Destra di Popolo.net

PRODI: “IO AL QUIRINALE? NON E’ IL MIO MESTIERE, NON SONO SUPER PARTES. SCONFISSI BERLUSCONI PERCHE’ NON MI PRESE SUL SERIO”

Maggio 29th, 2021 Riccardo Fucile

“MATTARELLA, DRAGHI E LETTA SONO I MIGLIORI PER FAR SOPRAVVIVERE L’ITALIA”…. “LA POLITICA FATTA SUI SOCIAL COME AL BAR NON SOPRAVVIVERA'”

“Io al Quirinale? Non è il mio mestiere”. Romano Prodi in una lunga intervista al Resto del Carlino spiega: “Oltre l’ostacolo dell’età, non è il mio mestiere. Sarebbe stato forzato anche l’altra volta, quando ho avuto il voto contrario del Parlamento. Il ruolo di mediazione a cui è obbligato il presidente della Repubblica non è il mio. Non sono certo un fanatico, ma non sono super partes: ho idee molto precise. Sono sempre stato un uomo di parte, sempre aperto e comprensivo, ma lo sono ancora”.
“Italia mai così demoralizzata e triste”
Il Professore ripercorre la sua esperienza politica con lo sguardo ben fisso sul presente: “Il Paese non è mai stato così demoralizzato e triste come adesso. C’è la consapevolezza che siamo all’ultima mano di un grande gioco per la sopravvivenza dell’Italia. La crisi precedente ci ha travolto più degli altri perché è stata messa in atto una politica europea sbagliata. Eravamo l’anello debole di una catena che, se non aggiustava i ganci, sarebbe saltata. I ganci adesso ci sono. Ho buone speranze per il futuro, anche se non sarà facile perché abbiamo poco tempo. Non illudiamoci che da Bruxelles non ci facciano gli esami. L’occasione però c’è. Al vertice del nostro paese ci sono le persone migliori che ci possano essere. Mattarella, Draghi e, per me, Letta sono persone nelle quali mi identifico”.
“Nostalgia dell’Ulivo: disegno vincente fermato dai partiti”
“Quando ho fatto quella battaglia – ritorna Prodi agli Anni Novanta – c’era dietro un’idea nuova, forte. Dopo le divisioni dovute alla guerra fredda pensavo che, anche in Italia, fosse necessario mettere insieme i diversi riformisti, e che qualcun altro facesse la stessa cosa con i conservatori. La prima ragione per cui vinsi è che il mio progetto rispondeva al desiderio di tanti. La seconda è che Berlusconi non mi prese sul serio. Partì troppo tardi perché pensava che uno che girava per l’Italia su un pullman scassato non potesse vincere le elezioni. Fece l’errore che fa chi è più ricco, più forte e si crede invincibile. Partì che pensava di vincere 5 a 0 e invece perse 6 a 5. Certamente se il mio primo governo fosse durato più a lungo avrebbe cambiato il Paese, perché il progetto era giusto. Poi i giochi politici dei diversi partiti non l’hanno reso possibile, ma la base lo voleva e, ancora oggi, ha nostalgia di quel disegno vincente”.
“Tanti danzano e non combinano niente”
Prodi pensa che la politica dei social non possa durare a lungo: “Nella mia vita politica ho incontrato dei geni che non valevano nulla come politici, e delle persone semplici che erano vincenti. Ho avuto ad esempio una grande ammirazione per Helmut Kohl, il cancelliere tedesco. Non era un genio, ma ho imparato da lui ad arrivare al sì o al no con un ragionamento semplice. ‘Ja… oder nein…’ (sì o no). La coerenza della semplicità. Non servivano per lui passi di danza. Oggi siamo pieni di gente che danza e non combina niente. E’ il social che ti spinge a dire tutto su tutto. Nei social è come se tu vivessi sempre al bar. Nel bar se non parli mai non vali nulla. Una volta si diceva: ‘Al là det al giurnèl’, l’ha detto il giornale. Adesso lo dice ‘il social’. Il fatto di non guardare ai media o ai predicatori con un pensiero critico e personale è sempre stato il problema dell’umanità. In fondo ci sentiamo rassicurati a vive- re in un gregge. Credo che ci sarà presto una progressiva reazione. Vedo, a cominciare dall’America, che stanno nascendo anticorpi nei confronti dei social”.
Un’ultima battuta sulle primarie del centrosinistra bolognese, che vedono Mattero Lepore (Pd) opposto a Isabella Conti, sindaca di San Lazzaro sostenuta da Renzi: “Potrei dire una cosa un po’ maliziosa, ma semplice: per partecipare alle primarie di coalizione bisognerebbe prima di tutto far parte della coalizione”.
(da agenzie)

