IN LIGURIA NON AVREMO UN VICEPRESIDENTE LEGHISTA: HA SBATTUTO CONTRO LA MOSCHEA
IL CENTRODESTRA HA PERSO CONTRO UNA SINISTRA CHE HA SAPUTO FARE GIOCO DI SQUADRA…LA LEGA RESTA CON LA MOSCHEA AL NASO, IL PDL COMPOSTO DA SOLI SOLISTI PERDE TUTTI I CANDIDATI DI AREA AN: “OCCORRE UN PARTITO CHE FACCIA POLITICA TRA LA GENTE, NON NEI SALOTTI”
Il candidato governatore del centrodestra Sandro Biasotti tornerà a Roma a fare il deputato: anche questa volta Claudio Burlando lo ha battuto con un 52,14% contro il 47,85% da lui raccolto.
Nonostante i sondaggi li dessero sul filo di lana fino a qualche settimana fa, la capacità di “fare gruppo” del centrosinistra ha avuto la meglio sulle troppe individualità che albergano nella coalizione di centrodestra.
Rispetto alle elezioni europee di un anno fa, il Pdl è sceso dal 34,40% al 29,33%, un 5% però recuperato dalla lista Biasotti (6%) .
Ma la Lega in Liguria non ha sfondato, anzi ha sbattuto il naso contro le mura della moschea tanto contestata e che alla fine non ha reso elettoralmente un bel nulla: la Lega passa dal 9,9% al 10,2%, percentuali inferiori persino all’Emilia Romagna, con un misero 8,5 in Genova città .
Persino nel quartiere dove hanno contestato la costruzione di una moschea i leghisti hanno preso solo un 3% in più di consensi, mentre il centrosinistra raggiunngeva il 60% di voti.
Biasotti ha fatto l’errore di rincorrere la Lega su un terreno che di consensi non ne porta, ma al contrario contribuisce a consolidare l’immagine di una destra becera e reazionaria, priva di modernità e di sguardo al futuro.
Il sedicente “vicepresidente” Bruzzone, capolista leghista, rappresentante della lobbie dei cacciatori, a questo punto si ritroverà a sparare ai passeri, senza potersi fregiare dell’ambito titolo che incautamente aveva usato già in campagna elettorale.
Si consolerà con la considerevole diaria regionale e la solita oscura opposizione, mentre Biasotti che dieci anni fa vinse presentandosi come “l’uomo del rinnovamento”, tornerà alla Camera a fare il peones.
Lasciandosi alle spalle un Pdl in piena polemica, dove emerge la richiesta di un partito vero e strutturato, radicato sul territorio: “Si faccia campagna tra la gente e non nei salotti” dice qualcuno.
E c’è chi sottolinea: “Si puntava a unire il movimento di Forza Italia con l’organizzazione di An, alla fine abbiamo sommato solo i difetti”.
E mentre Biasotti almeno si è sbattuto (spesso sbagliando temi), i candidati pensavano solo a se stessi e a riempire le strade con i manifesti dei loro volti. Contenuti zero.
Una corsa alla poltrona che ora aprirà nuove polemiche: tra i cinque consiglieri eletti a Genova, nessuno proviene da An.
Era evidente che nella corsa alle preferenze, avrebbero avuto buono gioco proprio i forza italioti che godono di un bacino di utenza tre volte superiore. Sono gli errori di una fusione di vertice che ora passano all’incasso.
Come quelli de “La Destra” di Storace che dopo tre anni finiscono solo per fare da portaborse al Pdl, rimediando un misero 0,36%.
Forse sarebbe il momento che in Liguria l’ambiente di destra facesse un po’ di autocritica e magari si mettesse intorno a un tavolo per trovare una prospettiva, prima di dichiarare il negozio chiuso per fallimento.
I saldi ormai sono finiti, resta solo la liquidazione totale per cambio merce.
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