Destra di Popolo.net

L’INCHIESTA FINMECCANICA: PER L’ACCUSA “DIECI MILIONI DI FONDI NERI PER VERSARE MAZZETTE A POLITICI E MANAGER”

Novembre 27th, 2010 Riccardo Fucile

IL CONSULENTE COLA E GLI APPALTI: “ME DOVEVANO PAGA'”… FATTURE PER OPERAZIONI INESISTENTI E COMMESSE GONFIATE, APPALTI ENAV AFFIDATI ALLA SELEX E POI GIRATI A TECHNOSKY PER FAR LIEVITARE I COSTI E COSTITUIRE UNA RISERVA FONDI… SPARTIZIONI DEI SUBAPPALTI, VIOLAZIONI FISCALI, UNA CATENA DI ATTI ILLECITI EMERGEREBBERO DALLE PRIME INDAGINI

«Se le ditte volevano lavorare me dovevano paga’. E pure gli altri».
È in questa frase pronunciata davanti ai magistrati da Lorenzo Cola, consulente di Finmeccanica, l’essenza del sistema messo in piedi per la spartizione degli appalti.
E per l’accantonamento di fondi occulti che sarebbero serviti a versare tangenti a manager e politici.
I provvedimenti eseguiti all’alba di ieri dalla Guardia di finanza e dai carabinieri del Ros svelano come siano state proprio le sue dichiarazioni e quelle del commercialista Marco Iannilli a rivelare il percorso dei soldi, le fatture per operazioni inesistenti, le commesse «gonfiate».
Il meccanismo – così come è stato ricostruito nelle indagini – prevedeva che gli appalti di Enav venissero affidati alla Selex Sistemi Integrati, azienda controllata da Finmeccanica e amministrata dall’ingegner Marina Grossi, moglie del presidente della holding di Pier Francesco Guarguaglini.
A sua volta Selex li girava a Techno Sky, che invece è controllata da Enav. Un doppio passaggio che, dice l’accusa, serviva appunto a far lievitare i costi e così avere una riserva finanziaria extrabilancio.
Ma anche a spartirsi i subappalti che venivano affidati a imprese indicate dagli stessi alti funzionari.
«Segnalazioni» che venivano poi lautamente ricompensate.
Marina Grossi è accusata di «corruzione in relazione agli affidamenti dei lavori Enav poi conferiti alla Print System e alla Arc Trade», la società  riconducibile a Iannilli, che «ha acquistato un sistema lidar doppler inserito nel programma italiano per il monitoraggio del Wind Shear gestito da Enav, per installarlo nell’aeroporto di Palermo».
Ma all’amministratore di Selex vengono contestate anche violazioni fiscali.
In particolare, così come scritto nel capo di imputazione «in accordo con Lorenzo Cola, con il condirettore generale Letizia Colucci e con il direttore responsabile Manlio Fiore, emetteva fatture relative a operazioni in tutto o in parte inesistenti per un valore non inferiore ai dieci milioni di euro nel 2009, al fine di consentire a Enav l’evasione delle imposte dirette e indirette; avvalendosi di fatture relative ad operazioni in tutto o in parte inesistenti, indicava nelle dichiarazioni dei redditi presentate per conto di Selex in relazione agli anni 2008 e 2009, elementi passivi fittizi».
Agli investigatori è stato chiesto di sequestrare la documentazione relativa agli appalti proprio per verificare «l’assenza di gare nelle prassi di assegnazione dei lavori e delle opere, in violazione della legge del 2006».
È stato Cola a parlarne, raccontando come durante alcuni consigli di amministrazione dell’Enav alcuni componenti abbiano chiesto di verbalizzare la propria opposizione.
Una circostanza «confermata dalla presentazione spontanea di Guido Pugliesi», l’amministratore di Enav anche lui indagato per corruzione e violazioni fiscali.
Oltre a Pugliesi, tra gli inquisiti c’è il presidente dell’Ente di assistenza al volo Luigi Martini che risponde soltanto di concorso nelle violazioni fiscali. Entrambi, «nelle dichiarazioni del 2009 indicavano elementi passivi fittizi, al fine di consentire l’evasione di imposte dirette e indirette di Enav».