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PER PRODI I RESPONSABILI CI SONO GIA’: “CONTE VADA IN AULA, I VOTI LI TROVA”

Gennaio 14th, 2021 Riccardo Fucile

“QUESTA CRISI SI DEVE RISOLVERE IN PARLAMENTO E CONTE POTREBBE OTTENERE LA FIDUCIA”

“Per la prima volta sono molto preoccupato. Non è una semplice dimissione, è il Paese intero che si dimette”, a parlare è l’ex premier Romano Prodi, che ipotizza la sua road map per la crisi di governo in un’intervista a Radio Rai.
“Questa storia mi fa tristezza — dice il Professore — Renzi tratta il governo come un suo gioco. Questo è un momento importante, abbiamo il Recovery Fund che sono una quantità  di soldi enorme, la Libia, i profughi nella vicina Bosnia, dobbiamo prepararci per il G20 che è importantissimo. Che cosa vuol dire questa crisi?!”.
“Come se ne uscirà ? Il governo delle buone intenzioni non si può più fare, non è più l’epoca e quello che serve non è un governo tecnico. Secondo me questa crisi si deve svolgere per forza di fronte al Parlamento, come ho fatto anche io per ben due volte. Sapendo bene di essere sconfitto, ma la democrazia è questa. Tra l’altro, secondo i miei calcoli, penso che se Conte andasse in Aula, potrebbe andargli anche bene per la fiducia”.
“Il governo diventa grande se pensa in grande. E se mette all’ordine del giorno il futuro e non il passato”, aveva già  detto l’ex premier questa mattina sul ‘Messaggero’.
Una strada, per il Professore, è sicuramente preclusa, quella di un esecutivo di unità  nazionale: “Non mi sembra una via perseguibile, le tensioni e gli insulti crescono sempre, invece di calare”.
Cosa, invece, si dovrebbe fare? “Ci vorrebbe un partito che indicasse due o tre punti di larghissimo interesse popolare, aprisse un grande dibattito nazionale su questi e si rimettesse così in sintonia con il Paese”, suggerisce.
L’ex presidente del Consiglio non si sottrae a una riflessione sul ritorno in scena di Clemente Mastella, che innescò la fine del Prodi II, come potenziale organizzatore di una ‘scialuppa di salvataggio’ dell’attuale esecutivo: “Forse vorrà  riparare al malfatto. Dio, come diceva il Manzoni, perdona tante cose per un’opera di misericordia”. Tutt’altro discorso per Fausto Bertinotti: “Perdonabile? No, perchè auto-eliminandosi ha reso inutile perfino il perdono”.

(da agenzie)

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PRODI APRE A UN INGRESSO DI BERLUSCONI NEL GOVERNO: “NON E’ PIU’ UN TABU'”

