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IL TAGLIO DELLE PENSIONI AI SINDACALISTI: LA RIPICCA DEL GOVERNO

Gennaio 14th, 2019 Riccardo Fucile

LA SOLITA NORMA RETROATTIVA CHE VERRA’ IMPUGNATA PERCHE’ TOCCA I DIRITTI ACQUISITI

Una sforbiciata del 20-30% mensile attende le pensioni dei sindacalisti.
Secondo i programmi del governo Lega-M5S, annunciati ieri dal ministro dello Sviluppo Luigi Di Maio, gli emolumenti per il ritiro dal lavoro dei sindacalisti dovrebbero essere ricalcolati con il metodo contributivo e non con quello retributivo subendo così un’erosione di poco meno di un terzo dell’intero importo.
Oggi ci sono sindacalisti che godono dei benefici della legge Mosca, la n. 252 del 1974, che calcola la pensione in base allo stipendio degli ultimi mesi; così, racconta oggi il Tempo, bastava essere distaccati dalla sede di lavoro, farsi triplicare lo stipendio per pochi mesi dal sindacato e andare in pensione con una somma ben più alta dei contributi versati.
La classifica dei big che prendono una pensione tra gli ex sindacalisti vede in prima fila Susanna Camusso che si porta a casa 4mila euro netti, seguita da Annamaria Furlan che arriva a 3964 euro e Carmelo Barbagallo con 2800 euro.
Secondo i rappresentanti dei lavoratori il provvedimento è illegittimo, ma quel che più interessa è che si tratterebbe di un taglio retroattivo, di quelli che teoricamente vanno a toccare i cosiddetti “diritti acquisiti”.
La scelta di Di Maio è in controtendenza rispetto a quello che il M5S ha sempre voluto e può creare un precedente interessante per altri interventi con altri governi. L’annuncio sembra più una ripicca per le polemiche sul ricalcolo che hanno visto i sindacati dei pensionati in primo piano nella lotta contro il governo.

(da “NextQuotidiano”)

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CGIL, ADDIO UNITA’ INTERNA

Ottobre 9th, 2018 Riccardo Fucile

COLLA NON ACCETTA L’INDICAZIONE DI LANDINI SEGRETARIO, SI APRE LA CAMPAGNA CONGRESSUALE

C’era una volta l’unità  interna in Cgil. O meglio, il feticcio dell’unità  interna.
Invece per un po’ di tempo dobbiamo abituarci a un sindacato diverso dal solito, in cui la dialettica interna corre il rischio di travalicare le silenziose stanze di Corso d’Italia. In Cgil, nei momenti più delicati, di solito quelli di transizione da un segretario all’altro, si è sempre preferito lavare i panni sporchi in famiglia, che tradotto significa arrivare al congresso con un nome condiviso.
Stavolta però non sarà  così. In nottata il segretario uscente, Susanna Camusso, ha proposto come proprio successore il segretario confederale Maurizio Landini.
La scelta è stata accolta dalla grande maggioranza della segreteria con favore ma non ha raccolto l’unanimità , anzi si sono levate alcune voci critiche, tra cui principalmente quella dello sfidante dell’ex capo della Fiom ovvero l’altro segretario confederale Vincenzo Colla.
Il quale ha fatto trapelare di non voler assolutamente abbandonare la corsa per conquistare la poltrona al quarto piano di Corso d’Italia. Insomma, da oggi parte una calda campagna elettorale per la successione alla Camusso che finirà  al congresso di Bari che si terrà  a gennaio.
Lì sarà  l’assemblea dei 450 delegati a decidere il match, ma sia Colla che Landini sanno bene che è adesso che devono conquistare i voti sia a livello territoriale che di categoria.
Ma come si è arrivati a questo showdown?
Per capirlo bisogna riavvolgere il nastro alla primavera scorsa, quando la Camusso ha iniziato il suo percorso di consultazione con le strutture interne per individuare il profilo giusto per la sua successione.
Non è un mistero che il segretario avesse le idee chiare per il futuro del proprio sindacato: sarebbe servita una figura garante di un salto generazionale, fortemente innovativa, capace di portare aria fresca e un nuovo modo di leggere la realtà  nelle stanze della confederazione.
Camusso aveva anche un nome oltre al profilo: Serena Sorrentino, donna, quarantenne, capace di andare in video, apprezzata segretaria della Funzione Pubblica. Purtroppo però durante la consultazione non c’è stata quella convergenza necessaria, in altri termini non c’erano i numeri, anche perchè alcune categorie non hanno voluto gettare il cuore oltre l’ostacolo.
Del resto anche oggi la Camusso si è lamentata di come “ci sia una tentazione evidente del gruppo dirigente di richiudersi in ciò che conosce e poco coraggio di osare”.
A quel punto la Camusso ha preferito virare su un candidato che potesse essere più unitario, Landini, pur sapendo dell’esistenza di un altro dirigente non disposto a mollare la presa ossia Colla.
Ora davanti alla base e alla burocrazia interna della Cgil si apre un interessante bivio. Perchè alla fine i due candidati rappresentano davvero due modelli di sindacato nonchè di interlocuzione con la politica.
Partiamo da Colla. Lui è il classico dirigente emiliano, in passato segretario della Cgil Emilia Romagna, che rappresenta una scelta in continuità  con la tradizione cigiellina. Crede molto in un riformismo dall’alto, basato su una concertazione verticale con le imprese.
E può contare sul sostegno di categorie “popolose” come i pensionati, senza dimenticare gli edili e i chimici.
Da un punto di vista politico, non ha mai nascosto di preferire un interlocuzione con la sinistra del Pd e con Leu.
Landini invece è molto più popolare fra la base, visto che incarna il prototipo del sindacalista di fabbrica, molto attento alle spinte dal basso.
Basta fare una passeggiata con lui nelle vie del centro e il termometro dei selfie s’impenna, per dire. E come tale più capace di intercettare e avviare un confronto con la pattuglia pentastellata al governo.
Insomma, si prevedono tre mesi di fuoco e una certezza. In ogni caso il popolo della Cgil avrà  fatto una scelta che peserà  parecchio sul futuro prossimo e remoto del primo sindacato italiano.