Proprio per questo motivo il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e i sostituti Paolo Ielo e Rodolfo Sabelli hanno chiesto l’acquisizione «della documentazione extracontabile eventualmente rinvenibile presso gli uffici amministrativi idonea a evidenziare rapporti tra il personale Enav e personale delle società  Print System e Arc Trade, ma anche le agende, le rubriche, i documenti informativi o cartacei per verificare l’esistenza e la natura di questi rapporti».
Un accertamento che sarà  effettuato esaminando pure «la registrazione degli ingressi a partire dal 1 settembre 2010 in Selex e in Enav».
Controlli che serviranno da riscontro a quanto Cola ha raccontato circa le sue visite e quelle di altri manager negli uffici delle due aziende.
Il consulente ha parlato ampiamente del trasferimento di capitali e non a caso nel provvedimento di sequestro si dispone di acquisire «la documentazione che attesti l’esistenza di relazioni bancarie in Italia e all’estero su cui è possibile, in relazione agli indagati di corruzione, siano pervenuti flussi finanziari come corrispettivo degli atti contrari ai doveri d’ufficio».
Linguaggio burocratico che in realtà  si riferisce alle «mazzette» che i manager avrebbero ricevuto in cambio della concessione degli appalti.
Proprio in questo quadro vengono inserite le quattro società  «riferibili alle attività  di Lorenzo Borgogni», il capo delle relazioni esterne di Finmeccanica, che si sono aggiudicate lavori.
Si tratta della Renco Spa, la Simav – sistemi di manutenzione avanzati Spa, la Aicom, la Chorus Services e Architecture.
Secondo i magistrati Borgogni avrebbe ottenuto circa 300 mila euro in contanti e altre utilità  proprio per averle agevolate nell’aggiudicazione delle commesse.
Ad assegnarle era la Selex e adesso dovranno essere analizzati i documenti relativi ad ogni gara proprio per quantificare l’accantonamento dei fondi extrabilancio.
Nel corso dei loro interrogatori prima Iannilli e poi Cola hanno affermato come il sistema per l’erogazione di soldi ai consulenti non prevedesse una percentuale fissa su ogni appalto, ma una sorta di pagamento periodico che poteva avvenire ogni sei mesi o addirittura un anno.
Una somma complessiva versata a titolo di ricompensa per aver indicato alle capofila le società  alle quali affidare i subappalti.
Una traccia di questi affari illeciti potrebbe essere contenuta in alcuni atti interni.
Non a caso i pubblici ministeri hanno acquisito la documentazione relativa a «inchieste interne e audit in ordine alla regolarità  dell’assegnazione dei lavori, nonchè copia dell’organigramma e delle relative modifiche dei dirigenti di Enav e Selex negli ultimi cinque anni, per la ricostruzione dei singoli procedimenti».
Nello scorso luglio i vertici dell’Ente di assistenza al volo, al termine di un audit, decisero di sostituire il consiglio di amministrazione e il management di Techno Sky contestando «irregolarità  gestionali e procedurali».
L’analisi di queste carte potrebbe dunque fornire ulteriori elementi per comprendere i ruoli avuti dai manager ed eventuali altri illeciti commessi da chi è stato poi costretto a lasciare le aziende.

Fiorenza Sarzanini
(da “il Corriere della Sera“)

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ALLARME DELLA DIA: LEGAMI TRA ‘NDRANGHETA E AZIENDE LOMBARDE

Novembre 17th, 2010 Riccardo Fucile

LA RELAZIONE SUL PRIMO SEMESTRE 2010 DENUNCIA IL COINVOLGIMENTO DI RAPPRESENTANTI DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE CHE HANNO PILOTATO APPALTI AD AFFILIATI DELL’ASSOCIAZIONE CRIMINALE…. LE COSCHE PUNTANO ALL’EXPO 2015, ALTRO CHE PADAGNA DELLA LEGALITA’