Luglio 9th, 2020 Riccardo Fucile

FORZA ITALIA PLAUDE, SALVINI SI PREOCCUPA

Era il 1996 e di fronte a una platea di mille persone più il pubblico a casa davanti agli schermi tv, andava in scena lo storico duello tra Romano Prodi e Silvio Berlusconi. Due ore di confronto e di frecciate: i duellanti si inseguirono fino a sera, con le dichiarazioni alle agenzie di stampa: “Io ho risanato un’ azienda dello Stato; lui invece ha usato lo Stato per la sua”, accusava Prodi.
Era lo scontro finale in vista delle elezioni politiche, furono le seconde elezioni anticipate a svolgersi negli anni Novanta, quando per la prima volta in assoluto nella storia repubblicana, vi furono tre tornate elettorali in quattro anni.
“L’ Europa non si fida di Berlusconi: il suo governo ci è costato tre punti d’aumento dei tassi di interesse: 50mila miliardi”, tuonava Prodi. Al quale rispondeva il Cavaliere: “Menzogna, fu colpa del ribaltone, ci avete lasciati lavorare tre mesi soltanto”.
Come conseguenza di queste elezioni si venne a formare un governo di centrosinistra guidato dal leader della coalizione vincente, Romano Prodi, con 17 esponenti tutti provenienti dall’Ulivo.
Sono trascorsi ben 24 anni, eppure i due leader sono ancora in campo, ma le cose sono decisamente cambiate. A dirlo è Prodi stesso, che parla di sè ammettendo: “la vecchiaia porta saggezza” e aprendo a sorpresa a un ingresso di Berlusconi in maggioranza.
Non è finzione. Il fondatore dell’Ulivo lo ha detto davvero: “La posizione favorevole di Forza Italia al Mes e un eventuale suo ingresso in maggioranza? Il problema è che il governo abbia una maggioranza solida e che quindi possa prendere delle decisioni. O noi diamo una spinta o il Paese si arrotola su se stesso”.
Così l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi risponde all’inviato di “In onda” (La7), Luca Sappino, che gli domanda se il sì al Mes di Forza Italia potrebbe essere la premessa dell’ingresso del partito in maggioranza. E su Berlusconi Prodi annuncia: “Per me non c’è nessun tabù, anche perchè, come più volte ho già  detto, la vecchiaia porta la saggezza”
Parole che provocano fibrillazione soprattutto nel campo del centrodestra. Soddisfazione in casa di Forza Italia, malumore dalle parti della Lega dove si guarda sempre con maggior sospetto alle mosse del Cavaliere.
Il Pd precisa il contesto in cui vanno inserite le parole di Prodi. “Il tema non è l’ingresso di Berlusconi in maggioranza”, dice Franco Mirabelli, vicepresidente dei senatori dem, “ma il rapporto con un’opposizione responsabile. Forza Italia può incarnare un centrodestra europeista e moderato prendendo le distanze da Salvini e Meloni? Questo è il tema”.
Matteo Salvini: “È una non notizia, Berlusconi non ha nessuna intenzione di entrare nel governo”, commenta.
Ma certamente Berlusconi, a destra, fa sempre più paura.

(da agenzie)

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PRODI: “IL MES RIVISITATO LO USEREI, NO ALLA PATRIMONIALE, IL DOPO SARA’ UNA TRAGEDIA ECONOMICA”

Aprile 14th, 2020 Riccardo Fucile

L’EX PREMIER: “PERCHE’ RINUNCIARE A UN PRESTITO A COSTO ZERO?”