(da “Huffingtonpost”)

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CONGRESSO CGIL: LA SUCCESSIONE ALLA CAMUSSO SI GIOCHERA’ ANCHE SUI RAPPORTI CON IL M5S

Settembre 16th, 2018 Riccardo Fucile

COLLA SFIDA LANDINI, DUE IDEE DIVERSE DI SINDACATO

Sono le 14. Sotto il sole e fra le bellissime chiese barocche, la festa della Cgil si avvia alla conclusione.
La maggior parte dei dirigenti del primo sindacato italiano sono a pranzo nei ristoranti e bistrot con affaccio sulla centralissima piazza S. Oronzo. Sembra tutto tranquillo, c’è soddisfazione per una kermesse riuscita bene, con una certa partecipazione ai dibattiti e alle lectio magistralis, e si aspetta solamente l’evento che tradizionalmente chiude le Giornate del lavoro e cioè l’intervento del segretario generale, Susanna Camusso. All’improvviso ecco che sugli smartphone dei dirigenti inizia a comparire una selva di messaggini.
“Hai visto il post su Fb di Enzo? Ci è andato giù durissimo”. Enzo sta per Vincenzo Colla, segretario confederale e soprattutto uno dei due dirigenti che si giocherà  la poltrona più pesante in casa Cgil, visto che a gennaio ci sarà  il cambio di guardia a Corso d’Italia dopo otto anni di regno di Susanna Camusso.
Il post dell’ex segretario dell’Emilia Romagna apre ufficialmente lo scontro con l’altro peso massimo in corsa e cioè Maurizio Landini, ex Fiom e segretario confederale. Piazzando subito un colpo basso, andando a toccare uno dei punti più sensibili nelle stanze cigielline: il rapporto con il governo.
Colla infatti critica la scelta della segreteria in carica di invitare il ministro Paolo Savona in uno dei dibattiti serali. Un messaggio che ha un preciso sottotesto: i dirigenti attuali, che in larga parte sostengono l’avversario Landini, avrebbero deciso di far partire un dialogo col governo gialloverde, con l’ex Fiom a fare da testa di ponte soprattutto con la parte pentastellata.
“Non nascondo che mi ha fatto un certo effetto vedere ieri il Ministro Paolo Savona sul palco delle Giornate del Lavoro che la Cgil sta tenendo a Lecce. Il suo piano B per l’uscita dell’Italia dall’Europa è quanto di più distante dalle nostre posizioni e convinzioni. È soprattutto quanto di più distante da quello che serve al paese. Il dialogo è nella natura del sindacato e secondo me va ricercato sempre e con tutti. Lo stesso vale però anche per l’autonomia dalla politica. L’abbiamo avuta con il precedente governo, dobbiamo continuare ad averla anche con quello in carica”, scrive su Fb.
Insomma, un duro atto d’accusa che cerca di indirizzare la campagna elettorale interna al sindacato su un preciso binario. Per Colla infatti chi vota Landini si schiererà  con chi vuole iniziare a interloquire col governo.
Un messaggio “politico” che poi va letto anche al rovescio: chi non vuole sposare questa linea ma anzi ha voglia di opposizione pura, allora può benissimo votare me. C’è da dire però che lo storytelling di Colla non è completo. Perchè anche lui non è certo un dirigente di primo pelo scevro dai rapporti con la politica.
Emiliano e 56enne, può contare su rapporti molto buoni con la parte non renziana del Pd.
La sua uscita in ogni caso ha come primo effetto quello di mandare di traverso il caffè – o meglio il pasticciotto, tipico dolce leccese di pastafrolla ripieno di crema – all’intera segreteria.
