione ed evidenzia l’assenza di dati per la scuola dell’infanzia.
(da agenzie)

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