Adesso che il Mes “non è più condizionato, non capisco più il mio Paese. Io sarei per usarlo”. Lo ha detto l’ex premier Romano Prodi rispondendo a una domanda sul fondo europeo salva-Stati durante un dialogo in diretta Instagram organizzato dalla Bologna Business School.
Il Mes, ha ricordato, “è uno strumento nato con condizionamenti”, era un modo “per intervenire nei Paesi in crisi, come dire ti do i soldi ma sei in libertà  vigilata. Giustamente l’Italia ha detto basta, questo non lo voglio”.
Ma, ha continuato l’ex premier, “nell’ultima riunione si è ottenuto il ‘discondizionamento’, cioè il fondo europeo non è più condizionato”.
Quindi “è un prestito, ma talmente a basso interesse per cui: primo lo ripaghiamo a lunghissimo tempo, secondo ci costa un miliardo e mezzo in meno all’anno. Beh insomma… a caval donato, non si guarda in bocca”.
“C’è una parte di economia che si aprirà  per ultima, come i servizi, il turismo, la ristorazione. Per l’Italia è una tragedia mortale. Bisogna dare dei soldi, non c’è altro da fare, serve un sostegno. Poi le strutture produttive devono cambiare registro: ogni impresa deve fare un piano per mettere in sicurezza gli addetti, finchè non c’è il liberi tutti, e poi procedere” ha detto il Professore, rispondendo a una domanda sulla ripartenza dell’economia regolata l’emergenza Covid-19: “La Ferrari ha fatto un programma di lavoro in sicurezza, che è ottimo. E’ una realtà  organizzata, lo ha potuto fare facilmente. Ora il piano andrebbe esteso anche alle aziende con 5 operai. Dobbiamo rimettere in azione, adagio adagio, tutto il sistema produttivo, se perdiamo troppo prodotto lordo quest’anno poi la ripresa è più difficile”.
Ora c’è “grande preoccupazione per i sistemi produttivi. La sicurezza e la salute vengono prima di tutto – ha concluso – penso che la prima decisione di lasciare aperte solo le attività  indispensabili, alla fine, non sia stata così sbagliata. Bisognava fare in fretta, la velocità  è importantissima”.
La patrimoniale ribattezzata Covid-tax “era un proposta di Delrio, non del partito. C’è un discorso sotto, un desiderio di portare più uguaglianza. Ma, ho fatto un po’ di conti: una roba che rende un miliardo o poco più all’anno e produce tensioni di questo tipo, secondo me, non è neanche immaginabile. Crea tensioni senza nemmeno dare un sollievo concreto”, ha detto l’ex premier rispondendo a una domanda sulla proposta avanzata dal capogruppo Pd alla Camera per l’emergenza Covid-19.
“Certamente – ha aggiunto – tutti pongono il problema che l’Italia è un Paese a risparmio elevatissimo, a debito privato e pubblico fortissimo, però voglio vedere qual è il Governo che riesce a trovare un accordo generale, perchè su questo ci vuole, su come aggiustare fiscalmente il bilancio del Paese. Basterebbe un sogno, perchè è tanto che lo diciamo, ovvero la lotta all’evasione fiscale”.
“Colao va bene, decidere è il suo mestiere, ma una task force da 17 persone? Boh, io avrei detto 7” ha detto Prodi, rispondendo a una domanda sulla squadra incaricata di gestire la ripresa nella cosiddetta ‘fase 2’ .

(da agenzie)

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PER CHI VOTA ROMANO PRODI?

Gennaio 31st, 2018 Riccardo Fucile

OGGI PRECISA: “VOTERO’ CENTROSINISTRA, MA NON E’ DETTO CHE VOTI PD”

Ieri Romano Prodi è finito nella campagna elettorale a causa di alcune sue dichiarazioni in cui diceva che avrebbe votato per il centrosinistra e criticava chi era fuori dall’alleanza (ovvero, Liberi e Uguali).
Oggi il professore in un’intervista rilasciata a Tommaso Ciriaco su Repubblica spiega meglio il suo pensiero, ribadendo di non aver ancora deciso per chi votare:
«Scusi, ma dov’è la sorpresa? È ovvio che guardo alla coalizione. Io sono da sempre quello della logica di coalizione. E quindi, dico che Liberi e Uguali in questo momento non è per l’unità  del centrosinistra. Mentre Renzi e il gruppo che gli sta attorno, il Pd e chi ha fatto gli accordi con il Pd, lo sono».
Parla anche d’altro, naturalmente.
Non fa sconti a Matteo Renzi per la grande epurazione delle liste elettorali: «Non ha aiutato l’unità ». Peggio, non sa neanche se sceglierà  il partito dell’ex premier o i suoi alleati: «Non so se voterò Pd, devo decidere».
E guarda al 4 marzo con ansia: «Non sono ottimista sul risultato».
Impossibile tirare il sasso e nascondere la mano. Di certo, il Professore non intende farlo. Sa bene che Piero Grasso e Pierluigi Bersani vivono il suo schierarsi come un affronto.
Di più, come qualcosa che lambisce pericolosamente la categoria del tradimento.
Roberto Speranza, per dire, lo accusa di essersi schierato con chi lavora alle larghe intese con il nemico Silvio Berlusconi. «Se fossero rimasti nel partito — replica ai vertici di Leu senza esitare un secondo — oggi il Pd sarebbe diverso».
«Lo sanno tutti che ho un ottimo rapporto con Emma. E ottimo pure con Giulio Santagata, ovviamente».
Si può scegliere insomma di sostenere +Europa, oppure la lista ulivista Insieme.
E lei, Professore, voterà  per la sua amica Bonino o per Renzi? «Non ci sono solo loro due, c’è anche la lista di Santagata…».
Riformuliamo: voterà  per il Pd o per uno dei suoi due alleati di sinistra? «Non so se voterò Pd. Non so chi tra loro sceglierò, lo dirò tra qualche giorno. O forse non lo dirò affatto…»
Insomma, la posizione del professor Prodi per ora è chiara: ritiene sbagliato l’abbandono della coalizione di centrosinistra e del Partito Democratico da parte dei parlamentari come Bersani, Grasso e Speranza e critica il metodo che ha seguito Renzi nella composizione delle liste, sostenendo di non aver ancora scelto chi votare tra PD, + Europa o Insieme.
Il resto è solo propaganda elettorale.