Non solo per la tempistica, visto che arriva a poche ore dall’intervento della Camusso, ma per il fatto che in questo modo si corre il rischio di incentrare tutto il dibattito congressuale sui rapporti fra Cgil e partiti.
“Mi sembra una scelta folle – ci confida off the record chi frequenta da anni le stanze di Corso d’Italia -. Siamo sempre attenti a rivendicare in ogni dove l’autonomia dalla politica, l’ultima cosa che ci serve è invece fare un congresso su questo. E poi Colla sbaglia anche nel merito. Sabato sera l’intervento di Savona è stato tutt’altro che estremista”.
Anche la stessa Camusso, durante l’intervento finale, non ha risparmiato una stoccata indiretta: “Spero che la partita sul nuovo segretario non si giochi sui social o cavalcando l’onda delle tifoserie. La Cgil non è un luogo che si scala”.
Sta di fatto che le danze si sono aperte. E il borsino vede in rialzo le quotazioni di Landini, ben visto da una buona fetta della dirigenza attuale. Non è passato inosservato che la Camusso si è fatta vedere spesso fra le strade del centro storico leccese accompagnata dall’ex Fiom, mai invece con Colla.
Ma il segnale politico più forte che fa ben sperare Landini è arrivato sabato pomeriggio quando Serena Sorrentino, la segretaria della Funzione Pubblica che per mesi è stata considerata la candidata naturale all’eredità  della Camusso, ha ufficializzato la sua non candidatura.
‘Leggo ancora di possibili scenari che mi vedrebbero coinvolta nel congresso confederale in ruoli diversi da quello di segretaria della Funzione Pubblica Cgil. Dal momento che non mi sono mai candidata e non mi risulta che un’eventuale tale ipotesi sia stata sottoposta a consultazione, non esiste alcun fondamento di ciò che si legge sulle cronache dei giornali se non un uso strumentale di fake news per condizionare e inquinare quello che si vuole far apparire più come uno scontro di potere che la costruzione di un progetto di rigenerazione del sindacato”, si legge in una nota.
Segnale questo che si vuole puntare forte sull’ex leader dei metalmeccanici. “Sorrentino ha valutato che sarebbe stato controproducente dividere i voti fra lei e Landini, si sarebbe solo fatto il gioco di Colla, che è un candidato da non sottovalutare perchè ha il sostegno dei pensionati dello Spi e di altre categorie”, ci racconta una fonte cigiellina passeggiando fra i vicoli bianchi che portano al Duomo.
“Del resto lei è ancora giovane, può ancora aspettare il prossimo giro, non le conviene bruciarsi”.
Dalla capitale del Salento, quindi, parte la corsa a quella che sarà  la futura Cgil, ormai costretta a destreggiarsi in un ambiente politico sempre più ostile, visto che il governo populista punta forte sulla disintermediazione e delegittimazione delle parti sociali. Qualche segnale di speranza però arriva proprio da qui, dove i dibattiti e gli interventi hanno visto una buona partecipazione popolare, non ultimo l’intervento finale della Camusso con la piazza gremita.
In ogni caso, quella lasciata dalla Camusso, è senza dubbio un’eredità  pesante per i due sfidanti in campo, che interpretano due idee diverse di sindacato: una più sociale e di lotta, sfidante verso la politica (Landini), l’altra più tradizionale e d’apparato, ancorata alle classiche alleanze (Colla).
Saranno decisive le prossime settimane, che vedranno l’apertura dei congressi locali. Da lì si capirà  la Cgil come vede se stessa nei prossimi 4 anni.