Nel Nord Italia e soprattutto in Lombardia c’è una “costante e progressiva evoluzione” della ‘ndrangheta che, “radicata da tempo su quei territori, interagisce con gli ambienti imprenditoriali lombardi”.
E’ quanto sottolinea l’ultima relazione della Direzione investigativa antimafia consegnata al Parlamento e relativa al primo semestre del 2010.
L’allarme della Dia arriva nel pieno della polemica scatenata dalla denuncia di Roberto Saviano a Vieni via con me.
La “consolidata presenza” in alcune aree lombarde di “sodali di storiche famiglie di ‘ndrangheta ha influenzato la vita economica, sociale e politica di quei luoghi”, si legge nella relazione della Dia, che sottolinea inoltre il “coinvolgimento di alcuni personaggi, rappresentati da pubblici amministratori locali e tecnici del settore che, mantenendo fede ad impegni assunti con talune significative componenti, organicamente inserite nelle cosche, hanno agevolato l’assegnazione di appalti ed assestato oblique vicende amministrative”.
Per penetrare nel tessuto sociale, “le cosche – che in Lombardia godono di una certa autonomia ma dipendono sempre dalla ‘casa madre calabrese’ come ha dimostrato l’inchiesta ‘Crimine’ che ha ricostruito l’organigramma della ‘ndrangheta – si muovono seguendo due filoni: quello del consenso e quello dell’assoggettamento”, spiegano gli esperti della Dia.
Tattiche che “da un lato trascinano con modalità  diverse i sodalizi nelle attività  produttive e dall’altro li collegano con ignari settori della pubblica amministrazione, che possano favorirne i disegni economici”.
Con questa strategia, e favorita da “una serie di fattori ambientali”, si consolida la “mafia imprenditrice calabrese” che con “propri e sfuggenti cartelli d’imprese” si infiltra nel “sistema degli appalti pubblici, nel combinato settore del movimento terra e, in alcuni segmenti dell’edilizia privata” come il “multiforme compartimento che provvede alle cosiddette ‘opere di urbanizzazione’.”
Il risultato è un vero e proprio “condizionamento ambientale” da parte della ‘ndrangheta, “a modificare sensibilmente le normali dinamiche degli appalti, proiettando nel sistema legale illeciti proventi e ponendo le basi per ulteriori imprese criminali”.
In Lombardia ormai la ‘ndrangheta si è ambientata talmente bene che non ha più bisogno di usare tecniche d’intimidazione.
Al contrario, sottolinea la Direzione investigativa antimafia, si serve di “nuove e sfuggenti tecniche di infiltrazione, che hanno sostituito le capacità  di intimidazione con due nuovi fattori condizionanti: il ricorso al massimo ribasso” nelle gare d’appalto e la “decisiva importanza contrattuale attribuita ai fattori temporali molto ristretti per la conclusione delle opere”.
Insomma, una volta consolidata la propria presenza, la ‘ndrangheta ha imparato a usare bene leggi e bandi a proprio vantaggio, arricchendosi sempre di più.
Ricordando l’arresto di amministratori pubblici e imprenditori che collaborano con la ‘ndrangheta, la Dia però mette anche sull’avviso il governo per il futuro: si rischia che l’associazione criminale s’infiltri con successo negli appalti per l’Expo 2015.
Per evitarlo, si legge nella relazione, occorre un “razionale programma di prevenzione”.
Il cosiddetto ‘ciclo degli inerti’, la cantieristica e la logistica collegata, la manodopera e le bonifiche ambientali” costituiscono i settori – scrive la Dia – maggiormente esposti al rischio di infiltrazione dell’intero indotto che si muove attorno alle grandi opere, agli appalti pubblici e privati”.
Ma c’è di più: secondo la Dia, infatti, il “condizionamento ambientale” delle cosche su parte dell’economia lombarda, va inteso come “partecipazione ormai pacificamente accettata di società  riconducibili ai cartelli calabresi a determinati segmenti, in espansione, del settore edile, sia pubblico che privato”.