(da “NextQuotidiano”)

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PRODI: “L’ITALIA NON PUO’ FARE LA CROCEROSSINA DELL’EUROPA”

Luglio 30th, 2017 Riccardo Fucile

“SIAMO UN BERSAGLIO SU CUI TUTTI SPARANO, COMPRESO MACRON”

“Più osservo le evoluzioni del quadro politico ed economico in cui oggi si trova ad operare l’Italia più mi viene spontaneo paragonare il suo ruolo a quello della Croce Rossa Internazionale”.
Lo dice Romano Prodi in un editoriale sul Messaggero in cui sottolinea che il ruolo seppur “nobile” non è “proprio il compito di uno Stato sovrano che dovrebbe operare in un clima di solidarietà  europea”.
L’ex premier si riferisce in primis ai migranti dalla Libia, “che vengono raccolti dalle navi appartenenti a tanti paesi europei ma che, come avviene per i feriti nei conflitti bellici, vengono tutti portati all’ospedale della Croce Rossa, cioè in Italia. E, come è il caso della Croce Rossa, quando si parla delle trattative di pace, l’Italia viene regolarmente esclusa perchè le cose importanti si trattano in un piano superiore”.
In questo contesto, sottolinea, “ci sacrifichiamo almeno per uno scopo nobile, anche se accompagnato da una vergognosa mancanza di solidarietà  da parte dei nostri partner europei”.
Ma il paragone va avanti, “siamo diventati un bersaglio su cui tutti possono sparare senza provocare alcuna reazione”, ad esempio la Francia di Macron.
“Mentre era stata accolta senza alcun problema la proprietà  coreana dei cantieri navali di Le Havre, si procede addirittura alla loro nazionalizzazione (a cui si aggiunge il ridicolo aggettivo di provvisoria) purchè non finiscano in mani italiane. Il tutto dopo che la Francia si è comprata mezza Italia”.
Per Prodi “l’unica onorevole via d’uscita è che l’Italia usi tutti gli strumenti di difesa di cui può disporre”.
“Nell’Unione Europea esistono limiti alle asimmetrie di comportamento anche perchè, pur pienamente consapevole delle debolezze italiane, non posso ignorare le grandi fragilità  della Francia nei suoi equilibri di bilancio e nei livelli di produttività  del suo sistema industriale”.

(da “Huffingtonpost”)

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“PRODI HA GIA’ TOLTO LA TENDA, E’ LONTANO DAL PD”: INTERVISTA AD ARTURO PARISI

Luglio 17th, 2017 Riccardo Fucile

“RENZI IMPRIGIONATO DAL SUO EGO”