(da “Huffingtonpost”)

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FUGA DAL SINDACATO: PERSO MEZZO MILIONE DI ISCRITTI IN DUE ANNI

Settembre 4th, 2018 Riccardo Fucile

CGIL GIU’ DI 285.000 UNITA’, SALE LA UIL… LA REGIONE PIU’ SINDACALIZZATA E’ LA BASILICATA

La fuga dai lavoratori dai sindacati prosegue senza sosta e negli ultimi 2 anni le organizzazioni dei lavoratori hanno perso quasi mezzo milione di iscritti.
È quanto emerge dall’indagine dell’Istituto Demoskopika, su dati forniti dagli stessi sindacati, secondo cui è la Cgil a registrare il maggiore decremento con un calo di ben 285 mila iscritti, seguita dalla Cisl con meno 188 mila tesserati.
In controtendenza la Uil con circa 26 mila iscritti in più nell’arco temporale osservato. Nel dettaglio da fine 2015 a fine 2017, i tesserati hanno subito una contrazione di 447 mila persone, di cui ben 293 mila residenti (il 70%) nelle realtà  regionali del Mezzogiorno
L’indagine va oltre o semplici numeri forniti dai sindacati ma mette insieme da un lato il dato degli iscritti e dall’altro la partecipazione alle attività  dei sindacati per definire appunto il tasso di “appeal sindacale”. Piemonte, Valle d’Aosta e Campania si collocano in coda alla graduatoria delle regioni “più sfiduciate” dalle organizzazioni sindacali. Al contrario, sul podio delle regioni a maggiore appeal sindacale si posizionano Basilicata, Toscana e Sicilia.
Il drastico calo degli iscritti fa il paio con la decisa flessione anche la partecpazione. Circa 574 mila italiani over 13 anni, pari soltanto all’1,2% della popolazione di riferimento hanno dichiarato di aver svolto attività  sociale gratuita per un sindacato nel 2016 con un decremento di oltre 9 punti percentuali rispetto all’anno precedente, viene sottolineato nel rapporto che, analizzando il periodo 2015-2017, ha tracciato una classifica delle regioni in relazione all’attrattività  delle principali organizzazioni dei lavoratori sul territorio. Due gli indicatori utilizzati: gli iscritti ai sindacati di Cgil, Cisl, Uil e le persone di 14 anni e più che hanno svolto attività  gratuita per un sindacato.

(da agenzie)

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LA TRISTE FINE DEL SINDACATO UGL: ORA I VERTICI SI ACCODANO ALLA LEGA, MA LA BASE NON E’ FESSA

Gennaio 3rd, 2018 Riccardo Fucile

L’ULTIMA TAPPA DI UN VIAGGIO TRA TUTTI I PARTITI DEL CENTRODESTRA, DOPO FORZA ITALIA E FRATELLI D’ITALIA… UN SINDACATO TRAVOLTO DALLO SCANDALO CENTRELLA CHE SOTTRASSE 500.000 EURO