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CORRUZIONE NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE: L’ITALIA SCENDE ANCORA, ORA SIAMO AL 67° POSTO

Ottobre 26th, 2010 Riccardo Fucile

PER TRANSPARENCY INTERNATIONAL, NELLA CLASSIFICA DEI PAESI ONESTI, NEL 2009 PERDIAMO ALTRE 4 POSIZIONI: SIAMO FINITI DIETRO RUANDA E SAMOA, STATI UNITI AL 22° POSTO… PER LA CORTE DEI CONTI, LA CORRUZIONE NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE CI COSTA 50 MILIARDI DI EURO L’ANNO

Brutte notizie per il Bel Paese in tema corruzione.
Secondo la classifica stilata dall’ong Transparency International, elaborata analizzando 178 Paesi e presentata stamane, l’Italia scivola al 67esimo posto nell’indice sulla corruzione.
Il nostro Paese è arretrato di quattro posizioni rispetto al 2009 e di ben 12 sul 2008.
Il Corruption Perceptions Index (CPI) è considerato la misura più credibile al mondo per misurare la corruzione nel settore pubblico.
Oltre ai casi di corruzione in senso stretto, influiscono sul CPI tutte le questioni di malgoverno della cosa pubblica in senso lato che si manifestano nel Paese, in larghissima misura a livello locale.
Infatti, la sanità  (gestita dalle Regioni) appare il settore dove tale malgoverno più si manifesta.
E proprio il CPI registra che la credibilità  esterna dell’Italia riguardo la corruzione è in calo e che l’allarme sociale interno sul tema è in crescita.
I Paesi ottengono un punteggio da zero a 10 (con zero che indica livelli elevati di corruzione).
L’Italia è al 67esimo posto, con un punteggio di 3,9 peggiorato rispetto al 2009 (quando era al 63esimo posto, con punteggio di 4,3) e al 2008 (alla 55esima posizione, con 4,8).
Meglio di noi fanno il Ruanda e Samoa.
I Paesi più onesti sono quelli più pacifici: Danimarca e Nuova Zelanda.
In fondo alla classifica, Paesi devastati dalla guerra (Iraq, Afghanistan e Somalia) o governati da una giunta militare come la Birmania.
Gli Stati Uniti sono usciti dalla top 20 dei meno corrotti, collocandosi al 22esimo posto.
I dati corrispondono peraltro alle ripetute denunce ed analisi della Corte dei Conti che ha valutato in 50 miliardi di euro il costo annuale della corruzione nella Pubblica Amministrazione in Italia.

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L’ABRUZZO DIMENTICATO: FINITI GLI SPOT, RESTANO 30.000 SFOLLATI, 15.000 SENZA LAVORO E MACERIE MAI RIMOSSE

Agosto 20th, 2010 Riccardo Fucile

3.500 I TERREMOTATI ANCORA IN ALBERGO, I CENTRI STORICI ABBANDONATI… SPRECO DI SOLDI PUBBLICI: 500.000 EURO PER PUNTELLARE UN PALAZZO, 60.000 UNA VILLETTA….LE BANCHE CHIEDONO GLI INTERESSI E DA NOVEMBRE ANCHE LE RATE DEI MUTUI, L’ENEL CONTINUA A MANDARE LE BOLLETTE DI CONSUMI MAI FATTI… NELLE C.A.S.E. I TUBI DELL’ACQUA PERDONO GIA’