Arturo Parisi è il padre dell’Ulivo e delle primarie. Da sempre è considerato uno degli uomini politici più vicini a Romano Prodi.
Assume particolare credito quanto afferma in un’intervista al Corriere della Sera in merito alla “tenda” del Professore, ormai sempre più lontana dal Pd: “Più che a spostarla in un’altra parte del campo, credo che il rifiuto del progetto da parte di Renzi abbia spinto Prodi ad arrotolarla e ad allontanarsi dal campo” dice Parisi, che si iscrive anch’egli alla schiera dei delusi del Partito democratico targato Matteo Renzi.
Una lista che aumenta ogni giorno di più, soprattutto nei Territori, con una diaspora silenziosa dal Pd che riguarda anche nomi rilevanti a livello locale.
“Più che il contributo di Prodi, Renzi ha respinto il progetto della costruzione di un nuovo centrosinistra, che mettesse di nuovo al suo centro il governo del Paese. Ha respinto l’idea di costruire una coalizione capace di governare insieme alle forze di centro e di sinistra, con le quali già  oggi governa a più livelli il Paese. A quelli che non riescono a credere come il Pd possa mai raggiungere questo obiettivo da solo, sembra che Renzi preferisca perdere, piuttosto che provare a vincere insieme”.
Parisi ha letto il libro “Avanti” e ne ha tratto una conclusione, un’analisi psicologica dell’autore.
“Anche a me il tema dell’Io sembra cruciale. Nel racconto del libro, come nella realtà , è interessante l’oscillare tra l’Io e il Noi. Hai voglia a ripetere che, se senza un Io non si parte, senza un Noi non si arriva. Renzi sembra seguire il percorso inverso. Così come sette anni fa la sua avventura esordì con un Noi giovani, premessa di una inevitabile rottamazione dei vecchi, tutta la successiva galoppata di Renzi si è svolta dentro un Io che è andato trasformandosi in una prigione”.
L’alternativa poteva essere Giuliano Pisapia, ma Parisi commenta con delusione il suo annuncio di non presentarsi alle prossime elezioni
“Ascoltando le sue parole quando ha riproposto, quasi per inciso, la sua scelta, ne ho riconosciuto la coerenza. Allo stesso tempo nei volti dell’uditorio zoomati dalla telecamera ho letto sconcerto e preoccupazione. Come se ai passeggeri di un aereo venisse annunciato d’improvviso che il pilota li guiderà  da terra”. […] “Se per Pisapia Insieme non è, come credo, un invito rivolto soltanto a una parte ma a tutte le forze del centrosinistra, a cominciare dal Pd, ad operare insieme per il governo del Paese, quella che conta è la meta piuttosto che i percorsi per raggiungerla. Dentro un comune progetto è bene che ognuno faccia la sua parte. Penso che il progetto ora respinto prima o poi ritornerà  attuale. Non ha alternative”
L’alternativa D’Alema-Bersani non può essere accantonata, la loro voce, spiega Parisi, deve restare in campo.
“Come nessuno può chiedere al Pd che Renzi si faccia da parte, nessuno può avanzare verso loro una pretesa uguale. Per chi ragiona con me sulla necessità  della ricomposizione di un centrosinistra di governo, anche se come me non condivide le loro scelte, è difficile negare che essi facciano parte del nostro campo. E anche se caricati di una rappresentanza incomparabile con quella di un tempo, non posso dimenticare che la loro voce ha avuto finora il timbro di una sinistra di governo”.

(da “Huffingtonpost”)

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ROMANO PRODI PREPARA LE VALIGIE: “VICINO AL PD MA SE RENZI VA CON BERLUSCONI IO VADO ALTROVE”

Giugno 5th, 2017 Riccardo Fucile

CRITICHE ANCHE A BERSANI E A GRILLO: “VOTARE COSI’ PROVOCHERA’ INSTABILITA’ E DIFFIDENZA IN EUROPA”