Prima la stagione che ha strizzato l’occhio a Forza Italia, con Renata Polverini alla guida.
Poi quella nazionalista a fianco di Giorgia Meloni e ora l’accordo con la Lega di Matteo Salvini.
È la parabola dell’Ugl, il sindacato da sempre vicino alla destra, che negli ultimi dodici anni ha toccato tutte e tre le anime di quel mondo.
Meglio, le tre gambe per usare un’espressione in voga nel centrodestra che si prepara al voto del 4 marzo. A ufficializzare l’ultima metamorfosi del sindacato è stato lo stesso segretario del Carroccio: “Abbiamo fatto un vertice con il sindacato Ugl con cui abbiamo confermato un accordo di reciproca lunga e proficua collaborazione sia in Italia che all’estero”.
L’apparentamento con un sindacato è una novità  per la Lega e viceversa.
Il matrimonio tra un sindacato e il partito sovranista quanto frutterà  al Carroccio in termini di voti? Una radiografia del sindacato, con i relativi numeri, è indicativa in tal senso.
L’Ugl è un sindacato radicato principalmente al Sud. A inizio 2015, secondo una rilevazione effettuata dall’Inps, contava circa 1 milione e 900mila iscritti. Numeri lontani dai sindacati confederali (la Cgil, sempre tre anni fa, dichiarava 5 milioni e mezzo di tesserati, la Cisl poco meno di 4,3 milioni e la Uil 2,2 milioni), ma soprattutto molto distanti da quelli dell’era Polverini.
Quest’ultima, tra il 2006 e il 2010, è stata la stagione d’oro a livello di riconoscimento “politico”. Il sindacato guidato da Polverini, infatti, era sempre invitato da palazzo Chigi ai tavoli più caldi.
E non a caso l’Ugl ha raggiunto il suo picco, in termini di peso, con la firma al piano Colaninno per salvare Alitalia e la riforma del modello contrattuale voluta da Confindustria.
Stagione che però è finita tra le polemiche per lo scandalo delle tessere gonfiate.
Nel gennaio 2010, i quotidiani Europa e Libero svelano l’arcano: il sindacato ha gonfiato il numero di iscritti per avere un peso maggiore ai tavoli con le altre sigle.
In un’intervista al Riformista, Polverini dichiarò che l’Ugl non si era comportata in modo diverso rispetto agli altri sindacati. Il caso finì anche in Parlamento, con un’interrogazione presentata dal Pd all’allora ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi.
Chiusa la stagione Polverini, in casa Ugl inizia il mandato di Giovanni Centrella, che guiderà  il sindacato dal 2010 al luglio del 2014.
Eccezion fatta per la vertenza Fiat (mondo da cui proviene essendo stato operaio nello stabilimento di Pratola Serra), l’Ugl non è più sugli scudi.
L’era Centrella si chiude con uno scandalo interno: la Guardia di Finanza entra nella sede del sindacato, a Roma, e perquisisce gli uffici del segretario e della coordinatrice della segreteria generale Laura De Rosa.
L’accusa è pesantissima: associazione a delinquere finalizzata all’appropriazione indebita aggravata dei fondi del sindacato.
Secondo la procura di Roma, Centrella, la moglie e De Rosa avrebbero sottratto 500mila euro al sindacato attraverso prelievi di contanti, ricariche di carte di credito e bonifici sui conti della coppia. Soldi spesi, sempre secondo l’accusa, per acquistare abiti firmati, borse, gioielli e orologi di marca.
Archiviato il mandato di Centrella all’Ugl arriva prima Geremia Mancini (dal luglio 2014 all’ottobre 2014) e poi Francesco Paolo Capone, tutt’ora in carica.
Sono anni in cui il sindacato si avvicina a Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni.
Nel 2017 l’ultimo passaggio: a dicembre il segretario dell’Ugl partecipa alla giornata contro lo ius soli organizzata dalla Lega a piazza Santi Apostoli, a Roma.
Oggi arriva l’accordo annunciato da Salvini, ultima tappa del viaggio dell’Ugl tra le anime dell centrodestra.

(da “Huffingtonpost”)

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IL MACCHINISTA INDAGATO PER LA DONNA TRASCINATA DALLA METRO E LA PATETICA DIFESA DEI SINDACATI