Abbiamo seguito la vicenda terremoto fin dall’inizio con spirito critico, raccontando ciò che non andava, unici tra i siti di area, presi quasi tutti ad elogiare gli spot governativi, preferendo nascondere la polvere sotto il tappeto.
Più passava il tempo e più ci rendevamo conto che all’Aquila il governo non aveva fatto alcun “miracolo”, ma solo ordinaria amministrazione, sbagliando strategia e puntando solo sull’effetto mediatico delle C.a.s.e. prefabbricate, con lenzuola firmate e pasticcini.
Non a caso, da oltre 7 mesi il premier in Abruzzo non si è fatto più vedere, anche perchè il tempo della luna di miele si è tramutato in contestazioni aperte, fin sotto le finestre di palazzo Chigi a Roma.
Il reportage di Fabrizio Gatti sull’Espresso di questa settimana fa il punto della situazione, elencando dati ufficiali e verificando l’evoluzione della situazione sul posto.
Con situazioni assurde: gente cancellata dall’elenco telefonico che però continua a ricevere le bollette di abbonamento Tv, luce, gas , centro storici abbandonati a se stessi, un’altra estate trascorsa senza nessun accenno di inizio della ricostruzione.
Solo 18.000 persone hanno avuto una casetta prefabbricata, 30.000 gli sfollati che non l’hanno avuta, 3.500 quelli ospitati ancora in albergo, 15.000 senza lavoro, macerie mai rimosse.
Puntellamenti di case che si sarebbero potute abbattere costati 500.000 euro per un palazzo e 60.000 euro per una villetta, tubi zincati venduti in esclusivi dalle Acciaierie Marcegaglia a 3,40 euro al metro e giunti cardanici a 1,98 euro.
Tutti soldi pubblici.
Un assessore regionale del Pdl costretta a dimettersi per un diamante da 15.000 euro ricevuto in regalo da una ditta appaltatrice.
E il problema dei mutui passati per una casa che non c’è più, su cui le banche fanno pagare gli interessi: e da novembre riprenderanno anche le rate. Continua »

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BELSITO NON E’ UN BEL VEDERE: AL SUMMIT ANTIMAFIA IN COMUNE, LA LEGA SI DIMENTICA PER STRADA I CARABINIERI

Giugno 21st, 2010 Riccardo Fucile

INCENDI DOLOSI E ATTENTATI A SANREMO: IL SOTTOSEGRETARIO LEGHISTA BELSITO ORGANIZZA UN SUMMIT TRA ISTITUZIONI, MA SI DIMENTICA DI INVITARE I CARABINIERI, DISAPPUNTO DEI VERTICI DELL’ARMA…FORSE IN FUTURO 17 UOMINI IN PIU’, MA GRANATA (PDL) E’ CRITICO: RISPOSTA INADEGUATA

Da tempo la Riviera di Levante è colpita da un’impressionante serie di incendi dolosi e attentati, segno evidente del riemergere dell’ombra della criminalità  organizzata sulle attività  economiche.
Venerdì è andato in fiamme il pub “Big Ben”, nel cuore della movida della città  di Sanremo, con grande paura dei cittadini che abitano nei palazzi vicini. Sull’ennesimo caso stanno indagando i carabinieri.
Dopo tanti silenzi, Il Comune retto dal centrodestra ha pensato bene di indire un summit, organizzato per l’occasione dal sottosegretario leghista Francesco Belsito, cui hanno partecipato il sindaco, il prefetto, il questore, il presidente leghista del consiglio comunale e il suo vice.
Venerdì sera parte la convocazione dagli uffici del sottosegretario: “la presenza dell’autorità  governativa e delle massime autorità  responsabili della sicurezza e dell’ordine publico nella provincia di Imperia vogliono testimoniare alla cittadinanza l’attenzione e l’impegno a contrastrare il ripetersi dei fenomeni mafiosi”.
Bella la grancassa mediatica e i suoni di vuvuzela.
Ma quando si ritrovano intorno a un tavolo, qualcuno fa osservare la figura barbina (che finirà  nella prima pagina del Secolo XIX): si sono dimenticati di convocare i carabinieri, quelli che tra l’altro stanno facendo le indagini.
Pur non esprimendosi in dichiarazioni ufficiali, i vertici provinciali dei carabinieri “hanno fatto trapelare il loro disappunto, e anche di più” (si legge sul Secolo XIX) per essere stati esclusi dal vertice, proprio nel momento in cui occorrerebbe uno sforzo corale contro l’ondata criminale.
Si è sfiorato l’incidente diplomatico, insomma, e la Lega ha rimediato la solita brutta figura.
Il summit nel frattempo si è dimostrato un incontro di facciata, non certo operativo, ma un semplice “incontro istituzionale”. Continua »