Parole che trasmettono amarezza.
Romano Prodi rilascia un’intervista al Fatto Quotidiano e non nasconde la sua preoccupazione, ma anche la delusione per quanto avviene nel mondo politico italiano, a cominciare dal Pd.
Non cela neanche i timori per la piega che stanno prendendo gli eventi internazionali, a cominciare dai nuovi attacchi di Londra fino alla nuova strategia di Washington.
“Vediamo come vanno le cose, l’Italia corre molti rischi”.
Il proporzionale non piace al Professore. Non consente di sapere già  la sera delle elezioni chi ha vinto, slogan spesso utilizzato da Matteo Renzi. Rende inoltre “impossibile un governo stabile”.
“Quello del segretario del Pd Matteo Renzi è un cambiamento di rotta. Con la legge in discussione ci si obbliga a cercare alleanze fra partiti con diversità  inconciliabili. Vi è un’infima possibilità  di un governo stabile: la conquista della maggioranza assoluta. Mi pare improbabile ma è pur vero che viviamo nel mondo dove Trump è stato eletto presidente degli Stati Uniti”.
O me o Silvio. Romano Prodi ha detto in una recente intervista al Corriere di collocarsi politicamente in una tenda accanto al Pd.
La metafora della tenda si chiarisce ulteriormente ora quando gli chiedono cosa farebbe in caso di alleanza post elettorale con Silvio Berlusconi.
“È una tenda canadese, pratica. Si può infilare nello zaino e rimettersi in cammino per spostarsi. Certo non ho dedicato la mia vita politica a costruire alleanze con obiettivi talmente disomogenei da diventare improduttivi”.
La campagna elettorale a Ferragosto sarebbe ridicola. E le elezioni in ottobre senza l’approvazione della legge di bilancio faranno aumentare la diffidenza nei nostri confronti e, tra l’altro, renderà  molto più difficile esercitare un ruolo attivo nella strategia franco-tedesca.
Secondo Prodi le colpe non sono soltanto di Renzi. Definisce “un enorme errore” la scelta di Pier Luigi Bersani di lasciare il Pd, una decisione “che contribuisce a cambiarne la natura”. Vede come un “rischio” la possibile ascesa del Movimento 5 Stelle al Governo.
“Grillo? Una cosa è fare teatro, un’altra è governare”
“Gli spettacoli di Grillo mi piacevano molto. Mi sottopose un paio di volte i suoi testi teatrali, si documentava con rigore sull’esattezza delle battute di economia. Poi è andato per la sua strada fino alla politica. Una cosa è fare teatro, un’altra è governare. Il rischio è l’indefinitezza della proposta: come si fa a prendere decisioni se non si hanno principi che siano di destra o di sinistra? La forza di Grillo è non avere radici, ma questo produce il rischio di non avere linea di governo. Per i “nuovi movimenti” non avere radici produce voti: Le Pen padre legato al fascismo arrivava al 12%. La figlia Marine, slegata da quella storia, raddoppia i suoi voti. Salvini, mantenendo le sue radici, ha limiti elettorali. Grillo non ne vuole avere. Ma destra e sinistra esistono, almeno fino a che esistono modi diversi di intendere la vita e obiettivi diversi di governo. Tra l’avere e non avere la sanità  per tutti c’è una bella differenza”.
“Trump aumenta livello di tensione, Europa assediata”. Romano Prodi vede un possibile risveglio europeista nelle parole di Angela Merkel, diffidente nei confronti della nuova amministrazione di Washington. Definisce l’Europa “assediata da Ovest come da Est”.
“Da un lato è necessario difenderci con tutti gli strumenti possibili, dall’altro la vendita di armi in Arabia Saudita da parte di Trump è l’ultimo episodio che spinge ad aumentare il livello di tensione in Medio Oriente e rende più complicato il contrasto al terrorismo”
“Fa un certo effetto pensare che sia Trump a risvegliare il patriottismo europeo ma è così. La Merkel ha ragione, non c’è più l’America che ha come priorità  il legame con l’Europa. In Trump gli aspetti di tensione con noi finora prevalgono sulla distensione. Siamo assediati da Ovest come da Est. Per fortuna qualche reazione sembra esserci. Adesso, però, deve trasformarsi in un cambiamento di strategia. Macron ha fatto la campagna su questa linea e deve andare avanti. Certo non mi sembra essere coerente con il suo europeismo l’ostilità  all’acquisto della Stx France da parte di Fincantieri dopo che Parigi ha fatto shopping in tutti i settori dell’economia italiana”.