Luglio 16th, 2017 Riccardo Fucile

“STRESSANTE LAVORARE CINQUE ORE DI FILA”… MA A ROMA LAVORANO 950 ORE L’ANNO (COME A NAPOLI), A MILANO 1250 ORE

Gianluca Tonelli è il macchinista accusato di non aver arrestato la corsa della metropolitana a Termini mentre Natalya Garkovich veniva trascinata sulla banchina a Termini: è stato indagato per lesioni.
Repubblica Roma racconta oggi che la commissione interna d’inchiesta dell’ATAC lo sentirà  nelle prossime ore. Allo stesso iter, negli uffici di via Prenestina, sarà  sottoposto anche il resto del personale in servizio al momento dell’incidente.
Poi Gianluca Tonelli dovrà  essere sentito dalla magistratura. L’accusa nei suoi confronti è quella di lesioni personali colpose.
Nel filmato che ha pubblicato il Corriere della Sera e fornito dalle telecamere di sorveglianza della metro, si vede lui che ferma il treno e apre le porte, e subito dopo apre un contenitore e comincia a prendere alcune forchettate di cibo, dando un’occhiata ogni tanto allo specchietto retrovisore.
Lo fa anche prima di far ripartire il convoglio.
Ma Tonelli non si accorge che la Garkovich è rimasta attaccata all’ultimo vagone e viene trascinata sulla banchina.
Era possibile vederla a così tanta distanza? E perchè i passeggeri a bordo hanno raccontato di aver azionato le leve d’allarme quando il treno fiancheggiava ancora la banchina della stazione senza risultati
Intanto Lorenzo De Cicco sul Messaggero di oggi racconta che i macchinisti colleghi di Tonelli non hanno dubbi sull’accaduto:
Sui social e nelle chat interne rilanciano l’hashtag #iostocolmacchinista. Un sindacato addirittura vuole legare a un improbabile «diritto della pausa pranzo» (esiste davvero?) lo sciopero di giovedì prossimo, il 20 luglio, che era stato proclamato ufficialmente per chiedere «più sicurezza».
«Ma sicurezza — dice Claudio De Francesco, segretario della Faisa Confail — è anche assicurare la pausa pranzo ai macchinisti», che secondo il sindacalista oggi sarebbero troppo «stressati» dal fatto di lavorare per cinque (cinque…) ore di fila nella metro A e per quattro ore e mezza nella metro B.
In realtà  i macchinisti romani erano tra quelli che passavano meno ore sui treni fino a un paio d’anni fa.
In un anno guidavano in media appena 736 ore.
Con un provvedimento varato dall’ex giunta di Ignazio Marino, le ore sono state portate a 950, in linea con quanto succede nel metrò di Napoli, masi tratta di un numero ancora lontanissimo dalla media di Milano, dove invece i macchinisti restano in cabina per 1.200 ore l’anno.
Oltre il 25% in più dei colleghi di Roma.
Nelle immagini si vede che la donna, ultima a entrare nell’ultimo vagone, ha un ripensamento ed esce. Ma il treno riparte mentre il braccio o la busta che tiene e quindi la mano restano incastrate tra le porte.
I passeggeri sulla banchina, increduli, cercano di aiutarla e di fare segni al conducente correndo verso la cabina ma il treno riparte e la donna agita l’altro braccio fino a che si piega sulle ginocchia col treno che la trascina.
Un altro video riprende, invece, più da vicino la cabina del conducente della metro che fermo in stazione controlla più volte nello specchio retrovisore le persone che salgono e scendono prima di ripartire mentre porta più volte qualcosa alla bocca, sembra mangiare.
Poi guarda lo specchio retrovisore, due volte, chiude le porte e riparte, mentre la donna, incastrata, viene trascinata.
All’interno del vagone i passeggeri cercano di intervenire, azionano il freno d’emergenza ma il convoglio non si ferma.
Verrà  poi spiegato che su quel tipo di vettura l’allarme non blocca la corsa. Ma le leve non azionano nemmeno l’apertura delle porte.
L’ultimo tentativo riesce a far socchiudere la porta permettendo a Natalya di liberarsi, cadendo dal vagone. Il treno si fermerà  solo alla stazione successiva, Cavour, dove il macchinista si renderà  conto di quanto accaduto, la linea verrà  interrotta e la donna verrà  portata in ospedale, in gravi condizioni per varie fratture ma non in pericolo di vita.

(da “NextQuotidiano”)

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UNA PASIONARIA ALLA GUIDA DELLA FIOM: FRANCESCA RE DAVID RACCOGLIE L’EREDITA’ DI LANDINI

Luglio 13th, 2017 Riccardo Fucile

“IL CONFLITTO PER FAR CAMBIARE ROTTA A GOVERNO E IMPRESE”… SARA’ LA PRIMA DONNA A GUIDARE LE TUTE BLU IN 115 ANNI DI STORIA