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ALL’AQUILA IL GOVERNO E’ LATITANTE: FINITI GLI SPOT, RESTANO LE STESSE MACERIE E ARRIVANO LE TASSE

Giugno 12th, 2010 Riccardo Fucile

NON SERVE DEPISTARE CON LA POLEMICA A DIFESA DELLA PROTEZIONE CIVILE…LA PRESTIGIACOMO TRE MESI FA AVEVA GARANTITO IL RITIRO DELLE MACERIE: SONO ANCORA LI’… IL COMUNE DA SOLO PRIMA NE AVEVA RITIRATO 70.000 TONN., ORA IN TRE MESI APPENA 10.000: NE RESTANO 4,5 MILIONI DI TONN…E’ TUTTO BLOCCATO E A LUGLIO GLI AQUILANI DOVRANNO PAGARE LE TASSE SOSPESE

Il governo, quando è in difficoltà , tira fuori dalla vecchia polveriera, le datate e ormai riconoscibili “armi di distrazione di massa”.
In tal senso va interpretata la sparata del premier contro la magistratura abruzzese, rea di aver indagato i vertici della Protezione civile per aver sottovalutato il rischio sisma all’Aquila e non aver fatto evacuare la popolazione dalle case dopo la scossa di magnitudo 4.2, di poco precedente a quella fatale.
Al di là  del merito della vicenda e ai precedenti (vedi Garfagnana) dove si era in effetti agito in senso opposto, pensiamo sia legittimo che la magistratura faccia chiarezza, anche perchè sollecitata in tal senso da famiglie abruzzesi che hanno dovuto raccogliere le spoglie dei propri cari.
Invitare la Protezione civile, fin che tali accuse persisteranno, a non mettere più piede all’Aquila a molti è apparsa una “caduta di stile” o una solita boutade di Berlusconi, per quanto di cattivo gusto.
In realtà  rappresenta una premessa “scientifica” e studiata di alibi mediatico e disimpegno pratico.
Qualsiasi accusa potrà  essere formulata per il mancato ritiro delle macerie e i ritardi nella ricostruzione, la colpa sarà  dei “giudici politicizzati” che hanno osato mettere in dubbio il comportamento dello staff della Commisione Grandi Rischi.
Premesso, tanto per la cronaca, che solo una piccola parte dei terremotati ha trovato alloggio tra progetto C.a.s.e. e casette di legno (circa 18.000), mentre oltre 30.000 si sono dovuti arrangiare da soli presso parenti o cercando in affitto, e che qualche altro migliaio di sfollati vive sempre negli alberghi della costa, parliamo delle promesse del governo in merito alla rimozione delle macerie. Ricordate le iniziative del popolo delle carriole?
Per evitare brutte figure in Tv, intervenne la Prestigiacomo che promise che entro pochi mesi i 4,5 milioni di tonn di macerie sarebbero state rimosse. Continua »

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L’INCHIESTA DELLA PROCURA ANTIMAFIA SUGLI APPALTI DELLE CA.S.E. ALL’AQUILA: INDAGATO VERDINI

Giugno 10th, 2010 Riccardo Fucile

SI PARLA DI “INFILTRAZIONI DELLA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA NEGLI APPALTI PER LA RICOSTRUZIONE”: SOTTO ESAME I 185 EDIFICI PER 15.000 SFOLLATI COSTATI 803 MILIONI DI EURO….COI SUBAPPALTI DALLE INIZIALI 121 IMPRESE SI E’ PASSATI A 931….COSTATE 2.600 EURO A METRO QUADRO CONTRO UN VALORE DI MERCATO DI 1.100 EURO AL MQ….QUINDICI AZIENDE GIA’ SOTTO INCHIESTA