(da”Huffingtonpost”)

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LO STIAMO PERDENDO: ESTREMI TENTATIVI DI RICUCIRE IL PAZIENTE PD

Febbraio 21st, 2017 Riccardo Fucile

PRODI TELEFONA A TUTTI: “E’ UN SUICIDIO, NON MI RASSEGNO”… BINDI A RENZI: “FAI UN GESTO”… LETTA: “DI RENZI LE COLPE MAGGIORI”

L’umore è cupo, le parole sono cariche di delusione e di angoscia. Romano Prodi e Rosy Bindi sono stati protagonisti della stagione dell’Ulivo e della nascita del Pd e ora vedono il progetto sgretolarsi dinanzi a una scissione.
“Sono angosciato” dice Romano Prodi alla Repubblica.
“Faccio decine di telefonate, certo non sono indifferente alla scissione. Colloqui privati, tali rimangono”.
Riassume le ultime vicende del Partito democratico con parole che non nascondono l’incredulità : “Nella patologia umana c’è anche il suicidio”.
Una morte auto-inflitta di milioni di voti, governi, politiche, riforme. “Pensa che io mi rassegni? Non esiste. Semmai, mi intristico. E se è vera la crisi di sistema che abbiamo descritto, va affrontata, combattuta, sconfitta. Io non mi rassegno affatto”.
La Repubblica rivela che il Professore ha parlato al telefono con Matteo Renzi, Pier Luigi Bersani, Paolo Gentiloni, con Enrico Letta, forse anche con Walter Veltroni e Massimo D’Alema.
Cerca di fermare l’onda della scissione. Non dice però chi sta sbagliando di più e il contenuto di questi colloqui “deve rimanere privato”.
“Le ragioni per cui qualcuno pensa alla scissione sono esattamente quelle per cui dobbiamo stare insieme” dice in una intervista a ‘La Stampa’ Rosy Bindi che aggiunge: “Se vogliamo che il progetto politico del Pd vada avanti, il partito va tenuto unito”. Altrimenti, il rischio è che “qualcuno tenga il nome, ma non più il progetto”.
Secondo Bindi “le questioni inedite che sfidano questa epoca sono così grandi che nessuna cultura da sola ha una risposta esaustiva. Bisogna fare la fatica di trovare un punto d’incontro”.
Quanto alle responsabilità , secondo la Bindi “chi vince il Congresso ha la responsabilità  di guidare e chi non lo riconosce sbaglia. Ma è il segretario a doversi portare dietro tutti, vivendo le ragioni degli altri non come un fastidio, ma come una ricchezza. Per questo mi appello prima di tutto a Renzi”.
L’ex premier, prosegue l’attuale presidente della Commissione Antimafia, “ha bisogno di coloro che invece guarda andarsene quasi con soddisfazione. E per fare un passo avanti deve dire con chiarezza che la legislatura arriverà  a scadenza naturale. Non si tiri a campare perchè ci sono tante cose da fare e correggere: la legge elettorale, il Jobs Act… E poi una legge di bilancio libera dalla paura delle elezioni: prima viene il Paese che soffre”.
La Bindi incalza: “Cosa può fare il presidente della Repubblica se il Pd toglie l’appoggio al governo?”.
Quanto invece al Congresso “se si vota l’anno prossimo, cosa cambia se il Congresso dura un po’ di più? Vedo da tutti i sondaggi che la sua leadership non è intaccata nonostante il referendum, che problema ha a prevedere una conferenza programmatica? In realtà  vuole un Congresso breve per votare nel 2017. E’ lui a dover fare il primo passo”.
Sul Corriere della Sera Enrico Letta sviluppa il suo pensiero già  esplicitato sulla sua pagina Facebook ieri. “Si sta aprendo un’autostrada a Grillo, a Salvini e al ritorno di Berlusconi”, è la convinzione che lo tormenta, scrive il quotidiano, e che Letta ha preferito non lanciare sul web.
Per tre anni si è imposto di stare “psicologicamente lontano” dalle contorsioni interne del Pd, ma negli ultimi giorni ha seguito da lontano “con crescente amarezza” le ultime risse prima della rottura, che hanno mandato in pezzi “il più grande partito del centrosinistra europeo”.
Quello che dice con maggiore chiarezza, anche se già  nel suo post era evidente, è che “la responsabilità  maggiore per la rottura ce l’ha il segretario” Matteo Renzi.

(da “Huffingtonpost”)

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