Donna, pasionaria, convinta sostenitrice del conflitto come “unico strumento” per far cambiare rotta a Governo e imprese.
Dopo 115 anni di storia sarà  una donna a guidare le tute blu della Fiom, l’ala dei metalmeccanici della Cgil: toccherà  a Francesca Re David raccogliere l’eredità  di Maurizio Landini, che lascia il ruolo di segretario dopo sette anni.
L’ufficializzazione arriverà  domani al termine dell’assemblea dei delegati.
La scelta di Re David segna una continuità  con la linea portata avanti da Landini in anni difficili per il mondo del lavoro e per lo stesso sindacato.
Anni segnati dall’ascesa del modello Marchionne in Fiat, diventata poi Fca, che ha caratterizzato una stagione di grande cambiamento per il mondo produttivo dell’auto. Sono stati gli anni della grande crisi di Termini Imerese e del grande conflitto con l’amministratore delegato del Lingotto.
Ma è stata anche la stagione delle tensioni con la “madre” Cgil e quella della lunga trattativa che ha portato, lo scorso novembre, al rinnovo del contratto dei metalmeccanici per il periodo 2016-2019, con un aumento medio mensile, a regime, di 92 euro.
Landini lascia, passa alla segreteria generale della Cgil, e accompagna l’arrivo di Re David con un testamento ben chiaro: rendere più forte la Fiom e “favorire il rinnovamento e l’ingresso dei giovani”.
Spiega, nel dettaglio, le ragioni che l’hanno spinto a proporre il nome di Re David all’assemblea chiamata a eleggere il suo successore: “Ho proposto Francesca che è una compagna che lavora in Fiom da lungo tempo, di esperienza e capacità , e che è anche la prima donna in 115 anni di storia Fiom che potrà  dirigere i metalmeccanici”.
Chi è Francesca Re David? Segretario generale della Fiom-Cgil, si è occupato dell’organizzazione delle manifestazioni e a lei si deve l’ultimo accordo sul contratto di categoria.
Era il 2004 quando riferendosi alla questione del Mezzogiorno affermò: “L’indicazione che ci viene dal Sud è che il conflitto è lo strumento unico per costringere imprese e governo a cambiare rotta”.
Alla Fiom arriva una pasionaria.

(da “Huffingtonpost
“)

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LE 70.000 TESSERE FANTASMA DELLA CISL FP: AZZERATI I VERTICI DEL SINDACATO DEL PUBBLICO IMPIEGO

Gennaio 13th, 2017 Riccardo Fucile

GONFIATI I DATI DELLE ISCRIZIONI

La Fp Cisl è commissariata. La decisione è arrivata al termine di un lunghissimo e drammatico esecutivo di oltre sei ore che a notte inoltrata ha azzerato i vertici del potente sindacato del pubblico impiego guidato da Giovanni Faverin e affidato la ‘reggenza’ al segretario confederale Maurizio Petriccioli.
Una scelta passata con 44 voti a favore e 16 contrari, esattamente quei due terzi previsti dallo Statuto per decisioni di questo tipo.
A terremotare i vertici della categoria la violazione delle norme di tesseramento e contributive con cui si sarebbero gonfiati i dati sulle iscrizioni al sindacato dei lavoratori pubblici come accertato da una indagine interna alla Cisl che aveva messo sotto esame in questi mesi più di 70 federazioni territoriali della stessa categoria di cui solo 7 sarebbero risultate in regola con le norme interne sul ‘reclutamento’.
A ballare circa 70mila tessere ‘fantasma’, su 303mila dichiarate e che facevano della Fp la seconda categoria della confederazione subito dopo la Fisascat, quella del commercio.
Ma il pugno di ferro con cui il leader Anna Maria Furlan ha inteso, alla vigilia del congresso della Cisl che si terrà  a Roma a fine giugno, mandare un segnale forte e riaffermare la necessità  di una trasparenza nei bilanci e nelle risorse con cui archiviare le stagioni delle pensioni e degli stipendi d’oro, dall’ex leader Raffaele Bonanni all’ex segretario generale dei pensionati, Ermenegildo Bonfanti, ha finito per spaccare il sindacato.
La decisione di commissariare la Fp Cisl era già  stata presa a maggioranza dalla segreteria di via Po che aveva visto accendersi lo scontro con alcuni segretari confederali contrari a bruciare le tappe e favorevoli invece a concedere più tempo alla categoria e al segretario generale per analizzare la situazione e intervenire con criteri di tesseramento più stringenti data anche l’imminenza dell’apertura delle trattative con il governo per il rinnovo del contratto del pubblico impiego dopo 7 anni di negoziati congelati.
Lo stesso Faverin aveva rigettato come “totalmente infondate” le accuse riservandosi ogni azione di tutela contro la lesione della reputazione e del decoro della Fp.
Critiche che avevano trovato l’appoggio nel corso dell’esecutivo di ieri anche di altre categorie del sindacato e di alcune territoriali: Funzione pubblica, Scuola, Trasporti , Postali e Metalmeccanici insieme alla Usr di Friuli, Abruzzo, Molise, Sicilia e Palermo e ai confederali Maurizio Bernava, Giuseppe Farina e Giovanni Luciano che avevano infatti formalizzato, in apertura di riunione, la richiesta di un rinvio della decisione di commissariare la Fp Cisl.
Richiesta però respinta a maggioranza.
Il tutto mentre all’esterno dell’Hotel Parco dei principi a Roma, un folto presidio di dirigenti e iscritti alla Fp protestava contro “l’illegittimo” commissariamento definito “forzoso e strumentale”.