Il fascicolo aperto dalla Procura nazionale Antimafia ha per titolo “Infiltrazioni della criminalità  organizzata negli appalti per la ricostruzione”: aperta qualche mese fa, inizialmente avrebbe dovuto riguardare l’infiltrazione di aziende mafiose nei lavori per il terremoto dell’Aquila, con circa 15 società  già  sotto inchiesta.
Con il passare del tempo è stata allargata ad altri nomi di imprenditori coinvolti già  nell’inchiesta sui Grandi eventi, fino ad arrivare all’iscrizione nel registro degli indagati di Denis Verdini, coordinatore nazionale del Pdl, già  indagato per corruzione a Firenze e Roma.
Al centro delle intercettazioni e delle carte, il Consorzio Federico II, con la toscana Btp, le ditte aquilane Barattelli, Vittorini e Marinelli.
Un consorzio nato   il 15 maggio 2009, quaranta giorni post-terremoto, dopo una serie di visite degli imprenditori a Palazzo Chigi, al fine di accreditarsi per gli appalti.
Al Consorzio furono infatti affidati i lavori di costruzione della scuola media Carducci, il restauro della caserma Pasquali e diversi puntellamenti nella zona rossa della città .
Ma al di là  dei rapporti tra Verdini e il costruttore Fusi, l’inchiesta della Procura verte in generale sulla ricostruzione e riguarda il progetto C.a.s.e., ovvero i Complessi Antisismici sostenibili ecocompatibili.
Parliamo del fiore all’occhiello del premier che avrebbe dovuto risolvere il problema della casa per i terremotati: in realtà  nei185 edifici (4.500 alloggi) vivono solo 15.000 terremotati (altri 30.000 si sono trovati una sistemazione per conto proprio, mentre qualche migliaio è ancora negli alberghi della costa).
Queste C.a.s.e. sono state costruite, tra settembre 2009 e febbraio 2010, su piastre e isolatori sismici in 19 aree della periferia dell’Aquila: secondo i dati della Protezione civile sono costati esattamente 803 milioni e 857 mila euro, compresi oneri di urbanizzazione, verde, arredi e allestimenti.
In pratica, prezzo finito, il costo è stato di 2.600 euro a mq., quattro volte il prezzo finito delle casette di legno che poi sono state acquistate ad integrazione parziale.
In ogni caso sono state pagate due volte il prezzo medio di mercato di 1.100 euro al mq. Continua »

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I SACRIFICI SI CHIEDONO SOLO DOPO AVERLI FATTI PER PRIMI: UNA CLASSE POLITICA CHE NON SA DARE ESEMPI

Maggio 19th, 2010 Riccardo Fucile

IN PARLAMENTO BUVETTE CON PASTI A 3 EURO,   ASCIUGAMANI DA 88 EURO, 70 MILIONI PER VOLI DI STATO, 3.000 DIPENDENTI, DIVISE DEI COMMESSI DA 1.800 EURO: DIPENDENTI IN PENSIONE A 8.000 EURO AL MESE A 52 ANNI…NEL 1946 CAMERA E SENATO FUNZIONAVANO CON 4 PALAZZI, ORA SONO PIU’ DI 30… CONSULENZE IN AUMENTO E SPESE   REGIONALI   SENZA CONTROLLI

Chiedere sacrifici agli italiani si può, ma reclamarli in nome della crisi internazionale, quando si continua a far finta di non vedere le mille contraddizioni di uno Stato che sputtana soldi a milionate ogni giorno, non può essere un alibi valido.
Il centrodestra sta governando questo Paese da ben sette degli ultimi nove anni: tempo più che sufficiente per imprimere un cambiamento che non c’è stato.
Se l’elettorato deluso diserta le scadenze elettorali e l’astensionismo ha raggiunto vette impensabili, occorre anche saper fare autocritica: è segno che il cittadino ha percepito la mancanza di una svolta.
Di tagli si parla solo per gli stipendi degli statali, mentre il potere d’acquisto è diminuito, la soglia di povertà  assorbe sempre più milioni di italiani e la corruzione dilaga come in passato.
Di fronte a una crisi che il governo ha sempre voluto ridimensionare, una classe politica adeguata avrebbe dovuto dare l’esempio, non attraverso spottoni inveritieri, ma con comportamenti reali adeguati.
Dati alla mano, le auto blu sono aumentate, le consulenze pure, i deficit di molte regioni e comuni sono prossimi alla bancarotta, come d’altronde la sanità .
Eppure sul Titanic, ovvero nel Parlamento italiano in agonia, mentre molti cittadini comuni tagliano tutte le spese possibili, l’orchestra suona sempre la stessa musica.
Alla buvette un primo costa sempre un euro, un secondo due euro, si comprano 50 asciugamani a 88 euro l’uno, quando su internet gli stessi identici si trovano a 5 euro ciascuno.
Si continua a spendere cifre incredibili come 70 milioni l’anno di aerei di Stato, si incrementa il parco di auto blu, si presentano leggi per dare il vitalizio anche ai sindaci e agli assessori comunali.
Pensate che nel 1946 Camera e Senato, per il loro funzionamento, necessitavano di 4 palazzi, mentre ora non ne bastano 30.   Continua »