(da agenzie)

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LA GUERRA DEI DOSSIER NELLA CISL: SCOPPIA IL CASO DELLE TESSERE FANTASMA

Gennaio 11th, 2017 Riccardo Fucile

IN SEGRETERIA TENSIONI E ACCUSE INCROCIATE, DUE ESPOSTI AI PM… LE ISPEZIONI AVREBBERO RILEVATO IRREGOLARITA’ NEL TESSERAMENTO

Riunione fiume della segreteria nazionale della Cisl con al centro due temi scottanti: 1) il caso di «dossieraggio e spionaggio» con intercettazioni audio e video illecite ai danni dell’ex segretaria della Cisl Campania, Lina Lucci, denunciato con una lettera da uno dei membri della segreteria, Maurizio Bernava, di cui ha dato notizia ieri il Corriere; 2) il commissariamento della Funzione pubblica, forse la categoria storicamente più importante della Cisl.
Entrambe le questioni testimoniano della tormentatissima fase di lotte interne, senza esclusione di colpi, che il sindacato guidato da Annamaria Furlan sta attraversando, in vista del congresso di giugno dove la stessa Furlan si presenterà  per essere rieletta.
Su tutte e due le questioni la segreteria, composta di 8 persone compresa la Furlan, anche ieri si è divisa.
Bernava, che insieme con altri due segretari confederali (Giuseppe Farina e Giovanni Luciano) aveva duramente censurato che nella precedente riunione della segreteria (il 20 dicembre) si fosse discusso del commissariamento della Cisl Campania anche sulla base di intercettazioni secondo lui illecite, è stato attaccato in segreteria da chi ritiene la sua lettera come minimo «inopportuna».
Bernava ha respinto le accuse. «La mia lettera – dice – è un manifesto di argomenti politici di cui si deve discutere al prossimo congresso. La Cisl deve liberarsi di queste pratiche di dossieraggio che, anche se portate avanti da minoranze, danneggiano tutta l’organizzazione. Furlan doveva stare più attenta e prevenire che questo avvenisse. Quanto alla mia lettera, se la denuncia alla procura, come chiedevo il 20 dicembre, è stata presentata il 27, almeno potevano informarmi».
Bernava dice quindi di aver chiesto assicurazioni a Piero Ragazzini, membro della segreteria e commissario in Campania, che alla procura di Napoli abbia consegnato «tutto ciò che è stato mostrato in segreteria, comprese le intercettazioni audio e video, dichiarando anche da chi eventualmente gli siano state fornite». Ragazzini, prosegue Bernava, «mi ha detto che così ha fatto e quindi va bene».
Adesso la parola passa alla magistratura.
Sia sul merito dell’esposto, che ipotizza l’appropriazione indebita di risorse della Cisl Campania da parte della Lucci, sia sulla liceità  delle intercettazioni.
Alla procura di Napoli si è rivolta anche l’ex segretaria della Cisl Campania. «Ho chiesto – dice Lucci – il sequestro dei documenti e dei video per conoscere l’identità  di chi ha formato il dossier e ha fatto riprese abusive. Tutta la segreteria, Furlan compresa, dovrà  testimoniare su quanto accaduto il 20 dicembre in segreteria. Quanto a contestazioni su presunte appropriazioni indebite, ci rido sopra. Non mi sono mai occupata di amministrazione, lo facevano due segretari con delega e un funzionario».
La proposta di un nuovo commissariamento, ancora più importante perchè riguarda la Funzione pubblica, è stata fatta da Furlan sulla base delle ispezioni mandate alla categoria, che avrebbero documentato irregolarità  nel tesseramento: si parla di 50 mila iscritti in meno rispetto ai 309 mila dichiarati.
Il segretario della Funzione pubblica, Giovanni Faverin, respinge le accuse, rivendica l’operazione di pulizia degli archivi e chiede si faccia altrettanto nelle altre categorie della Cisl. La richiesta di commissariamento sarà  portata nel consiglio esecutivo convocato d’urgenza per domani pomeriggio.
Anche su questa proposta la segreteria si sarebbe divisa, con Farina e Luciano contrari e Bernava astenuto. Resta da capire se il gruppo di dissidenti nella segreteria punti a costringere Furlan a scendere a patti in vista del congresso o a un cambio di leadership.

Enrico Marro
(da “il Corriere della Sera“)

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