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L’AQUILA UN ANNO DOPO: CHI INFANGA E CHI CERCA DI SFANGARE

Aprile 6th, 2010 Riccardo Fucile

IL MESSAGGIO DEL PREMIER ACCOLTO DA FISCHI: C’E’ CHI VUOLE INFANGARE O SOLO USCIRE DALL’IMBROGLIO DELLA RICOSTRUZIONE?.. SU 52.000 FUORI CASA, SOLO 15.000 SISTEMATI NELLE C.A.S.E., 5.000 SONO ANCORA IN ALBERGO E 27.000 SI SONO DOVUTI ARRANGIARE DA SOLI….E IL PDL ALL’AQUILA CITTA’ E’ STATO SCONFITTO DAL PD

Titola oggi il quotidiano “Libero”, in occasione dell’anniversario del tragico terremoto dell’Aquila: “Gli sciacalli speculano sull’Aquila”.
Si riferisce alle polemiche che sono nate nelle ultime settimane sui criteri seguiti nella gestione dell’evento e sulla promessa ricostruzione non ancora avviata. Essendo stati tra i primi in assoluto e sicuramente l’unico sito di area di destra ad avanzare critiche sull’operato del governo fin da subito, ci siamo letti attentamente le tre-pagine-tre che il quotidiano dedica all’analisi del post-terremoto e ci siamo trovati di fronte a palesi falsità  di certi titoli, smentiti peraltro nei testi degli articoli stessi.
Segno evidente della discrasia tra chi volutamente enfatizza nei titoli concetti privi di verità , in contraddizione coi dati reali che poi emergono leggendo il testo dell’articolo stesso.
Lungi da noi da noi definire “sciacalli” costoro, gradiremmo però che facessero altrettanto.
Si legge su “Libero” che gli abitanti rimasti senza casa ammontano a 52.328 e che sono stati tutti sistemati: è una balla colossale.
E dati ufficiali alla mano vi spieghiamo il perchè: 5.000 sono ancora ospitati negli alberghi della costa, a 90 chilometri dalla città , meno di 15.000 sono riusciti a ottenere uno dei nuovi alloggi antisismici del “progeto C.a.s.e.”, 1.600 vivono nelle casette di legno, alias moduli abitati provvisori, 800 sono ospiti delle caserme e ben 27.000 hanno scelto una “sistemazione autonoma”, acquistando a proprie spese una casa prefabbricata in legno o andando ad abitare presso amici e parenti.
Altri ancora sono andati a stare in case ad affitto calmierato.
Un quadro ben diverso da quelo che era stato prospettato: ovvero che al 31 dicembre tutti e 52.328 sarebbero stati sistemati grazie al progetto Ca.s.e. . Emerge un’altrà  verità , da noi denunciata già  in autunno: oltre il 50% dei terremotati si è dovuto arrangiare da solo e a proprie spese e delle C.a.s.e. ha potuto usufruire solo il 25% dei terremotati e pure in grande ritardo.
In soldoni si è voluto speculare sull’effetto mediatico che sarebbe stato garantito dalle case antisismiche, a danno delle casette in legno che, se ordinate a tempo debito, avrebbero permesso a tutti gli aquilani di rimanere in città . Continua »

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